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23.5.22

APPENDICE DI FILOLOGIA APPLICATA: plagio, content syndication, “copia e incolla” e traduttori automatici

Questa breve ricerca, oltre a completare il primo articolo di fact-checking sulla cannabis (#Chekkailfattone puntata 1), fa luce su alcuni dei processi “dietro le quinte” della creazione di notizie e di contenuti scritti usati per fare marketing. Inoltre fa capire come i meccanismi usati dai filologi per ricostruire testi antichi possono tornare utili nell’era del web!


Premessa metodologica: “fonti”, errori, “frasi” guida e strumenti utilizzati

In questa appendice si trova una ricostruzione delle fonti e degli “errori/frasi guida” usati dai vari articoli menzionati nella prima puntata di Chekka il fattone. Per fonti, in questo contesto, si intendono articoli i cui frammenti sono inseriti in altri, scritti (presumibilmente) successivamente. Gli “errori guida” sono appunto degli errori che, trovandosi ripetuti nella stessa maniera in testi simili ma di autori diversi, ci aiutano a capire le relazione tra questi testi: per esempio se al liceo uno studente copia dal compagno di banco e, nel farlo, copia anche l’errore, il docente lo scoprirà facilmente. Questo concetto lo ritroviamo anche nella disciplina filologica, quella di chi ricostruisce i testi antichi: infatti esistono svariate versioni di una stessa opera e spesso manca quella dell’autore originale, detta “autografo”: è il caso di Dante Alighieri di cui a oggi non abbiamo nemmeno uno straccio di carta scritto direttamente della sua mano.

Per cui quando parlo di “frase guida” parlo di una frase che si ritrova in maniera identica in più articoli. In questa ricerca troverete sia i rimandi alle pagine attualmente online sia i link al sito Internet Archive che “fotografa” le pagine archiviandole. Per identificare le frasi coincidenti mi sono avvalsa di ricerche mirate e a campione su Google (principalmente usando le “virgolette” per cercare una frase costituita da un’esatta sequenza di parole), di uno strumento gratis online “antiplagio”, di un altro che compara due testi per volta e, non meno importante, di tanta pazienza, come quella che avevano gli scribi, gli amanuensi e i filologi dell’antichità!

 

Premessa sul plagio “vero e proprio” e sulla riproduzione “legittima” di contenuti che finiscono per aumentare inutilmente l’overloading informativo

Prima della ricostruzione “filologica” dei rapporti tra i testi in questione, e quindi degli articoli dedicati allo status legale della cannabis usciti dopo la bocciatura dei quesiti referendari (il 16 Febbraio 2022) e dopo la legalizzazione della cannabis a Malta (il 15 Dicembre 2021) bisogna fare una premessa fondamentale: anche se nei casi analizzati ritroviamo interi articoli “fedelmente” ricopiati o ripostati, o anche solo dei frammenti di essi questo potrebbe essere dovuto a diverse ragioni: ci possono essere dei casi in cui qualcuno ha semplicemente “scopiazzato” e quindi ci troveremmo di fronte a un vero e proprio plagio; potrebbero essere stati fatti dei “taglia e incolla” legittimi perché connessi al cosiddetto fenomeno di “content syndication”: l’espressione indica la pratica di ripubblicare dei contenuti, a volte con modifiche e adattamenti, su diverse piattaforme unite da un accordo editoriale, in maniera legittima (per esempio un’agenzia di stampa crea dei testi che mette a disposizione di altri editori che poi possono essere adattati e modificati, un esempio particolare di “scrittura collaborativa” che può intrecciarsi con il fenomeno del ghostwriting; o ancora: pensiamo a un’azienda che si occupa principalmente di marketing la quale, tramite l’opera di copywriters, realizza dei testi in inglese sulla cannabis che poi vengono ceduti a dei terzi, magari suoi partner commerciali, che li traducono, li adattano e li pubblicano sul loro sito di e-commerce o di news); potrebbe trattarsi di citazioni, anche se qualcuno si è dimenticato, perlomeno,  di usare le virgolette “” o i caporali <<>> (punteggiatura necessaria quando si cita il testo di altri); infine, anche se è praticamente impossibile, potrebbe anche capitare che qualcuno, casualmente, usi la stessa sequenza di parole e di frasi: ovviamente quanto più è lunga e meno comune la sequenza, tanto più è alta l’evenienza che qualcuno abbia copiato e incollato.

Quindi qui non sto affermando che necessariamente “Tizio” ha plagiato “Caio” (evenienza certamente non da escludere, dato che gli articoli che presentano comunanze sono circa venti e, uno di questi, “coincide” con Wikipedia), ma semplicemente che ci sono dei “pezzi” di articoli scritti, nella stessa identica maniera, in altri articoli e testi pubblicitari

Ai posteri l’ardua sentenza sul “principio di autorialità” (ossia sui diritti d’autore e quelli connessi)… Quello che conta sottolineare qui, anche riguardo a uno degli intenti principali di Fanrivista, è il concentrarsi sui processi mediatici, e quindi anche sul grado di omologazione delle notizie e sulla “propagazione” dei contenuti multimediali… In parole povere: nella marea di contenuti pubblicati quanto c’è davvero di originale e innovativo, un qualcosa che arricchisce un dibattito?!  E quanto invece è nei fatti una mera parafrasi “impastata” con concetti poco utili o errati (realizzata anche tagliando e incollando frammenti di articoli diversi senza nemmeno citarli) o, peggio, un copia e incolla (forse legittimo, ma comunque “povero”) se non addirittura un tentativo maldestro di mascherarlo?!

Quanti di questi contenuti sono francamente utili? Quanti invece sono prodotti principalmente per riempire più pagine e vendere più spazi pubblicitari? L’overloading informativo, ossia l’eccesso di informazioni che riceviamo e che le nostre menti devono elaborare, esiste almeno dai tempi della mitica Biblioteca di Alessandria: anche allora le migliaia di rotoli non sarebbero potute essere state lette interamente nel corso di una vita umana.

Sarebbe bellissimo avere un tempo infinito per dedicarsi allo studio di tutto lo scibile umano, per godersi tutte le letture, le canzoni e i film che stimolano la nostra attenzione, ma ciò non è possibile: per questo dovremmo cercare di non alimentare in maniera superflua il volume globale di informazioni. Per questo non dovremmo consumare carta ed energia elettrica che alimenta i server su cui depositiamo “dati” inquinando e consumando risorse che, come il nostro tempo in questa vita, ha un limite. Per questo spero che troviate utile questo breve (anche se estenuante) lavoro che io, scriba, filologa del web e cantastorie contemporanea ritengo fondamentale per capire qualcosa in più su come si scrivono e si diffondono le notizie. E per questo vi ringrazio per il tempo che state dedicando!

 

La ricostruzione della scriba-filologa del web sugli articoli menzionati nel fact-checking

Veniamo alla ricostruzione di quello che in termini filologici definiremmo lo “stemma codicum”, ossia una sorta di albero genealogico o, più concretamente in questo caso, uno schema delle relazioni (e quindi delle frasi “uguali”) che intercorrono tra i vari articoli.

Partiamo dall’analisi delle relazioni di vari testi connessi al primo articolo: quello di Quotidiano.net, il peggiore dal punto di vista contenutistico (relativamente all’accuratezza sulle leggi che riguardano la cannabis) e relativamente più breve da analizzare ai fini di questa ricerca.

Come si vede dalla foto, ci sono due frasi di 37 parole e 259 batutte “uguali uguali” a quella di una pagina di Wikipedia. Copiare da Wikipedia!? Un classico, ma almeno qualcuno può fare lo “sforzo” di cambiare le parole, se proprio non si vuole citare l’enciclopedia libera saccheggiandone i contenuti…

Lo "stemma codicum" del primo gruppo di articoli
 scritto a mano con la pessima grafia della
scriba contemporanea e filologa del web

A onor del vero, entrando nel campo delle ipotesi teoriche utili a riflettere sui diritti d’autore, potrebbe comunque esserci la più che remota possibilità che l’autore di quello specifico brano di testo sia lo stesso che ha scritto l’articolo e che quindi detenga il diritto a rivendicarne la paternità (provandola) e riutilizzarlo a suo piacimento, magari cancellandolo da Wikipedia… Però è anche vero che una pagina di Wikipedia sarebbe un’opera collettiva e, dunque, i diritti “morali” d’autore apparterrebbero a tutti coloro che vi hanno messo mano (ci sarebbe poi da stabilire in che proporzione e maniera). In più, entrando nel campo meno ipotetico e più concreto, quando si scrive per Wikipedia lo si fa concedendo una licenza che permette il riutilizzo del materiale, e anche la modifica,  per scopi sia commerciali che non. Tuttavia c’è bisogno di menzionare l’opera originale e c’è l’obbligo di diffondere il materiale derivato con la stessa licenza, quindi in maniera che possa essere riutilizzato e liberamente accessibile. Ovviamente nell’articolo in questione non c’è nessuna citazione di Wikipedia, mentre è presente il simbolo del copyright con la dicitura “Riproduzione riservata”… E poi, sempre restando nel campo delle ipotesi, potrebbe accadere anche l’inverso: qualcuno prende un testo coperto da diritto d’autore e lo immette dentro Wikipedia, senza averne titolo. Ammesso che ciò fosse avvenuto nel caso di quest’articolo, comunque non sarebbero stati rispettati i termini di Wikipedia perché come si evince dalla cronologia della pagina, almeno due anni prima della pubblicazione, sul sito dell’enciclopedia partecipativa il frammento in questione era già scritto come si legge ancora adesso, tanto è vero che il dato riportato all’interno del testo relativo ai 31 stati USA che hanno legalizzato la cannabis a scopo terapeutico non è aggiornato (nemmeno su Wikipedia), perché oggi sono 37. Ma, dopo questa digressione sul diritto d’autore, andiamo avanti con la ricerca.

Un’altra “fonte” da cui il quotidiano del gruppo Monrif pare avere attinto numerose “frasi guida” è un sito dedicato ai viaggi di proprietà della Mondadori: dico “pare” perché anche se c’è una “parentela” fra due testi questi, a loro volta, potrebbero essere “ispirati” da un terzo testo a noi sconosciuto e resta comunque da chiarire l’ordine cronologico in cui sono apparsi... In questo caso però il secondo testo, quello del sito di viaggi, sembra precedere di circa quattro anni l’altro articolo analizzato: stando alle indicazioni visibili dal codice sorgente della pagina l’articolo, che probabilmente conta di trovare lettori tra i ricercatori di mete dello “sballo” e proporre pubblicità sui viaggi, risale al 2014 e l’ultima modifica al 2018. Oltre alle frasi-guida troviamo un esempio magistrale di errore guida, ulteriore conferma della “parentela” tra i due testi: il Regno di Cambogia è infatti indicato come “CambogLia” (con la lettera “elle” prima della “i”).

L'errore guida della "CambogLia" evidenziato a sinistra. A destra la data indicata nel codice sorgente del secondo articolo. Clicca sull'immagine per ingrandire
   

Usando lo strumento antiplagio, ritroviamo vari frammenti dell’articolo di QN in dei post su Facebook, postati sia dai favorevoli al referendum sia dagli oppositori, nelle ore successive alla sua pubblicazione. Inoltre altre “frasi guida” le ritroviamo anche nei frammenti di una notizia di Askanews apparsa lo stesso giorno, relativa al <<farwest normativo>> in cui si ritrovano molti pazienti bisognosi della loro cura.

In più si trova anche un altro articolo sul sito di Elle, il settimanale “femminile più diffuso al mondo” della multinazionale mediatica Hearst, pubblicato il giorno successivo, che condivide sia frasi guida che affermazioni errate: come spiegato nella parte di factchecking collegata a quest’articolo si dice, con un clamoroso errore, che il Lussemburgo è l’unico stato europeo ad avere legalizzato completamente la cannabis (mentre è in realtà Malta il primo stato europeo ad averla formalmente legalizzata e non viene nominata).

Sempre tramite lo stesso “errore significativo” da manuale, quello della “CambogLia”, si giunge su un altro sito di news però in lingua inglese, Newsylist (per inciso in inglese si scrive Cambodia).

La "tattica" di ricerca usata in questa "query" è molto semplice, ma efficace: si cerca la parola scritta in maniera errata racchiusa tra virgolette, in modo da ottenere quel risultato specifico. Si usano ancora le virgolette anche per indicare che si cercano testi che includano la parola cannabis, escludendo altri testi che parlano della Cambogia in generale (e che includono il refuso "Camboglia"). Infine si antepone un trattino alla parola Cambogia per escludere i risultati che non contengono l'errore "guida".

Qui si traduce “fedelmente” lo stesso articolo di QN nella stessa giornata, salvo una svista (in più):  è sfuggita la traduzione della parola “chili” in “kilos”, infatti si può leggere <<the need for medical cannabis for medical use was 1.400 chili against the production of 300 kilos(…)>> 

 

Continuiamo l'analisi con gli articoli del secondo gruppo: ruotano intorno all’articolo più ri-postato, quello dell’ANSA, che ritroviamo “uguale uguale” (anche se a volte con un titoli diversi e con “leggerissime” differenze come l’ordine dei paesi… magari cambiare un po’ fa pure bene “alla SEO”…) sul sito di SkyTg24, ilGiorno.it e altri. Lo stesso articolo costituisce la “seconda parte” dell’articolo  de IlSole 24 Ore  (che infatti è intitolata come lo stesso dispaccio d’agenzia) ed è anche la seconda parte dell’articolo un po’ meno “uguale uguale” pubblicato dai due quotidiani “gemelli” Il Mattino e Il Messaggero. La prima parte della "variante" pubblicata dal Sole24ore invece  si basa su un articolo della fondazione OpenPolis, che viene citata (e di cui parlerò nelle righe conclusive).

Questo screenshot fa capire che ricercare una frase copiata anche senza l'uso delle virgolette (e quindi non chiedendo specificamente al motore di ricerca di cercare una sequenza esatta di parole) può restituire comunque risultati pertinenti, mostrando casi in cui l'ordine delle parole o alcune di esse hanno subito leggere variazioni.

In questa parte iniziale è da notare una brevissima “frase guida” “uguale uguale” a quella che troviamo in un articolo dell’UnioneSarda del 15/12/2021 e in un altro de Il Fatto Quotidiano  del giorno dopo[1]. Sempre nella seconda parte dell’articolo del Sole 24 ore (che, ripeto, coincide con il dispaccio dell’Ansa) c’è una breve notizia risalente al 28/04/2021, pubblicata su Quotidiano Nazionale: poco più di 500 battute, metà[2] delle quali sono “uguali uguali”. L’altra metà non era abbastanza aggiornata perché parlava del Lussemburgo (tra l’altro sbagliando).


Parliamo adesso delle “relazioni” nel terzo gruppo di articoli, caso più interessante e complesso: l’ultimo di questi è quello da cui sono partita per questa ricerca, ed è quello de Il Corriere della Sera, pubblicato il 16/02/2022 e firmato “Redazione Esteri”.

Il paragrafo in cui si parla della cannabis in Olanda coincide tutto (tranne la prima fase leggermente modificata) con un breve articolo di Internazionale del 24/02/2022, consistente nella descrizione di un video sulla situazione legale della cannabis nel paese.

In questa schermata si vede all'opera un "tool" antiplagio gratuito online: a volte non sembra essere completamente performante ma, insieme all'occhio umano, fa il suo lavoro almeno sufficientemente : )


All’interno dell’articolo del Corsera, troviamo una serie di “frasi guida[3] che rimandano a un’altra fonte: un post del sito Smoketrip.it risalente al 2018 sullo stesso argomento e firmato “Silvia”. Due sono i paragrafi che coincidono: le due righe che parlano dell’Australia (tra l’altro in modo poco chiaro se non errato) e l’ottantina di parole sulla situazione nel Messico (anche qui la situazione riportata non è aggiornata poiché ferma al 2018). 

La terza fonte viene a galla tramite un anomalo cambio di registro nel pezzo del Corriere: stranamente per un contesto giornalistico molto formale, l’autore si rivolge direttamente al lettore dandogli del tu, metodo più tipico di un testo pubblicitario. In due frasi si dice <<Pensa che>>, frasi che guarda caso ritroviamo “uguali uguali” su un sito che vende cannabis light online. Anche in questo caso, consultando il codice sorgente della pagina e Internet Archive, si denota che il testo pubblicitario precede l'illustre quotidiano...

Infine ho rilevato una quarta fonte: un articolo del sito agricoltura2punto0.it, che riporta la data del 06/07/2021 (anche se le prime parole che troviamoall’inizio del post sono la data del 02/12/2020 seguita dalla notizia di quelgiorno, ossia della riclassificazione della sostanza da parte dell’ONU) e firmato Davide Balbi (che abbiamo provato a intervistare, siamo in attesa di una sua risposta completa). Tre sono i passi in cui ritroviamo delle “frasi guida” “uguali uguali” all’interno del pezzo del Corriere: quelle del paragrafo che parlando della situazione in Francia (come si è spiegato nella parte del fact checking ci sono delle imprecisioni); quelle delle quattro righe sulla Repubblica Ceca (con le quasi impercettibili eccezioni della prima frase, parafrasata, e dell’aggiunta della parola “semplice” prima di “multa” nella penultima frase); infine ritroviamo “uguale uguale” la sequenza di quasi 500 battute sul paragrafo che parla del Belgio.

L’ultima fonte dell’articolo del Corriere rilevata, ha a sua volta un’altra fonte che, a sua volta, ha almeno altre due fonti ancora: in un post del 13 Ottobre pubblicato su cannabislightstore.com, (autrice Ludovica Neri) troviamo tre passi con le solite frasi guida[4].

In un periodo si cita un medico americano, tale Mikael Sodergred: nell’ultimo sito analizzato si spiega che la dichiarazione è stata fatta al sito Canex  (mentre il primo non riporta questo particolare). Sul sito di Canex troviamo un articolo con la firma di Roland Sebestyén, pubblicato due mesi prima, e praticamente identico a quello sul sito che vende cannabis light, ma con un particolare tutt’altro che irrilevante: la lingua! infatti il post è una traduzione dall’inglese all’italiano.

Lo stesso si può dire di un terzo articolo uguale, pubblicato sul sito DrugsInc: qui i titoli dei paragrafi sono leggermente diversi e ci sono delle variazioni minime. Ci sono dei costrutti sintattici e delle espressioni desuete che suggeriscono che i testi siano stati tradotti da qualcuno non molto ferrato nella lingua italiana, magari con l’aiuto (parziale o totale) di un traduttore automatico, o per opera di un vero e proprio translation bot “senza carne e senza ossa”, soprattutto in quest’ultima versione (infatti sul sito drugsinc.eu il permalink è in olandese e c’è un menu a tendina sulla destra che permette di tradurre i contenuti in automatico).  Per esempio nel primo articolo si legge la frase: <<il Regno Unito rientra nell’etichetta “legale con condizioni”>>, mentre la corrispondente sentenza nel secondo recita: <<Il Regno Unito è soggetto all’etichetta legale con condizioni>>. E ancora nel secondo post troviamo il titolo di un paragrafo che suona malissimo: <<Il cambiamento intorno alla cannabis terapeutica>> (nel primo articolo invece si dice più ottimisticamente e “più in italiano” <<il cambiamento è in arrivo>>). Poi, tra le varie, si menziona la <<cannabis medicinale>>, quando nell’uso comune è più ricorrente, semplicemente, “medica” o “terapeutica”...

Ma continuiamo a risalire controcorrente nel flusso di notizie per navigare verso altre fonti: possiamo fare questo grazie a quello che è un esempio da manuale dei cosiddetti errori guida o significativi. C’è una frase, che ritroviamo negli ultimi tre articoli menzionati, in cui si usano le virgolette “” come se si stesse citando qualcuno, ma senza che ciò avvenga effettivamente nel testo: <<La verità è che "la cannabis si riferisce a un gruppo di tre piante con proprietà psicoattive, note come Cannabis Sativa, Cannabis Indica e Cannabis Ruderalis">>. Frase che, con le stesse virgolette, ritroviamo anche nell’articolo di Canex e nell’altra versione in inglese dell’articolo tradotto in automatico su DrugsInc. Allora ho provato a googolare la stessa frase, in entrambe le lingue senza anteporre la traduzione delle parole prima delle virgolette, e cioè “La verità è che” e “The truth is”.

La verità è che sono approdata su un sito in italiano con un’altra traduzione (più o  meno) automatica, it.themedicaltips.com, la cui fonte è healthline.com 

Non riesci a leggere?! Me ne rendo conto, e allora: clicca per ingrandire!

Il secondo sito riporta la data di ultima revisione a Luglio 2020 e cita uno studio del 2014. Anche qui la versione italiana dello stesso testo, con le stesse foto, lascia linguisticamente a desiderare, ma anche al livello semantico-contenutistico: la traduzione non è solo "stonata" ma presenta un'importante ambiguità. Si legge infatti: <<le persone che iniziano a usare la cannabis durante l'adolescenza tendono ad avere più memoria e problemi di apprendimento rispetto a coloro che non usano la cannabis durante l'adolescenza. Ma non è chiaro se questi effetti siano permanenti>>. Leggendo la traduzione “estremamente” letterale potrebbe sembrare che secondo lo studio del 2014 la cannabis, durante l’adolescenza, potrebbe portare a problemi di apprendimento ma anche ad avere “più memoria”… L’ambiguità comunicativa derivante dalla traduzione automatica non si ritrova nel testo inglese, dove la parola “more” (“più”) è riferita sia ai problemi di memoria che a quelli di apprendimento: <<people who start using cannabis in their teens tend to have more memory and learning problems than those who don’t use cannabis in their teens. But it’s unclear if these effects are permanent>>. Inoltre anche qui troviamo un menù che permette di accedere al testo tradotto in diverse lingue.

Eccoci alla tappa finale di questa “navigazione” nei fiumi comunicativi del web per risalire, passando tramite impetuosi torrenti e meno impervi ruscelli, fino alle diverse fonti: la stessa frase, la stessa identica sequenza di parole, (“la cannabis si riferisce a un gruppo di tre piante ecc.”), in inglese, si ritrova in altri 100 risultati su Google (come si vede nella foto i risultati indicati nella prima pagina sarebbero più di 400, ma questa è materia che verrà approfondita in un altro post in cantiere sulla sezione, anch’essa in costruzione, TrickTèk: restate sintonizzati) tra cui un libro su Amazon pubblicato lo scorso Luglio.

 

Considerazioni finali e personali

Il mio professore di filologia della letteratura italiana aveva un forte timore riguardo al principio di autorialità (ossia alla corretta attribuzione di un’opera all’autore originale) nell’era della riproduzione digitale istantanea. Sicuramente questa paura ha dei fondamenti nell’oceano di informazioni, negli intricati grovigli fatti di taglia, copia, modifica e incolla… è  però anche vero che ci sono più strumenti e occasioni per identificare tali pratiche: tanti anni fa c’erano molti meno testi da analizzare, ma anche meno strumenti e meno condivisione… Forse, invece di concentraci troppo sul sacrosanto diritto che un autore di un contenuto si veda riconosciuto il suo lavoro e riesca a sopravviverne, dovremmo porre attenzione sulla condivisione di saperi, sul concetto di conoscenza come “bene comune” che deriva da secoli di lavoro collettivo e, in ultima istanza, su chi sfrutta il diritto d’autore e i brevetti per arricchirsi avidamente. E forse ci vogliono meno notizie con maggiore approfondimento e, dunque, maggiore qualità e utilità per chi le legge...

Appendice a cura di Maria Paulina Lackofmann con il generoso supporto di @thefakebot1




Lo "stemma codicum" degli altri due gruppi di articoli: la grafia è peggiore, ma dà comunque un'idea del groviglio di relazioni tra i frammenti "copiati e incollati" nei testi analizzati.


 



[2] Al link archiviato si può leggere https://web.archive.org/web/20210507201343/https://www.quotidiano.net/cronaca/europa-divisa-tra-permessi-e-divieti-1.6297658/ <<nel Lussemburgo sono legali il possesso e l’uso a scopo medico, ma solo in età adulta e senza coinvolgere minori. Il Portogallo è stato il primo al mondo a depenalizzare il consumo di tutti gli stupefacenti, mentre in Spagna la coltivazione ad uso personale è legale ed è consentito l’uso anche in modo collettivo nei Cannabis Social Club>>

[3] Come si può consultare dalla versione archiviata del post https://web.archive.org/web/20180203090634/https://www.smoketrip.it/marijuana-blog/legalita-cannabis-nel-mondo/ il paragrafo sul Messico e quello costituito da due righe sull’Australia coincidono

[4] Come si può confrontare dalle pagine archiviate ai seguenti indirizzi https://web.archive.org/web/20220520173125/https://www.agricoltura2punto0.it/index.php/2021/07/06/la-cannabis-nel-mondo/ e https://web.archive.org/web/20201127232818/https://www.cannabislightstore.com/blog/detail/cannabis-medicinale-dove-e-legale-nel-mondo.html questi sono i passi identici rilevati: <<La cannabis può effettivamente essere un fattore decisivo nel trattamento di alcune malattie potenzialmente letali o nella mitigazione degli effetti collaterali dei trattamenti medici>>; c’è poi un intero paragrafo che inizia con la frase (di cui si parla più nello specifico perché è il classico esempio filologico di “errore guida” o “significativo”):  <<La verità è che "la cannabis si riferisce a un gruppo di tre piante con proprietà psicoattive, note come Cannabis Sativa, Cannabis Indica e Cannabis Ruderalis">>. C’è infine la citazione del sito Canex, di cui si parla in questa ricostruzione.

 

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