Sono molte le mutazioni della condizione giuridica della cannabis, a livello globale,in controtendenza con le politiche proibizioniste che si vanno affermando negli ultimi tempi. Diverse sono le politiche per i differenti impieghi della pianta da cui si ricava anche la droga illegale più diffusa al mondo, e quindi l’uso medico, ricreativo e quello industriale. La Cannabis Sativa Linnaeus accresce sempre più le opportunità di business “verdi” e, almeno potenzialmente, di nuovi “sfruttamenti verdi".
Aumenta anche l’attenzione della stampa, che però non sembra proporzionata al grado di accuratezza dei contenuti: in questo primo articolo di factchecking sulla cannabis si segnalano alcuni errori della stampa riguardo lo status legale della pianta: in alcuni casi vengono analizzate delle imprecisioni, spesso derivanti da semplificazioni su una materia oggettivamente complessa per noi “non addetti” ai lavori “legali”. Nei casi peggiori ci troviamo di fronte a delle notizie completamente errate, bufale e cantonate pazzesche “riprodotte in serie” su diversi siti...
I TRE TESTI ANALIZZATI
I tre testi analizzati sono due articoli e un dispaccio di agenzia, usciti il 16/02/2022, dopo l’annuncio della “bocciatura” del referendum sulla cannabis della Corte Costituzionale. Il primo, quello con errori più “gravi”, è stato pubblicato su Quotidiano Nazionale, dal titolo “Cannabis: dove e come è legale in Italia, Europa e nel mondo”. C’è poi un articolo sul sito de Il Corriere della Sera intitolato Cannabis, consumo, uso medico e depenalizzazione: come sta andando in Europa?. Infine c’è un breve approfondimento dell’Ansa dal titolo: Legale o vietata, la mappa della cannabis nel mondo.
Inoltre ci sono delle relazioni fra questi e altri articoli, con vari frammenti di testo ripetuti in maniera uguale, di cui si parla più approfonditamente nell’appendice di “filologia applicata” a questo caso di fact-checking, e che quindi costituisce a sua volta una verifica sulla “narrazione” delle notizie più che sui fatti descritti, potremmo definirla perciò “news-checking”: la scelta di analizzare proprio questi tre non è casuale, è basata infatti sulle loro “peculiarità” e su come queste si inseriscono nei “flussi” di testi e notizie che fanno sprecare tempo ma, presumo, riescono a totalizzare tante “visualizzazioni” ed entrate pubblicitarie.
GLI SVARIONI DELL’ARTICOLO DI QUOTIDIANO NAZIONALE, CHE FA DIVENTARE LA CANNABIS ILLEGALE IN CANADA
L’articolo
inizia parlando dell’Italia e afferma che: <<l’uso ricreativo è stato depenalizzato ma è punito come reato
amministrativo>>. Il contenuto dell’affermazione è
sostanzialmente corretto, eccetto per la dicitura di “reato amministrativo” (in quest’articolo del
sito “La Legge per Tutti” si spiega che, da un punto di vista legale e semantico,
<<un reato è sempre e solo penale. Non esiste un reato civile o un reato amministrativo>>).
Non
è corretta, anche se ha qualcosa di vero, l’affermazione semplicistica
secondo cui la Corte di Cassazione con una sentenza di Dicembre 2019 <<ha depenalizzato la coltivazione di
piccolissime quantità di cannabis in casa a solo uso personale ma per cui resta
il reato amministrativo>>: l’Italia è un paese il cui ordinamento
giuridico è detto civil law. Semplificando moltissimo, la principale differenza con quelli basati sul
cosiddetto common law sta nel fatto
che le sentenze non sono vincolanti (o lo sono di meno e diversamente) e non
hanno un ruolo preminente rispetto alle norme scritte, seppure tenute in
considerazione[1].
Poi
si parla del Lussemburgo come <<primo
e unico Stato Ue ad aver legalizzato la produzione domestica e l’uso personale
di cannabis>> per i maggiorenni da Dicembre 2021: qui si fa
confusione con Malta (che non è nemmeno
menzionata, gravissima svista!) che in quel mese diventa il primo paese ad
aver completato il processo legislativo di legalizzazione. Il Lussemburgo è
stato sì il primo, ma ad annunciarlo: l’approvazione definitiva del progetto di
legge è in corso.
Poi
si dice che in Olanda la vendita è consentita solo nei noti coffee shop
<<mentre è depenalizzato il
possesso, la vendita, il trasporto e la coltivazione>>. Anche questo
è falso, dato che è sì consentita la vendita di quantità che non superano i 5
grammi e il “trasporto” di questa minima quantità da parte degli utilizzatori,
ma i canali di approvvigionamento dei famosi locali restano illegali e permessi
in virtù di leggi “provvisorie” da circa cinque decenni. Queste norme sono note
come la politica della “tolleranza”, sviluppata a partire dagli anni ’70, e il
problema dell’area grigia del rifornimento è noto come quello “della porta sul
retro”: dalla porta principale si fa business “regolarmente”, ma quello che
entra dal retrobottega e come ci entra non è chiaro.. Anche la coltivazione
resta illegale: non viene perseguita, in certi casi, quella inferiore a 5
piante per uso personale ed effettuata con metodi “caserecci”. Per esempio,
utilizzare un certo numero di “attrezzature” potrebbe essere uno dei fattori
che portano a una condanna (praticamente, se si usano più attrezzature, come
una lampada e un sistema di ventilazione, allora la coltivazione potrebbe essere considerata “professionale” e quindi perseguita). Esistono tuttavia dei piani
sperimentali in alcune città per ovviare all’incoerenza dei Paesi Bassi,
secondo alcuni, l’unica strategia legale per trovare un compromesso legale
attuabile a causa dei trattati internazionali.
Veniamo
all’altro paese europeo che molti definiscono “la nuova Olanda” dei fumatori
europei con “nuova Mecca per gli stoners”,
Barcellona: si dice che <<è legale
coltivare o fumare cannabis all’interno delle mura domestiche, mentre resta
vietato il trasporto e il consumo in luoghi pubblici>>: anche questa
affermazione è incompleta perché è “di fatto” legale coltivare e fumare in case
private o nei noti cannabis club per un buco legale, un cavillo sfruttato dalla
comunità spagnola, il ché mi sembra sostanzialmente e formalmente diverso...
Corretta invece la parte sul divieto nei luoghi pubblici.
Passiamo
al resto del Mondo: si dice che negli
USA è legale la cannabis medica in 31 stati, dato non aggiornato che ritroviamo
anche su una pagina di Wikipedia, insieme a una parte di testo copiata e
incollata (vi invito nuovamente a leggere l’appendice di questo articolo per saperne di più).
Sempre
a proposito degli USA si dice che <<è
legale in Colorado mentre il consumo è stato depenalizzato in 14 Stati>>.
Altra bufala “non aggiornata”, che resta ferma alla situazione di circa dieci
anni fa: nel 2012 il Colorado diventava il primo, dei circa venti stati in
cui oggi è legale… Con una fondamentale “parentesi” da aprire: a livello
federale resta illegale, con tutta una serie di problemi connessi, come il
divieto di depositare i soldi nel circuito bancario. Inoltre negli ultimi anni
ci sono state due proposte al Congresso per cercare di legalizzarla
completamente.
Restando in nord America, veniamo all’errore più clamoroso: si dice che nel Canada è illegale. Esattamente il contrario di ciò che è definibile vero, dato che il Canada è stato il primo paese del “G7” e il secondo al Mondo ad aver legalizzato anche l’uso ricreativo della Marijuana.
Troviamo poi un refuso, significativo ai fini “filologici”: si nomina la “Camboglia”, in realtà si chiama Cambogia senza la “l” prima della “i”, ma questo refuso veniale e fisiologico è importante perché si ritrova in altri articoli, questione approfondita sempre nell’appendice.
IL POST DELL’ANSA: LA SITUAZIONE NEGLI STATI UNITI FERMA AL 2016 E POCA ACCURATEZZA
Partiamo da un’imprecisione sulla situazione della cannabis nel Cile: si dice che lo stato la “consente”, mentre sarebbe più corretto dire che l’ha decriminalizzata. La stessa parola è comunque utilizzata anche nell’incipit dell’articolo, cosa che riduce il rischio di fraintendimenti, suggerendo che la legalizzazione è “de facto” o incompleta, e non formale. Ragionamenti di questo genere potrebbero essere estesi ad altri paesi trattati, ma non siamo qui a fare “i pignoli” con la principale agenzia di stampa italiana per questioni marginali.
Un errore sostanziale, invece, riguarda la descrizione della situazione negli Stati Uniti che, anche qui, non è aggiornata: è ferma alla legalizzazione avvenuta in California nel 2016. Anche qui non si apre la “parentesi” sullo status legale a livello federale.
Come nell’articolo precedente, parlando del Lussemburgo, non si specifica che la legge non è stata ancora definitivamente approvata. Nella frase <<I maggiorenni possono coltivare fino a quattro piante>> sarebbe corretto usare il condizionale.
L’affermazione che in Repubblica Ceca è <<legale avere fino a 15 grammi>> non è corretta per due ragioni: non è “legale” ma “decriminalizzata” e il quantitativo indicato è in realtà riferito alle infiorescenze della pianta, mentre il limite “consentito” (le virgolette sono d’obbligo) per la resina (l’hashish) è inferiore. La parola “legale” viene usata impropriamente, in maniera simile, anche per la Spagna.
Parlando dell’Australia si sostiene che si comincia a rendere legale la cannabis ricreativa <<ma con alcune limitazioni>>: quest’affermazione è perlomeno incompleta, dato che nella regione di Canberra è attuata una politica di depenalizzazione promossa dai laburisti con tutta una serie di condizioni (come la metodologia di coltivazione non “artificiale”, il limite di due piante e così via) in contrasto però con la legge federale.
Troviamo infine una “bufala” di vecchia data, relativa alla Corea del Nord, notizia falsa complicata dal fatto che di questa dittatura conosciamo ovviamente poco. Si legge infatti che in Corea del Nord <<l’uso è libero: non è considerata una droga>>: quest’affermazione è falsa, come si spiegherà meglio in un altro post specifico in uscita a breve su queste pagine virtuali (nella prossima puntata di #chekkailfattone, restate sintonizzati!).
LO SVARIONE DELLA SERA: GLI ERRORI E LE DESCRIZIONI DATATE DEL CORRIERE DELLA SERA
Anche qui troviamo la definizione impropria di “reato amministrativo” relativamente all’Italia insieme al concetto di depenalizzazione della Cassazione che abbiamo già analizzato: è anche riportato con le stesse parole ma con una variazione di poche lettere, molto significativa a livello giuridico: si specifica che quella sentenza particolare è stata emessa dalla Suprema Corte riunita in sezioni unite.
Si dice poi, che sarà <<probabilmente>> il Lussemburgo a diventare il primo paese
europeo a legalizzarla: come già detto è stata Malta, con un cambiamento di legge epocale, a esserlo diventato pochi mesi
prima. Anche qui non è proprio nominata… Uno svarione immane!
Giustamente poi, si afferma a proposito del Regno Unito, che la cannabis è considerata droga di “classe B”, ma è falso dire che si rischiano fino a tre mesi di carcere: per le sostanze incluse in quella lista, tra cui le anfetamine, per il possesso è prevista la pena massima di 5 anni e/o una multa illimitata. Senonché nella pratica ci sono delle linee guida per le quali una grandissima parte delle infrazioni relative al consumo personale si risolvono, la prima volta, con un ammonimento formale, poi con una multa e, dalla terza volta in poi, a decidere della punizione sarà una corte. Forse i tre mesi a cui si riferisce il testo riguardano la lunghezza media delle pene inflitte, ma è solo un’ipotesi…
Altro punto per niente chiaro (il cui testo coincide con quello di un sito commerciale tra l’altro): si dice che in Danimarca per essere accusati di traffico di droga in genere <<bisogna detenere circa 10 kg di erba>>. Leggendo un rapporto di un’agenzia UE del 2017 si evince che le pene massime previste teoricamente dalla legge per il traffico di un chilo sono massimo di 2 anni, mentre di 5 anni per 10 chili. Forse, se fondata, l’affermazione potrebbe riferirsi a diverse fattispecie di reato che, nel linguaggio comune, rientrerebbero nella definizione di traffico di stupefacenti.
Non è corretta neanche l’affermazione sulla recente possibilità di punire gli assuntori di cannabis con una sola multa in Francia: è, per l’appunto, una “possibilità” e quindi non è detto che l'assuntore sia sempre <<punito con una multa di 200 euro>>.
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Il "refusone" nell'articolo del Corriere, indice di "taglia e incolla" |
ALCUNI CHIARIMENTI SU UN ALTRO ARTICOLO CITATO DAL CORRIERE DELLA SERA
Infine dobbiamo aprire una parentesi su un articolo della fondazione Openpolis del 15/12/2021, citato da quello del Corriere e da altri. Si fanno delle affermazioni basate sui dati dell’agenzia dell’Unione Europea EMCDDA (European Monitoring Centre for Drugs an Drug Addiction). Il contenuto di due affermazioni in particolare, seppure basate su dati corretti (ma forse non troppo aggiornati), sono espresse a mio dire in maniera fuorviante: dire che sono <<15 i paesi Ue che non prevedono alcuna sanzione per il consumo di marijuana>>, o che in alcuni paesi <<tra cui l’Italia, il consumo di per sé non è considerato un fatto perseguibile in alcun modo>> potrebbe essere inteso come una totale depenalizzazione, mentre in realtà l’articolo si riferisce alle sanzioni penali. Inoltre quando si cita (tramite un link diretto) il rapporto dell’agenzia, dal titolo “Cannabis legislation in Europe”, bisognerebbe specificare che l’ultimo aggiornamento di questo è avvenuto nel 2018. E ancora: bisognerebbe specificare meglio se c’è stata un’ulteriore rielaborazione e un aggiornamento dei dati (come sembra invece indicato nella mappa che, colori a parte, mi pare coincida con la figura numero tre del documento e “fonte” originale). Inoltre è utile notare che sul sito dell’agenzia europea esiste un’altra pagina dal titolo “Politiche sulla cannabis: lo status e gli sviluppi recenti”.
CONCLUSIONE: SIETE ARRIVATI FIN QUI?! ALLORA ANDATE A LEGGERE L’APPENDICE!!!
Queste che avete appena letto sono solo le righe di un’“asettica” analisi, ma che hanno una loro utilità… A tal proposito, per l’ennesima volta (mi scuserete) vi invito a leggere l’appendice scritta dalla mia collega: oltre a essere un esempio di filologia applicata ai testi giornalistici e pubblicitari online contiene una serie di considerazioni sull’utilità della marea di contenuti “copiati e incollati”, considerazioni che completano e danno pienamente senso a quanto appena scritto.
Grazie di essere arrivati fin qui, le prossime puntate di “Chekka il fattone” saranno più brevi, piacevoli da leggere e, spero, stimolanti rispetto a quest’articolo tendenzialmente “freddo” ma strapieno di dati propri del lavoro di un “chekkatore di fatti”.
Zeno Scrupoletti
POSTILLA: La Pagella Mediatica di Chekka il Fattone del Direttore Tuttofare
Nota
finale “intra-pubblicitaria” del Direttore Tuttofare dalle molteplici
personalità e interessi, ma senza conflitti di interessi
Si conclude questa prima
“puntata” di “ Chekka il fattone” con
una “Pagella Mediatica” (c’è un riferimento semantico e ipertestuale al sito “PagellaPolitica” con cui precisiamo di NON essere affiliati ma che seguiamo con piacere e attenzione)
con i voti che, con molta umiltà, mi sento di suggerire per i tre articoli. Se
siete d’accordo o meno vi invito a dirlo nei commenti e sui social.
Il voto per tutti e
tre gli articoli è “ZERO”, perché per ogni mezza notizia che è stata azzeccata
c’è stato uno svarione che ha rovinato tutto. E dato che ci sono svariati
contenuti uguali “copiati e incollati”, anche zero in condotta. PICCOLO
SPOILER: uno, dei tanti frammenti di testi “uguali
uguali”, è copiato da una pagina di Wikipedia.
Se volete saperne di
più vi invito caldamente a leggere
l’appendice di filologia applicata che parla del contenuto identico, di questi tre
articoli, che si trova in altri testi sparsi nella rete. È quindi una
metanotizia che aiuta a capire fenomeni come quelli del plagio, del content
syndication, del ghostwriting, dell’overloading informativo, del diritto
d’autore, delle tattiche da usare per fare ricerche più approfondite sui motori
di ricerca... Soprattutto se siete “addetti ai lavori comunicativi e mediatici”,
non potete non perderla. Se non lo siete, forse la troverete un po’ pesante da
leggere, ma ricordatevi che Fanrivista vuole abbattere il muro tra
“consumatori” e “produttori” di contenuti e questa è un’occasione da non
perdere per dare una sbirciata a cosa c’è “dietro una notizia” e, più in
generale, dietro alla valanga di testi da cui siamo bombardati! Non
perdetevela, vi sorprenderà!
[1] Comunque si può affermare che in un sistema è presente “un po’ dell’altro”, con elementi che possono intrecciarsi: per approfondire quest’aspetto invito a legger il paragrafo di un articolo del sito laleggepertutti.it “Civil e common law: il nuovo ruolo dell’interpretazione e delle leggi” del sito “La Legge per tutti”. Apriamo anche una parentesi legata a uno degli scopi di questa rubrica, ossia porre attenzione sui processi mediali e sulle dinamiche “giornalistiche” della diffusione di notizie: sarebbe stato più corretto –e comunque “accattivante” anche se al limite del “click bait”- un titolo come: “La cassazione –oppure si poteva usare la metonimia molto diffusa nel linguaggio giornalistico come “gli ermellini”- dice (o dicono) sì alla coltivazione della cannabis”… Infatti la Cassazione “lo ha detto”, il punto è che dovrebbe dirlo anche chi legifera per porre completamente ai ripari “dal penale” un comportamento come la coltivazione di poche piantine per uso personale. Infine bisogna ricordare che le sentenze della Suprema Corte “a sezione unite” hanno un rilievo maggiore.
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