LA CARENZA (SE NON OMISSIONE) DI SOCCORSI E UMANITÀ, IL
FOCUS SULLE OPERAZIONI DI POLIZIA A SCAPITO DELL’ATTENZIONE PER I SALVATAGGI,
LA REPRESSIONE “VIZIATA” DEL FENOMENO DELLO "SCAFISMO"
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Alcuni titoli di giornale relativi allo strampalato appello di Piantedosi (a sinistra) e alle dichiarazioni di Orlando Amodeo (a destra), tra i primi a dire pubblicamente che quelle persone potevano essere soccorse. Sullo sfondo l'immagine di Myriams-Fotos di Pixabay. In calce all'articolo l'immagine originale dei titoli nei risultati di ricerca. |
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A sinistra un tweet di Mediterranea Saving Humans in cui si elogia la Guardia Costiera per un soccorso e si afferma che <<i politici che li "comandano" non valgono un'unghia dell'ultimo marinaio a bordo di quelle vedette>>. A destra alcuni titoli di articoli che riprendono le dichiarazioni di Vittorio Alessandro, ufficiale in congedo della Guardia Costiera che ha affermato: <<salvare vite era il nostro vanto, poi la politica ha fermato tutto>>. Sullo sfondo l'immagine di un gommone tratta dalla sezione "Press" di Mediterranea. In calce al post gli screenshot originali del tweet e dei titoli nei risultati di ricerca. |
Una settimana fa, proprio mentre in redazione si chiudevano
due articoli sul decreto ONG e sul tema delle migrazioni (forse sarebbe meglio parlare di “persone in movimento”)
è arrivata la notizia dell’ennesimo naufragio a Cutro, in provincia di Crotone.
Di fronte ad almeno 70 vite spezzate (sarebbero almeno una
trentina i dispersi), infanti inclusi, alcune distinte da un codice perché senza
nemmeno un nome e con una storia di cui si conosce solo il finale in una bara,
appare ipocritamente ovvio che si doveva fare di più: la magistratura, la
stampa e la collettività in generale stanno provando a fare chiarezza su
eventuali responsabilità penali e morali riguardanti le carenze (salvo vere e proprie colpose omissioni) nei soccorsi. Fin da adesso sta sempre alla collettività
in generale attivarsi perché ciò non accada più, oltre che per ricercare le
verità di questa e altre tragedie,
anche se per qualcuno sarebbe più corretto parlare di stragi –sempre a proposito di ricerca della verità... Come possiamo
fare? Intanto riflettendo, immaginando un nuovo tipo di società sul lungo
termine, mentre sul breve termine le iniziative come manifestazioni, petizioni,
dibattiti e tutti i mezzi di protesta e pressione a nostra disposizione sono il
minimo, forse “sindacabile” in quanto insufficiente…
PRIMA SI SALVA, POI
SI DISCUTE O SI INDAGA: LA LOGICA POLIZIESCA PREVALE SU QUELLA UMANITARIA
La procura di Crotone ha aperto almeno due fascicoli, stando
a quanto riporta la stampa: uno sull’organizzazione del viaggio, con le accuse
di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, lesioni e omicidio colposo a
carico di quattro presunti scafisti e organizzatori, due pakistani e due turchi
tra i 17 e i 50 anni. Tre sono in stato di arresto mentre uno è fuggitivo. Pare
che abbiano tentato la fuga dopo aver gonfiato un gommone e abbandonato la nave.
L’altra inchiesta dovrebbe chiarire le responsabilità
istituzionali della sciagura: si dovranno ricostruire le comunicazioni tra i
diversi corpi e istituzioni (ministeri, Capitanerie di Porto - Guardia Costiera,
Guardia di Finanza e l’agenzia europea Frontex) e le intricate catene di
comando e responsabilità che evidentemente non hanno funzionato.
La dinamica delle comunicazioni, degli ordini e degli
eventi, ricostruita solo parzialmente dalla stampa e dalle dichiarazioni dei
diversi soggetti coinvolti, è pressoché questa: nella tarda serata dello scorso
Sabato un velivolo di Frontex avvista
un’imbarcazione distante circa 40 miglia dalla costa. Attraverso dei macchinari che rivelano fonti di calore si capisce che all’interno della barca ci sono
delle persone, anche se non si può stabilire con precisione quante, ma si
scoprirà poi che erano circa 200. La Guardia costiera ha precisato che oltre
alle buone condizioni di navigazione, nella segnalazione di Frontex si
specificava che una sola persona era visibile, ma l’agenzia europea ha smentito
questa ricostruzione specificando di aver segnalato <<un’imbarcazione pesantemente sovraffollata>> (chiarendo inoltre che sono i singoli stati a decidere se un'operazione deve essere considerata di salvataggio o di polizia. La Meloni e il governo si difendono con l'argomentazione che l'agenzia europea non ha segnalato situazioni di pericolo). L’aereo rientra per mancanza di carburante e, stando a quanto dichiarato dai
portavoce dell’agenzia, comunicano la notizia arriva alle autorità italiane
specificando che non c’erano particolari pericoli: partono due imbarcazioni
della Guardia di finanza (che fa
capo principalmente al ministero dell’Economia, ma che dipende anche da quello
della Difesa e dell’Interno, e
quindi in questo caso da Piantedosi),
cui competerebbe svolgere operazioni di polizia, ma non la Guardia costiera (che dipende dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, e quindi da Salvini) che sarebbe dotata di
imbarcazioni specifiche per i salvataggi, a differenza delle prime due che sono
costrette a ritirarsi per lo stato del mare dopo un secondo tentativo. Secondo
il quotidiano Il Domani (articolo del 28 Febbraio siglato da Nello Trocchia e intitolato "Naufragio in Calabria, Salvini e la Guardia costiera hanno lasciato morire i migranti") viene
sollecitato allora un intervento congiunto dei due corpi, sollecitazione che
non si compie. Sono circa le tre di notte e, dopo quasi tre ore, un pescatore riceve la
segnalazione di una barca in pericolo dalla Guardia Costiera. Altre telefonate sarebbero arrivate dai Carabinieri e da alcuni astanti che dalla spiaggia avvistano la
barca, oltre che dall'imbarcazione stessa…
Ma è troppo tardi: la Guardia Costiera interviene a
naufragio avvenuto, quando il “caicco” (così si chiama quel tipo di
imbarcazione turca) si è spezzato in due su una secca, dopo che il motore era
andato in aviaria sputando fumo e liquido bollenti: alcuni si aggrappano ai
resti che galleggiano, aiutando chi non sa o non riesce a nuotare. Altri non ce
la fanno. Si conclude così il viaggio iniziato su dei camion il 21 Febbraio nel
distretto turco di Smirne. Inizialmente sarebbero stati imbarcati su un altro natante che però è
andato in avaria: vengono trasferiti sulla “Summer
Love” e dopo altri tre giorni di viaggio il sogno di una vita decente si
infrange a pochi metri dalla costa.
Orlando Amodeo, ex
medico della polizia di Stato, soccorritore ed esponente di Sinistra-Verdi ha dichiarato nella
serata di domenica, in televisione, che <<se su quella barca ci fosse stata la figlia di un politico si sarebbe
andati a fare il salvataggio anche con il mare a forza 20 (…) gli scafisti li inventiamo noi, se l’Europa fosse più umana non
esisterebbero>> dice a proposito di quello che è definibile come il “proibizionismo delle migrazioni”. Specifica
poi che anni prima lui stesso aveva partecipato a un soccorso con un livello di
forza del mare tra il 6 e il 7: tra l’altro pare che il mare in realtà fosse a forza 4 e che comunque c’erano i mezzi
per navigare anche con forza 8, come
affermato dallo stesso comandante della Capitaneria di porto locale, mentre le
veline governative inviate immediatamente alla trasmissione televisiva e
ripetute per giorni parlavano da subito dell’impossibilità di effettuare i soccorsi a causa del
mare forza 8).
Resta da capire perché allora la Guardia costiera non è intervenuta o perché
non è stata fatta intervenire.
Le dichiarazioni di Amodeo, amplificate mediaticamente dall’importante
televisione commerciale, per quanto importanti e dirompenti sembrano meno
strutturate e precise di quelle rilasciate da Vittorio Alessandro, ammiraglio in congedo della Guardia costiera, dichiarazioni
ci pare siano passate più in sordina…
A Il Manifesto ha spiegato (in un'intervista fatta da Giansandro Merli e intitolato con il suo virgolettato "C'è una distorsione del soccorso in mare. Possibili altre tragedie"), che <<in un
lungo arco di tempo si possono rafforzare procedure e prassi che inquinano le
vicende dei soccorsi di grandi numeri di persone, come i migranti, e le
trascinano verso logiche e prassi di polizia. Prima gli interventi erano esclusivamente ispirati al salvataggio.
La polizia veniva ovviamente chiamata in causa, ma per aspetti logistici e di
ordine pubblico allo sbarco>>, e quindi inquadrando il problema della gestione delle migrazioni e dei soccorsi da una prospettiva più ampia.
QUANDO C’È UN
INCENDIO SI CHIAMANO PRIMA I POMPIERI E POI LA POLIZIA; QUANDO C’È
UN’IMBARCAZIONE IN PERICOLO SI CHIAMANO PRIMA I SOCCORSI E POI LA POLIZIA