21.6.22

L’editoria anarchica in Italia: case editrici tradizionali e sigle editoriali informali

Per la rubrica di “Esami Infiniti” oggi parliamo di case editrici “anarchiche”, ovvero delle sigle editoriali della galassia “libertarianeggiante”. In un precedente post di post di questa rubrica era stato pubblicato il primo capitolo di una tesi sull’ editoria libertaria italiana: si presentava un’iper-concisa storia del movimento anarchico in Italia intrecciata a uno stringatissimo viaggio in quella del panorama editoriale italiano; vi si trovano anche delle nozioni molto basilari su terrorismo e uso politico della violenza (uso contestualizzato anche rispetto all’anarchismo e considerando che gran parte della “galassia anarchica” si configura, almeno sul versante delle pubblicazioni, in maniera “insurrezionale”).

Nel secondo capitolo della tesi, proposto in questo post, si tratta dei vari “editori”, formali o meno, e più o meno autoprodotti, a partire dalla fine dell’800: queste pubblicazioni possono essere definite “di nicchia” e sono all’interno di un’altra nicchia, quella delle autoproduzioni “pure” e degli editori semi-independenti che pubblicano “poco” dal punto di vista quantitativo…

Prossimamente si pubblicheranno altri due capitoli della tesi, che si occupano rispettivamente dei periodici cartacei e delle pubblicazioni online.



Banchetto con pubblicazioni anarchiche

(immagine tratta dal sito malacoda.noblogs.org)



2) Le case editrici tradizionali e le sigle editoriali informali

2.1) L’editoria libertaria: una nicchia all’interno di un’altra nicchia

Secondo una ricerca dell’Istat relativa al 2018 gli editori censiti in Italia sono circa millecinquecento, e quelli che hanno pubblicato più di cinquanta titoli all’anno vengono considerati i “big” [1]: questi ultimi sono poco più del quindici percento, coprono il novanta percento della tiratura totale e producono l’ottanta percento dei titoli sul mercato. Il restante segmento di mercato, costituito dal venti percento delle pubblicazioni circa, sarebbe quindi rappresentato da piccoli (fino a dieci titoli annui) e medi (tra gli undici e i cinquanta) editori[2]: all’interno di questa “nicchia” del mercato formata dalle editrici più modeste si collocano quindi le principali case editrici “libertarie”, come Elèuthera e ZIC[3], oltre a quelle ancora più modeste relativamente al volume di titoli pubblicati e a quelle “clandestine” (di cui parlo più approfonditamente nelle prossime righe).

Nell’odierno panorama delle case editrici e dei progetti editoriali, in particolare quelli librari e cartacei o in formato “ebook”, dedicati prettamente a pensiero, storia e narrativa dei movimenti libertari e anarchici, penso si possano distinguere due “macro-categorie”. Si tenga presente che questa distinzione non è “monolitica” dato che ci possono essere delle “ibridazioni” e che quindi queste categorie sono da considerare più come due poli con varie sfumature: a un estremo si situano imprese ed edizioni più strutturate da un punto di vista imprenditoriale e commerciale e quindi, per così dire, “tradizionali”, includendo sia grandi editori “acchiappa tutto” (per esempio si pensi a un’editrice come la Feltrinelli che pubblica testi riguardanti l’anarchismo) che quelli più economicamente modesti e dedicati esclusivamente o quasi all’anarchismo (come Zic, Elèuthera, La Fiaccola e Galzerano). A queste si oppongono (oppure vi si affiancano in maniera più “sfumata”) quelle delle autoproduzioni e dei “prodotti” più estemporanei, meno o per nulla organizzati da un punto di vista imprenditoriale. Situandosi al di fuori dell’ambito aziendale questi progetti sono più frammentati, meno organici e con linee programmatiche vaghe o assenti.

Quindi ci sono imprese, iniziative e attività con uno scopo prevalentemente commerciale (anche se alla fine i proventi vengono usati per progetti militanti) e quelle con uno scopo maggiormente politico-militante che prescindono dal profitto economico. Dunque, quando il fine economico è presente, è principalmente teso all’auto-finaziamento e alla sussistenza degli stessi progetti testuali o quelli politicamente collegati. Queste esperienze sono in maggioranza portate avanti da attivisti, a volte sono emanazioni e organi di specifici gruppi oppure prodotto dell’iniziativa di piccoli e medi imprenditori. I titoli sfornati si “affastellano” negli “infoshop”, nelle fiere e nelle nicchie dell’editoria “indipendente”. Sono realizzati da case editrici principalmente militanti e “indipendenti”, i cui libri spesso non finiscono sugli scaffali dei “supermarket del libro” o sui grandi siti di e-commerce, e talvolta sono scaricabili gratis legalmente, “a portata di click” o da ordinare direttamente senza intermediari.

Le ristampe di saggi e opere, spesso traduzioni, dei teorici classici sembrano essere quelle a cui sono dedicati più titoli in assoluto, e pubblicate sia da editori “puri anarchici”, ma, secondo me, soprattutto da altri che non si dedicano esclusivamente all’universo “libertarianeggiante”. Bisogna tenere ben presente, ovviamente, che essendo poche decine le editrici che si occupano esclusivamente e con una certa continuità degli argomenti riconducibili all’universo anarchico in particolare, numericamente le pubblicazioni di queste ultime saranno presumibilmente inferiori a quelle di altri editori con cataloghi più vasti: è doveroso precisare che nelle prossime righe non si tratterà questa problematica statistica, anche perché se pure si volesse affrontarla bisognerebbe sormontare prima il problema della classificazione di “impresa” o “testo” specificamente anarchici, e quindi della definizione di dati numerici che in un secondo momento dovrebbero essere raccolti.  Oltre ai “classici” del pensiero anarchico c’è tutta la saggistica e la storiografia sul movimento: questo probabilmente è il campo dove i medi e grandi dell’editoria “invadono” di più il campo di chi si dedica specificamente all’anarchismo. Viceversa gli editori “anarchico-libertari” sembrano guadagnare terreno trattando argomenti più “di nicchia” e con un target ristretto, e cioè quelli che spaziano dall’ecologia all’ antipsichiatria passando per il femminismo e l’ “hacktivismo”, oltre all’arte e alla narrativa collegate al pensiero libertario.

2.2) Le “case editrici” anarco-libertarie

<<Il binomio tra “comunicazione” e “politica” accompagna la storia dell’umanità fin dalla notte dei tempi, come è documentato dai trattati di retorica della tradizione aristotelica o ciceroniana>>, intendendo la “politica” in un’accezione ampia che si riferisce <<a un qualche tipo di potere, che provvisoriamente si può individuare nel prendere decisioni che valgono per una determinata collettività (di ampiezza variabile: ad esempio, un movimento, un partito, un Comune, uno Stato)>>[4]. Il potere risiede anche nella “parola” e dunque <<come per buona parte dell’editoria politica, lo scopo immediato di una pubblicazione in senso anarchico è sempre stato quello della propaganda>>[5], della formazione politico-culturale (soprattutto nella forma dell’autoformazione[6] operata per il tramite delle pubblicazioni) e in seconda istanza della funzione di raccordo tra le varie componenti del movimento.

Le forme giuridiche assunte dalle principali case editrici (in senso “tradizionale” e quindi quelle più “istituzionalizzate”) anarchiche e libertarie sono le cooperative, le associazioni culturali e le ditte individuali, mentre al di fuori dei contesti più “formali” la spinta propulsiva della propaganda anarchica parte tendenzialmente da singoli militanti e gruppi, centri sociali, circoli, centri studi e di documentazione, modeste tipografie e librerie. Non è da escludere che anche queste ultime realtà si trasformino in imprese e progetti editoriali più tradizionali o che siano fuse con le prime.

Tra le iniziative editoriali libertarie dei primi due periodi (secondo la periodizzazione sopramenzionata e cioè quell’arco di tempo che va dalla nascita “ufficiale” dell’anarchismo fino all’incirca agli anni Sessanta del Novecento) spicca la figura dell’ “editore-protagonista”[7] aretino Giuseppe Monanni. Il suo percorso imprenditoriale-militante rappresenta <<il punto più alto di un’editoria libertaria fortemente connotata in senso individualista ma aperta anche ad altre correnti e a filoni non strettamente identificabili con l’anarchismo>>[8], oltre a essere <<paradigmatico dell’evoluzione dell’intero settore: da giovane apprendista tipografo presso la stamperia del padre a promotore di iniziative pubblicistiche, da intraprendente libraio-editore con la Libreria editrice sociale (1909-14) a editore tout court con le case editrici Sociale (1920-27) e Monanni (1926-33), fino all’incarico di direttore editoriale per la Rizzoli a partire dai primi anni quaranta>>[9].  Particolarmente rilevante in questo contesto è il contrasto tra il fondatore della Libreria Editrice Sociale e quello della <<tipografia “autogestita”>> (oltre che <<una vera e propria casa editrice che potesse espletare l’intensa attività nel campo dell’editoria libertaria e della pubblicistica anarchica>>) nominata “cooperativa tipografica La Sociale”[10] della Spezia, ovvero Pasquale Binazzi: nel 1911 pubblica in esclusiva le opere dell’amico Pietro Gori in dodici volumi, su mandato dello stesso, pochi mesi prima della sua morte. Sostanzialmente Monanni afferma che l’esclusiva della pubblicazione e i diritti d’autore non erano conciliabili con la pratica libertaria[11].

Delle accuse affini a questa vengono mosse anche al fiorentino Fortunato Serantoni e al fulcro dei suoi progetti editoriali tra l’America e l’Europa, la “Librería Sociológica”: <<Il fatto che la libreria fosse un vero e proprio esercizio commerciale, dove una parte dei libri e degli opuscoli era a sottoscrizione libera, ma un’altra era venduta a prezzi di mercato, diede origine ad alcune critiche verso Serantoni. Venne accusato, specialmente da parte di anarchici antiorganizzatori, di essere il gestore di una impresa capitalistica e di essere un “negoziante borghese”>>[12]. A seguito di un blitz delle autorità argentine nel 1902 in cui tutto il materiale della libreria viene sequestrato, ritorna a Firenze dove fonda una casa editrice che porta il suo nome e collabora, tra i vari, anche con il citato Gori e il chietino Camillo di Sciullo.

Quest’ultimo viene difeso due volte da Gori, nella serie di processi che lo vedono incriminato per la sua attività propagandistica con la “Tipografia del popolo”, dai tempi delle leggi antianarchiche del 1894 fino al fascismo[13]. Un'altra figura che imprime un’impronta personale ai suoi progetti editoriali, materialmente <<l’editore, lo stampatore, lo spedizioniere degli opuscoli di propaganda>> e <<che prende le decisioni riguardo ai prezzi, agli sconti per i rivenditori, alle promozioni, ecc. ma anche riguardo alla linea editoriale e politica>> della “Biblioteca di propaganda”, collegata alla rivista “L’Avvenire sociale”, è quella del messinese Tommaso De Francesco[14]. Mentre la “biblioteca” riflette le visioni ideologiche e le scelte editoriali del suo curatore la rivista resta aperta alle varie componenti del movimento, in un contesto in cui le <<definizioni di “antiorganizzatori” e “organizzatori”>> appaiono riduttive data la fluidità della fase <<considerata, dove ciascuno degli interlocutori avanzava opinioni in cui si mischiavano talvolta concetti che ora attribuiamo all’una o all’altra tendenza, le confrontava, le rivedeva precisandole, le modificava, ecc.>>[15].

Uno scontro di idee sulla preminenza degli opuscoli rispetto alle riviste (i primi orientati più verso la formazione di individualità esterne al movimento mentre i secondi alla discussione dei militanti e dei fatti di stretta attualità) è quello occorso tra De Francesco e il prolifico sanremese Domenico Zavattero[16]: animatore di svariati fogli e fondatore di diverse sigle editoriali (come Solidaria, l’Iniziativa e Scuola Moderna) è inquisito svariate volte per la sua attività militante e di propaganda. Quest’ultimo considerava l’agile e versatile strumento dell’opuscolo, con il principale target di lettori esterni al movimento da coinvolgere e “reclutare”, come <<l’ariete che batte le mura per aprirvi la breccia: il giornale è l’arma portata da noi militi dell’ideale, che attraverso la breccia aperta invadiamo il forte assediato>>[17].

Un altro esempio calzante di opuscoli con il target di lettori che approcciano il pensiero anarchico per la prima volta è rappresentato dalla collana di nove titoli “Biblioteca della Questione Sociale”, legata all’omonimo periodico stampato a Paterson, New Jersey, tra il 1895 e il 1908 e che vede tra i suoi fondatori Gori. In questo caso però l’attività editoriale non è stimolata principalmente da una figura singola, ma dal gruppo “Diritto all’esistenza” che dirige collettivamente il periodico “La Quesione Sociale”, dopo che Gori ritorna in Italia e prima dell’assunzione della direzione del principale “antiorganizzatore” italiano, il romano Giuseppe Ciancabilla. A questi subentrerà per un breve periodo Malatesta, il principale rappresentante dell’ala “organizzatrice”, dopo i contrasti nati con la componente maggioritaria del gruppo per le sue posizioni individualiste e “antiorganizzatrici”[18].

Passando al periodo del secondo dopoguerra la prima casa editrice in ordine cronologico è la “LIDA” (Libreria italiana d’avanguardia) che pubblica principalmente classici dell’anarchismo e opuscoli di propaganda e anticlericali[19]. È fondata da Mammolo Zamboni, padre di Anteo al quale è stato attribuito un attentato a Mussolini nel 1926 e sul quale non è mai stata fatta completamente chiarezza[20].

C’è poi l’editrice “Rivoluzione Libertaria (abbreviata in edizioni “RL”), nata ufficialmente nel 1946 (ma attiva già con un primo titolo di Malatesta nel 1944 e che ha avuto diversi luoghi di pubblicazione ossia Bari, Napoli, Genova, Pistoia e Iglesias) e legata alla rivista Volontà, rivista che a sua volta nasce dall’esperienza di altre due pubblicazioni, “Rivoluzione Libertaria” e “Risveglio Libertario”. In una prima fase è animata da Giovannina Caleffi Berneri e Cesare Zaccaria, dopo da Aurelio Chessa. A quest’ultimo la seconda figlia di Berneri e Caleffi affiderà un fondo librario, da cui originerà l’Archivio Famiglia Berneri – Aurelio Chessa[21]. Le RL rappresentano per un lungo periodo le diverse componenti del movimento anarchico italiano, insieme alle “Edizioni dell’Antistato [22], diventate poi “Edizioni Antistato”: il principale fautore del gruppo (che ha dato il suo contributo anche alle edizioni RL) è l’“antiorganizzatore” Pio Turroni (oltre che esponente dei GIA come Chessa), che si era “fatto le ossa” nel “Gruppo edizioni libertarie” di Brest dirette da Camillo Berneri, prima di partire per andare a combattere in Spagna, nel 1936.[23] A metà anni Settanta, le edizioni nate nel 1949, vengono lasciate in eredità al gruppo dei GAF, insieme <<a una “dote” di tre milioni di lire, degli avanzi di magazzino per lo più invendibili e qualche credito per lo più inesigibile>>: <<Turroni sa che i “giovani di Milano” sono diversi da lui, ma ciononostante li sente affini, quantomeno più affini di altri possibili “eredi”. Più affini nella passione anarchica, più nel pathos e nell’ethos, che nel logos>>[24]. Dalle ceneri delle “Antistato” nascerà “Elèuthera” nel 1986, che con più di quattrocento titoli rappresenta la componente “editoriale” del movimento orientata alla riflessione culturale, più che a quella storica e politica[25].

L’attenzione per le questioni eminentemente politiche, storiche e di attualità connesse all’anarchismo emergono invece dai quasi ottanta tioli nel catalogo di “Zero in condotta” (abbreviata in “ZIC”), nata su mandato della FAI nel 1988[26].

Lo stesso interesse per la storia e l’attualità caratterizza anche i quasi duecento tioli del catalogo delle “BFS Edizioni”, espressioni dell’archivio-biblioteca che porta il nome di Franco Serantini, giovane anarchico morto a Pisa dopo il pestaggio subito durante una manifestazione antifascista nel 1972[27]. Loro hanno editato il monumentale “Dizionario biografico degli anarchici italiani”, diviso in due tomi, digitalizzato e disponibile sul web.

La più datata, di quelle ancora attive, oltre che la più importante nel meridione, è “La Fiaccola”, fondata nel 1960 da Franco Leggio[28]. Insieme alla sua erede “Sicilia Punto L” (fondata nel 1980) conta circa duecentocinquanta titoli: oltre alla saggistica storica e di attualità, ai temi e agli autori “classici” dell’anarchismo, una parte consistente del catalogo è occupata da testi anticlericali, che risentono dell’interesse verso il tema del suo fondatore.

Infine segnalo quelle dalle dimensioni più modeste dal punto di vista del catalogo o meno note al di fuori della “nicchia” anarco-libertaria, nelle quali mi sono imbattuto durante questa ricerca[29]: l’abruzzese “Samizdat[30] fondata da Paolo Notarfranchi nel 1996 e poi confluita nelle edizioni del Centro studi Camillo di Sciullo; la “Galzerano” portata avanti da Giuseppe Galzerano nel Cilento, attiva dal 1975, con la maggioranza dei titoli dedicati all’anarchismo, anche se si occupa di storia e cultura legate a temi e personaggi del meridione e della realtà locale cilentana[31]; le edizioni “La Baronata di Lugano nate nel 1978[32]; le “non edizioni indipendenti” (così si definiscono per sottolineare la scelta di essere “fuori mercato”) “Bruno Alpini”, legate all’omonima associazione culturale; “Ortica di Latina, attiva dal 2010 con un variegato catalogo[33] di cento titoli divisi in sette collane, molti sono degli autori “classici” del pensiero anarchico , oltre a quelli dedicati all’ecologia e al veganismo, alla musica punk e rock, alla letteratura, al femminismo, alle cultura asiatiche e mediorientali e alla storia; “Candilita che ha sei titoli in catalogo di cui due coedizioni con La Fiaccola e le Nautilus, e tre dei quali sono firmati da Giuseppe Aiello[34].

Concludo con un cenno alla “Tipografia Il Seme”, poi diventata “Cooperativa tipolitografica” che dagli anni Settanta ha stampato svariate riviste e libri di editrici anarchiche e libertarie[35], oltre ad aver dato alle stampe anche una decina di titoli “in proprio”. Per quanto riguarda il circuito della distribuzione ricordo la cooperativa “Diest Distribuzioni”, nata nel 1987 a Torino, distribuisce testi di diverse micro-imprese editoriali tra cui quelle di diverse sigle libertarie.

 

2.2.1) Franco Leggio: il progressivo avvicinamento all’anarchismo, le scintille e la fiamma dell’anarchia

Franco Leggio nasce a Ragusa nel 1921 ed era un anarchico antiorganizzatore “non dogmatico”[36]. Nei suoi ottantacinque anni di vita da attivista instancabile, in un primo momento da “generico” antifascista con tendenze e influenze comuniste “eretiche” e poi, da protagonista a pieno titolo nel movimento anarchico, ha dato vita e partecipato a numerose lotte ed iniziative editoriali, tenendo sempre accesa “la fiaccola dell’anarchia” e attraversando periodi ed eventi cruciali della storia europea e dell’anarchismo italiano.

Da giovane insieme ad altri ragusani frequenta una bottega dove si riuniscono vari antifascisti, in particolari giovani operai, artigiani e minatori. Con alcuni di questi forma un gruppetto rivoluzionario chiamato “I senza paura”. Nel 1937 suo padre muore e trova impiego come minatore. In questo periodo sente parlare per le prime volte dell’anarchismo leggendo un articolo che tratta del supporto delle camice nere in Spagna: i toni negativi con cui vengono descritti gli anarchici sulle pubblicazioni filofasciste provocano in lui un effetto contrario, finendo per suscitare il suo interesse e avviando la fase “embrionale” del suo anarchismo, l’inizio della maturazione della sua coscienza politica. Intanto, sempre con giovani del luogo, si “infiltra” nel campeggio “Dux” romano attuando le sue prime “azioni”: una nell’ambito lavorativo della miniera, boicottando la produzione tramite l’assenza determinata dal viaggio a Roma; un’altra con una lettera di protesta per l’abolizione del licenziamento automatico quando si raggiungeva il diciottesimo anno di età, e infine uno sciopero della fame per una questione interna al campeggio[37]. Il 1939 è l’anno del battesimo del fuoco: a causa di volantini scritti a mano, siglati “Antifascismo rivoluzionario di Ragusa”, il gruppo dei giovani antifascisti finisce sotto l’attenzione della polizia e dei loro datori di lavoro, che gli complicano la vita. Viene messo sotto pressione, stretto tra due fuochi, al punto che preferisce arruolarsi nella Marina. Poi si ammala e tra diverse peripezie, trasferimenti, punizioni e nuove pressioni, giunge a minacciare il suicidio per farsi inviare in zona di guerra (dove rimarrà fino all’armistizio di Cassibile sulla nave da guerra “Calliope”). Ricoverato in vari ospedali militari giunge di nuovo in Sicilia, diserta e, ricercato, arriva a Ragusa dove si fa ricoverare in un sanatorio[38]: è l’inizio di una storia di migrazioni e periodici ritorni nella città natia. In questi anni, tra letture e contatti con comunisti “eretici” ed esponenti libertari, si va consolidando il passaggio suo, e dei suoi compagni, dalle tendenze comuniste venate di antiautoritarismo all’anarchismo. Siamo nel biennio dei cosiddetti moti antimilitaristi del “non si parte”[39]: le suore e i degenti del sanatorio lo “coprono”, affermando che non si era mosso da lì, mentre invece aveva partecipato attivamente alla rivolta popolare[40]. Successivamente viene scoperto a seguito di una delazione e condannato a sedici mesi, scontandone solo dodici grazie all’amnistia concessa dopo il referendum del 1946. L’occasione dei moti ha rappresentato il periodo in cui fa partire il primo lampo, l’innesco della metaforica fiaccola che manterrà sempre accesa: veniva redatto insieme ad altri suoi compagni “La scintilla darà la fiamma”, un nuovo opuscolo manoscritto con un titolo <<contaminato da reminiscenze leniniste>>. Lo scritto, diffuso tra muratori, minatori, braccianti, pazienti del sanatorio e attivisti ragusani, oltre a incitare alla rivolta cerca di creare una certa coesione con tutta la sinistra ragusana[41]. Esce di prigione nel 1946 e insieme ad altri del “non si parte” dà vita al gruppo anarchico “La Fiaccola” (che aderisce alla FAI e anche all’ “Intesa Anarchica Siciliana”) e al quale aderisce anche Maria Occhipinti (nota per aver bloccato un automezzo durante la rivolta mentre era incinta) dopo il suo rifiuto di restare nel PCI. La stessa fa avvicinare anche altre donne tra le quali Carmelina Rinina, futura sposa di Leggio con rito civile. Con un anarchico di una generazione più anziano di lui, Giuseppe Alticozzi, fonda la FASSO (Federazione Anarchica della Sicilia Sud Orientale che aderirà alla FAI fino al 1949), oltre a svolgere varie azioni di propaganda[42]. Ritorna a lavorare in miniera dove nel 1949 ingaggia una lotta contro il licenziamento di duecento colleghi che, per le proteste (attuate tramite sciopero, occupazione e autogestione delle miniere e con annessi scontri con i proprietari, la Camera del Lavoro e il PCI[43]), verranno ridotti a quaranta. Inizialmente Leggio non è tra quei quaranta ma il licenziamento arriva anche per lui: attua allora uno sciopero alla rovescia per un mese, lavorando senza stipendio e rifiutando una buonuscita proposta per farlo desistere. Lascia quindi Ragusa alla volta di Napoli: in questo periodo si separa dalla moglie che, sotto pressione dei familiari, aveva fatto battezzare i figli a sua insaputa. Continua a spostarsi a Bari, Foggia, Genova, Livorno, Milano e poi in Francia, vivendo dei più disparati lavori, mantenendo contatti con la Sicilia e partecipando anche ad iniziative editoriali come “Conoscersi e comprendersi”, “Ribellione” e “L’agitazione del Sud”, del quale è responsabile per i primi numeri[44]. Partecipa poi anche alla lotta antifranchista spagnola, scampando tra l’altro all’attentato in cui morirà Josep Lluìs Facerias nel 1957[45]. Nel 1960 è di nuovo a Ragusa, fonda “La Fiaccola” e diventa una guida carismatica per la nuova generazione di anarchici, assumendosi anche la colpa per le denunce al posto loro ed evitando di creare scandalo e problemi nelle loro famiglie “perbeniste”.

Particolarmente impegnato sui temi della religione e della lotta anticlericale, subisce vari processi e condanne per reati come vilipendio alla religione e a capo di stato estero (il Papa) tra gli anni Sessanta e Settanta, avendo pubblicato opuscoli anticlericali come “La peste religiosa”, “Chiesa e impostura”, “Dio non esiste” oppure “Gesù non è mai esistito” [46]. Altre iniziative editoriali si concretizzano nella creazione della rivista “Anarchismo” (con la quale sarà unito fino alla fine degli anni Settanta) e la fondazione della libreria “l’Underground” a Catania e “Zuleima” a Ragusa, oltre al contributo fornito per “Sicilia Libertaria”, divenuto mensile. Durante la rivolta di Comiso subisce quello che i suoi compagni definiscono un arresto a orologeria, in quanto dovuto a un fatto diverso dall’opposizione alla base missilistica: nel 1983 si trova in carcere per la sua presa di posizione a favore di Giovanni Marini, salernitano che ferì a morte un militante fascista durante una colluttazione. Nel 1986 viene minacciato di essere sottoposto a perizia psichiatrica, dato che aveva attaccato epistolarmente vari magistrati, minaccia che non si concretizza anche per la solidarietà del resto della penisola[47]. Dopo vari problemi di salute, pur non abbandonando mai del tutto l’attività politica ed editoriale, morirà esattamente trentasette anni dopo Giuseppe Pinelli.

Oggi le edizioni de La Fiaccola e la sua filiazione editoriale, Sicilia Punto L, sono portante avanti dall’omonima associazione culturale che edita anche il mensile “Sicilia Libertaria”, diretto da Giuseppe Gurrieri (detto Pippo) e animatore delle due sigle editoriali.

2.3) “Autoprodunzioni” e sigle editoriali “informali”

Uno dei predecessori delle autoproduzioni libertarie di oggi, insieme ai fogli scritti a mano[48] e con il carbone se mancava l’inchiostro, è stato il torinese Luigi Assandri, “l’anarchico col ciclostile”, come è definito nel libro dell’attivista Tobia Imperato per le autoproduzioni “Nautilus”: anarcosindacalista, dopo aver partecipato alla Resistenza entra brevemente in polizia per poi uscirne dopo breve tempo e trovando impiego presso la FIAT. Armato di ciclostile e fotocopiatrice passa il tempo libero diffondendo le idee anarchiche anche con la parola e anche con i “nemici” comunisti e fascisti, oltre a collaborare all’edizione di riviste e libri: il suo è un attivismo “dal basso”, interrotto solo dal dolore per la morte della compagna Adele. Comunque non smette di professarsi anarchico e dona la sua biblioteca all’ “Anarkiviu Tommaso Serra”[49].

Tra le svariate sigle “autoprodotte” un posto di rilevo lo occupano le “autoproduzioni Nautilus”, “eredi”[50] del “Centro di Documentazione Anarchica”, nato nel 1976 a Torino e poi spostatosi a Roma nel 1981, dove ha condiviso lo spazio fisico e i progetti del “Collettivo anarchico di via dei Campani” a San Lorenzo e della Libreria “Anomalia”[51]. Sempre nel 1981 è nato il progetto Nautilus, sintetizzabile dai fautori dell’omonimo collettivo con la massima: <<Un’attività tendenzialmente “altra” e istintivamente “contro”>>. Attività che si sforza <<di rifuggire le leggi del mercato e dello Stato: nessuna remunerazione per qualunque tipo di attività manuale o intellettuale che sia, nessun copyright, nessun notaio o contratto, sostituiti da gratuità, mutuo appoggio, complicità e piacere. Abbiamo condiviso vita, sogni e avventure con donne e uomini di gruppi anarchici, centri occupati, collettivi postsituazionisti, punk, antiproibizionisti, neopsichedelici, primitivisti e tutti coloro che hanno avuto e hanno voglia di accompagnarci nel nostro viaggio. Con loro abbiamo editato libri e riviste, e poi fatto manifesti, video, dischi, feste, convegni, conferenze, presentazioni, lotte>>. Dei quasi quaranta titoli (molti esauriti) nel loro catalogo[52] una parte consistente è rappresentata da riviste[53], cd musicali e videocassette. I temi maggiormente trattati nei loro “auto”-prodotti sono quelli dell’ecologia “radicale”, della tecnologia, dell’urbanistica, dell’arte situazionista , delle droghe e del movimento psichedelico, ma si trovano anche titoli a dir poco inusuali come una guida al suicidio.

Tra gli autori più noti e “sovversivi” ci sono Horst Fantazzini (noto come il “ladro gentiluomo” citato in questa tesi nel paragrafo che parla delle edizioni Anarchismo), il no-tav Marco Camenisch, il terrorista-primitivista statunitense Kaczynski (il primo “Unabomber”), il primitivista John Zerzan e Hakim Bey (alias Peter Lamborn Wilson) noto per il concetto di Temporary Autonomous Zone (abbreviato in TAZ, ossia di luoghi e momenti usati per evadere il controllo sociale e statale). Vi figurano ovviamente anche autori “emergenti” o comunque della “nicchia” anarchica come Carmine Mangone e Giuseppe Aiello. Pochi i testi dedicati all’anarchismo e ai militanti del movimento in senso stretto, come quello sul citato Assandri (l’anarchico col ciclostile); un testo di un anonimo combattente della “Columna de Hierro” nella rivoluzione anarchica spagnola; “Anarchia e futurismo” con gli scritti dei “futuristi di sinistra” Gian Pietro Lucini e Renzo Provinciali, e un’intervista a Silvano Pelissero, la cui vicenda è connessa a quella di “Sole e Baleno” (e che menziono fra poche righe).

Poi ci sono i cinque titoli delle “autoproduzioni Fenix”, legati alle omonime occupazioni torinesi e promossi sul loro sito[54]: una traduzione dal francese di un libro del dadaista Ribemont Dessaignes[55]; un altro testo è firmato dal regista e saggista marsigliese Alèssi Dell’Umbria riguardante le rivolte del 2005 nelle banlieue parigine, “Il rogo della rivolta”[56]; un pamphlet su Max Stirner di Mario Frisetti (che è anche uno dei traduttori del primo titolo citato); una traduzione di un libro dello storico iberico e combattente nella “Columna de Hierro” Abel Paz; e infine “Le scarpe dei suicidi”, dedicato alle tragiche vicende connesse alla morte dei due anarchici “Sole e Baleno” e all’arresto del loro compagno Silvano Pelissero (dei quali parlo più avanti, connettendo la tragica vicenda a un trafiletto del foglio “Vetriolo”), firmato dal militane no-tav e anarchico Tobia Imperato[57].

Un’altra editrice informale con un ambizioso progetto editoriale è “Cirtide”. Sul sito (online almeno dal 2017) di questa sigla (che potrebbe anche rientrare nella categoria delle “insurrezionali” per certi versi) non si trovano informazioni sugli autori del progetto, aperto a chiunque ne condivida <<le linee editoriali>>. Riguardo alla sua natura e agli obiettivi invece se ne parla nel post introduttivo risalente al 2014: in primis si vogliono diffondere dei testi di difficile reperibilità in quanto datati e anche <<perché non congeniali alla grande distribuzione editoriale>>, distribuendoli a prezzi accessibili per tutti (anche se mi risulta che questi libri non si vendano online e quindi desumo che si vendano in circuiti informali o comunque limitati) oltre che a renderli accessibili a tutti sul web[58]. Caratteristica principale e ambiziosa dei circa dieci libri prodotti è quella di unire più pubblicazioni in una volta sola, in modo da creare un percorso di lettura e quindi <<Non più volumi che parlano a se stessi, in maniera imperativa al lettore, ma autori che parlano ad altri autori, che contraddicono o proseguono il ragionamento del precedente, e preparano alle tesi del successivo, confrontandosi con un lettore che ha il compito (che diventa anche un dovere) di individuare all’interno delle differenti chiavi di lettura quella che trova più interessante e fondata>>. Si invita dunque il lettore e a essere parte attiva anche inviando commenti, opinioni e critiche e a mettere in moto un meccanismo di scrittura collettiva. Il materiale inviato <<verrà poi pubblicato, sotto pseudonimo, nella successiva edizione, o, in caso di grandi quantità di materiale, magari generatesi a causa di dibattiti partecipati da diverse persone, verrà raccolto in un volume apposito di riflessioni riguardanti un particola percorso o testo. Lo pseudonimo, oltre che per un evidente motivo di riservatezza, serve ad aumentare la separazione tra contenuto e nome dell’autore di tale contributo>>[59] con l’obiettivo di creare un dibattito sia all’interno che all’esterno del movimento anarchico, dibattito che, di pari passo con la lettura, deve distinguersi dalle logiche che mirano a comunicare “istantaneamente” e troppo rapidamente come può essere quello dei social network. Quindi anche per la lettura, diversamente da <<quella delle grandi case editrici generaliste>> si vuole eliminare << l’ansia del quantitativo. Quante pagine, quanto manca, quanto ho letto, leggo piano, leggo veloce. No, niente di tutto ciò. Basta togliere il numero di pagina e imparare di nuovo a fare le orecchie, o usare un segnalibro>>. Siccome poi non si vuole influenzare il lettore e dato che le opinioni personali sono <<sicuramente errate alla luce di una differente interpretazione individuale>> l’introduzione viene spostata alla fine del volume[60]. La nota introduttiva del progetto si chiude con l’affermazione di non riconoscere e condividere <<copyright e la proprietà intellettuale, come altre proprietà, d’altronde. Alla mercificazione delle idee, alla loro interscambiabilità su base economica (un libro di ricette culinarie basato su una serie televisiva di successo, non ha lo stesso valore di un libro di filosofia, anche se potrebbero avere lo stesso prezzo) noi abbiamo trovato questo modo di rispondere e contrattaccare. Piuttosto che comprare un idea, è meglio rubarla alla Feltrinelli.>>.

I contenuti vanno dalla narrativa alla saggistica: per esempio ci sono opere di Tolstoj, Pirandello, e John Osborne, i saggi “insurrezionali” di Bonanno e i contenuti del sito “Finimondo”, quelli storici, filosofici e politici firmati da Marx, Kropotkin e Foucault…  E ancora si tratta di argomenti come l’antipsichiatria, l’antimilitarismo, l’istruzione e la questione carceraria con testi come l’opuscolo-guida della “Rete Evasioni”, per chi si dovesse trovare in carcere, oppure un rapporto della NATO del 2003 in cui si immaginavano scenari di guerriglia urbana nel 2020.

2.4) Editrici e autoproduzioni dell’area insurrezionale: tra associazioni culturali, sigle editoriali informali e sedicenti.

Il proselitismo della cosiddetta area anarco-insurrezionale, così come quello del resto della “galassia”, ha sempre avuto i suoi organi di comunicazione, dai tempi dei primi editori che andavano sostituendo la figura del “libraio-stampatore” fino all’epoca dei blog, che danno “virtualmente” (in senso letterale e figurato) la possibilità a chiunque di diventare istantaneamente un “editore-stampatore” in proprio (e altrettanto “virtualmente” sconosciuto oppure, più realisticamente, conosciuto tra il pubblico di nicchia, già avviato verso la radicalizzazione).  La pubblicistica degli “insurrezionali” è <<ben diffusa, per lo più clandestina, ma affiorante nelle affissioni murali e nelle iniziative pubbliche>> oltre che in rete, e i toni usati sono <<spesso aspri, istigativi e volutamente eversivi>>[61]. Nel linguaggio prevalgono <<le forme ironico-sarcastiche, fino al macabro, e talvolta anche poetiche>>[62] mentre l’aspetto iconografico presenta <<disegni che vanno dallo stile liberty al cubismo, spesso utilizzando azioni di rivolta o di guerriglia urbana>>[63].

Gli scopi di tali pubblicazioni sono orientati dalla militanza e quindi dedicate principalmente alla diffusione teorica e alla <<propaganda di “azioni dirette” al fine di generare emulazione e fornire spunti, anche di carattere “tecnico”>>[64]. Si trovano quindi manuali e guide per condurre azioni di sabotaggio, per fabbricare esplodenti, per tecniche di crittazione informatiche, per evitare e aggirare controlli e indagini e anche trattazioni più complete, che forniscono concetti base di tecniche militari legate alla guerriglia e al comportamento da tenere in occasioni di interrogatori, latitanza e carcerazioni[65]. In più è da considerare l’uso delle pubblicazioni come <<strumento di collegamento e di informazione, dando conto di iniziative, lotte, situazioni specifiche>>[66], come avveniva con le notizie di “Cronaca Sovversiva” sulle lotte in America e come avviene tutt’oggi con gli annunci di iniziative, manifestazioni e le corrispondenze dal carcere dei militanti detenuti. Inoltre le stesse pubblicazioni possono essere usate dalle forze dell’ordine per profilare aspiranti terroristi (com’è accaduto con l’ “esplosivo” pamphlet “La salute è in voi”[67]).

Ovviamente il fattore trainante della militanza non esclude che anche le pubblicazioni degli “insorgenti” (o aspiranti tali) possano avere un fine economico e quindi anche una micro-struttura imprenditoriale ed editoriale, finalizzata all’approvvigionamento di risorse per portare avanti “la lotta” e magari anche per puro tornaconto personale. La distribuzione avviene di solito su richiesta diretta delle copie di un testo via mail, tramite le fiere “indipendenti”, sui banchetti installati agli eventi nei centri sociali e di documentazione, attraverso le modeste librerie specializzate e i siti web[68] in cui si trovano gratuitamente le versioni scaricabili oppure con un prezzo consigliato e segnalato al potenziale acquirente. Alcuni libri vengono venduti anche su siti di e-commerce, come nel caso del “libro-rarità” di Bonanno, di cui si parla nelle prossime righe.

A proposito dello status legale dei testi l’aspetto principale riguarda il contenuto, che si può concretizzare in espliciti inviti a insorgere oppure da rivendicazioni dirette o indirette. A volte è “camuffato” come <<innocuo e invece nella sostanza interna racchiudono argomenti, temi, incitazioni all’illegalità>>[69].

Sono anche da considerare gli aspetti burocratici e fiscali, come l’obbligo di registrazione dei periodici e il pagamento delle tasse. Questo tipo di problemi può essere soddisfatto, evitato o aggirato registrando vari “fogli” come supplemento di un’unica testata, costituendo delle associazioni senza scopo di lucro e ovviamente non rilasciando o truccando le ricevute di quanto venduto.

Infine, una parte consistente dei testi riprodotti tra le pagine virtuali e cartacee delle frange insurrezionali è formata da scritti di figure storiche dell’anarchismo scomparse da tempo, e dunque per molti di questi i diritti d’autore sono scaduti. Il “saccheggio” editoriale di opere datate assume quindi anche una funzione storiografica, soprattutto per quei testi che per la prima volta vengono pubblicati, tradotti in italiano o digitalizzati e messi online.

2.5) Le edizioni Anarchismo: la felicità “armata” di Alfredo Maria Bonanno, tra propaganda del fatto ed editoriale

Il principale teorico e sostenitore dell’insurrezionalismo anarchico contemporaneo in Italia (e noto anche all’estero) è sicuramente Alfredo Maria Bonnanno. Catanese, classe 1937, due lauree (una in filosofia e l’altra in economia con tesi rispettivamente su Stirner e sul pensiero economico degli antichi[70]) dopo essere stato, almeno formalmente, dalla parte dei “padroni”, in qualità di cassiere di banca prima e poi di dirigente industriale. Come spiega lui stesso, è passato “dall’altra parte della barricata”[71] per una questione etica. Nel 1969, secondo fonti degli uffici della polizia[72], è iscritto alla sezione giovanile della FAI.

Il suo primo libro, “La Gioia Armata”[73], gli vale una condanna a più di un anno per propaganda sovversiva nel 1979, la seconda della sua vita per questioni di propaganda. Il libro è stato pubblicato da collettivi di varie parti del globo e tradotto in almeno otto lingue (per esempio la versione inglese è pubblicata a nome della sigla “Elephant editions” e se ne trova anche una versione come audiobook su Youtube). Disponibile sia gratis online che rilegato a pagamento, come quasi tutti gli altri titoli e i prodotti dell’editore catanese, le copie originali sono diventate quasi introvabili, oltre a quelle non originali e quindi ironicamente, doppiamente “clandestine”. Per questo è stato recensito da un sito specializzato in rarità librarie[74] e alcune copie, di diverse edizioni, vengono vendute online per un prezzo che oscilla tra i 50 e i 100 dollari. Secondo l’autore ne sarebbero state stampate centodiecimila copie. Nel 1972 riceve un’altra condanna a due anni di reclusione e quarantamila lire di ammenda per istigazione all’insurrezione armata, vilipendio della magistratura e produzione di notizie false e tendenziose, reati consumati tramite il numero unico “Sicilia Libertaria” del 1972, pubblicato a Catania[75].

Nel 1978 un altro “caso letterario” gli vale la minaccia di una denuncia da parte di Jean-Paul Sartre: Bonanno pubblica un testo dell’anarchico francese Joseph Déjacque, vissuto nell’ottocento e primo a usare il termine “libertario”, attribuendolo al più noto pensatore marxista. La provocazione è doppia: nei confronti di Sartre ma anche verso chi non ha gli strumenti culturali per capire che un testo del genere è incompatibile con il suo pensiero[76]. Poi, da quanto emerge e si evince dalle cronache giudiziarie, dopo un’operazione della Digos Bolognese nel 1980, sarà di nuovo in carcere a Bergamo fino al 1991 per una rapina in una gioielleria avvenuta alcuni anni prima[77].

Negli anni ottanta, secondo la ricostruzione degli inquirenti dell’operazione Scripta Manent, le tesi del Bonanno creano una spaccatura nel movimento <<che vedrà contrapporsi gli anarchici insurrezionalisti agli anarchici sociali che rimarranno fedeli alla linea della Federazione Anarchica Italiana>>[78].

2.5.1) Il catalogo: dal sabotaggio al caso “Il Ros è nudo”, passando per l’autodifesa al “Processo Marini”

Nel catalogo delle edizioni del prolifico scrittore catanese, finanziate anche dalle donazioni oltre che dall’acquisto dei vari volumi (che vengono anche digitalizzati periodicamente e resi disponibili gratuitamente) e attualmente con sede a Trento dove si è spostato nell’ultimo periodo della sua vita, si trovano circa centottanta titoli. Nella collana “Biblioteca di Anarchismo” si trovano circa venti titoli dei “classici” dell’anarchismo come Malatesta, Stirner e Kropotkin oltre a due titoli firmati dallo stesso editore sovversivo contemporaneo, i “Trattati delle inutilità”.

Sempre sul versante dei “classici” c’è la collana “opere complete di Bakunin” con otto titoli.

Ci sono poi le categorie “Fuori collana e riviste” (circa dieci titoli) “Opuscoli Provvisori” (più di novanta titoli) e “Pensiero e azione” (più di quaranta titoli) dove si trovano testi tradotti di altre realtà insurrezionali, trascrizioni di convegni, interventi e ovviamente i suoi scritti teorico-propagandistici, filosofici ed economici. Oltre a quello succitato se ne trova uno dedicato al cristianesimo delle origini e al passaggio “dalla condanna alla giustificazione della ricchezza”. Probabilmente quelli che suscitano maggiormente l’attenzione delle forze di polizia, oltre che degli insurrezionalisti dalle intense pulsioni distruttrici e vandaliche, sono quei testi che esaltano, rivendicano e spiegano come mettere in atto praticamente azioni di sabotaggio: per esempio nella raccolta di rivendicazioni, volantini e articoli con il titolo “Passeggiate al buio” si spiega, con tanto di illustrazioni e spiegazioni condite da un’ironia di dubbio gusto, come abbattere i tralicci della corrente elettrica (il titolo infatti allude al “buio” che seguirebbe l’abbattimento). Si trovano poi rivendicazioni anonime di azioni di sabotaggio contro aziende nucleari e di attentati esplosivi, oltre agli indirizzi di industrie, ditte, editori e uffici legate a questo indotto. Un’altra pubblicazione è la “ciceronica” autodifesa al cosiddetto processo Marini (dal nome del PM Antonio Marini)[79] durante il quale verrà condannato a sei anni e al pagamento di duemila euro di multa in Cassazione per propaganda ed apologia sovversiva (reato abrogato nel 2006), concorso in rapina aggravata e violazione della legge sulle armi, mentre è assolto dall’imputazione di aver promosso la banda armata eversiva pur essendone ritenuto l’ispiratore a livello ideologico. L’inchiesta riguarda un complesso e controverso caso giudiziario che, dipanandosi in diverse regioni italiane, arriva anche a travalicare i confini nazionali. La vicenda inizia come inchiesta nel 1994 mentre i fatti criminosi risalgono agli anni ottanta[80] e coinvolge personaggi della criminalità organizzata ed esponenti dell’area insurrezionale tra i quali il maggiormente noto è probabilmente il “ladro gentiluomo”, all’anagrafe Horst Fantazzini. Gli atti criminosi al centro dell’inchiesta spaziano dalla propaganda e banda armata eversiva ai sequestri di persona, violenza carnale e omicidio, passando per rapine, possesso di armi, strage e attentati esplosivi: le pene più pesanti saranno quelle inflitte al sequestratore sardo Francesco Porcu (carcere a vita), all’irredentista armeno Gregorian Garagin e all’americana Rose Ann Scrocco che, dopo circa tre lustri di latitanza, si consegnerà alle autorità olandesi e verrà estradata in Italia. Dei circa settanta indagati ne verranno condannati una decina.

Secondo i vari “media anarchici” (e in parte anche secondo l’avvocato Caterina Calia che non nega la propaganda e i reati commessi da anarchici e altri criminali ma, piuttosto, contesta la forma associativa sovversiva di banda armata, in quanto sarebbero state criminalizzate delle idee e non dei fatti concreti[81]) il caso sarebbe una montatura, per lo meno per quel che riguarda la componente antagonista, del Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri, già pianificata anni prima. Gli antagonisti riportano una dichiarazione anonima che appare nelle cronache e che sarebbe stata resa da appartenenti degli stessi ROS a proposito di un’altra vicenda riguardante il colonnello Michele Riccio: <<a volte esiste nel giudice, soprattutto nella polizia giudiziaria, una forzatura delle regole perché si vuole incastrare qualcuno che rompe le scatole. Ma non si ha la pazienza di attendere, di ottenere le prove che confermano i sospetti>>[82]. La prova principale della “montatura Marini” risiederebbe, secondo gli antagonisti, in un documento interno del Ros spedito anonimamente da Milano a “Radio Blackout” di Torino nel 1997, che verrà subito denunciato in questura e usato anche dagli avvocati degli accusati, oltre a essere pubblicato ed “editato” con le considerazioni dei militanti. Il titolo dato al documento e alla “contro-inchiesta” è “Il Ros è nudo”[83]: l’assunto principale è che la “pentita”, nonché testimone chiave, Mojdeh Namsetchi (fidanzata del complice del “ladro gentiluomo”) sarebbe stata istruita ad arte nel fornire dichiarazioni, al fine di collegare delle rapine ai sequestri di persona e specificando che questi atti servivano a finanziare gli anarchici alleati a vari criminali, principalmente dei sequestratori politicizzati sardi[84]. Il pamphlet è stato ripubblicato anche “clandestinamente”, dato che la sua pubblicazione era stata vietata, e coloro che si sono cimentati in questa sorta di inchiesta di controinformazione hanno prodotto anche una documentazione del processo (insieme a RadioRadicale che ne ha registrato le udienze). Alcuni anarchici sono stati inquisiti per la falsificazione dei documenti in esso contenuti, ma poi assolti[85]. Infatti la versione dei Carabinieri affermava la falsità del documento, falsità che secondo gli anarchici era invece smentita dai fatti e dalla precisione dei dettagli riportati. Forse potrebbe esserci una terza verità, una verità intermedia tra le due versioni: forse il documento contiene dati reali mescolati a falsità, ma questa è una supposizione di chi scrive e questi eventi meriterebbero un approfondimento … Sarebbe inoltre utile anche trattare la vicenda da una prospettiva giuridica e politica su particolari reati e, in questo caso specifico, sul confine tra i cosiddetti reati d’opinione e altri associativi, oppure sulla loro compresenza. In altre parole: se pure c’è stata una “montatura” alcuni fatti, menzionati qui, sembrano talmente evidenti da gridare da soli… Pure ammettendo che ci siano stati comportamenti scorretti da parte delle autorità statali è indubbio, lampante, che da sempre Bonanno abbia incitato a determinati atti insurrezionali e violenti e che, coerentemente alla sua linea intransigente, rivendicandoli più o meno a voce alta (forse a voce più “bassa” quando si trova davanti alla corte), questa condotta potrebbe costituire fattispecie di reato[86]. E infatti, tornando alla questione che interessa maggiormente in questa sede, ossia l’autodifesa nell’udienza del Bonanno da lui pubblicata[87] sostanzialmente consiste nel confutare l’accusa di banda armata. Lo fa riconducendo la sua attività a una mera istigazione della “massa” verso l’insurrezione in situazioni specifiche. A tal proposito usa come esempio la rivolta antimilitarista di Comiso e fa una digressione sul concetto stesso di massa. Altre divagazioni riguardano l’istigazione (il cui stesso concetto secondo lui non esiste) e l’apologia, per cui scomoda i padri della chiesa e afferma che ogni anarchico, per definizione, agisce senza un capo e quindi per sé e anzi, l’accusa di essere il “capo” dell’organizzazione è doppiamente infamante per un anarchico. Nell’udienza si arriva a trattare del testo “Nuove svolte del capitalismo” che, secondo l’accusa, rappresenta il fondamento dell’ORAI, abbreviazione di Organizzazione Rivoluzionaria Anarchica Insurrezionale. Organizzazione che si porrebbe in linea di continuità con un’altra sigla dell’anarchismo di fine anni settanta, “Azione Rivoluzionaria”. Bonanno precisa che il paragrafo dal titolo “organizzazione rivoluzionaria anarchica insurrezionale” è intitolato con le lettere minuscole: in sostanza si parlerebbe di un’organizzazione generica, non specifica, alla luce del sole. A conferma di ciò ci sarebbe il fatto che il testo contenente l’acronimo riporta la trascrizione di una conferenza pubblica in Grecia.

 

2.5.2) I gruppi di affinità e i nuclei di base

Uno dei concetti fondamentali di cui si disquisisce nel processo a proposito del testo appena citato è quello dei “gruppi di affinità”. Ne ha parlato anche lo scrittore Roberto Saviano[88] a proposito di alcuni attentati di matrice fondamentalista islamica: lo scrittore-giornalista spiega che da giovane leggeva i testi delle edizioni Anarchismo e parla del concetto di “affinità informale”. Si fa l’esempio di terroristi che agiscono da “cani sciolti” e la cui formazione ideologica avviene prevalentemente su generici siti online. Questi, imbracciando un fucile o brandendo una lama, al grido di Allahu akbar, mettono in atto attentati che poi vengono fatti propri da entità come l’ISIS, anche se non ci sono contatti personali, telematici o fisici tra loro e gli attentatori. Saviano però dimentica un aspetto fondamentale della teoria di Bonanno, ossia che l’affinità non è solo quella generica, ideologica, un po’ come una sorta di franchising del terrorismo: l’affinità si costituisce in primis con compagni che si conoscono fisicamente, in una maniera intimamente rivoluzionaria, sviluppando in sinergia conoscenze teoriche e strategie militari, in linea di massima su una base territoriale circoscritta[89]. Questi gruppi possono poi andare a <<contribuire alla costituzione di nuclei di base. Lo scopo di queste strutture è quello di sostituire, nell’ambito delle lotte intermedie, le vecchie organizzazioni sindacaliste di resistenza, anche quelle che insistono nell’ideologia anarcosindacalista. L’ambito d’azione dei nuclei di base è costituito quindi dalle fabbriche, per quel che di queste rimane, dai quartieri, dalle scuole, dai ghetti sociali e da tutte quelle situazioni in cui si materializza l’esclusione di classe, la separazione tra esclusi e inclusi. Ogni nucleo di base viene costituito quasi sempre dall’azione propulsiva degli anarchici insurrezionalisti, ma non è formato soltanto da anarchici. Nella sua gestione assembleare gli anarchici devono sviluppare al massimo il loro compito propulsivo contro gli obiettivi del nemico di classe. Diversi nuclei di base possono costituire coordinamenti col medesimo scopo, dandosi strutture organizzative più specifiche, ma sempre fondate sui princìpi della conflittualità permanente, dell’autogestione e dell’attacco>>[90].

2.5.3) Dal carteggio con Bertoli all’ultima rapina in Grecia, passando per “La Fiaccola”

La corrispondenza con Gianfranco Bertoli, pubblicata in apposito volume[91], oltre all’amicizia “anomala”[92] col responsabile dell’attentato alla questura di Milano nel 1973, è anche utile per ricostruire i rapporti dei due con Franco Leggio, fondatore e animatore de “La Fiaccola”.

Bertoli è accusato da questi di essere un “missino”. Bonanno invece spiega di aver collaborato con la casa editrice ragusana[93] ma poi <<per mille aspetti la mia collaborazione con lui non è andata al di là del 1977, quando si è fermata per divergenze di svariatissimo tipo, chiudendosi poi definitivamente a Comiso, nel 1983, di fronte a quello che io definisco un grave errore rivoluzionario commesso da lui, in quella situazione, insieme a pochi altri compagni, errore che ha contributo a limitare quella esperienza>>.

Nel 2009 Bonanno viene tratto ancora in arresto in Grecia per una rapina in Grecia, insieme a un suo compagno greco che era stato attivo anche in Italia: verrà condannato a quattro anni ma ne sconterà solo due avendo superato i settanta anni.

Concludendo, sulle imprese “guerrigliere-insurrezionali” e “propagandistiche-editoriali” del “padre” (e per le ultimissime generazioni “il nonno”) di molti insurrezionalisti italiani e d’oltreconfine, credo ci siano almeno due differenze nella concezione della violenza e nella strategia con gli esponenti “tricolori” della FAI-FRI, e un tratto in comune (che essenzialmente non è teoreticamente anarchico). La prima divergenza riguarda il fatto che, pur condividendo e propagandando “il fatto” violento e rivoluzionario, Bonanno non sembra abbandonarsi alla pura retorica ed estetica della violenza che caratterizza la maggior parte dei testi insurrezionali più recenti (e che è comunque presente nei suoi scritti, anche se in maniera minore), infatti in un incontro del 2015, a proposito dei disordini causati da alcuni ”black bloc” a Milano, rispondendo alle domande del pubblico affermava: <<Nella mia vita non ho mai incontrato un compagno che conoscesse la piantina di una città. Bisogna conoscere il territorio. Gli obiettivi civili e militari vulnerabili. Ma non bisogna chiamare ‘vittoria’ la morte di un poliziotto né di nessun altro. Il sangue porta solo lacrime. Noi vogliamo distruggere il potere, non le persone. Ma bisogna essere preparati. Prendete il primo maggio contro Expo, dove qualcuno si è fatto i muscoli, dandosi a semplice ‘sport rivoluzionario’. O le grandi manifestazioni ad Atene (…) Noi non siamo quelli che tentano la presa del Palazzo d’Inverno, queste cose lasciamole ad altri. (…) una cosa è utile, e te lo dice un ex galeotto a cui le pistole fanno schifo: sapere dove sono piazzate le banche è importante. Lì ci sono i soldi. E i soldi non fanno schifo se vengono utilizzati per la causa rivoluzionaria>>[94]; in più si consideri che secondo gli inquirenti dell’operazione Scripta Manent, gli appartenenti alla FAI-FRI (nello specifico la coppia Cospito e Beniamino) in una rivendicazione pubblicata sul foglio “KNO3” in occasione dell’attentato del 2006 alla Scuola Allievi Carabinieri di Fossano si distaccavano dall’ <<esaltazione delle ribellioni spontanee che permeava buona parte dei testi all’epoca diffusi dal circuito del Passamani [un anarchico torinese che sarebbe il delfino di Bonanno[95]] e dagli ambienti del c.d. “insurrezionalismo ortodosso” facenti capo ad Alfredo Maria Bonanno>>[96]. Due anni dopo, tra le pagine del primo numero di “Senza Titolo” arriva la presa di posizione del Bonanno che, spiegano gli investigatori, da tempo era rimasto in silenzio nel dialogo dell’area insurrezionale, prendendo posizione contro il lottarmatismo di marca leninista in quanto non legittimato dalla “massa”, e dichiarando: <<Una bottiglia molotov, di per sé, è solo una bottiglia piena per tre quarti di benzina o altro liquido infiammabile, con uno straccio imbevuto, ecc.,ecc., non fa un rivoluzionario neanche con tutta la buona volontà di questo mondo. Mitizzarla è, ancora una volta, cadere negli equivoci dell‘armamento che ci hanno accompagnato per quarant‘anni. Basta>>[97]. L’altra differenza con altri militanti sul piano strategico, è il fatto che il Bonanno non sembra nascondersi dietro uno pseudonimo nelle sue pubblicazioni e sembra rendere quanto più possibile manifesta la sua intenzione rivoluzionaria “gioiosa” e violenta (tutt’al più mascherandola con certe teorie e digressioni giuridiche e filosofiche quando si trova in veste di imputato, come si è accennato su): forse è una strategia comunicativa che, probabilmente in particolare nei primi anni della sua militanza e nell’atmosfera delle esperienze come quella della lotta antimilitarista a Comiso, derivava dalla convinzione che la rivoluzione era vicina se non imminente, o quantomeno a portata di mano, oltre alla volontà di metterci la firma sotto quelle idee di rivolta. Non è un caso che l’esponente dell’area dei GAF, Amedeo Bertolo, lo ha definito sarcasticamente “l’Apocalittico”.

Del resto, coerentemente alla dottrina anarchica (almeno su questo punto, non sull’imposizione violenta di visioni del mondo spacciate sbrigativamente come liberatrici che personalmente non considero teoreticamente libertarie) e come esprime rispondendo alla giovane che gli chiedeva consigli sull’agire concretamente, diceva: <<Non ho la verità in tasca, altrimenti non sarei un anarchico. Le mie sono ipotesi. Tentativi a volte vittoriosi, a volte perdenti. A Comiso, nei primi anni Ottanta, arrivarono seicento anarchici per dire no all’installazione dei missili nella base statunitense. Perché non dovevo sognare di distruggere quella base? Perché non dovevo sognare che da Comiso scoppiasse un’insurrezione che si allargasse in tutta la Sicilia e poi in tutta Italia? Questa è la bellezza dell’anarchia>>[98]. E parlando di principi anarchici e libertari arriviamo a quello che penso sia in comune con gli altri anarchici insurrezionalisti, ossia la teoria e l’esercizio di una pratica avanguardista: pur rifiutando le gerarchie e la struttura del “lottarmatismo di professione”, la persuasione del popolo a rivoltarsi tramite l’innesco a macchia di leopardo di rivolte e violenze varie, rappresenta intrinsecamente un’altra versione di avanguardismo militare (a mio dire), anche se si considera distinto da quello marxista-leninista o fascista. Con questi tipi di avanguardismo condivide un assunto etico sulla legittimità della violenza come strumento di offesa, mascherato in alcuni contesti come legittima difesa. Forse si dovrebbe quindi discutere di quando l’uso della violenza è accettabile o meno, di quando il confine della legittima difesa sfocia nell’attacco arbitrario...

 

2.6) Le “editziones” dell’Arkiviu-bibrioteka “Tommaso Serra” e “Anarkiviu”

Convinto sostenitore delle teorie di Bonanno e con lui promotore della creazione di una “Internazionale Antiautoritaria Insurrezionalista”, fin dai tempi della scissione degli insurrezionali “duri e puri” dal resto della FAI, è Costantino Cavalleri[99]. Da circa quattro decenni è anche il promotore dell’archivio-biblioteca ideato inizialmente da Tommaso Serra[100], figura storica del movimento, da cui il nome dell’ “Arkiviu-bibrioteka” di Guasila, in provincia di Cagliari. Cavalleri sarebbe anche il leader dell’area insurrezionale anarchica sarda, a sua volta collegata all’Eta, al separatismo corso e ai “compagni” greci[101]. Il progetto archivistico, bibliografico ed editoriale è portato avanti dall’associazione culturale omonima (Associazione culturale Arkiviu bibrioteka “Tamasu Serra”), e la biblioteca è parte del Sistema Bibliotecario Nazionale[102].

Tra i circa settanta titoli nel catalogo spicca l’interesse per i movimenti indipendentisti e irredentisti, per il lottarmatismo, l’anarchismo e il banditismo (in particolare con un’attenzione maggiore agli eventi riguardanti la Sardegna) oltre che per Stirner e per i propagandisti col fatto “classici”.

Oltre ai libri si pubblicano anche vari “fogli” regolarmente registrati come supplementi del bollettino “Anarkiviu” (almeno una decina all’incirca), tra cui i più noti sono stati “Cane nero” e “Nihil”, e in più si trovano giornali di spazi libertari di altre regioni italiane.

Infine è da notare che una società a responsabilità limitata di Catania, “Underground”, e un’omonima libreria della stesa città hanno stampato in passato almeno un’opera delle edizioni Anarchismo[103] e il “bulhitunu” dell’archivio Serra, ossia Anarkiviu.

2.7) Altre sigle editoriali “informali-insurrezionali” e i “link” del ginepraio nichilista

2.7.1) I tipi delle “Gratis”

Come spiegano gli <<individui la cui sola aspirazione è contrastare l’imperante conformismo ambientale>> che animano le edizioni “Gratis”, il progetto inizia nel 1993 <<e dopo un lungo letargo, ha rinnovato il suo catalogo nel 2006>>. Nonostante il nome, i loro volumi vengono venduti a prezzi che oscillano tra i tre e i quindici euro. Nel catalogo predomina l’interesse verso l’area insurrezionale, individualista, illegalista e antiorganizzatrice che traspare dalla loro presentazione: <<la storia è piena di individui privi di conforto ma pieni di speranza, in preda ai propri incubi ma trafitti nella carne dai propri sogni, insensibili alle opinioni ma bruciati dalle idee. Percorrendo i vasi comunicanti del sogno e dell’azione, è possibile imbattersi in un’allegra compagnia di fuorilegge del pensiero e di visionari dell’azione: ribelli amanti della filosofia, poeti vandali, rivoluzionari romantici, critici d’arte dinamitardi... Al di là delle profonde differenze che possono intercorrere fra le loro vite ed esperienze, sono tutti accomunati da una sete di assoluto, da una fiducia in un’immaginazione intatta, dall’orrore per tutto ciò che è istituzionalizzato>>. L’interesse per queste “individualità”, descritte con tinte che richiamano l’epopea della retorica totalitarista, si palesa nel catalogo, dove si trovano le poesie di Renzo Novatore, alias Abele Ricieri Ferrari[104], <<anarchico, teppista, ladro, disertore, rapinatore, assaltatore di polveriere, incendiario, dinamitardo di ogni autorità, morto in un conflitto a fuoco con i carabinieri (…) che sui fogli sovversivi dell’epoca destinati all’utile propaganda si ostinava a spargere i suoi inutili versi, scontrandosi con l’incomprensione di un movimento immerso nella politica. Non era un militante che ricorreva anche alla letteratura, né un artista che non disdegnava l’impegno politico. Era un anarchico individualista che sognava ad occhi aperti ed agiva a mano armata, senza separazioni. Novatore non era pedagogico, era immaginifico>>[105]. Toni vagamente epici vengono usati anche per descrivere Giuseppe Ciancabilla, principale esponente dei cosiddetti antiorganizzatori (di cui si parla più avanti in questa tesi a proposito dei “galleanisti” e che ho già citato in merito a “La Questione sociale” di Paterson) e del quale i “tipi” delle Gratis pubblicano “Un colpo di lima” (che allude all’arma rudimentale usata per ammazzare la principessa “Sissi”) e “Viva Bresci!”: <<Giuseppe Ciancabilla è stato una meteora. Dal 1897 al 1904, ha attraversato paesi, battaglie, passioni, idee. La forza propulsiva del suo eretismo non era alimentata da un comodo confusionismo, ma da una sete inestinguibile di assoluto, da una esigenza di chiarezza, da una sincerità totale. Se il suo passaggio è stato in grado di mutare il panorama anarchico, se la scia di luce lasciata dietro di sé ha avuto la forza di irradiarsi nell’ambiente circostante e i suoi riflessi arrivano fino ai giorni nostri, il suo nome ha tuttavia continuato ad essere misconosciuto, talvolta esecrato da chi non gli ha mai perdonato d’essere stato il primo a dare spessore e respiro ad una prospettiva rivoluzionaria capace di fare a meno delle sirene dell’Organizzazione, della logica quantitativa, di ogni tatticismo e calcolo politici>>[106].

Oltre ai testi di esponenti dell’anarchismo italiano nel variegato catalogo di circa trenta titoli figurano anche altri autori libertari come Otto Hans Adolf Gros e Dwight Macdonald, ma anche non anarchici come l’abolizionista americano John Brown e il filosofo pacifista e antinuclearista Günther Stern. Emerge inoltre anche l’interesse per le avanguardie europee nel campo letterario, e in particolare per il surrealismo, con le opere di autori come Joyce Patrica Adés, René Char e Gherashim Luca.

Infine sembrerebbe che gli autori (o quantomeno il webmaster) del sito “Finimondo” siano gli stessi delle edizioni Gratis, dato che l’indirizzo IP dei siti è lo stesso. Non sembra un caso che molti post di Finimondo annuncino le pubblicazione di Gratis e della sigla “Indesiderabili”, di cui parlo nel paragrafo seguente.

2.7.2) I tipi delle “Indesiderabili”

Un libro coprodotto con le succitate “Gratis” è quello realizzato con un'altra sigla editoriale informale, le “Indesiderabili edizioni”, che ha un suo apposito sito (indesiderabiliedizioni.noblogs.org) e che dal 2014 è ampiamente pubblicizzata da Finimondo. Ciò potrebbe far pensare che gli autori delle “Indesiderabili” siano gli stessi di Finimondo, o quantomeno che siano connessi da un rapporto di militanza. Il primo, della ventina di brevi post e relativi titoli pubblicati è datato 2019, ed è firmato da A.M. Bonanno. Sempre introdotto dall’insurrezionale catanese è un volume di duecentocinquanta pagine dedicato agli anarchici marsigliesi di fine ottocento al prezzo di dieci euro. C’è poi, sul lato narrativo e sempre per dieci euro, il romanzo di Sergiusz Piasecki,” L’amante dell’Orsa Maggiore”, pubblicato originariamente da Mondadori nel 1942 ed entrato nella collana “Oscar” nel 1970. Nell’ambito della poesia ci sono i “Fogli d’Ipnos” di René Char, pubblicati in Italiano nel 1968 dalla Einaudi. Negli altri casi le pubblicazioni consistono quasi sempre in opuscoli tra le dieci e le venti pagine, venduti per cifre che non superano i cinque euro. I post si ritrovano quasi tutti anche su Finimondo, in maniera più estesa, e a loro volta ripresi anche da altre pubblicazioni come “Machete” (che nomino anche nella sezione dei giornali insurrezionali). Tra i pensatori “classici” dell’anarchismo due sono i volumetti firmati Malatesta (uno scambio di opinioni con Giovanni Gavilli e un dramma che sarebbe dovuto rimanere inedito secondo le volontà dell’anarchico campano) e “Il diritto all’ozio e la ripresa individuale” dell’individualista Enrico Arragoni, curato da un altro militante dell’epoca, Severino Di Giovanni, inizialmente inedito a seguito del suo arresto ed esecuzione nel 1931 (così spiegano nella “scheda” del volume). Ci sono poi due titoli interessanti per provare a ricostruire lo scontro ideologico tra l’area insurrezionale “classica” di Finimondo e degli Indesiderabili con altri settori dell’antagonismo italiano, in particolare con il movimento No Tav.

Il primo pamphlet, tratto dal numero uno di “Machete”, è dedicato all’accusa di presunto “cittadinismo”, ossia di una lotta (o almeno un tipo di strategia di lotta) attuata con mezzi “legalitari” da parte di <<un movimento composto da un vasto e multiforme arcipelago di associazioni, sindacati, collettivi, organi di stampa e correnti politiche, il cui scopo è battersi per il ripristino della “democrazia tradita”>>[107].

Un altro libretto intitolato “A Stormo”[108] (lo stesso titolo usato ai tempi di Galleani per bypassare la censura statunitense quando fu vietata Cronaca Sovversiva) è dedicato all’accusa di delazione, oltre che di cittadinismo, del movimento No Tav per un articolo apparso nel 2014 su “Infoaut” e “NoTav.info”[109]. Gli autori del post avrebbero segnalato (in maniera involontaria per i No tav e ovviamente colpevole secondo il verdetto “rivoluzionario” degli insurrezionali anarchici) il fatto che dietro al blog di Finimondo si nasconderebbero anche quelli di un atto di sabotaggio della linea ad alta velocità. I No tav, come spiegano loro stessi, hanno poi modificato il post essendosi accorti dell’errore.

La risposta dei “sabotatori” della Val di Susa consiste nel descrivere gli insurrezionali “finimondisti” come dei paranoici, oltre a una controaccusa di delazione rivolta agli autori del sito per un post del 2012. Ma soprattutto criticano la loro visione insurrezionale, in quanto la loro strategia di sabotaggio sarebbe improntata al protagonismo, oltre a essere non efficace e non <<seria>>[110].

 

2.7.3) Le Edizioni Cerbero

Questa serie di scritti o di “distro” (abbreviazione di distribuzione) a carattere insurrezionale-nichilista riporta la “firma” della libreria e centro di documentazione anarchica “Anomalia” di Roma[111]. Nel catalogo[112] c’è un volumetto di trenta pagine che raccoglie una raccolta di scritti dell’anarchico sardo P.M. Porcu, intitolato “Odiare la giustizia”[113]. Il testo esemplifica la riproposizione (a essere maliziosi si potrebbe anche parlare di “copia e incolla” o di “riciclo”) di materiali già pubblicati precedentemente e che concorrono a formare una certa “omologazione editoriale” sul piano contenutistico e, ancora più rilevante, su quello teorico-ideologico. Le due firme ricorrenti che animano il progetto guerrigliero-nichilista delle “Edizioni Cerbero” si trovano in un ginepraio di blog e siti web[114], e sono quelle di tale Maurizio de Mone (pseudonimo di Maurizio de Simone e che presumo richiami la parola “dèmone”) e Federico Buono (che sembrerebbe invece il vero nome di un anarchico originario del torinese e menzionato nelle cronache giudiziarie[115]). I due autori, le edizioni Cerbero e alcuni siti qui menzionati si ritrovano in un “pamphlet” in inglese (dal titolo “Mapping the Fire. International Words of Solidarity with the Conspiracy of Cells of Fire”) dove vengono illustrate le finalità teoriche della sigla apparsa per la prima volta in Grecia (cioè le “Cellule di Fuoco”), oltre alle operazioni giudiziarie che vedono coinvolte vari esponenti delle odierne “cellule cospirative” sparse nel globo. L’opuscolo è “edito” dalle “Black International Editions[116]”. Le Cerbero sono inoltre nominate anche su “Vertice Abisso, foglio egoista nichilista[117]”, che riporta la figura della belva a tre teste nella testata. Le finalità del progetto sono espresse su un altro sito, abissonichilista.altervista.org[118].

Il sito 325.nostate.net, connesso al network succitato tramite il pamphlet (oltre che per altri documenti della distribuzione “Cerbero”[119]), fornisce il link per scaricare “Verice Abisso”, oltre a ospitare anche contenuti in italiano e contenuti della sigla Croce Nera[120]. C’è poi un altro blog che si potrebbe definire “aristo-anarchico” oltre che nichilista. All’indirizzo individualismoanarchico.blogspot.com infatti c’è un testo (che si trova tradotto anche in spagnolo e in inglese e presente sulla versione inglese della “biblioteca anarchica”[121]) a firmaArmando Diluvi” e intitolatoIl mio anarchismo”, in cui si legge: <<l’anarchismo lo concepisco dal lato della distruzione. In ciò consiste la sua logica aristocratica. La distruzione! ecco la reale bellezza dell’anarchismo. >>[122]. L’articolo è tratto da un foglio apparso in due numeri del 1922, “Il Proletario”, animato da Novatore e ripubblicato non a caso dai tipi delle Gratis[123].

Per quanto riguarda l’aspetto contenutistico molti testi riportano riflessioni teoriche e filosofiche sulla società, pregne di estetica nichilista, oltre ai vari riferimenti di Stirner e Novatore. Altri sono principalmente ripubblicazioni, più o meno datate, e infine una parte consistente è dedicata alle lotte e alle corrispondenze di “compagni” dietro le sbarre, e quindi alla funzione di raccordo tra i vari gruppi, e soprattutto “individui”, della costellazione nichilista.

 

2.7.4) Edizioni Bezmotivnyki

Tra le varie sigle editoriali informali si trovano anche le “Edizioni Bezmotivnyki”[124], con collegamenti a vari siti succitati. Facendo delle ricerche online emerge un collegamento, quantomeno ideologico oltre che lessicale, con un certo Omar Nioi[125], attivista anarchico impegnato nel raccolta di fondi per sostenere i suoi compagni e il cui conto corrente ricorre su diversi gruppi di social network e siti. La parola russa, traducibile come “senza motivo” e indicante una strategia terroristica atta a colpire chiunque sia stato tacciato di una qualsiasi collaborazione col regime zarista, si ritrova anche nel suo profilo Facebook. L’interesse verso la strategia “bezmotivnyki” si ritrova anche nell’intestazione del blog “parole al vento[126] un blog nato <<dalla carica antiautoritaria che la m**** movimentista non è riuscita a uccidere>>, e che non <<rappresenta alcuna collettività>> essendo <<espressione di un’individualità in lotta contro il riconoscimento di qualunque autorità che non sia l’Io>>.

2.7.5) Edizioni ItinerAnti, NN e Sole Nero

Parlando delle “Edizioni ItinerAnti” si può continuare a fornire esempi del fitto groviglio di relazioni intercorrenti, almeno via web, nella miriade di siti dell’ambito insurrezionale: una costellazione di siti che in qualche modo si uniforma “riciclando” altri contenuti. Lo si fa con quello che nel gergo giornalistico è noto come “lavoro di cucina”, oltre alla traduzione di materiale editoriale della produzione “fanatica-rivoluzionaria”. In più la ragnatela di citazioni di testi e link gioca un ruolo anche nel posizionamento sui motori di ricerca, una variabile comunicativa e propagandistica certamente da considerare, anche se non è facile calcolare il suo impatto specifico dal punto di vista “SEO”[127]. Sul blog parolealvento.noblogs.org (attualmente offline), nella sezione “Biblioteca online” si trovava un link al sito roundrobin con un documento del 2018 di quasi novanta pagine, delle “IntinerAnti” (forse l’unico scritto con questa sigla “editoriale”), che ricostruisce l’operazione “Scripta Manent” dal punto di vista dei terroristi (o aspiranti tali) e dei loro sostenitori[128]. Si spiega che la maggior parte dei testi <<sono estratti principalmente da tre siti di controinformazione anarchica>>, ossia croceneranarchica.it (dove è stato ospitato il medesimo sito che oggi si trova sul dominio di A/I), anarhija e roundrobin. Nella stessa sezione del sito c’era anche la “lettera agli studenti in collera”, uno scarno volantino firmata del sopramenzionato malacoda e ripreso da finimondo. Si trovavano pure le uscite dell’aperiodico “Machete”, il foglio “Frangenti” e un opuscolo tradotto dal francese sui gilet gialli. C’era infine anche la ripubblicazione del 2005 su “Biblioteca anarchica, di un pamphlet politico-filosofico del 1998, “Ai ferri corti[129]” firmato “Anonimo” (ma un anonimo che in realtà riferisce di essere più di una persona). Questi, spiegano, hanno fatto parte di un’altra sigla informale-editoriale, la “NN Edizioni”[130] (che ha anche pubblicato “Il Ros è nudo” e che all’interno delle sue pubblicazioni indica una casella postale di Torino e una di Catania per le comunicazioni), alcuni dei quali avrebbero fatto parte a loro volta di un’altra pubblicazione, il giornale Cane Nero.  La “testata” era regolarmente registrata in tribunale in quanto uno dei supplementi di “Anarkiviu”. I numeri erano accessibili anche da parolealvento e Bonanno ha ricavato un’antologia con alcuni dei suoi scritti pubblicati su quel foglio[131].

Infine un’altra sigla editoriale informale di stampo insurrezionale è nota come “Edizioni Sole Nero”: secondo “Il Corriere della Sera” si tratta di una <<realtà che ha contatti con il circuito milanese dell’ex Corvaccio e della Rosa Nera al Corvetto e della ex Bottiglieria occupata. Un network di piccole realtà del nuovo anarchismo con forti legami alla rete europea>>[132]. Sui siti anarhija, anarchicicipistoiesi.noblogs.org e 325.nostate c’è la traduzione in italiano di un opuscolo che sarebbe stato redatto nelle prigioni greche dagli esponenti delle Cellule di Fuoco. Un altro opuscolo, tradotto dal greco allo spagnolo e poi anche in italiano, si trova sempre su malacoda, riportante la trascrizione di un dialogo attribuito a esponenti delle Cellule di Fuoco nichiliste greche e messicane. Sulla parte posteriore della copertina si ritrova un surrogato delirante del solito registro distruttivo e apocalittico[133] oltre a un indirizzo mail (verafigner1942@autistici.org) che testimonia il culto per i “narodniki” e il terrorismo antizarista.

2.7.6) Da Baffardello a Montebove.

Di seguito si trovano altre sigle editoriali riconducibili alla strategia insurrezionale in cui mi sono imbattuto durante questa ricerca, e pubblicizzate da vari siti web citati in questo elaborato come “malacoda” e “roundrobin”, così come avvenuto per il “groviglio” di collegamenti appena descritto.

Partiamo dalle “Edizioni anarchiche Baffardello” e le “Edizioni anarchiche Insurrezione” (quest’ultima sarebbe anche nota come “Edizioni anarchiche rivoluzionarie Insurrezione”, salvo casi di omonimia): una coproduzione di queste due sigle è la ristampa di “Anarchia e comunismo di Cafiero” con una nota introduttiva di Pierleone Porcu. Altri due libri delle Baffardello sono firmati dall’anarchico individualista Belgrado Petrini[134], morto nel 1979. Sempre a opere delle Baffardello c’è un volume di Gino Vatteroni dedicato alle lotte politiche a Carrara nel periodo che va dalla prima guerra mondiale all’avvento del Fascismo. I quattro testi qui elencati sono stati prodotti tra il 2001 e il 2009. Infine segnalo un altro volume delle Insurrezione, risalente al 2010, dedicato alla repressione degli anarchici durante la rivoluzione russa[135].

Un'altra sigla editoriale è denominata “El Rùsac”, termine che significa zaino in dialetto triestino e che, come si spiega dall’introduzione del loro progetto, viene associato alla lotta insurrezionale: <<è un oggetto utile sotto vari aspetti; per chi lotta è il contenitore delle maschere antigas, san pietrini e volantini durante i cortei, il porta manifesti durante le serate ad “attacchinare” sui muri delle città, è l'oggetto che tanti compagni e compagne hanno usato ed usano durante i sabotaggi e le azioni dirette che da sempre hanno fatto fare brutti sogni ai nemici della libertà. (…) amico nei giorni della clandestinità (…) si può usare quando si esce dal carcere per tenere le lettere ed i pochi vestiti. È un compagno che non ci abbandona mai, allo stesso tempo però ci vuole metodo nell'organizzare El Rùsac sennò il suo utilizzo rimane monco: è come le lotte che si portano avanti, non basta la determinazione, ci vuole un metodo anche nelle lotte sia da soli sia con i compagni e compagne di strada. Queste nuove edizioni vogliono portare uno stimolo al confronto tra gli anarchici e non solo, vogliono, con modestia, portare un nuovo contributo alla propaganda semplicemente perché chi sta scrivendo vuole la Rivoluzione Sociale e l'Anarchia, quindi la libertà per tutte e tutti>>.

Online si trova anche un comunicato di solidarietà con un relativo evento finalizzato alla raccolta fondi, dato che le edizioni sono state coinvolte nell’operazione giudiziaria “Renata”[136]. Hanno pubblicato uno dei due libri di Pedrini a cui ho appena fatto riferimento (l’autobiografico “Noi fummo ribelli, noi fummo predoni” con l’introduzione dell’attivista Luca Dolce detto “Stecco”, che ricorre altre volte in questa tesi). Nel 2016 hanno coprodotto insieme con i centri sociali e di documentazione “Il Porfido”, “El Paso” e “NED P.S.M.” un altro volume autobiografico di Charlie Bauer, <<marsigliese, teppista, ladro, rapinatore, detenuto, speleologo urbano all’occorrenza, ribelle per vocazione>>[137]. Nello stesso anno è uscito un volume sull’anarchica ucraina Maria Nikiforova, con la postfazione di Luca “Stecco”[138]. Al 2017 risale la coproduzione (sempre con El Paso oltre che con attivisti di Cuneo e con le sigle “Il Picconiere” e “Cassa Antirepressione Alpi occidentali”) intitolata “La salute è in voi! Sacco, Vanzetti e la dimensione anarchica”[139].

Chiudendo questa sezione sulle editrici “insurrezionali” meritano di essere menzionate leEdizioni Montebove”, espressione del “Circolaccio anarchicodi Spoleto e probabilmente le più rilevanti dal punto di vista editoriale e storiografico, dopo le “Anarchismo” e quelle di Cavalleri. Ci sono circa venti titoli nel loro catalogo divisi in nove collane, che spaziano dai libri da colorare dedicati ai bambini (<<ma anche agli adulti che hanno ancora voglia di viaggiare con la natura>>) fino alla narrativa “underground” del partenopeo Gennaro “Shamano” e alle poesie “impegnate” e dialettali del calabrese Domenico Salemme, passando per pubblicazioni politiche e storiche (tra cui due scritti del succitato Vatteroni[140]). I prezzi vanno dai due ai venti euro, ma dato che gli animatori delle edizioni aborrono <<l’idea di proprietà private intellettuale (…) tutto il materiale pubblicato dalle Edizioni Monte Bove sarà libero dal copyright. Chiunque potrà copiare, tradurre, fotocopiare, fotografare, postare su internet, citando o meno la fonte, tutto il materiale che viene pubblicato dalle Edizioni. >>. L’impronta insurrezionale-rivoluzionaria, o quantomeno l’interesse per questo tipo di strategia di lotta sociale, traspare oltre che da titoli come “Mio caro padrone domani ti sparo”[141] della collana “Tascabili clandestini”, anche dagli scritti (presenti sia nel catalogo che nel sito) di attivisti come il più volte citato Cospito[142] e l’anarchico sardo Davide Delogu, in carcere per rapina e tentato omicidio ai danni di un anziano pensionato. Degna di nota è anche la vicenda giudiziaria di un’attivista spoletino, Michel Fabiani, che ha firmato per loro un libro di filosofia e politica intitolato “La negazione radicale”[143]: nel 2007 era stato arrestato e accusato di terrorismo insieme ad altri quattro militanti nell’operazione giudiziaria denominata “Brushwood”, guidata dalla procura di Spoleto e dai carabinieri del ROS, capitanati dal comandante di allora Giampaolo Ganzer. Le accuse di terrorismo si sono poi rivelate infondate, dopo che erano state riformulate indicando l’esistenza di una cellula terroristica formata da due persone e del quale Fabiani sarebbe stato il capo. È stato comunque condannato a due anni e tre mesi per quattro delle dieci imputazioni ascrittegli inizialmente: per due di queste, cioè l’incendio di una ruspa e alcune scritte murarie, ha ammesso la sua colpa, mentre si è dichiarato estraneo alla minaccia tramite dei bossoli inviati per posta all’allora presidente della Regione Umbria e all’incendio di un cantiere, azioni rivendicate tramite la sigla “COOP-FAI” (queste ultime due accuse sono state provate da una perizia calligrafica). Le azioni erano state compiute per contrastare la costruzione di un “ecomostro” di cui è stata infine ordinata la demolizione dalla Suprema Corte, e per il quale sono stati condannati a quattro mesi varie persone implicate nella costruzione per abusi edilizi. Fabiani avrebbe potuto usufruire dell’affidamento in prova ai servizi sociali ma si è rifiutato di richiederli coerentemente con il suo spirito rivoluzionario[144


[1]Cfr. Indagine sulla produzione libraria, in <<istat.it>>, reperibile all’indirizzo istat.it/it/archivio/6899. Bisogna tenere presente che l’ente per editori intende: <<Le case editrici in senso stretto, gli enti pubblici e privati, laici e religiosi, i centri di studio, le associazioni, le società di persone e le ditte individuali e le società di capitali che svolgono attività editoriale, nonché le aziende a vocazione tipografica piuttosto che editoriale, anche se stampano libri e pubblicazioni come attività secondaria e svolgono un'attività di produzione editoriale in modo non continuativo>> (url consultata il 21 Dicembre 2020).

[2]Cfr. La produzione e la lettura di libri in Italia in <<istat.it>>, 2018 reperibile all’url istat.it/it/archivio/236320 (url consultata il 21 Dicembre 2020).

[3]Da questo punto in poi si userà l’acronimo “ZIC” per indicare “Zero in condotta”.

[4]Cfr. F. Chiapponi, Comunicazione…, pp. 14-15 e cit. Chiapponi fornisce questa definizione di politica “ampia”, “generica” e incentrata sul potere spiegando, con vari esempi, come la definizione dell’ambito politico possa essere intesa in maniera diversa da studiosi di differenti materie. Per esempio per il politologo Harry Eckstein vede nella politica una serie di rapporti gerarchici e asimmetrici tra le persone, finalizzate all’unità sociale.

[5]M. Antonioli (a cura di), Editori e tipografi anarchici di lingua italiana tra Otto e Novecento, BFS, Pisa, 2007, cit. p.7.

[6]A proposito dell’autoformazione e dell’apprendimento autonomo dal mercato e dalla cultura cfr. ivi pp. 9-10.

[7]Sempre riferendomi a quanto espresso nella precedente nota e alla definizione di editore protagonista fornita da Ferretti, si determinava spesso <<il risultato che il prodotto editoriale rifletteva in misura larga, se non esclusiva, il progetto culturale, politico, propagandistico dell’editore stesso, quando non era una iniziativa volta a soddisfare l’istinto del poligrafo>>, cit. ibidem. Per un profilo biografico dell’editore si rimanda al DBAI, ad nomen, reperibile all’url bfscollezionidigitali.org/entita/14249-%E2%80%8Bmonnanni-monanni-giuseppe (consultata l 06/03/2021).

[8]Ivi, cit. p. 11; a proposito dell’individualismo <<culturale ed elitario>>di Monanni cfr. il saggio di F. Schirone, La Casa editrice Sociale, in M. Antonioli (a cura di), Editori e tipografi …, e cit. p 143. Lo stesso saggio è utile per approfondire le vicende legate ai progetti di Monanni insieme a quello contenuto nello stesso volume di G. Sacchetti e intitolato Un editore anarchico e Mussolini, Giuseppe Monanni (Arezzo 1887 – Milano 1952).

[9]V. Beretta, Giuseppe Monanni, un editore anarchico del Novecento, in <<Storia in Lombardia>>, 2, 2008 cit. p. 71.

[10]A. Mameli, Breve storia della tipografia “La Sociale” della Spezia, (saggio contenuto in M. Antonioli (a cura di), Editori e tipografi …) cit. p. 131. Il saggio qui citato risulta utile per analizzare con maggiore compiutezza le vicende del Binazzi.

[11]Cfr. ivi, pp. 131-133. Per un profilo bibliografico di Gori, avvocato, oratore, scrittore di poesie, opere teatrali e canzoni (tra le quali la celebre “Addio a Lugano”), si può consultare la voce a lui dedicata nel DBAI all’indirizzo bfscollezionidigitali.org/entita/13627-%E2%80%8Bgori-pietro-ernesto-antonio-giuseppe-cesare-augusto/; lo stesso vale per Binazzi bfscollezionidigitali.org/entita/13098-binazzi-pasquale (url consultate il 06/03/2021).

[12]A.P. Giordano, L’Editore errante dell’anarchia, (saggio contenuto in M. Antonioli (a cura di), Editori e tipografi …) cit. p.113. Il saggio qui citato risulta utile per analizzare con maggiore compiutezza le vicende di Serantoni, oltre all’apposita voce nel DBAI reperibile all’indirizzo bfscollezionidigitali.org/entita/14692-serantoni-fortunato/ (url consultata il 06/03/2021).

[13]Cfr. voce del DBAI di F. Palombo.

[14]Cfr. N. Musarra, La Biblioteca di propaganda dell’ “Avvenire sociale” di Messina, saggio contenuto in M. Antonioli (a cura di), Editori e tipografi … e cit. p. 53. Dello stesso autore è il profilo biografico del De Francesco nel DBAI, reperibile all’indirizzo bfscollezionidigitali.org/en/entita/14045-de-francesco-tommaso (url consultata il 07/03/2021).

[15]Cfr. ivi, e cit. p 55.

[16]Sullo scontro tra i due cfr. ivi, pp. 53-54.

[17]Cit. ivi, p. 54 (la cit. originale di Zavattero si trova in La nostra stampa, <<L’Avvenire sociale>>, 26-27 Gennaio 1900, Messina). Per approfondire le vicende biografiche del sanremese si rimanda alla voce firmata da M. Antonioli del DBAI bfscollezionidigitali.org/entita/14927-zavattero-domenico e al saggio di A. Luparini, L’ariete che batte le mura (saggio contenuto in M. Antonioli (a cura di), Editori e tipografi…).

[18]Cfr. M. Ortalli, Le edizioni de <<La Questione sociale>> di Paterson, saggio contenuto in M. Antonioli (a cura di), Editori e tipografi…, e la voce del DBAI dedicata a Ciancabilla firmata da M. Mappelli, reperibile all’indirizzo bfscollezionidigitali.org/entita/13820-ciancabilla-giuseppe. Sulle vicende del periodico e sui contrasti tra le due “correnti” ne parlo anche nella sezione di questa tesi dedicata alla riviste.

[19]Cfr. M. Ortalli, La storiografia del movimento anarchico italiano: repertorio bibliografico e bilancio critico (1945-2014), scritto contenuto nel succitato volume a cura di G. Berti e C. De Maria, p. 487.

[20]Cfr. le voci del DBAI agli indirizzi bfscollezionidigitali.org/entita/14914-zamboni-mammolo e bfscollezionidigitali.org/entita/14912-zamboni-anteo firmate da B. Dalla Casa (url consultate il 07/03/2021).

[21]Cfr. Ibidem; Per le biografie della vedova Berneri, di Zaccaria e di Chessa si possono consultare le relative voci del DBAI, realizzate rispettivamente da F. Chessa e G. Sacchetti, M. Ilari e C. Enza, A. Ciampi. Consultabili agli indirizzi bfscollezionidigitali.org/entita/13369-caleffi-giovannina; bfscollezionidigitali.org/entita/14910-zaccaria-cesare; bfscollezionidigitali.org/entita/13803-chessa-aurelio (url consultate il 07/03/2021).

[22]Cfr. Ibidem.

[23]Cfr. L. Pezzica, Il gruppo editore l’antistato (1949-1975), saggio contenuto in M. Antonioli (a cura di), Editori e tipografi … e la voce del DBAI dedicata a Turroni di P. Sensini bfscollezionidigitali.org/entita/14856-turroni-pio?i=3 (url consultata il 07/03/2021).

[24]A. Bertolo, Le Edizioni antistato (1975-1986), saggio contenuto in M. Antonioli (a cura di), Editori e tipografi …, cit. p. 197.

[25]Non affronto in questa sede le questioni specifiche riguardanti il percorso storico e il vasto catalogo della cooperativa che edita anche la celebre “A rivista anarchica”. Tuttavia un punto di partenza per chi volesse approfondire questi aspetti è sicuramente il “metalibro” già citato Contro la storia … di G. Berti (detto “Nico”).

[26]Analogamente a quanto detto a proposito nella precedente nota, per scelte dettate da ragioni di spazio e di risorse, qui non approfondisco nel dettaglio le questioni inerenti la ZIC, le componenti della FAI che l’hanno gestita (insieme al noto settimanale “Umanità nova”) prima tramite la forma di cooperativa e poi di associazione culturale. Per un breve approfondimento rimando alla “intervista redazionale” a Massimo Varengo in <<Umanità nova>> all’indirizzo umanitanova.org/?p=13459 (url consultata il 07/03/2021) e al già citato Con l’amore … di G. Sacchetti.

[27]Cfr. bfs.it/index.php?it/166/franco-serantini (url consultata il 07/03/2021).

[28]Alle sue vicende biografiche ed editoriali dedico un breve approfondimento in questo paragrafo.

[29]A onor del vero mi sono imbattuto anche in altre sigle delle quali non sono riuscito a raccogliere sufficienti informazioni o che non sono specificamente “anarco-libertarie”, tra cui: “Agenzia X”, “Altamurgia”, “Annexia”, “Arcana”, “Atemporali”, “Azione comune”,“Cooperativa Editoriale Libertaria”, “Derive Approdi”,“Erre Emme”, “Gruppi anarchici riuniti”“Gruppo Faure e Bertoni“, “il Cane arrabbiato”, “Il Libertario”, “Immanenza”, “l’Affranchi”, “la Salamandra”, “Lacaita”,“Mela marcia”,  “Mimesis”,“Odradek”, “Pantarei”, “Sempre Avanti”, “Shake”, “Spartaco”,“Tabor” e “Vulcano”.

[30]Sulla nascita della sigla editoriale rimando a P. Notarfranchi, Fabio Palombo, Come e perché Samizdat, in <<A rivista anarchica>>, 231, 1996, reperibile all’indirizzo arivista.org/index.php?nr=231&pag=231_05.htm (consultata il 05/03/2021)

[31]Il blog della casa editrice si trova al seguente indirizzo galzeranoeditore.blogspot.com (consultata il 05/03/2021).

[32]Qui il loro sito con un catalogo di circa trenta titoli aggiornato al 2014 anarca-bolo.ch/baronata/ (url consultata il 07/03/2021).

[33]Reperibile al seguente indirizzo orticaeditrice.it//drive/File/CATALOGO%20ORTICA%20EDITRICE%202021.pdf (url consultata il 06/03/2021).

[34]Qui il sito della micro-casa editrice candilita.it/menu_principale.htm (consultata il 05/02/2021).

[35]Cfr.bagcarrara.wordpress.com/2019/10/16/la-tipografia-ha-bisogno-di-un-nuovo-tetto/latipo.191.it/pagine/principale.htm (url consultate il 05/03/2021).

[36]A proposito della sua apertura mentale e della tendenza antiorganizzatrice si legga questo estratto dall’articolo di G. Gurrieri, Una vita per l’ideale anarchico, in <<A rivista anarchica>>, 323, 2007, reperibile all’indirizzo arivista.org/riviste/Arivista/323/53.htm : <<Nel movimento è un antiorganizzatore, ma sceglie di volta in volta con chi lavorare in base a correttezza, spirito critico, senso dell’azione. Sempre aperto verso il nuovo, è indotto a non temere i confusionismi giovanili, quanto piuttosto a confrontarvisi per farvi emergere quanto di libertario vi fosse: così i beat e i provos, gli hippies e gli stessi extraparlamentari lo interessano e incuriosiscono. La sua disinvoltura verso il confronto e il suo rigore morale, la sua intransigenza politica, la sua cultura e la sua intelligenza fanno sì che i giovani siano sempre attratti da lui>>. La sua antidogmaticità, versatilità e apertura è testimoniata anche dall’aver rappresentato l’USI al congresso dell’AIT di Bordeaux nonostante non vi aderisse: cfr. G. Gurrieri, Ricordando Franco Leggio, in <<Umanità nova>>, 1, 14 Gennaio 2007, reperibile all’url ecn.org/uenne/archivio/archivio2007/un01/art4546.html (url consultate il 08/03/2021).

[37]Cfr. G. Gurrieri, Un anarchico di Ragusa nelle lotte sociali del secondo dopoguerra, in <<A rivista Anarchica>> 335, Maggio 2008, paragrafo “Fronte unitario antifascista clandestino” reperibile all’indirizzo arivista.org/riviste/Arivista/335/54.htm# (url consultata il 08/03/2021).

[38]Cfr. Ibidem, par. “continue pressioni”.

[39] Cfr. ibidem, par. “la rivolta dei “Non si parte!” “; per approfondire la vicenda dei moti segnalo, G. Bigi, Una storia di resistenza dimenticata: i moti del “non si parte”, in <<anpi.it>>, 15 Settembre 2011, reperibile all’indirizzo:

anpi.it/articoli/531/una-storia-di-resistenza-dimenticata-i-moti-del-non-si-parte-in-sicilia#:~:text=I%20%E2%80%9CNon%20si%20parte%E2%80%9Dfurono,filo%20fascista%2C%20reazionario%20e%20separatista%20http://www.centrostudiustica.it/images/PDF/pdf-copertine-rivista-lettera/Lettera-N.46-47/L46-47_Conf_NonSiParte_Sassi.pdf (url consultata il 08/03/2021).

[40]Cfr. G. Gurrieri, Un anarchico di Ragusa …, par. “Paura ai potenti” e dello stesso autore Leggio Franco, in <<centrostudilibertari.it>> all’indirizo centrostudilibertari.it/it/leggio-franco (url consultate il 08/03/2021).

[41]Cfr. G. Gurrieri, Una vita …, par. “Lotte in miniera” e cit. nel par. “Tormento ideale e morale”; e di Un anarchico … par. “Tormento ideale” e La rivolta dei non si parte”.

[42]Cfr. ibidem par. “Questioni organizzative” e “Maria Occhipinti e le altre”.

[43] Cfr. Franco Leggio

[44] Cfr. ibidem par. “Lotte in miniera”.

[45]Cfr. Franco Leggio … dove si afferma << è coinvolto nei supporti strategici ai guerriglieri, e lui stesso prenderà parte ad alcune pericolose azioni in terra spagnola. Per circa un ventennio questa attività lo impegnerà come non mai, assieme all’interesse editoriale, all’attenzione per i nuovi movimenti giovanili (dai beatnik ai provos) e ai fermenti che preparano il 68>>; e N. Heath, Franco Leggio, in <<The Guardian>>, 06 Marzo 2007, reperibile all’indirizzo theguardian.com/news/2007/mar/06/obituaries.mainsection (url consultata il 08/03/2021).

[46]Cfr. Le Edizioni La Fiaccola hanno 60 Anni , 09 Dicembre 2020, in <<Sicilia Libertaria>>, reperibile all’indirizzo sicilialibertaria.it/2020/12/09/le-edizioni-la-fiaccola-hanno-60-anni/?__cf_chl_jschl_tk__=14ff6ecf50cff067cf79ab01ab975d903acd7564-1608192232-0-ATcggPQeWPl0XRdPk2IkDiAiswn0GBltvYMckd71ekE1AqSQiuvY_bv7BxxdjlPVW1VEJmpLRN7Q0UXF908Njah5XUxPjPO1PmI_iIlulSfJ6nDhEZz5STI2q3Qt2nzdKYcD9Gtnjxwv1T0g46a_8SdaGGvgEYHGwG9-Q9IF6tVlntq41qUV7GL-pyYjdAKqbXlEw_P-91pKidFXea1fmXkUDMifeG3yX2-ZoO2uIkWg8JhrIQNNPyhKbjpaRzQFklEiTC6ER730afVb-XV5p152aobBT0zibWhCFo88spI7vtnZPvJ2gEJXhf_jMUkNVyzNSemRxM-hNRnBt_AXWcBH4w5S_qpA7zhpkKz1gvSkhup3Qz88ZtPuv3ei2uL4nQ  (url consultata il 08/03/2021).

[47]Cfr. G. Gurrieri, Una vita…, par. “Porcospini clerico fascisti”.

[48]Un esempio di foglio clandestino scritto a mano durante il fascismo e conservato presso l’Archivio Giuseppe Pinelli è “L’anti-Stato” dell’anarchico Vincenzo Toccafondo cfr. DBAI, ad nomen, bfscollezionidigitali.org/entita/14743-%E2%80%8Btoccafondo-vincenzo/, e centrostudilibertari.it/it/fondo-speciale-vincenzo-toccafondo (url consultate il 05/03/2021); un altro esempio è rappresentato dai citati fogli scritti a mano dal fondatore de “La Fiaccola”, Franco Leggio.

[49]Cfr. la scheda del libro Io di fronte alla legge sono asociale, Luigi Assandri: l’anarchico col ciclostile, di T. Imperato per le <<Nautilus>> del 2020,  reperibile all’indirizzo nautilus-autoproduzioni.org/prodotto/tobia-imperato-io-di-fronte-alla-legge-sono-asociale-luigi-assandri-lanarchico-con-il-ciclostile-pagine-272/ ; e T. Imperato, Ricordando Luigi Assandri, in <<Umanità Nova>>, 39, 7 Dicembre 2008, reperibile all’indirizzo ecn.org/uenne/archivio/archivio2008/un39/art5579.html (url consultate il 05/03/2021).

[50]Della “filiazione” delle Nautilus, Torino, se ne trova traccia in una scheda del sito “Maremagnum” e in un catalogo dell’archivio “Germinal”, oltre a essere menzionata nella voce di Wikipedia dedicata a questa sigla. Cfr. maremagnum.com/libri-antichi/xx-mila-leghe-sotto-n-8-maggio-2006-catalogo-nautilus-1981/150932702; bagcarrara.files.wordpress.com/2010/03/fondo_ruzza-epistolario.pdf; qui si trova la voce di WIkipedia, archiviata dal Web Archive, risalente al 2016, dove si dice che Nautilus è un’associazione no-profit:

web.archive.org/web/20161009170430/https://it.wikipedia.org/wiki/Nautilus_autoproduzioni. Mentre consultando la voce a oggi, Marzo del 2021, si fa riferimento a <<un collettivo legato al movimento delle occupazioni di Torino come El Paso Occupato>>. (url consultate il 05/03/2021).

[51]Per approfondire la storia del Centro e della Libreria (nominati anche a proposito della rivista “Cerbero” nella sezione di questa tesi dedicata alle riviste legate all’insurrezionalismo) si rimanda al settimo cap. di L. Balsamini, Fragili carte. Il movimento anarchico nelle biblioteche, archivi e centri di documentazione, Vecchiarelli editore, Roma, 2009 pp. 127-130; una descrizione del progetto da parte dei militanti che ne sono protagonisti è reperibile all’url:

archive.autistici.org/ai/20180801195718/https://www.inventati.org/rabbia/dove-siamo/c-d-a/.

[52]nautilus-autoproduzioni.org/catalogo/ (url consultata il 05/03/2021).

[53]“XX Mila Leghe sotto” è la loro rivista-catalogo. Poi ci sono “Cannabis” e “Altrove” che è collegata alla “Società Italiana per lo Studio degli Stati di Coscienza”.

[54]Qui si trova una breve storia del luogo principalmente occupato più volte e il suo programma it.squat.net/2017/05/31/torino-cose-fenix/; qui il sito ufficiale della “distro” distrofenix.noblogs.org/; qui un altro sito dello stesso gruppo fenixoccupaalvolo.noblogs.org/; infine sul Web archive è conservato un vecchio sito ospitato da “Inventati” web.archive.org/web/20190219040423/http://www.inventati.org/fenix/ (url consultate il 04/03/2021).

[55]La seconda edizione, del 2015 è reperibile al seguente indirizzo file-pdf.it/2017/06/12/storia-del-dadaismo-un-cadavre-dessaignes-et-alii/storia-del-dadaismo-un-cadavre-dessaignes-et-alii.pdf (url consultata il 04/03/2021).

[56]Un’intervista all’autore si trova su “Radio Cane” radiocane.info/notti-della-collera/.

[57]M. Ortalli nel dossier Leggere l’anarchismo pubblicato su <<A rivista anarchica>>, 344, Maggio 2009 (reperibile all’indirizzo arivista.org/index.php?nr=344&pag=dossier)  recensisce brevemente gli ultimi dei tre titoli qui menzionati: <<Mario Frisetti è una mente lucida e sempre spiazzante, difficilmente incasellabile in qualsiasi definizione, e lo dimostra nel suo Tutto per niente. Max Stirner nella casa senza fondamenta dell’anarchia (Torino, Autoproduzioni Fenix, 2006). Partendo da Stirner, affronta, in un modo provocatoriamente originale e attuale, l’irrisolvibile dialettica fra anarchismo individualista e anarchismo organizzatore, fornendo al contempo stimoli per riflessioni imprevedibili e non convenzionali.>>; <<Abel Paz è uno degli storici più acuti ed attendibili dell’epopea libertaria spagnola e lo dimostra ancora una volta con questa sua Cronaca appassionata della Columna de Hierro (Torino, Autoproduzioni Fenix, 2006). Fra le tante colonne di miliziani animate dagli anarchici spagnoli, la Columna de Hierro, operativa nel Levante, è senz’altro una delle più conosciute. E non solo per il coraggio con il quale si batté contro le armate nazionaliste, ma anche per la rigida ortodossia ideologica che ne ispirò l’azione. Cosa che comunque non impedì, a questo manipolo di proletari, costretti dalla forza degli avvenimenti ad accettare come male minore la “militarizzazione” e l’inquadramento nell’esercito regolare.>>; <<Opportuna, ed evidentemente anche necessaria, la prima ristampa nel 2008 de Le scarpe dei suicidi. Sole Silvano Baleno e gli altri di Tobia Imperato. Le torinesi Autoproduzioni Fenix ripropongono all’attenzione di chi non si vuole lasciar distrarre dalle sirene di un potere costantemente autoassolutorio i particolari di questa vicenda, ricostruita in tutti i suoi aspetti con la lucida rabbia che nasce dalla consapevolezza della ingiustizia.>>.

[58]Cfr. e cit. editricecirtide.noblogs.org/post/2014/12/16/nota-editoriale-perche-una-casa-editrice-oggi/ cit. (url consultata il 09/03/2021).

[59]Per completezza riporto una precisazione anche sull’eventualità di diverse versioni derivanti dai contributi che via via si “accavallano” e dell’economia del dono: <<A coloro che vorranno poi cimentarsi nella scrittura si potrà immaginare l’invio delle ristampe successive, sulle quali sono presenti le risposte ed i successivi interventi, a casa, generando una sorta di continuità e legame tra coloro che parteciperanno attivamente al progetto. Vogliamo, però, anche provare a sviluppare un economia del dono come metodo di diffusione dei libri. Dato che qualcuno si troverebbe ad avere due edizioni, diverse, della stessa raccolta di scritti, una aggiornata dei contributi e l’altra no, perché non regalare la vecchia a qualcuno che, leggendo, potrebbe interessarsi e contribuire egli stesso all’analisi e successiva scrittura collettiva?>>.

[60]Intento che sembra non rispettato almeno in questa pubblicazione sulla scienza:

editricecirtide.noblogs.org/files/2020/03/Riflessioni-epistemologiche-sulla-scienza-ed-i-concetti-di-verit%C3%A0-e-causa.pdf (url consultata il 09/03/2021).

[61]M. Boschi, Criminologia del terrorismo anarco-insurrezionalista, Aracne, Roma, 2005, p. 80, cit.

[62]Ivi, p. 82, cit.

[63]Ibidem, cit.

[64] Ivi, p. 85, cit.

[65]Per quanto riguarda gli esplodenti ho già citato il recente “Manuale dell’anarchico esplosivista. Un esempio di una guida per le comunicazioni informatiche si trova nella voce sul sito “Campania libertaria” che si trova nella sezione del web di questo scritto. Infine un esempio di vero e proprio manuale per la guerriglia, che spiega anche come comportarsi nell’evenienza della detenzione o nel caso di ferimenti durante gli atti insurrezionali è “Per una milizia cittadina”, pubblicato in italiano dalle Anarchismo e redatto da un gruppo anarchico operante nella spagna franchista.

[66]M. Antonioli (a cura di), Editori e tipografi anarchici di lingua italiana tra otto e novecento, BFS edizioni, Pisa, 2007, cit. p.8.

[67]Cfr. A. Larabee, The Wrong HandsPopular Weapons Manuals and Their Historic Challenges to a Democratic Society, Oxford University Press, New York, 2015, p 37. Dell’opuscolo parlo in maniera approfondita nella parte introduttiva dedicata ai periodici.

[68]Un sito web dedicato quasi esclusivamente alla “distro” (cioè l’abbreviazione di distribuzione) è “malacoda”. Cfr. malacoda.noblogs.org/contatti/ (url consultata il 21/02/2021); un altro blog che si occupa della “distro” è infuriati.noblogs.org: attualmente dal sito sono stati cancellati i contenuti e risulta vuoto, anche se è ancora accessibile sul Web archive web.archive.org/web/20170909213003/https://infuriati.noblogs.org/ (url consultata il 24/02/2021); anche “Negazine” delle edizioni Anarchismo è commercializzata tramite un sito di e-commerce.

[69]M. Boschi, Criminologia …, cit. p. 83; Un esempio di questa strategia pubblicistica è rappresentato dal citato opuscolo “La salute è in voi”.

[70]Ne parla lui stesso nell’introduzione in La dimensione anarchica, edizioni Anarchismo, 2007 (La fiaccola, 1974), reperibile all’indirizzo www.edizionianarchismo.net/library/alfredo-m-bonanno-la-dimensione-anarchica (ultima consultazione 18/12/2020).

[71]Cfr. il minuto 30 della registrazione audio intitolata Processo contro il gruppo terroristico “Anarchici insurrezionalisti, risalente al 30 Novembre 1999 e reperibile sul sito <<radio radicale.it>> all’indirizzo:

radioradicale.it/scheda/120628/processo-contro-il-gruppo-terroristico-anarchici-insurrezionalisti-bonanno-53

(ultima consultazione 22/02/2021).

[72]Cfr. p. 15 dell’ordinanza firmata dal GIP Anna Ricci del processo “Scripta manent”, reperibile all’indirizzo:

docplayer.it/51024872-N-12-r-g-notizie-di-reato-n-13-r-g-g-l-p-tribunale-di-torino-sezione-per-le-indagini-preliminari.html#show_full_text (ultima consultazione 22/02/2021).

[73]Reperibile all’indirizzo www.edizionianarchismo.net/library/alfredo-m-bonanno-la-gioia-armata (ultima consultazione 22/02/2021.). Ne riporto di seguito alcuni passi sui concetti di gioia, gioco e lotta armata, esemplificativo del tenore violento e semplicistico usato dall’autore: <<Sbrigati compagno, spara subito sul poliziotto, sul magistrato, sul padrone, prima che una nuova polizia te lo impedisca (…) la gioia dell’atto rivoluzionario è contagiosa. Si estende a macchia d’olio. Il gioco produce il proprio significato sulla base dell’azione nella realtà. Ma questo senso non viene cristallizzato all’interno di un modello governato dall’alto. Si spezza in mille sensi, tutti produttivi e instabili. (…) La lotta armata non è una faccenda che riguarda soltanto le armi. Queste non possono rappresentare, da sole, la dimensione rivoluzionaria. Ridurre la complessa realtà in una cosa singola è pericoloso. In effetti, il gioco ripresenta questo rischio, cioè quello di esaurire l’esperimento vitale nel giocattolo, rendendo quest’ultimo qualcosa di magico e assoluto. Non per nulla nei simboli di molte organizzazioni rivoluzionarie combattenti compare il mitra>>.

[74]La gioia armata”, di Alfredo M. Bonanno: possederlo è quasui un reato!, in <<cacciatoredilibri.com>>, 18 Maggio 2018, reperibile all’indirizzo www.cacciatoredilibri.com/la-gioia-armata-di-alfredo-m-bonanno-possederlo-e-quasi-un-reato/ (ultima consultazione 22/02/2021).

[75]Cfr. Alfredo Maria Bonanno, una vicenda, raccolta di scritti e articoli di giornale del 1972 senza indicazioni di autori, curatori ed editrice, reperibile all’indirizzo www.lanottilonga.it/anti_2/anti_2_pdf/2_17.pdf (ultima consultazione 22/02/2021).

[76]Cfr. A.M. Bonanno, Il falso e l’osceno, edizioni Anarchismo, 2007, disponibile all’indirizzo www.edizionianarchismo.net/library/alfredo-m-bonanno-il-falso-e-l-osceno (ultima consultazione 22/02/2021)

[77]Cfr. M. Lugli, La santa alleanza mala-terroristi, in <<La Repubblica>>, 10 Maggio 1991; nella stessa data è stato pubblicato un altro articolo: ‘Il capo è in prigione’ ‘no è stato scarcerato’. Gli articoli sono reperibili agli indirizzi:

ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/05/10/la-santa-alleanza-mala-terroristi.html

ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/05/10/il-capo-in-prigione-no.html?ref=search

(ultima consultazione 22/02/2021)

[78]Cit. p. 21 dell’ordinanza succitata.

[79]Anche se in questa sede non proverò ad analizzare gli aspetti mediatici dei processi agli “insurrezionalisti” coevi (di quelli citati l’unico avvenuto prima degli anni duemila è appunto il processo “Marini”) e “sfioro” soltanto le questioni giuridiche, penso che potrebbe essere utile approfondire e confrontare le diverse vicende dal punto di vista comunicativo-editoriale oltre che da quello storico e legale. Per quanto riguarda l’aspetto legale, e l’uso a fini propagandistici da parte dei “primi” internazionalisti, segnalo il saggio di E. Papadia I processi come “scuole di anarchia”, in <<Memoria e Ricerca>>, 2, 2018 reperibile all’indirizzo bibliotecaborghi.org/wp/wp-content/uploads/2016/01/Papadia_MeR_2018_2.pdf (ultima consultazione 14/02/2021.

[80] Cfr. M. Lugli, La santa alleanza

[81]L’audio contenente le dichiarazioni del legale si trova sul sito di Radio radicale, all’indirizzo:

www.radioradicale.it/scheda/92765/la-vicenda-giudiziaria-dellorganizzazione-rivoluzionaria-anarchica-insurrezionale (ultima consultazione 22/02/2021).

[82]Cit. da Il ros è nudo, disponibile all’indirizzo www.ecn.org/filiarmonici/rosnudo.html; la stessa citazione era apparsa in un articolo di D. Mastrogiacomo, dal titolo Il metodo Riccio non è quello dell’arma in <<La Repubblica>>, 07 Luglio 1997 al seguente indirizzo ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/07/07/il-metodo-riccio-non-quello-dell.html (ultima consultazione 22/02/2021).

[83] Tra i vari siti e sigle editoriali è stato pubblicato da “Tactical Media Crew”  agli indirizzi tmcrew.org/ateneo/ros.html e www.tmcrew.org/movime/@@@/ros.htm; qui invece una sintesi cronologica del processo relativo tmcrew.org/ateneo/procex.htm e ancora vari aggiornamenti su di esso www.tmcrew.org/movime/@@@/000518.htm ; sul sito “filiarmonici” ospitato da ECN si trovano per esempio le requisitorie, i resoconti e le condanne, fino al secondo grado di giudizio, realizzate da “Croce Nera” ecn.org/filiarmonici/marini.html  ; si trova inoltre un “lancio” di “A-Infos” ainfos.ca/98/mar/ainfos00172.html; a questo indirizzo feartosleep.espivblogs.net/2012/06/16/il-ros-e-nudo-a-cura-dei-compagni-di-el-paso/ si trovano anche le foto del documento e non solo la trascrizione. Anche “Anarcopedia” considera il processo non regolare: nella voce dedicata a Bonanno un paragrafo è dedicato alla “montatura marini”; un incontro dall’omonimo titolo viene indicato anche in un articolo della rivista di intelligence <<Gnosis>>, anche se non si parla del documento in sé gnosis.aisi.gov.it/Gnosis/Rivista8.nsf/ServNavig/7; (url consultate il 07/12/2020).

[84]Cfr. Un patto tra gli anarchici e l'Anonima Roma, per il lulese Franco Porcu ergastolo confermato in appello, in <<La nuova Sardegna>>, 02 Febbraio 2003, reperibile all’indirizzo:

ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2003/02/02/SA101.html

L’articolo risale al 2003 e quindi “cristallizza” la situazione del processo di secondo grado, cioè prima della definitiva condanna in Cassazione (url consultata il 22/02/2021).

[85]Assolti i redattori di Radio BlackOut dalla vicenda del documento ROS/Marini, in <<guerra sociale.anarchismo.net>> senza data, reperibile all’indirizzo:

guerrasociale.anarchismo.net/library/guerra-sociale-rosmarini-radio (url consultata il 22/02/2021).

[86] Tra i vari esempi possibili di questo attacco verbale che incita a quelli fisici, c’è questo passaggio de “La rivoluzione illogica. Del fare e dell’agire” pubblicato per la prima volta nel 1984 e disponibili all’indirizzo:

www.edizionianarchismo.net/library/la-rivoluzione-illogica-del-fare-e-dell-agire

(url consultata il 10/12/2020) : <<In quanto anarchici siamo per la rivoluzione sociale, cioè per l’abbattimento immediato e definitivo dello Stato. Siamo quindi per la logica rivoluzionaria che, prima di ogni altra cosa, è logica distruttiva. Siamo per la distruzione dello Stato, ciò significa che siamo per la distruzione fisica (non verbale) di quelle istituzioni e di quelle persone che lo Stato rappresentano e realizzano. Siamo contro i poliziotti, contro i magistrati, contro i burocrati, contro i sindacalisti, contro i padroni, contro i mafiosi. Non siamo soltanto contro il controllo poliziesco, contro la giustizia borghese, contro la tecnoburocrazia, contro il sindacalismo, contro il capitalismo, siamo, proprio in forma concreta, contro quelle persone e quelle cose che, nella realtà di tutti i giorni, realizzano le strutture, facendole diventare strumenti di repressione. E questo nostro “essere contro” deve tradursi in atti precisi, in atti di attacco, non solo parole, ma azioni>>.

[87] A.M. Bonanno, Autodifesa al processo di Roma per banda armata, ecc., edizioni Anarchismo, 2000, reperibile all’indirizzo edizionianarchismo.net/library/autodifesa-al-processo-di-roma-per-banda-armata-ecc-liber-asinorum (ultima consultazione 22/02/2021).

[88]Il video del 2015 è disponibile sul sito di <<La Repubblica>> all’indirizzo video.repubblica.it/dossier/fischia-il-vento/saviano-al-qaeda-e-is-rivendicano-anche-azioni-di-singoli-o-gruppi-indipendenti/188904/187822?ref=search (ultima consultazione 22/02/2021).

[89]Cfr. G. Gagliano, Aspetti della riflessione anarcoinsurrezionalista di Alfredo Maria Bonanno, in <<Cestudec>>, 26 Febbraio 2012, scaricabile d all’idirizzo cestudec.com/documento.asp?id=83come (url consultata il 22/02/2021).

[90]A.M. Bonanno, Nuove svolte del capitalismo, edizioni Anarchismo, 2009 (1999), disponibile all’url:

www.edizionianarchismo.net/library/alfredo-m-bonanno-nuove-svolte-del-capitalismo (ultima consultazione 22/02/2021).

[91]A. M. Bonanno, G. Bertoli, Carteggio 1998-2000, edizioni Anarchismo, 2003 consultabile all’indirizzo:

edizionianarchismo.net/library/alfredo-m-bonanno-gianfranco-bertoli-carteggio-1998-2000

(ultima consultazione 22/02/2021).

[92] Anomala in quanto probabilmente è l’unico, o perlomeno uno dei pochi, che si è espresso in suo favore nell’area antagonista, dichiarandosi contrario alle accuse di essere un provocatore e infiltrato di entità statali varie come i servizi segreti e l’arma dei carabinieri.

[93]Oltre al cenno che si fa in questo scritto a proposito delle riviste edite da Bonanno, a proposito dei legami con l’editrice di Leggio, si deve tenere presente che nel 1971 La Fiaccola insieme alle Edizioni Underground di Catania ripubblica, in maniera più sintetica, degli scritti editi da Feltrinelli a pochi giorni dalla sua morte, a cura del Bonanno e di Santo Calì, in un volume intitolato “Leccaculi e Delinquenti”, riguardante il “riciclaggio politico” di esponenti della destra e della democrazia cristiana; sempre nel 1971 veniva pubblicata la prima edizione di “Potere e contropotere”; nel 1974 usciva la prima edizione de “La dimensione anarchica” e nel 1975 “Autogestione e Anarchismo”. Inoltre anche consultando il catalogo de La Fiaccola si incontrano due testi del Bonanno: “Astensionismo elettorale anarchico. Arma del proletariato per la rivoluzione sociale” e l’introduzione a “Sabotaggio” di Émile Pouget.

[94]A. Bartolini, No Expo? “Sport rivoluzionario”. Il teorico degli anarchici duri “boccia” i black bloc, in <<Il Fatto quotidiano>>, 9 Maggio 2015, articolo reperibile all’indirizzo ilfattoquotidiano.it/2015/05/09/no-expo-sport-rivoluzionario-il-teorico-degli-anarchici-duri-boccia-i-black-bloc/1665868/ (url consultata il 22/02/2021).

[95]Nell’articolo L’obiettore leader del nucleo roveretano, in <<giornaletrentino.it>>, del 28 Agosto 2012 è riportato: <<Di Bonanno (ormai anziano, ma ancora nei guai con la legge: è solo di un paio d’anni fa il suo arresto a Atene per una rapina) Passamani si è sentito il continuatore. Sia dal punto di vista teorico, nell’approfondimento dell’anarchismo individualista, sia come autore di testi - che circolano soprattutto in internet - che propongono la scelta insurrezionalista>>; l’articolo è reperibile all’indirizzo giornaletrentino.it/cronaca/trento/l-obiettore-leader-del-nucleo-roveretano-1.822361 ; in un altro articolo apparso il 06 Giugno 2012 sul sito di <<Panorama>>, firmato da G. Amadori e dal titolo Bonanno, il profeta degli anarchici, è scritto: <<Massimo Passamani, quarantenne di Rovereto, considerato il suo delfinio (da giovane era redattore nelle riviste di Bonanno) e oggi particolarmente attivo nella protesta anti Tav in Val di Susa>>. L’articolo si trova all’indirizzo panorama.it/news/bonanno-il-profeta-degli-anarchici-2 (url consultate il 22/02/2021).

[96]Cit. p. 45 della succitata ordinanza.

[97]Ivi, cit. p.52.

[98]A. Bartolini, No expo?..., cit.

[99]Cfr. Intervista a Costantino Cavalleri, in <<Conspiracion Acrata: Publicacion de tendencia anarquista insurrecional>>, 15, Marzo 2012, Messico, reperibile all’indirizzo:

anarchiciferraresi.noblogs.org/files/2013/06/INT.MEXICOdomande-risposte.pdf (url consultata il 21/02/2021).

[100]Il progetto della biblioteca era stato ideato negli anni settanta da Serra che insieme ad altri militanti locali aveva donato i primi testi, costituenti gli originari fondi.

[101]Cfr. M. Boschi, Criminologia …, pp.63 e 67; ci sarebbero inoltre collegamenti con la criminalità comune e le radici dell’eversione isolana possono essere fatte risalire almeno all’idea di Giangiacomo Feltrinelli che voleva trasformare la Sardegna in una “Cuba” del Mediterraneo. Cfr. Sardegna laboratorio politico, in <<Gnosis>>, Febbraio 2005, reperibile all’indirizzo gnosis.aisi.gov.it/Gnosis/Rivista3.nsf/servnavig/7 (url consultata il 22/02/2021)

[102]Per approfondimenti sul progetto dell’associazione e sulla sua storia si segnala L. Balsamini, Fragili carte, Vecchiarelli Editore, Roma, 2009, pp. 187-196.

[103]L’opera è  “Mezzo secolo di anarchia” di Borghi ed è accessibile all’indirizzo:

greennotgreed.noblogs.org/files/2014/05/borghi-mezzo-secolo-di-anarchia.pdf  (url consultata il 21/02/2021).

[104]Per una conoscenza della sua biografia si veda l’apposita voce del DBAI all’indirizzo:

bfscollezionidigitali.org/entita/13381-%E2%80%8Bferrari-abele-ricieri (url consultata il 24/02/2021).

[105]Cit. dalla scheda del libro Le rose, dove sono le rose, all’indirizzo gratisedizioni.org/novatore.html

(url consultata il 23/02/2021).

[106]Cit. dalla scheda di Un colpo di lima, all’indirizzo gratisedizioni.org/ciancabilla.html (url consultata il 23/02/2021).

 

[107]Individui o cittadini?, in <<Machete, aperiodico anarchico>>, 1, 2008, cit. p.7; il foglio è disponibile all’indirizzo:

docplayer.it/77942340-Il-machete-n-1-gennaio-per-contatti-scrivete-a.html (url consultata il 23/02/2021)

[108]Il libretto intitolato A Stormo! – contro il Tav, il cittadinismo, le delazioni, è venduto per sei euro e pubblicizzato in un post del 2019 sul loro sito all’url indesiderabiliedizioni.noblogs.org/post/2019/07/04/a-stormo-contro-il-tav-il-cittadinismo-le-delazioni/; se ne trova anche una versione di sessantanove pagine siglata “Finimondo” del 2015 sul sito “Biblioteca anarchica” all’indirizzo bibliotecaanarchica.org/library/finimondo-a-stormo-contro-il-tav-il-cittadinismo-le-delazioni.pdf (url consultate il 23/02/21).

[109]I burabacio, in <<infoaut.org>>, 29 Dicembre 2014, reperibile all’indirizzo www.infoaut.org/no-tavbeni-comuni/i-burabacio (url consultata il 23/02/21).

[110]Di seguito sono riportati i link ai vari post nei quali si è dipanata la polemica. Il primo è un’accusa ai No Tav dal sito “Contrainfo” it-contrainfo.espiv.net/2015/01/15/da-genova-su-sabotaggi-e-delazioni/. Seguono le risposte dei “no-tav” infoaut.org/no-tavbeni-comuni/i-burabacio; notav.info/post/i-burabacio/; notav.info/post/nota-redazionale-su-i-burabacio/. La controaccusa di “spiata” del movimento No Tav si riferisce a degli eventi del 2012 illustrati in questo post infoaut.org/segnalazioni/nemico-interno-in-val-susa; per la cronaca, chi scrive questa tesi ha provato a confrontare le diverse versioni del post incriminato da Finimondo e modificato, secondo quanto scritto dagli stessi Notav, non notando però alcuna differenza o correzione. La vicenda quindi meriterebbe ulteriori approfondimenti, partendo dagli scritti segnalati in questa nota (url consulte il 30/12/2020).

[111]Una descrizione del progetto della libreria e del connesso centro di documentazione, attivi dagli anni settanta è fornita sul loro sito, all’indirizzo libreriaanomalia.org/storia (url consultata il 23/02/2021).

[112]Su un blog spagnolo si trova il catalogo delle edizioni che conta meno di dieci titoli: quasi tutti sono testi della sigla odierna “Cospirazione delle Cellule di Fuoco”, poi c’è il citato Porcu e un’opera di Novatore.

[113]Il volume è riportato integralmente all’indirizzo:

nuoroblindata.altervista.org/opuscoli%20fanzine%20libri%20pdf/Pierleone%20Porcu%20-%20Odiare%20la%20Giustizia.pdf (url consultata il 23/02/2021).

[114]Quelli da me censiti, in lingua italiana (oltre a quelli nominati nel resto del paragrafo) sono: parolearmate.noblogs.org, culmine.noblogs.org, individualismoanarchico.blogspot.com, it.rhadrix.it, velena.noblogs.org, it-contrainfo.espiv.net e feartosleep.blogspot.com. I loro scritti si trovano anche tradotti in altre lingue come sul sito waronsociety.noblogs.org.  Alcuni di questi siti sono inoltre fermi al 2012, presumibilmente per l’operazione giudiziaria “Ardire” che avrebbe “stroncato” l’attività di un ipotetico gruppo, come si spiega in un altro post scritto in inglese, archiviato al seguente indirizzo:

web.archive.org/web/20190413172103/https://interarma.info/2012/06/13/epixeirhsh-ardire/?lang=en

(url consultata il 23/02/2021).

[115]Sui vari siti appena citati si ritrova per esempio una lettera dal carcere oltre che dal suo <<inferno personale>>, ossia quello di cui “Cerbero” ne sarebbe il guardiano. In un articolo de “Il Giornale” di E. Silvestri del 16 Giugno 2011, intitolato Arrestato anarchico milanese: nello zaino bombe fatte in casa appare il suo nome, anche se in teoria potrebbe trattarsi di un omonimo.

[116]Al seguente indirizzo si trova la “Mappa del Fuoco” lib.anarhija.net/library/mapping-the-fire?v=1592657360#toc45; qui invece si trova l’opuscolo Dialoghi incendiari  siglato “Edizioni Internazionale Nera” roundrobin.info/wp-content/uploads/2020/08/Dialoghi-incendiari.pdf (ultima consultazione 23/02/2021).

[117]I primi sei numeri (e presumo anche gli unici) numeri del foglio sono archiviati al seguente indirizzo archive.org/search.php?query=Vertice%20Abisso%20Cerbero (ultima consultazione 23/02/2021)

[118]All’indirizzo abissonichilista.altervista.org/archives/5861 si legge: <<Le ragioni e la necessità di affrontare con impegno la pubblicazione e la riedizione di testi-teorico pratici sotto il nome di Edizioni Cerbero2ha (sic) per principio riflessivo la maturazione individuale libera delle cattive passioni3 (sic) quelle passioni personali uniche ed egoiste che fanno da perno al libero arbitrio e al relativismo,ricacciate dalla società come rovina dell’ideale di un umanità convivente>> (ultima consultazione 23/02/2021).

[119]Al seguente indirizzo, ospitato dalla piattaforma Yumpu, si trova l’omonimo profilo con le relative pubblicazioni yumpu.com/user/325.nostate.net (url consultata il 07/12/2020).

[120]Di quest’ultima sigla parlo in maniera maggiormente approfondita nella sezione di questa tesi dedicata ai progetti online.

[121]La “biblioteca anarchica” viene descritta nella sezione di questa tesi dedicata ai progetti online.

[122]individualismoanarchico.blogspot.com/2012/12/il-mio-anarchismo.html cit. (url consultata il 07/12/2020).

[123]La pubblicazione si trova al seguente indirizzo gratisedizioni.org/fuori_collana_files/PROLETARIO.pdf (url consultata il 23/02/2021).

[124]La parola russa “besmotivny”, tradotta in italiano “senza motivo”, indica una strategia terroristica che si è iniziata ad affermare in Russia intorno al 1905. Consisteva nell’attaccare chiunque potesse rappresentare il regime zarista, anche solo perché aveva un’uniforme, perché costretto a collaborare con esso o per motivi economici, senza bisogno di particolari giustificazioni per l’atto violento che, precedentemente, era usato in maniera più ristretta. Cfr. A. Geifman, Thou Shalt Kill: Revolutionary Terrorism in Russia, 1894-1917, Princeton University Press, Princento NJ, 1995 (1993), p.128; in rete sotto questa sedicente sigla editoriale si trovano per esempio un opuscolo sulla rivoluzione messicana (usato come fonte da Anarcopedia) reperibile al seguente indirizzo docplayer.it/36492513-Indice-3-introduzione-edizioni-bezmotivnyki-5-la-rivoluzione-messicana-23-praxedis-guerrero-nella-rivoluzione-messicana-36-opere-consultate-e-note.html; un altro è dedicato alle rivolte degli schiavi nell’antica Roma e reperibile all’indirizzo docplayer.it/57826143-Frammenti-di-rivolte.html; un opuscolo di stampo “nichilista” intitolato Terroristi bezmotivnyki è reperibile all’url infuriati.noblogs.org/files/2017/02/Terroristi-bezmotivnyki-senza-motivo-conv.pdf ; ancora un altro opuscolo <<rubato dall’interno del giornale G.A.S. n-3>> si trova all’url it-contrainfo.espiv.net/files/2014/02/opuscoletto-beznachalie-n-2-2014.pdf .

[125]In un articolo de <<La Stampa>> del 22 Febbraio 2018 di M. Numa, intitolato Raid davanti al carcere di Alessandria: chiuse le indagini, il pm chiederà il processo viene menzionato in merito a un’indagine e per l’impegno nella raccolta di fondi lastampa.it/alessandria/2018/02/22/news/raid-davanti-al-carcere-di-alessandria-chiuse-le-indagini-il-pm-chiedera-il-processo-1.33982805; sul sito “anarhija” si trova un suo post in cui esprime solidarietà a un suo compagno sardo dopo un tentativo di evasione e ad Alfredo Cospito anarhija.info/library/italia-sulla-lotta-del-compagno-davide-delogu-anarchico-sardo-prigioniero-dell-italia-s-it (url consultate il 24/02/2021).

[126]Adesso il blog parolealvento.noblogs.org/ è vuoto, ma i cui contenuti sono conservati su “web archive” web.archive.org/web/20190328215145/https://parolealvento.noblogs.org/ (url consultata il 23/02/2021).

[127]L’acronimo sta per “Search engine optimization” e indica la serie di pratiche atte a migliorare il posizionamento di un sito web sui motori di ricerca, aumentandone la visibilità. Nonostante esistano anche delle figure professionali specializzate in questo settore non si possono conoscere dettagliatamente gli algoritmi che regolano il posizionamento dei siti. Comunque sia uno dei criteri principali riguarda il numero di volte in cui un sito, un determinato link oppure un testo viene menzionato e pubblicato da altri siti.

[128]roundrobin.info/wp-content/uploads/2018/08/Opuscolo-Scripta-Manent-A4.pdf (ultima consultazione 24/02/2021).

[129]Le seguenti url non risultano più funzionanti a oggi (24/02/2021) parolealvento.noblogs.org/files/2018/06/Frangenti-29-speciale-Energia-Attaccare-la-corrente-WEB.pdf; parolealvento.noblogs.org/files/2018/06/gilet_neri_kway_gialli-pageparpage.pdf; parolealvento.noblogs.org/files/2018/06/ai-ferri-corti.pdf.

[130]Il progetto editoriale delle “NN” (sigla che sta per “Nessun nome”) è volutamente indeterminato e generico in quanto dietro di esso <<non c’è nessun gruppo, e nessun copyright>>. Inoltre si vuole sottolineare il concetto che le <<idee non sono proprietà esclusiva di qualcuno, ma appartengono a tutti>> e che <<La rivolta, o sarà anonima, o non sarà>>. Cit. dalle linee programmatiche della sigla, reperibili all’indirizzo ecn.org/elpaso/distro/libri/nn/nn.htm (ultima consultazione 24/02/2021).

[131]Il primi numero, su “parole al vento” è ancora archiviato dal “Web Archive” all’indirizzo:

web.archive.org/web/20201126212027/https://parolealvento.noblogs.org/files/2018/06/Cane-nero-1994-nn.-1-8.pdf;

la raccolta di scritti del Bonanno su Cane nero invece si trova sul sito delle sue edizioni:

edizionianarchismo.net/library/alfredo-m-bonanno-la-ragione-genera-mostri (ultima consultazione 24/02/2021).

[132]C. Giuzzi, Milano No Expo, il manuale di guerra del black bloc: «Non esiste azione senza violenza», in <<milano.corriere.it>>, 3 Maggio 2015 (ultima consultazione 24/02/2021).

[133]Una conversazione tra anachicx, Edizioni Sole nero, 2012, pubblicato all’indirizzo malacoda.noblogs.org/files/2020/01/u-c-una-conversazione-tra-anarchici-1.pdf (url consultata il 24/02/2021). Di seguito quanto riportato sulla copertina posteriore: <<Come anarco-nichilisti odiamo sia la mano che sostiene la frusta come la schiena che la sopporta e accetta passivamente la flagellazione senza reagire. Smontiamo e abbattiamo tutti i valori della civilizzazione, annulliamo la dittatura dell’economia rendendola nulla, facciamo crollare le città delle masse e il suo urbanesimo autoritario, attacchiamo il saccheggio della natura e lo sfruttamento degli animali, ostacoliamo le posizioni dogmatiche e rifiutiamo la religione degli scienziati. Solo la continua e spietata distruzione-creazione rende la vita affascinante. Il permanente interrogarsi nichilista, attraverso testi, pallottole ed esplosivi, attacca la noia organizzata figlia della cultura dominante dell’ “identità”.

Così, attraverso l’Anarchia, creiamo un mondo in perenne cambiamento, un mondo completamente differente. Lì dove – dopo esplosioni intellettuali ed emozionali – la tensione trova la sua durata.

Lì dove si stanno tracciando nuove relazioni facendo sparire vecchie tradizioni e freni. Ma anche i nuovi valori che sorgono dall’anarconichilismo, in un momento critico, quando saranno considerati una realtà concreta, dovranno puntare a sé stessi e autodistruggersi, esplodendo al loro interno, creando così nuovi turbamenti, nuove prospettive.>>.

[134]Cfr DBAI, ad nomen, bfscollezionidigitali.org/oggetti/20566-belgrado-pedrini (url consultata il 04/03/2021).

[135] Cfr. il catalogo delle BFS  bfsopac.org/cgi-bin/koha/opac-search.pl?q=pb:Edizioni%20anarchiche%20Baffardello  e “malacoda” malacoda.noblogs.org/post/tag/il-baffardello/; inoltre da un articolo di M. Ortalli su “A rivista anarchica” si evince che le Baffardello hanno sede a Carrara arivista.org/?nr=388&pag=dossier_antifascismo2.htm; mentre l’ultimo volume qui citato si ritrova nel catalogo della libreria e centro di documentazione “Anomalia” libreriaanomalia.org/la-rivoluzione-sconosciuta/  (citato a proposito delle “Cerbero”) e in un volume di A. Senta (Gli anarchici e la Rivoluzione russa 1917-1922) si deduce che hanno sede a Cagliari  (url consultate il 04/03/2021).

[136] Cfr. Il comunicato firmato dal “Circolaccio Anarchico” di Spoleto e reperibile all’indirizzo:

campanialibertaria.noblogs.org/corpi-e-libri-liberi-dalla-repressione-iniziativa-a-sostegno-delle-edizioni-el-rusac-spoleto-23-01-2021-it-en/ (url consultata il 05/03/2021).

[137]Cfr. autistici.org/mezzoradaria/evento/presentazione-fratture-di-una-vita-autobiografia-di-charlie-bauer-concerto-dei-labile/, il-neroveleno.blogspot.com/2016/02/nuove-uscite-edizioni-el-rusac.html; malacoda.noblogs.org/post/2020/11/02/noi-fummo-i-ribelli-noi-fummo-i-predoni-di-belgrado-pedrini-edizioni-el-rusac-2014/; (url consultate il 04/03/2021).

[138]Reperibile sul sito “anarcotraffico” all’url:

anarcotraffico.org/sites/default/files/2018-09/Maria%20Nikiforova.%20La%20rivoluzione%20senza%20att%20-%20Mila%20Cotlenko.pdf

(url consultata il 05/03/2021).

[139]Da una citazione contenuta nella rivista “Malamente”, diretta da A. Senta, si ricava il luogo di pubblicazione: Villafalletto, luogo di nascita di Bartolomeo Vanzetti. All’omonimo opuscolo risalente ai tempi di Luigi Galleani è dedicato un ampio excursus nelle prossime righe, all’interno della sezione di questa tesi dedicata alle riviste.

[140]Dell’autore si trova un volume con più di novecento biografie di anarchici carraresi tra la fine del diciannovesimo secolo e l’inizio del ventesimo edizionimontebove.noblogs.org/post/2019/09/11/e-stato-pubblicato-il-libro-dalle-apuane-alle-green-mountains-anarchismo-ed-anarchici-tra-carrara-e-il-vermont-1888-1910/ e un altro che racconta degli insurrezionalisti anarchici di fine Ottocento edizionimontebove.noblogs.org/post/2018/08/03/i-giustizieri/ (url consultate il 04/03/2021).

[141]Nella presentazione del volume, oltre che nel sottotitolo, si spiega che raccoglie scritti di “Cent’anni di odio di classe” da Ravachol fino alla FRI. Cfr. edizionimontebove.noblogs.org/post/2018/08/02/mio-caro-padrone-domani-ti-sparo/.

[142]Del Cospito viene riportata un’intervista pubblicata sul foglio “Vetriolo” (di cui parlo più avanti), che risulta utile per capire la differenza tra l’insurrezionalismo “siglato” e nichilista della FAI-FRI e quello “sociale” che fa capo all’area di Bonanno. Il post si trova alla seguente url edizionimontebove.noblogs.org/post/2020/03/26/quale-internazionale-intervista-e-dialogo-con-alfredo-cospito-dal-carcere-di-ferrara-terza-parte/. Sempre a proposito di Cospito, tra gli eventi programmati per Marzo 2021, c’è un dibattito dedicato a lui e al tema del nucleare dal titolo eloquente: <<Voi gli date vent’anni noi gli diamo la parola>> edizionimontebove.noblogs.org/post/2021/02/28/voi-gli-date-ventanni-noi-gli-diamo-la-parola-cineforum-e-dibattito-sul-nucleare-20-21-marzo-2021-spoleto/ (url consultate il 04/03/2021).

[143]A quest’indirizzo si trova la scheda del libro edizionimontebove.noblogs.org/post/2020/04/29/e-stato-pubblicato-il-libro-la-negazione-radicale/; qui invece si trova una recensione di Dino Erba:

edizionimontebove.noblogs.org/post/2020/09/02/pillole-di-saggezza-sovversiva-una-recensione-de-la-negazione-radicale/ (url consultate il 04/03/2021).

[144]Cfr. M. Vulcano, Brushwood. Una “boscaglia di (in)gusitizia”, in <<ribalta.info>>, 14 Dicembre 2017, reperibile all’url ribalta.info/brushwood/?cli_action=1614874046.405 .


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