Per la rubrica di “Esami Infiniti” oggi parliamo di case editrici “anarchiche”, ovvero delle sigle editoriali della galassia “libertarianeggiante”. In un precedente post di post di questa rubrica era stato pubblicato il primo capitolo di una tesi sull’ editoria libertaria italiana: si presentava un’iper-concisa storia del movimento anarchico in Italia intrecciata a uno stringatissimo viaggio in quella del panorama editoriale italiano; vi si trovano anche delle nozioni molto basilari su terrorismo e uso politico della violenza (uso contestualizzato anche rispetto all’anarchismo e considerando che gran parte della “galassia anarchica” si configura, almeno sul versante delle pubblicazioni, in maniera “insurrezionale”).
Nel secondo capitolo della tesi, proposto in questo post, si tratta dei vari “editori”, formali o meno, e più o meno autoprodotti, a partire dalla fine dell’800: queste pubblicazioni possono essere definite “di nicchia” e sono all’interno di un’altra nicchia, quella delle autoproduzioni “pure” e degli editori semi-independenti che pubblicano “poco” dal punto di vista quantitativo…
Prossimamente si pubblicheranno altri due capitoli della tesi, che si occupano rispettivamente dei periodici cartacei e delle pubblicazioni online.
Banchetto
con pubblicazioni anarchiche (immagine
tratta dal sito malacoda.noblogs.org) |
2) Le case editrici tradizionali e le sigle
editoriali informali
2.1) L’editoria libertaria: una nicchia all’interno di
un’altra nicchia
Secondo una ricerca dell’Istat
relativa al 2018 gli editori censiti in Italia sono circa millecinquecento, e
quelli che hanno pubblicato più di cinquanta titoli all’anno vengono
considerati i “big” [1]: questi
ultimi sono poco più del quindici percento, coprono il novanta percento della
tiratura totale e producono l’ottanta percento dei titoli sul mercato. Il
restante segmento di mercato, costituito dal venti percento delle pubblicazioni
circa, sarebbe quindi rappresentato da piccoli (fino a dieci titoli annui) e medi
(tra gli undici e i cinquanta) editori[2]:
all’interno di questa “nicchia” del mercato formata dalle editrici più modeste
si collocano quindi le principali case editrici “libertarie”, come Elèuthera e
ZIC[3],
oltre a quelle ancora più modeste relativamente al volume di titoli pubblicati
e a quelle “clandestine” (di cui parlo più approfonditamente nelle prossime
righe).
Nell’odierno panorama delle case
editrici e dei progetti editoriali, in particolare quelli librari e cartacei o
in formato “ebook”, dedicati prettamente a pensiero, storia e narrativa dei
movimenti libertari e anarchici, penso si possano distinguere due
“macro-categorie”. Si tenga presente che questa distinzione non è “monolitica”
dato che ci possono essere delle “ibridazioni” e che quindi queste categorie
sono da considerare più come due poli con varie sfumature: a un estremo si
situano imprese ed edizioni più strutturate da un punto di vista
imprenditoriale e commerciale e quindi, per così dire, “tradizionali”,
includendo sia grandi editori “acchiappa tutto” (per esempio si pensi a
un’editrice come la Feltrinelli che pubblica testi riguardanti l’anarchismo)
che quelli più economicamente modesti e dedicati esclusivamente o quasi
all’anarchismo (come Zic, Elèuthera, La Fiaccola e Galzerano). A queste si
oppongono (oppure vi si affiancano in maniera più “sfumata”) quelle delle
autoproduzioni e dei “prodotti” più estemporanei, meno o per nulla organizzati
da un punto di vista imprenditoriale. Situandosi al di fuori dell’ambito
aziendale questi progetti sono più frammentati, meno organici e con linee
programmatiche vaghe o assenti.
Quindi ci sono imprese, iniziative e
attività con uno scopo prevalentemente commerciale (anche se alla fine i
proventi vengono usati per progetti militanti) e quelle con uno scopo
maggiormente politico-militante che prescindono dal profitto economico. Dunque,
quando il fine economico è presente, è principalmente teso
all’auto-finaziamento e alla sussistenza degli stessi progetti testuali o
quelli politicamente collegati. Queste esperienze sono in maggioranza portate
avanti da attivisti, a volte sono emanazioni e organi di specifici gruppi
oppure prodotto dell’iniziativa di piccoli e medi imprenditori. I titoli
sfornati si “affastellano” negli “infoshop”, nelle fiere e nelle nicchie
dell’editoria “indipendente”. Sono realizzati da case editrici principalmente
militanti e “indipendenti”, i cui libri spesso non finiscono sugli scaffali dei
“supermarket del libro” o sui grandi siti di e-commerce, e talvolta sono
scaricabili gratis legalmente, “a portata di click” o da ordinare direttamente
senza intermediari.
Le ristampe di saggi e opere, spesso
traduzioni, dei teorici classici sembrano essere quelle a cui sono dedicati più
titoli in assoluto, e pubblicate sia da editori “puri anarchici”, ma, secondo
me, soprattutto da altri che non si dedicano esclusivamente all’universo
“libertarianeggiante”. Bisogna tenere ben presente, ovviamente, che essendo
poche decine le editrici che si occupano esclusivamente e con una certa
continuità degli argomenti riconducibili all’universo anarchico in particolare,
numericamente le pubblicazioni di queste ultime saranno presumibilmente
inferiori a quelle di altri editori con cataloghi più vasti: è doveroso
precisare che nelle prossime righe non si tratterà questa problematica
statistica, anche perché se pure si volesse affrontarla bisognerebbe sormontare
prima il problema della classificazione di “impresa” o “testo” specificamente
anarchici, e quindi della definizione di dati numerici che in un secondo momento
dovrebbero essere raccolti. Oltre ai
“classici” del pensiero anarchico c’è tutta la saggistica e la storiografia sul
movimento: questo probabilmente è il campo dove i medi e grandi dell’editoria
“invadono” di più il campo di chi si dedica specificamente all’anarchismo.
Viceversa gli editori “anarchico-libertari” sembrano guadagnare terreno
trattando argomenti più “di nicchia” e con un target ristretto, e cioè quelli
che spaziano dall’ecologia all’ antipsichiatria passando per il femminismo e l’
“hacktivismo”, oltre all’arte e alla narrativa collegate al pensiero
libertario.
2.2) Le “case editrici” anarco-libertarie
<<Il binomio tra “comunicazione” e “politica” accompagna la
storia dell’umanità fin dalla notte dei tempi, come è documentato dai trattati
di retorica della tradizione aristotelica o ciceroniana>>, intendendo la
“politica” in un’accezione ampia che si riferisce <<a un qualche tipo di
potere, che provvisoriamente si può individuare nel prendere decisioni che
valgono per una determinata collettività (di ampiezza variabile: ad esempio, un
movimento, un partito, un Comune, uno Stato)>>[4]. Il potere
risiede anche nella “parola” e dunque <<come per buona parte
dell’editoria politica, lo scopo immediato di una pubblicazione in senso
anarchico è sempre stato quello della propaganda>>[5], della
formazione politico-culturale (soprattutto nella forma dell’autoformazione[6] operata per
il tramite delle pubblicazioni) e in seconda istanza della funzione di raccordo
tra le varie componenti del movimento.
Le forme giuridiche assunte dalle principali case editrici (in
senso “tradizionale” e quindi quelle più “istituzionalizzate”) anarchiche e
libertarie sono le cooperative, le associazioni culturali e le ditte
individuali, mentre al di fuori dei contesti più “formali” la spinta propulsiva
della propaganda anarchica parte tendenzialmente da singoli militanti e gruppi,
centri sociali, circoli, centri studi e di documentazione, modeste tipografie e
librerie. Non è da escludere che anche queste ultime realtà si trasformino in
imprese e progetti editoriali più tradizionali o che siano fuse con le prime.
Tra le iniziative editoriali libertarie dei primi due periodi
(secondo la periodizzazione sopramenzionata e cioè quell’arco di tempo che va
dalla nascita “ufficiale” dell’anarchismo fino all’incirca agli anni Sessanta
del Novecento) spicca la figura dell’ “editore-protagonista”[7] aretino
Giuseppe Monanni. Il suo percorso imprenditoriale-militante rappresenta
<<il punto più alto di un’editoria libertaria fortemente connotata in
senso individualista ma aperta anche ad altre correnti e a filoni non
strettamente identificabili con l’anarchismo>>[8], oltre a
essere <<paradigmatico dell’evoluzione dell’intero settore: da giovane
apprendista tipografo presso la stamperia del padre a promotore di iniziative
pubblicistiche, da intraprendente libraio-editore con la Libreria editrice
sociale (1909-14) a editore tout court
con le case editrici Sociale (1920-27) e Monanni (1926-33), fino all’incarico
di direttore editoriale per la Rizzoli a partire dai primi anni
quaranta>>[9]. Particolarmente rilevante in questo contesto
è il contrasto tra il fondatore della Libreria Editrice Sociale e quello della
<<tipografia “autogestita”>> (oltre che <<una vera e propria
casa editrice che potesse espletare l’intensa attività nel campo dell’editoria
libertaria e della pubblicistica anarchica>>) nominata “cooperativa
tipografica La Sociale”[10] della
Spezia, ovvero Pasquale Binazzi: nel 1911 pubblica in esclusiva le opere
dell’amico Pietro Gori in dodici volumi, su mandato dello stesso, pochi mesi
prima della sua morte. Sostanzialmente Monanni afferma che l’esclusiva della
pubblicazione e i diritti d’autore non erano conciliabili con la pratica
libertaria[11].
Delle accuse affini a questa vengono mosse anche al fiorentino
Fortunato Serantoni e al fulcro dei suoi progetti editoriali tra l’America e
l’Europa, la “Librería Sociológica”: <<Il fatto che la libreria fosse un
vero e proprio esercizio commerciale, dove una parte dei libri e degli opuscoli
era a sottoscrizione libera, ma un’altra era venduta a prezzi di mercato, diede
origine ad alcune critiche verso Serantoni. Venne accusato, specialmente da
parte di anarchici antiorganizzatori, di essere il gestore di una impresa
capitalistica e di essere un “negoziante borghese”>>[12]. A seguito
di un blitz delle autorità argentine nel 1902 in cui tutto il materiale della
libreria viene sequestrato, ritorna a Firenze dove fonda una casa editrice che
porta il suo nome e collabora, tra i vari, anche con il citato Gori e il
chietino Camillo di Sciullo.
Quest’ultimo viene difeso due volte da Gori, nella serie di
processi che lo vedono incriminato per la sua attività propagandistica con la
“Tipografia del popolo”, dai tempi delle leggi antianarchiche del 1894 fino al
fascismo[13].
Un'altra figura che imprime un’impronta personale ai suoi progetti editoriali,
materialmente <<l’editore, lo stampatore, lo spedizioniere degli opuscoli
di propaganda>> e <<che prende le decisioni riguardo ai prezzi,
agli sconti per i rivenditori, alle promozioni, ecc. ma anche riguardo alla
linea editoriale e politica>> della “Biblioteca di propaganda”, collegata
alla rivista “L’Avvenire sociale”, è quella del messinese Tommaso De Francesco[14]. Mentre la
“biblioteca” riflette le visioni ideologiche e le scelte editoriali del suo
curatore la rivista resta aperta alle varie componenti del movimento, in un
contesto in cui le <<definizioni di “antiorganizzatori” e
“organizzatori”>> appaiono riduttive data la fluidità della fase
<<considerata, dove ciascuno degli interlocutori avanzava opinioni in cui
si mischiavano talvolta concetti che ora attribuiamo all’una o all’altra
tendenza, le confrontava, le rivedeva precisandole, le modificava, ecc.>>[15].
Uno scontro di idee sulla preminenza degli opuscoli rispetto alle
riviste (i primi orientati più verso la formazione di individualità esterne al
movimento mentre i secondi alla discussione dei militanti e dei fatti di
stretta attualità) è quello occorso tra De Francesco e il prolifico sanremese
Domenico Zavattero[16]: animatore
di svariati fogli e fondatore di diverse sigle editoriali (come Solidaria,
l’Iniziativa e Scuola Moderna) è inquisito svariate volte per la sua attività
militante e di propaganda. Quest’ultimo considerava l’agile e versatile
strumento dell’opuscolo, con il principale target
di lettori esterni al movimento da coinvolgere e “reclutare”, come
<<l’ariete che batte le mura per aprirvi la breccia: il giornale è l’arma
portata da noi militi dell’ideale, che attraverso la breccia aperta invadiamo
il forte assediato>>[17].
Un altro esempio calzante di opuscoli con il target di lettori che
approcciano il pensiero anarchico per la prima volta è rappresentato dalla
collana di nove titoli “Biblioteca della Questione Sociale”, legata all’omonimo
periodico stampato a Paterson, New Jersey, tra il 1895 e il 1908 e che vede tra
i suoi fondatori Gori. In questo caso però l’attività editoriale non è
stimolata principalmente da una figura singola, ma dal gruppo “Diritto all’esistenza” che dirige
collettivamente il periodico “La Quesione Sociale”, dopo che Gori ritorna in
Italia e prima dell’assunzione della direzione del principale
“antiorganizzatore” italiano, il romano Giuseppe Ciancabilla. A questi
subentrerà per un breve periodo Malatesta, il principale rappresentante dell’ala
“organizzatrice”, dopo i contrasti nati con la componente maggioritaria del
gruppo per le sue posizioni individualiste e “antiorganizzatrici”[18].
Passando al periodo del secondo dopoguerra la prima casa editrice
in ordine cronologico è la “LIDA”
(Libreria italiana d’avanguardia) che pubblica principalmente classici
dell’anarchismo e opuscoli di propaganda e anticlericali[19]. È fondata
da Mammolo Zamboni, padre di Anteo al quale è stato attribuito un attentato a
Mussolini nel 1926 e sul quale non è mai stata fatta completamente chiarezza[20].
C’è poi l’editrice “Rivoluzione
Libertaria” (abbreviata in
edizioni “RL”), nata ufficialmente nel 1946 (ma attiva già con un primo titolo
di Malatesta nel 1944 e che ha avuto diversi luoghi di pubblicazione ossia Bari,
Napoli, Genova, Pistoia e Iglesias) e legata alla rivista Volontà, rivista che
a sua volta nasce dall’esperienza di altre due pubblicazioni, “Rivoluzione
Libertaria” e “Risveglio Libertario”. In una prima fase è animata da Giovannina
Caleffi Berneri e Cesare Zaccaria, dopo da Aurelio Chessa. A quest’ultimo la
seconda figlia di Berneri e Caleffi affiderà un fondo librario, da cui
originerà l’Archivio Famiglia Berneri – Aurelio Chessa[21]. Le RL
rappresentano per un lungo periodo le diverse componenti del movimento
anarchico italiano, insieme alle “Edizioni
dell’Antistato” [22],
diventate poi “Edizioni Antistato”:
il principale fautore del gruppo (che ha dato il suo contributo anche alle
edizioni RL) è l’“antiorganizzatore” Pio Turroni (oltre che esponente dei GIA
come Chessa), che si era “fatto le ossa” nel “Gruppo edizioni libertarie” di
Brest dirette da Camillo Berneri, prima di partire per andare a combattere in
Spagna, nel 1936.[23] A metà
anni Settanta, le edizioni nate nel 1949, vengono lasciate in eredità al gruppo
dei GAF, insieme <<a una “dote” di tre milioni di lire, degli avanzi di
magazzino per lo più invendibili e qualche credito per lo più
inesigibile>>: <<Turroni sa che i “giovani di Milano” sono diversi
da lui, ma ciononostante li sente affini, quantomeno più affini di altri
possibili “eredi”. Più affini nella passione anarchica, più nel pathos e
nell’ethos, che nel logos>>[24]. Dalle
ceneri delle “Antistato” nascerà “Elèuthera”
nel 1986, che con più di quattrocento titoli rappresenta la componente
“editoriale” del movimento orientata alla riflessione culturale, più che a
quella storica e politica[25].
L’attenzione per le questioni eminentemente politiche, storiche e
di attualità connesse all’anarchismo emergono invece dai quasi ottanta tioli
nel catalogo di “Zero in condotta”
(abbreviata in “ZIC”), nata su mandato della FAI nel 1988[26].
Lo stesso interesse per la storia e l’attualità caratterizza anche
i quasi duecento tioli del catalogo delle “BFS
Edizioni”, espressioni dell’archivio-biblioteca che porta il nome di Franco
Serantini, giovane anarchico morto a Pisa dopo il pestaggio subito durante una
manifestazione antifascista nel 1972[27]. Loro
hanno editato il monumentale “Dizionario biografico degli anarchici italiani”,
diviso in due tomi, digitalizzato e disponibile sul web.
La più datata, di quelle ancora attive, oltre che la più
importante nel meridione, è “La Fiaccola”,
fondata nel 1960 da Franco Leggio[28]. Insieme
alla sua erede “Sicilia Punto L”
(fondata nel 1980) conta circa duecentocinquanta titoli: oltre alla saggistica
storica e di attualità, ai temi e agli autori “classici” dell’anarchismo, una
parte consistente del catalogo è occupata da testi anticlericali, che risentono
dell’interesse verso il tema del suo fondatore.
Infine segnalo quelle
dalle dimensioni più modeste dal punto di vista del catalogo o meno note al di
fuori della “nicchia” anarco-libertaria, nelle quali mi sono imbattuto durante
questa ricerca[29]:
l’abruzzese “Samizdat”[30] fondata da
Paolo Notarfranchi nel 1996 e poi confluita nelle edizioni del Centro studi Camillo di Sciullo; la “Galzerano” portata avanti da Giuseppe
Galzerano nel Cilento, attiva dal 1975, con la maggioranza dei titoli dedicati
all’anarchismo, anche se si occupa di storia e cultura legate a temi e
personaggi del meridione e della realtà locale cilentana[31]; le
edizioni “La Baronata” di Lugano nate nel 1978[32]; le “non
edizioni indipendenti” (così si definiscono per sottolineare la scelta di
essere “fuori mercato”) “Bruno Alpini”,
legate all’omonima associazione culturale; “Ortica” di Latina,
attiva dal 2010 con un variegato catalogo[33] di cento
titoli divisi in sette collane, molti sono degli autori “classici” del pensiero
anarchico , oltre a quelli dedicati all’ecologia e al veganismo, alla musica
punk e rock, alla letteratura, al femminismo, alle cultura asiatiche e
mediorientali e alla storia; “Candilita” che ha sei titoli in catalogo di cui
due coedizioni con La Fiaccola e le Nautilus, e tre dei quali sono firmati da
Giuseppe Aiello[34].
Concludo con un cenno alla “Tipografia Il Seme”, poi diventata “Cooperativa tipolitografica” che dagli
anni Settanta ha stampato svariate riviste e libri di editrici anarchiche e
libertarie[35],
oltre ad aver dato alle stampe anche una decina di titoli “in proprio”. Per
quanto riguarda il circuito della distribuzione ricordo la cooperativa “Diest Distribuzioni”, nata nel 1987 a
Torino, distribuisce testi di diverse micro-imprese editoriali tra cui quelle
di diverse sigle libertarie.
2.2.1) Franco Leggio: il progressivo avvicinamento
all’anarchismo, le scintille e la fiamma dell’anarchia
Franco Leggio nasce a Ragusa nel 1921 ed era un anarchico
antiorganizzatore “non dogmatico”[36]. Nei suoi
ottantacinque anni di vita da attivista instancabile, in un primo momento da
“generico” antifascista con tendenze e influenze comuniste “eretiche” e poi, da
protagonista a pieno titolo nel movimento anarchico, ha dato vita e partecipato
a numerose lotte ed iniziative editoriali, tenendo sempre accesa “la fiaccola
dell’anarchia” e attraversando periodi ed eventi cruciali della storia europea
e dell’anarchismo italiano.
Da giovane insieme ad altri ragusani frequenta una bottega dove si
riuniscono vari antifascisti, in particolari giovani operai, artigiani e
minatori. Con alcuni di questi forma un gruppetto rivoluzionario chiamato “I
senza paura”. Nel 1937 suo padre muore e trova impiego come minatore. In questo
periodo sente parlare per le prime volte dell’anarchismo leggendo un articolo
che tratta del supporto delle camice nere in Spagna: i toni negativi con cui
vengono descritti gli anarchici sulle pubblicazioni filofasciste provocano in
lui un effetto contrario, finendo per suscitare il suo interesse e avviando la
fase “embrionale” del suo anarchismo, l’inizio della maturazione della sua
coscienza politica. Intanto, sempre con giovani del luogo, si “infiltra” nel
campeggio “Dux” romano attuando le sue prime “azioni”: una nell’ambito
lavorativo della miniera, boicottando la produzione tramite l’assenza
determinata dal viaggio a Roma; un’altra con una lettera di protesta per
l’abolizione del licenziamento automatico quando si raggiungeva il diciottesimo
anno di età, e infine uno sciopero della fame per una questione interna al
campeggio[37].
Il 1939 è l’anno del battesimo del fuoco: a causa di volantini scritti a mano,
siglati “Antifascismo rivoluzionario di Ragusa”, il gruppo dei giovani
antifascisti finisce sotto l’attenzione della polizia e dei loro datori di
lavoro, che gli complicano la vita. Viene messo sotto pressione, stretto tra
due fuochi, al punto che preferisce arruolarsi nella Marina. Poi si ammala e
tra diverse peripezie, trasferimenti, punizioni e nuove pressioni, giunge a
minacciare il suicidio per farsi inviare in zona di guerra (dove rimarrà fino
all’armistizio di Cassibile sulla nave da guerra “Calliope”). Ricoverato in
vari ospedali militari giunge di nuovo in Sicilia, diserta e, ricercato, arriva
a Ragusa dove si fa ricoverare in un sanatorio[38]: è
l’inizio di una storia di migrazioni e periodici ritorni nella città natia. In
questi anni, tra letture e contatti con comunisti “eretici” ed esponenti
libertari, si va consolidando il passaggio suo, e dei suoi compagni, dalle
tendenze comuniste venate di antiautoritarismo all’anarchismo. Siamo nel
biennio dei cosiddetti moti antimilitaristi del “non si parte”[39]: le suore
e i degenti del sanatorio lo “coprono”, affermando che non si era mosso da lì,
mentre invece aveva partecipato attivamente alla rivolta popolare[40].
Successivamente viene scoperto a seguito di una delazione e condannato a sedici
mesi, scontandone solo dodici grazie all’amnistia concessa dopo il referendum
del 1946. L’occasione dei moti ha rappresentato il periodo in cui fa partire il
primo lampo, l’innesco della metaforica fiaccola che manterrà sempre accesa:
veniva redatto insieme ad altri suoi compagni “La scintilla darà la fiamma”, un
nuovo opuscolo manoscritto con un titolo <<contaminato da reminiscenze
leniniste>>. Lo scritto, diffuso tra muratori, minatori, braccianti,
pazienti del sanatorio e attivisti ragusani, oltre a incitare alla rivolta
cerca di creare una certa coesione con tutta la sinistra ragusana[41]. Esce di
prigione nel 1946 e insieme ad altri del “non si parte” dà vita al gruppo
anarchico “La Fiaccola” (che aderisce alla FAI e anche all’ “Intesa Anarchica
Siciliana”) e al quale aderisce anche Maria Occhipinti (nota per aver bloccato
un automezzo durante la rivolta mentre era incinta) dopo il suo rifiuto di
restare nel PCI. La stessa fa avvicinare anche altre donne tra le quali
Carmelina Rinina, futura sposa di Leggio con rito civile. Con un anarchico di
una generazione più anziano di lui, Giuseppe Alticozzi, fonda la FASSO
(Federazione Anarchica della Sicilia Sud Orientale che aderirà alla FAI fino al
1949), oltre a svolgere varie azioni di propaganda[42]. Ritorna a
lavorare in miniera dove nel 1949 ingaggia una lotta contro il licenziamento di
duecento colleghi che, per le proteste (attuate tramite sciopero, occupazione e
autogestione delle miniere e con annessi scontri con i proprietari, la Camera
del Lavoro e il PCI[43]), verranno
ridotti a quaranta. Inizialmente Leggio non è tra quei quaranta ma il licenziamento
arriva anche per lui: attua allora uno sciopero alla rovescia per un mese,
lavorando senza stipendio e rifiutando una buonuscita proposta per farlo
desistere. Lascia quindi Ragusa alla volta di Napoli: in questo periodo si
separa dalla moglie che, sotto pressione dei familiari, aveva fatto battezzare
i figli a sua insaputa. Continua a spostarsi a Bari, Foggia, Genova, Livorno,
Milano e poi in Francia, vivendo dei più disparati lavori, mantenendo contatti
con la Sicilia e partecipando anche ad iniziative editoriali come “Conoscersi e
comprendersi”, “Ribellione” e “L’agitazione del Sud”, del quale è responsabile
per i primi numeri[44]. Partecipa
poi anche alla lotta antifranchista spagnola, scampando tra l’altro
all’attentato in cui morirà Josep Lluìs Facerias nel 1957[45]. Nel 1960
è di nuovo a Ragusa, fonda “La Fiaccola” e diventa una guida carismatica per la
nuova generazione di anarchici, assumendosi anche la colpa per le denunce al
posto loro ed evitando di creare scandalo e problemi nelle loro famiglie
“perbeniste”.
Particolarmente impegnato sui temi della religione e della lotta
anticlericale, subisce vari processi e condanne per reati come vilipendio alla
religione e a capo di stato estero (il Papa) tra gli anni Sessanta e Settanta,
avendo pubblicato opuscoli anticlericali come “La peste religiosa”, “Chiesa e
impostura”, “Dio non esiste” oppure “Gesù non è mai esistito” [46]. Altre
iniziative editoriali si concretizzano nella creazione della rivista
“Anarchismo” (con la quale sarà unito fino alla fine degli anni Settanta) e la
fondazione della libreria “l’Underground” a Catania e “Zuleima” a Ragusa, oltre
al contributo fornito per “Sicilia Libertaria”, divenuto mensile. Durante la
rivolta di Comiso subisce quello che i suoi compagni definiscono un arresto a
orologeria, in quanto dovuto a un fatto diverso dall’opposizione alla base
missilistica: nel 1983 si trova in carcere per la sua presa di posizione a
favore di Giovanni Marini, salernitano che ferì a morte un militante fascista
durante una colluttazione. Nel 1986 viene minacciato di essere sottoposto a
perizia psichiatrica, dato che aveva attaccato epistolarmente vari magistrati,
minaccia che non si concretizza anche per la solidarietà del resto della
penisola[47].
Dopo vari problemi di salute, pur non abbandonando mai del tutto l’attività
politica ed editoriale, morirà esattamente trentasette anni dopo Giuseppe
Pinelli.
Oggi le edizioni de La Fiaccola e la sua filiazione editoriale,
Sicilia Punto L, sono portante avanti dall’omonima associazione culturale che
edita anche il mensile “Sicilia Libertaria”, diretto da Giuseppe Gurrieri
(detto Pippo) e animatore delle due sigle editoriali.
2.3)
“Autoprodunzioni” e sigle editoriali “informali”
Uno dei predecessori delle
autoproduzioni libertarie di oggi, insieme ai fogli scritti a mano[48]
e con il carbone se mancava l’inchiostro, è
stato il torinese Luigi Assandri,
“l’anarchico col ciclostile”, come è definito nel libro dell’attivista Tobia
Imperato per le autoproduzioni “Nautilus”: anarcosindacalista, dopo aver
partecipato alla Resistenza entra brevemente in polizia per poi uscirne dopo
breve tempo e trovando impiego presso la FIAT. Armato di ciclostile e
fotocopiatrice passa il tempo libero diffondendo le idee anarchiche anche con
la parola e anche con i “nemici” comunisti e fascisti, oltre a collaborare
all’edizione di riviste e libri: il suo è un attivismo “dal basso”, interrotto solo
dal dolore per la morte della compagna Adele. Comunque non smette di
professarsi anarchico e dona la sua biblioteca all’ “Anarkiviu Tommaso Serra”[49].
Tra le svariate sigle “autoprodotte”
un posto di rilevo lo occupano le “autoproduzioni “Nautilus”, “eredi”[50]
del “Centro di Documentazione Anarchica”, nato nel 1976 a Torino e poi
spostatosi a Roma nel 1981, dove ha condiviso lo spazio fisico e i progetti del
“Collettivo anarchico di via dei Campani” a San Lorenzo e della Libreria
“Anomalia”[51].
Sempre nel 1981 è nato il progetto Nautilus, sintetizzabile dai fautori
dell’omonimo collettivo con la massima: <<Un’attività tendenzialmente
“altra” e istintivamente “contro”>>. Attività che si sforza <<di
rifuggire le leggi del mercato e dello Stato: nessuna remunerazione per
qualunque tipo di attività manuale o intellettuale che sia, nessun copyright,
nessun notaio o contratto, sostituiti da gratuità, mutuo appoggio, complicità e
piacere. Abbiamo condiviso vita, sogni e avventure con donne e uomini di gruppi
anarchici, centri occupati, collettivi postsituazionisti, punk,
antiproibizionisti, neopsichedelici, primitivisti e tutti coloro che hanno
avuto e hanno voglia di accompagnarci nel nostro viaggio. Con loro abbiamo
editato libri e riviste, e poi fatto manifesti, video, dischi, feste, convegni,
conferenze, presentazioni, lotte>>. Dei quasi quaranta titoli (molti
esauriti) nel loro catalogo[52]
una parte consistente è rappresentata da riviste[53],
cd musicali e videocassette. I temi maggiormente trattati nei loro
“auto”-prodotti sono quelli dell’ecologia “radicale”, della tecnologia,
dell’urbanistica, dell’arte situazionista , delle droghe e del movimento
psichedelico, ma si trovano anche titoli a dir poco inusuali come una guida al
suicidio.
Tra gli autori più noti e “sovversivi”
ci sono Horst Fantazzini (noto come il “ladro gentiluomo” citato in questa tesi
nel paragrafo che parla delle edizioni Anarchismo), il no-tav Marco Camenisch,
il terrorista-primitivista statunitense Kaczynski (il primo “Unabomber”), il
primitivista John Zerzan e Hakim Bey (alias Peter Lamborn Wilson) noto per il
concetto di Temporary Autonomous Zone (abbreviato in TAZ, ossia di luoghi e
momenti usati per evadere il controllo sociale e statale). Vi figurano
ovviamente anche autori “emergenti” o comunque della “nicchia” anarchica come
Carmine Mangone e Giuseppe Aiello. Pochi i testi dedicati all’anarchismo e ai
militanti del movimento in senso stretto, come quello sul citato Assandri
(l’anarchico col ciclostile); un testo di un anonimo combattente della “Columna
de Hierro” nella rivoluzione anarchica spagnola; “Anarchia e futurismo” con gli
scritti dei “futuristi di sinistra” Gian Pietro Lucini e Renzo Provinciali, e
un’intervista a Silvano Pelissero, la cui vicenda è connessa a quella di “Sole
e Baleno” (e che menziono fra poche righe).
Poi ci sono i cinque titoli delle “autoproduzioni Fenix”, legati alle
omonime occupazioni torinesi e promossi sul loro sito[54]:
una traduzione dal francese di un libro del dadaista Ribemont Dessaignes[55];
un altro testo è firmato dal regista e saggista marsigliese Alèssi Dell’Umbria riguardante le rivolte del 2005 nelle
banlieue parigine, “Il rogo della rivolta”[56];
un pamphlet su Max Stirner di Mario Frisetti (che è anche uno dei traduttori
del primo titolo citato); una traduzione di un libro dello storico iberico e
combattente nella “Columna de Hierro” Abel Paz; e infine “Le scarpe dei
suicidi”, dedicato alle tragiche vicende connesse alla morte dei due anarchici
“Sole e Baleno” e all’arresto del loro compagno Silvano Pelissero (dei quali
parlo più avanti, connettendo la tragica vicenda a un trafiletto del foglio
“Vetriolo”), firmato dal militane no-tav e anarchico Tobia Imperato[57].
Un’altra editrice informale con un
ambizioso progetto editoriale è “Cirtide”.
Sul sito (online almeno dal 2017) di questa sigla (che potrebbe anche rientrare
nella categoria delle “insurrezionali” per certi versi) non si trovano
informazioni sugli autori del progetto, aperto a chiunque ne condivida
<<le linee editoriali>>. Riguardo alla sua natura e agli obiettivi
invece se ne parla nel post introduttivo risalente al 2014: in primis si
vogliono diffondere dei testi di difficile reperibilità in quanto datati e
anche <<perché non congeniali alla grande distribuzione
editoriale>>, distribuendoli a prezzi accessibili per tutti (anche se mi
risulta che questi libri non si vendano online e quindi desumo che si vendano
in circuiti informali o comunque limitati) oltre che a renderli accessibili a
tutti sul web[58].
Caratteristica principale e ambiziosa dei circa dieci libri prodotti è quella
di unire più pubblicazioni in una volta sola, in modo da creare un percorso di
lettura e quindi <<Non più volumi che parlano a se stessi, in maniera
imperativa al lettore, ma autori che parlano ad altri autori, che contraddicono
o proseguono il ragionamento del precedente, e preparano alle tesi del
successivo, confrontandosi con un lettore che ha il compito (che diventa anche
un dovere) di individuare all’interno delle differenti chiavi di lettura quella
che trova più interessante e fondata>>. Si invita dunque il lettore e a
essere parte attiva anche inviando commenti, opinioni e critiche e a mettere in
moto un meccanismo di scrittura collettiva. Il materiale inviato <<verrà
poi pubblicato, sotto pseudonimo, nella successiva edizione, o, in caso di
grandi quantità di materiale, magari generatesi a causa di dibattiti
partecipati da diverse persone, verrà raccolto in un volume apposito di
riflessioni riguardanti un particola percorso o testo. Lo pseudonimo, oltre che
per un evidente motivo di riservatezza, serve ad aumentare la separazione tra
contenuto e nome dell’autore di tale contributo>>[59]
con l’obiettivo di creare un dibattito sia all’interno che all’esterno del
movimento anarchico, dibattito che, di pari passo con la lettura, deve
distinguersi dalle logiche che mirano a comunicare “istantaneamente” e troppo
rapidamente come può essere quello dei social network. Quindi anche per la
lettura, diversamente da <<quella delle grandi case editrici
generaliste>> si vuole eliminare << l’ansia del quantitativo.
Quante pagine, quanto manca, quanto ho letto, leggo piano, leggo veloce. No,
niente di tutto ciò. Basta togliere il numero di pagina e imparare di nuovo a
fare le orecchie, o usare un segnalibro>>. Siccome poi non si vuole
influenzare il lettore e dato che le opinioni personali sono
<<sicuramente errate alla luce di una differente interpretazione
individuale>> l’introduzione viene spostata alla fine del volume[60].
La nota introduttiva del progetto si chiude con l’affermazione di non
riconoscere e condividere <<copyright e la proprietà intellettuale, come
altre proprietà, d’altronde. Alla mercificazione delle idee, alla loro
interscambiabilità su base economica (un libro di ricette culinarie basato su
una serie televisiva di successo, non ha lo stesso valore di un libro di
filosofia, anche se potrebbero avere lo stesso prezzo) noi abbiamo trovato
questo modo di rispondere e contrattaccare. Piuttosto che comprare un idea, è
meglio rubarla alla Feltrinelli.>>.
I contenuti vanno dalla narrativa
alla saggistica: per esempio ci sono opere di Tolstoj, Pirandello, e John
Osborne, i saggi “insurrezionali” di Bonanno e i contenuti del sito
“Finimondo”, quelli storici, filosofici e politici firmati da Marx, Kropotkin e
Foucault… E ancora si tratta di
argomenti come l’antipsichiatria, l’antimilitarismo, l’istruzione e la
questione carceraria con testi come l’opuscolo-guida della “Rete Evasioni”, per
chi si dovesse trovare in carcere, oppure un rapporto della NATO del 2003 in cui
si immaginavano scenari di guerriglia urbana nel 2020.
2.4)
Editrici e autoproduzioni dell’area insurrezionale: tra associazioni culturali,
sigle editoriali informali e sedicenti.
Il
proselitismo della cosiddetta area anarco-insurrezionale, così come quello del
resto della “galassia”, ha sempre avuto i suoi organi di comunicazione, dai
tempi dei primi editori che andavano sostituendo la figura del
“libraio-stampatore” fino all’epoca dei blog, che danno “virtualmente” (in
senso letterale e figurato) la possibilità a chiunque di diventare
istantaneamente un “editore-stampatore” in proprio (e altrettanto
“virtualmente” sconosciuto oppure, più realisticamente, conosciuto tra il
pubblico di nicchia, già avviato verso la radicalizzazione). La pubblicistica degli “insurrezionali” è
<<ben diffusa, per lo più clandestina, ma affiorante nelle affissioni
murali e nelle iniziative pubbliche>> oltre che in rete, e i toni usati
sono <<spesso aspri, istigativi e volutamente eversivi>>[61]. Nel
linguaggio prevalgono <<le forme ironico-sarcastiche, fino al macabro, e
talvolta anche poetiche>>[62] mentre
l’aspetto iconografico presenta <<disegni che vanno dallo stile liberty
al cubismo, spesso utilizzando azioni di rivolta o di guerriglia urbana>>[63].
Gli
scopi di tali pubblicazioni sono orientati dalla militanza e quindi dedicate
principalmente alla diffusione teorica e alla <<propaganda di “azioni
dirette” al fine di generare emulazione e fornire spunti, anche di carattere
“tecnico”>>[64]. Si
trovano quindi manuali e guide per condurre azioni di sabotaggio, per
fabbricare esplodenti, per tecniche di crittazione informatiche, per evitare e
aggirare controlli e indagini e anche trattazioni più complete, che forniscono
concetti base di tecniche militari legate alla guerriglia e al comportamento da
tenere in occasioni di interrogatori, latitanza e carcerazioni[65]. In più
è da considerare l’uso delle pubblicazioni come <<strumento di
collegamento e di informazione, dando conto di iniziative, lotte, situazioni
specifiche>>[66], come
avveniva con le notizie di “Cronaca Sovversiva” sulle lotte in America e come
avviene tutt’oggi con gli annunci di iniziative, manifestazioni e le
corrispondenze dal carcere dei militanti detenuti. Inoltre le stesse
pubblicazioni possono essere usate dalle forze dell’ordine per profilare
aspiranti terroristi (com’è accaduto con l’ “esplosivo” pamphlet “La salute è
in voi”[67]).
Ovviamente
il fattore trainante della militanza non esclude che anche le pubblicazioni
degli “insorgenti” (o aspiranti tali) possano avere un fine economico e quindi
anche una micro-struttura imprenditoriale ed editoriale, finalizzata
all’approvvigionamento di risorse per portare avanti “la lotta” e magari anche
per puro tornaconto personale. La distribuzione avviene di solito su richiesta
diretta delle copie di un testo via mail, tramite le fiere “indipendenti”, sui
banchetti installati agli eventi nei centri sociali e di documentazione,
attraverso le modeste librerie specializzate e i siti web[68] in cui
si trovano gratuitamente le versioni scaricabili oppure con un prezzo
consigliato e segnalato al potenziale acquirente. Alcuni libri vengono venduti
anche su siti di e-commerce, come nel caso del “libro-rarità” di Bonanno, di
cui si parla nelle prossime righe.
A
proposito dello status legale dei testi l’aspetto principale riguarda il
contenuto, che si può concretizzare in espliciti inviti a insorgere oppure da
rivendicazioni dirette o indirette. A volte è “camuffato” come <<innocuo
e invece nella sostanza interna racchiudono argomenti, temi, incitazioni
all’illegalità>>[69].
Sono
anche da considerare gli aspetti burocratici e fiscali, come l’obbligo di
registrazione dei periodici e il pagamento delle tasse. Questo tipo di problemi
può essere soddisfatto, evitato o aggirato registrando vari “fogli” come supplemento
di un’unica testata, costituendo delle associazioni senza scopo di lucro e
ovviamente non rilasciando o truccando le ricevute di quanto venduto.
Infine,
una parte consistente dei testi riprodotti tra le pagine virtuali e cartacee
delle frange insurrezionali è formata da scritti di figure storiche
dell’anarchismo scomparse da tempo, e dunque per molti di questi i diritti
d’autore sono scaduti. Il “saccheggio” editoriale di opere datate assume quindi
anche una funzione storiografica, soprattutto per quei testi che per la prima
volta vengono pubblicati, tradotti in italiano o digitalizzati e messi online.
2.5)
Le edizioni Anarchismo: la
felicità “armata” di Alfredo Maria Bonanno, tra propaganda del fatto ed
editoriale
Il principale teorico e sostenitore dell’insurrezionalismo
anarchico contemporaneo in Italia (e noto anche all’estero) è sicuramente
Alfredo Maria Bonnanno. Catanese, classe 1937, due lauree (una in filosofia e
l’altra in economia con tesi rispettivamente su Stirner e sul pensiero
economico degli antichi[70]) dopo essere stato, almeno formalmente,
dalla parte dei “padroni”, in qualità di cassiere di banca prima e poi di
dirigente industriale. Come spiega lui stesso, è passato “dall’altra parte
della barricata”[71]
per una questione etica. Nel 1969, secondo fonti degli uffici della polizia[72], è
iscritto alla sezione giovanile della FAI.
Il suo primo libro, “La Gioia Armata”[73], gli vale
una condanna a più di un anno per propaganda sovversiva nel 1979, la seconda
della sua vita per questioni di propaganda. Il libro è stato pubblicato da
collettivi di varie parti del globo e tradotto in almeno otto lingue (per
esempio la versione inglese è pubblicata a nome della sigla “Elephant editions”
e se ne trova anche una versione come audiobook su Youtube). Disponibile sia
gratis online che rilegato a pagamento, come quasi tutti gli altri titoli e i
prodotti dell’editore catanese, le copie originali sono diventate quasi
introvabili, oltre a quelle non originali e quindi ironicamente, doppiamente
“clandestine”. Per questo è stato recensito da un sito specializzato in rarità
librarie[74]
e alcune copie, di diverse edizioni, vengono vendute online per un prezzo che
oscilla tra i 50 e i 100 dollari. Secondo l’autore ne sarebbero state stampate
centodiecimila copie. Nel 1972 riceve un’altra condanna a due anni di
reclusione e quarantamila lire di ammenda per istigazione all’insurrezione
armata, vilipendio della magistratura e produzione di notizie false e
tendenziose, reati consumati tramite il numero unico “Sicilia Libertaria” del
1972, pubblicato a Catania[75].
Nel 1978 un altro “caso letterario” gli vale la minaccia di una
denuncia da parte di Jean-Paul Sartre: Bonanno pubblica un testo dell’anarchico
francese Joseph Déjacque, vissuto nell’ottocento e primo a usare il termine
“libertario”, attribuendolo al più noto pensatore marxista. La provocazione è
doppia: nei confronti di Sartre ma anche verso chi non ha gli strumenti
culturali per capire che un testo del genere è incompatibile con il suo
pensiero[76].
Poi, da quanto emerge e si evince dalle cronache giudiziarie, dopo
un’operazione della Digos Bolognese nel 1980, sarà di nuovo in carcere a
Bergamo fino al 1991 per una rapina in una gioielleria avvenuta alcuni anni
prima[77].
Negli anni ottanta, secondo la ricostruzione degli inquirenti
dell’operazione Scripta Manent, le tesi del Bonanno creano una spaccatura nel
movimento <<che vedrà contrapporsi gli anarchici insurrezionalisti agli
anarchici sociali che rimarranno fedeli alla linea della Federazione Anarchica
Italiana>>[78].
2.5.1)
Il catalogo: dal sabotaggio al caso “Il Ros è nudo”, passando per l’autodifesa
al “Processo Marini”
Nel catalogo delle edizioni del prolifico scrittore catanese,
finanziate anche dalle donazioni oltre che dall’acquisto dei vari volumi (che
vengono anche digitalizzati periodicamente e resi disponibili gratuitamente) e
attualmente con sede a Trento dove si è spostato nell’ultimo periodo della sua vita,
si trovano circa centottanta titoli. Nella collana “Biblioteca di Anarchismo”
si trovano circa venti titoli dei “classici” dell’anarchismo come Malatesta,
Stirner e Kropotkin oltre a due titoli firmati dallo stesso editore sovversivo
contemporaneo, i “Trattati delle inutilità”.
Sempre sul versante dei “classici” c’è la collana “opere complete
di Bakunin” con otto titoli.
Ci sono poi le categorie “Fuori collana e riviste” (circa dieci
titoli) “Opuscoli Provvisori” (più di novanta titoli) e “Pensiero e azione”
(più di quaranta titoli) dove si trovano testi tradotti di altre realtà
insurrezionali, trascrizioni di convegni, interventi e ovviamente i suoi
scritti teorico-propagandistici, filosofici ed economici. Oltre a quello
succitato se ne trova uno dedicato al cristianesimo delle origini e al
passaggio “dalla condanna alla giustificazione della ricchezza”. Probabilmente
quelli che suscitano maggiormente l’attenzione delle forze di polizia, oltre
che degli insurrezionalisti dalle intense pulsioni distruttrici e vandaliche,
sono quei testi che esaltano, rivendicano e spiegano come mettere in atto
praticamente azioni di sabotaggio: per esempio nella raccolta di
rivendicazioni, volantini e articoli con il titolo “Passeggiate al buio” si
spiega, con tanto di illustrazioni e spiegazioni condite da un’ironia di dubbio
gusto, come abbattere i tralicci della corrente elettrica (il titolo infatti
allude al “buio” che seguirebbe l’abbattimento). Si trovano poi rivendicazioni
anonime di azioni di sabotaggio contro aziende nucleari e di attentati
esplosivi, oltre agli indirizzi di industrie, ditte, editori e uffici legate a
questo indotto. Un’altra pubblicazione è la “ciceronica” autodifesa al
cosiddetto processo Marini (dal nome del PM Antonio Marini)[79] durante il
quale verrà condannato a sei anni e al pagamento di duemila euro di multa in
Cassazione per propaganda ed apologia sovversiva (reato abrogato nel 2006),
concorso in rapina aggravata e violazione della legge sulle armi, mentre è
assolto dall’imputazione di aver promosso la banda armata eversiva pur
essendone ritenuto l’ispiratore a livello ideologico. L’inchiesta riguarda un
complesso e controverso caso giudiziario che, dipanandosi in diverse regioni
italiane, arriva anche a travalicare i confini nazionali. La vicenda inizia
come inchiesta nel 1994 mentre i fatti criminosi risalgono agli anni ottanta[80] e
coinvolge personaggi della criminalità organizzata ed esponenti dell’area
insurrezionale tra i quali il maggiormente noto è probabilmente il “ladro
gentiluomo”, all’anagrafe Horst Fantazzini. Gli atti criminosi al centro
dell’inchiesta spaziano dalla propaganda e banda armata eversiva ai sequestri
di persona, violenza carnale e omicidio, passando per rapine, possesso di armi,
strage e attentati esplosivi: le pene più pesanti saranno quelle inflitte al
sequestratore sardo Francesco Porcu (carcere a vita), all’irredentista armeno
Gregorian Garagin e all’americana Rose Ann Scrocco che, dopo circa tre lustri
di latitanza, si consegnerà alle autorità olandesi e verrà estradata in Italia.
Dei circa settanta indagati ne verranno condannati una decina.
Secondo i vari “media anarchici” (e in parte anche secondo
l’avvocato Caterina Calia che non nega la propaganda e i reati commessi da
anarchici e altri criminali ma, piuttosto, contesta la forma associativa
sovversiva di banda armata, in quanto sarebbero state criminalizzate delle idee
e non dei fatti concreti[81]) il caso
sarebbe una montatura, per lo meno per quel che riguarda la componente
antagonista, del Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri, già
pianificata anni prima. Gli antagonisti riportano una dichiarazione anonima che
appare nelle cronache e che sarebbe stata resa da appartenenti degli stessi ROS
a proposito di un’altra vicenda riguardante il colonnello Michele Riccio:
<<a volte esiste nel giudice, soprattutto nella polizia giudiziaria, una
forzatura delle regole perché si vuole incastrare qualcuno che rompe le
scatole. Ma non si ha la pazienza di attendere, di ottenere le prove che
confermano i sospetti>>[82]. La prova
principale della “montatura Marini” risiederebbe, secondo gli antagonisti, in
un documento interno del Ros spedito anonimamente da Milano a “Radio Blackout”
di Torino nel 1997, che verrà subito denunciato in questura e usato anche dagli
avvocati degli accusati, oltre a essere pubblicato ed “editato” con le
considerazioni dei militanti. Il titolo dato al documento e alla
“contro-inchiesta” è “Il Ros è nudo”[83]: l’assunto
principale è che la “pentita”, nonché testimone chiave, Mojdeh Namsetchi
(fidanzata del complice del “ladro gentiluomo”) sarebbe stata istruita ad arte
nel fornire dichiarazioni, al fine di collegare delle rapine ai sequestri di
persona e specificando che questi atti servivano a finanziare gli anarchici
alleati a vari criminali, principalmente dei sequestratori politicizzati sardi[84]. Il
pamphlet è stato ripubblicato anche “clandestinamente”, dato che la sua
pubblicazione era stata vietata, e coloro che si sono cimentati in questa sorta
di inchiesta di controinformazione hanno prodotto anche una documentazione del
processo (insieme a RadioRadicale che ne ha registrato le udienze). Alcuni
anarchici sono stati inquisiti per la falsificazione dei documenti in esso
contenuti, ma poi assolti[85]. Infatti
la versione dei Carabinieri affermava la falsità del documento, falsità che
secondo gli anarchici era invece smentita dai fatti e dalla precisione dei
dettagli riportati. Forse potrebbe esserci una terza verità, una verità
intermedia tra le due versioni: forse il documento contiene dati reali mescolati
a falsità, ma questa è una supposizione di chi scrive e questi eventi
meriterebbero un approfondimento … Sarebbe inoltre utile anche trattare la
vicenda da una prospettiva giuridica e politica su particolari reati e, in
questo caso specifico, sul confine tra i cosiddetti reati d’opinione e altri
associativi, oppure sulla loro compresenza. In altre parole: se pure c’è stata
una “montatura” alcuni fatti, menzionati qui, sembrano talmente evidenti da
gridare da soli… Pure ammettendo che ci siano stati comportamenti scorretti da
parte delle autorità statali è indubbio, lampante, che da sempre Bonanno abbia
incitato a determinati atti insurrezionali e violenti e che, coerentemente alla
sua linea intransigente, rivendicandoli più o meno a voce alta (forse a voce
più “bassa” quando si trova davanti alla corte), questa condotta potrebbe
costituire fattispecie di reato[86]. E
infatti, tornando alla questione che interessa maggiormente in questa sede,
ossia l’autodifesa nell’udienza del Bonanno da lui pubblicata[87] sostanzialmente
consiste nel confutare l’accusa di banda armata. Lo fa riconducendo la sua
attività a una mera istigazione della “massa” verso l’insurrezione in
situazioni specifiche. A tal proposito usa come esempio la rivolta
antimilitarista di Comiso e fa una digressione sul concetto stesso di massa.
Altre divagazioni riguardano l’istigazione (il cui stesso concetto secondo lui
non esiste) e l’apologia, per cui scomoda i padri della chiesa e afferma che
ogni anarchico, per definizione, agisce senza un capo e quindi per sé e anzi,
l’accusa di essere il “capo” dell’organizzazione è doppiamente infamante per un
anarchico. Nell’udienza si arriva a trattare del testo “Nuove svolte del
capitalismo” che, secondo l’accusa, rappresenta il fondamento dell’ORAI, abbreviazione
di Organizzazione Rivoluzionaria Anarchica Insurrezionale. Organizzazione che
si porrebbe in linea di continuità con un’altra sigla dell’anarchismo di fine
anni settanta, “Azione Rivoluzionaria”. Bonanno precisa che il paragrafo dal
titolo “organizzazione rivoluzionaria anarchica insurrezionale” è intitolato
con le lettere minuscole: in sostanza si parlerebbe di un’organizzazione
generica, non specifica, alla luce del sole. A conferma di ciò ci sarebbe il
fatto che il testo contenente l’acronimo riporta la trascrizione di una
conferenza pubblica in Grecia.
2.5.2) I gruppi di affinità e i nuclei di base
Uno dei concetti fondamentali di cui si disquisisce nel processo a
proposito del testo appena citato è quello dei “gruppi di affinità”. Ne ha parlato
anche lo scrittore Roberto Saviano[88]
a proposito di alcuni attentati di matrice fondamentalista islamica: lo
scrittore-giornalista spiega che da giovane leggeva i testi delle edizioni
Anarchismo e parla del concetto di “affinità informale”. Si fa l’esempio di
terroristi che agiscono da “cani sciolti” e la cui formazione ideologica
avviene prevalentemente su generici siti online. Questi, imbracciando un fucile
o brandendo una lama, al grido di Allahu
akbar, mettono in atto attentati che poi vengono fatti propri da entità
come l’ISIS, anche se non ci sono contatti personali, telematici o fisici tra
loro e gli attentatori. Saviano però dimentica un aspetto fondamentale della
teoria di Bonanno, ossia che l’affinità non è solo quella generica, ideologica,
un po’ come una sorta di franchising del
terrorismo: l’affinità si costituisce in primis con compagni che si conoscono
fisicamente, in una maniera intimamente rivoluzionaria, sviluppando in sinergia
conoscenze teoriche e strategie militari, in linea di massima su una base
territoriale circoscritta[89].
Questi gruppi possono poi andare a <<contribuire alla costituzione di
nuclei di base. Lo scopo di queste strutture è quello di sostituire,
nell’ambito delle lotte intermedie, le vecchie organizzazioni sindacaliste di
resistenza, anche quelle che insistono nell’ideologia anarcosindacalista.
L’ambito d’azione dei nuclei di base è costituito quindi dalle fabbriche, per
quel che di queste rimane, dai quartieri, dalle scuole, dai ghetti sociali e da
tutte quelle situazioni in cui si materializza l’esclusione di classe, la
separazione tra esclusi e inclusi. Ogni nucleo di base viene costituito quasi
sempre dall’azione propulsiva degli anarchici insurrezionalisti, ma non è
formato soltanto da anarchici. Nella sua gestione assembleare gli anarchici
devono sviluppare al massimo il loro compito propulsivo contro gli obiettivi
del nemico di classe. Diversi nuclei di base possono costituire coordinamenti
col medesimo scopo, dandosi strutture organizzative più specifiche, ma sempre
fondate sui princìpi della conflittualità permanente, dell’autogestione e
dell’attacco>>[90].
2.5.3)
Dal carteggio con Bertoli all’ultima rapina in Grecia, passando per “La
Fiaccola”
La corrispondenza con Gianfranco Bertoli, pubblicata in apposito
volume[91], oltre
all’amicizia “anomala”[92] col
responsabile dell’attentato alla questura di Milano nel 1973, è anche utile per
ricostruire i rapporti dei due con Franco Leggio, fondatore e animatore de “La
Fiaccola”.
Bertoli è accusato da questi di essere un “missino”. Bonanno
invece spiega di aver collaborato con la casa editrice ragusana[93] ma poi
<<per mille aspetti la mia collaborazione
con lui non è andata al di là del 1977, quando si è fermata per divergenze di
svariatissimo tipo, chiudendosi poi definitivamente a Comiso, nel 1983, di
fronte a quello che io definisco un grave errore rivoluzionario commesso da
lui, in quella situazione, insieme a pochi altri compagni, errore che ha
contributo a limitare quella esperienza>>.
Nel 2009 Bonanno viene tratto ancora in arresto in Grecia per una
rapina in Grecia, insieme a un suo compagno greco che era stato attivo anche in
Italia: verrà condannato a quattro anni ma ne sconterà solo due avendo superato
i settanta anni.
Concludendo, sulle imprese
“guerrigliere-insurrezionali” e “propagandistiche-editoriali” del “padre” (e
per le ultimissime generazioni “il nonno”) di molti insurrezionalisti italiani
e d’oltreconfine, credo ci siano
almeno due differenze nella concezione della violenza e nella strategia con gli
esponenti “tricolori” della FAI-FRI, e un tratto in comune (che essenzialmente
non è teoreticamente anarchico). La prima divergenza riguarda il fatto che, pur
condividendo e propagandando “il fatto” violento e rivoluzionario, Bonanno non
sembra abbandonarsi alla pura retorica ed estetica della violenza che
caratterizza la maggior parte dei testi insurrezionali più recenti (e che è
comunque presente nei suoi scritti, anche se in maniera minore), infatti in un
incontro del 2015, a proposito dei disordini causati da alcuni ”black bloc” a
Milano, rispondendo alle domande del pubblico affermava: <<Nella mia vita non ho mai incontrato un compagno che
conoscesse la piantina di una città. Bisogna conoscere il territorio. Gli obiettivi civili e militari vulnerabili. Ma non bisogna chiamare ‘vittoria’
la morte di un poliziotto né di nessun altro. Il sangue porta solo lacrime. Noi
vogliamo distruggere il potere, non le persone. Ma bisogna essere preparati.
Prendete il primo maggio contro Expo, dove qualcuno si è fatto i muscoli,
dandosi a semplice ‘sport rivoluzionario’. O le grandi manifestazioni ad Atene (…)
Noi non siamo quelli che tentano la presa del Palazzo d’Inverno, queste cose
lasciamole ad altri. (…) una cosa è utile, e te lo dice un ex galeotto a
cui le pistole fanno
schifo: sapere dove sono piazzate le
banche è importante. Lì ci sono i soldi. E i soldi non fanno schifo se vengono
utilizzati per la causa rivoluzionaria>>[94];
in più si consideri che secondo gli inquirenti dell’operazione Scripta Manent,
gli appartenenti alla FAI-FRI (nello specifico la coppia Cospito e Beniamino)
in una rivendicazione pubblicata sul foglio “KNO3” in occasione dell’attentato
del 2006 alla Scuola Allievi Carabinieri di Fossano si distaccavano dall’ <<esaltazione delle ribellioni
spontanee che permeava buona parte dei testi all’epoca diffusi dal circuito del
Passamani [un anarchico torinese che sarebbe il delfino di Bonanno[95]]
e dagli ambienti del c.d. “insurrezionalismo
ortodosso” facenti capo ad Alfredo Maria Bonanno>>[96].
Due anni dopo, tra le pagine del primo numero di “Senza Titolo” arriva la presa
di posizione del Bonanno che, spiegano gli investigatori, da tempo era rimasto
in silenzio nel dialogo dell’area insurrezionale, prendendo posizione contro il
lottarmatismo di marca leninista in quanto non legittimato dalla “massa”, e
dichiarando: <<Una bottiglia
molotov, di per sé, è solo una bottiglia piena per tre quarti di benzina o
altro liquido infiammabile, con uno straccio imbevuto, ecc.,ecc., non fa un
rivoluzionario neanche con tutta la buona volontà di questo mondo. Mitizzarla
è, ancora una volta, cadere negli equivoci dell‘armamento che ci hanno
accompagnato per quarant‘anni. Basta>>[97].
L’altra differenza con altri militanti sul piano strategico, è il fatto che il
Bonanno non sembra nascondersi dietro uno pseudonimo nelle sue pubblicazioni e
sembra rendere quanto più possibile manifesta la sua intenzione rivoluzionaria
“gioiosa” e violenta (tutt’al più mascherandola con certe teorie e digressioni
giuridiche e filosofiche quando si trova in veste di imputato, come si è
accennato su): forse è una strategia comunicativa che, probabilmente in
particolare nei primi anni della sua militanza e nell’atmosfera delle
esperienze come quella della lotta antimilitarista a Comiso, derivava dalla
convinzione che la rivoluzione era vicina se non imminente, o quantomeno a
portata di mano, oltre alla volontà di metterci la firma sotto quelle idee di
rivolta. Non è un caso che l’esponente dell’area dei GAF, Amedeo Bertolo, lo ha
definito sarcasticamente “l’Apocalittico”.
Del resto, coerentemente alla dottrina anarchica (almeno su questo
punto, non sull’imposizione violenta di visioni del mondo spacciate sbrigativamente
come liberatrici che personalmente non considero teoreticamente libertarie) e
come esprime rispondendo alla giovane che gli chiedeva consigli sull’agire
concretamente, diceva: <<Non ho la verità
in tasca, altrimenti non sarei un anarchico. Le mie sono ipotesi. Tentativi a
volte vittoriosi, a volte perdenti. A Comiso, nei primi anni Ottanta,
arrivarono seicento anarchici per dire no all’installazione dei missili nella
base statunitense. Perché non dovevo sognare di distruggere quella base? Perché
non dovevo sognare che da Comiso scoppiasse un’insurrezione che si allargasse
in tutta la Sicilia e poi in tutta Italia? Questa è la bellezza dell’anarchia>>[98]. E
parlando di principi anarchici e libertari arriviamo a quello che penso sia in
comune con gli altri anarchici insurrezionalisti, ossia la teoria e l’esercizio
di una pratica avanguardista: pur rifiutando le gerarchie e la struttura del
“lottarmatismo di professione”, la persuasione del popolo a rivoltarsi tramite
l’innesco a macchia di leopardo di rivolte e violenze varie, rappresenta
intrinsecamente un’altra versione di avanguardismo militare (a mio dire), anche
se si considera distinto da quello marxista-leninista o fascista. Con questi
tipi di avanguardismo condivide un assunto etico sulla legittimità della
violenza come strumento di offesa, mascherato in alcuni contesti come legittima
difesa. Forse si dovrebbe quindi discutere di quando l’uso della violenza è
accettabile o meno, di quando il confine della legittima difesa sfocia
nell’attacco arbitrario...
2.6) Le “editziones” dell’Arkiviu-bibrioteka
“Tommaso Serra” e “Anarkiviu”
Convinto
sostenitore delle teorie di Bonanno e con lui promotore della creazione di una
“Internazionale Antiautoritaria Insurrezionalista”, fin dai tempi della
scissione degli insurrezionali “duri e puri” dal resto della FAI, è Costantino
Cavalleri[99].
Da circa quattro decenni è anche il promotore dell’archivio-biblioteca ideato
inizialmente da Tommaso Serra[100],
figura storica del movimento, da cui il nome dell’ “Arkiviu-bibrioteka” di
Guasila, in provincia di Cagliari. Cavalleri sarebbe anche il leader dell’area
insurrezionale anarchica sarda, a sua volta collegata all’Eta, al separatismo
corso e ai “compagni” greci[101]. Il
progetto archivistico, bibliografico ed editoriale è portato avanti
dall’associazione culturale omonima (Associazione culturale Arkiviu bibrioteka
“Tamasu Serra”), e la biblioteca è parte del Sistema Bibliotecario Nazionale[102].
Tra i
circa settanta titoli nel catalogo spicca l’interesse per i movimenti indipendentisti
e irredentisti, per il lottarmatismo, l’anarchismo e il banditismo (in
particolare con un’attenzione maggiore agli eventi riguardanti la Sardegna)
oltre che per Stirner e per i propagandisti col fatto “classici”.
Oltre
ai libri si pubblicano anche vari “fogli” regolarmente registrati come
supplementi del bollettino “Anarkiviu” (almeno una decina all’incirca), tra cui
i più noti sono stati “Cane nero” e “Nihil”, e in più si trovano giornali di
spazi libertari di altre regioni italiane.
Infine
è da notare che una società a responsabilità limitata di Catania,
“Underground”, e un’omonima libreria della stesa città hanno stampato in
passato almeno un’opera delle edizioni Anarchismo[103] e il
“bulhitunu” dell’archivio Serra, ossia Anarkiviu.
2.7)
Altre sigle editoriali “informali-insurrezionali” e i “link” del ginepraio
nichilista
2.7.1)
I tipi delle “Gratis”
Come spiegano gli <<individui la
cui sola aspirazione è contrastare l’imperante conformismo ambientale>>
che animano le edizioni “Gratis”, il progetto inizia nel 1993 <<e dopo un
lungo letargo, ha rinnovato il suo catalogo nel 2006>>. Nonostante il
nome, i loro volumi vengono venduti a prezzi che oscillano tra i tre e i
quindici euro. Nel catalogo predomina l’interesse verso l’area insurrezionale,
individualista, illegalista e antiorganizzatrice che traspare dalla loro
presentazione: <<la storia è
piena di individui privi di conforto ma pieni di speranza, in preda ai propri
incubi ma trafitti nella carne dai propri sogni, insensibili alle opinioni ma
bruciati dalle idee. Percorrendo i vasi comunicanti del sogno e dell’azione, è
possibile imbattersi in un’allegra compagnia di fuorilegge del pensiero e di
visionari dell’azione: ribelli amanti della filosofia, poeti vandali,
rivoluzionari romantici, critici d’arte dinamitardi... Al di là delle profonde
differenze che possono intercorrere fra le loro vite ed esperienze, sono tutti
accomunati da una sete di assoluto, da una fiducia in un’immaginazione intatta,
dall’orrore per tutto ciò che è istituzionalizzato>>. L’interesse
per queste “individualità”, descritte con tinte che richiamano l’epopea della
retorica totalitarista, si palesa nel catalogo, dove si trovano le poesie di
Renzo Novatore, alias Abele Ricieri Ferrari[104],
<<anarchico, teppista, ladro, disertore, rapinatore, assaltatore di
polveriere, incendiario, dinamitardo di ogni autorità, morto in un conflitto a
fuoco con i carabinieri (…) che
sui fogli sovversivi dell’epoca destinati all’utile propaganda si ostinava a
spargere i suoi inutili versi, scontrandosi con l’incomprensione di un
movimento immerso nella politica. Non era un militante che ricorreva anche alla
letteratura, né un artista che non disdegnava l’impegno politico. Era un
anarchico individualista che sognava ad occhi aperti ed agiva a mano armata,
senza separazioni. Novatore non era pedagogico, era immaginifico>>[105].
Toni vagamente epici vengono usati anche per descrivere Giuseppe Ciancabilla,
principale esponente dei cosiddetti antiorganizzatori (di cui si parla più
avanti in questa tesi a proposito dei “galleanisti” e che ho già citato in
merito a “La Questione sociale” di Paterson) e del quale i “tipi” delle Gratis
pubblicano “Un colpo di lima” (che allude all’arma rudimentale usata per
ammazzare la principessa “Sissi”) e “Viva Bresci!”: <<Giuseppe
Ciancabilla è stato una meteora. Dal 1897 al 1904, ha attraversato paesi,
battaglie, passioni, idee. La forza propulsiva del suo eretismo non era
alimentata da un comodo confusionismo, ma da una sete inestinguibile di
assoluto, da una esigenza di chiarezza, da una sincerità totale. Se il suo
passaggio è stato in grado di mutare il panorama anarchico, se la scia di luce
lasciata dietro di sé ha avuto la forza di irradiarsi nell’ambiente circostante
e i suoi riflessi arrivano fino ai giorni nostri, il suo nome ha tuttavia
continuato ad essere misconosciuto, talvolta esecrato da chi non gli ha mai
perdonato d’essere stato il primo a dare spessore e respiro ad una prospettiva
rivoluzionaria capace di fare a meno delle sirene dell’Organizzazione, della
logica quantitativa, di ogni tatticismo e calcolo politici>>[106].
Oltre ai testi di esponenti
dell’anarchismo italiano nel variegato catalogo di circa trenta titoli figurano
anche altri autori libertari come Otto Hans Adolf Gros e Dwight Macdonald, ma
anche non anarchici come l’abolizionista americano John Brown e il filosofo
pacifista e antinuclearista Günther Stern. Emerge inoltre anche l’interesse per
le avanguardie europee nel campo letterario, e in particolare per il
surrealismo, con le opere di autori come Joyce Patrica Adés, René Char e
Gherashim Luca.
Infine sembrerebbe che gli autori (o
quantomeno il webmaster) del sito “Finimondo” siano gli stessi delle edizioni
Gratis, dato che l’indirizzo IP dei siti è lo stesso. Non sembra un caso che
molti post di Finimondo annuncino le pubblicazione di Gratis e della sigla
“Indesiderabili”, di cui parlo nel paragrafo seguente.
2.7.2)
I tipi delle “Indesiderabili”
Un libro coprodotto con le
succitate “Gratis” è quello realizzato con un'altra sigla editoriale
informale, le “Indesiderabili edizioni”, che ha un suo apposito sito
(indesiderabiliedizioni.noblogs.org) e che dal 2014 è ampiamente pubblicizzata
da Finimondo. Ciò potrebbe far pensare che gli autori delle “Indesiderabili”
siano gli stessi di Finimondo, o quantomeno che siano connessi da un rapporto
di militanza. Il primo, della ventina di brevi post e relativi titoli
pubblicati è datato 2019, ed è firmato da A.M. Bonanno. Sempre introdotto
dall’insurrezionale catanese è un volume di duecentocinquanta pagine dedicato
agli anarchici marsigliesi di fine ottocento al prezzo di dieci euro. C’è poi,
sul lato narrativo e sempre per dieci euro, il romanzo di Sergiusz Piasecki,” L’amante
dell’Orsa Maggiore”, pubblicato originariamente da Mondadori nel 1942 ed
entrato nella collana “Oscar” nel 1970. Nell’ambito della poesia ci sono i
“Fogli d’Ipnos” di René Char, pubblicati in Italiano nel 1968 dalla Einaudi.
Negli altri casi le pubblicazioni consistono quasi sempre in opuscoli tra le
dieci e le venti pagine, venduti per cifre che non superano i cinque euro. I
post si ritrovano quasi tutti anche su Finimondo, in maniera più estesa, e a
loro volta ripresi anche da altre pubblicazioni come “Machete” (che nomino
anche nella sezione dei giornali insurrezionali). Tra i pensatori “classici”
dell’anarchismo due sono i volumetti firmati Malatesta (uno scambio di opinioni
con Giovanni Gavilli e un dramma che sarebbe dovuto rimanere inedito secondo le
volontà dell’anarchico campano) e “Il diritto all’ozio e la ripresa individuale”
dell’individualista Enrico Arragoni, curato da un altro militante dell’epoca,
Severino Di Giovanni, inizialmente inedito a seguito del suo arresto ed
esecuzione nel 1931 (così spiegano nella “scheda” del volume). Ci sono poi due
titoli interessanti per provare a ricostruire lo scontro ideologico tra l’area
insurrezionale “classica” di Finimondo e degli Indesiderabili con altri settori
dell’antagonismo italiano, in particolare con il movimento No Tav.
Il primo pamphlet, tratto dal numero uno di “Machete”, è dedicato
all’accusa di presunto “cittadinismo”, ossia di una lotta (o almeno un tipo di
strategia di lotta) attuata con mezzi “legalitari” da parte di <<un
movimento composto da un vasto e multiforme arcipelago di associazioni, sindacati, collettivi, organi di stampa e
correnti politiche, il cui scopo è battersi per il ripristino della “democrazia
tradita”>>[107].
Un altro libretto intitolato “A Stormo”[108] (lo
stesso titolo usato ai tempi di Galleani per bypassare la censura statunitense
quando fu vietata Cronaca Sovversiva) è dedicato all’accusa di delazione, oltre
che di cittadinismo, del movimento No Tav per un articolo apparso nel 2014 su
“Infoaut” e “NoTav.info”[109]. Gli
autori del post avrebbero segnalato (in maniera involontaria per i No tav e
ovviamente colpevole secondo il verdetto “rivoluzionario” degli insurrezionali
anarchici) il fatto che dietro al blog di Finimondo si nasconderebbero anche
quelli di un atto di sabotaggio della linea ad alta velocità. I No tav, come
spiegano loro stessi, hanno poi modificato il post essendosi accorti
dell’errore.
La risposta dei “sabotatori” della Val di Susa consiste nel
descrivere gli insurrezionali “finimondisti” come dei paranoici, oltre a una
controaccusa di delazione rivolta agli autori del sito per un post del 2012. Ma
soprattutto criticano la loro visione insurrezionale, in quanto la loro
strategia di sabotaggio sarebbe improntata al protagonismo, oltre a essere non
efficace e non <<seria>>[110].
2.7.3) Le Edizioni Cerbero
Questa serie di scritti o di “distro”
(abbreviazione di distribuzione) a carattere insurrezionale-nichilista riporta
la “firma” della libreria e centro di documentazione anarchica “Anomalia” di
Roma[111].
Nel catalogo[112]
c’è un volumetto di trenta pagine che raccoglie una raccolta di scritti
dell’anarchico sardo P.M. Porcu, intitolato “Odiare la giustizia”[113].
Il testo esemplifica la riproposizione (a essere maliziosi si potrebbe anche
parlare di “copia e incolla” o di “riciclo”) di materiali già pubblicati
precedentemente e che concorrono a formare una certa “omologazione editoriale”
sul piano contenutistico e, ancora più rilevante, su quello teorico-ideologico.
Le due firme ricorrenti che animano il progetto guerrigliero-nichilista delle
“Edizioni Cerbero” si trovano in un ginepraio di blog e siti web[114],
e sono quelle di tale Maurizio de Mone (pseudonimo di Maurizio de Simone e che
presumo richiami la parola “dèmone”) e Federico Buono (che sembrerebbe invece
il vero nome di un anarchico originario del torinese e menzionato nelle
cronache giudiziarie[115]).
I due autori, le edizioni Cerbero e alcuni siti qui menzionati si ritrovano in
un “pamphlet” in inglese (dal titolo “Mapping the Fire. International Words of
Solidarity with the Conspiracy of Cells of Fire”) dove vengono illustrate le
finalità teoriche della sigla apparsa per la prima volta in Grecia (cioè le
“Cellule di Fuoco”), oltre alle operazioni giudiziarie che vedono coinvolte
vari esponenti delle odierne “cellule cospirative” sparse nel globo. L’opuscolo
è “edito” dalle “Black International Editions[116]”.
Le Cerbero sono inoltre nominate anche su “Vertice Abisso, foglio egoista
nichilista[117]”,
che riporta la figura della belva a tre teste nella testata. Le finalità del
progetto sono espresse su un altro sito, abissonichilista.altervista.org[118].
Il sito 325.nostate.net, connesso al network succitato tramite il pamphlet
(oltre che per altri documenti della distribuzione “Cerbero”[119]),
fornisce il link per scaricare “Verice Abisso”, oltre a ospitare anche
contenuti in italiano e contenuti della sigla Croce Nera[120].
C’è poi un altro blog che si potrebbe definire “aristo-anarchico” oltre che
nichilista. All’indirizzo individualismoanarchico.blogspot.com
infatti c’è un testo (che si trova tradotto anche in spagnolo e in inglese e
presente sulla versione inglese della “biblioteca anarchica”[121])
a firma “Armando Diluvi” e
intitolato “Il mio anarchismo”, in cui si legge:
<<l’anarchismo lo concepisco dal lato della distruzione. In ciò consiste
la sua logica aristocratica. La distruzione! ecco la reale bellezza
dell’anarchismo. >>[122].
L’articolo è tratto da un foglio apparso in due numeri del 1922, “Il
Proletario”, animato da Novatore e ripubblicato non a caso dai tipi delle
Gratis[123].
Per quanto riguarda l’aspetto
contenutistico molti testi riportano riflessioni teoriche e filosofiche sulla
società, pregne di estetica nichilista, oltre ai vari riferimenti di Stirner e
Novatore. Altri sono principalmente ripubblicazioni, più o meno datate, e
infine una parte consistente è dedicata alle lotte e alle corrispondenze di
“compagni” dietro le sbarre, e quindi alla funzione di raccordo tra i vari
gruppi, e soprattutto “individui”, della costellazione nichilista.
2.7.4) Edizioni Bezmotivnyki
Tra le varie sigle editoriali
informali si trovano anche le “Edizioni Bezmotivnyki”[124], con collegamenti a vari siti
succitati. Facendo delle ricerche online emerge un collegamento, quantomeno
ideologico oltre che lessicale, con un certo Omar Nioi[125],
attivista anarchico impegnato nel raccolta di fondi per sostenere i suoi
compagni e il cui conto corrente ricorre su diversi gruppi di social network e
siti. La parola russa, traducibile come “senza motivo” e indicante una
strategia terroristica atta a colpire chiunque sia stato tacciato di una
qualsiasi collaborazione col regime zarista, si ritrova anche nel suo profilo
Facebook. L’interesse verso la strategia “bezmotivnyki” si ritrova anche
nell’intestazione del blog “parole al
vento”[126]
un blog nato <<dalla carica antiautoritaria che la m**** movimentista non
è riuscita a uccidere>>, e che non <<rappresenta alcuna
collettività>> essendo <<espressione di un’individualità in lotta
contro il riconoscimento di qualunque autorità che non sia l’Io>>.
2.7.5)
Edizioni ItinerAnti, NN e Sole Nero
Parlando delle “Edizioni ItinerAnti”
si può continuare a fornire esempi del fitto groviglio di relazioni
intercorrenti, almeno via web, nella miriade di siti dell’ambito
insurrezionale: una costellazione di siti che in qualche modo si uniforma
“riciclando” altri contenuti. Lo si fa con quello che nel gergo giornalistico è
noto come “lavoro di cucina”, oltre alla traduzione di materiale editoriale
della produzione “fanatica-rivoluzionaria”. In più la ragnatela di citazioni di
testi e link gioca un ruolo anche nel posizionamento sui motori di ricerca, una
variabile comunicativa e propagandistica certamente da considerare, anche se
non è facile calcolare il suo impatto specifico dal punto di vista “SEO”[127].
Sul blog parolealvento.noblogs.org (attualmente
offline), nella sezione “Biblioteca online” si trovava un link al sito roundrobin con un documento del 2018 di
quasi novanta pagine, delle “IntinerAnti” (forse l’unico scritto con questa
sigla “editoriale”), che ricostruisce l’operazione “Scripta Manent” dal punto
di vista dei terroristi (o aspiranti tali) e dei loro sostenitori[128].
Si spiega che la maggior parte dei testi <<sono estratti principalmente
da tre siti di controinformazione anarchica>>, ossia croceneranarchica.it (dove è stato ospitato il medesimo sito che
oggi si trova sul dominio di A/I), anarhija
e roundrobin. Nella stessa
sezione del sito c’era anche la “lettera agli studenti in collera”, uno scarno
volantino firmata del sopramenzionato malacoda
e ripreso da finimondo. Si
trovavano pure le uscite dell’aperiodico “Machete”, il foglio “Frangenti” e un
opuscolo tradotto dal francese sui gilet gialli. C’era infine anche la
ripubblicazione del 2005 su “Biblioteca
anarchica”, di un pamphlet
politico-filosofico del 1998, “Ai ferri corti[129]”
firmato “Anonimo” (ma un anonimo che in realtà riferisce di essere più di una
persona). Questi, spiegano, hanno fatto parte di un’altra sigla
informale-editoriale, la “NN Edizioni”[130]
(che ha anche pubblicato “Il Ros è nudo” e che all’interno delle sue
pubblicazioni indica una casella postale di Torino e una di Catania per le
comunicazioni), alcuni dei quali avrebbero fatto parte a loro volta di un’altra
pubblicazione, il giornale Cane Nero. La
“testata” era regolarmente registrata in tribunale in quanto uno dei
supplementi di “Anarkiviu”. I numeri erano accessibili anche da parolealvento e Bonanno ha ricavato
un’antologia con alcuni dei suoi scritti pubblicati su quel foglio[131].
Infine un’altra sigla editoriale
informale di stampo insurrezionale è nota come “Edizioni Sole Nero”: secondo
“Il Corriere della Sera” si tratta di una <<realtà
che ha contatti con il circuito milanese dell’ex Corvaccio e della Rosa Nera al
Corvetto e della ex Bottiglieria occupata. Un network di piccole realtà del
nuovo anarchismo con forti legami alla rete europea>>[132].
Sui siti anarhija, anarchicicipistoiesi.noblogs.org e 325.nostate c’è la traduzione in
italiano di un opuscolo che sarebbe stato redatto nelle prigioni greche dagli
esponenti delle Cellule di Fuoco. Un altro opuscolo, tradotto dal greco allo
spagnolo e poi anche in italiano, si trova sempre su malacoda, riportante la trascrizione di un dialogo attribuito a
esponenti delle Cellule di Fuoco nichiliste greche e messicane. Sulla parte
posteriore della copertina si ritrova un surrogato delirante del solito
registro distruttivo e apocalittico[133]
oltre a un indirizzo mail (verafigner1942@autistici.org) che testimonia il
culto per i “narodniki” e il terrorismo antizarista.
2.7.6)
Da Baffardello a Montebove.
Di seguito si trovano altre sigle
editoriali riconducibili alla strategia insurrezionale in cui mi sono imbattuto
durante questa ricerca, e pubblicizzate da vari siti web citati in questo
elaborato come “malacoda” e “roundrobin”, così come avvenuto per il “groviglio”
di collegamenti appena descritto.
Partiamo dalle “Edizioni anarchiche
Baffardello” e le “Edizioni anarchiche Insurrezione” (quest’ultima sarebbe
anche nota come “Edizioni anarchiche rivoluzionarie Insurrezione”, salvo casi
di omonimia): una coproduzione di queste due sigle è la ristampa di “Anarchia e
comunismo di Cafiero” con una nota introduttiva di Pierleone Porcu. Altri due
libri delle Baffardello sono firmati dall’anarchico individualista Belgrado
Petrini[134],
morto nel 1979. Sempre a opere delle Baffardello c’è un volume di Gino
Vatteroni dedicato alle lotte politiche a Carrara nel periodo che va dalla
prima guerra mondiale all’avvento del Fascismo. I quattro testi qui elencati
sono stati prodotti tra il 2001 e il 2009. Infine segnalo un altro volume delle
Insurrezione, risalente al 2010, dedicato alla repressione degli anarchici
durante la rivoluzione russa[135].
Un'altra sigla editoriale è denominata
“El Rùsac”, termine che significa zaino in dialetto triestino e che, come si
spiega dall’introduzione del loro progetto, viene associato alla lotta
insurrezionale: <<è un oggetto utile sotto vari aspetti; per chi lotta è
il contenitore delle maschere antigas, san pietrini e volantini durante i
cortei, il porta manifesti durante le serate ad “attacchinare” sui muri delle
città, è l'oggetto che tanti compagni e compagne hanno usato ed usano durante i
sabotaggi e le azioni dirette che da sempre hanno fatto fare brutti sogni ai
nemici della libertà. (…) amico nei giorni della clandestinità (…) si può usare
quando si esce dal carcere per tenere le lettere ed i pochi vestiti. È un
compagno che non ci abbandona mai, allo stesso tempo però ci vuole metodo
nell'organizzare El Rùsac sennò il suo utilizzo rimane monco: è come le lotte
che si portano avanti, non basta la determinazione, ci vuole un metodo anche
nelle lotte sia da soli sia con i compagni e compagne di strada. Queste nuove
edizioni vogliono portare uno stimolo al confronto tra gli anarchici e non
solo, vogliono, con modestia, portare un nuovo contributo alla propaganda
semplicemente perché chi sta scrivendo vuole la Rivoluzione Sociale e
l'Anarchia, quindi la libertà per tutte e tutti>>.
Online si trova anche un comunicato di
solidarietà con un relativo evento finalizzato alla raccolta fondi, dato che le
edizioni sono state coinvolte nell’operazione giudiziaria “Renata”[136].
Hanno pubblicato uno dei due libri di Pedrini a cui ho appena fatto riferimento
(l’autobiografico “Noi fummo ribelli, noi fummo predoni” con l’introduzione
dell’attivista Luca Dolce detto “Stecco”, che ricorre altre volte in questa
tesi). Nel 2016 hanno coprodotto insieme con i centri sociali e di
documentazione “Il Porfido”, “El Paso” e “NED P.S.M.” un altro volume
autobiografico di Charlie Bauer, <<marsigliese, teppista, ladro,
rapinatore, detenuto, speleologo urbano all’occorrenza, ribelle per
vocazione>>[137].
Nello stesso anno è uscito un volume sull’anarchica ucraina Maria Nikiforova,
con la postfazione di Luca “Stecco”[138].
Al 2017 risale la coproduzione (sempre con El Paso oltre che con attivisti di
Cuneo e con le sigle “Il Picconiere” e “Cassa Antirepressione Alpi
occidentali”) intitolata “La salute è in voi! Sacco, Vanzetti e la dimensione
anarchica”[139].
Chiudendo questa sezione sulle editrici “insurrezionali” meritano di essere menzionate le “Edizioni Montebove”, espressione del “Circolaccio anarchico” di Spoleto e probabilmente le più rilevanti dal punto di vista editoriale e storiografico, dopo le “Anarchismo” e quelle di Cavalleri. Ci sono circa venti titoli nel loro catalogo divisi in nove collane, che spaziano dai libri da colorare dedicati ai bambini (<<ma anche agli adulti che hanno ancora voglia di viaggiare con la natura>>) fino alla narrativa “underground” del partenopeo Gennaro “Shamano” e alle poesie “impegnate” e dialettali del calabrese Domenico Salemme, passando per pubblicazioni politiche e storiche (tra cui due scritti del succitato Vatteroni[140]). I prezzi vanno dai due ai venti euro, ma dato che gli animatori delle edizioni aborrono <<l’idea di proprietà private intellettuale (…) tutto il materiale pubblicato dalle Edizioni Monte Bove sarà libero dal copyright. Chiunque potrà copiare, tradurre, fotocopiare, fotografare, postare su internet, citando o meno la fonte, tutto il materiale che viene pubblicato dalle Edizioni. >>. L’impronta insurrezionale-rivoluzionaria, o quantomeno l’interesse per questo tipo di strategia di lotta sociale, traspare oltre che da titoli come “Mio caro padrone domani ti sparo”[141] della collana “Tascabili clandestini”, anche dagli scritti (presenti sia nel catalogo che nel sito) di attivisti come il più volte citato Cospito[142] e l’anarchico sardo Davide Delogu, in carcere per rapina e tentato omicidio ai danni di un anziano pensionato. Degna di nota è anche la vicenda giudiziaria di un’attivista spoletino, Michel Fabiani, che ha firmato per loro un libro di filosofia e politica intitolato “La negazione radicale”[143]: nel 2007 era stato arrestato e accusato di terrorismo insieme ad altri quattro militanti nell’operazione giudiziaria denominata “Brushwood”, guidata dalla procura di Spoleto e dai carabinieri del ROS, capitanati dal comandante di allora Giampaolo Ganzer. Le accuse di terrorismo si sono poi rivelate infondate, dopo che erano state riformulate indicando l’esistenza di una cellula terroristica formata da due persone e del quale Fabiani sarebbe stato il capo. È stato comunque condannato a due anni e tre mesi per quattro delle dieci imputazioni ascrittegli inizialmente: per due di queste, cioè l’incendio di una ruspa e alcune scritte murarie, ha ammesso la sua colpa, mentre si è dichiarato estraneo alla minaccia tramite dei bossoli inviati per posta all’allora presidente della Regione Umbria e all’incendio di un cantiere, azioni rivendicate tramite la sigla “COOP-FAI” (queste ultime due accuse sono state provate da una perizia calligrafica). Le azioni erano state compiute per contrastare la costruzione di un “ecomostro” di cui è stata infine ordinata la demolizione dalla Suprema Corte, e per il quale sono stati condannati a quattro mesi varie persone implicate nella costruzione per abusi edilizi. Fabiani avrebbe potuto usufruire dell’affidamento in prova ai servizi sociali ma si è rifiutato di richiederli coerentemente con il suo spirito rivoluzionario[144
[1]Cfr. Indagine sulla produzione libraria, in <<istat.it>>,
reperibile all’indirizzo istat.it/it/archivio/6899. Bisogna tenere presente che
l’ente per editori intende: <<Le case
editrici in senso stretto, gli enti pubblici e privati, laici e religiosi, i
centri di studio, le associazioni, le società di persone e le ditte individuali
e le società di capitali che svolgono attività editoriale, nonché le aziende a
vocazione tipografica piuttosto che editoriale, anche se stampano libri e
pubblicazioni come attività secondaria e svolgono un'attività di produzione
editoriale in modo non continuativo>> (url consultata il 21
Dicembre 2020).
[2]Cfr. La produzione e la lettura di libri in Italia in
<<istat.it>>, 2018 reperibile all’url istat.it/it/archivio/236320
(url consultata il 21 Dicembre 2020).
[3]Da questo punto in poi si userà
l’acronimo “ZIC” per indicare “Zero in condotta”.
[4]Cfr. F. Chiapponi, Comunicazione…, pp. 14-15 e cit.
Chiapponi fornisce questa definizione di politica “ampia”, “generica” e
incentrata sul potere spiegando, con vari esempi, come la definizione
dell’ambito politico possa essere intesa in maniera diversa da studiosi di
differenti materie. Per esempio per il politologo Harry Eckstein vede nella
politica una serie di rapporti gerarchici e asimmetrici tra le persone,
finalizzate all’unità sociale.
[5]M. Antonioli (a cura di), Editori e tipografi anarchici di lingua
italiana tra Otto e Novecento, BFS, Pisa, 2007, cit. p.7.
[6]A proposito dell’autoformazione e
dell’apprendimento autonomo dal mercato e dalla cultura cfr. ivi pp. 9-10.
[7]Sempre riferendomi a quanto espresso
nella precedente nota e alla definizione di editore protagonista fornita da
Ferretti, si determinava spesso <<il risultato che il prodotto editoriale
rifletteva in misura larga, se non esclusiva, il progetto culturale, politico,
propagandistico dell’editore stesso, quando non era una iniziativa volta a
soddisfare l’istinto del poligrafo>>, cit. ibidem. Per un profilo biografico dell’editore si rimanda al DBAI, ad nomen, reperibile all’url
bfscollezionidigitali.org/entita/14249-%E2%80%8Bmonnanni-monanni-giuseppe
(consultata l 06/03/2021).
[8]Ivi, cit. p. 11; a proposito
dell’individualismo <<culturale ed elitario>>di Monanni cfr. il
saggio di F. Schirone, La Casa editrice
Sociale, in M. Antonioli (a cura di), Editori
e tipografi …, e cit. p 143. Lo stesso saggio è utile per approfondire le
vicende legate ai progetti di Monanni insieme a quello contenuto nello stesso
volume di G. Sacchetti e intitolato Un
editore anarchico e Mussolini, Giuseppe Monanni (Arezzo 1887 – Milano 1952).
[9]V. Beretta, Giuseppe Monanni, un editore anarchico del Novecento, in
<<Storia in Lombardia>>, 2, 2008 cit. p. 71.
[10]A. Mameli, Breve storia della tipografia “La Sociale” della Spezia, (saggio
contenuto in M. Antonioli (a cura di), Editori
e tipografi …) cit. p. 131. Il saggio qui citato risulta utile per
analizzare con maggiore compiutezza le vicende del Binazzi.
[11]Cfr. ivi, pp. 131-133. Per un profilo
bibliografico di Gori, avvocato, oratore, scrittore di poesie, opere teatrali e
canzoni (tra le quali la celebre “Addio a Lugano”), si può consultare la voce a
lui dedicata nel DBAI all’indirizzo
bfscollezionidigitali.org/entita/13627-%E2%80%8Bgori-pietro-ernesto-antonio-giuseppe-cesare-augusto/;
lo stesso vale per Binazzi bfscollezionidigitali.org/entita/13098-binazzi-pasquale
(url consultate il 06/03/2021).
[12]A.P. Giordano, L’Editore errante dell’anarchia, (saggio contenuto in M. Antonioli
(a cura di), Editori e tipografi …)
cit. p.113. Il saggio qui citato risulta utile per analizzare con maggiore compiutezza
le vicende di Serantoni, oltre all’apposita voce nel DBAI reperibile
all’indirizzo bfscollezionidigitali.org/entita/14692-serantoni-fortunato/ (url
consultata il 06/03/2021).
[13]Cfr. voce del DBAI di F. Palombo.
[14]Cfr. N. Musarra, La Biblioteca di propaganda dell’ “Avvenire sociale” di Messina,
saggio contenuto in M. Antonioli (a cura di), Editori e tipografi … e cit. p. 53. Dello stesso autore è il
profilo biografico del De Francesco nel DBAI, reperibile all’indirizzo
bfscollezionidigitali.org/en/entita/14045-de-francesco-tommaso (url consultata
il 07/03/2021).
[15]Cfr. ivi, e cit. p 55.
[16]Sullo scontro tra i due cfr. ivi, pp.
53-54.
[17]Cit. ivi, p. 54 (la cit. originale di
Zavattero si trova in La nostra stampa,
<<L’Avvenire sociale>>, 26-27 Gennaio 1900, Messina). Per
approfondire le vicende biografiche del sanremese si rimanda alla voce firmata
da M. Antonioli del DBAI
bfscollezionidigitali.org/entita/14927-zavattero-domenico e al saggio di A.
Luparini, L’ariete che batte le mura
(saggio contenuto in M. Antonioli (a cura di), Editori e tipografi…).
[18]Cfr. M. Ortalli, Le edizioni de <<La Questione sociale>> di Paterson,
saggio contenuto in M. Antonioli (a cura di), Editori e tipografi…, e la voce del DBAI dedicata a Ciancabilla
firmata da M. Mappelli, reperibile all’indirizzo
bfscollezionidigitali.org/entita/13820-ciancabilla-giuseppe. Sulle vicende del
periodico e sui contrasti tra le due “correnti” ne parlo anche nella sezione di
questa tesi dedicata alla riviste.
[19]Cfr. M. Ortalli, La storiografia del movimento anarchico italiano: repertorio
bibliografico e bilancio critico (1945-2014), scritto contenuto nel
succitato volume a cura di G. Berti e C. De Maria, p. 487.
[20]Cfr. le voci del DBAI agli indirizzi
bfscollezionidigitali.org/entita/14914-zamboni-mammolo e
bfscollezionidigitali.org/entita/14912-zamboni-anteo firmate da B. Dalla Casa
(url consultate il 07/03/2021).
[21]Cfr. Ibidem; Per le biografie della vedova Berneri, di Zaccaria e di
Chessa si possono consultare le relative voci del DBAI, realizzate
rispettivamente da F. Chessa e G. Sacchetti, M. Ilari e C. Enza, A. Ciampi.
Consultabili agli indirizzi
bfscollezionidigitali.org/entita/13369-caleffi-giovannina;
bfscollezionidigitali.org/entita/14910-zaccaria-cesare; bfscollezionidigitali.org/entita/13803-chessa-aurelio
(url consultate il 07/03/2021).
[22]Cfr. Ibidem.
[23]Cfr. L. Pezzica, Il gruppo editore l’antistato (1949-1975), saggio contenuto in M.
Antonioli (a cura di), Editori e
tipografi … e la voce del DBAI dedicata a Turroni di P. Sensini
bfscollezionidigitali.org/entita/14856-turroni-pio?i=3 (url consultata il
07/03/2021).
[24]A. Bertolo, Le Edizioni antistato (1975-1986), saggio contenuto in M. Antonioli
(a cura di), Editori e tipografi …,
cit. p. 197.
[25]Non affronto in questa sede le
questioni specifiche riguardanti il percorso storico e il vasto catalogo della
cooperativa che edita anche la celebre “A rivista anarchica”. Tuttavia un punto
di partenza per chi volesse approfondire questi aspetti è sicuramente il
“metalibro” già citato Contro la storia …
di G. Berti (detto “Nico”).
[26]Analogamente a quanto detto a
proposito nella precedente nota, per scelte dettate da ragioni di spazio e di
risorse, qui non approfondisco nel dettaglio le questioni inerenti la ZIC, le
componenti della FAI che l’hanno gestita (insieme al noto settimanale “Umanità
nova”) prima tramite la forma di cooperativa e poi di associazione culturale.
Per un breve approfondimento rimando alla “intervista redazionale” a Massimo
Varengo in <<Umanità nova>> all’indirizzo umanitanova.org/?p=13459
(url consultata il 07/03/2021) e al già citato Con l’amore … di G. Sacchetti.
[27]Cfr.
bfs.it/index.php?it/166/franco-serantini (url consultata il 07/03/2021).
[28]Alle sue vicende biografiche ed
editoriali dedico un breve approfondimento in questo paragrafo.
[29]A onor del vero mi sono imbattuto anche in altre sigle
delle quali non sono riuscito a raccogliere sufficienti informazioni o che non
sono specificamente “anarco-libertarie”, tra cui: “Agenzia X”, “Altamurgia”,
“Annexia”, “Arcana”, “Atemporali”, “Azione comune”,“Cooperativa Editoriale
Libertaria”, “Derive Approdi”,“Erre Emme”, “Gruppi anarchici riuniti”“Gruppo
Faure e Bertoni“, “il Cane arrabbiato”, “Il Libertario”, “Immanenza”,
“l’Affranchi”, “la Salamandra”, “Lacaita”,“Mela marcia”, “Mimesis”,“Odradek”, “Pantarei”, “Sempre
Avanti”, “Shake”, “Spartaco”,“Tabor” e “Vulcano”.
[30]Sulla nascita della sigla editoriale
rimando a P. Notarfranchi, Fabio Palombo, Come
e perché Samizdat, in <<A rivista anarchica>>, 231, 1996,
reperibile all’indirizzo arivista.org/index.php?nr=231&pag=231_05.htm
(consultata il 05/03/2021)
[31]Il blog della casa editrice si trova
al seguente indirizzo galzeranoeditore.blogspot.com (consultata il 05/03/2021).
[32]Qui il loro sito con un catalogo di
circa trenta titoli aggiornato al 2014 anarca-bolo.ch/baronata/ (url consultata
il 07/03/2021).
[33]Reperibile al seguente indirizzo
orticaeditrice.it//drive/File/CATALOGO%20ORTICA%20EDITRICE%202021.pdf (url
consultata il 06/03/2021).
[34]Qui il sito della micro-casa editrice
candilita.it/menu_principale.htm (consultata il 05/02/2021).
[35]Cfr.bagcarrara.wordpress.com/2019/10/16/la-tipografia-ha-bisogno-di-un-nuovo-tetto/latipo.191.it/pagine/principale.htm
(url consultate il 05/03/2021).
[36]A proposito della sua apertura mentale
e della tendenza antiorganizzatrice si legga questo estratto dall’articolo di
G. Gurrieri, Una vita per l’ideale
anarchico, in <<A rivista anarchica>>, 323, 2007, reperibile
all’indirizzo arivista.org/riviste/Arivista/323/53.htm : <<Nel movimento
è un antiorganizzatore, ma sceglie di volta in volta con chi lavorare in base a
correttezza, spirito critico, senso dell’azione. Sempre aperto verso il nuovo,
è indotto a non temere i confusionismi giovanili, quanto piuttosto a
confrontarvisi per farvi emergere quanto di libertario vi fosse: così i beat e
i provos, gli hippies e gli stessi extraparlamentari lo interessano e
incuriosiscono. La sua disinvoltura verso il confronto e il suo rigore morale,
la sua intransigenza politica, la sua cultura e la sua intelligenza fanno sì
che i giovani siano sempre attratti da lui>>. La sua antidogmaticità,
versatilità e apertura è testimoniata anche dall’aver rappresentato l’USI al
congresso dell’AIT di Bordeaux nonostante non vi aderisse: cfr. G. Gurrieri, Ricordando Franco Leggio, in
<<Umanità nova>>, 1, 14 Gennaio 2007, reperibile all’url
ecn.org/uenne/archivio/archivio2007/un01/art4546.html (url consultate il
08/03/2021).
[37]Cfr. G. Gurrieri, Un anarchico di Ragusa nelle lotte sociali del secondo dopoguerra,
in <<A rivista Anarchica>> 335,
Maggio 2008, paragrafo “Fronte unitario antifascista clandestino” reperibile
all’indirizzo arivista.org/riviste/Arivista/335/54.htm# (url consultata il 08/03/2021).
[38]Cfr. Ibidem, par. “continue pressioni”.
[39] Cfr. ibidem, par. “la rivolta dei “Non si parte!” “; per approfondire la
vicenda dei moti segnalo, G. Bigi, Una
storia di resistenza dimenticata: i moti del “non si parte”, in
<<anpi.it>>, 15 Settembre 2011, reperibile all’indirizzo:
anpi.it/articoli/531/una-storia-di-resistenza-dimenticata-i-moti-del-non-si-parte-in-sicilia#:~:text=I%20%E2%80%9CNon%20si%20parte%E2%80%9Dfurono,filo%20fascista%2C%20reazionario%20e%20separatista%20http://www.centrostudiustica.it/images/PDF/pdf-copertine-rivista-lettera/Lettera-N.46-47/L46-47_Conf_NonSiParte_Sassi.pdf
(url consultata il 08/03/2021).
[40]Cfr. G. Gurrieri, Un anarchico di Ragusa …, par. “Paura ai potenti” e dello stesso
autore Leggio Franco, in
<<centrostudilibertari.it>> all’indirizo
centrostudilibertari.it/it/leggio-franco (url consultate il 08/03/2021).
[41]Cfr.
G. Gurrieri, Una vita …, par. “Lotte
in miniera” e cit. nel par. “Tormento ideale e morale”; e di Un anarchico … par. “Tormento ideale” e
La rivolta dei non si parte”.
[42]Cfr. ibidem par. “Questioni organizzative” e “Maria Occhipinti e le
altre”.
[43] Cfr. Franco Leggio…
[44] Cfr. ibidem par. “Lotte in miniera”.
[45]Cfr. Franco Leggio … dove si afferma << è coinvolto nei supporti strategici ai guerriglieri, e lui stesso
prenderà parte ad alcune pericolose azioni in terra spagnola. Per circa un
ventennio questa attività lo impegnerà come non mai, assieme all’interesse
editoriale, all’attenzione per i nuovi movimenti giovanili (dai beatnik ai
provos) e ai fermenti che preparano il 68>>; e N. Heath, Franco Leggio, in <<The
Guardian>>, 06 Marzo 2007, reperibile all’indirizzo
theguardian.com/news/2007/mar/06/obituaries.mainsection (url consultata il
08/03/2021).
[46]Cfr. Le Edizioni La Fiaccola hanno 60 Anni , 09 Dicembre 2020, in
<<Sicilia Libertaria>>, reperibile all’indirizzo
sicilialibertaria.it/2020/12/09/le-edizioni-la-fiaccola-hanno-60-anni/?__cf_chl_jschl_tk__=14ff6ecf50cff067cf79ab01ab975d903acd7564-1608192232-0-ATcggPQeWPl0XRdPk2IkDiAiswn0GBltvYMckd71ekE1AqSQiuvY_bv7BxxdjlPVW1VEJmpLRN7Q0UXF908Njah5XUxPjPO1PmI_iIlulSfJ6nDhEZz5STI2q3Qt2nzdKYcD9Gtnjxwv1T0g46a_8SdaGGvgEYHGwG9-Q9IF6tVlntq41qUV7GL-pyYjdAKqbXlEw_P-91pKidFXea1fmXkUDMifeG3yX2-ZoO2uIkWg8JhrIQNNPyhKbjpaRzQFklEiTC6ER730afVb-XV5p152aobBT0zibWhCFo88spI7vtnZPvJ2gEJXhf_jMUkNVyzNSemRxM-hNRnBt_AXWcBH4w5S_qpA7zhpkKz1gvSkhup3Qz88ZtPuv3ei2uL4nQ (url consultata il 08/03/2021).
[47]Cfr. G. Gurrieri, Una vita…, par. “Porcospini clerico fascisti”.
[48]Un esempio di foglio clandestino
scritto a mano durante il fascismo e conservato presso l’Archivio Giuseppe
Pinelli è “L’anti-Stato” dell’anarchico Vincenzo Toccafondo cfr. DBAI, ad nomen,
bfscollezionidigitali.org/entita/14743-%E2%80%8Btoccafondo-vincenzo/, e
centrostudilibertari.it/it/fondo-speciale-vincenzo-toccafondo (url consultate
il 05/03/2021); un altro esempio è rappresentato dai citati fogli scritti a
mano dal fondatore de “La Fiaccola”, Franco Leggio.
[49]Cfr. la scheda del libro Io di fronte alla legge sono asociale,
Luigi Assandri: l’anarchico col ciclostile, di T. Imperato per le
<<Nautilus>> del 2020,
reperibile all’indirizzo
nautilus-autoproduzioni.org/prodotto/tobia-imperato-io-di-fronte-alla-legge-sono-asociale-luigi-assandri-lanarchico-con-il-ciclostile-pagine-272/
; e T. Imperato, Ricordando Luigi
Assandri, in <<Umanità Nova>>, 39, 7 Dicembre 2008, reperibile
all’indirizzo ecn.org/uenne/archivio/archivio2008/un39/art5579.html (url
consultate il 05/03/2021).
[50]Della “filiazione” delle Nautilus,
Torino, se ne trova traccia in una scheda del sito “Maremagnum” e in un
catalogo dell’archivio “Germinal”, oltre a essere menzionata nella voce di
Wikipedia dedicata a questa sigla. Cfr.
maremagnum.com/libri-antichi/xx-mila-leghe-sotto-n-8-maggio-2006-catalogo-nautilus-1981/150932702;
bagcarrara.files.wordpress.com/2010/03/fondo_ruzza-epistolario.pdf; qui si
trova la voce di WIkipedia, archiviata dal Web Archive, risalente al 2016, dove
si dice che Nautilus è un’associazione no-profit:
web.archive.org/web/20161009170430/https://it.wikipedia.org/wiki/Nautilus_autoproduzioni.
Mentre consultando la voce a oggi, Marzo del 2021, si fa riferimento a
<<un collettivo legato al movimento delle occupazioni di Torino come El
Paso Occupato>>. (url consultate il 05/03/2021).
[51]Per approfondire la storia del Centro
e della Libreria (nominati anche a proposito della rivista “Cerbero” nella
sezione di questa tesi dedicata alle riviste legate all’insurrezionalismo) si
rimanda al settimo cap. di L. Balsamini, Fragili
carte. Il movimento anarchico nelle biblioteche, archivi e centri di
documentazione, Vecchiarelli editore, Roma, 2009 pp. 127-130; una
descrizione del progetto da parte dei militanti che ne sono protagonisti è
reperibile all’url:
archive.autistici.org/ai/20180801195718/https://www.inventati.org/rabbia/dove-siamo/c-d-a/.
[52]nautilus-autoproduzioni.org/catalogo/
(url consultata il 05/03/2021).
[53]“XX Mila Leghe sotto” è la loro
rivista-catalogo. Poi ci sono “Cannabis” e “Altrove” che è collegata alla
“Società Italiana per lo Studio degli Stati di Coscienza”.
[54]Qui si trova una breve storia del
luogo principalmente occupato più volte e il suo programma
it.squat.net/2017/05/31/torino-cose-fenix/; qui il sito ufficiale della
“distro” distrofenix.noblogs.org/; qui un altro sito dello stesso gruppo
fenixoccupaalvolo.noblogs.org/; infine sul Web archive è conservato un vecchio
sito ospitato da “Inventati”
web.archive.org/web/20190219040423/http://www.inventati.org/fenix/ (url
consultate il 04/03/2021).
[55]La seconda edizione, del 2015 è
reperibile al seguente indirizzo
file-pdf.it/2017/06/12/storia-del-dadaismo-un-cadavre-dessaignes-et-alii/storia-del-dadaismo-un-cadavre-dessaignes-et-alii.pdf
(url consultata il 04/03/2021).
[56]Un’intervista all’autore si trova su
“Radio Cane” radiocane.info/notti-della-collera/.
[57]M. Ortalli nel dossier Leggere l’anarchismo pubblicato su
<<A rivista anarchica>>, 344, Maggio 2009 (reperibile all’indirizzo
arivista.org/index.php?nr=344&pag=dossier)
recensisce brevemente gli ultimi dei tre titoli qui menzionati:
<<Mario Frisetti è una mente lucida e sempre spiazzante, difficilmente
incasellabile in qualsiasi definizione, e lo dimostra nel suo Tutto per niente.
Max Stirner nella casa senza fondamenta
dell’anarchia (Torino, Autoproduzioni Fenix, 2006). Partendo da Stirner,
affronta, in un modo provocatoriamente originale e attuale, l’irrisolvibile
dialettica fra anarchismo individualista e anarchismo organizzatore, fornendo
al contempo stimoli per riflessioni imprevedibili e non convenzionali.>>;
<<Abel Paz è uno degli storici più acuti ed attendibili dell’epopea
libertaria spagnola e lo dimostra ancora una volta con questa sua Cronaca appassionata della Columna de
Hierro (Torino, Autoproduzioni Fenix, 2006). Fra le tante colonne di
miliziani animate dagli anarchici spagnoli, la Columna de Hierro, operativa nel
Levante, è senz’altro una delle più conosciute. E non solo per il coraggio con
il quale si batté contro le armate nazionaliste, ma anche per la rigida
ortodossia ideologica che ne ispirò l’azione. Cosa che comunque non impedì, a
questo manipolo di proletari, costretti dalla forza degli avvenimenti ad
accettare come male minore la “militarizzazione” e l’inquadramento
nell’esercito regolare.>>; <<Opportuna, ed evidentemente anche
necessaria, la prima ristampa nel 2008 de Le
scarpe dei suicidi. Sole Silvano Baleno e gli altri di Tobia Imperato. Le
torinesi Autoproduzioni Fenix ripropongono all’attenzione di chi non si vuole
lasciar distrarre dalle sirene di un potere costantemente autoassolutorio i
particolari di questa vicenda, ricostruita in tutti i suoi aspetti con la
lucida rabbia che nasce dalla consapevolezza della ingiustizia.>>.
[58]Cfr. e cit.
editricecirtide.noblogs.org/post/2014/12/16/nota-editoriale-perche-una-casa-editrice-oggi/
cit. (url consultata il 09/03/2021).
[59]Per completezza riporto una
precisazione anche sull’eventualità di diverse versioni derivanti dai
contributi che via via si “accavallano” e dell’economia del dono: <<A
coloro che vorranno poi cimentarsi nella scrittura si potrà immaginare l’invio
delle ristampe successive, sulle quali sono presenti le risposte ed i
successivi interventi, a casa, generando una sorta di continuità e legame tra
coloro che parteciperanno attivamente al progetto. Vogliamo, però, anche
provare a sviluppare un economia del dono come metodo di diffusione dei libri.
Dato che qualcuno si troverebbe ad avere due edizioni, diverse, della stessa
raccolta di scritti, una aggiornata dei contributi e l’altra no, perché non
regalare la vecchia a qualcuno che, leggendo, potrebbe interessarsi e
contribuire egli stesso all’analisi e successiva scrittura collettiva?>>.
[60]Intento che sembra non rispettato
almeno in questa pubblicazione sulla scienza:
editricecirtide.noblogs.org/files/2020/03/Riflessioni-epistemologiche-sulla-scienza-ed-i-concetti-di-verit%C3%A0-e-causa.pdf
(url consultata il 09/03/2021).
[61]M. Boschi, Criminologia del terrorismo anarco-insurrezionalista, Aracne, Roma,
2005, p. 80, cit.
[62]Ivi, p. 82, cit.
[63]Ibidem, cit.
[64] Ivi, p. 85, cit.
[65]Per quanto riguarda gli esplodenti ho già
citato il recente “Manuale dell’anarchico esplosivista. Un esempio di una guida
per le comunicazioni informatiche si trova nella voce sul sito “Campania
libertaria” che si trova nella sezione del web di questo scritto. Infine un
esempio di vero e proprio manuale per la guerriglia, che spiega anche come
comportarsi nell’evenienza della detenzione o nel caso di ferimenti durante gli
atti insurrezionali è “Per una milizia cittadina”, pubblicato in italiano dalle
Anarchismo e redatto da un gruppo anarchico operante nella spagna franchista.
[66]M. Antonioli (a cura di), Editori e tipografi anarchici di lingua
italiana tra otto e novecento, BFS edizioni, Pisa, 2007, cit. p.8.
[67]Cfr. A. Larabee, The
Wrong Hands: Popular Weapons
Manuals and Their Historic Challenges to a Democratic Society,
Oxford University Press, New York, 2015, p 37. Dell’opuscolo parlo in maniera
approfondita nella parte introduttiva dedicata ai periodici.
[68]Un sito web dedicato quasi
esclusivamente alla “distro” (cioè l’abbreviazione di distribuzione) è
“malacoda”. Cfr. malacoda.noblogs.org/contatti/ (url consultata il 21/02/2021);
un altro blog che si occupa della “distro” è infuriati.noblogs.org: attualmente
dal sito sono stati cancellati i contenuti e risulta vuoto, anche se è ancora
accessibile sul Web archive
web.archive.org/web/20170909213003/https://infuriati.noblogs.org/ (url
consultata il 24/02/2021); anche “Negazine” delle edizioni Anarchismo è
commercializzata tramite un sito di e-commerce.
[69]M. Boschi, Criminologia …, cit. p. 83; Un esempio di questa strategia pubblicistica è rappresentato dal
citato opuscolo “La salute è in voi”.
[70]Ne parla lui stesso nell’introduzione
in La dimensione anarchica, edizioni
Anarchismo, 2007 (La fiaccola, 1974), reperibile all’indirizzo
www.edizionianarchismo.net/library/alfredo-m-bonanno-la-dimensione-anarchica
(ultima consultazione 18/12/2020).
[71]Cfr. il minuto 30 della registrazione
audio intitolata Processo contro il
gruppo terroristico “Anarchici insurrezionalisti, risalente al 30 Novembre
1999 e reperibile sul sito <<radio radicale.it>> all’indirizzo:
radioradicale.it/scheda/120628/processo-contro-il-gruppo-terroristico-anarchici-insurrezionalisti-bonanno-53
(ultima consultazione 22/02/2021).
[72]Cfr. p. 15 dell’ordinanza firmata dal
GIP Anna Ricci del processo “Scripta manent”, reperibile all’indirizzo:
docplayer.it/51024872-N-12-r-g-notizie-di-reato-n-13-r-g-g-l-p-tribunale-di-torino-sezione-per-le-indagini-preliminari.html#show_full_text
(ultima consultazione 22/02/2021).
[73]Reperibile all’indirizzo
www.edizionianarchismo.net/library/alfredo-m-bonanno-la-gioia-armata (ultima
consultazione 22/02/2021.). Ne riporto di seguito alcuni passi sui concetti di
gioia, gioco e lotta armata, esemplificativo del tenore violento e
semplicistico usato dall’autore: <<Sbrigati compagno, spara subito sul
poliziotto, sul magistrato, sul padrone, prima che una nuova polizia te lo
impedisca (…) la gioia dell’atto rivoluzionario è contagiosa. Si estende a
macchia d’olio. Il gioco produce il proprio significato sulla base dell’azione
nella realtà. Ma questo senso non viene cristallizzato all’interno di un
modello governato dall’alto. Si spezza in mille sensi, tutti produttivi e
instabili. (…) La lotta armata non è una faccenda che riguarda soltanto le
armi. Queste non possono rappresentare, da sole, la dimensione rivoluzionaria.
Ridurre la complessa realtà in una cosa singola è pericoloso. In effetti, il
gioco ripresenta questo rischio, cioè quello di esaurire l’esperimento vitale nel
giocattolo, rendendo quest’ultimo qualcosa di magico e assoluto. Non per nulla
nei simboli di molte organizzazioni rivoluzionarie combattenti compare il
mitra>>.
[74]“La
gioia armata”, di Alfredo M. Bonanno: possederlo è quasui un reato!, in
<<cacciatoredilibri.com>>, 18 Maggio 2018, reperibile all’indirizzo
www.cacciatoredilibri.com/la-gioia-armata-di-alfredo-m-bonanno-possederlo-e-quasi-un-reato/
(ultima consultazione 22/02/2021).
[75]Cfr. Alfredo Maria Bonanno, una vicenda, raccolta di scritti e articoli
di giornale del 1972 senza indicazioni di autori, curatori ed editrice,
reperibile all’indirizzo www.lanottilonga.it/anti_2/anti_2_pdf/2_17.pdf (ultima
consultazione 22/02/2021).
[76]Cfr. A.M. Bonanno, Il falso e l’osceno, edizioni
Anarchismo, 2007, disponibile all’indirizzo
www.edizionianarchismo.net/library/alfredo-m-bonanno-il-falso-e-l-osceno
(ultima consultazione 22/02/2021)
[77]Cfr. M. Lugli, La santa alleanza mala-terroristi, in <<La
Repubblica>>, 10 Maggio 1991; nella stessa data è stato pubblicato un
altro articolo: ‘Il capo è in prigione’
‘no è stato scarcerato’. Gli articoli sono reperibili agli indirizzi:
ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/05/10/la-santa-alleanza-mala-terroristi.html
ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/05/10/il-capo-in-prigione-no.html?ref=search
(ultima consultazione 22/02/2021)
[78]Cit. p. 21 dell’ordinanza succitata.
[79]Anche se in questa sede non proverò ad
analizzare gli aspetti mediatici dei processi agli “insurrezionalisti” coevi
(di quelli citati l’unico avvenuto prima degli anni duemila è appunto il
processo “Marini”) e “sfioro” soltanto le questioni giuridiche, penso che
potrebbe essere utile approfondire e confrontare le diverse vicende dal punto
di vista comunicativo-editoriale oltre che da quello storico e legale. Per
quanto riguarda l’aspetto legale, e l’uso a fini propagandistici da parte dei
“primi” internazionalisti, segnalo il saggio di E. Papadia I processi come “scuole di anarchia”, in <<Memoria e
Ricerca>>, 2, 2018 reperibile all’indirizzo
bibliotecaborghi.org/wp/wp-content/uploads/2016/01/Papadia_MeR_2018_2.pdf
(ultima consultazione 14/02/2021.
[80] Cfr. M. Lugli, La santa alleanza…
[81]L’audio contenente le dichiarazioni
del legale si trova sul sito di Radio radicale, all’indirizzo:
www.radioradicale.it/scheda/92765/la-vicenda-giudiziaria-dellorganizzazione-rivoluzionaria-anarchica-insurrezionale
(ultima consultazione 22/02/2021).
[82]Cit. da Il ros è nudo, disponibile all’indirizzo
www.ecn.org/filiarmonici/rosnudo.html; la stessa citazione era apparsa in un
articolo di D. Mastrogiacomo, dal titolo Il
metodo Riccio non è quello dell’arma in <<La Repubblica>>, 07
Luglio 1997 al seguente indirizzo
ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/07/07/il-metodo-riccio-non-quello-dell.html
(ultima consultazione 22/02/2021).
[83] Tra i vari siti e sigle editoriali è
stato pubblicato da “Tactical Media Crew”
agli indirizzi tmcrew.org/ateneo/ros.html e
www.tmcrew.org/movime/@@@/ros.htm; qui invece una sintesi cronologica del
processo relativo tmcrew.org/ateneo/procex.htm e ancora vari aggiornamenti su
di esso www.tmcrew.org/movime/@@@/000518.htm ; sul sito “filiarmonici” ospitato
da ECN si trovano per esempio le requisitorie, i resoconti e le condanne, fino
al secondo grado di giudizio, realizzate da “Croce Nera”
ecn.org/filiarmonici/marini.html ; si
trova inoltre un “lancio” di “A-Infos” ainfos.ca/98/mar/ainfos00172.html; a
questo indirizzo feartosleep.espivblogs.net/2012/06/16/il-ros-e-nudo-a-cura-dei-compagni-di-el-paso/
si trovano anche le foto del documento e non solo la trascrizione. Anche
“Anarcopedia” considera il processo non regolare: nella voce dedicata a Bonanno
un paragrafo è dedicato alla “montatura marini”; un incontro dall’omonimo
titolo viene indicato anche in un articolo della rivista di intelligence
<<Gnosis>>, anche se non si parla del documento in sé
gnosis.aisi.gov.it/Gnosis/Rivista8.nsf/ServNavig/7; (url consultate il
07/12/2020).
[84]Cfr. Un patto tra gli anarchici e l'Anonima Roma, per il lulese Franco Porcu
ergastolo confermato in appello, in <<La nuova Sardegna>>, 02
Febbraio 2003, reperibile all’indirizzo:
ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2003/02/02/SA101.html
L’articolo risale al 2003 e quindi
“cristallizza” la situazione del processo di secondo grado, cioè prima della
definitiva condanna in Cassazione (url consultata il 22/02/2021).
[85]Assolti i redattori di Radio BlackOut dalla vicenda del documento
ROS/Marini, in
<<guerra sociale.anarchismo.net>> senza data, reperibile
all’indirizzo:
guerrasociale.anarchismo.net/library/guerra-sociale-rosmarini-radio
(url consultata il 22/02/2021).
[86] Tra i vari esempi possibili di questo attacco verbale
che incita a quelli fisici, c’è questo passaggio de “La rivoluzione illogica.
Del fare e dell’agire” pubblicato per la prima volta nel 1984 e disponibili
all’indirizzo:
www.edizionianarchismo.net/library/la-rivoluzione-illogica-del-fare-e-dell-agire
(url consultata il 10/12/2020) : <<In quanto
anarchici siamo per la rivoluzione sociale, cioè per l’abbattimento immediato e
definitivo dello Stato. Siamo quindi per la logica rivoluzionaria che, prima di
ogni altra cosa, è logica distruttiva. Siamo per la distruzione dello Stato,
ciò significa che siamo per la distruzione fisica (non verbale) di quelle
istituzioni e di quelle persone che lo Stato rappresentano e realizzano. Siamo
contro i poliziotti, contro i magistrati, contro i burocrati, contro i
sindacalisti, contro i padroni, contro i mafiosi. Non siamo soltanto contro il
controllo poliziesco, contro la giustizia borghese, contro la tecnoburocrazia,
contro il sindacalismo, contro il capitalismo, siamo, proprio in forma
concreta, contro quelle persone e quelle cose che, nella realtà di tutti i
giorni, realizzano le strutture, facendole diventare strumenti di repressione.
E questo nostro “essere contro” deve tradursi in atti precisi, in atti di
attacco, non solo parole, ma azioni>>.
[87] A.M. Bonanno, Autodifesa al processo di Roma per banda
armata, ecc., edizioni Anarchismo, 2000, reperibile all’indirizzo edizionianarchismo.net/library/autodifesa-al-processo-di-roma-per-banda-armata-ecc-liber-asinorum
(ultima consultazione 22/02/2021).
[88]Il video del 2015 è disponibile sul
sito di <<La Repubblica>> all’indirizzo
video.repubblica.it/dossier/fischia-il-vento/saviano-al-qaeda-e-is-rivendicano-anche-azioni-di-singoli-o-gruppi-indipendenti/188904/187822?ref=search
(ultima consultazione 22/02/2021).
[89]Cfr. G. Gagliano, Aspetti della riflessione anarcoinsurrezionalista di Alfredo Maria
Bonanno, in <<Cestudec>>, 26 Febbraio 2012, scaricabile d
all’idirizzo cestudec.com/documento.asp?id=83come (url consultata il
22/02/2021).
[90]A.M. Bonanno, Nuove svolte del capitalismo, edizioni Anarchismo, 2009 (1999),
disponibile all’url:
www.edizionianarchismo.net/library/alfredo-m-bonanno-nuove-svolte-del-capitalismo
(ultima consultazione 22/02/2021).
[91]A. M. Bonanno, G. Bertoli, Carteggio 1998-2000, edizioni
Anarchismo, 2003 consultabile all’indirizzo:
edizionianarchismo.net/library/alfredo-m-bonanno-gianfranco-bertoli-carteggio-1998-2000
(ultima consultazione 22/02/2021).
[92] Anomala in quanto probabilmente è
l’unico, o perlomeno uno dei pochi, che si è espresso in suo favore nell’area
antagonista, dichiarandosi contrario alle accuse di essere un provocatore e
infiltrato di entità statali varie come i servizi segreti e l’arma dei
carabinieri.
[93]Oltre al cenno che si fa in questo
scritto a proposito delle riviste edite da Bonanno, a proposito dei legami con
l’editrice di Leggio, si deve tenere presente che nel 1971 La Fiaccola insieme
alle Edizioni Underground di Catania ripubblica, in maniera più sintetica,
degli scritti editi da Feltrinelli a pochi giorni dalla sua morte, a cura del
Bonanno e di Santo Calì, in un volume intitolato “Leccaculi e Delinquenti”, riguardante il “riciclaggio politico” di
esponenti della destra e della democrazia cristiana; sempre nel 1971 veniva
pubblicata la prima edizione di “Potere e
contropotere”; nel 1974 usciva la prima edizione de “La dimensione anarchica” e nel 1975 “Autogestione e Anarchismo”. Inoltre anche consultando il catalogo
de La Fiaccola si incontrano due testi del Bonanno: “Astensionismo elettorale anarchico. Arma del proletariato per la
rivoluzione sociale” e l’introduzione a “Sabotaggio” di Émile Pouget.
[94]A. Bartolini, No Expo? “Sport rivoluzionario”. Il teorico degli anarchici duri
“boccia” i black bloc, in <<Il Fatto quotidiano>>, 9 Maggio
2015, articolo reperibile all’indirizzo
ilfattoquotidiano.it/2015/05/09/no-expo-sport-rivoluzionario-il-teorico-degli-anarchici-duri-boccia-i-black-bloc/1665868/
(url consultata il 22/02/2021).
[95]Nell’articolo L’obiettore leader del nucleo roveretano, in
<<giornaletrentino.it>>, del 28 Agosto 2012 è riportato: <<Di Bonanno (ormai anziano, ma ancora nei guai con la
legge: è solo di un paio d’anni fa il suo arresto a Atene per una rapina)
Passamani si è sentito il continuatore. Sia dal punto di vista teorico,
nell’approfondimento dell’anarchismo individualista, sia come autore di testi -
che circolano soprattutto in internet - che propongono la scelta
insurrezionalista>>; l’articolo è reperibile all’indirizzo giornaletrentino.it/cronaca/trento/l-obiettore-leader-del-nucleo-roveretano-1.822361
; in un altro articolo apparso il 06 Giugno 2012 sul sito di
<<Panorama>>, firmato da G. Amadori e dal titolo Bonanno, il profeta degli anarchici, è
scritto: <<Massimo Passamani, quarantenne
di Rovereto, considerato il suo delfinio (da giovane era redattore nelle
riviste di Bonanno) e oggi particolarmente attivo nella protesta anti Tav in
Val di Susa>>. L’articolo si trova all’indirizzo
panorama.it/news/bonanno-il-profeta-degli-anarchici-2 (url consultate il
22/02/2021).
[96]Cit. p. 45 della succitata ordinanza.
[97]Ivi, cit. p.52.
[98]A. Bartolini, No expo?..., cit.
[99]Cfr. Intervista a Costantino Cavalleri, in <<Conspiracion Acrata: Publicacion
de tendencia anarquista insurrecional>>, 15, Marzo 2012, Messico,
reperibile all’indirizzo:
anarchiciferraresi.noblogs.org/files/2013/06/INT.MEXICOdomande-risposte.pdf
(url consultata il 21/02/2021).
[100]Il progetto della biblioteca era stato
ideato negli anni settanta da Serra che insieme ad altri militanti locali aveva
donato i primi testi, costituenti gli originari fondi.
[101]Cfr. M.
Boschi, Criminologia …, pp.63 e 67; ci sarebbero inoltre
collegamenti con la criminalità comune e le radici dell’eversione isolana
possono essere fatte risalire almeno all’idea di Giangiacomo Feltrinelli che
voleva trasformare la Sardegna in una “Cuba” del Mediterraneo. Cfr. Sardegna laboratorio politico, in
<<Gnosis>>, Febbraio 2005, reperibile all’indirizzo gnosis.aisi.gov.it/Gnosis/Rivista3.nsf/servnavig/7
(url consultata il 22/02/2021)
[102]Per approfondimenti sul progetto
dell’associazione e sulla sua storia si segnala L. Balsamini, Fragili carte, Vecchiarelli Editore,
Roma, 2009, pp. 187-196.
[103]L’opera è
“Mezzo secolo di anarchia” di
Borghi ed è accessibile all’indirizzo:
greennotgreed.noblogs.org/files/2014/05/borghi-mezzo-secolo-di-anarchia.pdf (url consultata il 21/02/2021).
[104]Per una conoscenza della sua biografia
si veda l’apposita voce del DBAI all’indirizzo:
bfscollezionidigitali.org/entita/13381-%E2%80%8Bferrari-abele-ricieri
(url consultata il 24/02/2021).
[105]Cit.
dalla scheda del libro Le rose, dove sono
le rose, all’indirizzo gratisedizioni.org/novatore.html
(url consultata il
23/02/2021).
[106]Cit.
dalla scheda di Un colpo di lima,
all’indirizzo gratisedizioni.org/ciancabilla.html (url consultata il
23/02/2021).
[107]Individui o cittadini?, in <<Machete, aperiodico
anarchico>>, 1, 2008, cit. p.7; il foglio è disponibile all’indirizzo:
docplayer.it/77942340-Il-machete-n-1-gennaio-per-contatti-scrivete-a.html
(url consultata il 23/02/2021)
[108]Il libretto intitolato A Stormo! – contro il Tav, il cittadinismo,
le delazioni, è venduto per sei euro e pubblicizzato in un post del 2019
sul loro sito all’url indesiderabiliedizioni.noblogs.org/post/2019/07/04/a-stormo-contro-il-tav-il-cittadinismo-le-delazioni/;
se ne trova anche una versione di sessantanove pagine siglata “Finimondo” del
2015 sul sito “Biblioteca anarchica” all’indirizzo bibliotecaanarchica.org/library/finimondo-a-stormo-contro-il-tav-il-cittadinismo-le-delazioni.pdf
(url consultate il 23/02/21).
[109]I burabacio, in <<infoaut.org>>, 29 Dicembre 2014, reperibile
all’indirizzo www.infoaut.org/no-tavbeni-comuni/i-burabacio (url consultata il
23/02/21).
[110]Di
seguito sono riportati i link ai vari post nei quali si è dipanata la polemica.
Il primo è un’accusa ai No Tav dal sito “Contrainfo”
it-contrainfo.espiv.net/2015/01/15/da-genova-su-sabotaggi-e-delazioni/. Seguono
le risposte dei “no-tav” infoaut.org/no-tavbeni-comuni/i-burabacio;
notav.info/post/i-burabacio/; notav.info/post/nota-redazionale-su-i-burabacio/.
La controaccusa di “spiata” del movimento No Tav si riferisce a degli eventi
del 2012 illustrati in questo post infoaut.org/segnalazioni/nemico-interno-in-val-susa;
per la cronaca, chi scrive questa tesi ha provato a confrontare le diverse
versioni del post incriminato da Finimondo e modificato, secondo quanto scritto
dagli stessi Notav, non notando però alcuna differenza o correzione. La vicenda
quindi meriterebbe ulteriori approfondimenti, partendo dagli scritti segnalati
in questa nota (url consulte il 30/12/2020).
[111]Una descrizione del progetto della
libreria e del connesso centro di documentazione, attivi dagli anni settanta è
fornita sul loro sito, all’indirizzo libreriaanomalia.org/storia (url
consultata il 23/02/2021).
[112]Su un blog spagnolo si trova il
catalogo delle edizioni che conta meno di dieci titoli: quasi tutti sono testi
della sigla odierna “Cospirazione delle Cellule di Fuoco”, poi c’è il citato
Porcu e un’opera di Novatore.
[113]Il volume è riportato integralmente all’indirizzo:
nuoroblindata.altervista.org/opuscoli%20fanzine%20libri%20pdf/Pierleone%20Porcu%20-%20Odiare%20la%20Giustizia.pdf
(url consultata il 23/02/2021).
[114]Quelli da me censiti, in lingua
italiana (oltre a quelli nominati nel resto del paragrafo) sono: parolearmate.noblogs.org, culmine.noblogs.org,
individualismoanarchico.blogspot.com, it.rhadrix.it, velena.noblogs.org,
it-contrainfo.espiv.net e
feartosleep.blogspot.com. I loro scritti si trovano anche tradotti in altre
lingue come sul sito waronsociety.noblogs.org. Alcuni di questi siti sono inoltre fermi
al 2012, presumibilmente per l’operazione giudiziaria “Ardire” che avrebbe
“stroncato” l’attività di un ipotetico gruppo, come si spiega in un altro post
scritto in inglese, archiviato al seguente indirizzo:
web.archive.org/web/20190413172103/https://interarma.info/2012/06/13/epixeirhsh-ardire/?lang=en
(url consultata il 23/02/2021).
[115]Sui vari siti appena citati si ritrova
per esempio una lettera dal carcere oltre che dal suo <<inferno
personale>>, ossia quello di cui “Cerbero” ne sarebbe il guardiano. In un
articolo de “Il Giornale” di E. Silvestri del 16 Giugno 2011, intitolato Arrestato anarchico milanese: nello zaino
bombe fatte in casa appare il suo nome, anche se in teoria potrebbe
trattarsi di un omonimo.
[116]Al seguente indirizzo si trova la
“Mappa del Fuoco” lib.anarhija.net/library/mapping-the-fire?v=1592657360#toc45;
qui invece si trova l’opuscolo Dialoghi
incendiari siglato “Edizioni
Internazionale Nera”
roundrobin.info/wp-content/uploads/2020/08/Dialoghi-incendiari.pdf (ultima
consultazione 23/02/2021).
[117]I primi sei numeri (e presumo anche
gli unici) numeri del foglio sono archiviati al seguente indirizzo
archive.org/search.php?query=Vertice%20Abisso%20Cerbero (ultima consultazione
23/02/2021)
[118]All’indirizzo
abissonichilista.altervista.org/archives/5861 si legge: <<Le ragioni e la necessità di affrontare con impegno la
pubblicazione e la riedizione di testi-teorico pratici sotto il nome di
Edizioni Cerbero2ha (sic) per principio riflessivo la maturazione individuale
libera delle cattive passioni3 (sic) quelle passioni personali uniche ed
egoiste che fanno da perno al libero arbitrio e al relativismo,ricacciate dalla
società come rovina dell’ideale di un umanità convivente>>
(ultima consultazione 23/02/2021).
[119]Al seguente indirizzo, ospitato dalla
piattaforma Yumpu, si trova l’omonimo profilo con le relative pubblicazioni
yumpu.com/user/325.nostate.net (url consultata il 07/12/2020).
[120]Di quest’ultima sigla parlo in maniera
maggiormente approfondita nella sezione di questa tesi dedicata ai progetti
online.
[121]La “biblioteca anarchica” viene
descritta nella sezione di questa tesi dedicata ai progetti online.
[122]individualismoanarchico.blogspot.com/2012/12/il-mio-anarchismo.html
cit. (url consultata il 07/12/2020).
[123]La pubblicazione si trova al seguente
indirizzo gratisedizioni.org/fuori_collana_files/PROLETARIO.pdf (url consultata
il 23/02/2021).
[124]La parola russa “besmotivny”, tradotta
in italiano “senza motivo”, indica una strategia terroristica che si è iniziata
ad affermare in Russia intorno al 1905. Consisteva nell’attaccare chiunque
potesse rappresentare il regime zarista, anche solo perché aveva un’uniforme,
perché costretto a collaborare con esso o per motivi economici, senza bisogno
di particolari giustificazioni per l’atto violento che, precedentemente, era
usato in maniera più ristretta. Cfr. A. Geifman, Thou Shalt Kill: Revolutionary Terrorism in Russia, 1894-1917,
Princeton University Press, Princento NJ, 1995 (1993), p.128; in rete sotto
questa sedicente sigla editoriale si trovano per esempio un opuscolo sulla
rivoluzione messicana (usato come fonte da Anarcopedia) reperibile al seguente
indirizzo
docplayer.it/36492513-Indice-3-introduzione-edizioni-bezmotivnyki-5-la-rivoluzione-messicana-23-praxedis-guerrero-nella-rivoluzione-messicana-36-opere-consultate-e-note.html;
un altro è dedicato alle rivolte degli schiavi nell’antica Roma e reperibile
all’indirizzo docplayer.it/57826143-Frammenti-di-rivolte.html; un opuscolo di
stampo “nichilista” intitolato Terroristi
bezmotivnyki è reperibile all’url
infuriati.noblogs.org/files/2017/02/Terroristi-bezmotivnyki-senza-motivo-conv.pdf
; ancora un altro opuscolo <<rubato dall’interno del giornale G.A.S.
n-3>> si trova all’url
it-contrainfo.espiv.net/files/2014/02/opuscoletto-beznachalie-n-2-2014.pdf .
[125]In un articolo de <<La
Stampa>> del 22 Febbraio 2018 di M. Numa, intitolato Raid davanti al carcere di Alessandria: chiuse le indagini, il pm
chiederà il processo viene menzionato in merito a un’indagine e per
l’impegno nella raccolta di fondi
lastampa.it/alessandria/2018/02/22/news/raid-davanti-al-carcere-di-alessandria-chiuse-le-indagini-il-pm-chiedera-il-processo-1.33982805;
sul sito “anarhija” si trova un suo post in cui esprime solidarietà a un suo
compagno sardo dopo un tentativo di evasione e ad Alfredo Cospito
anarhija.info/library/italia-sulla-lotta-del-compagno-davide-delogu-anarchico-sardo-prigioniero-dell-italia-s-it
(url consultate il 24/02/2021).
[126]Adesso il blog
parolealvento.noblogs.org/ è vuoto, ma i cui contenuti sono conservati su “web
archive” web.archive.org/web/20190328215145/https://parolealvento.noblogs.org/
(url consultata il 23/02/2021).
[127]L’acronimo sta per “Search engine
optimization” e indica la serie di pratiche atte a migliorare il posizionamento
di un sito web sui motori di ricerca, aumentandone la visibilità. Nonostante
esistano anche delle figure professionali specializzate in questo settore non
si possono conoscere dettagliatamente gli algoritmi che regolano il
posizionamento dei siti. Comunque sia uno dei criteri principali riguarda il
numero di volte in cui un sito, un determinato link oppure un testo viene
menzionato e pubblicato da altri siti.
[128]roundrobin.info/wp-content/uploads/2018/08/Opuscolo-Scripta-Manent-A4.pdf
(ultima consultazione 24/02/2021).
[129]Le seguenti url non risultano più
funzionanti a oggi (24/02/2021)
parolealvento.noblogs.org/files/2018/06/Frangenti-29-speciale-Energia-Attaccare-la-corrente-WEB.pdf;
parolealvento.noblogs.org/files/2018/06/gilet_neri_kway_gialli-pageparpage.pdf;
parolealvento.noblogs.org/files/2018/06/ai-ferri-corti.pdf.
[130]Il progetto editoriale delle “NN”
(sigla che sta per “Nessun nome”) è volutamente indeterminato e generico in
quanto dietro di esso <<non c’è nessun gruppo, e nessun
copyright>>. Inoltre si vuole sottolineare il concetto che le
<<idee non sono proprietà esclusiva di qualcuno, ma appartengono a
tutti>> e che <<La rivolta, o sarà anonima, o non sarà>>.
Cit. dalle linee programmatiche della sigla, reperibili all’indirizzo
ecn.org/elpaso/distro/libri/nn/nn.htm (ultima consultazione 24/02/2021).
[131]Il primi numero, su “parole al vento”
è ancora archiviato dal “Web Archive” all’indirizzo:
web.archive.org/web/20201126212027/https://parolealvento.noblogs.org/files/2018/06/Cane-nero-1994-nn.-1-8.pdf;
la raccolta di scritti del Bonanno su
Cane nero invece si trova sul sito delle sue edizioni:
edizionianarchismo.net/library/alfredo-m-bonanno-la-ragione-genera-mostri
(ultima consultazione 24/02/2021).
[132]C. Giuzzi, Milano No Expo, il manuale di guerra del black bloc: «Non esiste azione
senza violenza», in <<milano.corriere.it>>, 3 Maggio 2015
(ultima consultazione 24/02/2021).
[133]Una conversazione tra anachicx, Edizioni Sole nero, 2012, pubblicato
all’indirizzo
malacoda.noblogs.org/files/2020/01/u-c-una-conversazione-tra-anarchici-1.pdf
(url consultata il 24/02/2021). Di seguito quanto riportato sulla copertina
posteriore: <<Come anarco-nichilisti odiamo sia la mano che sostiene la
frusta come la schiena che la sopporta e accetta passivamente la flagellazione
senza reagire. Smontiamo e abbattiamo tutti i valori della civilizzazione,
annulliamo la dittatura dell’economia rendendola nulla, facciamo crollare le
città delle masse e il suo urbanesimo autoritario, attacchiamo il saccheggio
della natura e lo sfruttamento degli animali, ostacoliamo le posizioni
dogmatiche e rifiutiamo la religione degli scienziati. Solo la continua e
spietata distruzione-creazione rende la vita affascinante. Il permanente
interrogarsi nichilista, attraverso testi, pallottole ed esplosivi, attacca la
noia organizzata figlia della cultura dominante dell’ “identità”.
Così, attraverso
l’Anarchia, creiamo un mondo in perenne cambiamento, un mondo completamente
differente. Lì dove – dopo esplosioni intellettuali ed emozionali – la tensione
trova la sua durata.
Lì dove si stanno
tracciando nuove relazioni facendo sparire vecchie tradizioni e freni. Ma anche
i nuovi valori che sorgono dall’anarconichilismo, in un momento critico, quando
saranno considerati una realtà concreta, dovranno puntare a sé stessi e
autodistruggersi, esplodendo al loro interno, creando così nuovi turbamenti,
nuove prospettive.>>.
[134]Cfr DBAI, ad nomen, bfscollezionidigitali.org/oggetti/20566-belgrado-pedrini
(url consultata il 04/03/2021).
[135] Cfr. il catalogo delle BFS
bfsopac.org/cgi-bin/koha/opac-search.pl?q=pb:Edizioni%20anarchiche%20Baffardello e “malacoda”
malacoda.noblogs.org/post/tag/il-baffardello/; inoltre da un articolo di M.
Ortalli su “A rivista anarchica” si evince che le Baffardello hanno sede a
Carrara arivista.org/?nr=388&pag=dossier_antifascismo2.htm; mentre l’ultimo
volume qui citato si ritrova nel catalogo della libreria e centro di documentazione
“Anomalia” libreriaanomalia.org/la-rivoluzione-sconosciuta/ (citato a proposito delle “Cerbero”) e in un
volume di A. Senta (Gli anarchici e la Rivoluzione russa 1917-1922) si deduce
che hanno sede a Cagliari (url
consultate il 04/03/2021).
[136] Cfr. Il comunicato firmato dal
“Circolaccio Anarchico” di Spoleto e reperibile all’indirizzo:
campanialibertaria.noblogs.org/corpi-e-libri-liberi-dalla-repressione-iniziativa-a-sostegno-delle-edizioni-el-rusac-spoleto-23-01-2021-it-en/
(url consultata il 05/03/2021).
[137]Cfr.
autistici.org/mezzoradaria/evento/presentazione-fratture-di-una-vita-autobiografia-di-charlie-bauer-concerto-dei-labile/,
il-neroveleno.blogspot.com/2016/02/nuove-uscite-edizioni-el-rusac.html;
malacoda.noblogs.org/post/2020/11/02/noi-fummo-i-ribelli-noi-fummo-i-predoni-di-belgrado-pedrini-edizioni-el-rusac-2014/;
(url consultate il 04/03/2021).
[138]Reperibile sul sito “anarcotraffico”
all’url:
anarcotraffico.org/sites/default/files/2018-09/Maria%20Nikiforova.%20La%20rivoluzione%20senza%20att%20-%20Mila%20Cotlenko.pdf
(url consultata il 05/03/2021).
[139]Da una citazione contenuta nella
rivista “Malamente”, diretta da A. Senta, si ricava il luogo di pubblicazione:
Villafalletto, luogo di nascita di Bartolomeo Vanzetti. All’omonimo opuscolo risalente
ai tempi di Luigi Galleani è dedicato un ampio excursus nelle prossime righe,
all’interno della sezione di questa tesi dedicata alle riviste.
[140]Dell’autore si trova un volume con più
di novecento biografie di anarchici carraresi tra la fine del diciannovesimo
secolo e l’inizio del ventesimo
edizionimontebove.noblogs.org/post/2019/09/11/e-stato-pubblicato-il-libro-dalle-apuane-alle-green-mountains-anarchismo-ed-anarchici-tra-carrara-e-il-vermont-1888-1910/
e un altro che racconta degli insurrezionalisti anarchici di fine Ottocento
edizionimontebove.noblogs.org/post/2018/08/03/i-giustizieri/ (url consultate il
04/03/2021).
[141]Nella presentazione del volume, oltre
che nel sottotitolo, si spiega che raccoglie scritti di “Cent’anni di odio di
classe” da Ravachol fino alla FRI. Cfr.
edizionimontebove.noblogs.org/post/2018/08/02/mio-caro-padrone-domani-ti-sparo/.
[142]Del Cospito viene riportata
un’intervista pubblicata sul foglio “Vetriolo” (di cui parlo più avanti), che
risulta utile per capire la differenza tra l’insurrezionalismo “siglato” e
nichilista della FAI-FRI e quello “sociale” che fa capo all’area di Bonanno. Il
post si trova alla seguente url
edizionimontebove.noblogs.org/post/2020/03/26/quale-internazionale-intervista-e-dialogo-con-alfredo-cospito-dal-carcere-di-ferrara-terza-parte/.
Sempre a proposito di Cospito, tra gli eventi programmati per Marzo 2021, c’è
un dibattito dedicato a lui e al tema del nucleare dal titolo eloquente:
<<Voi gli date vent’anni noi gli diamo la parola>> edizionimontebove.noblogs.org/post/2021/02/28/voi-gli-date-ventanni-noi-gli-diamo-la-parola-cineforum-e-dibattito-sul-nucleare-20-21-marzo-2021-spoleto/
(url consultate il 04/03/2021).
[143]A quest’indirizzo si trova la scheda
del libro edizionimontebove.noblogs.org/post/2020/04/29/e-stato-pubblicato-il-libro-la-negazione-radicale/;
qui invece si trova una recensione di Dino Erba:
edizionimontebove.noblogs.org/post/2020/09/02/pillole-di-saggezza-sovversiva-una-recensione-de-la-negazione-radicale/
(url consultate il 04/03/2021).
[144]Cfr. M. Vulcano, Brushwood. Una “boscaglia di (in)gusitizia”, in <<ribalta.info>>, 14 Dicembre 2017, reperibile all’url ribalta.info/brushwood/?cli_action=1614874046.405 .
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