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23.7.22

Riflessioni post-AssembramentAH, un Pride “alternativo”.



Più che un resoconto sulla manifestazione "Pakkianata Pride" (che si è tenuta due settimane fa a Napoli), un Pride alternativo, in questo post si esprimono varie riflessioni e opinioni su storia e rivendicazioni della comunità LGBTQ+, discriminazione, sessualità e concetto di osceno, sparate omolesbobitransfobiche, 1312, sull’arma a doppio taglio chiamata rabbia, sull’amore e sul manifestare militante in generale (questo è il primo corteo cui partecipiamo come singoli/e/o/a di Fanrivista) generate dalla partecipazione a ess#, in accordo con la linea editoriale atipica di quest’autoproduzione giornalistica.

Inoltre si chiarisce che non siamo portavoce delle/degli organizzatrici/ori dell’evento e che abbiamo deciso liberamente di parteciparvi. L’eventAH è stato seguito e partecipato da un nostro auto-inviato più o meno speciale, Pruno, una parodia vivente di un’altra parodia teatrale-giornalistica, che però quando scrive è serissimo, anche quando è ironico e sperimentale… Lasciamogli la parola scritta, sperando che tra le sue improbabili e decontestualizzate citazioni POeLItiche, i riferimenti storici trattati con poco rigore, le atipiche teorie sociali e le stravaganti digressioni pseudo-filosofiche, troviate qualcosa di utile; e grazie anticipatamente per il vostro tempo, la vostra attenzione e, lo speriamo, per un vostro contributo a dibattere e riflettere su quanto esposto…





PAKKIANATA PRIDE: un Pride alternativo e non istituzionalizzato

Quest’anno non sono riuscito a recarmi al Pride napoletano, città in cui risiedo, il cui nome completo è “Mediterranean Pride of Naples (sottotitolo “e che burdello”), che si è tenuto il 2 Luglio.

Però avevo sentito che ce ne era un altro, a distanza di una settimana, “non istituzionalizzato”… Così ho colto l’occasione per partecipare a una sorta di “Contro-Pride” (si specifica fin da subito che il “contro” è ovviamente rivolto al Pride “ortodosso” e più longevo, non alla comunità LGBTQ+ e ad altre collettvità-individualità pesantemente discriminate e che “sfilano” per legittimare la loro identità).

Le Gay Pride parade (letteralmente “parate dell’orgoglio gay”, una “fierezza” contrapposta alla vergogna marginalizzante imposta o indotta da alcuni settori della società), note originariamente anche come “Marce di liberazione Gay” nella prima fase post-’68, o semplicemente Pride (definizione più inclusiva comprendente non solo un tipo di preferenza di genere e anche altre identità di genere dello “spettro arcobalenico”) sono delle manifestazioni, delle parate tendenzialmente molto colorate (anche in senso letterale) e tese a mettere in mostra aspetti della propria identità e sessualità normalmente repressi, e a rivendicare le istanze della comunità LGBTQ+ e non solo…





Oltre a queste specifiche discriminazioni e le corrispondenti battaglie infatti, a conferma che le diverse lotte e le rispettive stigmatizzazioni sono “intersezionate”, le/gli organizzatorici/ori della “Pakkianata Pride”, noti/e/o/a come “Assembramentah” si definisce/ono una <<collettiva di favolosità che rifiuta le imposizioni della ciseteronormatività e del patriarcato>> che lotta <<ogni giorno contro omolesbobitransfobia, razzismo, abilismo, ageismo, puttanofobia, misoginia e violenza di e del genere>>. Se ho ben capito l’appuntamento con la “frocessione di Querichette” è  arrivato alla terza edizione, e le assemblee preparatorie si sono tenute allo SKA. Una delle critiche che ritengo sia più importante fatte al pride “classico” è la sponsorizzazione da parte di diversi enti, aziende e multinazionali, tra cui spicca quella della Coca Cola.