DAGLI ANARCO-CAPITALISTI ALL’UTOPIA LIBERTARIA E DEMOCRATICA
Per la rubrica Esami Infiniti pubblichiamo la parte conclusiva di una tesi dedicata all’editoria anarchica e libertaria in Italia, intitolata per l’appunto: “L’editoria libertaria italiana: dalla frammentazione della galassia anarchica all’omologazione insurrezionale”.
Nella prima parte di questo quinto capitolo si parla di quello che molti (incluso chi scrive) considerano un “corpo esterno” nel mondo libertario: ci riferiamo agli pseudo-libertari definibili “anarchici di destra” (anarco-capitalisti, libertariani, anarco-fascisti) italiani; nel paragrafo successivo si trova una stringata rassegna di produzioni mediali –diverse da quelle “a stampa” cartacee e digitali- concernenti l’anarchismo italiano, oltre a un cenno brevissimo al mondo dei “fediversi”, sicuramente più decentrati (se non anche libertari) dei principali social-network; nel terzo è ultimo paragrafo si trovano delle considerazioni personali sulla “continuità” tra democrazia in senso lato (e pure in senso “liberale” più ristretto) e anarchismo, espresse seguendo la logica che è anche parte della linea editoriale di FanRivista, che prevede il manifestare le convinzioni di chi scrive e così facendo (e cioè "schierandosi") anelare all’obiettività essendo più “trasparenti” verso chi legge.
NELLE PRECEDENTI “PUNTATE”, OSSIA NEI QUATTRO CAPITOLI PRECEDENTI DELLA TESI, SI ERA PARLATO DI:
1) Anarchismo, terrorismo e storia del movimento anarchico in Italia, connessa a quella "mediatica"
2) Case editrici “libertarianeggianti” più tradizionali e più informali
3) Periodici, aperiodici storici e “zine” contemporanee (in questo capitolo abbiamo parlato anche di Sacco e Vanzetti, a cui abbiamo dedicato anche un ricordo “non agiografico” nell’anniversario della loro barbara esecuzione)
4) Piattaforme online e siti libertari autogestiti. Il capitolo è corredato da una sitografia che, per ovvie ragioni, non è esaustiva e potenzialmente aggiornabile ma che può rappresentare un punto di partenza per chi volesse cominciare a “mappare” le produzioni online anarchicheggianti, in continuità cronologica e storiografica con un “lavoraccio” affine iniziato da Leonardo Bettini, che censì svariati periodici e numeri unici (di questo lavoro se ne parla ovviamente nel capitolo precedente).
5) Conclusione
5.1) Il partito
dei Radicali e la “vera destra” libertariana
In questa tesi si è fatto riferimento,
partendo dalle tripartizioni proposte da Sacchetti, a un’ipotetica “sinistra” e
alla rispettiva “destra culturale” del movimento anarchico. In realtà esistono
dei libertari che si definiscono “di destra” nel senso propriamente detto, da
quelli che credono in un mercato assolutamente libero che si regola da sé e che
la totale deregulation sia in grado
di normare anche i rapporti tra gli individui, fino a chi si dichiara
anarco-fascista o anarco-nazionalista[1].
Come si sarà notato leggendo la parte di questa tesi dedicata al web, il resto
del movimento anarchico tendenzialmente non considera tali i libertari “di
destra”, definendoli “pseudo-anarchici”. Comunque, prima di avviarmi alla
conclusione di questo elaborato che si sforza di descrivere e mappare tutte le
componenti editoriali libertarie e anarchiche (componenti anche “ipotetiche”
dal punto di vista teorico secondo alcuni), ho ritenuto necessario menzionarli.
Espressioni editoriali della corrente
“anarco-capitalista” sono le case editrici “Liberilibri” (maceratese e guidata da Aldo Canovari e Carlo
Cingolani) e “Leonado Facco Editore”
(ex leghista, fondatore delle riviste “Il Miglio Verde” ed “Enclave” e del
“Movimento Libertario”). La rivista “capostipite” del movimento in Italia è
stata “Claustrofobia”, pubblicata
tra il 1978 e il 1979.
Un altro soggetto politico considerato
“sedicente libertario”[2]
è il Partito Radicale, che avrebbe anche <<sdoganato, nel linguaggio
comune della politica, il termine “libertario”>>[3].
Oltre alla nota “Radio radicale” è
da ricordare anche la vicenda di “Stampa
Alternativa” di Marcello Baraghini, noto soprattutto per il fenomeno
editoriale dei “Millelire”[4].