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7.2.25

POVERI PIÙ POVERI E RICCHI PIÙ RICCHI

LE STATISTICHE SULLA DISUGUAGLIANZA CONFERMANO: A CHI TANTO E A CHI NIENTE!

QUASI METÀ DELLA POPOLAZIONE GLOBALE È POVERA. QUASI METÀ DELLA RICCHEZZA È POSSEDUTA DALL’1% DELLE PERSONE.


immagine di un dollaro con al centro la figura di un mendicante che chiede la carità a un signore in giacca e cravatta


Lo scorso Gennaio, come di consueto in occasione del “Forum economico mondiale di Davos”, è stato presentato il rapporto di Oxfam su disuguaglianza e povertà. Le statistiche sulla concentrazione del potere politico-economico globale e italiano ci dicono che viviamo in un mondo ancora più socialmente disuguale rispetto allo scorso anno.

In questo post, per la rubrica “Dati Parziali”, riportiamo sinteticamente alcuni dei dati sulla disuguaglianza emersi dalle decine di pagine dell’analisi della ONG, insieme alle soluzioni che propone. Una distribuzione di ricchezza e potere che sia il più equa possibile non è solo un imperativo morale. È un obbligo dell’umanità tutta per salvarsi dall’autodistruzione sociale e per preservare ciò che resta del martoriato habitat.



OLIGARCHIA GLOBALE E MISERIA COLONIALE

L’attuale <<sistema economico e sociale premia pochi privilegiati e lascia milioni di persone indietro>>. Lo dice Oxfam, movimento e confederazione internazionale di 21 ONG contro disuguaglianze e povertà, nel rapporto intitolato “Disuguaglianza: Povertà ingiusta e ricchezza immeritata

Le disuguaglianze non sono dovute al caso o al fato, ma sono <<il risultato di scelte politiche che hanno prodotto negli ultimi decenni profondi mutamenti nella distribuzione di risorse, dotazioni, opportunità e potere tra i cittadini. Cambiare rotta è un imperativo categorico, sebbene l’attuale contesto politico renda il compito impervio>>.

24.1.24

A CHI TANTO E A CHI NIENTE:

L’1% POSSIEDE IL 45,6%. IL 50% SOLO LO 0,75%

 

immagine di un dollaro con al centro la figura di un mendicante che chiede la carità a un signore in giacca e cravatta

L’1% DEI PIÙ RICCHI AL MONDO POSSIEDE IL 45,6% DELLA RICCHEZZA GLOBALE; LA METÀ PIÙ POVERA NE POSSIEDE SOLO LO 0,75%; IL 5% DEGLI ITALIANI POSSIEDE IL 46% DELLE RICCHEZZE.


Le statistiche sulla concentrazione del potere economico in Italia e nel Mondo ci fanno comprendere che è sempre più urgente attivarsi per esigere una più equa distribuzione delle ricchezze (non considerando la confusione tra  meriti, privilegi e fortune). Ne parliamo sulla rubrica “Dati Parziali”.

 

 

LA SOPRAVVIVENZA DEL PIÙ RICCO

L’ultimo report sulle disuguaglianze legate alla ricchezza di Oxfam (confederazione internazionale di ONG e movimento che lotta contro disuguaglianze e povertà) intitolato “Survival of the richest” (letteralmente “Sopravvivenza del più ricco”, titolo che fa il verso al motto darwiniano della “sopravvivenza del più adatto) afferma che:

<<L’1% dei più ricchi al Mondo possiede il 45,6% della ricchezza, mentre la metà più povera del pianeta ne possiede solo lo 0,75%.

81 miliardari possiedono più ricchezza di quella del 50% del resto della popolazione mondiale messa insieme.

10 miliardari possiedono più di 200 milioni di donne africane messe insieme>>.

Inoltre nell’ultimo decennio <<l’1% più ricco dell’umanità ha acquisito più della metà di tutte le nuove ricchezze>>.

Le ricchezze sono quindi concentrate nelle mani di pochissimi miliardari, mentre miliardi di persone fanno fatica anche a mettere insieme le calorie minime necessarie al funzionamento biochimico del proprio corpo e possiedono una parte infinitesimale degli averi globali.

 

In basso a destra l'immagine di un dollaro con al centro la figura di un mendicante che chiede la carità a un signore in giacca e cravatta. Poi la scritta: L’1% dei più ricchi al Mondo possiede il 45,6% della ricchezza. La metà più povera del pianeta ne possiede solo lo 0,75%.



In basso a destra l'immagine di un dollaro con al centro la figura di un mendicante che chiede la carità a un signore in giacca e cravatta. Poi la scritta:  81 miliardari possiedono più ricchezza del 50% del resto della popolazione mondiale messo assieme.


RICCHI SEMPRE PIÙ RICCHI, POVERI SEMPRE PIÙ POVERI

4.2.23

ETICHETTE SUGLI ALCOLICI COME SULLE SIGARETTE

DALLE SIGARETTE AL CIBO SPAZZATURA


Per la rubrica “RecenTips” pubblichiamo una provocazione tanto breve quanto intellettualmente densa della nostra penna d’assalto e polemista ufficiale di FanRivista, consigliando due video dello YouTubber e medico Valerio Rosso e richiamando brevemente alcune questioni economiche e sociali.

Il collage de "Lo Skietto" realizzato con diverse immagini da "Pixabay": un grazie a lui e alla comunità della piattaforma!

In questi giorni sta facendo scalpore il piano del governo irlandese di porre delle etichette sugli alcolici, similmente a quanto già avviene per le sigarette, al fine di informare i consumatori sui rischi dell’alcol per la salute, decisione che potrebbe costituire un “precedente” per l’intera UE: il governo italiano si è subito ribellato contro il provvedimento che danneggerebbe anche le vendite del vino “made in Italy” e sottolineando la <<differenza tra consumo moderato e abuso di alcol>>, una considerazione a mia detta ingiusta dato che il consumo “moderato” crea dei problemi “soltanto moderati” (come l’aumento del rischio di cancro), ma li crea comunque!

Io sono tendenzialmente a favore, e anzi rilancio: perché non metterle anche sulle confezioni di snack come patatine super-unte, bibite con un contenuto di zuccheri che basterebbe per diversi giorni e per tutto il junk-food? Perché non implementare misure come la “Fat Tax” (chiarisco che ho scritto “fat” che sta per “grassi” non “flat”) ossia una tassa sul cibo spazzatura per scoraggiarne vendita e consumo?!

Forse potrebbe essere un flebile freno alla voglia di consumo di “sostanze” favorita dallo spirito del capitalismo

Ma potrebbe anche stimolare un’attrazione pericolosamente consumistica in base al meccanismo dell’attrazione verso “il proibito”, nascosta dalla vana intenzione di iper-regolamentare formalmente e burocraticamente dei comportamenti umani, senza agire dialetticamente sulla sostanza dei problemi.

Forse dovrei rassegnarmi al fatto che i sapienti dell’oscura magia del marketing sapranno comunque sfruttare entrambe le possibilità...

1.12.22

MANCE, POS E CONTANTI PER NASCONDERE IL “NERO”, RICICLARE E NON PAGARE LE TASSE

In queste ore la legge di bilancio è arrivata in parlamento, e due degli argomenti più discussi della manovra finanziaria sono le tasse sulle mance e il limite per i pagamenti con il POS alzato a 60 Euro, soglia entro la quale i commercianti potranno rifiutare di accettare la carta. C'è poi un terzo provvedimento "fuoriuscito" dal decreto aiuti e confluito nella manovra, quello del tetto per le transazioni con il contante fino a 5 mila euro (inizialmente proposto a 10 mila).


Molti pensano che queste misure servano anche (se non soprattutto) a nascondere il “nero”, riciclare il denaro sporco e a non pagare le tasse e a rendere ancora più precari i lavoratori. Dopo aver spiegato i motivi di queste preoccupazioni, nella conclusione, sfioriamo il tema dell’evasione “di necessità” e presentiamo alcune proposte concrete che un governo dovrebbe adottare se davvero dichiara di essere dalla parte dei più deboli.

 





LA TASSAZIONE SULLE MANCE E LA RECENTE SENTENZA DELLA CASSAZIONE: NON È VERO CHE SOLO IN ITALIA SONO TASSATE COME HA DETTO LA SANTANCHE'!

La Ministra del Turismo Daniela Santanchè ha annunciato che verranno ridotte al 5% le tasse sulle mance, precedentemente assoggettate all’IRPEF, e ha anche affermato che l’Italia è <<l’unico paese in cui le mance sono tassate>>. Dopo un brevissimo fact-checking possiamo affermare che è falso: digitando la frase, in inglese, “le mance sono da tassare?” il primo risultato è quello del sito del governo britannico, dove si dice che ogni mancia è soggetta a tasse, e in alcuni casi -come quando c’è una voce specifica sullo scontrino del conto- vengono dichiarate “in automatico”.

Prima di entrare nel merito della questione facciamo un passo indietro di circa un anno: a Ottobre 2021 la Cassazione ha affermato in una sentenza che le mance rientrano nel reddito da lavoro dipendente: la decisione degli “ermellini”, che interpreta in maniera estensiva il Testo Unico sul lavoro, arrivava dopo che un dipendente di un hotel di lusso, un portiere, aveva depositato circa 80 mila euro sul suo conto. Questo è ovviamente un caso molto particolare dato che la maggioranza delle elargizioni dei clienti di ristoranti e altri esercizi è di modesta quantità, e si presume che difficilmente queste “regalie” in contanti saranno dichiarate dai lavoratori. Il discorso potrebbe essere diverso se, come accade in altri paesi, le mance vengono pagate con la carta di credito e contrassegnate nella ricevuta con la parola “tips” (mance in inglese per l’appunto) o comunque con una voce specifica.