MA NON CHIEDONO MAI: "CONDANNATE ISRAELE?"
Immagine di "argumento" dal sito "Openclipart". |
LE DIVERSE ANIME DELLA RESISTENZA PALESTINESE, IL SUPPORTO OCCULTO DI NETANYAHU AD HAMAS, LE LORO STRATEGIE E I “PROXY” DELLA GUERRA INTER-IMPERIALISTA
Mentre va avanti una strage di civili e una catastrofe umanitaria senza precedenti nella storia di questo secolo, mentre si stanno “riscrivendo” le leggi di guerra in favore dell'impunità totale del cliente mediorientale della NATO, riportandoci indietro di secoli dal punto di vista del diritto internazionale umanitario con il bombardamento indiscriminato di obiettivi civili, ospedali inclusi, gran parte dell’attenzione della pubblica opinione è ancora concentrata su quanto avvenuto il 7 Ottobre, come se non ci fosse un prima e un dopo di quella cruciale e sanguinosa data. Hamas è sicuramente la forza attualmente egemone nel variegato fronte della resistenza palestinese, ma non è l’unica... Ed eterogenee sono anche le opinioni sulle strategie politiche e militari finalizzate all’autodeterminazione del popolo palestinese.
Il dibattito mediale mainstream si focalizza e si polarizza intorno a tre soggetti principali, e cioè i fanatici estremisti sionisti al governo in Israele, i nazionalisti islamici di Hamas e la decadente Autorità Nazionale Palestinese guidata da Fatah.
Entrambe le organizzazioni palestinesi che governano Gaza e Cisgiordania non sono solo in conflitto tra loro, come è stato ripetuto più e più volte in questi giorni, ma sono anche note (evidentemente non ai più) per aver commesso negli anni svariati abusi al fine di mantenere il potere nelle rispettive aree di influenza: dalla repressione di manifestazioni pacifiche alle esecuzioni sommarie, passando per la condiscendenza verso le manifestazioni di intolleranza alla comunità LGBTQ+, gli arresti arbitrari e la tortura (come testimoniano anche diverse organizzazioni indipendenti come Amnesty e Human Rights Watch).
Nei dibattiti politici più di nicchia, specialmente quelli dell’area militante e attivista “verso sinistra”, alcuni mettono frettolosamente la bandiera dell’anti-imperialismo israelo-americano nelle mani del movimento nazionalista islamico, dimenticando che esistono anche altre organizzazioni e personalità che forse meriterebbero più attenzione e, auspicabilmente, supporto. Nonostante tutto ciò e le divisioni ideologiche-politiche il fronte della resistenza è molto più unito di quello che si è portati a pensare, e uno dei veri obiettivi di Israele è proprio quello di spezzarlo.
Esiste dunque una certa omologazione nelle discussioni mainstream, tutte focalizzate sul settimo giorno di Ottobre e sul millantato diritto all’autodifesa israeliano da un territorio che esso stesso occupa illegalmente alternando ferocia e subdoleria. La risposta istintiva di chi conosce anche minimamente le storiche nefandezze di chi guida l’entità statale sionista e di chi avversa il “pensiero unico” dominante si traduce in una “contro-radicalizzazione automatica”, andando a determinare una sorta di “pensiero unico antagonista”, parimenti omologato, che a volte non ammette voci dissonanti sugli aspetti etici di quell’attacco, esponendosi così agli attacchi dialettici di chi chiede ossessivamente di condannare Hamas per il 7 Ottobre senza mai chiedere di condannare Israele per 75 anni di oppressione coloniale...
Ma, ancora più importante anche se si pensa che un retto fine giustifichi sempre i mezzi, forse ci si interroga troppo poco sull’efficacia della strategia di Hamas e sull’appoggio che riceve dallo stesso popolo palestinese, un appoggio che sembra però solo parziale e limitato a certi aspetti, come sembrano rilevare e rivelare alcuni sondaggi, di cui si dà nota nelle prossime righe.
Chi prova a farsi qualche domanda in più sulle ragioni e sull’utilità tattica e strategica della fulminea offensiva dei nazionalisti islamici, o anche solo chi non si schiera “senza se e senza ma” con il Movimento di Resistenza Islamico piuttosto che con la resistenza palestinese in generale -anche armata ovviamente, date le condizioni critiche cui è sottoposta da decenni- nella migliore delle ipotesi viene tacciato di ingenuità, volendo complicare troppo le cose (ma forse ingenuo è chi le semplifica troppo). Stessa o simile sorte tocca ovviamente a chi non si schiera incondizionatamente con i fanatici messianici israeliani, cosa che accade anche a chi non è “tifoso” sfegatato dell'alfiere degli interessi della NATO che guida l’Ucraina: in questo caso sei un “complessista”, accusa rivolta pure al Segretario Generale ONU Guterres quando si è “permesso” di dire che l’attacco di Hamas nasce da decenni di <<soffocante occupazione>> e che quell’atto <<non giustifica la punizione collettiva>> inflitta ai palestinesi. E allora facciamo i complessisti...
E diciamo sin da subito che
chi scrive non ha la pretesa di dispensare verità, e per questo vi incoraggiamo
sin da adesso a contribuire a un dibattito serio qui sotto nei commenti, via
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