24.12.23

QUANDO CHIEDONO: “CONDANNATE HAMAS?”...

MA NON CHIEDONO MAI: "CONDANNATE ISRAELE?"


Nel riquadro a destra quattro sagome disegnate di soggetti palestinesi con dei simboli della resistenza, tra cui la kefiah, un ramo di ulivo e la chiave che simbolizza il diritto al ritorno. Nel riquadro a sinistre diverse bombe con il simbolo di Israele e una più grande con scritto "made in Usa"
Immagine di "argumento" dal sito "Openclipart".


 

LE DIVERSE ANIME DELLA RESISTENZA PALESTINESE, IL SUPPORTO OCCULTO DI NETANYAHU AD HAMAS, LE LORO STRATEGIE E I “PROXY” DELLA GUERRA INTER-IMPERIALISTA

 

Mentre va avanti una strage di civili e una catastrofe umanitaria senza precedenti nella storia di questo secolo, mentre si stanno “riscrivendo” le leggi di guerra in favore dell'impunità totale del cliente mediorientale della NATO, riportandoci indietro di secoli dal punto di vista del diritto internazionale umanitario con il bombardamento indiscriminato di obiettivi civili, ospedali inclusi, gran parte dell’attenzione della pubblica opinione è ancora concentrata su quanto avvenuto il 7 Ottobre, come se non ci fosse un prima e un dopo di quella cruciale e sanguinosa data. Hamas è sicuramente la forza attualmente egemone nel variegato fronte della resistenza palestinese, ma non è l’unica... Ed eterogenee sono anche le opinioni sulle strategie politiche e militari finalizzate all’autodeterminazione del popolo palestinese.

Il dibattito mediale mainstream si focalizza e si polarizza intorno a tre soggetti principali, e cioè i fanatici estremisti sionisti al governo in Israele, i nazionalisti islamici di Hamas e la decadente Autorità Nazionale Palestinese guidata da Fatah.

Entrambe le organizzazioni palestinesi che governano Gaza e Cisgiordania non sono solo in conflitto tra loro, come è stato ripetuto più e più volte in questi giorni, ma sono anche note (evidentemente non ai più) per aver commesso negli anni svariati abusi al fine di mantenere il potere nelle rispettive aree di influenza: dalla repressione di manifestazioni pacifiche alle esecuzioni sommarie, passando per la condiscendenza verso le manifestazioni di intolleranza alla comunità LGBTQ+, gli arresti arbitrari e la tortura (come testimoniano anche diverse organizzazioni indipendenti come Amnesty e Human Rights Watch). 

Nei dibattiti politici più di nicchia, specialmente quelli dell’area militante e attivista “verso sinistra”, alcuni mettono frettolosamente la bandiera dell’anti-imperialismo israelo-americano nelle mani del movimento nazionalista islamico, dimenticando che esistono anche altre organizzazioni e personalità che forse meriterebbero più attenzione e, auspicabilmente, supporto. Nonostante tutto ciò e le divisioni ideologiche-politiche il fronte della resistenza è molto più unito di quello che si è portati a pensare, e uno dei veri obiettivi di Israele è proprio quello di spezzarlo.

Esiste dunque una certa omologazione nelle discussioni mainstream, tutte focalizzate sul settimo giorno di Ottobre e sul millantato diritto all’autodifesa israeliano da un territorio che esso stesso occupa illegalmente alternando ferocia e subdoleria. La risposta istintiva di chi conosce anche minimamente le storiche nefandezze di chi guida l’entità statale sionista e di chi  avversa il “pensiero unico” dominante si traduce in una “contro-radicalizzazione automatica”, andando a determinare una sorta di “pensiero unico antagonista”, parimenti omologato, che a volte non ammette voci dissonanti sugli aspetti etici di quell’attacco, esponendosi così agli attacchi dialettici di chi chiede ossessivamente di condannare Hamas per il 7 Ottobre senza mai chiedere di condannare Israele per 75 anni di oppressione coloniale... 

Ma, ancora più importante anche se si pensa che un retto fine giustifichi sempre i mezzi, forse ci si interroga troppo poco sull’efficacia della strategia di Hamas e sull’appoggio che riceve dallo stesso popolo palestinese, un appoggio che sembra però solo parziale e limitato a certi aspetti, come sembrano rilevare e rivelare alcuni sondaggi, di cui si dà nota nelle prossime righe.

Chi prova a farsi qualche domanda in più sulle ragioni e sull’utilità tattica e strategica della fulminea offensiva dei nazionalisti islamici, o anche solo chi non si schiera “senza se e senza ma” con il Movimento di Resistenza Islamico piuttosto che con la resistenza palestinese in generale -anche armata ovviamente, date le condizioni critiche cui è sottoposta da decenni- nella migliore delle ipotesi viene tacciato di ingenuità, volendo complicare troppo le cose (ma forse ingenuo è chi le semplifica troppo). Stessa o simile sorte tocca ovviamente a chi non si schiera incondizionatamente con i fanatici messianici israeliani, cosa che accade anche a chi non è “tifoso” sfegatato dell'alfiere degli interessi della NATO  che guida l’Ucraina: in questo caso sei un “complessista”, accusa rivolta pure al Segretario Generale ONU Guterres  quando si è “permesso” di dire che l’attacco di Hamas nasce da decenni di <<soffocante occupazione>> e che quell’atto <<non giustifica la punizione collettiva>> inflitta ai palestinesi. E allora facciamo i complessisti... 

E diciamo sin da subito che chi scrive non ha la pretesa di dispensare verità, e per questo vi incoraggiamo sin da adesso a contribuire a un dibattito serio qui sotto nei commenti, via mail, di persona o sulle varie piattaforme social: ai contributi e agli argomenti, soprattutto quelli critici delle opinioni qui espresse , sarà dato lo stesso rilievo dei vari post.  Siamo disponibili (per formazione e per linea editoriale) a metterci in discussione, a ospitare critiche dure, delle estrazioni più varie, ma senza insulti o illazioni non argomentate per favore...

 

23.12.23

BUONE “MALE-FESTE MANIFESTE”

DI FESTE, OPULENZA E DI INIDFFERENZA...

Al centro dell'immagine il titolo del post "Buone Male-Feste Manifeste". Nell'angolo a sinistra la scritta "Boicotta guerra e consumismo". In basso a destra un albero di natale: al posto delle sfere ci sono delle bombe che stanno per esplodere, incluse una a forma di pianeta, altre con delle faccine cattive e una granata. Il puntale è una bomba atomica. Sullo sfondo le scie di due comete, alla cui estremità si trovano però dei missili.


Mentre nel cosiddetto mondo “occidentale civile”  ci apprestiamo a festeggiare il Natale con opulenti banchetti e consumistici sprechi, nella terra in cui nasceva uno dei primi pacifisti della storia quest’anno altri bambini periranno o nasceranno in condizioni peggiori di quelle di una stalla, senza medicinali, senza anestesia per le madri, senza cure, perché qualche criminale di guerra ha deciso di bombardare gli ospedali e di incrementare un assedio in atto da decenni nell'indifferenza del "nord del Mondo civile", in spregio totale del diritto internazionale e della vita umana, e senza alcuna valida giustificazione morale e legale, inclusa quella della presenza di strutture militari sotto chiese, moschee e strutture sanitarie del popolo che si opprime e occupa da decenni, e che adesso è ancora di più affamato (uno dei tanti crimini di guerra) in nome di una lettura distorta dei testi religiosi.

17.12.23

QUANTI SONO I MORTI A GAZA, IN CISGIORDANIA E IN ISRAELE?

E QUANTI NE MORIRANNO ANCORA PER MANO DELL’ENTITÀ SIONISTA?

 

Per il format di Fanrivista “Come va a finire?” e per la rubrica “Dati Parziali” ci occupiamo delle stime delle vittime della strage e punizione collettiva perpetrata dai fanatici messianici sionisti israeliani ai danni della popolazione gazawi a cominciare da Ottobre.

 

Due persone siedono ai lati di due cadaveri avvolti in teli bianchi. Al centro la scritta: quanti sono morti a gaza, Cisgiordania e in Israele? E quanti moriranno ancora per mano dell'entità sionista?
Le immagini originali (senza scritte e ritagliate) di questo post sono prese da Wikimedia e rilasciate con licenza creative commons. L'autore è la news agency "Wafa", la fonte "Wiki Palestine"

Sentiamo spesso dire che le stime delle morti rilasciate dalle autorità di Gaza, dove governa Hamas, non sono affidabili, ma al di là dell'accuratezza di queste, la catastrofe umanitaria e politica in atto nei territori occupati è sotto gli occhi di quasi tutti. Augurandoci (e attivandoci) per un imminente cessate il fuoco, e sperando che la guerra illegale e immorale israeliana cesserà il prima possibile, aprendo spiragli a una soluzione politica della questione palestinese, ci chiediamo: quante persone, e in particolare, quanti civili il governo estremista di Israele sterminerà e ha già massacrato per attuare il folle progetto di eradicare militarmente il Movimento Islamico di Resistenza

Oltre a questa domanda, di cui seguiremo gli sviluppi per il format “Come va a finire?”, ce ne sono delle altre: l’immagine mediatica di Israele e del governo di estrema destra verrà macchiata indelebilmente o continuerà a essere dipinta come l’unica democrazia del medio oriente? Continuerà a godere dell’appoggio degli altri paesi occidentali (mentre quello incondizionato degli USA sembra iniziare a vacillare)? 

Ma soprattutto: il governo Netanyahu e/o i suoi sottoposti, finiranno davanti alla Corte penale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità?

Ogni singola vittima civile di ambo le parti merita rispetto: purtroppo però da cronisti, e quindi da “storici” dell’iper-contemporaneità, il nostro dovere è quello di ricercare la verità e di riportare fatti, e quindi leggendo quanto segue questo compito potrebbe sembrare svolto in maniera cruda e insensibile, ma vi assicuriamo che così non è... 

I fatti vanno poi separati dalle opinioni, e ne esprimiamo una subito: oltre al cordoglio per ogni vita spezzata, non possiamo non notare che la sproporzione di forze e di danni, prima e dopo il 7 Ottobre, è immane ed è addebitabile quasi totalmente all’entità statale teocratica ed etnocratica sionista e ai suoi alleati occidentali…


Prima di addentrarci nel dettaglio dei tragici numeri, specifichiamo che i dati di questo post sono aggiornati al 16 Dicembre.

 

I DATI DAL SITO ONU

16.12.23

VA BENE FARE “LA GAVETTA”, MA…

...GRATIS È QUASI SEMPRE SFRUTTAMENTO!


disegno di una gavetta metallica


Per la rubrica “Cronache Precarie” spieghiamo cos’è, letteralmente e in senso figurato, la gavetta e pretendiamo che ci venga pagata il giusto.


Nella foto c’è una “gavetta”, nota anche come “gamella”. Letteralmente, si tratta di un contenitore metallico che funge sia da pentolino che da piatto, concepito per essere usato dai militari di basso rango in situazioni in cui non si può cucinare, ma al limite si può riscaldare il cibo. In senso figurato indica dunque il fare carriera partendo dai compiti più umili.

7.12.23

MERITO, PRIVILEGIO O FORTUNA?!

NON FACCIAMO CONFUSIONE...

 

In alto la scritta "Merito, fortuna e privilegi: non confondiamoli". Sotto tre omini: uno siede su una pila di lingotti d'oro, un altro fa fatica a salire in cima a un grafico a barre, un altro ha una corona. Ci sono anche dei dadi a simboleggiare la pura fortuna.

 

In questo post, che inaugura la rubrica "Cronache Precarie", parliamo della confusione tra i concetti di merito, privilegio e fortuna.

Sentiamo infatti spesso parlare di merito come criterio di giustificazione dello status sociale e delle ricchezze di cui possono godere solo pochi e della corrispettiva meritocrazia, la divisione in classi sociali basata sui criteri tecnocratici dettati dal “mercato”, e quindi dal culto del profitto e dell’accumulazione infinita, che diventa anche ragione per decidere chi deve decidere, chi deve comandare e chi deve ubbidire. Ma determinare e valutare chi è più qualificato nello svolgere un singolo compito, oppure un insieme di mansioni specifiche, non equivale ad avere un metro oggettivo che, deterministicamente, può essere adottato per stabilire chi deve avere più ricchezza e potere decisionale. E pure ammettendo che un tale strumento esista e che sia “scientificamente” imparziale, sarebbe comunque giusto impiegarlo?! O forse sarebbe più sensato intervenire sulle condizioni di partenza che favoriscono o condannano singoli e gruppi, e che giustificano disuguaglianze economiche e gerarchiche, per rimuovere gli ostacoli o le circostanze favorevoli alla base delle disparità e dei privilegi, puntando al successo collettivo invece che a quello individuale?!


 

IL CRITERIO “MATEMATICO” DEL MERITO E LE PERSONE “SUPERIORI”

6.12.23

AZIONI E PETIZIONI PER LA PALESTINA

DAL CESSATE IL FUOCO PERMANENTE ALL’INCRIMINAZIONE DEI FANATICI-SIONISTI

 

Nell'angolo in basso a sinistra e in quello in alto a destra due scritte: "Cessate il fuoco!" e "Appelli, petizioni e azioni per la Palestina". In alto a sinistra l'immagine di uno striscione che recita: "Non c'è pace sotto occupazione! Palestina libera". A destra un cartello con scritto "Boycott Israeli Apartheid". In basso a destra una ragazza ha uno striscione con la faccia di Netanyahu e in fronte scritto "Child Killer" e la scritta "Arrest war criminale". In mezzo a sinistra la foto di un bambino sulle spalle di suo padre e sullo sfondo un'esplosione. Di fianco una mano che impugna una penna.

In questo breve post torniamo a parlare della punizione collettiva dei gazawi e dell’innalzata tensione militare in Cisgiordania realizzate dall’entità statale teocratica ed etnocratica di Israele, invitandovi a leggere e sottoscrivere una serie di appelli, cominciando da quello “per un cessate il fuoco permanente e una soluzione politica” alla questione palestinese, lanciato da Emergency, Ləa Laboratorio Ebraico Antirazzista, Mediterranea APS e Assopace Palestina, per giungere a quello di Amnesty International in cui si parla dell’auspicabile incriminazione per diversi crimini di guerra e contro l'umanità, attuati molto tempo prima del 7 Ottobre.

 

DALLE PETIZIONI AI BOICOTAGGI ECONOMICI, ACCADEMICI E TEOLOGICI

Firmare una petizione potrebbe essere un atto principalmente simbolico, e non è detto che non sia anche un’azione concreta, a prescindere dall’importanza degli stessi “simboli”. Una firma richiede pochissimo tempo ed è meno del minimo di quanto possiamo fare, un minimo “sindacabile”...

 

2.12.23

LE “MIGLIORI” PRIGIONI DEL MONDO

LA SERIE “DENTRO LE PRIGIONI PIÙ DURE DEL MONDO”, LE PUNTANTE E LE CARCERI “ATIPICHE”

 

Sullo sfondo una prigione tetra. A sinistra due volti sovrapposti: nella testa di uno ci sono delle sbarre con una rappresentazione di sé stesso all'interno. Nella parte posteriore  un volto femminile con all'interno della sua bocca una persona dietro le sbarre. Campeggia la scritta "Le "migliori" prigioni del mondo", e sotto: "parliamo di carceri atipiche, prendendo spunto dalla serie "Dentro le peggiori prigioni del mondo".




In questo post della rubrica RecenTips ci sentiamo di consigliare la visione di una serie documentaristica (e in particolare di alcune puntate di questa, non tanto quelle della prima stagione), con alcuni tratti dei “reality show” prodotta dalla britannica “Emporium Productions” e targata “Netflix” nonostante alcuni aspetti specificamente narrativi che forse vanno a discapito della sua connotazione principalmente documentaristica, e nonostante il fatto che non siamo dei fan della stra-nota piattaforma di streaming statunitense, riteniamo comunque che la serie "Dentro le prigioni più dure del Mondo" possa essere utilizzata come strumento di analisi dei diversi dispositivi di contenzione fisica e mentale, nonché delle similitudini e delle differenze nel funzionamento delle istituzioni carcerarie, oltre che di quelle politiche e sociali, attorno al globo.

Scopo dichiarato della serie è infatti quello di capire se il carcere riabilita davvero, e se lo fa comprendere come lo fa.

Osservando poi alcune “prigioni modello” e le poche puntate dedicate a queste (perché poche sono le prigioni che adottano il “principio di normalità”), parleremo anche delle cosiddette prospettive “riduzionista” e “abolizionista”, che consistono nel ridurre la contenzione fisica solo a casi estremi, e che in prospettiva potrebbero tradursi nell’abolire completamente l’istituzione carceraria, perlomeno nella maniera in cui è attualmente concepita, e cioè quella che segue la logica dello “sbattere in cella e buttare via la chiave” lasciando “marcire” i detenuti, trattati come animali e non come esseri umani, a prescindere da ciò che li ha portati lì dentro.

 

1.12.23

GUERRE, MEDIA E TIFOSERIE

DALLE NARRAZIONI MEDIATICHE POLARIZZATE ALLE "CONTRO-RADICALIZZAZIONI"

 

In questo breve e intenso editoriale parliamo delle etichettature “simmetriche” e radicalizzanti che esprimono le posizioni polarizzanti sui due conflitti più “visibili” dai media e dall’opinione pubblica.

 

Al centro dell'immagine un calamita a forma di "U". A sinistra le foto di Zelensky e Netanyahu, a destra quelle di Putin e di Ismael Haniyeh. A ogni politico sono attaccate delle etichette con le scritte: Neoatlantista, fanatico sionista, putiniano, nazionalista islamico.
Fotografie ai lati rilasciate con licenza "creative commons": foto di Zelensky e Netanyahu di "President.gov.ua"; foto di Ismail Haniyeh, leader di Hamas in basso a destra, di "council.gov.ru".

 

SFEGATATO ATLANTISTA, PUTINIANO, TERRORISTA ANTISEMITA O FANATICO SIONISTA-COLONIALISTA: QUALE “ETICHETTA” TI VIENE AFFIBIATA?!

 

Quando si parla del diritto degli ucraini a difendersi (senza supportare però milizie filonaziste o filo-governative e senza nutrire simpatia alcuna per il disordine mondiale NATO-centrico), oppure dell’applicazione di sanzioni e boicottaggi nei confronti della Russia, oppure si sostiene che è quantomeno anacronistico mettere la bandiera dell’anti-imperialismo nelle mani dell’autocrate Putin (che gode la preistorica, infondata e malsana simpatia dei nostalgici del tipo di fascismo di stampo stalinista) allora vieni identificato come un atlantista sfegatato, un supporter dell’imperialismo della NATO...