6.12.23

AZIONI E PETIZIONI PER LA PALESTINA

DAL CESSATE IL FUOCO PERMANENTE ALL’INCRIMINAZIONE DEI FANATICI-SIONISTI

 

Nell'angolo in basso a sinistra e in quello in alto a destra due scritte: "Cessate il fuoco!" e "Appelli, petizioni e azioni per la Palestina". In alto a sinistra l'immagine di uno striscione che recita: "Non c'è pace sotto occupazione! Palestina libera". A destra un cartello con scritto "Boycott Israeli Apartheid". In basso a destra una ragazza ha uno striscione con la faccia di Netanyahu e in fronte scritto "Child Killer" e la scritta "Arrest war criminale". In mezzo a sinistra la foto di un bambino sulle spalle di suo padre e sullo sfondo un'esplosione. Di fianco una mano che impugna una penna.

In questo breve post torniamo a parlare della punizione collettiva dei gazawi e dell’innalzata tensione militare in Cisgiordania realizzate dall’entità statale teocratica ed etnocratica di Israele, invitandovi a leggere e sottoscrivere una serie di appelli, cominciando da quello “per un cessate il fuoco permanente e una soluzione politica” alla questione palestinese, lanciato da Emergency, Ləa Laboratorio Ebraico Antirazzista, Mediterranea APS e Assopace Palestina, per giungere a quello di Amnesty International in cui si parla dell’auspicabile incriminazione per diversi crimini di guerra e contro l'umanità, attuati molto tempo prima del 7 Ottobre.

 

DALLE PETIZIONI AI BOICOTAGGI ECONOMICI, ACCADEMICI E TEOLOGICI

Firmare una petizione potrebbe essere un atto principalmente simbolico, e non è detto che non sia anche un’azione concreta, a prescindere dall’importanza degli stessi “simboli”. Una firma richiede pochissimo tempo ed è meno del minimo di quanto possiamo fare, un minimo “sindacabile”...

 

Possiamo e abbiamo il dovere civico di compiere atti simbolici e concreti, facendo pressione sui decisori politici per fermare la strage di civili attuata dai fanatici messianici-sionisti, strage che non riporterà in vita le vittime causate da Hamas il 7 Ottobre, ma che secondo chi scrive ha un unico vero obiettivo: sterminare e cacciare via quanti più palestinesi possibile per occupare illegalmente tutti i territori della Palestina storica, alimentando tra l’altro cicli di odio e di violenza che andranno avanti per generazioni, e probabilmente addirittura rafforzando le fazioni di nazionalisti islamici che non rappresentano e non possono essere identificati con l’intero popolo palestinese o come la totalità della resistenza palestinese. Per questo vanno tentate tutte le diverse forme di protesta insieme alle strategie non violente di boicottaggio (in particolare quello economico portato avanti dal movimento “BDS), accademico (concretizzatosi anche in un appello degli accademici italiani per porre fine a 75 anni di oppressione coloniale) e anche teologico (come quello portato avanti dai movimenti cristiani di “Kairos Palestine” e “Global Kairos for Justice).

 

CESSATE IL FUOCO PERMANENTE, NON “TREGUE UMANITARIE” TEMPORANEE PRIMA DI RITORNARE A MASSACRARE…


Emergency, Ləa - Laboratorio Ebraico Antirazzista, Mediterranea APS e Assopace Palestina circa una settimana fa hanno lanciato un appello tramite il sito CESSATEILFUOCO.ORG, intitolato “Per un cessate il fuoco permanente e una soluzione politica”. In questi funesti giorni si è parlato spesso, usando un linguaggio ipocrita, di “tregue umanitarie” o di “pause operative”, ossia di pause delle operazioni militari prima di ritornare a bombardare selvaggiamente e indiscriminatamente per permettere scambi di ostaggi (anche le migliaia di prigionieri palestinesi nelle galere israeliane, minorenni inclusi, sono da considerare tali secondo chi scrive) e l’ingresso degli aiuti umanitari a una popolazione traumatizzata e affamata dopo anni di assedio, le cui letterali ferite vengono curate senza risorse basilari come gli anestetici, e dunque prolungando le sofferenze della popolazione civile senza porvi fine. L’appello inizia parlando della <<fragile tregua>>, risultato <<di una lunga mediazione internazionale>> che però non è certamente sufficiente: <<servono un cessate il fuoco permanente e una vera soluzione politica per una prospettiva concreta di pace e giustizia>>. In altre parole le “pause” prima di ritornare a massacrare civili non bastano, ma c’è bisogno sospendere le ostilità in maniera permanente e avviare una serie di operazioni per una soluzione politica alla questione palestinese, non certo quella militare che vorrebbe eradicare Hamas, e che seminando odio e distruzione sta presumibilmente rafforzando i nazionalisti islamici.

La condanna al Movimento di resistenza islamico nell’appello (condanna che se non esplicitata ogni volta che si parla della causa palestinese rischia di farti identificare come un pericoloso terrorista) è accompagnata a quella del governo estremista israeliano: <<Il 7 ottobre Hamas ha ucciso e rapito civili inermi nelle loro case, per strada, a un festival sottraendoli alle loro famiglie. È stato un attacco che ha colpito prevalentemente civili ebrei israeliani, tra cui bambini, anziani, attivisti storici per la pace e contro l’occupazione ma anche lavoratori migranti, palestinesi con passaporto israeliano o residenti in Israele. Sono seguite settimane di bombardamenti indiscriminati da parte del governo israeliano contro la popolazione di Gaza, con scuole ed ospedali divenuti cimiteri. Più di un milione di palestinesi è stato costretto a lasciare le proprie case per dirigersi nel sud di Gaza, che non è più un luogo sicuro. Non ci sono corridoi umanitari adeguati, acqua, cibo, energia>>, oltre a una crescita esponenziale della violenza dei coloni (ossia di vere e proprie milizie paramilitari) in Cisgiordania.

 

Nell’appello si parla anche della polarizzazione dell’opinione pubblica e di una <<logica binaria – da una parte o dall’altra>> che fa scattare  <<la trappola a cui è necessario sottrarsi in questo momento. Non si può cancellare l’orrore del 7 ottobre, ma si può fermare la strage a Gaza. Un crimine di guerra non ne cancella un altro: alimenta solo l’ingiustizia che prepara il terreno ad altra violenza>>. A questo proposito vi invitiamo anche a leggere un editoriale pubblicato su queste pagine digitali la scorsa settimana, in cui parliamo proprio di meccanismi mediatici e “tifoserie polarizzate”.

 

Nella conclusione dell’appello, dopo aver rivendicato il diritto-dovere di guardare i conflitti dal punto di vista delle vittime e di porle al centro delle azioni diplomatiche e delle istanze della società civile, si chiede <<la fine definitiva del massacro a Gaza, l’avvio di corridoi umanitari adeguati e la liberazione di tutti gli ostaggi. In Israele oltre mille palestinesi sono trattenuti in detenzione amministrativa, tra cui centinaia di minori, di cui chiediamo il rilascio. È necessaria una soluzione politica a partire dalla fine del regime di apartheid e delle politiche di colonizzazione e di occupazione militare israeliane. Non potrà mai esserci sicurezza – per i palestinesi, per gli israeliani, per nessuno di noi, – senza eguaglianza, diritti e libertà>>.


Anche Medici Senza Frontiere il 4 Dicembre ha diffuso un appello, rivolto a tutte le diplomazie internazionali, in cui si chiede alle autorità israeliane <<di porre fine agli attacchi mortali contro i civili palestinesi e far entrare aiuti umanitari salvavita nella Striscia>>. Il documento, intitolato "Gaza: un manifesto per il cessate il fuoco permanente" riporta dei dati agghiaccianti anche solo in termini numerici:<<Le autorità israeliane hanno mostrato un evidente e totale disinteresse per la protezione delle strutture sanitarie di Gaza. Gli ospedali sono diventati obitori o addirittura macerie. Sono stati colpiti da attacchi aerei, carri armati e spari, circondati e assaltati, staff e pazienti sono stati uccisi (...) L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha documentato 178 attacchi contro l’azione medica, con 22 morti e 48 feriti tra gli operatori sanitari al lavoro. Il personale medico, compreso il nostro, è completamente esausto, pervaso da profonda disperazioneSono stati costretti ad amputare arti di bambini pluri-ustionati e gravemente feriti, senza anestesia né strumenti chirurgici sterilizzati. Le persone stanno morendo di dolore. A causa delle evacuazioni forzate imposte dai soldati israeliani, alcuni medici si sono trovati nella drammatica posizione di dover abbandonare i propri pazienti affrontando una scelta impossibile: la propria vita o quella dei loro pazienti. Non c’è alcuna giustificazione possibile che possa legittimare azioni di tale atrocità>>, e quindi pur ammettendo che sia vero che Hamas abbia usato gli ospedali come nascondigli, questo non giustificherebbe in alcun modo il massacro di civili e la completa distruzione di strutture sanitarie: è un concetto molto semplice ma che non viene espresso a sufficienza nei principali dibattiti sui media mainstream...


Un cessate il fuoco immediato è fondamentale per non aggravare la catastrofe umanitaria con pochi precedenti nella storia dell'umanità, mentre la fine dell’occupazione illegale dei territori palestinesi e del regime di apartheid sono precondizioni necessarie per qualunque prospettiva di pace minimamente realistica. E questi concetti vanno espressi in modo chiaro, sia a chi non comprende (o peggio fa finta di non comprendere) della gravità inaudita degli attacchi ad ospedali e al personale ONU (ne sono morti 130 dell'UNRWA), sia a chi pensa che la parola “apartheid” non può essere nemmeno accostata alla questione palestinese (quest'ultima argomentazione è sostenuta dal direttore de “Il Fatto Quotidiano).

 



 

RECLAMIAMO VERITÀ E GIUSTIZIA PER I CRIMINI DI GUERRA E CONTRO L’UMANITÀ: BASTA OCCUPAZIONE E APARTHEID!


Tra fine Ottobre e inizio Novembre anche Amnesty International ha pubblicato un comunicato intitolato “Israele-Gaza: una crisi dei diritti umani senza precedenti” e l’appello ai leader mondiali per il <<rispetto senza compromessi del diritto internazionale>> e per attivare gli strumenti diplomatici finalizzati a un “Cessate il fuoco” <<a tutte le parti in conflitto>>. 

In questi documenti si parla di un’ <<escalation di violenza senza precedenti>> in cui si invita Israele a <<porre fine al blocco illegale di Gaza, in vigore da 16 anni, e di porre fine agli attacchi illegali>>, <<a tutti i gruppi amati palestinesi di liberare immediatamente e senza condizioni tutti i civili presi in ostaggio>> (mentre non si fa cenno, come nell’altro appello, agli arresti dei palestinesi, incrementati vertiginosamente negli ultimi due mesi), e a entrambe le parti che <<continuano a commettere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, compresi crimini di guerra>> di <<dare la massima priorità alla protezione della popolazione civile>>.


Inoltre si chiede anche <<alla Corte penale internazionale di accelerare i passi avanti nell’indagine aperta nel 2021 sulla situazione nello Stato di Palestina e di includervi i crimini recentemente commessi da tutte le parti in conflitto>>. Siamo sicuramente d’accordo con la ONG che le ingiustizie di ambo le parti in conflitto vadano condannate, ma non bisogna dimenticare la sproporzione di danni e responsabilità della parte in conflitto più potente, la fantomatica “unica democrazia del Medio-Oriente” che semina odio e distruzione da decenni con il supporto criminale e l’indifferenza immorale della comunità internazionale, comunità che non include solo chi governa ma anche noi “comuni cittadini normali”...

 

Negli ultimi infatti è caduto un “tabù mediatico” e giuridico, e il termine “apartheid” -indicante un regime di separazione in un dato territorio che discrimina una parte della popolazione- è stato usato per definire le politiche colonialiste israeliane dalla stessa Amnesty, oltre che da altre ONG, da politici, da accademici e da esperti dell’ONU. Come avevamo spiegato in un altro post dello scorso Giugno, secondo un rapporto di Francesca Albanese, ultima Relatrice ONU sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967 (territori occupati illegalmente, potrebbe sembrare superfluo ma è bene ribadirlo), Israele da decenni sta violando palesemente perlomeno tre norme perentorie del diritto internazionale: sta acquisendo nuovi territori usando la forza, sta violando il diritto all’auto-determinazione dei popoli e sta sottomettendo, dominando e sfruttando un altro popolo, discriminato razzialmente e segregato in un regime di apartheid.

 

La Relatrice ONU e gli altri tre che l’hanno preceduta sono stati attaccati e accusati di essere anti-semiti per aver denunciato le sistematiche violazioni dei diritti umani. A questo proposito vi invitiamo a leggere un approfondito articolo dedicato alla confusione politica e mediatica tra l’anti-sionismo e l’anti-semitismo, in cui usiamo le parole di diverse ebrei e/o israeliani per decostruire questo genere di calunnia. Nell’ultimo paragrafo parliamo anche di come il regime di apartheid viene applicato nel “doppio” sistema giudiziario israeliano, e cioè quello civile per chi ha passaporto israeliano e quello militare per i cittadini "occupati" di "seconda classe".

 

Sempre a proposito del portare i vari criminali di guerra davanti alla Corte penale internazionale abbiamo trovato (e sottoscritto) sul portale Change una petizione intitolata “Appello Gaza, lanciata da un’artista ed esperta di diritto, Solveig Cogliani, e diretta a Mattarella e Meloni. Nella petizione si parla dell’importante ruolo per lo svolgimento di indagini <<terze e imparziali>> spettante agli Stati che hanno sottoscritto lo “Statuto di Roma della Corte penale internazionale” (mai ratificato da Israele): avviare delle serie indagini è un motivo in più per cessare il fuoco in maniera permanente e cominciare a districarsi nel labirinto della propaganda bellica. Segnaliamo infine anche un'altra petizione, sempre su Change, di "Ceasefire Now".

 

In conclusione ribadiamo che ogni azione non deve essere lasciata intentata, dalla più simbolica alla più concreta, dal firmare una petizione all’inviare aiuti economici, dal protestare nella piazza della propria città al boicottaggio economico, dall’organizzare un dibattito sulla questione palestinese alla pressione per portare davanti alla giustizia i vari criminali di guerra, quelli dei diversi gruppi armati e soprattutto quelli che guidano una potenza statale nucleare...


Anarco Pacifista






 

ultima modifica 07/12/2023 01:21


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