NON È LA PRIMA VOLTA E SONO PROPRIO QUELLI CHE RUBANO GLI AIUTI
++AGGIORNAMENTI DEL 18/10/2025 ALLA FINE DELL’ARTICOLO, DOPO LA TREGUA ARMATA SPACCIATA COME “PROCESSO DI PACE”, E DOPO I "REGOLAMENTI DI CONTI" CON ESECUZIONI IN PUBBLICO DI HAMAS ++
Torniamo a parlare dell'uso della fame come arma di guerra e del ruolo israeliano dietro la “borsa nera” di Gaza e dietro il furto stesso dei beni di prima necessità.
Nella parte conclusiva di questo articolo andiamo oltre l'immediatezza degli eventi più recenti argomentando perché tutto viene permesso a una potenza nucleare illegale (non è l'Iran!) in una dissociazione comunicativa che è solo apparente, trovando le sue ragioni in un modo di ragionare fondato su faziosità e illogicità: da un lato ci raccontano che la popolazione di Gaza muore letteralmente di fame perché Hamas ruberebbe gli aiuti, dall'altro politici israeliani affermano candidamente che <<non deve entrare nemmeno un chicco di grano nella Striscia>>.
DA TRAFFICANTE DI DROGA A CAPO DELLE “FORZE POPOLARI” CON IL SOSTEGNO DI ISRAELE
Israele fornisce armi leggere a gruppi di criminali jihadisti di Gaza per seminare il caos e indebolire Hamas <<su ordine di Netanyahu>>: lo ha rivelato pubblicamente tre giorni fa Avigdor Lieberman, capo del partito Israel Beitenu, un tempo alleato dell'attuale primo ministro, temendo che quelle armi <<potrebbero essere usate contro Israele>>. “Bibi” Netanyahu conferma, affermando <<che male c'è?! Serve a salvare le vite dei nostri soldati>>, e accusa il suo avversario politico di fare <<un piacere ad Hamas>>.
A capo dei circa trecento uomini della principale banda criminale c'è Yasser Abu Shabab. Questo nominativo gira da mesi. Lo avevamo menzionato in un articolo in cui davamo notizia di un documento ONU riservato che accusava proprio Israele di essere dietro ai criminali che assaltano i convogli umanitari, uccidono gli autisti e impongono il pizzo per il passaggio dei camion di aiuti con il beneplacito dell'esercito israeliano, oltre a gestire la “borsa nera” di Gaza, il mercato clandestino di beni di prima necessità.
La mafietta locale agisce vicino al valico di Kerem Shalom e Rafah, al confine tra Gaza, Israele e l'Egitto, luogo strategico per traffici di ogni genere. Lì, dove la Fratellanza Musulmana, nella forma di Hamas, si scontrò con elementi islamici più radicali, e dove la popolazione di Gaza viene ammassata con il piano di espellerla verso il deserto. Abu Shabab discende dalla tribù beduina dei Tarabin, composta da decine di migliaia di persone che vivono tra l'Egitto e la Palestina storica, ma anche in Arabia Saudita. Alcuni clan sono stati accusati di aver collaborato con Israele prima che l'Egitto gli cedesse la penisola del Sinai e prima che quest'ultima fosse restituita nuovamente al Cairo. Dopo essere scappati si sono insediati nel villaggio di Dahaniya, costruito nel '77 e protetto da Israele insieme a “infiltrati” e collaboratori dell'occupante, fino a quando l'esercito israeliano si è ritirato da Gaza nel 2005. Lo stesso tipo di accuse è stato mosso ad Abu Shabab proprio dalla sua stessa famiglia, che lo ha rinnegato diffondendo una lettera alla stampa: <<è arrivato al punto di operare con unità sotto copertura per supportare le forze di occupazione che stanno brutalmente uccidendo il nostro popolo (…) Non abbiamo nulla in contrario se qualcuno, tra quelli attorno a lui, lo uccide. Il suo sangue non valle nulla>> (dichiarazione considerata falsa dall'interessato). Abu Shahab, protetto da decine di uomini armati in una villa, ufficialmente si proclama il capo delle “Forze Popolari” che portano il suo nome ed espongono sulle uniformi la scritta “Unità Anti-Terrorismo”. Fuggito dal carcere nel caos della guerra, dove era rinchiuso per furti e traffico di droga, secondo diverse fonti avrebbe legami con ambienti salafiti e con l'ISIS. Tuttavia, va notato che alcuni membri della sua stessa tribù hanno combattuto con l'esercito Egiziano contro i tagliagole del sedicente stato islamico.
![]() |
| Immagine di Yasser Abu Shabab (indicato come Yaser con una sola "s" sul suo profilo Facebook) |
Le numericamente esigue e autoproclamate “Forze Popolari” non sono in rivalità con Hamas solo militarmente: portano avanti una campagna mediatica a mezzo social media in cui attaccano la più numerosa e discussa fazione della resistenza palestinese. Si dipongono come liberatori del loro popolo, proclamando di operare secondo la <<legittimazione palestinese>>. Quest'ultima espressione è stata interpretata come un riconoscimento della cooperazione con l'Autorità Nazionale Palestinese. E non è l'unica dichiarazione di supporto all'ANP guidata da Fatah, largamente accusata di essere oramai de facto alleata con Israele, nonché rivale di Hamas. In un post di pochi giorni fa (dal loro profilo Facebook aperto il 19 Maggio) la gang del mercato nero ricorda alcuni <<martiri del dovere nazionale dell'Autorità Nazionale Palestinese che si sono uniti alle forze popolari dalle tribù Al-Tarabin e Al Barabikha>>, che sarebbero morti ad Aprile mentre rimuovevano macerie e ordigni inesplosi.
L'ANP, mentre chiudiamo questo articolo, non ha confermato né smentito legami, ma ha annunciato a una testata statunitense di preparare un comunicato stampa in merito. Ammesso che ci siano connessioni ufficiali con i governanti della Cisgiordania, è sensato pensare che la dichiarazione serva comunque a sviare l'attenzione dal loro diretto e principale foraggiatore, ovvero, per sua stessa ammissione, il gabinetto di guerra israeliano. Ed è paradossale riflettere sul fatto che Israele sta foraggiando una banda di criminali per indebolire Hamas dopo che ha permesso a quest'ultima di rafforzarsi per indebolire l'ANP...
In passato le sedicenti “Forze Popolari” avevano ammesso di aver compiuto furti ai convogli umanitari, ma hanno sempre negato di aver rivenduto beni primari come cibo e aiuti. Oggi diffondono video in cui distribuiscono cibo e narrano la loro genesi: durante la carestia provocata dalla guerra si sarebbero uniti per ribellarsi alla tirannia di Hamas e per riappropriarsi di quanto spettava loro, contrastando violenze e saccheggi. Negano di essere un'estensione di Israele, <<uno strumento dell'occupazione>>, così come negano di essere in competizione con Hamas: <<giriamo armati solo per difenderci>>. Invitano amichevolmente i giornalisti nell'area sotto il loro controllo a est di Rafah, la <<Zona del Progetto>>, e mostrano i lavori di costruzione in vista del <<rimpatrio>> di chi volesse spostarsi lì sotto la loro coordinazione (agevolando la strategia israeliana per ammassare persone in pochi punti a sud di Gaza), allegando un contatto telefonico.
![]() |
| Fermo immagine dal video in cui mostrano la distribuzione del cibo |
Analizzando uno dei loro video si può notare che i sacchi di cibo distribuiti hanno il logo del World Food Programme, agenzia ONU che combatte la fame. Loro dichiarano di coordinarsi con le Nazioni Unite ma, sarà un caso, l'agenzia ha subito attacchi e furti dopo che i mezzi che li trasportavano seguivano le coordinate dettate dall'esercito israeliano.
![]() |
| Il logo sui sacchi di cibo è quello del World Food Programme |
Non è la prima volta che Israele sostiene milizie jihadiste, come avevamo già spiegato in un articolo sulla guerra civile siriana: dal 2013 al 2018 i governanti israeliani hanno finanziato almeno una decina di gruppi jihadisti in funzione anti-Assad distribuendo armi e pagando un “soldo” di 75 dollari mensili; nel 2014 alcuni combattenti dell'opposizione siriana (forse addirittura affiliati direttamente ad al-Qaeda) furono ricoverati in ospedali israeliani, come confermato dai caschi blu dell'ONU; nel 2017 l'allora ministro della difesa israeliano, Moshe Yaloon, si fece scappare che un gruppo affiliato all'ISIS si era scusato per aver attaccato l'esercito israeliano per errore, rivelando la violazione della stessa legge israeliana che vietava comunicazioni con i tagliagole del califfato nero.
![]() |
| Fermo immagine dal video delle "Forze Popolari" su Facebook. La scritta in arabo recita: <<Hamas non ci rappresenta>>. |
NUOVA TATTICA NELL'USO DELLA FAME COME ARMA DI GUERRA
La scorsa settimana abbiamo parlato del piano di gestione degli aiuti umanitari a Gaza per estromettere le Nazioni Unite, l'UNRWA e le principali organizzazioni umanitarie internazionali da un compito delicatissimo, che richiederebbe imparzialità, con il fine di perseguire fini militari. Il tutto facendola sembrare un'iniziativa gestita da filantropi privati, e cioè dalla Gaza Humanitarian Foundation. Avevamo detto che la GHF è collegata alla CIA e a finanziatori oscuri. Oggi possiamo dire che la natura dei finanziamenti è più chiara, e viene confermato l'ennesimo “sospetto di Pulcinella” da “Kan 11”, emittente di stato israeliana: fonti riservate hanno rivelato che il governo di “Bibi” ha fatto arrivare segretamente 200 milioni di dollari all'organizzazione “umanitaria” che dovrebbe gestire gli aiuti in maniera indipendente. E ha pure chiesto altri 500 milioni a Trump, che dovrebbero bastare solo per 6 mesi, secondo Reuters. Il tutto supportato dalle emergenti “Forze Popolari”, oltre che dai mercenari al soldo della “OG” (Organizzazione Governativa, una ONG senza la “N”).
Ma c'è di più: ci sono dei video, girati da chi gestisce l'attività "umanitaria", che mostrano una nuova strategia necropolitica nella distribuzione degli aiuti, forniti sadisticamente a intermittenza e con scherno: non ci sono più i sistemi sofisticati, come riconoscimento facciale e impronte digitali, per scegliere chi riceve aiuti e chi muore di fame. Pochi pacchi con del cibo vengono lasciati all'entrata dei magazzini militarizzati. Viene dato un avviso, si scatena una ressa e ottiene qualche testuale briciola da mangiare solo chi è più rapido, fortunato o connivente con le bande criminali.
DIRE QUALCOSA E POI AFFERMARE L'ESATTO CONTRARIO: LA MORTE DELL'UMANITÀ E DELLA LOGICA
Diamo per assodate le asserzioni, mai supportate da evidenze, secondo le quali Hamas ruberebbe gli aiuti, affamando la popolazione di Gaza al fine di arricchirsi con la pancia piena. Ciò comporterebbe che l'ulteriore rafforzamento dell'embargo (in piedi da anni) evidentemente non ha comunque sortito gli effetti dichiarati: la (auto)distruzione di Hamas e la consegna degli ostaggi. La logica vuole, dunque, che se il blocco di aiuti umanitari non riesce a far raggiungere l'obiettivo sperato, qualunque ulteriore restrizione serve solo ad affamare il resto della popolazione. In altre parole, bisognerebbe inondare Gaza di aiuti perché la popolazione non muoia e affinché, secondo questa distorta narrativa, Hamas non possa comunque lucrare su beni che sarebbero ampiamente disponibili, se fossero lasciati passare in gran quantità, come chiedono tutte le organizzazioni umanitarie e gli organismi preposti. Ma, a parte il fatto che <<il ritorno degli ostaggi non è la cosa più importante>>, come ha dichiarato pubblicamente ad Aprile 2025 il ministro delle finanze Smotrich, sono proprio i governanti israeliani a smentire sé stessi.
Mentre opinionisti pro-sionismo coloniale e portavoce ufficiali del governo israeliano dicono che è tutta colpa di Hamas se la popolazione muore di fame, sempre Smotrich ad Aprile ha dichiarato che <<non entrerà nemmeno un chicco nella Striscia>>. La dichiarazione, proveniente dai settori più fanatici del governo israeliano, seguiva la posizione ufficiale dell'intero governo palesata a Marzo, quando Israele ha rotto unilateralmente la tregua dopo aver cambiato i termini degli accordi stabiliti precedentemente: <<dopo il rifiuto di Hamas di accettare il piano dell'inviato Steve Witkoff per continuare le trattative -per le quali Israele si era accordata- il Primo Ministro Netanyahu ha deciso che da questa mattina tutte le forniture di beni nella Striscia di Gaza verranno fermate>>. La qual cosa equivale esattamente a dire che, dando per scontato che Hamas ruba gli aiuti, Israele ha comunque deciso di punire l'intera popolazione di Gaza, neonati inclusi. Si chiama ricatto e, in questo caso, costituisce un crimine: le guerre sono sporche ma ci sono delle regole, tra cui il divieto di usare la fame come arma di guerra.
Come meravigliarsi del resto se dall'inizio della guerra genocida si diceva che <<a Gaza non ci sono civili>> (lo ha detto il Presidente Herzog, quello a cui Mattarella ha stretto la mano), che <<Hamas e i civili sono ugualmente responsabili>> (così parlò l'avvocato e terrorista Ben Gvir, il ministro della sicurezza nazionale israeliano che incitò all'omicidio di Rabin, quello che doveva fare la pace con i palestinesi). Il vero obiettivo era ed è <<obbligare decine di migliaia di persone, anche centinaia di migliaia, a cercare rifugio in Egitto e dei pesi del Golfo>> (parola di Giora Eiland, ideatore del piano per affamare -ufficialmente- solo Hamas). Allora, è una criminale offesa all'intelligenza e alla logica sostenere che l'obiettivo è colpire Hamas, Hamas, Hamas (lo fanno suonare quasi come “bla, bla bla”)! È sempre colpa di Hamas...
![]() |
| Dettaglio dell'mmagine sullo sfondo della Tasnim News Agency tratta da Wikimedia, rilasciata con licenza Creative Commons |
Il genocidio lo hanno annunciato, tanto è vero che il massimo organo di giustizia internazionale ha stabilito, diciotto mesi fa, che dovevano essere prese delle misure per prevenirlo!
Oramai la maggiorparte delle persone è talmente anestetizzata intellettualmente che affermare “tutto il contrario di tutto” è diventata la nuova logica, imperante e caotica. Ma questa dissociazione comunicativa è, purtroppo, solo apparente... E, dopo aver riportato una serie di fatti, veniamo all'esprimere una serie di opinioni e riflessioni di “geopolitica popolare” che forse aiutano a capire il perché per un governo di terroristi si può affermare qualcosa e, subito dopo, l'esatto contrario.
VIVA SANSONE CON I SUOI CAPELLI NUCLEARI E SI DICA TUTTO IL CONTRARIO DI TUTTO
Israele, oltre a condividere interessi e segreti di natura politica, militare ed economica con gli USA e l'Occidente, detiene illegalmente centinaia di testate nucleari. L'arsenale atomico illegale è uno dei motivi per cui tutto è permesso allo stato che occupa illegalmente territori da decenni con una brutale dittatura militare, allo stato che applica l'apartheid (come confermato da un'opinione del massimo organo di giustizia dell'ONU la scorsa estate), nonché una potenza nucleare impazzita, viziata dai genitori nordamericani (e alla sua nascita anche da quelli sovietici), guidata da fanatici religiosi ed estremisti che si arrogano il diritto di far coincidere la religione e la cultura ebraica con quello stato terrorista, in cui tantissimi ebrei e sopravvissuti all'Olocausto non si riconoscono.
Infatti, esiste un'espressione nota come “Opzione Sansone”, dal nome del noto personaggio biblico la cui forza risiedeva nella capigliatura, un “kamikaze” ante-litteram che si uccise insieme ai suoi nemici. Nella follia dell'ordine atomico fondato sul terrore, la cosa più razionale per una potenza nucleare sarebbe quella di usare le armi atomiche solo in condizioni di estremo e -realmente- esistenziale pericolo, ossia quando non ci sono altre strade percorribili. Motivo per cui, allo stato attuale delle cose, l'impiego di un'arma nucleare da parte russa sembra tutt'altro che probabile.
E dovrebbe essere così anche per l'etno-teocrazia israeliana, nonostante i crimini a cui abbiamo assistito il 7 Ottobre che, per quanto brutali, non rappresentano certo una minaccia esistenziale a Israele ma, al più, il frutto di una deliberata politica israeliana incentrata sulla pulizia etnica e sulla divisione del popolo palestinese. Politica sviluppata supportando pubblicamente l'ANP, largamente percepita come corrotta e collaborazionista, e supportando indirettamente sia Hamas che altre fazioni jihadiste, oltre a sabotare qualunque risoluzione diplomatica del conflitto, come si è visto anche con l'interruzione unilaterale del cessate il fuoco pochi mesi fa. Hamas è considerata una <<risorsa>>, come dichiarò pubblicamente sempre Smotrich, in quanto, con il movimento nazionalista islamico al potere, e senza dare nessuna prospettiva ai palestinesi per il riconoscimento dei loro diritti, si ha il pretesto per continuare la guerra e completare la pulizia etnica della popolazione nativa. Di come sono state supportate altre fazioni estremiste islamiche ne abbiamo parlato all'inizio di questo articolo.
Invece di fermare il genocidio, invece di fermare l'occupazione e le spirali di violenza che ha causato, invece di impegnarsi per porre fine all'equilibrio fondato sulla deterrenza del terrore nucleare, la componente occidentale del dis-Ordine mondiale ha preferito impegnarsi nel fermare il programma nucleare della teocrazia sciita, l'Iran, ricorrendo sempre meno alle armi della diplomazia, dopo aver segretamente armato atomicamente quella che ora è l'etno-teocrazia israeliana. Per questo Netanyahu vuole espandere il conflitto in Iran, perché deve essere l'unico ad avere l'atomica nell'area (la cosiddetta “Dottrina Begin”) il padrone incontrastato del Medio Oriente (o Asia Occidentale, a seconda dei punti di riferimento). Ma, forse, il suo piano folle potrebbe essere quantomeno rallentato, fatte salve follie alla “muoia Sansone con tutti i Filistei”. Infatti, dopo venti mesi di genocidio, dopo che Trump si è recato dai petro-monarchi del Golfo Persico (ma non in Israele), e dopo che gli è stato spiegato che Netanyahu disturba gli affari perché ai regnanti non interesse nulla dei palestinesi, ma ai loro regnati sì, anche la stampa ha cominciato timidamente a dire che forse c'è qualcosa che non va nella “autodifesa” di una potenza occupante dalla popolazione che è occupata.
In un'epoca in cui si può affermare di “tutto e il contrario di tutto”, nonostante la quantità di informazioni e il numero di mezzi per raccoglierle, regna una sostanziale indifferenza delle masse, oltre a un senso di impotenza generalizzato per frenare le azioni dei singoli che detengono gran parte del potere decisionale. Per questo dovranno compiere ulteriori sforzi quelle persone che si impegnano già da tempo in favore del popolo palestinese e, più in generale, del rispetto dei diritti umani e del senso di umanità che sembra essere morto a Gaza, insieme alla logica.
Giornalisti, accademici e insegnanti sono le categorie professionali che più dovrebbero essere impegnate nel lavoro della ricerca della verità, nello sviluppo del pensiero critico. Ma, al momento, sono le più vili: mentre molti di loro hanno paura di perdere il posto di lavoro o di essere minimamente penalizzati, la popolazione di Gaza e del resto della Palestina sostiene l'insostenibile.
A tutte quelle persone diciamo: non siate indifferenti, non giratevi dall'altra parte, si può fare sempre qualcosa anche nel proprio piccolo. Ogni azione, per quanto piccola o limitata possa essere, avrà sempre delle conseguenze. Non smettiamo di parlare di Palestina e non smettiamo di combattere le ingiustizie, anche quelle che albergano nel nostro sé: abbiamo tutti in comune il fatto di essere umani, proprio come i responsabili del genocidio in Palestina. Ciò dovrebbe inquietarci, tutti.
Paolo Skietto
+AGGIORNAMENTO DEL 10 GIUGNO 2025+.
In merito a quanto scritto sopra riguardo a ipotetici collegamenti della milizia di Abu Shabab con l'ANP, l'ufficio stampa di Anwar Rajab, generale delle forze di sicurezza palestinesi, ha smentito ogni collegamento con le "Forze Popolari" alla CNN. Anche Shabab afferma di non operare con loro.
Nello stesso articolo si specifica che alcuni autisti hanno riferito che gli uomini di Shabab hanno protetto (anche da loro stessi?!) diversi camion dell'agenzia ONU.
++AGGIORNAMENTI DEL 18/10/2025++
-Nelle settimane precedenti alla stipula della traballante tregua armata diverse milizie si sono unite al sedicente gruppo antiterroristico di Yasser Abu Shabab, irreperibile dopo la tregua armata spacciata come piano di pace. Lo riporta Sky News che ha seguito per mesi le vicende della milizia.
-Sky News è riuscita a intervistare un uomo della milizia di Shabab e un soldato delle IDF, confermando quello che Netanyahu in persona aveva pubblicamente ammesso (se ne è parlato in questo articolo pubblicato a Giugno), e acquisendo più dettagli su come i beni vengono fatti arrivare da Israele nelle mani dei gruppi aramati anti-Hamas di Gaza.
-Sono quattro i principali gruppi armati di palestinesi che possono operare nelle zone di Gaza ancora completamente controllate dall'esercito di occupazione israeliano e che in questi ultimi mesi, insieme ad altri, si sono scontrate con Hamas. Oltre a quello capitanato dall’ex trafficante di droga, al vertice degli altri tre gruppi ci sono Hossam Al Astal (o Husam al-Astal delle “Counter-Terrorism Strike Forces”), Rami Halas (che secondo la testata conservatrice Ynet sarebbe un attivista di Fatah) e Asharaf Al Mansri (delle “Forze Popolari del Nord di Gaza”).
-Proprio in queste ore Sky News, analizzando dei video pubblicati dagli uomini di Ashraf Al Mansi (delle altre "Forze Popolari"), ha rilevato che trasportavano carburante e altri beni di prima necessità proprio nella zona controllata dalle IDF, dove si trova il loro quartier generale.
-Gli scontri tra Hamas e il clan Doghmosh sarebbero nati come un regolamento di conti nei confronti di una milizia del clan, disconosciuta da altri membri della stessa tribù, degenerato poi in una vendetta contro l'intera famiglia. Hamas dichiara di aver attaccato solo miliziani, non singole famiglie. In questi giorni se ne parla molto per le esecuzioni in pubblico di presunti collaborazionisti di Israele compiute da Hamas.
-Da quando avevamo pubblicato questo articolo, nuovi video sono stati diffusi dall'area controllata da Abu Shabab, dove si ostentano pile di contanti, motocross, potenti fuoristrada, cellulari di alta fascia e sigarette, uno dei beni più costosi alla borsa nera. Proprio le sigarette, insieme al saccheggio di camion con aiuti hanno fatto fare le prime fortune al leader delle sedicenti "Forze Popolari", garantendogli in un secondo momento il supporto israeliano.
-Il traffico di beni avverrebbe con il coordinamento degli apparati di Israele, Egitto, Giordania e ANP. Quest'ultima aveva smentito ogni legame con i miliziani.
-Nei video analizzati da Sky News si notano anche dei pacchi della sedicente fondazione umanitaria statunitense per distribuire gli aiuti, una trappola sfruttata per sterminare i palestinesi più poveri ed estromettere le organizzazioni umanitarie indipendenti, la "Gaza Humanitarian Foundation", sbugiardata perfino da un soldato privato statunitense "pro-Israele" che aveva lavorato al suo interno. La GHF ha confermato di aver spedito pacchi nell'area in cui opera la milizia, ma così facendo ha violato la neutralità che dovrebbe caratterizzare la distribuzione e foraggiando direttamente una fazione armata, che avrebbe a sua volta anche protetto le nefaste operazioni della GHF (come già si spiegava in questo articolo pubblicata a Giugno). Nel mentre, i più disperati di Gaza dovevano percorrere chilometri e rischiare di morire per qualche briciola di cibo.
-La cooperazione di Israele con la milizia è stata confermata direttamente a Sky News da un militare delle IDF che opera nella base di Kerem Shalom, dalle analisi delle interazioni dei profili social dell'“Unità 585” delle IDF (composta da musulmani e cristiani beduini) con quelli della la milizia, e da uno stesso veicolo immortalato sia nelle immagini dei profili dei militari israeliani che in quelli dei miliziani.
-In una delle immagini si vede anche Ghassan Al Dahini, (nome riportato anche come Ghassan Al Duhine), comandante di un altro gruppo collegato alla banda (il “Counter Terrorism Service” - CTS), con un passato vicino al jihadismo e con un fratello morto in carcere per aver trafficato narcotici, mentre posa davanti a una macchina con una targa degli EAU. Secondo Sky News, il logo del CTS è praticamente uguale a quello di una milizia yemenita supportata dagli Emirati, con la differenza che in uno si legge “Gaza” e nell’altro “Yemen”. Nel logo in bianco e nero si nota un rapace afferrare un serpente. La stessa immagine, ma a colori, potete osservarla anche all’inizio di questo articolo, in quanto era stata usata anche sulle pagine delle “Forze Popolari”.
-Sky News conferma anche la presenza di almeno un combattente che era stato tra le fila dell'ISIS, Issam Nabahin, nome che circolava già a Giugno insieme a quello di Al Duhine. Secondo i giornalisti sarebbe confermata anche la presenza di molti altri combattenti e gruppi che in passato sarebbero appartenuti a Fatah, storicamente in lotta con Hamas.
-Geolocalizzando immagini e incrociando diversi dati il "Data and Forensic Team" di Sky News ha anche compreso che in due occasioni la milizia ha ricevuto supporto aereo da Israele negli scontri con Hamas negli scorsi mesi. A Luglio Shabab aveva negato un supporto di questo tipo, ma aveva confermato di coordinarsi con Israele solo comunicando l’avvio delle loro missioni.
-Ad Agosto 2025 Shabab aveva pubblicato un video su Facebook con Ghassam Al-Dahini in cui ringraziava direttamente <<il Presidente Trump per il supporto continuo>>.
-A Giugno le autorità sanitarie di Gaza denunciavano il ritrovamento di pillole di Ossicodone (un oppiaceo sintetico) nei sacchi di farina distribuiti ai gazawi. Alcuni pensano che la farina sia stata intenzionalmente “tagliata” con la droga e usata come arma bio-psicologica. Ipotesi scartata da altri: non avrebbe molto senso lasciarlo nella farina non tritato e, inoltre, altri oppiacei più potenti come il fentanyl potrebbero creare danni anche solo per inalazione. Si pensa, dunque, che l’oppiaceo forse proveniva proprio dai depositi della milizia di Shabab, e che in realtà si trovava in mezzo alla farina per essere contrabbandato in forma di pillole.
-Michele Giorgio, in un articolo pubblicato su Il Manifesto lo scorso Luglio, parlava dell’intenzione di attuare un altro piano all’insegna del “dividi e comanda” in Cisgiordania tramite i cosiddetti “sceicchi di Hebron”, piano che non sarebbe inedito nella storia dell’occupazione della Palestina.
Possiamo cominciare a fare qualcosa di concreto contro il genocidio partendo da quello che mettiamo nel carrello della spesa: scaricate applicazioni come “No Thanks” e “Boycat” (le abbiamo testate entrambe e la prima sembra funzionare meglio), seguite le campagne del movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) e non acquistate prodotti di aziende che fanno affari con uno stato terrorista che applica l'apartheid e pratica il genocidio.
Nel nostro piccolo ci sforziamo di (auto)produrre articoli giornalistici “artigianali” e originali, notizie non omologate e trascurate dal mainstream, approfondimenti esclusivi, dirette e contenuti extra sui profili (a)social. L'informazione, però, ha un costo. Maggiorato per chi è precario e indipendente: se non puoi fare nemmeno una piccolissima donazione, supportaci condividendo i nostri contenuti, commentandoli, criticandoli e seguendoci sui profili (a)social. Il modello di giornalismo indipendente e sperimentale che portiamo avanti viene discriminato dalle logiche algoritmiche e di mercato, specialmente quando parliamo del genocidio in Palestina. Per questo il tuo supporto è fondamentale! I link per le offerte libere sono più sotto, vicino a quelli dei profili (a)social.
Grazie di essere arrivat@ fin qui!
ultima modifica 20/10/2025 00:35






Nessun commento:
Posta un commento