- CONDANNATO A 53 ANNI
L’UOMO CHE HA UCCISO UN BAMBINO PALESTINESE NEGLI USA
- SEMBRA CHE “IL
KILLER DI WASHINGTON” SI SIA RADICALIZZATO DOPO QUESTO EVENTO
Dopo l’attentato e l'omicidio di due diplomatici israeliani a Washington si ritorna a parlare di antisemitismo, confondendolo con l'antisionismo. Però, non si parla quasi mai di islamofobia e anti-islamismo, anche se negli USA si sono verificati omicidi, tentati o consumati, a danni di molti palestinesi, inclusi due bimbi... Fermiamo il genocidio in Palestina e la spirale di violenza nel resto del mondo!
![]() |
Immagine del funerale di Wadea al Fayoume dal profilo Mastodon di Qasim Rashid. La scritta recita: <<non sono una minaccia!>>. |
“Bad news is good news”, dice un cinico proverbio diffuso nelle redazioni giornalistiche. Significa che una notizia cattiva, solitamente di cronaca nera, riceverà molta più attenzione rispetto a una buona notizia. Eppure, non tutte le cattive notizie salgono alla ribalta delle cronache mainstream.
All’inizio di questo mese Joseph Czuba, 73 anni, bianco e cattolico dell’Illinois, è stato condannato a 53 anni di prigione. Il 14 Ottobre 2023 ha bussato alla porta dei suoi affittuari nella cittadina di Plainfield: ha attaccato con un coltello Hanaan Shanin, poco più che trentenne, e il figlio di 6 anni, Wadea al-Fayoume. Il piccolo palestinese, nato negli Stati Uniti da genitori della Cisgiordania, è stato ucciso. La madre, rimasta ferita, ha raccontato che urlava <<voi musulmani dovete morire tutti!>>. Il bimbo, prima di esalare l’ultimo respiro, aveva detto <<mamma sto bene>>. L’omicida temeva un fantomatico attacco islamico, ha raccontato l’ex-moglie.
Ma questa è solo una delle cattive notizie, uno dei tanti crimini d’odio che non vengono presi in considerazione dai principali organi di stampa perché sono scomodi, perché i colpevoli e gli assassini sono “pro-occidente”.
Anche Elias Rodriguez è originario dell’Illinois. Figlio di un veterano della guerra in Iraq, lavorava per una no-profit, ha una formazione umanistica ed è un’attivista di sinistra. Lui è accusato di essere “il killer di Washington”, il trentenne che due giorni fa ha ucciso a colpi di pistola Yaron Lischinsky e Sarah Milgrim, due diplomatici israeliani, mentre si trovavano vicino al museo ebraico della città, a due passi dalla Casa Bianca. Secondo alcune cronache, tra gli scritti che sono stati trovati a casa sua c’è un foglio che recita: <<Giustizia per Wadea>>, il bimbo palestinese ucciso nel suo stesso stato d’origine. Questa vicenda è stata subito sfruttata dai governanti israeliani, che hanno identificato come promotori di questo gravissimo atto addirittura i premier di Canada, Francia e Regno Unito, (oltre che supporter di Hamas). Starmer, Macron e Carney avrebbero armato "moralmente" la mano dell'attentatore perché, dopo mesi di sterminio e impiego della fame come arma di guerra, cominciano timidamente a minacciare Israele di sanzioni. Anche l'amministrazione Trump potrebbe sfruttare l'attentato per reprimere ulteriormente i movimenti che difendono la Palestina pacificamente. I punti da chiarire restano molti: l'attentatore aveva scelto le vittime sapendo di attaccare dei diplomatici israeliani e, dunque, spingendo un sentimento anti-sionista oltre il limite del moralmente e legalmente accettabile, sporcandosi le mani di sangue come fanno quotidianamente le forze di occupazione dello stato terrorista israeliano? Oppure ha sparato semplicemente nel mucchio, con l'intenzione anti-semita di uccidere degli ebrei, che magari non avevano nemmeno alcuna connessione con Israele, facendo coincidere anti-sionismo e anti-semitismo? Questo non lo sappiamo. Quello che si sa è che mentre lo arrestavano gridava <<Palestina libera!>>.
Altra notizia passata in sordina ha come protagonista Mordechai Brafman, un idraulico statunitense. A febbraio di quest’anno si trovava nel suo veicolo a Miami. Ha dichiarato alla polizia: <<ho visto due palestinesi, gli ho sparato e li ho uccisi>>.
Le due persone contro cui aveva aperto il fuoco non erano palestinesi, ma israeliani. Yaron Rabi e Ari Rabi, padre e figlio, sono stati solo feriti e pensavano di essere vittime di un attentato da parte di estremisti islamici. Se le parti fossero stati invertite si sarebbe parlato per giorni di antisemitismo. Brafman credeva che i due fossero palestinesi, ma non ci risulta che la stampa abbia affrontato seriamente il fenomeno dell'islamofobia... Facendo amara ironia, si può dire che Brafman senza volerlo è stato un “self-hating jew” (letteralmente “ebreo che si auto-odia”), una delle accuse che viene mossa a quegli ebrei che non si riconoscono nell’etnocrazia israeliana e che la condannano. Sono tantissimi gli ebrei che dicono “non nel mio nome”, che non si riconoscono in Israele, inclusi sopravvissuti all’Olocausto. Se non sei ebreo, più semplicemente, ti tacciano di antisemitismo.A giugno 2024 una donna texana, Elisabeth Wolf, ha tentato di affogare una bambina palestinese di 3 anni in una piscina. La madre è riuscita a salvarla.
A dicembre 2023, a Los Angeles, Daniel Garcia, seminudo, si è introdotto in una casa dove c’erano quattro bambini e i genitori ebrei. Il padre, pur non avendo un’arma, ha finto di averla e lo ha minacciato riuscendo a farlo scappare. L’uomo avrebbe urlato <<Palestina libera! A morte gli ebrei!>>. Secondo la polizia ha problemi di salute mentale.
A novembre 2023 tre studenti palestinesi camminavano tranquillamente per le strade di Burlington, stato del Vermont, indossando le loro kefiah (la tradizionale sciarpa palestinese). A un certo punto Jason J. Eaton appare sul suo portico, prende una pistola e gli spara. Vengono feriti e uno di loro, Hisham Awartani, resta paralizzato su una sedia a rotelle.
Spulciando gli archivi digitali e le cronache potremmo andare avanti, ma l’argomentazione di chi scrive questo articolo dovrebbe apparire chiara: ogni atto di violenza commesso al di fuori della legittima difesa va condannato, ma alcune azioni vengono condannate più di altre... Siamo di fronte al “due pesi e due misure”, al doppio metro di giudizio applicato a seconda delle convenienze ideologiche e mediali. Se viene ucciso un bambino palestinese, a Gaza o negli USA, è una di quelle "cattive notizie" che oramai non fa più notizia, o che non deve fare notizia. Se viene ucciso un diplomatico israeliano l'evento è certamente "notiziabile", anche perché si deve parlare solo di anti-semitismo (solitamente confuso con l'anti-sionismo) non certo di anti-islamismo.
![]() |
Dettaglio dell'mmagine sullo sfondo della Tasnim News Agency tratta da Wikimedia, rilasciata con licenza Creative Commons |
Sentimenti come l’anti-islamismo e l’anti-semitismo esistono lungo tutto lo spettro politico, a volte sono più nascosti o interiorizzati, altre volte sono più manifesti. Paradossalmente, l’identificazione tout court di Israele con l’ebraismo, portata avanti da fanatici ed estremisti, contribuisce a far aumentare l'odio e la discriminazione verso gli ebrei: se qualche stupido dice che Israele e il giudaismo coincidono, qualche altro stupido assocerà le malefatte di uno stato che applica l’apartheid e pratica il genocidio a ogni ebreə.
Ci sarebbero migliaia di storie di vite spezzate da raccontare ma, per la stampa che va per la maggiore, quelle più scomode si trasformano, al più, in freddi numeri. Specialmente quando i nostri governanti sono coinvolti direttamente in commerci e traffici di armi con degli “stati-canaglia”. Per questo, più o meno indirettamente, siamo coinvolti anche noi nelle guerre e nelle spirali di odio e violenza che ne conseguono. Fermiamole: ogni azione, per quanto piccola possa essere, avrà sempre delle conseguenze. Facciamo la nostra parte! anche solo nel nostro piccolo.
Editorialista Travagliato
Nel nostro piccolo ci sforziamo di (auto)produrre articoli giornalistici “artigianali” e originali, notizie non omologate e trascurate dal mainstream, approfondimenti esclusivi, dirette e contenuti extra sui profili (a)social. L'informazione, però, ha un costo. Maggiorato per chi è precario e indipendente: se non puoi fare nemmeno una piccolissima donazione, supportaci condividendo i nostri contenuti, commentandoli, criticandoli e seguendoci sui profili (a)social. Il modello di giornalismo indipendente e sperimentale che portiamo avanti viene discriminato dalle logiche algoritmiche e di mercato, specialmente quando parliamo del genocidio in Palestina. Per questo il tuo supporto è fondamentale! I link per le offerte libere sono più sotto, vicino a quelli dei profili (a)social.
Grazie di essere arrivat@ fin qui!
ultima modifica 25/05/2025 12:48
Nessun commento:
Posta un commento