Per la rubrica “Define” pubblichiamo un breve editoriale nella “Giornata della Memoria” più discussa della storia, cercando di fare chiarezza sulle diverse accezioni della parola “olocausto”. Partiamo proprio dalla definizione che troviamo nei dizionari.
Foto a sinistra di "Gabor Gastonyi", fonte "Clare Day", rilasciata con licenza "creative commons" |
DEFINIZIONE DI OLOCAUSTO
Il significato originario e letterale della parola “olocausto”
si riferisce a un’antica forma di sacrificio in cui un animale veniva
offerto alla divinità bruciandolo. Un’altra accezione del termine indica
metaforicamente il sacrificarsi per qualcosa con dedizione assoluta.
Altro significato può essere quello di sterminio, massacro, genocidio
di un gruppo.
Quando si parla di “Olocausto” (con la lettera grande)
nella maggioranza dei casi ci si riferisce al più grave evento della storia
dell’umanità, allo sterminio pianificato scientificamente e minuziosamente
di ebrei, di rom, di omosessuali, di Testimoni di Geova, di diversamente abili,
di oppositori politici e di prigionieri di guerra, e quindi delle minoranze
perseguitate dal nazismo. Si parla infatti anche di “Olocausti” al
plurale oppure di “Omocausto” intendo quello specifico della comunità LGBT, o
ancora di “Porajmos” (letteralmente traducibile in “Devastazione”) e di Samudaripen
(“tutti uccisi”) nella lingua dei romanì, e ovviamente di “Shoah” (“Distruzione”
in ebraico).
LA MEMORIA È SACROSANTA, MA È SACROSANTO ANCHE MANIFESTARE…
Il Ministro dell’interno Piantedosi ha, di fatto, vietato diverse manifestazioni contro il massacro in atto in Palestina già programmate da tempo, con una direttiva inviata ai Questori di tutta Italia.
Anche ammettendo che tali manifestazioni siano da
considerare a priori inopportune, dovrebbero comunque essere garantite in una
democrazia… Ed è curioso notare che i nostri governanti non sono così solerti
quando dovrebbero essere vietate, per legge, manifestazioni apologetiche del
fascismo, e quindi di quel movimento politico che è stato il principale alleato
dei nazisti!
Probabilmente le persone che, come il sottoscritto, si
definiscono di sinistra e che non cedono al sentimento antisemita, avrebbero potuto
evitare facili strumentalizzazioni da parte dei “fascio-sionisti” e dei
fanatici messianici che attualmente governano Israele, oltre che dai loro
vettori mediatici occidentali. D’altra parte, anche se la memoria è sacra, non
bisogna dimenticare il presente, non possiamo dimenticare le sorelle e i
fratelli palestinesi che continuano a morire e a vivere di inenarrabili stenti, e non
dovremmo smettere nemmeno un giorno di chiedere che vengano liberati dalle sofferenze
atroci cui sono sottoposti. La memoria del resto è sacra anche per tutti quei
palestinesi che vogliono vivere in pace con ebrei (inclusi gli ebrei palestinesi) e con persone di qualunque altra
religione o cultura, ma che si oppongono alla colonizzazione di matrice occidentale.
IDENTIFICARE GENERICAMENTE L’EBRAISMO CON IL SIONISMO: UN EQUIVOCO CONDIVISO
Il nocciolo del problema “comunicativo” di questa triste
ricorrenza e della versione “controversa” di quest’anno risiede sostanzialmente
nell’indentificare l’“ebraismo” con il “sionismo”.
Per chi difende lo stato teo-cratico ed etno-cratico
israeliano, qualunque critica alle politiche di colonizzazione, apartheid
e al genocidio,
che ha raggiunto il suo culmine a partire dal 7 Ottobre ma le cui origini
risalgono ben prima della Nakba del ‘48, è antisemitismo! Per le stesse ragioni
Hamas (non solo l’ala militare e chi ha condotto materialmente l’attacco del 7
Ottobre) e simpatizzanti sarebbero esattamente uguali ai nazisti.
Specularmente, per chi è critico di Israele, si cade
effettivamente nell’antisemitismo quando si identifica genericamente e
semplicisticamente l’ebreo e l’israeliano con il sionista, quando si confonde
il variegato popolo ebraico e la sua non monolitica cultura con la politica
coloniale attuata da alcuni ebrei e israeliani, e cioè dai sionisti. Per le stesse
ragioni tutti gli israeliani sarebbero esattamente uguali ai nazisti.
Poi ci sono le persone che hanno una avversione generica
verso chi è ebreo, persone che hanno un’avversione generica verso la
comunità LGBTQ+, persone islamofobiche, persone razziste, e
quindi persone che discriminano altre persone, specialmente quando
appartengono a delle minoranze.
Tra questi ovviamente ai primi posti ci sono i neo-fascisti
e i neo-nazisti, che sono anti-semiti per ragioni culturali barbare, ed
esprimono uno dei tanti “antisemitismi” che si sono susseguiti nella storia,
come l’antigiudaismo di matrice cristiana, quello di epoca pre-cristiana,
quello di epoca illuminista, quello che nutrono alcuni musulmani o quello
diffuso nell’URSS.
Chi dice che Hamas ha compiuto una strage paragonabile
all’Olocausto sta ovviamente svilendo la terribile entità della strage nazista.
Ed è parimenti svilita
da chi dice che i governanti e l’esercito israeliani stanno compiendo un
genocidio che ha assunto proporzioni orribili, esattamente paragonabili allo sterminio
scientemente pianificato dai nazisti. Purtroppo però tutti i genocidi e
gli stermini hanno dei tratti in comune, anche se non sono paragonabili in
termini numerici e nella modalità di esecuzione.
Tra le tante caratteristiche in comune una è sicuramente quella della dis-umanizzazione del popolo che viene oppresso, finalizzata al non fare sviluppare empatia nei confronti di esso. Per questo, con i dovuti distinguo, si può pacificamente affermare che ci sono dei punti in comune tra la “Shoah” e la “Nakba” del ’48, ovvero la Catastrofe che ha visto morire e scacciare via tantissimi palestinesi, inaugurando la fase più acuta di un ciclo di spossessamento ed esilio che continua ininterrotto.
Clicca o "schiaccia" l'immagine per vederla in maniera nitida. Immagine originale rilasciata con licenza Creative Commons |
Questa considerazione potrebbe sembrare a molti irrispettosa se fatta da un non ebreo, come chi scrive. Risulta invece più
realistica se andiamo a vedere le dichiarazioni di Amiram Levin, militare
israeliano di quasi 80 anni che è stato anche vice-comandante del Mossad
e generale delle forze di occupazione israeliane: ad Agosto 2023 ha accusato le forze di offesa, di cui ha fatto parte, di complicità in crimini di guerra per il supporto offerto ai coloni (milizie paramilitari de facto) in
Cisgiordania, ed ha affermato che ci sono delle similitudini tra le politiche
discriminatorie israeliane e quelle naziste! Ha anche specificato che
ammetterlo <<fa male, non è una cosa bella, ma è la realtà. È meglio
fare i conti con questo che ignorarlo, anche se è difficile>>.
UNO STERMINIO NON NE GIUSTIFICA UN ALTRO
L’Olocausto, lo sterminio scientificamente pianificato fino
a ogni orribile dettaglio non può giustificare un altro sterminio, un
genocidio, “un” altro olocausto (con la lettera piccola), uno dei tanti
genocidi efferati che si sono succeduti negli ultimi anni… Questo ci fa
comprendere quanto sia importante non solo celebrare la giornata della Memoria,
ma soprattutto capire come evitare discriminazioni, persecuzioni e guerre, e
quindi come rendere attuale quel funesto ricordo, a partire dalla condanna del
fascismo che i nostri governanti, di una repubblica costituzionalmente
antifascista, non riescono a fare apertamente.
Quando abbiamo pubblicato un articolo sulla differenza tra antisionismo e antisemitismo, in cui riprendevamo le parole di diversi israeliani ed ebrei (tra cui quelle di un sopravvissuto all’Olocausto che vedete in foto), ci siamo interrogati su uno slogan che avevamo visto su un cartello a una manifestazione, che si ritrova anche online almeno a partire dal 2016 e che e che recita:
<<UN OLOCAUSTO NON NE GIUSTIFICA UN ALTRO>>.
Dal punto di vista linguistico e nel merito non ci sembra fare una piega, anche se si presta a un pericoloso fraintendimento. Forse lo slogan più corretto, politicamente e semanticamente, e che non si presta facilmente a malintesi dovrebbe recitare:
<<L’OLOCAUSTO NON GIUSTIFICA UNO STERMINIO>>.
Quindi il più grave genocidio della storia (non considerando vicende più datate, come quella dei nativi americani), l’Olocausto, non può essere usato
dai fascio-sionisti e dai fanatici messianici della “lobby cristiana-sionista”
(principalmente israeliani e statunitensi) per giustificare il genocidio in
corso a Gaza o le politiche di colonizzazione avviate molti anni prima dell’Olocausto.
La priorità, passata questa Giornata della Memoria ancora
più mesta del solito, resta una: esigere un cessate il fuoco immediato! Poi si potrà avviare un
processo politico per fermare l’occupazione e per cercare di far vivere in pace
tutte le persone che si trovano “tra il fiume e il mare”. Ma, per ogni secondo che
passa in cui va avanti il massacro e l’occupazione continua, ci allontaniamo
sempre di più da quella prospettiva di pace, avvicinandoci invece a un ancor più pericoloso allargamento
del conflitto, mentre l’umanità intera continua a macchiare la sua coscienza
fino all’irreversibile.
Anarco-Pacifista
ultima modifica 27/01/2024 15:16
Esatto la Nakba come la Shoah e l'olocausto non giustifica lo sterminio. Quando parole lucide riassumono situazioni delicate che danno adito a fraintendimenti e ulteriori divisioni. Le parole, usate bene, sono importanti, come l'aria, come l'acqua
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