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6.6.24

SVEZIA E FINLANDIA NELLA NATO: ERDOGAN E ORBAN SI PORTANO A CASA ANCHE GLI AEREI DA GUERRA

UN BILANCIO DEGLI ULTIMI MESI: DAGLI F16 AI PASSAPORTI DORATI TURCHI, PASSANDO PER I CACCIA SVEDESI IN USO ALLA "DEMOCRAZIA ILLIBERALE" E AUTOCRATICA DI ORBAN


In alto a sinistra una caricatura 3d di Erdogan. A destra un disegno di Orban. Al centro un aereo da guerra. Sotto, in rilievo, delle spillette con le bandiere dei due paesi scandinavi e il simbolo della NATO. Sullo sfondo dei proiettili.
Caricatura di Erdogna da Wikimedia di DonkeyHotey rilasciata con licenza Creative Commons


Il 7 Marzo anche la Svezia, dopo la Finlandia, è entrata ufficialmente nella NATO, su spinta della paura, fondata o meno, delle mire espansionistiche della Russia di Putin. Si dovrebbe discutere sul fatto che questo timore sia almeno parzialmente fondato, oppure bellicisticamente indotto dai contrapposti disegni e interessi economici del decadente "impero occidentale" a guida USA, oltre che dall'insufficiente ricorso alla diplomazia per risolvere un conflitto iniziato con l'invasione degli "omini verdi" nel 2014. Infatti, già dall'annessione russa della Crimea, Svezia e Finlandia cominciavano a ragionare sulla fine della loro politica neutrale e, così facendo, potersi eventualmente appellare al principio di difesa reciproca stabilito dal quinto articolo del trattato nord-atlantico, invocato solo una volta nella storia (dagli USA dopo l'11 Settembre). Mentre il Mar Baltico è diventato una sorta di "maxi-lago" governato dall'Alleanza atlantica, si discute dell'aumento delle spese militari dei nuovi entrati, raccomandato al minimo del 2% del PIL fin dal 2014. Sarebbe anche utile dibattere sulla natura -formalmente- difensiva del patto atlantico, sulla possibilità di superarlo, sul ruolo dei BRICS, della Shangai Cooperation Organization, sui paesi non allineati e, più in generale, su come avvicinarsi il più possibile all'utopia di un mondo senza guerra...

Però lo scopo specifico di questo post e della rubrica in cui è pubblicato è principalmente un altro: due anni fa avevamo inaugurato il format di Fanrivista intitolato Come va a finire?, con l'obiettivo di seguire l’evoluzione di certi eventi per capire, per l’appunto, “Come andranno a finire”.

La Turchia, nel 2022, aveva siglato un memorandum con i due paesi scandinavi a Madrid: Svezia e Finlandia si impegnavano a non restringere il commercio di armi e a combattere insieme al paese mediorientale il "terrorismo". Erdogan aveva richiesto la consegna di circa 150 "terroristi" che ,in realtà, erano dissidenti politici. Per diverse ragioni, tra cui l'impossibilità di estradare persone ricercate per reati politici, la richiesta era apparsa fin da subito pretestuosa. Il principale scopo -raggiunto- era quello di fare pressione per ottenere altri armamenti e garantirsi impunità per reprimere i curdi dentro, fuori e nelle vicinanze dei propri confini. Paradossalmente un'altra richiesta di estradizione dai confini turchi verso l'UE è stata negate a causa dei cosiddetti "passaporti dorati".

Poi, alle pressioni del Sultano Erdogan, si sono aggiunte quelle del "democratico illiberale" Orban. Il parlamento ungherese, infatti, è stato l'ultimo ad approvare l'entrata della Svezia nel Patto Atlantico...



LE ESTRADIZIONI DI DISSIDENTI POLITICI RICHIESTE E QUELLA NON CONCESSA DI UN NARCOTRAFFICANTE

Dal 7 Marzo la Svezia è il 32esimo membro della NATO, a distanza di quasi un anno dall'entrata della confinante Finlandia. Il "Sultano" turco Erdogan, due anni fa, aveva richiesto a Svezia e Finlandia diverse espulsioni e di estradizioni di loro residenti e cittadini verso la Turchia, con la minaccia di porre il veto alla loro entrata nella NATO. Infatti la ratifica dell'entrata di nuovi membri nell'Alleanza atlantica necessita dell'approvazione degli stati membri, e deve passare nei rispettivi parlamenti.

In quel frangente era stato siglato un memorandum d'intesa a Madrid dai 3 paesi, con l'obiettivo formale della lotta al terrorismo, oltre ad annullare l'embargo di armi, limitato o interrotto da diversi paesi europei (Svezia e Finlandia inclusi) a seguito dell'invasione turca nel nord-est della Siria nel 2019.

Era stata diffusa anche una lista di decine di "ricercati" dalla Turchia. Gli obiettivi della "lista di proscrizione" erano diversi esponenti (o ritenuti tali) di schieramenti politici eterogenei: dal PKK (il partito comunista curdo) a "FETO" (il movimento democratico-islamista di Fethullah Gulen, noto anche come "Hizmet", bollato dal presidente-autocrate Erdogan come Organizzazione del Terrore Gulenista che starebbe dietro al fallito tentativo di colpo di stato del 2016), passando per le YPG/YPJ e PYD (acronimi delle Unità di Protezione Popolare, formazioni combattenti alla guida delle FDS, alleate degli USA in chiave anti-ISIS, e del Partito dell’Unione Democratica nel nord della Siria). Nella lista si trovavano anche una parlamentare svedese di origine curda-iraniana, Amineh Kakabaveh, diversi giornalisti e perfino un poeta curdo deceduto da tempo.

9.6.23

SVEZIA NELLA NATO SULLA PELLE DEI CURDI

UN’ALTRA ESTRADIZIONE CONCESSA DOPO LA DISCUSSA LEGGE ANTITERRORISMO

Aggiornamento sulla questione delle estradizioni richieste dalla Turchia a Svezia e Finlandia come condizione per la ratifica dell’entrata nel patto atlantico.

 

Sullo sfondo l'immagine di Erdogan con le bandiere di Svezia (a fianco un punto interrogativo rosso), Finlandia (a fianco un punto interrogativa verde) e quella della NATO. In basso a sinistra un F-16, a destra Orban, al centro in alto a destra i titoli di giornali critici della nuova legge antiterrorismo svedese.
"Schiaccia" o clicca l'immagine per ingrandirla e vederla nitida

A Maggio dello scorso anno, quando i due paesi scandinavi siglavano un memorandum con la Turchia in cui si impegnavano a cooperare nella lotta al terrorismo, abbiamo cominciato a seguire le pretestuose richieste di Ankara in un apposito format intitolato “Come va a finire?!”: pretendeva la consegna di più di 150 dissidenti, per lo più nell’ambito della sinistra curda ma non solo, che venivano bollati come “terroristi” (tra i quali c’era addirittura una parlamentare svedese curda-iraniana, un poeta deceduto da anni e un giornalista che sarebbe vicino alla confraternita islamica “gulenista”).

Tra le varie domande ci chiedevamo se il nuovo governo di destra svedese avrebbe continuato a cedere alle richieste del “Sultano” Erdogan sulla pelle dei curdi, mentre almeno due persone nell’ultimo anno sono state estradate e la recente approvazione di una nuova legge antiterrorismo nel paese scandinavo desta preoccupazione: più che combattere il terrorismo, mentre Erdogan supporta milizie jihadiste in chiave anti-curda (con le forze militari siriane a maggioranza curda alleate alla NATO contro l’ISIS e tacciate dall’alleato NATO turco di essere a loro volta terroriste), la nuova norma potrebbe mettere seriamente in pericolo una serie di diritti fondamentali, a cominciare dalla libertà d’espressione, potenzialmente identificando come “propaganda” l’attività dei simpatizzanti e sostenitori del PKK, oltre a criminalizzare qualunque forma di supporto logistico, e non parliamo di forniture di armi ma anche, banalmente, l’offrire accoglienza a chiunque sia considerato, a torto o a ragione, appartenente a un’organizzazione terroristica.

La NATO infatti è una di quelle istituzioni che considera il PKK (il Partito dei Lavoratori del Kurdistan il cui leader recluso, Ocalan, ha compiuto un salto ideologico dal nazionalismo e dal marxismo-leninismo al modello confederalista-democratico libertario e che ultimamente ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale) un’organizzazione terroristica, nonostante molti ne chiedano la cancellazione dalle apposite liste, e che a partire dal memorandum siglato la scorsa estate a Madrid anche i due paesi scandinavi considerano tale.

4.6.23

LA FINLANDIA NELLA NATO, E LA SVEZIA?!

LE ESTRADIZIONI RICHIESTE E QUELLE NON CONCESSE DALLA TURCHIA

 

Sullo sfondo Erdogan. In trasparenza la bandiera della Nato, quella Finlandese con un punto esclamativo a fianco, e un punto interrogativo a fianco quella Svedese

ERDOGAN CHIEDE LA CONSEGNA DI DISSIDENTI (BOLLATI COME “TERRORISTI”) ORMAI DA UN ANNO, MA FORSE PUNTA SOLO AD AVERE CAMPO LIBERO CONTRO I CURDI E PIÙ ARMI

 

Dopo la ri-elezione del Sultano Erdogan (virtualmente al potere fino al 2028), profondamente viziata da arresti di dissidenti, brogli “fisici” e “mediatici”, la Svezia e il segretario Jens Stoltenberg continuano a prodigarsi per la ratifica dell’entrata nell’alleanza atlantica da parte del parlamento ungherese e di quello turco (gli unici mancanti all’appello).

La Finlandia invece è già entrata a far parte della NATO dal 5 Aprile 2023, divenendo il 31esimo stato dell’alleanza militare che negli ultimi 30 anni ha avviato una serie di guerre illegali (dato che, come sostengono molti, le regole stabilite dell’ONU vengono puntualmente violate, in un tombale e globale silenzio massmediatico) e che servirebbero ad “esportare la democrazia”...

Si pone così fine alla storica neutralità dei due paesi che sono anche due delle mete principali della diaspora curda (i/le curde/i sarbbero almeno circa 80 mila in Svezia e 15 mila in Finalndia): la NATO è una di quelle istituzioni che considera il PKK (il Partito dei Lavoratori del Kurdistan il cui leader recluso, Ocalan, ha compiuto un salto ideologico dal nazionalismo e dal marxismo-leninismo al modello confederalista-democratico libertario e che ultimamente ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale) un’organizzazione terroristica, nonostante molti ne chiedano la cancellazione dalle apposite liste, e che a partire dal memorandum siglato la scorsa estate a Madrid anche i due paesi scandinavi considerano tale.

La Svezia in questi ultimi giorni, in base a quanto sottoscritto nel memorandum e con lo scopo di soddisfare le richieste turche, ha anche approvato una nuova legge-antiterrorismo che prevede esplicitamente la proibizione del supporto a organizzazioni terroristiche, mentre molti mettono in guardia del pericolo che queste nuove norme potrebbero rappresentare per diversi diritti umani, in primis per quello alla libertà di espressione

La scorsa estate, quando Erdogan pose come condizione la consegna di dissidenti (prevalentemente tra i curdi di sinistra e tra i “seguaci” del movimento islamico di Fetullah Gulenl’ “Imam” ex amico del Sultano) abbiamo cominciato a seguire la vicenda, domandandoci “come sarebbe andata a finire”? I due paesi sarebbero entrati nella NATO? I dissidenti sarebbero stati consegnati nelle grinfie di uno “stato-canaglia”-nel senso di “canaglia palese” perché nel mondo occidentale siamo delle “canaglie più subdole”- che ha anche il secondo esercito più numeroso dell’alleanza militare atlantica?

Per questo abbiamo pensato di costruire un “format”, intitolato “Come Va A Finire”, in cui sostanzialmente seguiamo l’“evoluzione” di una specifica vicenda, in questo caso quella delle estradizioni di dissidenti politici (in gran parte curdi ma non solo) verso la Turchia e dell’entrata di Svezia e Finlandia nella NATO.

Nelle righe che seguono trovate una sintesi dettagliata di vari eventi relativi alla vicenda accaduti negli ultimi mesi, insieme ai probabili obiettivi politici e militari di Turchia e Ungheria che probabilmente si nascondono dietro il “temporeggiamento” delle pseudodemocrazie governate da Orban ed Erdogan.

Il senso e l’obiettivo di questo di articolo riflette il tipo di approccio sperimentale alle notizie che portiamo avanti tra le righe di questa ZINA/RIVISTA: più che andare dietro le notizie “breaking” e veloci da consumare voracemente, preferiamo puntare all’approfondimento di un argomento, raccogliendo quante più fonti possibile e cercando di “fotografare” un “momento” preciso della contemporaneità, e quindi realizzando dei contenuti che saranno “a lunga scadenza”, e cioè utili da leggere (e dunque criticare) anche molto tempo dopo l’immediatezza della pubblicazione.

 

 

L’ESTRADIZIONE CHE LA SVEZIA CHIEDE ALLA TURCHIA (E ALTRI CASI GIUDIZIARI AFFINI): LE PARTI SI INVERTONO

Prima di entrare nel merito delle estradizioni richieste dalla Turchia ai due paesi nord-europei, partiamo con un’inversione delle parti: la Svezia e l’Interpol hanno chiesto alla Turchia la consegna dello svedese di origine curda-irachena Rawa Majid, detto la “volpe curda”, vertice di una gang svedese e accusato di diversi reati legati al narcotraffico. Secondo il ministro degli esteri, Tobias Millstrom, e un diplomatico svedese, Oscar Stenstrom, il trafficante sarebbe legato al PKK (il partito comunista curdo represso dalla Turchia, insieme ad altri partiti a maggioranza curda più moderati, di cui Erdogan chiede l’estradizione) che invece smentisce categoricamente ogni legame.

La Turchia ha negato l’estradizione in quanto la “volpe” nel 2020 ha acquistato il cosiddetto “Passaporto Dorato”, e cioè è diventato formalmente un cittadino turco grazie a un investimento di quasi mezzo milione di dollari. In base alla leggi di Ankara una persona che è diventata da poco cittadina turca non può essere estradata. Come spiega un articolo di Mitchell Prothero di Vice, pubblicato ad Aprile e intitolato I gangsters hanno una nuova possibilità di sfuggire alla cattura, anche un trafficante olandese ha acquistato la cittadinanza turca usufruendo quindi dell’impunità.

È curiosamente tragico notare come un paese guidato da un autocrate che sfrutta i flussi migratori e le inadeguate e inumane politiche sulle migrazioni europee, garantisce invece l’impunità a chi può comprarsela mentre al contempo reprime, incarcera e tortura dissidenti politici.

Intanto Cipro, storicamente “vicina” al Kurdistan, un mese fa ha avviato l’estradizione in Germania di Kenan Ayaz, dove è accusato di aver supportato il PKK. Dopo aver speso dodici anni nelle galere turche aveva riparato nella parte greca dell’isola venendo riconosciuto come rifugiato: secondo chi lo difende aveva continuato l’attività politica dall’esilio, pubblicamente e in maniera legale, e nelle proteste in suo favore ci sono stati almeno tre arresti, incluso suo fratello.

A Marzo del 2023 le YPJ, sezione femminile delle Unità di protezione popolare del Rojava, ritenevano insufficiente la condanna a 3 mesi, da parte di una corte svedese, a una donna che si era unita all’ISIS nel 2014

Nello stesso periodo l’Italia negava l’estradizione di Baris Boyun verso la Turchia, considerato un boss della mafia locale che si sarebbe macchiato di svariati crimini, incluso l’omicidio, ma che a sua detta è perseguitato in quanto curdo: era stato catturato dalla polizia a Rimini nel 2022, dove sarebbe arrivato dalla Svizzera mentre pendeva su di lui un mandato di cattura internazionale emesso dalla Turchia, e aveva con se una pistola, facendo scattare l’arresto in flagranza per detenzione di armi.

L’estradizione è stata però negata anche per le argomentazioni depositate dal suo difensore alla Corte bolognese: in Turchia i parametri sullo spazio minimo individuale nelle prigioni non vengono rispettati, e questo vale anche per altri esseri umani meno “fortunati” da un punto di vista formale/legale, e i diritti di quegli esseri umani andrebbero rispettati a prescindere, anche se fossero davvero “terroristi” o esponenti della criminalità organizzata...


20.8.22

Svezia e Finlandia nella NATO: Aggiornamento del 20/08/2022. Pronta nuova estradizione dalla Svezia.

Continuiamo a seguire la vicenda delle richieste di estradizioni ed espulsioni fatte dalla Turchia a Svezia e Finlandia, condizione posta da Ankara (insieme alla fine dell’embargo per l’esportazioni di armi) per non imporre il veto all’entrata dei due paesi nella NATO.





Due settimane fa abbiamo iniziato una serie di articoli contrassegnati dall’hashtag #ComeVaAfinire #ComeAndràAfinire interrogandoci sulla consegna di dissidenti (terroristi secondo il governo dell’autocrate Erdogan).

La settimana scorsa invece abbiamo postato due aggiornamenti sulla prima estradizione: si tratta di una persona detenuta in Svezia da Dicembre 2021 e presente nella “lista di proscrizione” inviata dalla Turchia e pubblicata (sembra parzialmente) da diversi media turchi.

Di oggi la notizia che un’altra persona starebbe per essere estradata, mentre la comunità curda e i suoi sostenitori hanno lanciato una campagna per liberarlo dal centro di detenzione, usando anche gli hashtag

#FreedomforZınarMehmetBozkurt #stopDeportingZinarBozkurt



Un’altra persona pronta per essere estradata dalla Svezia