UN BILANCIO DEGLI ULTIMI MESI: DAGLI F16 AI PASSAPORTI DORATI TURCHI, PASSANDO PER I CACCIA SVEDESI IN USO ALLA "DEMOCRAZIA ILLIBERALE" E AUTOCRATICA DI ORBAN
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Caricatura di Erdogna da Wikimedia di DonkeyHotey rilasciata con licenza Creative Commons |
Il 7 Marzo anche la Svezia, dopo la Finlandia, è entrata ufficialmente nella NATO, su spinta della paura, fondata o meno, delle mire espansionistiche della Russia di Putin. Si dovrebbe discutere sul fatto che questo timore sia almeno parzialmente fondato, oppure bellicisticamente indotto dai contrapposti disegni e interessi economici del decadente "impero occidentale" a guida USA, oltre che dall'insufficiente ricorso alla diplomazia per risolvere un conflitto iniziato con l'invasione degli "omini verdi" nel 2014. Infatti, già dall'annessione russa della Crimea, Svezia e Finlandia cominciavano a ragionare sulla fine della loro politica neutrale e, così facendo, potersi eventualmente appellare al principio di difesa reciproca stabilito dal quinto articolo del trattato nord-atlantico, invocato solo una volta nella storia (dagli USA dopo l'11 Settembre). Mentre il Mar Baltico è diventato una sorta di "maxi-lago" governato dall'Alleanza atlantica, si discute dell'aumento delle spese militari dei nuovi entrati, raccomandato al minimo del 2% del PIL fin dal 2014. Sarebbe anche utile dibattere sulla natura -formalmente- difensiva del patto atlantico, sulla possibilità di superarlo, sul ruolo dei BRICS, della Shangai Cooperation Organization, sui paesi non allineati e, più in generale, su come avvicinarsi il più possibile all'utopia di un mondo senza guerra...
Però lo
scopo specifico di questo post e della rubrica in cui è pubblicato è
principalmente un altro: due
anni fa avevamo inaugurato il format di Fanrivista intitolato “Come
va a finire?”, con l'obiettivo
di seguire l’evoluzione di certi
eventi per capire, per l’appunto, “Come andranno a
finire”.
La
Turchia, nel 2022, aveva siglato un memorandum con i
due paesi scandinavi a Madrid: Svezia e Finlandia si
impegnavano a non restringere il commercio di armi e a combattere
insieme al paese mediorientale il "terrorismo". Erdogan aveva richiesto la consegna di circa 150 "terroristi" che ,in realtà, erano dissidenti politici. Per diverse ragioni, tra
cui l'impossibilità di estradare persone ricercate per reati
politici, la richiesta era apparsa fin da subito pretestuosa. Il
principale scopo -raggiunto- era quello
di fare pressione per ottenere altri armamenti e garantirsi
impunità per reprimere i curdi dentro, fuori e nelle vicinanze dei
propri confini. Paradossalmente un'altra
richiesta di estradizione dai confini turchi verso l'UE
è stata negate a causa dei cosiddetti
"passaporti dorati".
Poi, alle
pressioni del Sultano Erdogan, si sono aggiunte quelle
del "democratico illiberale" Orban. Il parlamento
ungherese, infatti, è stato l'ultimo ad approvare
l'entrata della Svezia nel Patto Atlantico...
LE ESTRADIZIONI DI DISSIDENTI POLITICI RICHIESTE E QUELLA NON CONCESSA DI UN NARCOTRAFFICANTE
Dal 7 Marzo la Svezia è il 32esimo membro della NATO, a distanza di quasi un anno dall'entrata della confinante Finlandia. Il "Sultano" turco Erdogan, due anni fa, aveva richiesto a Svezia e Finlandia diverse espulsioni e di estradizioni di loro residenti e cittadini verso la Turchia, con la minaccia di porre il veto alla loro entrata nella NATO. Infatti la ratifica dell'entrata di nuovi membri nell'Alleanza atlantica necessita dell'approvazione degli stati membri, e deve passare nei rispettivi parlamenti.
In quel frangente era stato siglato un memorandum d'intesa a Madrid dai 3 paesi, con l'obiettivo formale della lotta al terrorismo, oltre ad annullare l'embargo di armi, limitato o interrotto da diversi paesi europei (Svezia e Finlandia inclusi) a seguito dell'invasione turca nel nord-est della Siria nel 2019.
Era stata diffusa anche una lista di decine di "ricercati" dalla Turchia. Gli obiettivi della "lista di proscrizione" erano diversi esponenti (o ritenuti tali) di schieramenti politici eterogenei: dal PKK (il partito comunista curdo) a "FETO" (il movimento democratico-islamista di Fethullah Gulen, noto anche come "Hizmet", bollato dal presidente-autocrate Erdogan come Organizzazione del Terrore Gulenista che starebbe dietro al fallito tentativo di colpo di stato del 2016), passando per le YPG/YPJ e PYD (acronimi delle Unità di Protezione Popolare, formazioni combattenti alla guida delle FDS, alleate degli USA in chiave anti-ISIS, e del Partito dell’Unione Democratica nel nord della Siria). Nella lista si trovavano anche una parlamentare svedese di origine curda-iraniana, Amineh Kakabaveh, diversi giornalisti e perfino un poeta curdo deceduto da tempo.