12.3.23

TENDERE CONCRETAMENTE VERSO LE UTOPIE

 SE LE UTOPIE NON SONO RAGGIUNGIBILI SONO ALMENO AVVICINABILI!

Tra le righe telematiche della rubrica “Valvola” pubblichiamo, in una manciata di parole, un ragionamento legato a sogni e ideali da cui questa stessa Zina/Rivista scaturisce. Un concetto che è stato già sfiorato quando si è parlato di “eterotopia” (nello specifico nel post dedicato al festival underground "Crack!")

 

Immagine dell'artista KELLEPICS da Pixabay



Chi è militante politico, attivista sociale, o chi semplicemente sogna un Mondo diverso, ispirato/a da ideali tanto alti quanto difficilmente realizzabili (almeno a prima vista), avrà sentito o dovrà sentire spesso frasi come: “ma quello che dici tu è un’utopia”; “non accadrà mai”, “sono castelli in aria, la natura umana è diversa, la storia insegna che…” eccetera eccetera.

Forse è vero che certe cose, come la violenza insita nella natura e funzionale alla sopravvivenza di certi viventi, non si possono cambiare, non si può fare in modo che cessino del tutto...

Forse è vero che nella “storia” (perlomeno quella più vicina a noi che riusciamo a comprendere meglio) è sempre esistita la sopraffazione, l’ingiustizia, l’ineguaglianza, la guerra…

Ma sono convint#, e penso sia anche “più vero”, che se un qualcosa non potrà mai essere completamente raggiunto o realizzato possiamo, perlomeno, tendere verso quel  qualcosa, verso quella idea di società, di mondo, di vita individuale o collettiva...

Per esempio, forse, non riusciremo mai a risolvere tutti i “conflitti”, tutte le “guerre”, ma possiamo attivare dei processi affinché questi diventino marginali, partendo dal nostro “piccolo” e cercando di espandere scelte e strategie al di fuori del nostro “quotidiano”...

Sono convint# che per quanto delle scelte possono essere limitate da contesti e da eventi interdipendenti talmente vasti e intricati da non poter avere mai piena contezza di quanto accade, quelle scelte -inclusa quella della sottrazione in casi estremi, e dunque una “non scelta”- rimangono tali, e possiamo indirizzarle per tendere concretamente verso le “utopie”! (e non è sempre detto che le scelte sono poche o limitate, anzi a volte non sappiamo nemmeno di poterle compiere, di averle a disposizione... Oppure le utopie verso cui tendere con delle scelte concrete non proviamo nemmeno a immaginarle!).


Immagine dell'artista GDJ da Pixabay


Possiamo cominciare da adesso, e forse abbiamo già iniziato: quella tensione verso l'irrealizzabile (presunto o palese) potrebbe essere perpetua, infinita, come il concetto matematico di tendente all’infinito, ma i benefici che se ne possono trarre, gli esperimenti perennemente in fieri che la nostra creatività può concepire, ci faranno migliorare, ci faranno quantomeno avvicinare a quegli ideali: per questo gli sforzi e le “lotte” costruttive (e a volte anche distruttive se strettamente difensive) tese ad affermare e non solo a negare, non saranno mai vani anche se non riusciremo a vederne gli effetti immediatamente.

Lo sconforto impaziente nel non vedere (o non riuscire a vedere) risultati immediati deve essere trattato con attenzione e diffidenza, dato che è probabilmente alla base delle “scorciatoie” semplicistiche (e di solito violente, principalmente o puramente distruttive) che dovrebbero farci arrivare istantaneamente al “giusto irrealizzabile”, ma che invece finiscono per farci allontanare ancora di più dai traguardi “ideali”, che a loro volta, presumibilmente, non sono collettivamente e maggioritariamente condivisi o anche solo compresi... Talvolta perfino non immaginati neanche lontamente!

Perciò quando vi sentirete dire: “sei fuori dalla realtà, questa è un’utopia” potreste rispondere: “ammesso che lo sia, voglio almeno provare ad avvicinarmici!”.

 

Phil Ferro


Immagine dell'artista geralt da Pixabay

Come di consueto alleghiamo una citazione video-musicale e poetica in sintonia con quanto scritto: si tratta di "Get Free" di Major Lazer e Amber of the Dirty Projectors. Parla di difficoltà e di speranze...



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