AZIONE/INSTALLAZIONE DI “SUD EUROPA DI FRONTE ALLA
TURISTIFICAZIONE”
Azione del nodo partenopeo
di “S.E.T. i diritti al tempo del turismo” (parte della rete di lotta
e resistenza contro l’industria turistica denominata “città del Sud
Europa di fronte alla Turistificazione”) ieri sera a Dante: alcun@
attivistə hanno incollato un dazebao, tre “maxi-pagine” per denunciare i
perversi effetti della turistificazione selvaggia, sopra le saracinesche
di un’edicola in disuso, ri-valorizzando uno spazio abbandonato dedicato
all’informazione (probabilmente non hanno ancora aperto l’ennesimo chiosco per
vendere aperitivi per ragioni burocratiche ed economiche, come la mancanza di
spazio per i servizi igienici, previsti almeno per il personale degli
innumerevoli chioschi, LOL).

L’installazione, con il fine principale di promuovere la
manifestazione per chiedere "più diritto all’abitare e meno affitti
turistici" e che si terrà alle 18:00 di Mercoledì 7 Giugno, è stata
ideata da Nicola Angrisano, “battezzato” per l’occasione come direttore
di “Liberi”, giornale murario e parodia di Libero.
L’artista/attivista aveva già ri-valorizzato un’altra edicola abbandonata in favore di Julian Assange, prima di lavorare all’installazione in supporto della battaglia contro le meccaniche perverse del capitalismo urbanistico e non tanto contro il turismo in sé (come spiegato nel loro "manifesto"):
sono quelle dinamiche che arricchiscono aziende e privati in possesso di plurime abitazioni da affittare ai turisti a prezzi esosi, rendendo ancora più scarse le abitazioni in affitto per cittadine/i “comuni”; oppure che fanno la fortuna di chi trae profitto dai viaggi di persone che una vacanza possono permettersela, incrementando i problemi della gestione dei rifiuti, dell’aumento del costo della vita, della gestione dei traballanti trasporti pubblici, della privatizzazione degli spazi pubblici e del patrimonio storico e artistico, dell’inquinamento prodotto dalle navi da crociera e dagli aerei, degli smaltimenti irregolari che seguono le ristrutturazioni, della precarizzazione di lavoratori stagionali, degli sfratti degli abitanti “storici” dei quartieri che diventano “alla moda”, innescando processi di gentrificazione temporanei, che di solito terminano quando non sono più in voga, per poi “regredire” allo status di “periferia” o di zona “off-limits” nel momento in cui nuove aree acquisiscono notorietà e vantaggi “logistico-economici”, dettati dai cicli del capitalismo urbanistico e dall’imperativo di costruire “città-vetrine” piene di “non luoghi” da attraversare “consumando”, gradevoli agli occhi di fugaci visitatori, ma sempre più difficili da abitare sul medio-lungo termine...