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10.6.25

REFERENDUM ABROGATIVI: MENO QUORUM PIÙ PARTECIPAZIONE

In questo post per la rubrica a-periodica “Dati Parziali non ci concentriamo tanto sui risultati numerici dell'ultimo referendum, ma sul livello di coinvolgimento elettorale in quella che oramai è una "democratura". Se il quorum venisse abbassato, o addirittura abolito, si potrebbe aumentare la partecipazione alla vita politica e il livello di democrazia diretta ma, evidentemente, non è questo il risultato sperato da chi ci governa.

In altre parole, non ci concentriamo sui “numeri” relativi alla partecipazione conteggiati ieri, ma su quelli che potrebbero riflettere un maggiore impegno politico dei più, mentre viviamo sotto una "dittatura della minoranza".


Un manichino infila una scheda elettorale, con disegnato sopra un punto interrogativo e uno esclamativo, nell'urna.


I NUMERI DEGLI ULTIMI REFERENDUM ABROGATIVI

L'8 e il 9 Giugno si sono recate alle urne circa 15 milioni di persone, il 31% degli aventi diritto, circa 2 milioni in più di quelle che hanno votato l'attuale maggioranza (considerando anche chi ha votato “No”), quando l'astensione era del 40%. Il livello di astensione, comparato con quelli di altri referendum, è lo stesso del 2016 (riforma Renzi Boschi) e più basso di 9 punti percentuali dei referendum abrogativi promossi da Lega e Radicali nel 2022. Circa l'88% dei votanti ha voto in favore del “” per cancellare le norme su contratti di lavoro, licenziamenti e sicurezza. Solo il 60% si è dichiarato favorevole all'abrogazione della norma che avrebbe portato da 10 a 5 gli anni per ottenere la cittadinanza italiana. La Toscana è la regione dove l'affluenza è stata più alta (circa il 39%), la Sicilia la più bassa (poco più del 23%), con una differenza marcata tra l'alta partecipazione delle aree urbane più grandi rispetto a quelle meno abitate.


LE REAZIONI STERILI E LA PARTECIPAZIONE DA INCREMENTARE, NON DA DIMINUIRE

22.1.24

LE MERCI NON SI TOCCANO! I CIVILI SÌ…

Parliamo dell’ipocrisia del “dis-ordine” internazionale ragionando sulle azioni di sabotaggio nel Mar Rosso e sull’invio di militari per proteggere le merci invece che le persone.

 

Una nave che porta container

RIDUZIONE DEL TRAFFICO COMMERCIALE MARITTIMO E “RIDUZIONE” DI VITE UMANE

In questi ultimi tre mesi abbiamo assistito a un massacro senza precedenti di civili, medici, operatori sanitari, giornalisti e funzionari delleNazioni Unite a opera dei fascio-sionisti e fanatici messianici israeliani, dopo un atto illegittimo e un eccidio terribile compiuto dalla più conosciuta delle fazioni della resistenza palestinese, Hamas. Quell’atto illegale però non può invalidare la resistenza in toto, anche armata (come abbiamo spiegato tra queste pagine intervistando Francesca Albanese, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani nei territori occupati). 

Gran parte dei potentati occidentali (quelli mediatici inclusi) caldeggiano la “legittima difesa israeliana” che in realtà è “illegittima offesa”, una punizione collettiva di un popolo che vive da decenni sotto una brutale occupazione militare. Ma soprattutto sono interessati a difendere il principale “cliente” della NATO nell’area, Israele per l’appunto, baluardo degli interessi imperialisti occidentali in Medio Oriente.

Negli ultimi mesi i “Partigiani di Dio” filo-iraniani, noti come Houthi, hanno avviato una serie di azioni di sabotaggio contro le navi commerciali che transitano nel Mar Rosso, delle azioni di disturbo che minacciano il transito di merci in una delle principali rotte del commercio globale, quella che passa per il Canale di Suez, con l’intento dichiarato di fermare l’invasione di Gaza.