30.4.23

DAL “PANEM ET CIRCENSES” AL “PIZZA E CALCIO”

DAL “FESTE, FARINA E FORCA” AL “SURGELATI, SOCIAL E SOPPRESSIONE”


A sinistra il Colosseo e del pane, con le scritte "Panem et circenses" e "Feste, Farina e forca". A destra uno stadio, una pizza e un calciatore che calcia il simbolo dell'euro, insieme alle scritte "Pizza e calcio", e "Social, Surgelati e Soppressione"

 

Mentre la città di Napoli, dove ha sede la nostra pseudo-redazione, è in piena febbre calcistica pubblichiamo un breve editoriale dello sportivo “popolare” e atleta amatoriale Karin Abdul Poggioreal, rielaborando la nota espressione del poeta misogino e conservatore Giovenale, che precedeva sostanzialmente la stessa strategia attuata del “re nasone”...


 

ARMI DI DISTRAZIONE E INTRATTENIMENTO DI MASSA

Panem et circenses”, tradotto dal latino, significa “pane e giochi del circo”, e indica la strategia di distrazione di massa consistente nel fornire un “piatto a tavola” e varie forme di intrattenimento in modo da tenere tranquillo e soggiogare il popolo, mantenendolo indifferente verso i soprusi di chi concentra nelle sue mani il potere, di chi effettivamente comanda.

Una versione più evoluta dell’espressione risale all’epoca del Regno delle Due Sicilie ed è nota come quella delle “tre F”, ossia “Feste, Farina e Forca”: al cibo e alle feste si affianca anche l’elemento della paura, tramite la repressione giudiziaria e quindi con le impiccagioni esemplari.

Siamo giunti nel terzo millennio, e nonostante le conquiste tecnologiche della nostra specie, talmente evoluta da essere votata all’autodistruzione, si riescono ad assicurare (non sempre) delle condizioni minime di vita e dei diritti umani basilari solo a una parte della società globale, quella più opulenta, moralmente e materialmente affogata in sprechi materiali e intellettuali futili: mentre l’industria alimentare ci rimpinza di cibo spazzatura e quella mediatica ci propina show salottieri e frivoli, un’altra parte del Mondo, saccheggiata e sfruttata da secoli, fa fatica a mettere insieme la quantità minima di calorie necessarie per arrivare alla fine della giornata, fuggendo da guerre e carestie per poi essere tacciata di “rubare il lavoro” e addirittura di essere colpevole di una fantomatica “sostituzione etnica”.

25.4.23

CONTRO IL REVISIONISMO POST-FASCISTA

25 APRILE TUTTI I GIORNI

 
foto di partigiani veneti

 

Oggi festeggiamo la Liberazione dell’Italia dall’incubo nazifascista.

Oggi ricordiamo la fine di una dittatura militare brutale che imprigionava o eliminava chi osava distaccarsi dal pensiero dominante, un pensiero totalitario e reazionario che ha cominciato ad affermarsi con il supporto economico e politico dei potentati dei signori della guerra che finanziavano anche la propaganda dell’ex socialista Mussolini, con l'appoggio degli imprenditori disonesti e corrotti che si opponevano all’auto-organizzazione di operai e contadini fornendo armi e denaro alle squadracce nere, composte per lo più da militari avidi di ferocia e guerra oltre che da chi si era lasciato corrompere con il denaro o con la forza. Le brigate fasciste con la complicità delle autorità del regno distruggevano e saccheggiavano i luoghi dove c’era chi, da subito, si opponeva alla logica del sopruso, cercando di costruire un modello sociale alternativo, più egualitario e sincero.

Oggi ricordiamo chi ha sacrificato la sua vita per farci conquistare dei basilari diritti umani che qualcuno purtroppo mette ancora in discussione, a cominciare dall’uguaglianza formale e sostanziale di tutti gli appartenenti all’unica razza umana, pur nel rispetto delle differenze dei gruppi e dei singoli.

 

partigiani a Milano dietro una trincea con i fucili puntati

Ma oggi ricordiamo anche chi ha supportato il fascismo e il nazismo, chi non si è opposto, chi è rimasto indifferente, macchiando indelebilmente la storia di questo pezzo di pianeta che si chiama Italia, inquinando così anche la morale dell’intera umanità.

 

immagine del corteo napoletano. Si vedono diverse bandiere tra cui quella della Brigata Stella Rossa e del Partito dei CARC

Per questo oggi dobbiamo ragionare su quei partiti definibili come neo-fascisti e/o post-fascisti, e dunque di chi si pone in una stretta correlazione con il fascismo senza rinnegarlo, o di chi ne ha raccolto l’eredità rinnegandolo solo in parte o in maniera ambigua.

 


Meloni e i suoi alleati di governo oggi dicono che la destra in parlamento è incompatibile con il fascismo, ammettendo che ha calpestato i valori democratici. Al contempo quegli stessi governanti attuano delle politiche che mettono quei valori in serio pericolo, usando una retorica nazionalista e conservatrice, seppure attenuata da quando sono entrati in parlamento per ovvie ragioni di convenienza politica, che non può non essere identificata come la pesante eredità del “ducetto” appeso a testa in giù dallo stesso popolo che poco prima lo glorificava: il problema non è solo chi va a governare, ma anche chi appoggia e chi vota (molto pochi, il che dice molto della legittimità e della decadenza del modello di democrazia liberale-liberista) quelle persone che vanno a governare.

Per questo non dobbiamo smettere di essere vigili, di studiare il passato e il presente per pianificare un migliore futuro, e per questo celebriamo la ricorrenza della Liberazione riproponendo tre post in cui parliamo delle dichiarazioni revisioniste rilasciate in queste ultime settimane da parte di chi vorrebbe riscrivere la Storia, fornendone una versione drammaticamente semplicistica, edulcorata e pretestuosa.

Non abbiamo la presunzione di detenere la e le Verità, ma le dichiarazioni di parlamentari ed esponenti del governo più a destra di sempre dell’età repubblicana, rilasciate in questi ultimi giorni, rasentano il ridicolo e costituiscono un limpido esempio di un revisionismo “velato” e ambiguo, essendo propagandato da chi ha giurato formalmente su una Costituzione Antifascista ma che al contempo non vuole, non riesce o non può fare i conti con il suo passato da parvenu di movimenti neofascisti/postfascisti, più che “underdog” della politica, saliti al potere soprattutto grazie alla mancanza di una vera sinistra che fa gli interessi delle classi popolari, oltre che di una sinistra troppo divisa se non addirittura settaria.

23.4.23

DEFINIZIONI DI “SOSTITUZIONE ETNICA” E “REPLACEMENT MIGRATION”

LE BUFALE PARA-NAZISTE DEI POST-FASCISTI AL GOVERNO SULLA SOSTITUZIONE ETNICA (NON SOLO LOLLOBRIGIDA MA ANCHE MELONI, SALVINI E FONTANA)


TOCCA O CLICCA L'IMMAGINE PER INGRANDIRLA: In basso al centro un tweet della Meloni in cui accusa i fantomatici "emissari di Soros". A destra un post Instagram di Lollobrigida. Al centro in alto un articolo di Libero che cita a sproposito un rapporto dell'ONU, come fa Lucio Malan nel tweet in alto a sinistra. In basso a destra il titolo di un articolo della BBC sulla vicenda
TOCCA O CLICCA L'IMMAGINE PER INGRANDIRLA: In basso al centro un tweet della Meloni in cui accusa i fantomatici "emissari di Soros". A destra un post Instagram di Lollobrigida. Al centro in alto un articolo di Libero che cita a sproposito un rapporto dell'ONU, come fa Lucio Malan nel tweet in alto a sinistra. In basso a sinistra il titolo di un articolo della BBC sulla vicenda

LE LETTURE DISTORTE DI UNO STUDIO DELLE NAZIONI UNITE IN DIFESA DI LOLLOBRIGIDA

 

Per la rubrica “Define” parliamo del sottobosco e “sottofogna” culturale che ha prodotto le teorie della “sostituzione etnica”, dopo che l’espressione è stata menzionata dal Ministro Lollobrigida, ma anche da Salvini e Meloni, come avevamo detto già alcuni mesi fa in uno pseudo-editoriale sulle teorie post-fasciste, putiniane e “rosso-brune”...

Definiamo e traduciamo anche l’espressione inglese “Replacement Migration”, resa popolare da uno rapporto dell’ONU e strumentalizzata in maniera goffa per cercare di difendere le assurde parole di Lollobrigida.

Nella conclusione parliamo del concetto di etnia e dell’unico popolo sulla Terra, quello umano, che tra l’altro la sta distruggendo.

 

DA MELONI A SALVINI PASSANDO PER FONTANA E LOLLOBRIGIDA: LA CONTEMPORANEA TEORIA COSPIRAZIONISTA DELLA SOSTITUZIONE ETNICA

Il 18 Aprile Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida è intervenuto al congresso della Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori. Per chi non lo sapesse è detto anche “il cognato d’Italia” in quanto è sposato con la  sorella di Meloni che, come lui, ha iniziato la sua attività politica militando nel Fronte della Gioventù, la sezione giovanile del Movimento Sociale Italiano. Lollobrigida salì alla ribalta delle cronache nazionali quando era assessore per la mobilità e i trasporti della regione Lazio, nel 2012, prima di lasciare il Popolo delle Libertà per fondare con la cognata Fratelli d’Italia (insomma, sono due “carrieristi” neofascisti più che degli “underdog”): era ad Affile all’inaugurazione del mausoleo -pagato con le nostre tasse e il nostro sudore- di Rodolfo Graziani, il gerarca fascista che per la sua attività nel colonialismo italiano si guadagnò ufficialmente il titolo di “criminale di guerra” prima di diventare presidente del MSI.

22.4.23

LIBERTÁ PER JULIAN ASSANGE!

CONOSCENZA È POTERE...

 

Nell'immagine un'attivista di "Free Assange Napoli" prova a dare un'idea diretta e "visiva" di cosa vuol dire vivere in una cella di due metri per tre con un'installazione in piazza Dante, a Napoli: un pezzo della piazza è recintato con nastro adesivo. La "cella" all'aperto è spoglia, e l'attivista legge un libro senza parlare con i curiosi che si avvicinano
Nell'immagine un'attivista di "Free Assange Napoli" prova a dare un'idea diretta e "visiva" di cosa vuol dire vivere in una cella di due metri per tre.


Nella prima parte di questo post il nostro "Scriba Contemporaneo" fa delle concise e taglienti considerazioni sulla vicenda politica, mediatica e giudiziaria del giornalista e "hack-tivista" Julian Assange. 

Nella seconda parte riportiamo le immagini di alcune proteste del gruppo partenopeo "FREE ASSANGE Napoli" che si battono per la sua libertà, e quindi anche per la libertà di informazione e conoscenza, oltre a un comunicato in cui si annuncia il prossimo arrivo a Napoli della moglie del fondatore di Wikileaks, Stella Moris (si sono sposati in carcere).

 

CONOSCERE  È POTERE

Conoscere è potere, e quando la conoscenza viene limitata o concentrata solo nelle menti e nella mani di poche persone, anche il potere di incidere sulla realtà viene limitato o concentrato.

La piattaforma Wikileaks (nome che fonde la parola “wiki” con “leak” ossia “perdita” nel senso di “fuga di notizie”) fondata dal giornalista e attivista-hacker Julian Assange, è arrivata a ospitare decine di migliaia di testi riservati, dati, notizie, corrispondenze diplomatiche e video sui più disparati argomenti.

I primi documenti e video pubblicati a fare scalpore furono forniti più di dieci anni fa da un militare statunitense, Bradley Edward Manning, che diventerà Chelsea Elizabeth Manning dopo un percorso di transizione di genere, e documentavano gli abusi e le stragi dell’esercito americano (nel video che segue c'è un estratto di una puntata del programma Rai Presa Diretta che mostra quelle immagini, oltre alle interviste dei familiari delle vittime civili irachene, non a caso il video è stato intitolato “Collateral Murder”, ossia “Danni Collaterali”).


 


 

Si parla molto dei “big data”, dei dati che multinazionali private e organizzazioni governative raccolgono sui cittadini del pianeta, “profilandoli” principalmente per scopi commerciali, e acquisendo il potere di  predire e influenzare le nostre scelte, online e offline, ma anche di attuare repressioni immorali e illegali. La difesa della nostra privacy può servire dunque a conferire meno potere a chi ne ha già molto...

Wikileaks ha ribaltato questo meccanismo: si prendono informazioni da chi è già “potente” e si rendono pubbliche, tentando di trasferire quel potere, quelle conoscenze tanto dolorose quanto utili, alla collettività, e cercando al contempo di proteggere tramite dei meccanismi di cifratura i cosiddetti “whistelblowers”, ossia le “talpe” che all’interno di un’istituzione, un’azienda o un’organizzazione denunciano dei fatti, come ha fatto Chelsea Manning. Stando a quanto riportato da Assange e dalle FAQ di Wikileaks, i documenti vengono revisionati da un team di cui lui stesso faceva parte, tenendo presente che <<la più semplice ed efficace contromisura>> per prevenire fughe di notizie deliberatamente false o pericolose <<è una comunità mondiale di utenti informati e curatori che può esaminare e discutere i documenti>>.

16.4.23

UCCISI SOLO PERCHÉ ITALIANI?!

LA FIGLIA DI UN MARTIRE DÀ RAGIONE ALLA MELONI


L’ECCIDIO DELLE ARDEATINE ANNUNCIATO VIA RADIO?!


LE ALTRE IMPROBABILI TEORIE DEL COMPLOTTO SUI FATTI DI VIA RASELLA

 

i titoli degli articoli di Libero relativi ai fatti di via Rasella, l'immagine di Sallusti mentre lo dichiara l'atto più stupido della resistenza
In foto gli screenshot dei "titoloni" del quotidiano Libero, Sallusti mentre sostiene che l'attacco di via Rasella è stata la "strage più stupida della resistenza, il documento su Romolo Gigliozzi archiviato dall'ANFIM e i resti delle vittime dell'eccidio delle Fosse Ardeatine


Oggi torniamo a parlare dei fatti di via Rasella: la scorsa settimana abbiamo pubblicato un corposo post che spazia dalle narrazioni generiche sulla Resistenza alle polemiche e diatribe sui fatti specifici dell’attacco di via Rasella e sull’Eccidio delle Fosse Ardeatine; oggi invece parliamo della testimonianza della figlia di una delle vittime, riportata dal quotidiano Libero una decina di giorni fa...

 


LA FIGLIA DELLA VITTIMA CHE DÀ RAGIONE ALLA MELONI

Con quest’articolo di fact-checking “storico”, così come in generale in tutti gli articoli della rubrica “Chekka Il Fatto, non vogliamo o non possiamo sempre affermare delle verità “definitive”, ma possiamo iniziare almeno a porci dei dubbi, a proporre degli spunti di ricerca e riflessione, e a confutare quanto appare largamente inconsistente...

La scorsa settimana abbiamo parlato approfonditamente della dichiarazione “revisionista” della premier Giorgia Meloni che, nell’anniversario dell’Eccidio delle Fosse Ardeatine, ha affermato che i bambini e gli uomini fucilati dai nazisti erano stati <<uccisi solo perché italiani>>.

In difesa della Meloni e con analoghi intenti di “riscrivere la storia” anche la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Ignazio Benito Maria La Russa, aveva rispolverato delle vecchissime fake-news su quei fatti in un’intervista di Libero, affermando che i nazisti del battaglione Bozen, un reggimento di polizia direttamente collegato alle SS naziste, erano in realtà dei <<semi-pensionati>> (avevano invece tra i 26 e i 43 anni) di una <<banda musicale>> (in realtà quei nazisti erano obbligati a cantare mentre marciavano e per questo nei ricordi di alcuni, tra cui il fratello della signora intervistata dal quotidiano mainstream, erano diventati una “banda musicale”).

 

Sullo stesso quotidiano, che ha intervistato La Russa mentre tentava di difendere la sua pupilla-premier, è apparsa anche la dichiarazione della figlia di una delle vittime che dà ragione alla Meloni: <<ha ragione, papà ucciso perché italiano>> dice Liana Gigliozzi, classe 1941 e candidata nella lista di Giorgia Meloni alle amministrative di Roma nel 2016, figlia di Romolo Gigliozzi: nell’intervista non nasconde la sua “tendenza a destra” chiarendo che <<di Giorgia Meloni ho sempre apprezzato la persona, non solo il politico di cui comunque condivido tanto>>. In un’altra intervista rilasciata ad Antonio Iovane de La Repubblica nel 2013 la donna aveva parlato del suo incontro con Erich Priebke, speranzosa di conoscere di più sulle circostanze dell’arresto del padre, ma il criminale di guerra nazista, condannato proprio per quella rappresaglia, in quel frangente le aveva detto che aveva <<eseguito solo un ordine>>.

Suo padre fu rastrellato dai nazisti nei pressi di via Rasella, quando lei aveva compiuto da pochi giorni appena 3 anni, e lì gestiva un bar-latteria: proprio al momento dello scoppio al suo interno si trovavano altri partigiani, dei comunisti che però non facevano parte del Partito Comunista Italiano, ma del movimento “Bandiera Rossa”, e cioè del Movimento Comunista d’Italia. Sulla presenza di quei tre militanti e, più in generale, sui fatti di via Rasella, ci sono diverse tesi:

15.4.23

DODICI ANNI FA L'ESECUZIONE DI VITTORIO ARRIGONI

CHI UCCISE VITTORIO ARRIGONI?

I PUNTI OSCURI DEL SEQUESTRO E I SUOI SCRITTI NEGLI ARCHIVI

 



Vittorio Arrigoni aveva 36 anni quando 12 anni fa fu giustiziato in Palestina: era un giornalista, scrittore, ma soprattutto un pacifista e un attivista che si batteva per una risoluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese. 

Circa un anno dopo la brutale esecuzione il tribunale militare di Hamas, il “Movimento della resistenza islamica” nazionalista e fondamentalista che controlla la Striscia di Gaza, condannò 4 membri di una cellula salafita “impazzita”, la “Brigata dei Valorosi Compagni del Profeta Mohammed bin Moslima”: chiedevano un riscatto di un milione di dollari e la liberazione di alcuni prigionieri incluso il leader Abdel Walid al-Maqdisi 

Due membri del gruppo morirono in uno scontro a fuoco con le forze di Hamas, altri due furono inizialmente condannati all’ergastolo (pare che la pena sia stata poi riformulata in 15 anni; la famiglia di Vittorio si era dichiarata contraria alla pena di morte) e altri due complici nel rapimento rispettivamente a un anno e a dieci anni.

Ripubblichiamo un articolo scritto nel giorno della sua esecuzione in cui si esprimevano una serie di dubbi sulla paternità dell’omicidio, sulle possibili infiltrazioni sioniste nei gruppi nazionalisti islamici e sull’ostilità della destra israeliana nei confronti dell’associazione di cui Arrigoni faceva parte, l’International Solidarity Movement, un gruppo di attiviste e attivisti che si oppone all’occupazione israeliana con metodi non violenti, basati sulla strategia della “presenza protettiva”: principalmente sono presenti a manifestazioni, sgomberi forzati e durante azioni come la raccolta delle olive o la distruzione di case e infrastrutture, opponendo resistenza passiva (ossia comportandosi come degli scudi umani), e facendo riprese e foto come deterrente per i soprusi delle milizie dei coloni e dell’esercito israeliano.

Anche Rachel Corrie faceva parte della stessa rete di militanza: morì nel 2003 schiacciata da un mezzo pesante israeliano mentre si opponeva alla distruzione di alcune case palestinesi.

Oltre a ripubblicare l’articolo che scrissi il 15 Aprile di dodici anni fa, “arricchito” da una serie di video disponibili su YouTube, proponiamo altri materiali scritti da Vittorio:

 

A questo link https://web.archive.org/web/*/guerrillaradio.iobloggo.com/* sono disponibili tutte le pagine del blog “Guerrilla Radio” di Vittorio archiviate sulla "Wayback Machine".


Il sito web di Arrigoni è offline, ma diverse pagine sono salvate nell'Internet Archive.



Gli articoli pubblicati su Il Manifesto tra il 2008 e il 2011 sono invece disponibili nell’archivio della testata (si possono visualizzare inserendo il cognome e nome del martire pacifista nella voce autore, come in foto).

 

Gli articoli di Vittorio Arrigoni pubblicati su "Il Manifesto"

 

 

Chi ha ucciso Vittorio Arrigoni?

 

Di Paolo Maria Addabbo, 15 Aprile 2011, (originariamente pubblicato su un'altra testata)

 

9.4.23

UCCISI PERCHÉ ANTIFASCISTI ED EBREI ITALIANI DA TEDESCHI ED ALTRI ITALIANI NAZIFASCISTI!

LE “FAKE-NEWS” SU VIA RASELLA E LE NARRAZIONI DECONTESTUALIZZATE DELLA RESISTENZA

 

In alto a sinistra e sullo sfondo le immagini del luogo dell'attentato. Al centro in alto e sulla destra l'intervento di Alessandro Barbero al Festival della Mente nel 2017. In basso a sinistra Sallusti alla trasmissione DiMartedì. Al centro una targa commemorativa e di fianco La Russa intervistato da LiberoTv
In alto a sinistra e sullo sfondo le immagini del luogo dell'attentato. Al centro in alto e sulla destra l'intervento di Alessandro Barbero al Festival della Mente nel 2017. In basso a sinistra Sallusti alla trasmissione DiMartedì. Al centro una targa commemorativa e di fianco La Russa intervistato da LiberoTv

LA “SPARATA GROSSISSIMA” DI IGNAZIO BENITO MARIA LARUSSA A DIFESA DELLA SUA PUPILLA, “LEADER E SORELLA”

 

Sopra una targa commemorativa e il momento di un'intervista di Enzo Antonio Cicchino (pubblicata su Erodoto Tv) in cui il Gappista Rosario Bentivenga ricorda che c'erano perfino dei fascisti nella Resistenza. Sotto i risultati delle reazioni alle parole della Meloni immortalati nei risultati di Google e Ignazio La Russa a LibertoTv.


IL “FACT-CHECKING” E IL “DEBUNKING” DELLO STORICO ALESSANDRO BARBERO, E ALCUNE QUESTIONI STORIOGRAFICHE ANCORA APERTE, OLTRE ALLE PIÙ DISPARATE TEORIE COMPLOTTISTE

 

Dopo le dichiarazioni della Presidente del Consiglio e del Presidente del Senato sull’atto di guerriglia più importante in un città europea contro il nazifascismo, ossia l’attacco di via Rasella nel Marzo del’44, e la conseguente rappresaglia dell’Eccidio delle Fosse Ardeatine, scriviamo un corposo articolo (o uno pseudo-saggio) in cui facciamo il “fact-checking” delle “fake-news” sulle teorie trite e ritrite che identificano i partigiani come criminali assetati di sangue e i nazisti morti nell’attentato come una “banda di poveri semi-pensionati”. Prima di addentrarci nella parte in cui smontiamo queste teorie, con l’ausilio di quanto affermato e dimostrato da anni da diversi storici nonostante alcuni dubbi che restano, parliamo anche delle Resistenze e degli attuali meccanismi mediatici che le raccontano, spesso decontestualizzate dal periodo storico in cui sono state attuate scelte tanto dure quanto necessarie, come quelle di impugnare le armi per difendersi dal mostro del nazi-fascismo.

 

 

LE VITTIME DELL’ECCIDIO DELLE FOSSE ARDEATINE

 



Il 23 Marzo del 1944 diciassette partigiani “gappisti”, e cioè appartenenti ai Gruppi di Azione Patriottica comunisti (le formazioni collegate direttamente al PCI accoglievano circa il 50% dei resistenti armati), portano a segno un’azione di guerriglia contro una colonna tedesca nel centro di Roma, a via Rasella. Muoiono trentatré soldati tedeschi.

Il 24 Marzo del ‘44 i nazifascisti preparano un’azione di rappresaglia, che passerà alla storia come l’Eccidio delle Fosse Ardeatine: giustizieranno 10 italiani per ogni tedesco morto, ma alla fine ne massacreranno 5 in più, 335 in totale, civili e militari, tra i 15 e i 74 anni.

I martiri sono principalmente antifascisti, prigionieri politici, dissidenti e partigiani di tutti gli schieramenti, inclusi quelli cattolici (muore anche un sacerdote), liberali, monarchici e conservatori del Regio Esercito (questi ultimi erano i cosiddetti partigiani “azzurri”, “badogliani” che non facevano parte del CLN, il Comitato di Liberazione Nazionale, ma che combattevano contro il nazifascismo), democratici, “azionisti e, ovviamente, comunisti (non tutti filosovietici), socialisti e anarchici (tre vittime considerate anarchiche secondo Umanità Nova sono anche presenti nella lista dei circa venti “liberi muratori” morti nell’eccidio del Grande Oriente d’Italia), ma anche ebrei (75 erano arrestati per “motivi razziali”), detenuti in attesa di processo e “per motivi di pubblica sicurezza” di cui non si conosce il motivo dell’arresto, uomini rastrellati a caso nei pressi del luogo dell’attentato, persone che avevano salvato ebrei e militari angloamericani o che sostenevano i partigiani (per esempio un giovane di neanche vent’anni fu arrestato con l’accusa di fornire sigarette ai partigiani, altri solo per aver contribuito a diffondere “pubblicazioni clandestine”), e infine sette vittime non ancora identificate.


LE AMBIGUITÁ REVISIONISTE DI GIORGIA MELONI

Il 24 Marzo 2023 Mattarella e alcuni politici nazionali e locali (La Russa, Fontana, Crosetto, Gualtieri e Angelilli) si recano sul luogo dell’eccidio mentre la Presidente Meloni diffonde un messaggio in cui afferma: <<Oggi l'Italia onora le vittime dell'eccidio delle Fosse Ardeatine. Settantanove anni fa 335 italiani sono stati barbaramente trucidati dalle truppe di occupazione naziste come rappresaglia dell'attacco partigiano di via Rasella. Una strage che ha segnato una delle ferite più profonde e dolorose inferte alla nostra comunità nazionale: 335 italiani innocenti massacrati solo perché italiani. Spetta a tutti noi - Istituzioni, società civile, scuola e mondo dell'informazione - ricordare quei martiri e raccontare in particolare alle giovani generazioni cosa è successo in quel terribile 24 marzo 1944. La memoria non sia mai un puro esercizio di stile ma un dovere civico da esercitare ogni giorno>>.

Ovviamente, e giustamente, si è scatenato un putiferio: la quasi totalità dei martiri fu selezionata tra prigionieri politici ed ebrei, quindi erano sì italiani ma erano anche antifascisti, fatta eccezione per i pochissimi di cui non si conosceva il motivo della detenzione e di quelli non identificati, e presumibilmente anche almeno alcuni di questi ultimi erano antifascisti (abbiamo fatto una “verifica” visionando e facendo ulteriori ricerche sulle 335 schede sul sito del Mausoleo delle Fosse Ardeatine,  realizzate nei decenni dall’Associazione Nazionale Famiglie Italiani Martiri con la collaborazione di altri enti).

8.4.23

DEFINIZIONE DI TERRORISMO

DIFFERENZA TRA TERRORISTA E FREEDOM FIGHTER

 


 

Per la rubrica “Define” parliamo del concetto di terrorismo, dopo la grave menzogna espressa in questi giorni dalla seconda carica dello Stato: che vuol dire terrorismo? Qual è la differenza con un freedom fighter (combattente per la libertà)? In quanti periodi si può dividere la moderna storia del terrorismo? L’uso della violenza fisica-militare è un tabù? 

Negli scorsi giorni Ignazio La Russa ha propagandato una teoria che mira a dipingere i partigiani (in particolare quelli “rossi”) come dei sanguinari che non avevano contezza di ciò che era strategicamente utile per contrastare il nazifascismo, una teoria semplicistica e che non inquadra il contesto di quegli atroci momenti della nostra storia.

 

Esiste un detto: “quello che per alcuni è terrorista per altri è un combattente per la libertà”, come lo erano i partigiani. Ed è così per quanto riguarda il giudizio “morale” verso chi impugna le armi in un conflitto, venendo etichettato, a torto o a ragione, di essere “terrorista”.

Ma non funziona così a livello legale, e quindi considerando il diritto internazionale: un atto di terrorismo è considerato tale perché prende di mira indiscriminatamente sia civili che militari, al fine di diffondere il “terrore” di subire un attentato, all’improvviso, in una determinata comunità o popolazione, e seguendo una strategia che sfugge ai combattimenti veri e propri, in maniera diretta, per ottenere un risultato politico.  

Invece un “legittimo” atto di guerra tra parti in conflitto è diretto contro obiettivi militari. Durante un atto di guerra "legittimo",  si possono verificare i cosiddetti “danni collaterali”, fredda espressione che indica il coinvolgimento di civili, coinvolgimento che dovrebbe essere evitato il più possibile secondo il diritto internazionale.

La definizione “legale” di terrorismo non si riferisce dunque allo scopo perseguito da chi impugna le armi, ma alla strategia che usa!


2.4.23

QUANTO DEVE ESSERE LUNGO UN ARTICOLO OTTIMIZZATO SEO?!

ARTICOLI BREVI O LUNGHI PER LA SEO?!
ATTENZIONE: QUESTO POST è UN CLICKBAIT SOVVERSIVO

 


Vi apprestate a leggere un post con un titolo “clickbait sovversivo” dedicato alla lunghezza di articoli, post e contenuti informativi in generale.

 

State cercando un post che vi dice esattamente di quanti caratteri e parole deve essere un post o un articolo per posizionarsi meglio nei motori di ricerca?! Allora mi sa che siete nel posto sbagliato : ) ! Ma non è detto…

Si parla molto di SEO, acronimo di Search Engine Optimization, ossia di quelle strategie attuate per “piacere” agli algoritmi dei motori di ricerca che decretano -a torto o a ragione- se quello che si scrive è degno di finire in cima ai risultati delle ricerche online, oppure relegato nelle ultime pagine che raramente vengono raggiunte (anche perché possono essere svariate decine). Inoltre gli algoritmi dei motori di ricerca e dei social sono coperti dal segreto industriale e quindi già per questo la SEO non è una “scienza esatta” o quantomeno “aperta”, ed è una “disciplina” destinata a cambiare con l’avvento di strumenti come ChatGPT, che modificheranno ulteriormente anche le maniere in cui facciamo ricerche online, forse fornendoci precise e maggiormente ristrette risposte ad altrettanto precise domande, in maniera più dialogica…

1.4.23

CONTINUANO LE STRAGI NEL MEDITERRANEO

CONTINUANO GLI OSTACOLI ALLE ONG: DAL NAUFRAGIO DELL'11 MARZO A QUELLI DEL 25

 

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Pubblichiamo un lungo editoriale sulle stragi in mare, che purtroppo continuano anche se dopo Cutro si era detto “mai più”, sugli ostacoli alle navi delle ONG, sul blocco della nave Louise Michel, sugli spari dei sedicenti guardacoste libici alla Ocean Viking, sulla condanna della CEDU per l’hotspot di Lampedusa, sui cosiddetti “scafisti” (che non necessariamente sono anche “trafficanti”), sulle giustificazioni delle autorità governative italiane ed europee, sulle conclusioni di un’indagine dell’ONU che documenta le sistematiche torture che avvengono nei lager libici, e sulle domande che non sono state fatte in alcuni media mainstream...

A Cutro 92 persone sono morte (più di 20 erano sotto i 13 anni e si cercano ancora altri dispersi) a poche bracciate dalle nostre coste. Vedere l’angoscia così vicina, a pochi metri dalla nostra indifferenza e assuefazione, ha avuto un impatto emotivo e mediatico molto forte: quando però quello stesso tormento si verifica un po’ più in lontananza anche l’attenzione dei media mainstream cala, facendo spazio a nuove armi di distrazione di masse e facendoci assuefare ai “numeri” di vittime che in realtà sono numeri di storie, di sogni infranti tra i flutti di mare, di diritti affondati da politiche menefreghiste e miopi. Per questo torniamo a parlare delle altre stragi che si sono verificate in questi ultimi giorni, dopo che si era detto “mai più tragedie del genere”, “se partono con i figli è colpa loro” e così via… Per questo dobbiamo cercare di non far “sgonfiare” l’attenzione e attivarci quotidianamente per fermare le stragi!

 

 

IL NAUFRAGIO DELL’11 MARZO: RESPONSABILITÀ MORALI, POLITICHE E OPERATIVE: LONTANO DAGLI OCCHI, LONTANO DALL’OPINIONE PUBBLICA

Intorno alle 2 e 30 dell’11 Marzo Alarm Phone -a due settimane dalla strage di Cutro- segnalava la presenza di una barca con 47 persone: a distanza di 30 ore da quel primo segnale di allarme, dopo che ne erano stati inviati altri incluso uno dall’aereo della Sea Watch, ne moriranno 30, mentre 17 verranno salvate da una nave mercantile. Nello specifico, alcune barche si sono schierate in maniera tale da ostacolare la violenza delle onde ma, nonostante ciò, la barca si è ribaltata e solo alcune vite sono state salvate. Nella ricostruzione delle ONG si spiega che, inizialmente, nelle immediate vicinanze c’erano un’altra imbarcazione mercantile e una petroliera che però <<hanno proseguito la rotta senza prestare soccorso>>. Le autorità libiche avevano detto di non avere mezzi a disposizione, chiedendo aiuto all’Italia, mentre quelle maltesi avrebbero addirittura agganciato il telefono...

 

Mediterranea Saving Humans e le due ONG succitate hanno diffuso un comunicato congiunto sulla vicenda, tre giorni dopo il naufragio, in cui si afferma che le autorità italiane e maltesi avrebbero potuto coordinare un’operazione di soccorso, e che il Centro di coordinamento marittimo (MRCC) con sede a Roma aveva <<già coordinato diverse operazione di questo tipo al di fuori della sua area SAR>> (acronimo che indica l’area dell’attività di Ricerca e Soccorso). Nel comunicato è presente anche una dettagliata cronologia degli eventi.