LE “FAKE-NEWS” SU VIA RASELLA E LE NARRAZIONI
DECONTESTUALIZZATE DELLA RESISTENZA
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In alto a sinistra e sullo sfondo le immagini del luogo dell'attentato. Al centro in alto e sulla destra l'intervento di Alessandro Barbero al Festival della Mente nel 2017. In basso a sinistra Sallusti alla trasmissione DiMartedì. Al centro una targa commemorativa e di fianco La Russa intervistato da LiberoTv |
LA “SPARATA GROSSISSIMA” DI IGNAZIO BENITO MARIA LARUSSA A
DIFESA DELLA SUA PUPILLA, “LEADER E SORELLA”
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Sopra una targa commemorativa e il momento di un'intervista di Enzo Antonio Cicchino (pubblicata su Erodoto Tv) in cui il Gappista Rosario Bentivenga ricorda che c'erano perfino dei fascisti nella Resistenza. Sotto i risultati delle reazioni alle parole della Meloni immortalati nei risultati di Google e Ignazio La Russa a LibertoTv. |
IL “FACT-CHECKING” E IL “DEBUNKING” DELLO STORICO ALESSANDRO
BARBERO, E ALCUNE QUESTIONI STORIOGRAFICHE ANCORA APERTE, OLTRE ALLE PIÙ DISPARATE TEORIE COMPLOTTISTE
Dopo le dichiarazioni della Presidente del Consiglio e del
Presidente del Senato sull’atto di guerriglia più importante in un città
europea contro il nazifascismo, ossia l’attacco di via Rasella nel Marzo
del’44, e la conseguente rappresaglia dell’Eccidio delle Fosse Ardeatine,
scriviamo un corposo articolo (o uno pseudo-saggio) in cui facciamo il “fact-checking” delle “fake-news” sulle teorie trite e ritrite che identificano i
partigiani come criminali assetati di sangue e i nazisti morti nell’attentato
come una “banda di poveri semi-pensionati”. Prima di addentrarci nella
parte in cui smontiamo queste teorie, con l’ausilio di quanto affermato e
dimostrato da anni da diversi storici nonostante alcuni dubbi che restano,
parliamo anche delle Resistenze e degli attuali meccanismi mediatici
che le raccontano, spesso decontestualizzate dal periodo storico in cui sono
state attuate scelte tanto dure quanto necessarie, come quelle di impugnare le
armi per difendersi dal mostro del nazi-fascismo.
LE VITTIME DELL’ECCIDIO DELLE FOSSE ARDEATINE
Il 23 Marzo del 1944 diciassette partigiani “gappisti”, e
cioè appartenenti ai Gruppi di Azione Patriottica comunisti (le
formazioni collegate direttamente al PCI accoglievano circa il 50% dei
resistenti armati), portano a segno un’azione di guerriglia contro una colonna
tedesca nel centro di Roma, a via Rasella. Muoiono trentatré soldati
tedeschi.
Il 24 Marzo del ‘44 i nazifascisti preparano un’azione di
rappresaglia, che passerà alla storia come l’Eccidio delle Fosse Ardeatine:
giustizieranno 10 italiani per ogni tedesco morto, ma alla fine ne
massacreranno 5 in più, 335 in totale, civili e militari, tra i 15 e i 74 anni.
I martiri sono principalmente antifascisti, prigionieri
politici, dissidenti e partigiani di tutti gli schieramenti, inclusi
quelli cattolici (muore anche un sacerdote), liberali, monarchici
e conservatori del Regio Esercito (questi ultimi erano i
cosiddetti partigiani “azzurri”, “badogliani” che non facevano parte del
CLN, il Comitato di Liberazione Nazionale, ma che combattevano contro il
nazifascismo), democratici, “azionisti” e, ovviamente, comunisti (non tutti filosovietici), socialisti e anarchici
(tre vittime considerate anarchiche secondo Umanità Nova sono anche presenti nella lista dei circa venti “liberi muratori” morti
nell’eccidio del Grande Oriente d’Italia),
ma anche ebrei (75 erano arrestati per “motivi razziali”), detenuti
in attesa di processo e “per motivi di pubblica sicurezza” di cui non si
conosce il motivo dell’arresto, uomini rastrellati a caso nei pressi del
luogo dell’attentato, persone che avevano salvato ebrei e militari
angloamericani o che sostenevano i partigiani (per esempio un giovane di
neanche vent’anni fu arrestato con l’accusa di fornire sigarette ai partigiani,
altri solo per aver contribuito a diffondere “pubblicazioni clandestine”), e
infine sette vittime non ancora identificate.
LE AMBIGUITÁ REVISIONISTE DI GIORGIA MELONI
Il 24 Marzo 2023 Mattarella e alcuni politici nazionali e
locali (La Russa, Fontana, Crosetto, Gualtieri e Angelilli) si recano sul luogo
dell’eccidio mentre la Presidente Meloni diffonde un messaggio in cui afferma: <<Oggi l'Italia onora le vittime dell'eccidio delle
Fosse Ardeatine. Settantanove anni fa 335 italiani sono stati barbaramente
trucidati dalle truppe di occupazione naziste come rappresaglia dell'attacco
partigiano di via Rasella. Una strage che ha segnato una delle ferite più
profonde e dolorose inferte alla nostra comunità nazionale: 335 italiani
innocenti massacrati solo perché italiani. Spetta a tutti noi -
Istituzioni, società civile, scuola e mondo dell'informazione - ricordare quei
martiri e raccontare in particolare alle giovani generazioni cosa è successo in
quel terribile 24 marzo 1944. La memoria non sia mai un puro esercizio di stile
ma un dovere civico da esercitare ogni giorno>>.
Ovviamente, e giustamente, si è scatenato un putiferio: la
quasi totalità dei martiri fu selezionata tra prigionieri politici ed ebrei,
quindi erano sì italiani ma erano anche antifascisti, fatta eccezione
per i pochissimi di cui non si conosceva il motivo della detenzione e di quelli
non identificati, e presumibilmente anche almeno alcuni di questi ultimi erano
antifascisti (abbiamo fatto una “verifica” visionando e facendo ulteriori
ricerche sulle 335 schede sul sito del Mausoleo delle Fosse Ardeatine, realizzate nei decenni dall’Associazione Nazionale Famiglie Italiani Martiri
con la collaborazione di altri enti).