15.4.23

DODICI ANNI FA L'ESECUZIONE DI VITTORIO ARRIGONI

CHI UCCISE VITTORIO ARRIGONI?

I PUNTI OSCURI DEL SEQUESTRO E I SUOI SCRITTI NEGLI ARCHIVI

 



Vittorio Arrigoni aveva 36 anni quando 12 anni fa fu giustiziato in Palestina: era un giornalista, scrittore, ma soprattutto un pacifista e un attivista che si batteva per una risoluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese. 

Circa un anno dopo la brutale esecuzione il tribunale militare di Hamas, il “Movimento della resistenza islamica” nazionalista e fondamentalista che controlla la Striscia di Gaza, condannò 4 membri di una cellula salafita “impazzita”, la “Brigata dei Valorosi Compagni del Profeta Mohammed bin Moslima”: chiedevano un riscatto di un milione di dollari e la liberazione di alcuni prigionieri incluso il leader Abdel Walid al-Maqdisi 

Due membri del gruppo morirono in uno scontro a fuoco con le forze di Hamas, altri due furono inizialmente condannati all’ergastolo (pare che la pena sia stata poi riformulata in 15 anni; la famiglia di Vittorio si era dichiarata contraria alla pena di morte) e altri due complici nel rapimento rispettivamente a un anno e a dieci anni.

Ripubblichiamo un articolo scritto nel giorno della sua esecuzione in cui si esprimevano una serie di dubbi sulla paternità dell’omicidio, sulle possibili infiltrazioni sioniste nei gruppi nazionalisti islamici e sull’ostilità della destra israeliana nei confronti dell’associazione di cui Arrigoni faceva parte, l’International Solidarity Movement, un gruppo di attiviste e attivisti che si oppone all’occupazione israeliana con metodi non violenti, basati sulla strategia della “presenza protettiva”: principalmente sono presenti a manifestazioni, sgomberi forzati e durante azioni come la raccolta delle olive o la distruzione di case e infrastrutture, opponendo resistenza passiva (ossia comportandosi come degli scudi umani), e facendo riprese e foto come deterrente per i soprusi delle milizie dei coloni e dell’esercito israeliano.

Anche Rachel Corrie faceva parte della stessa rete di militanza: morì nel 2003 schiacciata da un mezzo pesante israeliano mentre si opponeva alla distruzione di alcune case palestinesi.

Oltre a ripubblicare l’articolo che scrissi il 15 Aprile di dodici anni fa, “arricchito” da una serie di video disponibili su YouTube, proponiamo altri materiali scritti da Vittorio:

 

A questo link https://web.archive.org/web/*/guerrillaradio.iobloggo.com/* sono disponibili tutte le pagine del blog “Guerrilla Radio” di Vittorio archiviate sulla "Wayback Machine".


Il sito web di Arrigoni è offline, ma diverse pagine sono salvate nell'Internet Archive.



Gli articoli pubblicati su Il Manifesto tra il 2008 e il 2011 sono invece disponibili nell’archivio della testata (si possono visualizzare inserendo il cognome e nome del martire pacifista nella voce autore, come in foto).

 

Gli articoli di Vittorio Arrigoni pubblicati su "Il Manifesto"

 

 

Chi ha ucciso Vittorio Arrigoni?

 

Di Paolo Maria Addabbo, 15 Aprile 2011, (originariamente pubblicato su un'altra testata)

 

Gli avvenimenti più e meno recenti che girano intorno alla morte del giovane attivista sono diversi: dal 2008 si era guadagnato le antipatie degli israeliani. A decidere la sua morte, almeno ufficialmente, sono stati però estremisti islamici dello stesso popolo che voleva aiutare...



 

Vittorio Arrigoni, attivista italiano dell’ International Solidarity Movement (un gruppo di volontari internazionali a sostegno della resistenza non-violenta contro l’occupazione militare di Israele) e corrispondente “free lance” nella striscia di Gaza, è morto: la scorsa notte lo ha trovato la polizia di Hamas, l’organizzazione islamista militare e politica al potere a Gaza dopo le elezioni del 2006, in un edificio a Gaza City. Sul suo collo i segni dello strangolamento o dell’ impiccagione, è ancora da chiarire il truce dettaglio: ieri era stato rapito da un gruppo che si dichiarava appartenente alla “galassia” dei “salafiti”; con l’appellativo “salafita” si indicano una serie di gruppi fondamentalisti islamici vicini alle idee di Alquaeda: inseguono un concetto di “puro” di Islam e vedono lo “straniero” come un nemico da abbattere. Alcuni di questi gruppi avevano collaborato con Hamas: poi nel 2007 entrano in contrasto e in concorrenza con l’attuale guida del paese per divergenze politiche e religiose. Per esempio, propugnano un’applicazione più estrema rispetto ad Hamas della “Shari’ a”, la “Legge di Dio”.

A nutrire antipatie verso il cooperante volontario non c’erano solo i fondamentalisti islamici che lo accusavano di diffondere i “valori occidentali”: anche l’estrema destra filoisraeliana lo teneva “sotto tiro” e un sito americano, specializzato in dossier per esercito e spie israeliani, aveva diffuso un dossier in cui lo bollava come fiancheggiatore di Hamas. Ma Arrigoni si è schierato contro Hamas: ha denunciato sulla stampa e sul suo blog (“guerrilla radio”) le violazioni dei diritti umani commesse anche da questi ultimi.


LA “TAGLIA” DEI SIONISTI SULLA TESTA DI ARRIGONI




Oggi su quel sito di estrema destra, “Stop the ISM (“Ferma l’ International Solidarity Movement ”), che incita ad ammazzare i pacifisti e li “scheda” tacciandoli di essere contigui o affiliati ai “terroristi”, viene riportata la notizia, titolata “Hamas: esecuzione di un pacifista italiano”, con un macabro commento in allegato: dopo averlo definito uno “scudo umano” al soldo di Hamas viene scritto un ironico e inaccettabile “Arrivederci Arrigoni”. Non si trova più però la pagina in cui, nel 2009, Arrigoni veniva indicato in cima alla lista di obbiettivi da “neutralizzare” per il bene di Israele. Per queste incitazioni violente e per le diffamazioni il sito, gestito dal giornalista sionista-californiano Lee Kaplan, è stato anche oscurato: lui invece era stato oggetto di indagini dell’Interpol. Quel comunicato è stato tradotto e salvato da numerose testate-web, a riprova del fatto che la “rete” non “dimentica”. Inoltre sul blog di Kaplan c’è un articolo in cui vengono citati Arrigoni e la “taglia” che avevano messo sulla sua testa. Nel post pubblicato il 31 gennaio del 2009 Kaplan scrive: “un membro dell’ISM ha fornito preziosissime informazioni per la “taglia” di 25 000 dollari che abbiamo offerto per avere informazioni su come individuare gli strumenti di Arrigoni Vittorio e degli altri appartenenti all’ISM”.


HAMAS ACCUSA ISRAELE

Era sconosciuto il nome del gruppo salafita che ieri pomeriggio rivendicava il rapimento: “Brigata dei Valorosi Compagni del Profeta Mohammed bin Moslima”. La “brigata” chiedeva ad Hamas il rilascio di alcuni prigionieri salafiti in cambio del rilascio e dava trenta ore per decidere: dall’autopsia invece si è evinto che, contrariamente alle intenzioni di “trattativa” manifestate, l’omicidio è avvenuto poco dopo la ripresa del filmato che vedeva Arrigoni sanguinante e bendato. In particolare era stata richiesta la libertà per il leader di un altro gruppo salafita denominato “Al Tahwir Al Jhiad”. Quest’ultimo gruppo ha diffuso un comunicato che smentisce il suo coinvolgimento nell’evento ma attribuisce, in maniera ambigua, la colpa ad Hamas che sarebbe stata rea di essersi “distaccata” dai gruppi salafiti. Chiare invece le idee del governo palestinese che condannano duramente l’atto: “è una cospirazione israeliana” spiegano i diversi portavoce del premier alle testate internazionali. “Sono degli assassini e pagheranno” ha detto telefonicamente il premier israeliano Ismail Haniyeh alla madre del giovane attivista. Condoglianze alla famiglia anche dal portavoce Ahmed Youssef intervistato da “Rainews 24” che ha fornito anche i particolari dell’operazione in cui è stato ritrovato il corpo senza vita del giovane: “abbiamo arrestato alcune persone nel luogo in cui sarebbe stato impiccato, dopo questo blitz, altre sono riuscite a scappare; per noi è inaccettabile che rimangano impunite e credo che verranno assicurate alla giustizia. Siamo scioccati perché l’ultimo evento di questo genere, del tipo del rapimento, era avvenuto nel 2007. Noi abbiamo sempre appoggiato le attività del movimento”. Ci sarebbe, sempre secondo Youssef e il governo palestinese, lo zampino dell’intelligence israeliana: “chi può aver tratto vantaggio da questo fatto? Gli Israeliani che non vogliono l’appoggio degli attivisti alla popolazione. Alcuni di loro si sono infiltrati tra i gruppi salafiti, che noi conosciamo bene e con i quali abbiamo avuto contatti, per mettere scompiglio tra gli islamisti palestinesi e per danneggiare il popolo palestinese”.

Anche Alquaeda ha preso le distanze dall’evento, tramite un messaggio e un banner con la foto di Arrigoni lanciati sui forum.





CHI ERA VITTORIO ARRIGONI


Vittorio Arrigoni, 36 anni di Besana Brianza, si trovava nell’agosto 2008 a Gaza per fornire aiuto e per documentare le azioni di guerra: tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009, nel pieno della campagna militare “piombo fuso”, scriveva per “il Manifesto” concludendo gli articoli con uno slogan, che è diventato anche il titolo di un libro (in foto): “Restiamo Umani”. Era stato fatto prigioniero due volte dagli israeliani, e lo avevano portato nelle galere di Tel Aviv. Aveva collaborato anche con “Rainews 24” che ha dedicato la giornata di oggi alla sua memoria. L’ultimo post pubblicato raccontava la morte di 4 lavoratori per il crollo di un tunnel: la “mafia” dei cunicoli sotterranei è l’unica fonte per fare provvigioni di beni, cibo, sanitari e armi.


LA POLEMICA CON SAVIANO E LE DISTANZE DA HAMAS




Alcuni mesi fa Roberto Saviano partecipò con un videomessaggio alla manifestazione “Per la verità Per Israele” osannando l’accoglienza di Tel Aviv: su Youtube Arrigoni pubblicò un video in cui polemizzava con lo scrittore ironizzando sull’accoglienza delle “galere” del principale centro economico israeliano.

A smentire le insinuazioni di Kaplan, che vedrebbe le reti di attivisti come una copertura per gli interessi di Hamas, ci sono le testimonianze del giovane: oltre ad averlo affermato in alcune interviste, aveva anche tradotto e commentato articoli sul suo blog che constatavano il fallimento delle politiche di Hamas e che guardavano con favore alle esperienze del BDS National Committee palestinese (comitato di boicotaggio) e della “campagna per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI)”, organizzata dalla stessa ISM.


Con la sua morte è morto anche il concetto di “Restare Umani”, ha spiegato Angelo Mastrandea, vicedirettore de “il Manifesto”. Sicuramente ancora non sono morti i messaggi che ha diffuso in vita alla popolazione palestinese e al mondo intero sul web.


La Procura di Roma ha avviato le indagini per sequestro di persona a fini terroristici aggravato dall’omicidio del rapito. Condanne e cordoglio dal mondo politico, da Berlusconi a Bersani, passando per Napolitano che si è impegnato per andare a fondo nell’accertamento della verità.


In Palestina e in Italia erano previste manifestazioni per chiederne la liberazione: sono diventate manifestazioni luttuose.


La scorsa notte è stata Silvia Teleschini, una dei quattro attivisti che compongono il gruppo di Arrigoni, a dare il mesto annuncio alla madre del giovane con una telefonata.



ultima modifica 16/04/2023 ore 1:05

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