28.7.24

"SE FOSSI PALESTINESE SAREI TERRORISTA": CHI LO HA DETTO?

LA STORIA SI RIPETE, MA NON È MAI COMPLETAMENTE UGUALE...


La frase non è stata pronunciata da qualche "estremista pro-Pal" o "fiancheggiatore di Hamas", come direbbe la stampa mainstream. L'ha proferita Andreotti durante la "Seconda Intifada" nel 2002 e durante la seconda guerra del Libano nel 2006La seconda volta propose anche una fantomatica "soluzione alla sionista" per i profughi palestinesi (cosa che non viene ricordata dai più quando riportano la citazione)... Lo stesso Andreotti che negli anni '70 aveva approvato il cosiddetto "lodo Moro", nel 1985 condannò lo stato di Israele per aver violato il diritto internazionale durante un attacco aereo al quartier generale dell'OLP in Tunisia, accusandolo di far saltare per aria una <<soluzione negoziale>> al conflitto. La storia si ripete, ma mai in maniera completamente esatta...


Arafat e Andreotti si incontrano all'inizio degli anni '80. Si stringono la mano. Sullo sfondo le guardie del corpo. Intorno alla cinta di Arafat, vestito in uniforme militare e con la kefiah, si nota una rivoltella.
Arafat e Andreotti si incontrano nel  1982



PERFINO ANDREOTTI SAREBBE UN TERRORISTA SE FOSSE NATO IN UN CAMPO PROFUGHI PALESTINESE, E OGGI LO CHIAMEREBBERO "PRO-PAL" E "FIANCHEGGIATORE DI HAMAS"

Oramai ci siamo abituati alla narrazione della "scorta mediatica" che rende possibile il genocidio: è tutta colpa di Hamas, Israele deve solo difendersi e chiunque osi criticare lo "stato ebraico" (o meglio, l'etnocrazia e la teocrazia sionista) o è un terrorista antisemita oppure è un burattino nelle mani dell'Iran. Bene, facciamo un salto indietro nel tempo e "resuscitiamo" Andreotti, le cui parole sono state recentemente ricordate. Mai avrei pensato di poterlo citare in difesa degli oppressi, il che è indice di quanto bui sono i tempi in cui viviamo, di quanto andiamo indietro invece di progredire. Come vedremo, però, la soluzione proposta da Andreotti consisteva nel creare un "sionismo palestinese", una roba tra il distopico e l'ucronico macchiettistico.

Nel 2002, nel periodo della "Seconda Intifada", quando come oggi si accusava (a torto o a ragione) l'Iran di essere uno dei finanziatori delle resistenza armata palestinese, disse: <<Se fossi stato in un campo profughi da 50 anni, con la mia famiglia, i miei figli, non avrei avuto bisogno dell'aiuto di Teheran per trasformarmi in un uomo-bomba>>, riferendosi agli attentati suicidi.




Nel riquadro qui sopra (o a questo link se non lo visualizzate) uno stralcio dell'intervento in Senato di Andreotti nel 2006



All'epoca della seconda guerra libanese, nel 2006, disse in parlamento: <<Arafat annunciò che, se si instaurava il dialogo, l'OLP avrebbe cancellato dal suo statuto la demonizzazione dello stato di Israele (...) nel 1948 l'ONU ha creato lo stato di Israele e lo stato arabo. Lo stato di Israele esiste, lo stato arabo non esiste (...) nel vocabolario abbiamo la parola equidistanza e non equivicinanza (...) quando erano gli ebrei gli ammalati chi non era al loro fianco mancava ai propri valori morali. Il medico deve essere accanto all'ammalato. Adesso è certamente più ammalato il mondo palestinese (...) la collettività dei palestinesi nel Libano è la più tormentata (...) non andiamo a cercare chi stimola la loro reazione. Io credo che ognuno di noi, se fosse nato in un campo di concentramento>> così chiamava i campi profughi dove vivono i palestinesi <<e non avesse alcuna prospettiva di poter dare ai propri figli un avvenire, sarebbe un terrorista! Diciamolo con molta chiarezza, moralmente credo che sia dovuto (...) l'ONU ha fallito, ha fatto tante risoluzioni che non sono mai state applicate>>, e poi suggerisce di attuare un intervento tramite l'UE. <<Se guardiamo gli atti parlamentari del Senato del Regno, è una vergogna che in quest'aula non si fosse levato a protestare uno solo contro le leggi razziali del '38. È qualcosa che certamente ci colpisce e non possiamo dimenticarlo>>. Per risolvere <<il problema dei rifugiati palestinesi si potrebbe attingere proprio alla storia del movimento sionista>>, quello che ha colonizzato la Palestina con l'avallo dell'impero britannico. Alla fine dell'800 il fondatore Theodor Herzl <<pensò di creare lo stato israeliano in Uganda. Probabilmente erano gli inglesi che suggerivano di non pensare alla Palestina (...) È possibile ipotizzare, per questa collettività, per i rifugiati palestinesi che sono nel Libano un insediamento in qualche parte del Mondo che crei per loro una vita nuova?>>. Insomma, quello che suggeriva Andreotti all'epoca sembra in qualche maniera affine a chi sta distruggendo Gaza per sterminare e cacciare via quanti più palestinesi possibili, con il piano di relegarli nel deserto del Sinai o di ingrossare le fila della diaspora palestinese altrove...



IL COSIDDETTO "LODO MORO" E LA FANTOMATICA "PISTA PALESTINESE" DIETRO LA STRAGE DI BOLOGNA

A partire dagli anni '70, in particolare dopo il primo attentato all'aeroporto di Fiumicino nel '73, i governi italiani avevano stipulato degli accordi, in via ufficiosa, con i gruppi di resistenza armata palestinesi più moderati e con alcuni governanti arabi (che supportavano o strumentalizzavano i vari gruppi armati). Per i combattenti l'Italia sarebbe diventata una sorta di area neutrale in cui operare, facendo passare armi e uomini, ottenendo informazioni su avversari e di non essere processati.


Il Boing 707 attaccato a Fiumicino nel '73



Al contempo il territorio, le strutture e i cittadini italiani (anche all'estero) non sarebbero stati considerati degli obiettivi da colpire. Di questo patto ne ha parlato nei primi anni duemila Francesco Cossiga definendolo "lodo Moro", dal cognome dell'allora ministro degli esteri, e coinvolgeva anche magistrati e, soprattutto, servizi segreti, oltre che politici come Andreotti. Di questo "lodo" se ne è tornato a parlare negli ultimi anni con la de-classificazione di alcuni documenti precedentemente coperti da segreto di stato. I documenti parlano anche delle indagini sulla scomparsa dei giornalisti Graziella De Palo e Italo Toni nel Settembre del 1980 (un mese dopo della Strage di Bologna), su cui non è mai stata fatta chiarezza: si è ipotizzato che agissero al servizio di Israele (e perciò rapiti dai palestinesi) o che avessero visto "qualcosa che non dovevano vedere", come la presenza in Libano di servizi segreti che trafficavano armi, di estremisti di destra e sinistra che combattevano o si addestravano lì. La loro storia si lega a una lunga serie di depistaggi, inclusa la presunta "pista palestinese" dietro la strage fascista di Bologna. La "pista palestinese" viene processualmente smentita e archiviata nel 2015. Secondo questa teoria l'attentato alla stazione di Bologna, su cui avrebbero indagato i cronisti, sarebbe stato collegato proprio al "lodo Moro". Cinque persone erano coinvolte nell'invio di due lanciamissili terra aria in Libano dall'Italia, scoperti in un furgone a Ortona nel '79. George Habbash, del comitato centrale del FPLP (organizzazione combattente palestinese marxista) inviò una lettera alle autorità italiane dichiarando la paternità delle armi, chiedendo la liberazione degli imputati, specificando che i lanciamissili erano rotti (perciò non sarebbero stati usati sul suolo italiano). Inoltre, a conferma dell'esistenza degli accordi, si specificava che anche il governo italiano era stato contattato. La tesi complottista della "pista palestinese" vedrebbe in quest'episodio, e nella condanna dei cinque a pochi anni di carcere, l'origine della strage di Bologna, commessa o per ripicca (tramite l'azione di un tedesco collegato al FPLP, la cosiddetta "pista Kram") o per un'esplosione accidentale durante il trasporto delle armi tacitamente accordato (versione fornita da Cossiga) o da un kamikaze. Secondo il Gip del Tribunale di Bologna nel 2015, anche se il <<lodo ha trovato riscontri documentali (...) nel 1980 l’accordo reggeva ancora>>. Ed è opinione diffusa che abbia retto almeno fino all'Attentato della sinagoga di Roma, nell'82. Pochi giorni fa Fabio Repici, avvocato dei familiari delle vittime di mafia, a proposito della fantomatica "pista palestinese" ha dichiarato: <<il disegno depistante nascosto dietro la pista palestinese è miseramente fallito, come meritava, nonostante gli sforzi anche della destra di governo di questo momento. Guardate che al governo, anche in posti ministeriali se non di presidenza del consiglio, ci sono gli sponsor della pista palestinese e del depistaggio sulla Strage di Bologna. La presenza al ministero della difesa come sottosegretaria della figlia di Pino Rauti, cioè lo stratega del golpismo italiano, come la spieghiamo?! Il presidente del consiglio Giorgia Meloni come fa, nelle sue interlocuzioni oniriche sulla memoria di Paolo Borsellino, a raccontare che ha nominato la figlia di Pino Rauti sottosegretaria alla difesa?!>>.

Accordi più o meno "sotterranei" di questo genere, siglati in nome della "ragion di stato" con "stati canaglia" (o per meglio dire "apertamente autoritari") o con gruppi armati, si sono fatti e si fanno per svariati motivi: dal negare i diritti delle persone in movimento trattenendole illegalmente, alla tutela degli interessi economici per sfruttare risorse, come il petrolio. Ovviamente anche quest'ultimo tipo di interessi geopolitici era contemplato dal "lodo" nel periodo della guerra fredda. Sostanzialmente l'OLP avrebbe visto riconoscersi il ruolo di attore legittimo sulla scena internazionale e la formazione di uno stato palestinese, rinunciando ad attacchi cruenti nel mondo occidentale o cooperando affinché non avvenissero. L'Italia e l'occidente si sarebbero aggiudicati forniture petrolifere e avrebbero arginato l'influenza dell'URSS e di altre potenze "non allineate" con i due blocchi.



QUANDO ANDREOTTI SI LAMENTAVA DELLE VIOLAZIONI DEL DIRITTO INTERNAZIONALE DI ISRAELE

Nell'Aprile dell'85 l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina stava pianificando un attacco al quartier generale dell'esercito israeliano a Tel Aviv, tra i cui obiettivi c'era anche la presa di prigionieri da scambiare con quelli palestinesi nelle galere israeliane. In quel momento le autorità israeliane (presidente era Shimon Peres e ministro dell'offesa era Yitzhak Rabbin, quello che forse avrebbe fatto la pace con Arafat se non fosse stato ammazzato da un estremista-fanatico israeliano) cominciarono a pianificare un attacco al quartier generale dell'OLP in Tunisia, accantonandolo temporaneamente. Alcuni alti combattenti d'élite dell'OLP vennero poi catturati a Settembre. Secondo Israele l'OLP, nello stesso mese, avrebbe compiuto un'azione di rappresaglia uccidendo tre israeliani in acque di Cipro, durante il sequestro di una nave durato varie ore: le vittime, secondo alcune voci riprese dalla stampa dell'epoca,potevano esser degli agenti segreti israeliani, mentre le autorità del paese coloniale affermavano che erano civili innocenti. Allo stesso tempo l'OLP negava qualunque connessione con i tre arrestati, tra i quali un cittadino britannico, definiti nelle cronache come "pro-palestinesi".

Fatto sta che il piano di attaccare l'OLP in Tunisia fu rispolverato, sia per rappresaglia che per deterrenza. "Deterrenza" è la parolina magica che lo stato coloniale israeliano usa da decenni per espandersi e invocare il diritto all'autodifesa. Evidentemente sarebbe più utile terminare un'occupazione illegale, visto che questa strategia di "deterrenza guerrafondaia" non funziona: fa aumentare solo la guerra e l'instabilità dell'intero Medio Oriente, e non fa vivere in sicurezza nemmeno i cittadini del "focolare ebraico", che in realtà era un "focolare sionista". Il piano venne nominato "Operazione gamba di legno" e i bombardamenti aerei uccisero decine di persone. Fu attuato grazie al supporto di Jonathan Pollard, analista dell'intelligence statunitense arrestato per aver spiato in favore di Israele dai nordamericani. Adesso vive in Israele, è un supporter di Ben-Gvir (quel losco figuro che ha detto <<Hamas e i civili sono responsabili in egual misura>> e che i prigionieri palestinesi vanno semplicemente <<uccisi con un colpo alla testa>>) e sostiene che gli abitanti di Gaza devono essere trasferiti forzatamente altrove, magari in Irlanda.

Nel 1985 Andreotti era ministro degli esteri del governo Craxi I. Il 7 Ottobre del 1985 verrà dirottata la nave "Achille Lauro" e un paio di mesi dopo ci sarà un altro attentato all'aeroporto di Fiumicino, attribuito al palestinese Abu Nidal, avversario di Arafat. Il terzo giorno di Ottobre dell'85, quattro giorni prima del sequestro del transatlantico intitolato a Lauro, il ministro degli affari esteri Andreotti dichiarò: <<con il bombardamento israeliano del quartiere generale dell'OLP in Tunisia siamo di fronte a uno dei fatti più gravi e inquietanti verificatesi negli ultimi tempi sulla scena mondiale. L'iniziativa militare israeliana rappresenta uno sviluppo particolarmente preoccupante sotto diversi profili>>, e cioè <<la gravità stessa dell'atto e la violazione dei principi del diritto internazionale. Non può essere giustificato dal principio dell'autodifesa comunque inteso>>. Il più potente dei democristiani (e, se ci pensiamo, i "Fratelli Musulmani" forse non sono tanto diversi da loro) era preoccupato anche dal <<quadro politico>>, ipotizzando che c'era l'intenzione, da parte di <<forze di varia natura>> di <<far fallire una soluzione negoziale>>.

Chissà cosa avrebbe detto Andreotti se avesse visto attaccare l'ambasciata iraniana in Siria da parte israeliana pochi mesi fa... In quell'occasione spiegò che nulla poteva giustificare l'attacco a un paese terzo (dove l'allora capo di governo e padrino di Berlusconi, Craxi, avrebbe poi scontato la sua latitanza dorata, ma questa è un'altra storia): <<il crimine perpetrato a Larnaca>> -il sequestro della nave vicino Cipro e la morte dei tre israeliani- <<ripugna ad ogni coscienza civile, ma uno stato democratico non può certamente fondare su esso la legittimità del proprio intervento armato in uno stato terzo. Non si può fare alcun parallelismo tra un commando che agisce nell'ombra e nella illegalità ed uno stato che è tenuto ad adeguare i propri comportamenti ai principi accettati dalla comunità internazionale>>. Oggi si potrebbe e dovrebbe dire: il crimine del 7 Ottobre ripugna, ma non giustifica un genocidio! Oggi Netanyahu, dopo le accuse della Corte Penale Internazionale a lui e ai leader di Hamas, dice che non si può paragonare lo stato teocratico ed etnocratico israeliano con Hamas, dopo che ha raso al suolo un'intera città, dopo che sta sterminando e affamando la sua popolazione! Per il premier israeliano uno stato democratico (o presunto tale) può permettersi di sterminare una popolazione se subisce un attentato terroristico diretto ai civili, ed è quindi legittimato a massacrare molti più civili di quelli morti nell'attentato subito: siamo arrivati a una distorsione mastodontica del principio di rappresaglia, che lo stesso Andreotti menzionò. E "Bibi" Netanyahu ha perfino ricevuto scrosci di applausi davanti al parlamento statunitense... La presunta "unica democrazia del Medio Oriente" si è abbassata, di moltissimo, sotto il livello di violenza del movimento di resistenza islamico raggiunto il 7 Ottobre, invece di <<adeguare i propri comportamenti ai principi accettati dalla comunità internazionale>>, per usare le parole del "Divo" Andreotti. Secondo Netanyahu e i suoi sostenitori, proprio perché Israele sarebbe uno stato democratico gli è concesso tutto, incluso la vendetta e la punizione collettiva di chiunque, donne, anziani e bambini inclusi! In altre parole: il terrorismo di stato è legittimo e quello dei poveri, che deriva da una decennale occupazione illegale, no!

E invece sentiamo dire che è tutta colpa di Hamas, che Israele si sta solo difendendo, che la popolazione di Gaza è colpevole perché non si ribella contro Hamas, che l'ONU e le corti internazionali sono antisemite e via dicendo...

Immaginate un politico italiano di oggi, di un qualunque partito dell'intero spettro della destra, da quella "post-fascista" a quella presunta moderata, che dica di condannare Israele per le violazioni del diritto internazionale che sta commettendo, spingendosi ad affermare che Netanyahu, insieme ai fanatici messianici in coalizione con lui, stia facendo di tutto per far saltare qualunque "soluzione negoziale" (con l'interesse di salvarsi dai guai giudiziari "interni" ed "esterni"). Verrebbe definito "estremista pro-pal" o "fiancheggiatore dei terroristi di Hamas"? Forse una risposta la potremmo avere quando, con molta probabilità, le accuse contro chi sta conducendo una guerra genocida saranno così lampanti che perfino i "destrorsi" (e i presunti "sinistrorsi") prenderanno le distanze dal genocidio in Palestina (come sembra fare timidamente, se non opportunisticamente, Kamala Harris negli USA) "cambiando bandiera" prima del politicamente irreparabile (perché il fisicamente irreparabile, la distruzione e i danni psico-fisici ad almeno una generazione palestinese, purtroppo l'abbiamo già superato). Forse -se ci impegniamo con azioni dal basso- non ci sarà più spazio politico per la "scorta mediatica" e la "scorta politica" che hanno permesso quest'atrocità, soprattutto fornendo armi allo stato coloniale israeliano, ma anche minimizzando o nascondendo le palesi violazioni del diritto internazionale, commesse con una guerra condotta seguendo regole medioevali, ma attuata con armi di distruzione e di distrazione di massa tecnologicamente avanzate.

Il direttore-Tuttofare



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4 commenti:

  1. Forse può interessare questo da "Il Fatto Quotidiano" https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/02/02/arafat-scagiono-b-in-cambio-di-soldi-lespresso-pubblica-i-diari-del-leader-olp/4133497/ "Il diario rivela che “Arafat aiutò Berlusconi quando questi era sotto processo per aver finanziato illecitamente il Partito Socialista di Bettino Craxi. Arafat incontrò segretamente Berlusconi nel 1998, in una capitale europea, e dopo quell’incontro decise di confermare la falsa versione data da Berlusconi ai giudici, cioè che i 10 miliardi di lire al centro del processo erano destinati non al Partito Socialista Italiano bensì all’Olp, come sostegno della causa palestinese. Non era vero, ma Arafat – si legge nella nota – rivela nei diari di aver confermato pubblicamente questa versione ricevendo in cambio un bonifico. Nel diario si trovano annotati i dettagli con i numeri di conto e i trasferimenti del denaro ottenuto da Arafat”." E poi si legge a proposito di Andreotti I volumi riferiscono inoltre della “trattativa tra Arafat e l’Italia avvenuta nel 1985, quando Craxi era primo ministro e Giulio Andreotti ministro degli Esteri, durante la vicenda dell’Achille Lauro, la nave da crociera dirottata da quattro terroristi palestinesi. Arafat rivela che fu Giulio Andreotti (e non Bettino Craxi, come si era sempre creduto) a consentire al terrorista Abu Abbas di scappare in Bulgaria e di lì rifugiarsi in Tunisia”.

    I diciannove volumi di cui L’Espresso fornisce gli stralci sono stati affidati a due fiduciari lussemburghesi, che dopo una lunga negoziazione hanno ceduto i documenti a una fondazione francese con la clausola che il contenuto dei diari debba essere usato solo come “documentazione di studio” e non per pubblicare libri o girare film."

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  2. Andreotti nel discorso dell'85 parlava anche del rapimento di ufficiali russi da parte di Hezbollah https://www.researcher-app.com/paper/10201308

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  3. Salve, sono Lo Skietto di Fanrivista. Grazie mille dei commenti! Questo è giornalismo partecipativo!

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  4. Ciao. Un libro del fratello della De Palo (che avete inserito tra i link di questo articolo) sembra avvalorare la tesi della pista palestinese. Da notare è che è stato pubblicato con il patrocinio del Comune di Roma nel 2012, con Alemanno sindaco, all'epoca, mi risulta, ancora sposato con la figlia dello "stratega del golpismo italiano" cit. Fabio Repici

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