IL CONTESTO STORICO-POLITICO DEL G8 DI GENOVA, IL VISSUTO DI CARLO GIULIANI E LA SUA MORTE
A 23 anni di distanza dall'uccisione di Carlo Giuliani, per la rubrica RecenTips proponiamo una breve recensione di un film documentario a lui dedicato: "Di vita non si muore, un altro mondo è ancora possibile?" di Claudia Cipriani, autoprodotto dalla "Ghiro Film".
La locandina del film documentario |
Durante il summit del 2001 in Italia si verificò quella che un magistrato, Enrico Zucca, ha definito <<una sospensione dello stato di diritto>>, mentre per Amnesty International si trattava della <<più grave sospensione dei diritti democratici in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale>>.
Sono state inflitte condanne spropositate ad una decina di manifestanti per un totale di circa 100 anni di carcere, con un caso di un' estradizione non concessa dalla Francia, anche in ragione della sproporzione delle sentenza italiana per il reato di "devastazione e saccheggio".
Invece, è stata assicurata quasi totale impunità, e addirittura promozioni in alcuni casi, a carnefici, calunniatori e mistificatori in divisa, inclusi quelli che portarono armi improprie e molotov nella scuola Diaz per fabbricare accuse, per poi perpetrare e giustificare delle vere e proprie torture, come riconosciuto dalla Corte di Strasburgo.
Ad altri manifestanti, in ragione di una carica illegittima attuata dalle forze armate, è stato riconosciuto di aver agito per legittima difesa.
In quella giornata abbiamo visto concretizzarsi un nuovo tipo di fascismo, che mescola il vecchio spirito "manganellaro" al volto pulito della subdola politica contemporanea, gestita fuori dai parlamenti, direttamente dagli uffici delle grandi multinazionali.
Quel giorno è stato inflitto un colpo durissimo alla militanza non violenta (non tanto a "black block veri" e per nulla a potenziali provocatori), e resta una ferita non rimarginabile che ha contribuito alla dilagante de-politicizzazione della società, in favore delle scialbe religioni del guadagno, dello stato-nazione e dell'apparenza.
All'infuori dei circoli di attivismo e/o militanza, la principale vittima sacrificale di quella gestione criminale di una protesta (senza contare i torturati e i feriti, tra cui un cronista britannico finito in coma) viene dipinta come un teppista indiavolato, il vandalo per antonomasia. Mentre molti, soprattutto all'interno della cosiddetta cerchia "insurrezionale", ne hanno fatto una sorta di santino, un'icona diffusa in tutto il Mondo, come si vede nelle prime scene del documentario.
Questo documentario ribalta entrambe le narrazioni polarizzanti, restituendo la dimensione umana e il contesto politico vissuto dal "ragazzo con l'estintore". Una parte della pellicola ricostruisce anche alcuni aspetti "tecnici" di quanto avvenuto in piazza Alimonda, aggiungendo un terzo filone narrativo.
Per chi volesse approfondire la dinamica "politico-legale" di quella giornata segnaliamo anche un secondo documentario: si intitola "La Trappola", ed è stato pubblicato per la prima volta nel 2006 dal "Comitato Piazza Carlo Giuliani".
DI VITA NON SI MUORE
Carlo Giuliani, per chi non lo conosceva direttamente, rappresenta soltanto un simbolo: per alcuni di legittima ribellione, per altri di teppismo e disordine, per altri ancora dell'inizio di un'epoca di recessione politica e immaginativa, segnato dalla fine della sua stessa vita.
Il documentario "Di Vita Non Si Muore" restituisce la dimensione sia del suo vissuto che di quella tragica giornata, un giorno in cui è regredita anche la "gestione" delle piazze e l'essenza stessa delle democrazie liberali occidentali, di fatto delle oligarchie o democrature ultra-liberiste. Lo fa con uno stile essenziale e coinvolgente, oltre che gradevole da seguire, nonostante la pesantezza di una vicenda così delicata. La sua vita è intrecciata alle lotte di quel periodo, che può essere inteso come l'inizio di un rigetto e di una regressione delle istanze di cambiamento, una nuova fase in cui siamo ancora immersi.
Le scene iniziali inquadrano Genova dall'alto e poi "zoommano" su quella che, probabilmente suo malgrado, è diventata un'icona. Così, anche il ritmo narrativo fa avanti indietro tra la vita di Giuliani e le istanze di cambiamento globali, tra i luoghi della sua Genova e le più disparate esperienze "no global" e di democrazia dal basso.
Nel riquadro sopra, o a questo link se non lo visualizzate, il trailer del documentario.
Le scene della vita di Carlo sono ricostruite con l'ausilio di attori e contribuiscono a delineare sinteticamente, in un'ora e mezza, svariati fenomeni che caratterizzano il clima di quell'epoca.
Il filone biografico e quello più storico-sociologico sono sapientemente incastonati con il racconto della protesta, parte dell'intreccio narrativo meno approfondita rispetto alle altre due che culmina con diversi aspetti, mai completamente chiariti sulla dinamica dell'evento fatale. Tra questi c'è la distanza effettiva di Giuliani dalla camionetta dei carabinieri: nelle immagini che lo riprendono da dietro mentre impugna l'estintore,quelle che sono finite su tutti i giornali e telegiornali, sembra molto più vicino al militare che ha fatto fuco di quanto lo era effettivamente. Vengono poi riportati una serie di elementi tutt'altro che secondari: la fakenews del sangue infetto che poteva essere "sparato" sulle forze armate con l'ausilio di palloncini dai manifestanti "facinorosi", l'intercettazione telefonica di due poliziotti che dicono <<devono morire tutte queste zecche>> e poi <<uno a zero per noi>> in riferimento proprio al manifestante ucciso, i depistaggi, le parole infuocate di Don Gallo che definì i fatti di piazza Alimonda una <<imboscata>>, riferendosi alle provocazioni e alla strategia delle forze armate, come se ci fosse stato un vero e proprio piano, studiato a tavolino da diversi livelli di potere. Obiettivo era colpire quelli che costituivano una non trascurabile minaccia per il mantenimento di esso.
Il Carlo Giuliani che esce fuori dallo schermo non è un "Che Guevara di piazza", non il ragazzo con l'estintore dipinto come eroe o vandalo, ma un giovane sempre "unico", a seconda della prospettiva di chi lo ha conosciuto e lo racconta nel filmato. Molti non sapevano nemmeno della sua passione per la scrittura: sono svariate le sue poesie che vengono mostrate e lette, insieme a un racconto fantastico-politico. Questi brani scritti permettono un'osservazione diretta del suo animo, del suo modo di pensare, un esempio di una singolarità impegnata nel cambiamento di alcuni decenni fa. È la narrazione di una singola vita, non santificata, non glorificata, che si incastra con il contesto storico degli anni 80'-'90: dalle fanzines a Indymedia, dalle lotte contro le multinazionali del cibo all'esperienza libertaria zapatista, dai centri sociali ai centri storici prima della turistificazione selvaggia, passando per il movimento dei rave, la partecipazione alla vita politica nelle aule occupate dell'università, la repressione delle persone in movimento, la precarietà, la voglia radicale di cambiamento e l'"uso problematico" delle droghe, strumentale all'ottenebramento ricercato dal capitale e da questo indotto.
UN ALTRO MONDO È ANCORA POSSIBILE? CERTO, MA SERVONO OBIETTIVI E UNITÀ NELLA DIVERSITÀ
Era un periodo in cui, nonostante le differenze, si riusciva a essere uniti. Lo dimostrava la composizione eterogenea della piazza del G8 di Genova e, più in generale, del movimento "No Global": dai cristiani pacifisti a Rifondazione Comunista passando per chi, come Giuliani, pur condividendo ideali di uguaglianza tipicamente "di sinistra", intenzionalmente sfuggiva a precise definizioni politiche.
L'autrice scava nella vita di Giuliani con molta delicatezza, onestà intellettuale e rispetto per quella persona, senza mitizzarla né esaltarla, ma sforzandosi di descriverla. Chissà, ci si chiede all'inizio del documentario, se Carlo sarebbe stato d'accordo con il fatto di essere il protagonista di un documentario... Possiamo ipotizzare, in base al tatto impiegato dalla regista, che comunque non sarebbe stato troppo contrariato.
La morte di Giuliani è stato uno spartiacque storico-politico e ha inferto un duro colpo ai movimenti organizzati dal basso. Ma, secondo l'autrice/regista/autoproduttrice, esperienze come le proteste contro il genocidio dei palestinesi, e in particolare quelle di scuole e università, ci fanno capire che quella fiamma di cambiamento e rivoluzione non è del tutto spenta... Il problema, fa notare in un dibattito cui abbiamo preso parte, è la mancanza di obiettivi precisi. Non avere un "piano" specifico diventa letale quando viene sfruttata anche la separazione e la frammentazione delle identità e collettività "alternative", quando "chi sta sopra" attua un antico insegnamento, quello riassunto dal motto "dividi e comanda".
La regista durante una proiezione del documentario allo "Zero 81" di Napoli |
Chiacchierando con Giulia, a margine di una proiezione, ci spiega che anche la distribuzione segue una dinamica autogestionaria e libertaria. A chi le chiede il permesso di proiettarlo consiglia di farlo in una maniera diversa dal classico film al cinema o dalla fruizione "isolata" tramite una piattaforma. L'ideale sarebbe organizzare un dibattito o dei gruppi di ricerca sugli svariati aspetti storici e politici che si trovano nella pellicola. Come si legge nella descrizione del film: <<guardando la sua vita e non la sua tragica morte (...) raccontiamo un modo diverso di concepire il mondo, rivoluzionario ieri e ancora più significativo oggi (...) Il cammino di Carlo si intreccia con quello del movimento No Global, mostrando come quegli ideali e quelle battaglie contro il neoliberismo siano più attuali che mai>>. Per questo c'è bisogno di studiare e comprendere cosa va ripreso di quelle esperienze e quali sono stati gli errori da non ripetere...
Anarco-Pacifista
Ringraziamo il "Laboratorio di mutuo soccorso 081", spazio liberato napoletano, per aver organizzato una proiezione del documentario lo scorso Maggio. Per chi volesse organizzare proiezioni del film si può inviare una mail a "info chiocciola ghirofilm punto it". È possibile anche vederlo tramite il network di produzioni indipendenti "OpenDDB".
Nel riquadro in fondo (o a questo link se non lo visualizzate) potete vedere l'altro documentario che abbiamo menzionato all'inizio, intitolato "La Trappola", su PeerTube.
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