L’USO DELLA VIOLENZA E LA STORICA SPACCATURA DEL MOVIMENTO LIBERTARIO (parte 2)
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A sinistra un'immagine simbolo della Croce Nera Anarchica. A destra un simbolo pacifista dell'artista Zorro4 da Pixabay |
Di seguito il secondo
articolo in cui Anarco Pacifista spiega le ragioni della sua solidarietà
con Alfredo Cospito e, al contempo, la sua contrarietà alla strategia militante
del prigioniero anarchico insurrezionalista: nelle prossime righe
tratteremo degli aspetti puramente politici e ideologici del pensiero anarchico
e dell’uso della violenza come strumento politico.
Nella prima parte di questo scritto si è
parlato sinteticamente della sua vicenda giudiziaria ed è stata trattata più
nel dettaglio la questione dell’ergastolo ostativo (o non riducibile) e quella
del 41 bis.
In questo altro post di una settimana fa abbiamo parlato più dettagliatamente della sua storia “giudiziaria” (e di altri eventilegati alla FAI-FRI).
In un altro abbiamo invece raccolto tre appelli sottoscritti e sostenuti
da migliaia di persone.
PERCHÉ NON STO CON COSPITO: L’USO DELLA VIOLENZA COME MEZZO, ESTREMO, DI LEGITTIMA DIFESA E L’USO DELLA VIOLENZA COME FINE RIGENERATIVO-SOCIALE
Dagli albori della storia del movimento anarchico e libertario esiste una contrapposizione, tendenzialmente binaria, tra due correnti: << le correnti organizzatrici che reclamano l’esistenza di una struttura pseudo-partitica, dotata di un programma con la principale funzione di coordinamento >> e << quelle antiorganizzatrici, di solito portatrici di istanze più orientate in senso spontaneista e individualista>>. A mio modesto avviso le correnti antiorganizzatrici sono quelle tendenzialmente più violente e di cui si parla maggiormente sui media mainstream.
Un’altra contrapposizione dei movimenti libertari (ma anche di altri movimenti politici) può essere tratteggiata lungo i confini della legittimità dell'uso della violenza come strumento politico e come fine o mezzo dell’attività di militanza.