27.5.23

CRONACHE DA “UE’ UNDERGROUND ECCETERA 2023”

REPORTAGE AUTOPRODOTTO “FUORI TEMPO MASSIMO”


locandina dell'evento


Un anno fa partecipavo al secondo festival “underground” di fumetti e autoproduzioni a stampa della mia vita, e per la prima recensivo un festival dove auto(nomi)produttori e auto(nomi)consumatori si incontravano, si fondevano, in una fiera underground che mi piaceva definire un “rave party editoriale” (tra l’altro in tempi “non sospetti”, e cioè quando non avevano ancora cacciato l’arma di distrazione e repressione di massa del decreto anti-rave)...

Un anno fa, girando tra quei banchetti, prendendo appunti a margine di quelle preziose presentazioni (che in alcuni casi sono diventati degli “articoli nell’articolo”), presentandomi, interagendo con altre singolarità e collettività senza la mediazione di uno schermo, sviluppavo una maggiore coscienza e riuscivo a esprimere meglio il ruolo che svolgo ecletticamente nella (e con) la collettività: sono un Cronista Autoprodotto e Fanrivista è una auto-produzione giornalistica, autofinanziata col sudore di lavori precari vari, autogestita con ancora molti problemi nella “forma” a vantaggio di un contenuto indipendente, fatto di giornalismo sperimentale, schierato e al contempo che aspira a essere il più obiettivo possibile.

 

Quest’anno ho rincontrato tante facce amiche e ne ho conosciute di nuove.

Quest’anno mi sono rifatto gli occhi e la mente ancora una volta, ricevendo nuovi e preziosi spunti di riflessione su arte e politica: grazie a tuttə quellə che hanno animato il fest ho avuto l’opportunità di arricchire il mio pensiero, osservando sfumature per me nuove che riguardano le risorse materiali che usiamo per stampare, e quindi la sostenibilità della carta, ma anche l’ignobile fenomeno del caporalato, i confini materiali e mentali delle nostre entità sociali e statali, le contenzioni fisiche e mentali, i bizantinismi delle amministrazioni locali che ostacolano l’arte indipendente dimenticandosi dei quartieri più complessi e costruendo città-vetrine, le politiche per regolamentare le sostanze, alternative alla fallimentare guerra alla droga e molto altro...

Ma soprattutto quest’anno non ero solo: Flora Molettieri, detta Floroformio, ha curato le recensioni delle presentazioni, ha scritto la parte "di cronaca" di questo maxi-post (si è verificata una spiacevolissima vicenda per realizzare un murales nel quartiere dell’Avvocata a Napoli, di cui parliamo fra poche righe) e mi ha aiutato a girare tra i vari banchetti, scattando foto e contribuendo con il suo impegno a documentare l’alto livello artistico e lo scintillante potenziale socio-politico che i festival underground, insieme a tutte le pratiche auto-gestionarie, racchiudono.

 

E allora vediamo cosa abbiamo combinato nel reportage di questa edizione (e potete sempre leggere con calma quello che si era combinato anche l’anno scorso, ponendo attenzione sempre ai vari “articoli nell’articolo”, e negli altri fest che abbiamo seguito nella sezione “Autoproduzioni”)

 

 

IL FESTIVAL “FUORI STAGIONE” E IL REPORTAGE “FUORI TEMPO MASSIMO”

26.5.23

CONCETTI SPARSI DA “RECLAIM THE TECH”

TANTI SPUNTI TANTO IMPEGNO!




A Bologna, tra il 5 e il  7 maggio 2023, si è dipanata una densissima tre giorni intitolata "Reclaim the Tech, Officina di saperi e pratiche per la giustizia digitale, sociale e di genere" nel Municipio Sociale "Làbas" e nel Centro Sociale "Teatro Polivalente Occupato".
 
Chi lo ha organizzato non lo definisce come un semplice "festival", bensì <<una fucina di scambi e riflessioni, un percorso da costruire insieme per riprenderci la tecnologia e rimetterla al servizio di persone e comunità>>.
 
Nei tre giorni si sono condensati tantissimi spunti sulle tecnologie, in particolare quelle legate al mondo digitale: abbiamo preso parte a una valanga di energia collettiva, abbiamo “immagazzinato” una riserva di potenziale sociale e di voglia di fare, e siamo fiduciosə che all’ampiezza di quelle riflessioni corrisponderà un impegno altrettanto “esteso”.
 
Questo articolo non è soltanto un “reportage atipico” e un “ricordo” del festival, ma è soprattutto un post che parla di tecnologie, specificamente quelle legate alle IT e con una particolare attenzione a una serie di tematiche collegate alla strettissima attualità, con una serie di “articoli nell’articolo”: parliamo quindi di tecniche di sorveglianza e repressione di massa, social network “classici”, Fediverso, shadow-libriaries e Aaron Swartz, algoritmi e AI, big data, cripto valute,
delle diaboliche dinamiche discriminatorie e voraci del capitalismo di piattaforma e digitale e del contro-utilizzo delle sue meccaniche
 
Il nostro auto-inviato per nulla speciale, Scribha Kino (detto anche Analfabeta Informatico Funzionale), è partito da Napoli insieme a dei/delle “compa” per seguire l’evento, vediamo cosa ha combinato...
 
 

RIAPPROPRIAMOCI DELLE “TECH”!

 
Sintetizzare cosa è stato il festival è per forza di cose uno sforzo riduttivo: è difficile restituire il livello profondo delle riflessioni e lo spessore delle elaborazioni teoriche... E sarebbe altrettanto limitante considerarlo un mero festival, e non soprattutto un luogo dove intessere relazioni e alleanze per progettare e mettere in pratica quello di cui si è discusso negli svariati workshop e panel (più di 15), oltre che negli incontri introduttivi e finali.

21.5.23

SANGUE E SPORT NEL TWEET DI SALVINI CANCELLATO

PERCHÉ SALVINI HA ACCOSTATO LA TRAGEDIA CON IL CALCIO?


A sinistra il tweet cancellato dal profilo di Salvini, a destra lo stesso contenuto postato su “Instagram” me epurato dalla frase sul Milan.
A sinistra il tweet cancellato dal profilo di Salvini, a destra lo stesso contenuto postato su “Instagram” me epurato dalla frase sul Milan.


 

Il 16 Maggio, mentre l’Emilia Romagna veniva colpita dalla seconda ondata alluvionale dell’anno, il ministro delle infrastrutture Salvini in un tweet parlava del tanto tragico quanto purtroppo prevedibile evento, accostandolo alla sconfitta del Milan da parte dell’Inter:

 <<Cuore e impegno (e telefono che squilla di continuo) dedicati ai cittadini di Emilia e Romagna che lottano con acqua e fango. Un Milan senza cuore, grinta e idee non merita neanche un pensiero>>, eppure il pensiero lo aveva appena espresso, legandolo alla catastrofe ambientale...

Poteva spendere qualche riga, parola o tweet in più sull’emergenza climatica, sulle speculazioni edilizie che continuano in un territorio quasi per metà ad alto rischio idrogeologico (come molti altri lungo il “belpaese”), ma invece ha preferito parlare del Milan: è stata una semplice “gaffe” di un twittatore compulsivo che, purtroppo, ha comunque molto seguito? È stata una subdola tattica di distrazione di massa architettata con chi cura la sua comunicazione? È stato un accostamento inopportuno e insensibile di un politico populista di bassissima caratura, di cui poi si è “mediaticamente” pentito, cancellandolo (e che in una democrazia sana avrebbe portato quantomeno alle scuse e alle dimissioni di Salvini, ma lui e altr# non si è dimettono per molto peggio...)?

Non possiamo dirlo con certezza, ma come si evince dagli screenshot ripubblicati da numerosi utenti della rete e organi stampa, in circa un minuto il tweet è passato da circa 6 mila a più di 60 mila visualizzazioni prima di essere cancellato dal profilo ufficiale (forse perché si aspettava migliaia di risposte e commenti negativi? Forse è stato un tentativo goffo di “cancellare” la “storia” da parte di un politico al capolinea, come pronosticano molti? Comunque su Instagram è ancora visibile la versione “pulita” del post, senza la parte relativa al Milan).

Per questo vi riproponiamo due articoli che trattano di meccanismi mediatici e armi di distrazioni di massa:

20.5.23

BERLUSCONI ASSOLTO NEL RUBY-TER (SALVO RICORSO IN APPELLO, PER ADESSO)

USCITE LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA, IN PUNTO DI FATTO POLITICO NON CAMBIA UNA VIRGOLA...


sullo sfondo news sul presunto calvario giudiziario e sulla gogna mediatica di Berlusconi indicizzate dai motori di ricerca. A sinistra c'è una gogna, a destra un omino che trasporta una croce come Cristo e l'immagine di Socrate
Clicca o tocca l'immagine per ingrandirla


Postiamo un breve aggiornamento sul cosiddetto processo “Ruby Ter”, dopo che cinque giorni fa sono state pubblicate le motivazioni della sentenza del Tribunale milanese e riproponendo due articoli su “Mr. B”, il cittadino un po’ più uguale degli altri, mentre la stampa mainstream (in particolare quella vicina o controllata direttamente da lui) si prodiga nello snocciolare le news sul suo stato di salute e non sullo stato di salute della Repubblica che ha contribuito a rendere una democrazia “a bassa intensità”, grazie alle leggi ad personas, al decadimento culturale e alle logiche individualiste propagandate con il controllo dei mass-media.



Sono state depositate le motivazioni della sentenza del processo di primo grado che vedeva Berlusconi e una ventina di persone accusate di falsa testimonianza e corruzione in atti giudiziari (la sentenza completa è stata pubblicata online per intero dal sito Giurisprudenza Penale).

Sostanzialmente, come si era capito dalla lettura del dispositivo tre mesi fa e come avevamo spiegato in un altro post (che vi riproponiamo e vi invitiamo a leggere per approfondire la vicenda), le accusate nel procedimento vestivano la qualifica di imputate, e non di testimoni, e quindi avevano il diritto di non dire “tutta la verità” o di non dire nulla. Intanto i Pubblici Ministeri hanno ribadito che valuteranno la possibilità di ricorrere in appello dopo aver letto con attenzione le quasi 200 pagine della sentenza.

Al di là delle questioni “in punto di diritto” ribadiamo che “in punto di fatto politiconon cambia una virgola: per questo per chi volesse approfondire, oltre a riproporvi il post in cui parlavamo della “gogna mediatica” a cui il povero Silvio era stato sottoposto (e che nemmeno il Cristo storico e Socrate hanno patito), proprio lui il <<cittadino un po' più uguale degli altri>>, riproponiamo anche un lunghissimo pseudo-editoriale (che sfuma nell'inchiesta su fonti aperte) che partendo dal “gossip tragicomico” della cronaca “rosa-giudiziaria”, arriva a includere l’ideologia “putinista” e “rosso-bruna” ai tempi dei “post-fascisti” al governo

In linea con la strategia editoriale di questa fanza/rivista, questi articoli “slow-news” riproposti sono “a lunga scadenza” e “da leggere con calma”: più che concentrarci su breaking-news omologate e da consumare voracemente, un po’ come ci si ciberebbe con la spazzatura dei fast-food, questi post mirano a divulgare un tipo di informazione “che resta”, che fotografa la stretta contemporaneità da una prospettiva politica e storica, un’informazione utile da fruire e da dibattere anche quando passa molto tempo dal verificarsi di una singola “news” specifica.
Non dimenticate che per qualunque critica, proposta, spunto di riflessione o commento c’è lo spazio dei commenti qui sotto e siamo sui vari social, mainstream e non… 
Grazie della vostra preziosa attenzione e buona lettura! 



Pseudo-Redazione

10.5.23

PEPPINO IMPASTATO E LA LOTTA PER LA VERITÁ

INFORMAZIONE ALTERNATIVA E SATIRA CONTRO MAFIE E COLLETTI BIANCHI

 

al centro del collage un microfono attorniato da saette che rompono il cerchio (simbolo dell'autogestione). In basso a sinistra il cartello di Radio Aut, a destra un'immagine di Peppino Impsstato
L'immagine di Peppino Impastato in basso a destra nel collage è di Obbino e l'originale si trova su Wikimedia Commons

Sulla rubrica RecenTips proponiamo diversi materiali per ricordare la vicenda politica e umana di Giuseppe Impastato, pioniere dell’informazione alternativa, modello umano e operativo da seguire per chi fa “contro-informazione” rifuggendo dalle narrative mainstream e non arrendendosi alla famelica logica capitalista, oltre che un “santo laico” per chi scrive.


Quarantacinque anni fa Peppino Impastato veniva trucidato dalla mafia: venne fatto saltare in aria con un’esplosione di tritolo su dei binari ferroviari, nello stesso giorno in cui veniva ritrovato il cadavere di Aldo Moro: cercarono anche di sporcare la sua immagine organizzando una messa in scena, <<agevolati dagli organi inquirenti, dai magistrati che accorsero sul posto>>, racconta suo fratello, Giovanni Impastato, al programma Forrest di Rai Radio1: il tentativo era quello di farlo sembrare un attentato terroristico finito male, e in un secondo momento strumentalizzarono una sua lettera per farlo sembrare un suicidio. Molti nutrono ancora tanti dubbi sulla simile morte di Giangiacomo Feltrinelli, che potrebbe essere stata “indotta” o addirittura un omicidio mascherato da un incidente nel tentativo di sabotare un traliccio.

Quarantacinque anni fa moriva <<un ragazzo animato da una grande voglia di giustizia, di legalità, di libertà, non pagato per assumere questo ruolo, non era una figura istituzionale, ma era il figlio di un mafioso che ha operato una grande rottura storica e culturale, non solo nell’ambiente in cui ha lottato fino in fondo, ma all’interno della sua famiglia, lo ripeto, una famiglia di origine mafiosa>>, spiega suo fratello nell’intervista radiofonica, e non è un particolare di secondaria importanza: le lotte vanno portate avanti nelle piazze, nei luoghi del potere, ma anche nel “piccolo” quotidiano, che può essere quello dell’ambito lavorativo personale o familiare, oppure quello della propria comunità locale.

Quarantacinque anni fa moriva un compagno che si era inizialmente avvicinato alla politica e a diversi gruppi marxisti-leninisti e di sinistra <<su un piano più emozionale che politico>> (come si legge in uno scritto autobiografico che citiamo in calce a questo post), in una traiettoria che lo porterà a candidarsi  con il partito trotskista di Democrazia Proletaria, con cui verrà eletto al comune di Cinisi solo simbolicamente, dato che era già stato "giustiziato".

9.5.23

L’OMICIDIO MORO E I POSSIBILI “COMPLOTTI”

Tra le righe di RecenTips consigliamo due video, disponibili gratuitamente online, che offrono due prospettive apparentemente opposte sul delitto Moro: quella proposta dal programma “Atlantide” lo scorso Marzo, condotto da Andrea Purgatori su La7, e quella illustrata dal noto divulgatore storico Alessandro Barbero al Festival della Mente di Sarzana nel 2017.


A sinistra il video di Alessandro Barbero pubblicato da uno dei numerosi canali dei suoi fan. A destra uno screenshot della puntata di Atlantide dove si vide il magistrato Donadio. In trasparenza l'immagine di Moro diffusa dalle BR.
A sinistra il video di Alessandro Barbero pubblicato da uno dei numerosi canali dei suoi fan. A destra uno screenshot della puntata di Atlantide dove si vide il magistrato Donadio. In trasparenza l'immagine di Moro diffusa dalle BR.


Quarantacinque anni fa le Brigate Rosse trucidavano Aldo Moro, facendo ritrovare il suo corpo nel portabagagli di una Renault 4 in via Caetani, a Roma: il luogo del ritrovo si trovava vicino le sedi sia del Partito Comunista Italiano che della Democrazia Cristiana, e non era un caso...

Il presidente della DC, che era anche il principale esponente della “sinistra” democristiana, opposta all’ala destra “andreottiana”, era favorevole a un accordo con il PCI noto come Compromesso Storico”, teorizzato dal suo omologo comunista, il segretario Enrico Berlinguer.

L’accordo avrebbe permesso la costituzione di un governo di “larghe intese” per attuare riforme e cambiamenti radicali, basati su un ampio consenso popolare e isolando le forze più reazionarie ed estremiste, oltre a mettere in secondo piano il Partito Socialista Italiano che portava avanti la strategia della “alternativa a sinistra”, mirante invece a salire al governo senza accordi con la DC.

 

4.5.23

DEFINIZIONE DI INTELLIGENZA

ESSERE FELICI SENZA CAUSARE SOFFERENZA


Questo brevissimo “post-aforisma” (o afori-post) è incluso nella nostra rubrica pseudo-enciclopedica, “Define”. 


Immagine dell'artista Jambuboy da Pixabay


Tuttavia non parliamo dei diversi usi e delle sfaccettature che può assumere la parola
intelligenza, ma proviamo a tracciare una definizione che è più un consiglio pratico ed etico, di “filosofia morale spicciola”, da integrare a quelle che troviamo nei dizionari: 

sul dizionario De Mauro (precisamente nelle prime due accezioni del lemma), leggiamo che per intelligenza si intende la <<facoltà della mente umana di intendere, pensare, giudicare, comunicare fatti e conoscenze, di formulare giudizi ed elaborare soluzioni in risposta agli stimoli esterni, di adattarsi all’ambiente o di modificarlo in base alle proprie necessità>>. 

Analogo è il concetto di intelligenza riferibile agli altri animali del pianeta Terra: <<facoltà mentale che permette l’acquisizione di capacità, l’adattamento e la risposta a stimoli esterni e la comunicazione con i propri simili o con l’uomo>>.

Si spiega poi che il vocabolo, per estensione, può essere inteso come la <<capacità di apprendere, capire, giudicare con particolare facilità, prontezza, acutezza>> e quindi anche la capacità di agire, la <<perizia, competenza con cui si fa qualcosa>> .


Arriviamo dunque alla conclusione:

Intelligenza vuol dire avere la capacità di essere felici senza causare sofferenza.

Quanto più riusciamo a essere felici senza causare sofferenza, tanto più siamo intelligenti!


Phil Feroso




3.5.23

NON C'È GIUSTIZIA SENZA VERITÀ!

STELLA MORIS, LEGALE E MOGLIE DI ASSANGE: <<I SEGRETI DI STATO NON SONO QUALCOSA DI NATURALE>>


 

Nell'immagine superiore uno striscione in cui Julian Assange è simbolicamente imbavagliato da una bandiera statunitense. Sotto lo screenshot della testata del sito del festival, raffigurante l'automobile in cui è stato giustiziato Giancarlo Siani, una Citroen Mehari: l'ideatrice e la direttrice del festival, Desirée Klain, ha ricordato che la criminalità organizzata è la forma di terrorismo diffusa nel pezzo di pianeta in cui abitiamo.
Nell'immagine superiore uno striscione in cui Julian Assange è simbolicamente imbavagliato da una bandiera statunitense. Sotto lo screenshot della testata del sito del festival, raffigurante l'automobile in cui è stato giustiziato Giancarlo Siani, una Citroen Mehari: l'ideatrice e la direttrice del festival, Desirée Klain, ha ricordato che la criminalità organizzata è la forma di terrorismo diffusa nel pezzo di pianeta in cui abitiamo.


Torniamo a parlare di Julian Assange dopo aver incontrato Stella Moris a “Imbavagliati, Festival Internazionale del Giornalismo Civile”, dove ha ricevuto il Premio Pimentel Fonseca.

 

Stella Moris mette, letteralmente e in senso figurato, la faccia nella cornice realizzata dal gruppo "Free Assange Napoli", che recita <<non si può arrestare la nostra libertà ad essere informati>>. Sullo sfondo alcune tavole della mostra realizzata dall'artista Gianluca Costantini, dove spicca l'immagine di Mario Paciolla, osservatore dell'ONU morto in Colombia in un omicidio mascherato da suicidio.
Stella Moris mette, letteralmente e in senso figurato, la faccia nella cornice realizzata dal gruppo "Free Assange Napoli". Sullo sfondo alcune tavole della mostra realizzata dall'artista Gianluca Costantini, dove spicca l'immagine di Mario Paciolla, osservatore dell'ONU morto in Colombia in un omicidio mascherato da suicidio.


Dopo aver seguito una serie di festival di auto-produzioni grafiche ed editoriali (“Ué Underground Eccetera”, “Raise Your Zine”, “Crack! Vudu” e “Santa Feira”) oltre a quello organizzato da Mediterranea Saving Humans, “A Bordo!”, il nostro auto-inviato per nulla speciale, il difficilmente gestibile Cronista Autogestito, si è recato a un evento più “formale” e “istituzionale”, ma non per questo meno valido e denso di spunti di riflessione sul ruolo del giornalismo, sulla censura e sulla ricerca della Verità.

 

Stella Assange riceve la targa del premio


Nel post che segue ci focalizziamo principalmente sulla vicenda dell’hack-tivista australiano, sugli aspetti della sua attività che alcuni considerano controversi mentre, a nostro dire, di controverso c’è solo il tentativo di incarcerare chi si batte per un’informazione libera, senza la quale non ci può essere una società giusta ed equa.

Nella parte conclusiva troverete alcune considerazioni che ci sono rimaste particolarmente impresse della tre giorni, che si è conclusa Sabato, su diversi temi che ci sono particolarmente a cuore: dalle "persone in movimento" al tema della detenzione, passando per la guerra e le mistificazioni di certi meccanismi mediali.

 


CONOSCENZA, POTERE E SEGRETI: UN CASO POLITICO PIÙ CHE GIUDIZIARIO

L’informazione e le conoscenze corrispondono a un potere, un potere tanto vasto quanto basilare, dato che siamo l’unica specie sulla Terra che può tramandare conoscenze complesse ai posteri. 

Il potere del sapere dovrebbe essere distribuito equamente fra tutti, così come ogni altra risorsa, materiale e non. 

Julian Assange è tra i fondatori della piattaforma Wikileaks il cui scopo era quella di prendere informazioni, e dunque potere, da chi ne aveva molto, per poi “redistribuirlo” e restituirlo alla collettività, proteggendo al contempo chi forniva quelle informazioni tramite sistemi di cifratura. La mole di documenti era immensa e per questo alla stessa collettività, oltre che al suo team, spettava il compito di controllare quelle notizie, prevenendo la pubblicazione di notizie deliberatamente false o pericolose: questo concetto è a nostra detta cruciale, perché implica un controllo collettivo dell’informazione, un protagonismo auto-gestionario nelle verifica delle fonti che non dovrebbe essere delegato solo agli specialisti della comunicazione e della politica.

Come abbiamo già argomentato, chiedere la liberazione di Assange è un dovere morale di tutti quelli che hanno a cuore la libertà di parola, e il suo caso è preminentemente politico, più che mediatico e giudiziario: hanno prima imbastito contro di lui uno scandalo sessuale in Svezia, si è poi rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador londinese “auto-recludendosi” per 7 anni, e da 4 anni è in un carcere di massima sicurezza britannico, dove vive in un isolamento totale e barbaro per 22 ore al giorno in attesa che venga esaminata la richiesta di estradizione verso gli USA, dove rischia 175 anni di prigione per spionaggio o, addirittura, la pena di morte, se l'accusa formulata nei suoi confronti fosse quella di cospirazione. Negli Stati Uniti è accusato in base al cosiddetto “Espionage Act”, una legge promulgata nel 1917, quando la tecnologia che fa funzionare le nostre radio era ancora agli albori, quando la concezione della libertà di stampa era molto diversa da quella attuale, quando non esistevano ancora le potenzialità della rete di favorire sia la comunicazione libera sia un controllo repressivo e capillare vagamente immaginato da scrittori come Orwell.

Dopo aver provato a macchiare indelebilmente la sua immagine con l’accusa (caduta e infondata) di stupro, chi lo incolpa sostiene che l’attivista, giornalista e programmatore sia un terrorista o una spia al servizio di qualche oscura potenza statale. Secondo chi scrive queste accuse sono delle fandonie campate in aria: la piattaforma Wikileaks infatti ha ospitato migliaia di documenti non facendo sconti a nessuno, né agli USA, né alla Russiané alla Cina, né ai potentati delle multinazionali private, ed è anche per questo che è molto complicato valutare in maniera precisa l’estensione del “raggio” di “nemici” che Assange e il suo team, oltre alle diverse testate internazionali che hanno collaborato con loro, si sono fatti, ed è per questo che non bisogna smettere di indagare e parlare di questa immensa vicenda.

E comunque, se pure volessimo ammettere per assurdo che Assange fosse uno dei peggiori terroristi di tutti i tempi e non uno dei giornalisti più coraggiosi e preparati della storia, se pure volessimo additarlo come “il nemico pubblico numero 1” del “disordine” mondiale costituito, bisognerebbe come minimo assicurargli delle condizioni detentive che siano il più umane possibile (abbiamo scritto diversi articoli sul tema della detenzione in merito, come questo dedicato al caso Cospito).

 


ASSANGE È UN SANGUINARIO PERCHÉ HA DETTO LA VERITÀ?!

Oltre all’accusa di essere al soldo di qualche agenzia di intelligence molti imputano ad Assange l’avere le mani “sporche di sangue” per le conseguenze delle sue rivelazioni, come accaduto in Kenya quando, in occasione delle elezioni del 2007, delle rivelazioni di Wikileaks innescarono un’ondata di violenza. 

In merito alla vicenda Assange dichiarò a Carole Cadwalladr del The Guardian nel 2010: <<in quel frangente morirono circa 1300 persone e 350 mila dovettero fuggire. Fu un risultato della nostra nostra fuga di notizie. D’altra parte gli abitanti del Kenya avevano diritto a sapere che 40 mila bambini morivano di malaria, e che molti altri morivano per il denaro portato al di fuori del Kenya e della conseguente svalutazione dello scellino (…) Bisogna iniziare con la verità. La verità e l’unica maniera per arrivare da qualche parte, perché ogni decisione basata su bugie o ignoranza non può condurre a buone conclusioni>>. Altre accuse affini a questa riguarderebbero il presunto pericolo di vita di diversi giornalisti, politici, diplomatici ed esponenti di ONG, a causa delle rivelazioni di Wikileaks.

Un giornalista dovrebbe cercare di essere “scomodo” anche verso le proprie convinzioni (e, come si sostiene nel manifesto programmatico di questa Zina/Rivista, manifestarle è in realtà un passo necessario per tendere verso la massima obiettività), e per questo abbiamo vestito i panni dell’“avvocato del diavolo” e abbiamo fatto questa domanda a Stella Moris:

<<Alcuni sostengono che la pubblicazione di certe notizie ha messo diverse vite a rischio: ammesso che sia vero, lei pensa che sia un prezzo necessario da pagare per avere una società e un mondo migliore?!>>.