I processi e le “devianze” dell’ex-premier, l’inchiesta sui finanziamenti russi alla Lega e le teorie sulla sostituzione etnica mutuate da Hitler (sostenute da chi ci governa), le casse di Vodka e di Lambrusco, la guerra in Ucraina e i foreign-fighter neo-fascisti (ma anche "di sinistra"), il gas russo e quello algerino, il lettone di Putin e la “propaganda LGBT” dei servizi “deviati”.
Trattiamo questi argomenti nel lunghissimo editoriale “strampalato” e “impasticciato” che segue (editoriale con caratteri ibridi dell’inchiesta giornalistica su fonti aperte), coprendo un arco temporale che va da “Tangentopoli” al conflitto in Ucraina passando per “Moscopoli”.
Con il ritorno di Berlusconi in parlamento purtroppo dobbiamo tornare a parlare di “gossip”, o meglio di “pseudo-gossip”, di pettegolezzi tragicomici collegati a serie vicende giudiziarie e politiche… Malvolentieri, invece di pensare a risolvere problemi come quello dei cambiamenti climatici, torniamo ad occuparcene. Molti di questi “pettegolezzi”, legati all’”amico Putin”, non possono non ritornare alla mente e alla ribalta delle cronache dopo la diffusione degli audio in cui Berlusconi (aka “Mr B.” o semplicemente “B.”) narrava della sua profonda amicizia con l’autocrate. Parliamo di ciò nella prima parte di questo pseudo-editoriale “travagliato” sul “nuovo” governo che vi apprestate a leggere…
Ma andiamo per ordine spiegando la suddivisione di questo “saggio”-editoriale-inchiesta:
iniziamo con una premessa metodologica, politica e medialmente-critica sul confine tra gossip tragicomico e vicende di “travagliata” cronaca politica/giudiziaria, nonché su subdole tecniche di propaganda...
Passiamo poi ai processi e alla storia politica di Silvio, intonando “purtroppo Silvio c’è”, e dunque parodiando la canzoncina che diventò virale molti anni prima dell’esistenza dei social network e del “meme” specifico della Meloni (quello che, sulle note di una musica trash da giostra recita: “io sono Giorgia, sono una madre, sono cristiana ecc.”). Spieghiamo anche come il processo Ruby si intreccia con le vicende della nuova premier che, sostanzialmente, ammise di stare con B. solo per opportunismo politico. Inoltre parliamo anche delle teorie complottiste riguardanti i “servizi LGBT deviati” e il perfido e surrettizio “piano di sostituzione etnica” a danno della civiltà giudaico-cristiana europea (tanta roba!).
Dopo uno sforzo intellettuale, per comprendere le magagne legali di B. e lo spirito “tribolato” di questo maxi-post, passiamo a parlare dei famosi audio in cui si intuisce che a Berlusconi e Putin piace bere alcol, ed entrando nella strettissima attualità relativamente all’eterna questione dei gasdotti dai tempi di Craxi a oggi, passando per le proteste di Euromaidan.
Infine sintetizziamo la vicenda dei presunti finanziamenti alla Lega dalla Russia (nota anche come Moscopoli, Russiagate e scandalo Metropol ) sfiorando l’intricata vicenda degli estremisti di destra diventati “foreign-fighters” pro-Putin per “de-nazificare” l’Ucraina, vicenda in cui l’appartenenza politica e i concetti di “destra e sinistra” sfumano nella tonalità “rossobruna”, con divisioni sul supporto a Putin o all’Ucraina all’interno della stessa estrema destra e con la partecipazione al conflitto di milizie di sinistra.
Tutto all’insegna della tragicomicità e con un sforzo rigoristico per la narrazione di eventi storici e di cronaca giudiziaria: questo è un articolo lunghissimo (speriamo che almeno una singola persona lo legga per intero, valutiamo di pagarla per leggerlo!!! -scherzo-) per cui se non riuscite a leggerlo tutto d’un fiato salvate la pagina tra i preferiti e ritornateci, magari leggendo un paragrafone alla volta: se volete saperne di più sulle teorie del complotto portate avanti da chi ci governa in questi giorni, se volete piangere, riflettere e ridere amaramente sui rapporti tra la Meloni e Berlusconi, tra la Lega e il nazismo (seriamente!), se siete nostalgici del “ventennio” Berlusconiano (il tempo effettivo in cui è stato in carica come premier è di quasi dieci anni) perché ci siete cresciuti dentro (come me) o se fate parte delle generazioni dopo i millennial e volete saperne di più, non potete perdervelo, non ve ne pentirete lo prometto! Se poi questa promessa, alla fine della lettura, non sarà stata mantenuta, e se non sarete giunti alla fine dell’articolone con <<viva e vibrante soddisfazione>> (cit. di Giorgio Napolitano) e con mesta consapevolezza sulla situazione politica, allora non tornate più sulle pagine di questa fanza/rivista, mettente DIS-like, abbassate pollici all’ingiù, UN-followateci sui social e licenzieremo l’Editorialista Travagliato che ha scritto questo pezzo (che tra l’altro non abbiamo “assunto” perché si auto-gestisce e si auto-sfrutta, quindi c’è poco da perdere...).
BUONA LETTURA, LOVE!
Le “Travagliate” storie di Gossip “tragicomico” e i motivi per cui ci si dimette sugli altri pianeti
Il <<liberal-montanelliano>> Marco Travaglio è probabilmente il giornalista che più, e meglio, si occupato di Silvio Berlusconi e delle sue vicende giudiziarie: pur non stimando le idee politiche del fondatore de “Il Fatto Quotidiano” penso sia indubbio riconoscere il suo valore di cronista giudiziario e, perciò, la prima parte di questo lunghissimo pseudo-editoriale in un certo senso lo “omaggia”.
Chi scrive questo post pensa che una serie di eventi riguardanti la vita “privata” di Berlusconi, classificati da molti come mero “gossip”, in realtà, non sono assolutamente “pettegolezzi in senso stretto”. Piuttosto, alcuni dei casi trattati in questa righe, riguardano una serie di eventi politici -anche internazionali- e di cronaca giudiziaria, contaminati dalla dimensione editoriale del “gossip”: il punto non è tanto giudicare “moralmente” Berlusconi facendo pettegolezzi… Certo, si potrebbe parlare di rapporti sessuali con minorenni a pagamento e non a sua insaputa... Oppure a riguardo, più semplicemente, sarebbe utile affrontare un tema come quello dell’ “età del consenso” (tema che abbiamo affrontato su queste pagine in un post sulle riflessioni scaturite dalla partecipazione a un “Queer Pride” e citando proprio Montanelli, “maestro” e ispiratore di Travaglio che lavorava per Berlusconi prima di essere cacciato via a calci nel sedere dalla redazione de “Il Giornale”).
Si potrebbe parlare delle presumibili “devianze” (mutuando la parola usata dalla Meloni) dell’ex premier Berlusconi, stando anche a quanto riferiva la sua seconda ex moglie, Veronica Lario, che parlava di <<vergini in pasto al drago>> e di un marito malato che frequentava le minorenni; nonché a quello che sosteneva la defunta Imane Fadil (testimone del “Rubygate” e partecipante alle “cene galanti” che, in un primo momento, si pensava fosse stata avvelenata con materiale radioattivo) quando dipingeva gli incontri nelle sue residenze come un qualcosa di affine a un culto satanico… Nonché dell’immagine macchiettistica e della credibilità svilita che, giustamente, molte delle persone che abitano questo pezzo di pianeta chiamato Italia avvertono… E il punto è proprio questo: c’è oppure non esiste una memoria storica “a breve termine” nel popolo italiano (e terrestre) su almeno una frazione microscopica dei macroscopici obbrobri politici e umani perpetrati negli ultimi anni, sulla lista infinita di promesse mancate (una tra tutte il milione di posti di lavoro firmato "con il sangue" a “Porta a Porta”, di cui abbiamo già parlato)?! Una parte del popolo italiano soffre di una forma di analfabetismo funzionale che non gli fa capire come i presunti “pettegolezzi” su Berlusconi costituiscono un pericolo per la “cosa pubblica” anche solo per la ricattabilità di quel politico, questione che si va ad aggiungere agli innumerevoli conflitti di interessi (presumo che anche quest’ultimo concetto sia sconosciuto a molti che, invece, pensano qualcosa come: “quello è un imprenditore, lui sa come creare posti di lavoro e favorire l’economia”… Certo, la sua economia, le sue finanze!).
Forse la nostra mente tende a eliminare messaggi e avvenimenti “scioccanti” e di forte impatto emotivo, ed è per questo che molti italiani non ricorderanno le foto pubblicate da “El Pais” nel 2009 del pene eretto dell’allora presidente ceco Mirek Topolànek, ospite nella sua dimora milionaria in Sardegna e e al centro della foto-collage che accompagna questo post (oltre al suo pene ci sono anche una serie di questioni sull’energia e sul gas, di cui parliamo dopo). O forse non ricorderanno le narrazioni delle sue notti di passioni e degli intrighi intessuti all’ombra del baldacchino del “Lettone di Putin”...
Forse non lo ricordano perché in realtà, dato che molta stampa è influenzata proprio da Berlusconi sia in senso economico che “politico-morale”, certi avvenimenti non vengono nemmeno “censurati” ma, anzi, sono “addolciti” artificialmente, rilanciati in pompa magna per diffondere la sua immagine di imprenditore di processo (lapsus freudiano, volevo dire “di successo”) nonché di “Playboy-Casanova” -il cui pene, per la cronaca “rosa”, pare che funzioni artificialmente tramite un impianto medico-idraulico costosissimo, ma “questo” è propriamente gossip, e non verrà approfondito in questa sede. È interessante invece soffermarsi sui meccanismi mediatici, una caratteristica fondamentale della linea editoriale di questa fanza/rivista: mi pare che molti colleghi dipingono, e magari sinceramente pensano -cosa più intellettualmente onesta e tragicomica al tempo stesso- una serie di avvenimenti come dei “semplici” pettegolezzi o, addirittura, tirano ancora più acqua al mulino dell’ex-Presidente ritraendolo come il “macho”, come l’imprenditore di successo che “giustamente” può infilare il suo pene nel maggiore numero di donne possibile, come un sultano con centinaia di mogli, come un dittatore con un harem di vergini-guardiane consacrate solo a lui... Uno come l’”amico Gheddafi”, quel dittatore cocainomane che fu accolto a Roma con tanto di tendone circense e cavalli berberi al seguito, insieme alla sua scorta di amazzoni (ex)vergini-combattenti, o l’amico Putin: sono proprio le dichiarazioni in suo favore che hanno ispirato quest’articolo e che, insieme alle altre questioni collegate ai suoi alleati leghisti, vengono affrontate nella parte conclusiva.
Adesso facciamo uno sforzo intellettuale e “travagliamo” un po’: cominciamo a “travagliare” ripetendo un concetto che io, cresciuto nei peggiori anni del “berlusconismo”, ho sentito fino alla nausea, e che ora mi risuona nel cervello con l’immagine mentale e con il pacato e gelido tono liberal-piemontese di Marco Travaglio. Il concetto molto semplice è il seguente: <<nel resto del Mondo si dimettono per molto meno>>! Altri “ritornelli” del genere, insieme a dei particolari neologismi, delle “chicche” linguistiche accuratamente scelte per questo post-editoriale, li ritroveremo più avanti e, purtroppo, dovremo tornare a ripeterle con il “nuovo” governo che in realtà così “nuovo” non è, dato che circa metà degli attuali ministri erano tali nell’ultimo governo Berlusconi... Prima di spiegare perché Berlusconi, secondo la mia modesta opinione, su un pianeta normale non dovrebbe nemmeno mettere fuori la testa dagli studi di Mediaset e dalle sue residenze dorate (mediaticamente parlando, non voglio dire “fuori dalla galera” sennò “travaglio” troppo...) voglio citare alcuni casi di richieste di dimissioni fatti a politici in altri territori di questo pianeta.
Un esempio di dimissioni richieste -“a sproposito”- sono state quelle della premier finlandese Sanna Mirella Marin, “rea” di essersi messa a ballare in una festa privata. La seconda capa di stato più giovane del Mondo era stata “beccata” a danzare morigeratamente in un video girato insieme ad altri VIP finlandesi, un paio di mesi fa: una pioggia di critiche si è abbattuta su di lei, alcuni ipotizzavano anche l’uso di droghe (smentito da un test antidroga e fatta eccezione per qualche drink, e quindi l’uso di alcol ammesso da lei stessa). Cosa aspettarsi del resto dalla figlia di una famiglia omogenitoriale, “tirata su” da due donne “deviate” che, in quel paese retrogrado che è la Finlandia, hanno addirittura potuto crescere una bambina e fare una famiglia (dopo la separazione della madre biologica con il padre)… Cose dell’altro mondo! Tutta colpa della “propaganda LGBT” e dei loro servizi “deviati”! Sarà d’accordo il Presidente della Camera ed ex Ministro per gli Affari Europei e per la famiglia e le disabilità (rispettivamente nel primo e nel secondo governo Conte), Lorenzo Fontana, che tra il 2018 e il 2019 diceva: <<vogliamo un’Europa dove il matrimonio sia fra una mamma e un papà, dove i bambini vengano dati a una mamma e un papà, le altre schifezze non le vogliamo neanche sentir nominare!>>.
Secondo lui bisogna combattere l’“ideologia gender” (o anche “teoria del gender”), teoria del complotto che vedrebbe le “lobby gay” come artefici di una cospirazione per confondere i bambini (e non legittime battaglie svolte anche dalla comunità LGBTQ+ per sensibilizzarli su questioni come l’identità di genere e l’educazione alla sessualità) e in ultima istanza, insieme al “piano” per invadere l’Europa “bianca e cristiana” (come dicono Orban e Borghezio) o “giudaico-cristiana" (come ha detto Meloni nel suo discorso di insediamento) da parte di altre popolazioni, per <<cancellare il nostro popolo e dominarci>>. Tesi, quella della sostituzione etnica, sposata anche dalla Meloni, le cui origini verranno spiegate nella conclusione di questo post.
Gli abitanti del pianeta non fanno parte quindi un unico popolo, e l’alfiere di questa contro-offensiva contro l’invasione islamica e delle lobby di “culattoni” (termine usato dal presidente dell’altra camera, il pacato La Russa) è nientepopodimeno che il pio e cristiano Vladimir Putin, <<una luce per noi occidentali che viviamo una grande crisi di valori>> e che lo ha impressionato per il <<grande risveglio religioso cristiano>>. In Russia infatti, pochi giorni fa, è stata inasprita la cosiddetta legge sulla propaganda gay (per esteso la “legge atta a proteggere i minori dalle informazione che promuovono la negazione dei valori tradizionali della famiglia”) in vigore dal 2013 e che punisce chiunque pubblicamente afferma la normalità delle tendenze sessuali e di genere considerate non tradizionali. La legge, che punisce anche chi si scambia un bacio innocente “al di fuori della normalità”, è stata stigmatizzata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo in quanto ritenuta omofoba e discriminatoria. La “russofilia” della terza Alta carica dello Stato e del suo partito, la Lega Nord, era emersa prepotentemente durante la conferenza-crociata del Congresso Mondiale delle Famiglie (“pro-life” e contro i diritti LGBTQ+), dove partecipava il suo rappresentante russo Alexey Komov (che è anche presidente onorario dell’associazione Lombardia-Russia, associazione connessa al “caso Savoini” che sintetizzeremo nella parte finale di questo post).
Dopo questa digressione sul crociato che combatte <<con gli strumenti della cultura, dello studio e dell’informazione veritiera>> e non si fa spaventare <<dall’odio delle élite>>, ritorniamo al discorso sul perché i politici si dimettono fuori dalla penisola: spostandoci nel Regno Unito, molto prima del cosiddetto Party-Gate (e cioè dei “party”, delle “festa” senza “escort” ma solo con un po’ di champagne, mentre il resto dell’Inghilterra era in lockdown per il Covid), concausa delle recenti dimissioni del conservatore Boris Johnson, nei primi anni 2000 scoppiò uno scandalo sulle indennità dei parlamentari, dopo che alcuni giornalisti fecero una richiesta di accesso ai relativi atti. Decine di parlamentari furono coinvolti, molti si dimisero ritirandosi dalla vita politica, alcuni rimborsarono il dovuto alle casse del Regno, altri furono condannati in tribunale o patteggiarono per aver intascato indebitamente cifre che oscillavano all’incirca tra le poche centinaia e le 50 mila sterline.
Alla laburista Jacqui Smith, similmente ad altri, fu contestato di aver pretestuosamente indicato come residenza principale la casa di sua sorella dove, in realtà, dimorava non più di un paio di giorni a settimana, e intascando così una maggiore indennità per l’alloggio. Si difese dicendo di aver agito seguendo i consigli delle autorità dello stesso parlamento e, almeno legalmente, la questione finì lì, a differenza di altri che invece furono inquisiti dai procuratori di Sua Maestà e condannati con pene fino a un anno mezzo di prigione. Si scoprì anche che tramite la sua bolletta telefonica, pagata con soldi pubblici, erano stati acquistati dei film “on demand”, alcuni dei quali pornografici: si difese affermando che si era trattato di un errore imputabile al marito e assicurando di avergli fatto una pesante ramanzina, e che avrebbe pagato quanto dovuto. Fatto sta che comunque, nel 2009, si dimise dalla carica di Segretaria dell’interno in seguito alla vicenda, evento che diede impulso a una riforma del sistema delle indennità.
Nello stesso anno il Tribunale dei Ministri italiano archiviava l’indagine per abuso d’ufficio e peculato, avviata dalla Procura di Roma, sulla vicenda dei “voli di Stato” usati per accompagnare gli e le ospiti a villa Certosa (la stessa villa su cui si voleva indagare per abusi edilizi, indagini poi “bloccate” dal segreto di stato), in Sardegna: in pratica si stabiliva che, anche grazie a un cambiamento in un’apposita circolare, se c’erano dei passeggeri “non autorizzati” questi, comunque, accompagnavano il Presidente e di conseguenza lo erano. La denuncia era partita dal Codacons che spiegava, citando una stima fatta da D’Alema, come i costi erano aumentati dai 23 milioni di euro del Governo Prodi (che aveva cercato di restringere l’utilizzo dei voli a seguito delle condotte “disinvolte” di Rutelli e Mastella) ai 60 milioni con Berlusconi. Il Codacons, a sua volta, aveva innescato la macchina giudiziaria dopo le foto del paparazzo-reporter Zappadu che, appostato nelle vicinanze della residenza e dell’aeroporto, aveva immortalato diversi personaggi: dal cantante napoletano Apicella fino al “denudato” Mirek Topolanek (sempre quello con il pene eretto al centro della foto-collage) in compagnia di avvenenti fanciulle.
Facendo un confronto con le “cifre” che fanno scandalizzare altre popolazioni “arretrate”, con le conseguenti richieste di dimissioni, ritorna in mente un altro caso finlandese: quei finnici retrivi se l’erano presa con l’ufficio di Sanna Marin, la già citata giovane premier, nell’ambito del cosiddetto “Breakfast-Gate” (ossia lo scandalo delle colazioni): l’anno scorso la polizia finlandese aveva aperto un’inchiesta sui rimborsi per le colazioni di premier e famiglia, che includevano anche pasti freddi per circa 30 euro al giorno (e per un totale di 14 mila euro nel periodo tra Gennaio 2020 e Maggio 2021). I primitivi cittadini della Finlandia erano scandalizzati per la vicenda che, comunque, era imputabile all’ufficio della premier e non a lei stessa. Alla fine comunque ripagò quanto dovuto.
Sempre ritornando nel Regno Unito, il parlamentare conservatore Neil Parish si è dimesso lo scorso Aprile dopo essere stato sospeso dal suo partito perché, <<in un attimo di follia>>, era stato “beccato” da alcuni colleghi a guardare dei porno sul suo telefonino mentre era in aula e in commissione. Ha spiegato di essere stato tentato, per sbaglio, da una ricerca “male interpretata” da Google: pare che stesse cercando informazioni su un trattore denominato “Dominator” prima di finire su contenuti “hot” inerenti la dominazione a letto. Potrebbe ispirare Silvio e, magari, la prossima volta il Cavaliere non mostrerà (“platealmente” e “indirettamente”) solo la lista che lo ha fatto litigare con la Meloni dopo l’elezione di La Russa (di cui parliamo in questo post a breve, non “cambiate canale”!) ma anche del materiale pornografico (purché non ci siano scene saffiche, omosessuali e “schifezze” che Fontana non vuole nemmeno sentire)… Me lo immagino già che si giustifica mentre fa battute sulla “necessità” di sfuggire alla noia e di abbassare la tensione preparandosi alla masturbazione tra i banchi del Senato… Silvio, se ci stai leggendo, mi raccomando: quello si fa nel bagno!… A proposito di bagno nel parlamento e “devianze”, apriamo una parentesi graffa:
{
Silvio, Matteo e Giorgia, fedeli alleati e baluardi contro tutti i “deviati”, pensiamo che probabilmente è meglio masturbarsi che tirare cocaina, cosa che è avvenuta, secondo alcune inchieste giornalistiche, sia nei bagni di Westminister sia in quelli del parlamento nostrano (e poi pure Salvini lo dice: meglio legalizzare la prostituzione -solo femminile, mi raccomando!- che la droga, così si possono spremere i/le sex-worker dal punto di vista tributario concedendo loro un po’ di sicurezza in più). Ricordiamo a Giorgia di combattere le “devianze” cominciando da lì! In Inghilterra, come si spiega nell’articolo appena linkato, si valuta di usare i cani antidroga all’entrata del parlamento. Fanrivista lancia una proposta: droga-test a tutti i parlamentari e a tutti i membri del Governo e, se falliscono il test [includendo anche Lambrusco e Vodka (ne parliamo a brevissimo della vicenda “alcolica” di B. e di Puttin -scusate volevo dire PuTin- , non lasciate questa pagina o ritornateci care/i lettrici/ori!! Non potete smettere di leggere questo editoriale strampalato ma denso, dal punto di vista storico)], obbligo di andare al SERD (Servizi per le Dipendenze) per rientrare in carica
}. Chiusa parentesi graffa.
Altri parlamentari, italiani e non, sono stati “beccati” a usare in maniera troppo disinvolta cellulari e tablet in aula: nel 2011 Simeone di Cagno del PDL veniva fotografato mentre guardava un sito con annunci di escort. Si è difeso argomentando che la pagina immortalata era apparsa tramite un pop-up inavvertitamente; un anno prima un ministro australiano, Paul McLeay, si dimetteva perché si scopriva che usava il PC di lavoro per andare su siti hard e di giochi d’azzardo online; sempre nel Regno Unito, due anni dopo, veniva diffusi dei dati secondo cui dagli uffici di Westminister si sono registrati nel 2012, per poco più di un anno, una media di 850 tentativi di accesso ogni giorno a siti per adulti; ancora nel 2011 un parlamentare indonesiano, sostenitore di una legge contro la pornografia, veniva immortalato anche lui a guardare un video a luci rosse: nonostante abbia dichiarato che il video era partito dopo l’apertura di un link in maniera ingannevole, si è comunque dimesso; sempre nello stesso anno Roberto Menia, che oggi siede in Parlamento con FdI, veniva colto con “le mani sul tablet” intento a giocare e, accortosi di essere fotografato, subito dopo tentava maldestramente di nasconderlo. E non è certo l’unico: semplicemente digitando su Google “parlamentare gioca tablet”, sono numerosi i risultati che si ottengono, (tra i tanti c’è anche Rosy Bindi) insieme agli articoli sulle richieste di fermare i fotografi in parlamento, rei di fare il loro lavoro documentando come i politici (i nostri dipendenti, ricordiamolo anche se corriamo il rischio di "cinquestellare" e "travagliare" un po' troppo) fanno il loro lavoro.
“Niente Sesso, Siamo Inglesi” recita il titolo di una commedia dove un dirigente bancario e la sua sposa ricevono, per sbaglio, articoli porno dalla “retrograda” Scandinavia. È stata scoperta anche una nota privata, scritta a mano nel 1987 della Lady di Ferro, che recitava “Non parliamo di sesso per favore, siamo Inglesi”: Margaret Tacher si scagliava contro una campagna sull’AIDS che doveva andare in onda in TV, spiegando che <<rendere noto ai bambini che esistono pratiche di questo tipo dovrebbe essere pubblicizzato nei bagni, piuttosto>>. Fontana e compagnia bella, se ci state leggendo, prendete ispirazione: perché non attaccare volantini, magari arricchiti da “sane” scene di sesso rigorosamente eterosessuale, per contrastare “la teoria gender” e la “propaganda” dei servizi “deviati” della lobby LGBTQ+ nei bagni degli autogrill e posti similari, specificando però di non masturbarsi perché è peccato e il seme non va disperso (fatta eccezione per i cocainomani in Parlamento che potrebbero diventare terapeuticamente dei sex-addicted, come spiegato nella parentesi graffa)! Lo hai detto tu che non dobbiamo accogliere gli immigrati (perché fanno parte del complotto per distruggerci e contaminare la “razza”): loro di figli ne fanno troppi, noi troppo pochi, perché disperdiamo troppo seme mentre, in Finlandia (lo hai detto sempre tu, e apriamo virgolette, anzi, in realtà apriamo questi <<>> si chiamano “caporali”) quei “retrogradi” guidati da una figlia di due donne che fanno quelle “schifezze”, <<a ogni bebé danno alla nascita un box-culla pieno di prodotti per l’infanzia>>. Che genio ‘sto Fontana: mica dobbiamo incrementare le misure di welfare, oppure dare maggiori garanzie ai lavoratori per potersi “permettere” dei figli… Basta un “box-culla”, però… solo a coppie rigorosamente eterosessuali, non fa niente se poi queste i figli non li amano e non li curano. Se invece una coppia omogenitoriale, o magari delle persone in una relazione “poli-amorosa”, anche se sono molto abbienti e vogliono sinceramente adottare un bambino -per dire- le condanniamo alla galera (come farebbe quel brav’uomo cristiano e magnanimo di Putin) oppure li/le mandiamo a combattere sul fronte ucraino per de-nazificare il legittimo territorio russo fin dai tempi degli Zar: le “schifezze” non possono crescere un/una bambino/a e, se vogliono sinceramente “guarire” dalla loro sessualità deviata, li/le mandiamo a prostitute/i tramite un TSO pagato dallo Stato “Italiano” (dopo la secessione auspicata da Bossi e la legalizzazione della prostituzione caldeggiata da Salvini, ovviamente...)!
Adesso rinfreschiamoci la memoria storica su come in Italia non ci si dimette e il popolo -non più sovrano ma autoschiavizzatosi- tende ad ammirare le imprese patriarcali e maschiliste “tra le lenzuola” del suo caricaturale -e, purtroppo, temo rappresentativo- ex leader e senatore; e ancora, vedremo come (diventando presidenti del consiglio grazie alle leggi sui media del precedente e latitante primo ministro, Craxi) si riesce anche a evitare “le manette” (ok in questa frase ho ceduto un po’ al “giustizialismo” di travagliana memoria, lo ammetto!) che sarebbero dovute scattare molte volte ma che, grazie alla provvidenza indotta con apposite leggi (tra l’altro scritte dai legali dell’imputato che difendevano mentre sedevano contemporaneamente in parlamento) queste si sono “arrugginite”…
I guai giudiziari di Mr. B.: dalla P2 al Ruby-Ter passando per il voto della Meloni sulla “nipote di Mubarak”
Nel 2013 molti speravano, ingenuamente, che la carriera politica di Berlusconi fosse finita: con la condanna definitiva (l’unica, per adesso) a 4 anni per le frodi del “processo Mediaset” (in pratica evadendo -e quindi “rubando”- al fisco italiano e agli stessi azionisti di Mediaset quasi trecento milioni di euro, grazie a un meccanismo finanziario che sfruttava passaggi di denaro, relativi ai film americani trasmessi dalle sue televisioni, tramite paradisi fiscali), ridotta a un anno per effetto dell’indulto e scontata con il lavoro dei servizi sociali in una clinica, era arrivata anche l’interdizione dai pubblici uffici e la decadenza dalla carica di senatore. Nel 2018 la magistratura di sorveglianza lo riabilitava permettendogli di candidarsi alle europee del 2019.
Al di là dei tecnicismi giuridico-burocratici e della possibilità che una persona condannata debba avere di “rifarsi una vita” (vi invitiamo a leggere l’articolo “Come abolire il carcere” che esprime, per l’appunto, posizioni fortemente critiche dell’attuale sistema detentivo a livello planetario), la questione è un’altra: è vero che Berlusconi è un cittadino come tutti gli altri e che dunque ha il diritto formale di ri-candidarsi... ma, come disse testualmente lui stesso, è vero pure che è <<più uguale degli altri>> di fronte alla legge: infatti non tutti i cittadini hanno la possibilità di guidare un governo per cambiare “le regole del gioco” mentre la partita “processuale” è in corso”, salvandosi dalla prigione e dal fallimento economico... è vero che si è salvato dalle condanne di altre inchieste perché lui e i suoi legali in parlamento -uno dei vari e palesi conflitti di interessi- hanno cambiato le leggi sul falso in bilancio (ne parliamo anche in questo post sulla differenza tra depenalizzazione e decriminalizzazione) e sui termini della prescrizione di vari reati (includendone altri oltre a quelli che “facevano comodo” a lui e alla sua cricca, alla faccia della tanto sbandierata “certezza della pena”); è vero che potrà nuovamente tornare a “giocare la carta” del legittimo impedimento per motivi politici non presentandosi alle udienze e non solo adducendo motivi di salute, veri o presunti lo sa nella sua coscienza. L’effetto sicuro è comunque quello di dilatare la frequenza delle udienze e dunque l’avvicinamento a una potenziale prescrizione (non sarebbe certo la prima volta come si spiega a brevissimo); è vero che ha attaccato e interferito con il sistema giudiziario, calpestando la più basilare regola di uno stato liberale (di cui lui sarebbe custode e baluardo contro “i comunisti!”), e cioè la separazione dei poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario);
è vero che aveva, e ha tuttora, un altro enorme conflitto di interessi per le sue connaturate interferenze con il “quarto potere”, e cioè quello mediatico: tramite giornali e televisioni private (oltre allo stesso controllo esercitato sulla TV pubblica quando era al governo e, per esempio, cacciò via dalla RAI Luttazzi, Santoro e Biagi con il notorio “Editto Bulgaro”) non solo si è difeso a spada tratta, non solo ha messo a tacere chi osava cercare la verità denunciandolo, ma ha anche contribuito a rincretinire il popolo italiano! Lo ha fatto con trasmissioni e pubblicazioni di dubbio gusto, di “gossip” vero e proprio e via dicendo con le altre frivolezze (secondo me vere e proprie "schifezze" mediatiche) prodotte negli anni, che non hanno certo favorito la creazione di una coscienza politica, di un dibattito politico serio o di una qualsiasi discussione ponderata sugli immani problemi che ci troviamo ad affrontare e che peggiorano di secondo in secondo, cambiamenti climatici e guerre in primis.
La stampa dovrebbe essere il cane da guardia del popolo, difendendolo dagli abusi degli altri poteri e “abbaiando” prontamente per avvisarlo nel caso che qualcosa di losco lo minacci, e invece diventa il cane da salotto che lecca i piedi a quei poteri, ai suoi potenti padroni: nel caso di Berlusconi tutto ciò è stato possibile soprattutto grazie ai piaceri di un certo Bettino Craxi, morto latitante in Tunisia, che insieme ad altre forze politiche hanno di fatto concesso il monopolio della TV privata nazionale al “Biscione” (simbolo e metonimia di Fininvest), mentre si spartivano l’influenza sulla TV pubblica, dando origine alla “lottizzazione” della RAI. I finanziamenti illeciti diretti al partito socialista, partiti dai conti di Fininvest e versati sul conto svizzero del suo leader, verranno prescritti nel 2000. Dieci anni prima il signor B. se l’era cavata grazie a un’amnistia per aver dichiarato il falso sulla sua appartenenza alla loggia massonica Propaganda 2, l’associazione illegale e segreta di Licio Gelli.
Diverse sono le persone che hanno avuto problemi con la giustizia mentre favorivano Berlusconi e le aziende di famiglia, cominciando da suo fratello Paolo per arrivare al direttore del TG4 (nonché “pappone improvvisato”) Emilio Fede... Ma anche l’avvocato ed ex Ministro della Difesa Cesare Previti, che insieme ad altri due suoi legali fu condannato per aver corrotto un giudice (la “toga azzurra” Vittorio Metta, condannato poi a sua volta per essere stato corrotto) al fine di influenzare la sentenza che gli ha concesso il più importante gruppo editoriale italiano, la Mondadori; Marcello Dell’Utri, braccio destro di Berlusconi e fondatore di Forza Italia, è stato condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa nel 2014 in terzo grado: per quasi vent’anni è stato garante di un accordo con Cosa Nostra per la protezione del signor B. Tramite lui Berlusconi pagava il pizzo per “timore” che potesse accadere qualcosa a lui o alla sua famiglia. Un “timore” relativo, forse “affettuoso”, come veniva definito da lui stesso un ordigno esploso davanti a una sua residenza: <<la bomba, fatta proprio rudimentale, con molto rispetto. Mi ha incrinato solo la parte inferiore della cancellata, un danno da duecentomila lire, quindi una cosa rispettosa e affettuosa (…) da come l’hanno fatta, con un chilo di polvere nera e fatta con molto rispetto, quasi con affetto>> deduceva che fosse stato Vittorio Mangano, noto alle cronache come “lo stalliere di Arcore” perché era “invitato” nella sua residenza per prendersi cura dei cavalli e, per ammissione recente dello stesso Dell’Utri, per tenere lontano <<malintenzionati>>. Mangano lo ha definito “eroe” perché <<avrebbe potuto inventarsi qualcosa su Berlusconi>> al fine di ottenere dei privilegi come finto collaboratore di giustizia. La sua funzione di protezione consisteva nell’impedire eventuali sequestri di persona a scopo estorsivo: i cittadini “meno uguali di lui” potrebbero andare a denunciare la cosa alla polizia, oppure soccombere al ricatto economico indebitandosi a vita, mentre lui poteva risolvere la cosa tramite il suo fidato uomo siciliano e versando “gli spicci” che gli estorsori volevano... Era il 1986 e Silvio pensava che lo stalliere-eroe fosse uscito di galera, mentre Marcello credeva, correttamente, che fosse <<ancora dentro>> (cosa che comunque, almeno i teoria, non poteva impedire un attentato ideato dietro le sbarre e messo in atto da qualcuno fuori). Nella telefonata si riferisce a un altro attentato avvenuto undici anni prima e dietro cui ci sarebbe stato effettivamente Mangano. Parlando con Fedele Confalonieri, insieme con B. all’altro capo del telefono, quella sera Marcello gli disse ridendo: <<un attentato timido, solo per dire “sono qui”>>.
Per tutti questi avvenimenti, in una democrazia, la questione della sua presenza nella vita politica non dovrebbe proprio porsi, non ci dovrebbe nemmeno essere una legge specifica che ne preveda l’esclusione di una possibile ri-candidatura (come alcuni auspicano), perché dovrebbe essere scontato che una persona come B. -mediaticamente e politicamente parlando- dovrebbe nascondere la sua faccia sottoterra…
Ma anche per altro, come la possibile corruzione di testimoni in diversi processi ancora in corso e quindi -siamo garantisti, soprattutto con chi è “più uguale degli altri”- ancora da verificare in sede giudiziaria; o per la “compravendita di parlamentari” passati tra le sue fila -come quella di Sergio De Gregorio passato dall’Italia dei Valori al Popolo della Libertà, appurata in sede giudiziaria e miracolosamente prescritta, che gli sarebbe potuta costare 3 anni di reclusione per corruzione impropria; e quella presunta, ma comunque provvidenzialmente archiviata, di Razzi e Scilipoti.
Invece qualcuno lo voleva addirittura Presidente della Repubblica, e cioè garante dello Stato italiano, della Costituzione e “arbitro” imparziale tra i tre poteri. Ciò, è triste dirlo, testimonia un’arretratezza culturale e politica del pezzo di pianeta chiamato “Italia”: invece di pensare a come salvare il mondo dalla catastrofe climatica e da una possibile guerra nucleare, oppure invece di immaginarsi nuove forme di gestione (o “autogestione”) delle nostre vite, siamo di nuovo qui a parlare dei festini di Berlusconi. Siamo qui di nuovo a parlare dei leader di quei partiti che difendono “la famiglia tradizionale” e che di famiglie ne hanno molteplici, mentre vivono e ostentano una sessualità sfrenata e una visione della società machista e patriarcale: e si badi che questa non è un’ingerenza nella loro privacy o nella loro “morale”, dato che la loro “disinibita” sessualità ha influenze anche sul sistema politico ed economico delle nostre vite… E allora parliamo ancora del “bunga bunga” (espressione usata in una barzelletta di Berlusconi, a dir poco di cattivo gusto, indicante una violenza sessuale subita da due ministri del governo Prodi), spiegando però come incide sulla gestione del frammento di Terra in cui viviamo...
Quando Ignazio Benito Maria La Russa è stato eletto Presidente del Senato abbiamo assistito alla pantomima di Berlusconi che esclamava “vaffanculo” mostrando-indirettamente- ai fotografi la lista sul suo taccuino con il nome di Licia Ronzulli, una sua “badante-infermiera” (come ribattezzata sulla stampa) che avrebbe voluto Ministra, nonché partecipante ai “festini” privati nelle varie residenze di Berlusconi. In tribunale ha dichiarato che, per quanto ne sapesse lei, le “piccanti” ospiti di Silvio dopo canti, balli, barzellette e proiezioni delle sue imprese diplomatiche all’estero, avevano solo “contatti corporei” consistenti in pudici abbracci e teneri baci sulla guancia del “papi”: i “festini” ai quali aveva assistito e a cui aveva partecipato erano solo degli innocenti sfoghi del fine settimana, e non ha mai visto nessun palpeggiamento intimo. Per questo era stata coinvolta nel cosiddetto “processo Ruby”, di cui esistono diversi filoni d’indagine. Inoltre il suo nome è legato a una “corrente” all’interno di Forza Italia -quella dei “Ronzulliani” per l’appunto- opposta, o comunque in contrasto a quella riconducibile al Ministro degli esteri e vicepremier Antonio Tajani -detta anche dei “Tajanei”.
È stato invece accertato in sede giudiziaria, con sentenza in ultimo grado di giudizio, che in “casa” Berlusconi (probabilmente quanto la Ronzulli non era lì) c’è stato sicuramente sesso a pagamento tra il 2008 e il 2010. Infatti ricordiamo che oltre a Emilio Fede anche Nicole Minetti, igienista dentale ed ex Consigliera della Regione Lombardia, e Lele Mora, agente del mondo dello spettacolo (con precedenti penali per spaccio di droga che, a differenza dei primi due, non aveva fatto ricorso) sono stati condannati (nel filone “Ruby bis”) proprio per aver partecipato all’organizzazione dei “festini”. E ancora prima anche l’imprenditore pugliese Gianpaolo Tarantini è stato condannato perché, come i primi, ha ottenuto vantaggi economici reclutando e favorendo la prostituzione di diverse “escort” (forse sex-workers è un’espressione più politicamente corretta) alle “cene eleganti”, insieme all’“ape regina” Sabina Beganovic (che ha sempre dichiarato di amare sinceramente Silvio -avrebbe pure perso un figlio non voluto da lui- oltre ad aver teso, stando alle sue dichiarazioni, una trappola mediatica/amorosa a Italo Bocchino, allora braccio destro di Fini, per fare un piacere al Cavaliere -da notare come il “gossip” diventa, banalmente, una squallida arma politica).
Nella requisitoria del processo “Ruby-ter” fatta dalla PM Tiziana Siciliano si descrive un meccanismo che avrebbe indotto diverse sex-workers a diventare tali, o comunque a spingerle a fare un qualcosa che “normalmente” non avrebbero fatto, qualcosa che sembra lontano dalla dimestichezza con il sesso che Fede ha attribuito ad alcune “partecipanti” delle cene galanti, confidenza con il sesso che ha usato per difendersi: Berlusconi <<ospitava un gruppo di odalische, schiave sessuali che a pagamento lo divertivano, allietavano le sue serate>> in cui avveniva <<qualcosa di medioevale, di boccaccesco, moralmente discutibile>> e a cui presenziavano <<ragazze molto giovani>>: <<se sei così bella in un mondo così rapace e non hai strumenti culturali o una famiglia che può proteggerti, allora sei veramente una vittima predestinata di predatori di ogni genere (…) si offre in dono al Sultano la favorita>>.
Ma facciamo un passo indietro, ricordando come e perché dal caso Ruby, a differenza di altri scandali come quello di Noemi Letizia (anche lei all’epoca minorenne e che, recentemente, ha detto che a una “cena elegante” si nascose nella sua stanza dicendo di avere la diarrea perché a <<disagio in un contesto imbarazzante>>), sono nati dei processi. Ciò è utile a capire perché questo genere di comportamenti è tutt’altro che semplice “gossip” ma ha un’importanza politica fondamentale, e perché siamo di nuovo qui a parlare delle imprese sessuali di quell’anziano imprenditore che entrando in politica ha evitato una carcerazione sicura: vi dice qualcosa l’espressione “nipote di Mubarak”?! Vi rinfresco la memoria e vi ricordo anche come si connette strettamente con l’attività parlamentare di Giorgia Meloni: una notte del 2010 “Ruby Rubacuori”, pseudonimo della marocchina Karima El Mahroug, viene portata nella questura di Milano per un furto. Berlusconi alza il telefono e spiega a un funzionario di polizia che la ragazza va affidata a Nicole Minetti per evitare un incidente diplomatico: è la nipote dell’allora presidente egiziano!
Se si fosse provato che Berlusconi avesse saputo che la giovane con cui faceva sesso a pagamento era minorenne, sarebbe stato anche colpevole di prostituzione minorile: infatti l’ “utilizzatore finale” (espressione usata dai legali di Silvio che molti di voi ricorderanno) della prestazione sessuale commette reato se è consapevole di andare a letto con una minorenne, cosa che invece non si verificherebbe con una sex-worker maggiorenne.
Invece si presume che il rapporto sessuale a pagamento con una minorenne -e non con una maggiorenne- sia avvenuto “a sua insaputa” (altro ritornello che torna prepotentemente a galla, come quando qualcuno corrompeva un giudice senza che lui lo sapesse e garantendogli un vantaggio imprenditoriale, per esempio), così come non sapeva che in realtà non era la nipote di Muburak.
A proposito di ciò, non è di secondaria importanza ricordare un’altra interferenza con il potere giudiziario (secondo i difensori in parlamento di Berlusconi si trattava di un’interferenza non dovuta da parte degli inquirenti, e non viceversa): a Febbraio del 2011, in base all’articolo 68 della Costituzione, la Camera dei Deputati negava alla Procura milanese di perquisire gli uffici del tesoriere di Berlusconi, Giuseppe Spinelli, ribattezzato dalla stampa come il “ragioniere bunga bunga” perché ha materialmente pagato alcune delle “Olgettine” (neologismo che indica le ospiti delle “cene eleganti”). 315 erano i voti necessari per approvare la mozione con la motivazione che Berlusconi credesse davvero che Ruby fosse la nipote di Mubarak. Tra i favorevoli c’era anche l’attuale premier Giorgia Meloni che su quella vicenda due anni dopo, alla vigilia delle elezioni, dichiarava a “Il Fatto quotidiano” in un’intervista (orgogliosamente ripresa sul suo sito personale) intitolata “Non voglio più giustificarmi per Dell’Utri e B.”: <<Ho fondato Fratelli d’Italia proprio perché sono stufa di giustificare quello che fanno loro (…) noi abbiamo scelto gente che viene dal territorio, persone con passione politica e competenza mentre loro hanno epurato chi viene da Alleanza Nazionale, mortificando un’intera area politica. E per che cosa? Per liberare spazi a new entry di alto lignaggio come Razzi, Scilipoti, Carraro o l’immancabile meteorina? -termine entrato nella lingua italiana direttamente dal TG4, indicante le vallette televisive, per lo più in abiti succinti, che mostravano le loro curve insieme alle previsioni del meteo. La Meloni in questo contesto lo usa ovviamente in senso dispregiativo NDA->>. Quando l’intervistatrice, Beatrice Borromeo, mette in dubbio la sua indipendenza, ricordandole che erano stati anche loro a votare la mozione in cui si parlava della parentela di Ruby con Mubarak, risponde machiavellicamente che forse quello è stato un errore e che si sarebbe dovuti tornare già allora al voto: <<la questione era un’altra, e atteneva alla tenuta di un governo. E quindi anche all’interesse degli italiani. Forse però abbiamo sbagliato: avremmo dovuto tornare a votare quando non avevamo più una maggioranza solida>>.
La pagina del sito personale di Giorgia Meloni che ri-posta un articolo de "Il Fatto Quotidiano" |
Il neologismo "meteorina", entrato nella lingua italiana direttamente dalle reti di "Sua Emittenza" |
Il lemma "olgettina", entrato nel nostro idioma partendo da una delle residenze del Cavaliere Mr B. |
La prima Prima Ministra donna in Italia già allora manifestava delle fortissimi frizioni con Forza Italia, sostanzialmente ammettendo che erano nella stessa coalizione per mero opportunismo politico “bipolare”, piuttosto che per legittime e politicamente oneste ragioni ideologiche -come purtroppo avviene in altri gruppi politici d’altronde-, e infatti dichiarava: <<Siamo alleati, è diverso. Credo nel bipolarismo e correre da soli vorrebbe dire fare un favore a Monti e alla sinistra>>. Inoltre Berlusconi avrebbe voluto anche Maria Elisabetta Alberti Casellati al ministero della giustizia: quando era sottosegretaria fu strenua difensora della tesi “nipote di Mubarak”, oltre a dichiarare che a Ruby-rubacuori venivano elargiti denari per offrirle una chance e strapparla dall’attività di meretricio: <<di soldi ne ha dati a tanti>> e quindi era un benefattore, non un “utilizzatore finale” di prostitute o un corruttore... Secondo il giornalista Luca Telese, anche per questo la Meloni non la voleva alla giustizia, ma ha comunque ottenuto la carica di Ministro per le riforme istituzionali.
Sul tema già toccato in questo articolo, e quindi sull’opportunità di certe candidature come quelle di Dell’Utri, la Presidenta Meloni diceva, incalzata sulla “finta pulizia” delle liste nel PDL: <<non mi voglio più giustificare per loro, ma noi abbiamo scelto regole ferree per selezionare i nostri candidati: non possono avere neanche una condanna in primo grado. Fosse per me escluderei anche gli indagati, ma a patto che si inserisca la responsabilità civile per i giudici e una legge sul giusto processo>>.
Tra i contrari alla mozione sulla nipote di Mubarak “a sua saputa” invece c’era Dario Franceschini del PD che disse: <<Berlusconi usa la maggioranza per sottrarsi alla giustizia, fa così da 17 anni (…) Presidente, se le dovesse capitare di telefonare nuovamente in questura la prossima volta mandi a far prendere la ragazza da un ambasciatore e non da una ragazza che poi la consegna a una prostituta perché altrimenti lo zio potrebbe prenderla male>>.
L’altra accusa del processo Ruby, quella di concussione, più grave dal punto di vista processuale e meno rilevante dal punto di vista mediatico a differenza del sesso con una persona di minore età, sarebbe stata confermata se Berlusconi avesse “costretto” il funzionario ad affidarla alla Minetti, e così potenzialmente evitando lo scandalo che poteva seguire al fermo della giovane dopo il furto... Leggendo le pagine della sentenza si comprende che Ruby dichiarò in questura di non essere la nipote di Mubarak, ammettendo però che a volte si era spacciata come tale. Anche il funzionario, Ostuni, dichiarerà alla fine che, dopo i rilievi del caso, si era convinto che in realtà non era parente di Mubarak ma era comunque deciso a darla in affidamento alla Minetti, anche perché non c’erano posti disponibili nelle comunità per minorenni. Il particolare non è da poco perché, venendo meno “l’inganno” sulla sua presunta parentela, viene anche meno una maggiore pressione sulla Questura a cedere alla richiesta. I giudici quindi hanno assolto l’allora premier dall’accusa di concussione (ossia quel reato che si concretizza quando un pubblico ufficiale costringe altri a fornirgli un vantaggio indebito) perché la sua è stata solo una “richiesta” e non una “costrizione”, avallata dalla timidezza professionale e riverenza del funzionario: <<chi non vorrebbe fare un piacere al Presidente del Consiglio>> -che è “più uguale degli altri” NDA- ha affermato il suo legale nell’arringa finale.
Ma, come abbiamo accennato, fra pochi giorni è fissata una nuova udienza per una delle diramazioni del processo, il cosiddetto “Ruby Ter”: l’accusa pensa che Berlusconi abbia versato alle "olgettine" una sorta di stipendio mensile (2500 euro) per un totale di circa tre milioni di euro, con l’intenzione di “comprarsi” il loro silenzio, facendole mentire di fronte alla legge. La difesa sostiene invece che quei soldi rappresentano un legittimo risarcimento per danni d’immagine subiti dalle vere o presunte lavoratrici del sesso “d’altissimo bordo” se non, addirittura, in alcuni casi, un tentativo di estorsione ai danni dell’anziano senatore. Altre accuse analoghe, e cioè per corruzione in atti giudiziari, sono ancora in piedi a Roma (dove il “silenzio” o la “falsa testimonianza” comprata per 3000 euro al mese -per un totale di circa 600.000 euro- sarebbe quella del cantante Apicella, la difesa sostiene che sono solo dei regali) mentre c’è stata un’assoluzione a Siena l’anno scorso (dove il presunto silenzio mercificato era quello del musicista Danilo Mariani). Capo d’accusa simile è anche quello del “processo Escort” a Bari, dove le menzogne comprate sarebbero quelle del già citato Tarantini.
Infine c’è un altro procedimento in corso, quello sulle stragi di Mafia a Firenze nei primi anni ‘90: la procura ha fatto riaprire il caso, inizialmente archiviato nel 1998, dopo le affermazioni fatte dal boss Giuseppe Graviano secondo cui Berlusconi avrebbe fatto affari con suo nonno. Il boss, a suo dire, doveva concludere la formalizzazione di un accordo, cosa che non avvenne perché fu arrestato poco dopo la “discesa in campo” di Silvio nel ‘94. Due anni prima il giudice Borsellino rilasciava un’intervista a due reporter di un’emittente francese, menzionando l’ “eroe” Mangano: questi parlava in codice di “cavalli” e “magliette”, mentre in realtà si parlava di droga, dato che a Milano aveva impiantato un <<terminale del traffico di stupefacenti>> e dato anche che, seppure effettivamente era un appassionato di cavalli, nelle intercettazioni questi non venivano recapitati in un maneggio, ma in posti come alberghi. Poi parlava delle indagini che lo collegavano a Dell’Utri, specificando che però quei fatti specifici non facevano parte della sua <<conoscenza specifica professionale>> perché facenti parte di indagini di altri colleghi, e che quello che sapeva proveniva da fonti giornalistiche o affini.
Abbiamo quasi finito di parlare di Bunga-Bunga, di feste di dubbio gusto con sex-workers strapagate per vendere il proprio corpo (o indotte a venderlo) e, forse come già accennato, pagate migliaia di euro al mese per testimoniare il falso… I “pettegolezzi” tragicomici sono quasi finiti e, se siete arrivati a questo punto della lettura, certamente apprezzerete e troverete interessante il seguito… Entriamo nella più vicina e, funesta, attualità!
L’aiuto dell’opposizione a La Russa e la notizia degli audio delle riunioni di Forza Italia: “deviati” e drogati di Lambrusco e Vodka!
Dopo aver messo “troppa carne a cuocere” in questo editoriale “strampalato”, focalizziamoci il più rapidamente possibile sulle notizie di queste ultime settimane. Il 13 Ottobre Ignazio Benito Maria La Russa diventa il nuovo presidente del Senato. Figlio di un segretario del Partito Nazionale Fascista e membro del Movimento Sociale Italiano dagli anni ‘70, quando diventa responsabile della sua sezione giovanile, il Fronte della Gioventù (organizzazione in cui la Meloni comincerà a militare da adolescente). Insieme all’attuale premier (definita da lui “leader e sorella”) e al Ministro della Difesa Guido Crosetto (lo stesso che fino a poco fa prestava i suoi servizi nell’industria delle armi, come ampiamente dimostrato da un'inchiesta de "Il Domani") nel 2012 fonda Fratelli d’Italia. Attualmente ricopre la seconda Alta carica dello stato grazie ad almeno 17 voti della (presunta) opposizione, dato che sono mancati i voti di Forza Italia: di questo partito, solo Berlusconi e la presidente uscente Maria Elisabetta Casellati hanno ritirato la scheda per votare.
Durante la seduta Berlusconi viene ripreso mentre, visibilmente irato e afflitto, parla animosamente con La Russa dicendo “Vaffanculo!”.
Sul suo tavolo ci sono degli appunti: un foglio contiene le richieste di Forza Italia e Berlusconi alla Meloni sulla composizione del Governo, con delle alternative tra cui “scegliere”: gli esteri a Tajani; la giustizia a Casellati; l’università ad Anna Maria Bernini; le politiche europee, i rapporti con il parlamento o, in alternativa, il turismo alla già citata Ronzulli; la pubblica amministrazione a Maurizio Gasparri; l’ambiente o un generico “altro ministero” ad Alessandro Cattaneo; e infine il ruolo di sottosegretario con la delega all’editoria Alberto Baracchini
Su un altro foglietto si legge una lista con cinque aggettivi rivolti al comportamento della Meloni: supponente, prepotente, arrogante, offensivo e ridicolo (quest’ultimo cancellato ma leggibile). Mentre Ignazio La Rissa (quello che mentre era Ministro della difesa prese a calci un giornalista mentre gli chiedeva della possibile prostituzione minorile del suo capo di governo, giusto per ricordarci della sua caratura) cerca di buttare acqua sul fuoco dicendosi convinto che la foto sia “fake” (ipotesi subito smontata dal fotografo, Alessandro Serranò, che ha “scansionato da lontano” gli appunti,) e che però <<deve dichiararlo lui, non io>>, la Meloni ironizza con una battuta al vetriolo, e dice che bisognava aggiungere <<non ricattabile>>.
Meno di una settimana dopo l’agenzia di stampa “La Presse” diffonde due audio che sarebbero stati “carpiti” a una riunione di Forza Italia. In uno Berlusconi parla delle trattative per la formazione del Governo: <<abbiamo parlato di ministri (…) la signora Meloni si è tenuta la presidenza del Senato (…) avrebbe dovuto usare il condizionale e non dire “è mio” (…) se vuole tenere unita la coalizione. La presidenza della Camera l’ha data alla Lega. Da che mondo è mondo in Italia la presidenza del Senato vale due ministeri e un ministero quella della Camera. Le ho chiesto tre ministeri e mi ha riso in faccia, ne ho chiesti due e ha riso ancora, ne ho chiesto uno e ha detto “vedremo”. Questa è la situazione che ho trovato>>.
In altri frammenti di riunione con i “suoi” ha parlato del suo rapporto umano e politico con Putin: <<ho riallacciato i rapporti con il presidente Putin, un po’ tanto (…) per il mio compleanno mi ha mandato venti bottiglie di vodka e una lettera dolcissima, io ho risposto con bottiglie di Lambrusco e con una lettera altrettanto dolce>>. In un altro spezzone, mentre invita i suoi al <<massimo riserbo>> tra grasse risate, comincia a fare l’apologia dell’”operazione speciale di de-nazificazione russa” e si improvvisa politologo e storico, omettendo però -come da “copione” della propaganda russa- di menzionare l’invasione della Crimea e i cosiddetti “omini verdi” (ossia dei militari russi senza le insegne del paese in modo da non essere identificabili) i quali appariranno “magicamente” anche nel Donbass (la versione russa li identifica invece come combattenti volontari): è il <<2014 a Minsk si firma un accordo di pace con le due repubbliche neo-costituite del Donbass. L’Ucraina butta al diavolo questo trattato un anno dopo e comincia ad attaccarle con perdite tra i militari che, mi si dice, arrivano fino a settemila morti (…) arriva Zelensky e triplica gli attacchi (…) le repubbliche mandano dei delegati e finalmente riescono a parlare con Putin, dicendo: “Vladimir non sappiamo che fare, difendici tu”>>. Meno male che Vladimir c’è! La narrazione, che segue le fandonie tipiche delle propaganda russa a cui ci siamo abituati, continua: <<si decide a inventare un’operazione speciale: le truppe dovevano raggiungere Kiev in una settimana, deporre il governo -legittimo anche se non mi è simpatico, ma comunque legittimo NDA- in carica, Zelensky ecc., e mettere un governo già scelto dalla minoranza ucraina di persone per bene e di buon senso -viva le minoranze al potere che fanno i colpi di stato! NDA- e tornare indietro in un’altra settimana (…) si è trovato di fronte a una situazione imprevista e imprevedibile -davvero era così imprevedibile?! NDA- di resistenza da parte degli ucraini, che già dal terzo giorno ricevevano soldi e armi dall’Occidente. E la guerra, invece di essere un’operazione di due settimane e diventata una guerra di duecento e rotti anni: quindi, questa è la situazione della guerra in Ucraina>>.
L’arte comunicativa di B.: come dire tutto il contrario di tutto inviando “minacce” politiche ai tuoi alleati-avversati
A proposito delle foto dei suoi appunti e degli audio, Berlusconi ha dichiarato che nel nostro paese c’è <<la pessima abitudine di trasformare la discussione politica in pettegolezzo, utilizzando frasi rubate registrate di nascosto e appunti fotografati col teleobiettivo, usando metodi sleali e intimidatori (…) con un metodo che porta a stravolgere e capovolgere il mio pensiero, usando a piacimento brandelli di conversazioni (…) la colpa non è degli organi di informazione, ovviamente costretti a diffondere queste notizie, ma di chi usa questi metodi di dossieraggio>>. La Ronzulli fa da eco: <<è spregiudicato, per non dire criminale che qualcuno tra i 45 eletti alla Camera si presi a riferire parole del Presidente che andavano contestualizzate!>>.
“Maliziosamente” si potrebbe invece pensare che Berlusconi, conscio che gli appunti scritti e gli audio verranno diffusi, invia dei messaggi -poco- “velati” ai suoi alleati-avversaTi, messaggi che difficilmente avrebbe il coraggio di rilasciare in un’intervista “canonica” faccia a faccia o, per meglio dire, “faccia a telecamera”: in altre parole questo potrebbe essere un “giochetto mediatico” che consiste nel far trapelare una notizia in maniera non ufficiale sia per “sondare il terreno” sia per “spararla grossa” mandando un avvertimento. Tanto poi si può sempre smentire e incolpare i “comunisti” o gli amici dei “giornalisti comunisti” nel suo partito.
Al contempo si può supporre che stia mandando un altro messaggio (ampiamente e pomposamente ripreso dalla stampa russa, ovviamente) all’amico-leader russo: in pratica sta dicendo a Putin “ti sono vicino”! E magari, contando sul suo rapporto personale con l’affine autocrate russo, potrebbe addirittura porsi come un potenziale “mediatore” nel conflitto. Zelensky lo ha praticamente ridicolizzato dicendo che <<ha preso solo il 9%, ha 86 anni e gli auguro buona salute>>, che tradotto in italiano informale suona più o meno così: “oramai sei anziano, ti seguono in pochi, fatti da parte e pensa alla salute!”.
Entrando più nello specifico, il sottosegretario alla cultura Sgarbi spiegava, in una puntata di "Piazzapulita" (condotto da Formigli, quello che La Rissa prese a calci) che probabilmente l’audio non era stato “carpito” con qualche diabolico marchingegno, ma che semplicemente poteva essere un documento (in questo caso un audio) che usualmente viene redatto, o registrato, in una riunione di partito. In più quando Berlusconi dice, come abbiamo trascritto, di tenere il <<massimo riserbo>> sembra, dal suo tono, di non crederci nemmeno lui… E allora, perché spararla così grossa se praticamente sei quasi certo che il massimo riserbo non verrà mantenuto?! Lo faresti perché tanto poi smentiresti, e infatti arrivano -senza audio e macchinazioni machiavelliche stavolta- le dichiarazioni a favore della NATO, quando il “polverone” comincia a calare e si mostra più conciliante con i suoi alleati-avversaRi… e dopo che Tajani e altri esponenti, anche di Fratelli d’Italia, ci mettono “una pezza” dicendo che la linea della destra è una sola ed è “atlantista” e che la storia del Lambrusco risaliva al 2008. Berlusconi infatti, a poche ore dal secondo audio diffuso, dichiara “dicendo tutto il contrario di tutto”: <<come ho spiegato davanti al Congresso degli Stati Uniti, amicizia e gratitudine verso quel paese fanno parte dei valori ai quali fin da ragazzo sono stato educato da mio padre>>.
Lo stesso genitore la cui liquidazione come funzionario della Banca Rasini (secondo un certo Michele Sindona, morto con un caffè avvelenato in carcere, la banca era usata per riciclare i soldi della mafia e, si legge nelle cronache, lo diceva anche un rapporto della Criminalpol), ha dato origine al suo “impero” -sostiene lui-, mentre una fideiussione arrivò dal titolare della stessa banca per acquistare il primo terreno della “Cantieri Riuniti”, nel lontano 1961.
Riguardo invece alle foto il discorso di Berlusconi appare ancora meno credibile degli audio: non è la prima volta che dei documenti vengono “catturati” dai fotografi, e ancora più indietro negli anni i cronisti erano soliti frugare nelle carte gettate via dai politici sperando di trovare qualcosa su cui scrivere… Molti di voi ricorderanno il “pizzino” mandato da Enrico Letta a Monti per comunicargli la sua disponibilità: ci si domanda ancora se l’allora “premier-tecnico” lo abbia girato involontariamente o meno verso gli obiettivi dei fotografi, in maniera comunque più “fugace” della pantomima con tanto di “Vaffa” a cui abbiamo assistito… Ma lo stesso Berlusconi ricorderà, quasi certamente, che un altro “pizzino” lo inviò lui stesso nel 2008 a Nunzia De Girolamo e a Gabriella Giammanco: quest’ultima, con un passato da cronista a Montecitorio, cercava di far notare alla prima che doveva coprire dallo “sguardo” degli obiettivi il bigliettino. B. scriveva: <<Grazie per restare qui, ma non è necessario. Se avete qualche invito galante per colazione, Vi autorizzo ad andare via!>>. La risposta <<Caro Presidente (…) gli inviti galanti li accettiamo solo da lei>>. “Temi d’amore fra i banchi di Montecitorio, mentre il cuore và. Attimi magici”, diciamo parafrasando Cristina d’Avena nella sigla di un anime, trasmesso in passato sulle reti di “Sua Emittenza B.”
Berlusconi e l’amico-psicopatico Putin
Ce ne sarebbero da narrare davvero tante sull’amicizia con il suo “amato” Putin, cominciando dal “lettone” ricevuto in dono da lui e in cui avrebbe consumato una notte rovente con Patrizia D’Addario... “Amato” in maniera strettamente amicale, sia chiaro! Noi quelle “schifezze” non le vogliamo sentire… al massimo si potrebbe ipotizzare un’orgia con l’amico Putin, ma senza penetrazioni maschili o atti omossessuali (eccetto quelli femminili fanno sempre più audience e poi, in fondo, non fanno tanto “schifo”...) con quel Puttiniere… ehm, volevo dire con Putin.
Dal lettone passiamo al copriletto pacchiano regalato da Berlusconi al premier russo per i suoi 65 anni, cinque anni fa: rappresenta una foto dei due che si stringono la mano, sullo sfondo il Colosseo e la cattedrale di San Basilio a Mosca (tamarro!). Tra gli hashtag della foto social postata dall’artista che lo ha confezionato c’è ne è uno che colpisce: “Best Friends”… Che carini! Nel 2005 lo “Psiconano” gli aveva pure regalato un cavallo nano…
Il copriletto (a dire di chi scrive molto tamarro) regalato da Berlusconi a Putin... Che carini! #Bestfriends! |
Passiamo ora a parlare del già citato conservatore ceco Topolanek: circa un mese dopo la conclusione del suo mandato come Presidente della Repubblica Ceca e del Consiglio dell’Unione Europea nel 2009, venivano diffuse delle immagini risalenti a un anno prima. Nonostante il volto fosse oscurato, ammise di essere lui il tipo nudo nella residenza sarda di Silvio il rubacuori, ma precisò che la foto poteva essere stata comunque ritoccata (forse non si riconosceva nei “gioielli di famiglia”) riservandosi la possibilità di procedere per via giudiziaria.
Fece da negoziatore nella crisi per il gas che scoppiò tra il 2008 e il 2009, quando la Russia “chiudeva i rubinetti” e accusava l’Ucraina di “fare la cresta” sulle forniture, decidendo che degli osservatori sarebbero stati inviati per vigilare sulla correttezza dei “flussi”. Berlusconi intanto invitava gli italiani a stare <<tranquilli>> mentre (quel figlio di) Putin diceva qualcosa diventato familiare a tutti noi, tredici anni dopo: <<se Gazprom e la controparte ucraina non raggiungono un accordo, per noi russi non sarà un dramma: i consumatori di gas ci sono, anche se sarebbe un danno e Gazprom si orienterebbe verso i mercati centro-asiatici, costruendo un oleodotto per la Cina>>.
Chissà cosa ne pensano gli italiani e gli altri cittadini europei (inclusi quegli iper-settentrionali e primitivi scandinavi!) del fatto che a condurre le trattative con Putin sul gas c’era uno che faceva i festini con il suo “amico” e che hanno, a torto o ragione, favorito la politica che ci ha portato in quella che la stampa definisce come “la morsa del gas russo”, cioè l’eccessiva dipendenza dal gas russo (ma, più precisamente, una dipendenza anche dalle dannose energie fossili e dall’assuefazione verso di esse, cosa che di certo non favorisce lo sviluppo di strategie energetiche rispettose di madre Terra).
Sicuramente qualche domanda se la facevano gli americani, come emerse dai cablogrammi diffusi da "Wikileaks", in cui l’allora Segretaria di Stato Hillary Clinton chiedeva di approfondire le relazioni personali ed economiche tra i due. Nelle corrispondenze con i diplomatici in Italia si descriveva un Berlusconi che ammirava <<lo stile di governo “macho”, deciso e autoritario di Putin, stile che il premier italiano ritiene coincida con il suo>>, e che aveva irritato gli USA per il suo supporto al conflitto in Georgia. L’ambasciatore di quest’ultimo paese avrebbe inoltre dichiarato a un diplomatico americano che credeva che, coordinandosi con l’ENI, Putin aveva promesso a Berlusconi (che ha negato tutto) una percentuale sui profitti ricavati dai gasdotti costruiti da Gazprom (stessa ipotesi di finanziamento illecito, da parte russa, che sarebbero giunti ad altri partiti in tutta Europa… DEI FINANZIAMENTI RUSSI NE PARLIAMO NEL PROSSIMO MEGA-PARAGRAFO, RESTATE SINTONIZZATI NON C’è NESSUNA PUBBLICITà :) !! ).
Fatto sta che mentre in questi giorni Berlusconi dichiara il suo amore a Putin e la sua russofilia, salvo poi smentire dicendo di essere atlantista fin da quando era in fasce e che non può <<non stare che con l’occidente e con la difesa dei diritti di un paese libero e democratico come l’Ucraina>> nel primo discorso al senato, Topolànek invece ci va giù duro, e svela un retroscena di quell’incontro di mediazione per il gas:<<compresi che Putin è uno psicopatico, cosa comune alla maggioranza di queste persone, quando parlai con lui nella sua dacia>>.
Chissà se era la stessa dacia, arredata sfarzosamente, dove Berlusconi fu accolto da danzatrici del ventre. Anche sul versante della narrazione geopolitica Topolànek e Berlusconi sono agli antipodi, infatti il primo ha dichiarato: <<all’incontro della NATO, Germania e Francia si rifiutarono di aprire le trattative preliminari per accedere all’alleanza, cosa che provocò la logica reazione di Putin, e nel 2008 occupò l’Ossezia del Sud e l’Abcasia. All’epoca misi in guardia il Consiglio europeo sul fatto che la Crimea sarebbe stata la prossima, e l’annessione arrivò nel 2014 (…) Putin sta facendo quello che l’occidente gli permette. Dopo Obama e Biden, e la fuga degli americani da Kabul, i tempi erano maturi per permettergli di fare un’aggressione>>.
Ritornando al Ruby-Gate, nel 2008 abbiamo fatto un breve cenno riguardo al ricevimento di Berlusconi nella pomposa residenza di Putin. Berlusconi non poteva certo sfigurare, e sei mesi dopo l’amico-Zar viene ricevuto a villa Certosa da diverse show-girl in una serata stile-“Bagaglino”. Due anni dopo invece, agli inizi del Ruby-Gate, si scopre che per i festeggiamenti del 25 Aprile, quando si commemorano le persone che hanno dato la vita per liberarci dalla “schifezza” nazi-fascista, Karima El Marough si trovava ad Arcore (stando all’analisi delle celle telefoniche che hanno “agganciato” il suo telefonino) insieme ad altre “VIP” (meteorine, una corteggiatrice di Uomini e Donne, vallette di altri programmi TV , una ragazza immagine che lavorava in un casinò di Briatore) e Putin. Forse si saranno messi a cantare “Bella Ciao”, e inoltre non può non venire in mente che in questi giorni, il “post-fascista” (o neo-fascista?!) La Russa, ha dichiarato che festeggerà il 25 Aprile ma che non andrà in piazza perché le manifestazioni sono monopolizzate dai “comunisti”… Speriamo che la guerra finisca presto e che l’amico Vladimir (ex-KGB e quindi non più “comunista”) venga a festeggiare insieme a Silvio e a La Russa la sacra ricorrenza.
Un’altra indimenticabile “gaffe”, letteralmente una “sparata”, fu quella nei confronti della giornalista Natalia Melikova (e gaffe è dir poco, in un paese dove centinaia di giornalisti sono stati uccisi con delitti rimasti impuniti): in una conferenza stampa a villa Certosa, nel 2008, chiese a Putin della sua relazione con Alina Kabaeva (l’atleta russa da cui avrebbe avuto due figli e che si vociferava fosse scappata in Svizzera durante la prima fase dell’operazione “de-nazificatoria”), dopo che un altro giornale aveva dato la notizia di un possibile matrimonio e del divorzio dalla precedente moglie. Putin rispose che esigeva rispetto (e il giornale fu chiuso poco dopo) e Berlusconi mimò con le mani il gesto di un fucile che sparava in direzione della cronista (che, stando a quanto riportano le testimonianze dei suoi colleghi nella cronaca, sarebbe scoppiata a piangere in seguito).
Andiamo ora ancora più indietro nel tempo, precisamente a venti anni fa: Berlusconi organizza un vertice dove partecipano i rappresentanti della NATO e Putin, a Pratica di Mare, vicino Pomezia. Viene firmato un accordo noto come la “Dichiarazione di Roma” in cui si sancisce la “fine” della guerra fredda, inaugurando la stagione della comune lotta al terrorismo. Uno scatto descrive quei giorni in cui Putin, come negli anni a venire, sembrava voler sinceramente collaborare con la NATO e addirittura entrare a farvi parte: Berlusconi “incoraggia” la stratta di mano tra Vladimir e George W. Bush. Qualche mese dopo Putin tornava in Italia, l’amicizia con Berlusconi era agli inizi, e arrivava a bordo dell’incrociatore Moskva per un’esercitazione militare insieme alla Marina italiana. L’imbarcazione è stata affondata nella guerra in atto, insieme a quell’accordo e alla strategia (forse più economica che politica) dell’esaltato ex-premier di un paese NATO e il suo amico psicopatico, strategia che non ha prodotto il risultato di prevenire un nuovo conflitto nel cuore dell’Europa...
Infine, sempre restando nell’ambito russo e ucraino, quando “Sua Impunità B.” rischiava seriamente di finire dentro nel 2013, avrebbe detto agli europarlamentari del suo gruppo di aver paura di “marcire in galera” facendo la fine di Yulia Timoshenko. Quest’ultima è un’abbiente politica ucraina condannata per malversazione di fondi pubblici nell’ambito delle menzionate trattative con Gazprom del 2009. La sentenza, che lei ha sempre definito “politica” e orchestrata dal filorusso Yanukovych (poi deposto dopo i moti di Euromaidan nel 2014 e condannato per alto tradimento nel 2019 mentre in esilio in Russia), era di sette anni. La Corte europea dei diritti dell’uomo dichiarò il verdetto come illegittimo nel 2013 e, un anno dopo, il reato per cui era stata condannata venne depenalizzato dal parlamento, facendola uscire dal carcere durante la rivoluzione ucraina del 2014. Berlusconi si paragonava dunque alla Timoshenko, mentre la stampa italiana ipotizzava tra le mete di una sua potenziale latitanza anche la Russia di Putin, che si sarebbe offerto di ospitarlo.
Forse il paragone con il suo “padrino” politico sarebbe stato più calzante: Bettino Craxi fu protetto dall’“amico” Ben Ali, il dittatore tunisino salito al potere anche grazie al sostegno italiano per contenere la minaccia del terrorismo islamico e tutelare il tratto finale del gasdotto algerino (stando ai racconti dell’ex capo del SISMI Martini), poi esiliato a sua volta in Arabia Saudita dopo l’inizio della “primavera araba”.
Post-fascismo, post-nazismo, leghismo e Putinismo
I risultati che si ottengono in una ricerca online su un'altra nuova parola che si trova in questo post |
Oltre alle inchieste e ai processi di Berlusconi e al processo a Palermo di Salvini per sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio (processo a seguito della decisione di bloccare in mare per quasi venti giorni la nave di Open Arms con diversi minori a bordo e alcuni tra i circa 120 migranti che si lanciavano in mare per la disperazione, nell’estate del 2019) c’è un’altra vicenda giudiziaria aperta a Milano tre anni fa: riguarda la Lega e un “filo rosso” (forse è meglio dire “verde”) che unisce la Lombardia alla Russia, ipotizzando il reato di corruzione internazionale.
Al centro della vicenda troviamo Gianluca Savoini, con un passato vicino al gruppo di estrema destra “Orion” che ruotava intorno all’omonima rivista animata ed edita da Maurizio Murelli (condannato a più di tre lustri di carcere per aver passato la bomba a mano che ucciderà il poliziotto Antonio Marino durante il “Giovedì nero” di Milano nel 1973) e Mario Borghezio, quello che dice di volere una Padania <<bianca e cristiana perché non siamo merdaccia levantina e mediterranea. Noi quelli di Lepanto con le bandiere nel cuore crociato, noi che non diventeremo mai islamici! >>.
Un'immagine del sito (ora offline) dell'associazione di Savoini |
Apriamo un’altra parentesi graffa (prima di tornare all’inchiesta che sui giornali viene anche chiamata Moscopoli e Russiagate, dove ritroveremo “Orion”) sul post-fascista (termine alternativo a neo-fascista con cui, secondo alcuni, è più corretto indicare tra i vari anche la Meloni) Mario Borghezio e sull’influenza post-nazista nella Lega:
Secondo Claudio Gatti, autore del saggio-inchiesta intitolato “I demoni di Salvini" (edito da Chiarelettere) l’appena menzionato Maurizio Murelli (l’editore di “Orion”) insieme ad altri compagni-camerati comincia a mettere appunto una nuova strategia, sostituendo alla “via del guerriero” nazista la “via del sacerdote”. Quest’ultima “via” in sostanza consiste nell’infiltrare movimenti politici radicali di destra, mantenendosi fedeli all’ideologia etno-nazionalista e distruggendo “da dentro” la democrazia, dato che i tempi per un violento colpo di stato e per l’insurrezione armata non sono maturi e forse non matureranno mai più... Gatti ci tiene a precisare che non considera Salvini un “post-nazista” oppure un “burattino”, ma semplicemente uno che, come Bossi <<il suo padre/padrino politico, è un uomo pronto a tutto. Incluso ad allearsi con i nemici della democrazia (…) In Italia lo ha fatto sposando “l’essenza del fascismo”, all’estero alleandosi a Vladimir Putin per il quale, guidato da Savoini, ha operato come “agente d’influenza”>>, e ha quindi <<scelto di fare da piazzista del pensiero dei post-nazisti, incluse teorie del complotto come quella della cosiddetta “sostituzione dei popoli” secondo cui, attraverso le migrazioni e l’abbattimento delle frontiere, la “grande finanza internazionale” fomenterebbe un piano di “sostituzione di popoli” da realizzare attraverso il “meticciato”. Un concetto proposto per la prima volta da Adolf Hitler nel Mein Kampf senza ricorrere all’eufemismo della “grande finanza apolide”, ma parlando direttamente di “ebrei”>>. Non sarà un caso che è, in pratica, lo stesso concetto espresso da Meloni e Fontana, concetto che abbiamo visto all’inizio di questo post, unito anche alla propaganda dei servizi “deviati” della “lobby LGBT” per “invadere mentalmente” la normale sessualità dei bambini con le “schifezze” anormali di una coppia omo-genitoriale... mentre andare a letto con una minorenne avendo quasi più di 60 anni di differenza di lei, avendola pagata, e avendo altre cose più importanti da fare dei festini in stile “burlesque”, come guidare un paese evitando al contempo le inchieste giudiziarie, è “normale” } Chiusa parentesi graffa.
Dopo la parentesi graffa sul post-nazismo torniamo al Russiagate, noto anche come “scandalo Metropol ”, dal nome dell’hotel moscovita in cui, tre anni fa, si è svolta la trattativa nel mirino degli inquirenti.
Savoini ha conosciuto Salvini al giornale “La Padania” nei primi anni 2000 e, secondo l’allora direttore Luigi Moncalvo, il neo-Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Matteo sarebbe addirittura <<una sua creatura>>. Savoini aveva collaborato anche con il predecessore di Salvini, il “Senatur” Bossi, prima di diventare portavoce dell’ex Ministro dell’interno, e al fianco di entrambi tesseva il “filo verde-nero” che porta a Mosca, anche in veste di presidente dell’Associazione culturale Lombardia Russia. È diventato, come hanno confermato Sputnik News (agenzia pro-Putin in occidente) e lo stesso Salvini (che in un primo momento negava di sapere che si trovasse a Mosca nell’Ottobre 2018, il mese della “trattativa”), rappresentante ufficiale della Lega in Russia (come ricostruito su Il Fatto Quotidiano da Marco Pasciuti).
Presidente onorario di Lombardia-Russia è Alexey Komov, il relatore del Congresso Mondiale delle Famiglie e ambasciatore all’ONU per questa associazione, invitato a congressi leghisti (incluso quello del 2013 che vedeva Salvini “investito” della carica di segretario della Lega e, tra i vari, anche un altro in collaborazione con FdI-AN intitolato “Sfida della Russia di Putin. Famiglia Patria Identità”) e collaboratore dell’oligarca (che si definisce “filantropo”) Konstantin Malofeev.
A Febbraio del 2019 un’inchiesta de “L’Espresso” e un audio di “Buzzfeed” fanno luce su quell’incontro: sul tavolo c’è una trattativa per far comprare all’Italia (e quindi all’azienda di stato ENI, tramite un giro di denaro che passava per istituti di credito “infiltrati” dalla cricca) milioni di tonnellate di gasolio russo. A condurre le negoziazioni da parte italiana, insieme a Savoini, ci sono Francesco Vannucci e Gianluca Meranda (i tre sono nel registro degli indagati). Gli svariati litri di carburante sarebbero stati consegnati in un arco temporale compreso tra sei mesi e un anno con una “percentuale” mensile sul maxi-affare (ricavata tramite un “giochetto” sullo sconto del prezzo del gas) che sarebbe finita a finanziare la campagna elettorale della Lega per le elezioni europee, per un totale di 65 milioni di euro (stando ai calcoli de “Il Sole 24 Ore”).
Per dirla in parole povere: la Russia finanzierebbe diversi partiti dell’occidente per favorire la sua immagine e posizione a livello internazionale, nonché i suoi interessi economici, reclutando quindi “adepti” pronti a difenderla a spada tratta contro provvedimenti come le sanzioni per l’invasione della Crimea nel 2014, difesa portata avanti da sempre dalla Lega e che è diventata più imbarazzante da quando “l’operazione speciale” si è estesa in tutta l’Ucraina (sono quasi passati i tempi in cui si dice che la Russia sovietica abbia finanziato il PCI…).
La pratica di “soft power”, secondo i servizi d’intelligence americani, riguarderebbe una ventina di partiti sovranisti e di destra in varie nazioni, per una cifra che supera i 300 milioni di dollari a partire dal 2014 (l’anno in cui è iniziato il conflitto in Ucraina con la sopracitata operazione degli “omini verdi”). Quando a pochi giorni dalle ultime elezioni fu diffusa la notizia Guido Crosetto, attuale Ministro della difesa, ha scritto in un tweet: <<la cosa non mi stupisce perché è una tradizione antica da parte loro (…) se esistono eventuali beneficiari italiani sarebbe alto tradimento>>. Fatto sta che il sostegno a Putin di Salvini (ricordate la figuraccia che un sindaco polacco fece fare a Salvini quando tirò fuori la maglietta con l’immagine di Putin e la scritta “armata russa” in cirillico?! Ricordate quando Salvini disse <<cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin>>), e l’opposizione della Lega alle sanzioni alla Russia potrebbero confermare una relazione che va oltre quella “ideologica”…
Apriamo una parentesi quadra:
[È di pochi giorni fa la notizia che sembra aprire il sipario su uno scenario inquietante, a livello internazionale, che confermerebbe la strategia russa di finanziare e appoggiare diversi attori politici al di fuori dei suoi confini. Il NewYork Times parla di un accordo tra Putin e Trump: il primo mette a disposizione i servigi di hackers (forse è più corretto dire crackers) per aiutarlo nella campagna elettorale in chiave anti-Clinton; il secondo promette di avallare l’invasione dell’Ucraina.]
A condurre l’operazione al centro della trattativa con Savoini sarebbe stata l’azienda russa “Rosneft Oil ” e si ipotizza che altri accordi del genere possano essere andati a buon fine, anche utilizzando un’altra società registrata in Russia. Sarà una coincidenza, ma il nome della società è lo stesso della costellazione del Cacciatore, nonché della divinità del pantheon greco Orione, in latino “Orion”, come la rivista di estrema destra attorno cui ruotavano Borghezio e Savoini. Quest’ultimo siede nel consiglio d’amministrazione insieme a Claudio D’Amico, consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale e convinto sostenitore della tesi che <<i cittadini europei hanno diritto di sapere se gli extraterrestri ci visitano>>, auspicando una de-secretazione degli archivi sugli UFO. I due, secondo la stampa, sarebbero anche gli artefici della “putinizzazione” del Capitano Salvini e della trasformazione della Lega da un partito regionalista-secessionista a uno “sovranista” e “identitario” (e forse non è un caso che negli ultimi anni il movimento di Casa Pound è stato più vicino alla Lega che a FdI).
La "metamorfosi" della Lega è iniziata con l’avvicinamento dei “post-nazisti” italiani agli ultra-nazionalisti russi come Aleksander Dugin, “illustre” ideologo del partito di Putin (Russia Unita) e ardente “Eurasiasitsta” (cioè esponente di una corrente politica che auspica un mondo guidato dal supercontinente euroasiatico, a guida russa, in opposizione all’”imperialismo” occidentale-statunitense, dopo la fine della democrazia e l’avvento “totale” di un populismo “post-ideologico”, al culmine di una rivoluzione illiberale), nonché la persona che sarebbe dovuta morire nel recente attentato in cui è perita sua figlia, Darya Dugina (attentato da cui l’intelligence americana ha preso le distanze, “a mezzo stampa”, attribuendolo ad ambienti ucraini). Dugin, soprannominato anche il Rasputin di Putin, sarebbe stato introdotto a Savoini personalmente dal neofascista “rossobruno” (cioè che fonde elementi propri del comunismo con altri del fascismo) e “nazi-maoista” (così si definì Franco Freda) Murelli. Inoltre, nel già citato articolo del più importante quotidiano economico italiano, si spiega che altri prelievi di contanti e transazioni sospette di D’Amico, risalenti a dieci anni fa, erano sotto la lente d’ingrandimento della Guardia di Finanza.
I simboli “nazi-comunisti” dell'"euroasiatico" "Partito Nazional Bolscevico" (nella bandiera la falce è martello si trova, a mo' di svastica, nella "cornice" della bandiera nazista) |
La copertina di un numero di "Orion" |
Diversi incontri dei "post-nazisti" documentati nelle cronache |
L’avvocato Meranda (il terzo presente alla trattiva) ha confermato, in una lettera alla stampa, che la negoziazione effettivamente si è svolta, ma che poi alla fine non si è concretizzata (circostanza questa che, comunque, non servirebbe a far cadere l’ipotesi di reato). L’inchiesta della procura milanese incontra un’oggettiva difficoltà che potrebbe condurla a un nulla di fatto dal punto di vista giudiziario: i dinieghi da parte russa delle rogatorie internazionali utili per seguire le tracce di denaro “fiutate”.
A confermare la trattativa ci ha pensato anche l’Oligarca di Dio, aka Konstantin Malofeev, alla trasmissione di Rai 3 “Report”: <<Ho chiesto a Savoini di cosa si trattasse questa storia del Metropol. Mi ha risposto che non è successo niente, che aveva parlato con dei tizi... C’erano degli avvocati che volevano parlare di alcune faccende riguardanti il petrolio e abbiamo discusso di petrolio e di come aiutarli con l’ENI>>. Inoltre la sera prima della trattativa Salvini incontra il suo omologo vicepremier russo, dopo che ha negato più volte (e più volte è stato smentito. Tra le tante, una volta anche dall’ex premier Conte riguardo a una cena con Putin a palazzo Madama ) che Savoini fosse stato invitato dal suo ministero.
A sinistra un'immagine del sito di Lombardia-Russia. A destra delle immagini ironiche pubblicate sui social dopo le smentite a Salvini |
Come fa notare “L’Espresso”, a cui l’allora vicepremier ha preferito non rispondere, quel “selfyopatico” di Matteo non ha postato nemmeno una foto dell’incontro… Forse era scarico il telefonino… Il vicepremier Dmitry Kozak era infatti il delegato a gestire le questioni energetiche, insieme alla delega per le questioni riguardanti il conflitto in Ucraina (paese di cui è originario) prima di essere rimosso da tutti gli incarichi tranne, sembrerebbe, quella di vice capo di stato maggiore: si sospetta un suo arresto per “collaborazionismo” ma la vicenda non è stata confermata ufficialmente. Tre giorni prima dell’inizio dell’ “operazione speciale” al consiglio di sicurezza della Russia, quando si decideva pubblicamente e ufficialmente dell’invasione, di fronte alle telecamere, veniva congedato sbrigativamente e con fastidio da Putin, mentre chiedeva umilmente di dire altre due parole sul Donbass. Sembra che avesse portato sul tavolo dello Zar un accordo per garantire che l’Ucraina non sarebbe entrata nella NATO, ma con concessioni non sufficienti per il capo di stato russo. In estate si è diffusa la notizia che Kozak era sparito nel nulla, con il Cremlino che smentisce il suo arresto...
Gli amici della Lega e di FdI neo-fascisti rosso-bruni che combattono, con le idee o con le armi in pugno, per Putin (e anche quelli "di sinistra" o filo-sovietici)
A proposito di Putinismo e di operazioni di “de-nazificazione” (ovvero di come dire “tutto il contrario di tutto”) vogliamo ricordare la vicenda di un’altra personaggia, Irina Osipova, collegata ai “foreign fighters” pro-Russia, quegli estremisti di destra italiani (e anche mercenari di altre nazionalità) che negli scorsi anni sono andati a combattere nei territori occupati dalla Russia. Irina, prima di candidarsi alle comunali di Roma nel 2016 nelle file di Fratelli d’Italia, sarebbe stata contattata inizialmente da Savoini via social, stando a quanto dice lei. Poi avrebbe fatto da traduttrice in alcuni viaggi in Russia insieme a Salvini, D’amico e Savoini, per cui ha lavorato gratis e ricevendo in cambio soltanto <<un panettone>>, sostiene lei, <<per sdebitarsi>>. Lei, insieme a uno dei combattenti, “il Generalissimo” con un passato da ultras violento Andrea Palmeri, ha fondato un’associazione e, secondo un’inchiesta di un’emittente ucraina, sarebbe pure una spia al servizio dei russi.
Alcune foto dal profilo Facebook di Osipova, tra cui quella di uno degli incontri menzionati in questo post |
Il suo nome figurava anche in un’inchiesta risalente al 2018 della procura di Genova sul reclutamento, addestramento e finanziamento dei foreign-fighters, insieme a quello di Savoini: i due non sarebbero stati formalmente indagati, a differenza di un’altra decina di italiani tra i <<numerosi militanti neo-nazisti europei, anti-semiti e omofobi>> su cui le indagini di quattro anni fa si concentravano (indagini a loro volta partite da un’altra investigazione su delle scritte inneggianti al nazismo realizzate negli ambienti skinhead liguri nel 2013, di cui una contro Anna Frank: <<non l’ha fatta Frank>> recita la “battuta” di orrendo gusto). Osipova e Savoini sarebbero stati presenti a un meeting di partiti nazionalisti a San Pietroburgo nel 2015. Lì si trovava anche uno degli allora iscritti nel registro degli indagati, Orazio Maria Gnerre, che si recò nei primi mesi della ribellione filorussa nell’Ucraina orientale. Si trovava lì in quanto fondatore ed esponente dell’iniziativa nota come “Coordinamento solidale per il Donbass”, attività a sua volta inclusa nel più ampio progetto “comunitarista” Millennivm-Pce, sempre da lui fondato, e che era nel mirino della DDA genovese perché ritenuta una copertura per i reclutamenti.
Stando a quanto riportano le cronache la sua posizione processuale è stata archiviata (restano invece le sue dichiarazioni contro il <<genocidio del governo nazista ucraino>>. Invece Palmeri, recandosi in Donbass, si era sottratto alle restrizioni dei suoi movimenti e a una condanna certa per alcuni pestaggi, è stato condannato a cinque anni. Su di lui pende un mandato di arresto europeo. A Messina c’è un’altra inchiesta per un altro combattente italiano che avrebbe avuto rapporti con lui, Giuseppe Russo, mentre la posizione di un docente di latino e greco coinvolto nella vicenda è stata archiviata.
In una puntata del programma Nemo della RAI, risalente al 2017, il latitante Palmeri appariva insieme al politico piemontese Maurizio Marrone, di FdI, che ha anche aperto a Torino un “consolato informale” della sedicente Repubblica Popolare di Donetsk: una mossa “diplomatica” per combattere <<la vocazione terroristica e stragista delle autorità di Kiev>>.
Tra gli altri coinvolti nell’inchiesta ligure due sono stati condannati dopo aver scelto il rito abbreviato: 2 anni e 8 mesi a Olsi Krutani, istruttore poliglotta di arti marziali, di origine albanese e che sarebbe stato formato tra i ranghi dei parà russi, raggiungendo il grado di ufficiale e che faceva proselitismo per i russi in una palestra; 1 anno e 4 mesi a Vladimir Verbitchli, un moldavo che si sente russo e con il nome di battaglia “Parma” (che deriverebbe dall’addestramento ricevuto da paracudisti emiliani). Il campano Antonio Cataldo invece ha patteggiato la pena di 2 anni e 8 mesi: da giovane si sarebbe formato militarmente in Russia e a Panama poi (mentre in Italia gli negavano anche il porto d’armi per uso sportivo), nel 2011, l’ingaggio nelle forze anti-Gheddafi in Libia. Dopo la cattura da parte delle truppe fedeli al dittatore libico riesce a fuggire e tornare in Italia, sembrerebbe in barca. Poi il ritorno all’attività mercenaria nell’Ucraina orientale, insieme al ruolo di reclutatore.
Per altri tre combattenti il processo non è iniziato, dato che non è possibile procedere senza la notifica degli atti. Sono Gabriele Carugati (figlio di una politica leghista che si dice preoccupata ma solidale con la scelta del figlio) detto “Arcangelo”, Massimiliano Cavalleri aka “Spartaco” (che ha svolto la leva obbligatoria nella Folgore ed è stato poi volontario negli Alpini e che, in un’intercettazione, diceva di voler sparare in testa ai politici al suo ritorno) e Alessandro Bertolini (intervistato nel 2017 insieme ad “Arcangelo” dalla trasmissione Nemo, mentre nel 2015 Palmeri e Cataldi venivano intervistati da “Le Iene”).
Invece a Palmeri, definito dal governatore dell’autoproclamata repubblica che combatte contro i “nazisti” ucraini, Gubarev, <<un vero fascista>>, la notifica degli atti giudiziari gli è stata recapitata in Russia, forse mentre andava a <<ritirare lo stipendio>> come diceva in un post sui social. Dopo la notizia che i servizi ucraini pianificavano di catturarlo ha smesso di postare le foto in cui sfoggia i suoi tatuaggi.
A onor di cronaca bisogna notare che diversi articoli riportano la notizia di un altro foreign-fighter, vicino a CasaPound che combatte però nelle fila dei miliziani pro-Ucraina, e che sarebbe coinvolto in un’altra indagine sempre nel capoluogo ligure: Kevin Chiappalone che rischia dai 2 ai 7 anni di carcere per la partecipazione in un conflitto armato per uno stato straniero e che ci tiene a precisare l’estraneità di Casa Pound in merito alla sua scelta. La sua vicenda si può inquadrare nel cosiddetto “derby nero”, e cioè sul sostegno politico alle opposte fazioni in lotta delle diverse anime dell’estrema destra italiana: come si spiega sulle pagine dell’ "Huffington Post" (in un articolo di Claudia Zanella di Marzo, intitolato "Questa volta il derby nero si gioca sulla guerra: CasaPound è per l'Ucraina, Forza Nuova per la Russia") Casa Pound supporterebbe l’Ucraina e Forza Nuova di Roberto Fiore la Russia anche se, negli anni precedenti, il leader dei “fascisti del terzo millennio” diceva che Putin (insieme a Trump) gli era <<simpatico>>. Invece Fiore, oggi pro-Putin, un tempo elogiava il partito “Svoboda” (Libertà) che affonda le radici nel “Partito Social Nazionalista Ucraino” e che all’epoca era coinvolto nelle proteste Euromaidan, contro il governo pro-Putin (stando a questo post sul sito di Forza Nuova -reperito da Fanrivista tramite la Waybackmachine e partendo dalla lettura di un articolo del sito “Popoff”- il primo incontro di Fiore con il partito ucraino risalirebbe al 2010). Nel 2014, pochi giorni dopo la conclusione delle proteste in cui quasi venti esponenti del partito erano morti, Fiore spiegava in una lettera al leader del partito, Oleg Tjahnybok, che <<è motivo di onore, per tutto il popolo europeo, realizzare che ci sono uomini e donne pronti a rischiare ed anche a perdere la propria vita per Dio e per l’Onore e la Dignità della propria Patria (…) speriamo per voi e l’Ucraina che manteniate l’indipendenza che vi siete duramente guadagnati (…) che dovrà essere rispettata>>, mettendoli in guardia però <<da quei poteri che stanno già tentando di infiltrarsi in Ucraina (UE, BCE, IMF, NATO)>>. Pochi mesi dopo cambiava schizofrenicamente idea dato che, presumibilmente, il rischio di “infiltrazione” da lui predetto si era a suo dire verificato. Infatti, quando era l’unico italiano a partecipare a un convegno internazionale organizzato dal Cremlino sosteneva gli emergenti separatisti filorussi: <<Forza Nuova sottolinea, con tutti d’accordo, che la crisi ucraina è stata concepita dagli USA per interrompere il legame che si era creato tra Russia ed Europa negli ultimi anni>>. Non è un caso che la lettera del 2014 è stata ri-postata sul più importante social dell’ex URSS dall’account di FN, cercando di chiarire quali sono <<le origini delle relazioni con i due mondi in conflitto>> di FN e dell’APF (Alliance for Peace and Freedom, alleanza di partiti neofascisti europea).
Inoltre, tra le composite milizie “russofile”, ci sono anche settori che si definiscono "di sinistra" (Gnerre a proposito diceva che molti “comunisti” in realtà sono d’accordo con lui sulla maggioranza dei temi politici): Edy Ongaro, militante del Collettivo Stella Rossa Nordest, e anche lui ricercato per delle risse similmente a Palmeri, si era arruolato nella Brigata Prizrak, formazione di stampo socialista che sarebbe stata però finanziata da movimenti ultranazionalisti francesi. Nel 2015 muore mentre, pare, si gettava su una bomba a mano per fare “da scudo” e proteggere i suoi commilitoni.
L’unità internazionalista della formazione è stata comandata da un italiano, noto solo con il nome di battaglia “Nemo” e, stando a quanto lui dichiara, era alla prima esperienza sul fronte dopo un addestramento ai tempi della guerra nel Kosovo. Ha rilasciato un’intervista a “Il Manifesto” nel 2017: <<Abbiamo vinto, abbiamo sconfitto i fascisti, abbiamo liberato un territorio e stiamo provando a costruire uno stato socialista. Deve essere chiaro che il detonante dell’insurrezione in Donbass è stato il colpo di stato fascista di Kiev; il popolo però non si è sollevato solo contro il fascismo, ma anche contro il capitalismo (…) il governo di Kiev attua una politica fascista in continuità con quelli precedenti ma si appoggia a componenti naziste che hanno avuto un ruolo decisivo in Euromaidan>>. Le domande del cronista che lo intervista, Fabrizio Rostelli, lo dirottano sulla questione del fascismo all’interno delle autoproclamate repubbliche: <<non esistono formazioni militari fasciste che combattono per le Repubbliche popolari, è un’invenzione dei media (…) ci sono stati dei tentativi di costruire milizie fasciste, ma sono stati immediatamente smantellati (…) purtroppo questi personaggi sono molto bravi a camuffarsi inserendosi nei gangli del potere e assumendo la veste del rossobrunismo (…) per esempio nella Repubblica di Lugansk hanno occupato i posti delle agenzie di stampa per cui le informazioni che arrivano fuori sono ampiamente filtrate dai fascisti, questa è un’altra grande contraddizione (…) sappiamo per certo che i nazisti ucraini hanno formato militarmente fascisti italiani>>. Poi prova a smontare quello che riteneva un altro mito da sfatare: <<se la popolazione del Donbass fosse realmente filorussa non avrebbe mai costituito una Repubblica Popolare: una realtà che contiene degli elementi di socialismo è in aperta antitesi con la storia degli ultimi 25 anni della Russia: la maggioranza degli abitanti del Donbass si ritiene sovietica>> e quindi anche la sua azione è da inquadrare in un progetto che sostanzialmente vuole continuare quello dell’URSS. A proposito del ruolo della Federazione russa nel conflitto diceva: <<la Russia era interessata esclusivamente alla Crimea e ha ottenuto ciò che voleva, infatti lì gli scontri sono durati solo due giorni e solo due morti. In Donbass invece si combatte da 4 anni e non c’è stato nessun supporto militare russo alla nostra lotta>>. Prima dello scorso 24 Febbraio era anche difficile ipotizzare, invece, che l’ “operazione speciale” si sarebbe estesa all’intero territorio ucraino.
E ancora, sempre nell’inchiesta genovese, figurava il nome di Luca Pintaudi in qualità di rappresentante del Coordinamento Solidale per il Donbass con Gnerre, insieme al quale raggiungeva il Donetsk e venivano accolti dal governatore Gubarev. A differenza degli altri combattenti le carte dell’inchiesta spiegano che, apparentemente, è un militante “di sinistra” (in particolare apparteneva al collettivo degli studenti dell’Università Cattolica di Milano ULD) e che aveva combattuto anche contro l’ISIS nel Kurdistan, dopo essersi recato con Gnerre in Ucraina. I genitori erano allertati dalla scomparsa del figlio, che si era recato lì con la scusa di andare a fare trekking in Turchia. Il padre, infuriato, aveva contattato Gnerre perché lo riteneva responsabile della “nuova” trasferta del figlio. Gnerre, a sua volta, tramite un’altra persona voleva contattare (indirettamente, data la sua opposta appartenenza politica e la sua lontananza dalla causa “socialisteggiante” curda) l’ambiente dei centri sociali in contatto con i curdi, per evitare di alzare un polverone con le autorità. Pintaudi sarebbe stato addestrato dal PKK e poi avrebbe combattuto contro il sedicente stato islamico nelle fila dello YPG. Quando, intercettato dai carabinieri del ROS, raccontava quello che era successo sul fronte iraqueno a Gnerre questi rispondeva con la frase <<onore compagno!>>: probabilmente per il “comunitarista” Gnerre non c’è molta differenza tra l’espressione (usata dagli estremisti di destra) “compagno camerata” -o semplicemente “camerata”- e la più generica “compagno” (usata invece nell’ambito socialista di sinistra)… Rosso e nero sfumano così nel rossobrunismo…
Conclusione pragmatica dello pseudo-editoriale "inchiesticheggiante", satirico e metagiornalistico
Se il Governo volesse o “dovesse” liberarsi di Forza Italia, probabilmente, potrebbe trovare l’appoggio e la “fiducia” di parlamentari nelle fila dell’opposizione, partendo da chi poteva opporsi all’elezione di Ignazio La Rissa, magari in cambio di qualche “incarico-inciucio”… Oltre che a ipotetici forzisti pronti a “tradire” il partito di Berlusconi… che potrebbero anche unirsi ai rinforzi di “Noi Moderati- MAIE” con l’ “espansione” del gruppo parlamentare presieduto da Maurizio Lupi tramite un “prestito” al Senato e una “gabola” alla Camera.
Fatto sta che in un pianeta normale non si farebbe una coalizione guidata da una “post-fascista” che mantiene una posizione ambigua sul suo passato di estrema destra (e che prima di essere eletta la sparava grossissima sull’Europa, salvo poi diventare più assertiva e sottomessa nei confronti dei “poteri forti”), dal leader di un partito secessionista infiltrato da ex-guerrieri e neo-sacerdoti “post-nazisti”, e da un anziano imprenditore intrallazzatore con problemi di sex-addiction, oltre che giudiziari. Spero facciano pochi danni e che il governo cada quanto prima, ma intanto, da attivista travagliato (e non “travagliano”), mi attivo perché di fronte alle difficoltà bisogna unirsi e reagire…
Come di consueto, ringraziandovi per aver impiegato il vostro tempo a leggere quest’estenuante pseudo-editoriale-inchiesta e invitandovi a commentare, proporre, interagire sui social e nei commenti, vi lasciamo con tre citazioni musicali sulle stesse “tonalità” di questo mega-post/capitolo di un potenziale libro.
Meditiamo ancora sul fatto che in un pianeta “normale”, comunque, si dimetterebbero per molto meno...
E infine, utilizzando uno dei neologismi che già sono ricorsi in queste pagine e un’altra neoformazione linguistica, esprimiamo un concetto che ci travaglia, riguardo al “rossobrunismo”: l’era “pseudocratica” e “post-ideologica” è una gran confusione!
Editorialista Travagliato
ultima modifica 8/11/2023 ore 02:18
ma come fai a dire che il governo ucraino è legittimo? E il golpe di piazza Maidan fomentanto dall'occidente?
RispondiEliminaSalve "NATOcontro", sono l'Editorialista Travagliato di Fanrivista. Ho molti dubbi sul fatto che i fatti di piazza Maidan possano definirsi un "golpe", nonostante vi abbiano partecipato anche forze di estrema destra (come specificato nel maxi-post che ha letto, perlomeno parzialmente, e per questo ringrazio per il tempo dedicato) e onestamente non ho strumenti per dire se e quanto i governi occidentali e gli USA vi abbiano partecipato, e tantomeno in che misura... Direi comunque che il governo di Zelensky (per cui non nutro simpatie) è legittimo almeno quanto quello dell'autocrate Putin, e per questo Putin, dopo lo scoppio di quella che forse definirei una guerra civile (se non un'invasione mascherata, con tutte le questioni connesse come quella affrontata nel post sugli "omini verdi"), ha invaso l'intero territorio ucraino ed è l'invasore. Detto ciò preciso che io non sto né con Putin né con la NATO, e che sono combattuto su molte questioni a partire dall'invio di armi, del tipo di armi eventualmente, o addirittura di una noflyzone.
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