IL POLITICO DEL MHP AVREBBE TELEFONATO ALL’ATTENTRICE: LUI SMENTISCE DICENDO CHE QUALCUNO HA OTTENUTO UN’UTENZA A LUI INTESTATA FALSIFICANDO LA SUA CARTA D’IDENTITÀ
I media turchi riportano la notizia che, due giorni fa, il politico della destra ultranazionalista Mehmet Emin Ilhan, è stato interrogato dalla polizia perché dalla sua utenza telefonica erano partite diverse telefonate alla presunta attentatrice, prima dell’esplosione. In una conferenza stampa ha smentito qualunque coinvolgimento, specificando che tre anni fa qualcuno gli avrebbe intestato un’utenza telefonica a sua insaputa, usando un documento d’identità falso.
La conferenza stampa del politico dell'MHP |
Il politico fa parte dell’MHP, partito considerato erede e “volto pulito” dei “Lupi Grigi” (dopo un repulisti degli elementi più estremisti e meno fedeli al suo fondatore e presidente del partito, Devlet Bahceli) -quelli dell’attentato a Wojtyla, per intenderci- nonché alleati del partito islamico-conservatore di Erdogan, l’AKP.
LE FONTI DI QUESTO POST
La linea editoriale di Fanrivista presta particolare attenzione ai processi dei mass-media e a questioni come quella delle fonti alla base delle notizie: per questo precisiamo che abbiamo appreso la notizia dal sito del Kurdistan irakeno “Rudaw” che, a sua volta, riporta come fonte <<l’organo di stampa di opposizione turco T24>>. Dopo la conferma dell’interrogatorio all’emittente, Ilhan ha tenuto la conferenza stampa (in foto) in cui ha negato il suo coinvolgimento. Non ci risulta, al momento, che altri media italiani e all’infuori del Medio Oriente -in inglese- abbiano riportato questo evento. Ci sembra curioso, dato che come spiegavamo nei precedenti post diversi media, politici e analisti hanno espresso pesanti dubbi sulla versione ufficiale, oltre la richiesta dell'amministrazione del Rojava, rivolta alle agenzie internazionali, di condurre indagini indipendenti sulla tragica vicenda.
OPERAZIONE SOTTO FALSA BANDIERA?!
Infine, senza cedere a giudizi affrettati e a tentazioni “complottiste”, ci sembra strano (o perlomeno incauto e stupido) che se davvero qualcuno dell’MHP o dei “lupi grigi” avesse voluto portare a termine un attentato con un’operazione sotto falsa bandiera (ossia commettere un fatto e far cadere la responsabilità su qualcun altro, false-flag in inglese) avrebbe usato la sua utenza telefonica e non quella di qualcun altro (e quindi potremmo trovarci di fronte o a un caso di false-flag attuata “male” o addirittura attuata ai danni del MHP, per esempio).
Resta dunque il mistero su chi abbia effettuato quelle telefonate, oltre che sull’intera vicenda -a meno che non si voglia credere che davvero le YPG abbiano impartito l’ordine dopo l’addestramento del PKK della donna arrestata, Ahlam Al-bashir…
La donna arrestata in "tempi record", nella versione ufficiale una spia di PKK e YPG |
IL POLITICO “OMONIMO” DELL’HDP ARRESTATO NEL 2015
Mentre “googolavamo” il nome del politico, ci siamo imbattuti in un caso di omonimia: esiste infatti un altro Mehmet Emin Ilhan che però fa parte dell’HDP, partito turco che raccoglie le forze di sinistra del paese e dei curdi, accusato di essere un’emanazione “terrorista” del PKK e che, come altri partiti in passato, ha rischiato di essere ufficialmente bandito. Nella notizia (in foto) si parla dell’arresto dell’“omonimo”, avvenimento purtroppo “di routine” per gli oppositori del regime.
La notizia dell'arresto del politico "omonimo" a quello interrogato. Fa parte del partito d'opposizione HDP |
I NOSTRI ARTICOLI PRECEDENTI SULL’ATTENTATO E SUL VETO DI ERDOGAN PER L’ENTRATA NELLA NATO DI SVEZIA E FINLANDIA
In questi giorni abbiamo già pubblicato un articolo in cui si mette in dubbio la versione ufficiale, ipotizzando un ricorso alla “strategia della tensione” (o quantomeno un vantaggio elettorale ricavato dal sangue di quelle vittime innocenti).
Nelle scorse ore invece abbiamo scritto dell’affermazione, fatta da un membro del PYD curdo-siriano, secondo cui l’attentatrice sarebbe legata alle FSA, fazione militare opposto ad Assad e appoggiata dalla Turchia.
Infine, poche ore prima dell’attentato, avevamo scritto un aggiornamento (per la rubrica “Come Va A Finire”) sulla questione delle estradizioni richieste dalla Turchia a Svezia e Finlandia, condizione imposta da Erdogan ai due paesi scandinavi, e sull’ipotesi di uno studioso svedese secondo cui quello a cui mira “Il Sultano” potrebbe andare oltre la sola consegna dei dissidenti.
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