RICEVIAMO, PUBBLICHIAMO E COMMENTIAMO...
Il nodo partenopeo di “Free Assange Italia”
intensifica le azioni in favore del giornalista, editore e hacktivista
australiano, Julian Assange, mentre il suo destino giudiziario sembra
dirigersi pericolosamente verso un paese in cui i suoi diritti umani sarebbero
seriamente a rischio, un paese che avrebbe addirittura tramato per ucciderlo, dopo averlo delegittimato con una potentissima “macchina del fango” mediatica
e giudiziaria internazionale.
Nelle prossime righe, prima di riportare il comunicato che il gruppo “Free Assange Napoli” ci ha inviato, vi segnaliamo anche alcuni concetti e degli scritti già apparsi tra le righe di questa Fanza/Rivista sul prigioniero politico e ricercatore della verità: la battaglia per la sua liberazione è la battaglia per la libertà della conoscenza ed è una lotta che riguarda tutt* noi!
Julian Assange, sin da quando militava come attivista “cypherpunk”, ha sempre avuto in mente un principio tanto basilare e chiaro quanto cruciale: garantire la massima privacy per chi è “debole”, e al contempo sviscerare le azioni dei potenti per ottenere da loro il massimo grado di trasparenza. Senza questo presupposto noi giornalist* non siamo “cani da guardia del popolo”, ma veniamo allevati come “cani da salotto” che leccano il sedere al padrone!
La conoscenza è potere, e se questo potere non è equamente distribuito, se non riusciamo ad avere dati oggettivi sulle nostre vite intrecciate e interdipendenti, costruire una società e un mondo più giusto, o anche solo avvicinarsi a questa utopia diventano dei castelli in aria senza fondamenta, come abbiamo già spiegato in questo post in cui ripercorriamo brevemente la storia di Assange.
La piattaforma Wikileaks ha garantito tutto ciò: redistribuire conoscenza (in particolare sui crimini di guerra americani, ma non solo) garantendo l’anonimato ai “whistleblowers”, ossia a chi faceva delle denunce, le sacrosante fonti che ogni cronista dovrebbe tutelare.
In quest’altro post scendiamo molto più nel dettaglio, e abbiamo metaforicamente indossato la toga dell’“avvocato del diavolo” chiedendo a Stella Moris (moglie di Assange, nonché sua legale ed esperta di diritti umani) se alcune conseguenze delle rivelazioni di Wikileaks, come quelle che hanno causato dei tumulti in Kenya nel 2007, sono un prezzo necessario da pagare per una società più “vera” e libera. In merito a quella specifica vicenda lo stesso Assange, accusato quindi di avere anche le mani sporche di sangue, disse: <<in quel frangente morirono circa 1300 persone e 350 mila dovettero fuggire. Fu un risultato della nostra nostra fuga di notizie. D’altra parte gli abitanti del Kenya avevano diritto a sapere che 40 mila bambini morivano di malaria, e che molti altri morivano per il denaro portato al di fuori del Kenya e della conseguente svalutazione dello scellino (…) Bisogna iniziare con la verità. La verità e l’unica maniera per arrivare da qualche parte, perché ogni decisione basata su bugie o ignoranza non può condurre a buone conclusioni>>.
Analoghe accuse riguarderebbero il presunto pericolo di vita di diversi giornalisti, politici, diplomatici ed esponenti di ONG che avevano relazioni con gli USA, a causa delle rivelazioni di Wikileaks: nei processi queste accuse non solo non sono state mai dimostrate, come ci ha detto Stella, ma in più, ricorda Sara Chessa (in questa intervista), l’accusa secondo cui su Wikileaks si erano conservati i nomi delle fonti dell’intelligence americana in Iraq e Afghanistan mettendoli in pericolo, insieme alle loro famiglie, non ha alcun fondamento: <<in 12 anni non c’è stato un solo caso a supporto di queste affermazioni (...) Assange destinò molte risorse economiche e umane all’eliminazione di quei nomi dai documenti>>, ritardando la pubblicazione degli articoli con i colleghi giornalisti/e che fremevano per pubblicare il prima possibile quelle notizie.
Stella Moris, quando a Napoli ha ricevuto un premio al festival “Imbavagliati”, a cui abbiamo dedicato un ampio articolo, ha spiegato un altro concetto che ci obbliga a ripensare come sono organizzate le nostre “democrazie”: <<i segreti di stato non sono qualcosa di naturale>>!
Se pensate che Assange sia divisivo e controverso, a nostra detta, siete completamente fuori strada: quello che c’è di controverso nella sua storia sono le fandonie diffamatorie di una campagna mediatica globale, alimentate dalla stampa asservita, ignorate da quei/quelle giornaliste/i ed editori che hanno venduto tantissime copie con le rivelazioni di Wikileaks, e che oggi dimenticano il prigioniero politico Assange mentre marcisce in una prigione di massima sicurezza come se fosse un terrorista e non un ricercatore della verità, come se fosse lui il colpevole delle atrocità commesse nelle guerre, dalle multinazionali e dai potentati vari... Immaginate un omicidio: invece di arrestare l’assassino sbattiamo in galera chi lo ha denunciato?! Trattiamo come una spia una persona che ha “rubato” informazioni per darle alla collettività, come dovrebbe fare qualunque giornalista, lo trattiamo come se avesse passato delle informazioni a una potenza straniera, come se fosse un pericolosissimo cyberterorrista e agente al servizio di imprecisate nazioni straniere... È paradossale!
Il primo ministro Australiano, anche per la pressione della società civile del sua paese, ha chiesto ufficialmente agli Stati Uniti di far cadere le accuse contro Assange: dobbiamo fare lo stesso anche noi, perciò non manchiamo ai prossimi appuntamenti e supportiamo le iniziative dei vari gruppi “pro-Assange”!
A tal proposito riportiamo di seguito il comunicato di Free Assange Napoli con i prossimi appuntamenti.
Scriba Contemporaneo
COMUNICATO STAMPA
Libertà per Julian Assange
Nel pomeriggio di oggi, mercoledì 28 giugno 2023, alcuni attivisti di Free
Assange Napoli hanno tenuto un presidio in piazza della Repubblica, nei
pressi del Consolato Generale USA di Napoli.