22.4.23

LIBERTÁ PER JULIAN ASSANGE!

CONOSCENZA È POTERE...

 

Nell'immagine un'attivista di "Free Assange Napoli" prova a dare un'idea diretta e "visiva" di cosa vuol dire vivere in una cella di due metri per tre con un'installazione in piazza Dante, a Napoli: un pezzo della piazza è recintato con nastro adesivo. La "cella" all'aperto è spoglia, e l'attivista legge un libro senza parlare con i curiosi che si avvicinano
Nell'immagine un'attivista di "Free Assange Napoli" prova a dare un'idea diretta e "visiva" di cosa vuol dire vivere in una cella di due metri per tre.


Nella prima parte di questo post il nostro "Scriba Contemporaneo" fa delle concise e taglienti considerazioni sulla vicenda politica, mediatica e giudiziaria del giornalista e "hack-tivista" Julian Assange. 

Nella seconda parte riportiamo le immagini di alcune proteste del gruppo partenopeo "FREE ASSANGE Napoli" che si battono per la sua libertà, e quindi anche per la libertà di informazione e conoscenza, oltre a un comunicato in cui si annuncia il prossimo arrivo a Napoli della moglie del fondatore di Wikileaks, Stella Moris (si sono sposati in carcere).

 

CONOSCERE  È POTERE

Conoscere è potere, e quando la conoscenza viene limitata o concentrata solo nelle menti e nella mani di poche persone, anche il potere di incidere sulla realtà viene limitato o concentrato.

La piattaforma Wikileaks (nome che fonde la parola “wiki” con “leak” ossia “perdita” nel senso di “fuga di notizie”) fondata dal giornalista e attivista-hacker Julian Assange, è arrivata a ospitare decine di migliaia di testi riservati, dati, notizie, corrispondenze diplomatiche e video sui più disparati argomenti.

I primi documenti e video pubblicati a fare scalpore furono forniti più di dieci anni fa da un militare statunitense, Bradley Edward Manning, che diventerà Chelsea Elizabeth Manning dopo un percorso di transizione di genere, e documentavano gli abusi e le stragi dell’esercito americano (nel video che segue c'è un estratto di una puntata del programma Rai Presa Diretta che mostra quelle immagini, oltre alle interviste dei familiari delle vittime civili irachene, non a caso il video è stato intitolato “Collateral Murder”, ossia “Danni Collaterali”).


 


 

Si parla molto dei “big data”, dei dati che multinazionali private e organizzazioni governative raccolgono sui cittadini del pianeta, “profilandoli” principalmente per scopi commerciali, e acquisendo il potere di  predire e influenzare le nostre scelte, online e offline, ma anche di attuare repressioni immorali e illegali. La difesa della nostra privacy può servire dunque a conferire meno potere a chi ne ha già molto...

Wikileaks ha ribaltato questo meccanismo: si prendono informazioni da chi è già “potente” e si rendono pubbliche, tentando di trasferire quel potere, quelle conoscenze tanto dolorose quanto utili, alla collettività, e cercando al contempo di proteggere tramite dei meccanismi di cifratura i cosiddetti “whistelblowers”, ossia le “talpe” che all’interno di un’istituzione, un’azienda o un’organizzazione denunciano dei fatti, come ha fatto Chelsea Manning. Stando a quanto riportato da Assange e dalle FAQ di Wikileaks, i documenti vengono revisionati da un team di cui lui stesso faceva parte, tenendo presente che <<la più semplice ed efficace contromisura>> per prevenire fughe di notizie deliberatamente false o pericolose <<è una comunità mondiale di utenti informati e curatori che può esaminare e discutere i documenti>>.

Il caso di Julian Assange è giudiziario, politico e mediatico: hanno prima imbastito contro di lui uno scandalo sessuale in Svezia, si è poi rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador londinese “auto-recludendosi” per 7 anni, e da 4 anni è in un carcere di massima sicurezza britannico, dove vive in un isolamento totale e barbaro per 22 ore al giorno in attesa che venga esaminata la richiesta di estradizione verso gli USA, dove potrebbe rischiare centosettantacinque anni di prigione per spionaggio o, addirittura, la pena di morte, se l'accusa formulata nei suoi confronti fosse quella di cospirazione.

Negli Stati Uniti è accusato in base al cosiddetto “Espionage Act”, una legge promulgata nel 1917, quando la tecnologia che fa funzionare le nostre radio era ancora agli albori, quando la concezione della libertà di stampa era molto diversa da quella attuale: gli Stati devono tutelare i loro segreti (fino a un certo punto, sia temporale che morale), ma i giornalisti hanno l’obbligo deontologico di pubblicare notizie di rilevanza pubblica, soprattutto quando quelle notizie ci fanno capire che "i buoni" non sono così buoni in fin dei conti...

La detenzione di Assange è considerata da diversi esperti e attivisti arbitraria e illegittima, tra questi c'è anche il premio Nobel per la pace Adolfo Pérez EsquivelInoltre, in relazione ad alcuni dei migliaia di contenuti, in particolare quelli delle stragi perpetrate dai militari statunitensi (paese che, insieme a Cina e Russia, non ha ancora ratificato il trattato che regola la Corte Penale Internazionale dell’Aja), l'incarcerazione assume contorni pirandelliani perché ha sostanzialmente confermato una serie di notizie che già circolavano e non ha fatto “nuove” rivelazioni. È un po’ come accusare il testimone di un delitto invece di chi lo ha commesso... E quando un testimone è "scomodo" la sua eliminazione può essere progettata e attuata con ogni mezzo: secondo un'inchiesta di Yahoo News l'allora presidente Trump e il direttore della CIA Mike Pompeo tramavano l'omicidio del giornalista australiano, oltre ad attività di "dossieraggio" dei sodali alla causa di Wikileaks, considerato come <<un servizio di intelligence non statale>>.

Ma evidentemente anche diffondere la conoscenza e dire la verità è un delitto per alcuni, per quei paesi che in nome di una fantomatica esportazione della democrazia conducono guerre illegali, per quegli stati che si definiscono come “buoni” ma che forse in fondo sono anche loro degli “stati canaglia” anche se in maniera meno evidente e più subdola, e per questo chi scrive pensa che di Assange si stia facendo un esempio con una punizione che sia di monito e scoraggi altri giornalisti e “cercatori di verità”.

 Scriba Contemporaneo



 

LE INIZIATIVE DEL GRUPPO FREE ASSANGE DI NAPOLI

In queste foto la protesta del gruppo di attiviste e attivisti partenopei che si battono per la libertà di Assange: sotto la statua di una piazza Dante affollata di turisti uno di loro prova a dare un’idea di cosa vuol dire vivere in una cella di due metri per tre, sottoposto a un trattamento degradante e inumano, di cui cominciamo a parlare anche nel "bel paese" dopo il caso dell'anarco-insurrezionalista Cospito. Ai lati della statua una breve ma efficace mostra con alcune immagini e testi che riassumono la vicenda di Assange (cliccate o "toccate" le immagini per ingrandirle).

 

Le immagini della mostra itinerante che riassume la vicenda di Julian Assange

Le immagini della mostra itinerante che riassume la vicenda di Julian Assange

Le immagini della mostra itinerante che riassume la vicenda di Julian Assange
 
Le immagini della mostra itinerante che riassume la vicenda di Julian Assange

Le immagini della mostra itinerante che riassume la vicenda di Julian Assange

Le immagini della mostra itinerante che riassume la vicenda di Julian Assange

Le immagini della mostra itinerante che riassume la vicenda di Julian Assange


l'attivista che impersona Assange nella cella in isolamento

l'attivista che impersona Assange nella cella in isolamento


l'attivista che impersona Assange nella cella in isolamento. Sullo sfondo la statua di Dante

due metri per te: la spiegazione della protesta

i cartelli della mostra in una foto "panoramica"



In queste immagini invece si nota l’opera dell’artista Eduardo Castaldo in via Santa Maria di Costantinopoli, dove le strisce della bandiera statunitense diventano delle sbarre di una cella.


L'opera di Eduardo Castaldo


 

In queste altre immagini (quelle dell'azione sono state gentilmente fornite dal gruppo napoletano) è immortalato il progetto artistico-editoriale Liberi di Nicola Angrisano, che mira a recuperare <<con un gesto artistico la funzione di punto di informazione delle vecchie edicole>> ormai chiuse, tramite delle grandi installazioni scritte che ricordano i dazebao (che sono anche una parodia della testata del quotidiano Libero).

 

l'installazione di Nicola Angrisano, "Liberi"

l'installazione di Nicola Angrisano, "Liberi"

l'installazione di Nicola Angrisano, "Liberi"

l'installazione di Nicola Angrisano, "Liberi"

l'installazione di Nicola Angrisano, "Liberi"

il modello dell'installazione di Nicola Angrisano, "Liberi"

l'installazione di Nicola Angrisano, "Liberi"

immagine ingrandita dell'installazione di Nicola Angrisano, "Liberi"

immagine ingrandita dell'installazione di Nicola Angrisano, "Liberi"

immagine ingrandita dell'installazione di Nicola Angrisano, "Liberi"


 

 

COMUNICATO STAMPA DEL GRUPPO DI ATTIVIST# “FREE ASSANGE NAPOLI”  sul premio Fonseca che sarà assegnato a Stella Morrs a Napoli, presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici alle ore 18 del 27 Aprile, evento che inaugurerà l’ottava edizione del Festival Internazionale di Giornalismo Civile “Imbavagliati”.

 

Il prossimo 27 Aprile - alla vigilia della "Giornata mondiale della libertà di stampa" che sarà celebrata in tutto il mondo il 3 maggio -  Stella Moris, moglie di Julian Assange sarà a Napoli per ritirare il premio Fonseca quest’anno assegnato a lei per “il suo coraggio nel difendere, attraverso il caso di Julian Assange, il diritto alla libertà di stampa di tutti i giornalisti del mondo”, testimoniando quanto viva in Lei la stessa ispirazione di Eleonora. 

 

Il riconoscimento, promosso dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e da Articolo21 e conferito da un comitato scientifico, presieduto da Nino Daniele, è dedicato alla memoria di Eleonora Pimentel Fonseca, patriota napoletana e fondatrice del giornale "Monitore Napoletano" che durante i moti rivoluzionari napoletani fu uccisa il 20 agosto del 1799 a Piazza Mercato. Nel suo nome, le protagoniste della manifestazione sono giornaliste e attiviste che portano avanti la difesa dei diritti civili.

 

In quell’occasione cercheremo di accoglierla come merita anche per trasmetterle la nostra vicinanza per la triste e prolungata persecuzione politica di cui il marito è vittima, le cui conseguenze coinvolgono pesantemente lei e i loro figli. Inoltre ricorderemo anche quanto la nostra città ha fatto da mesi per aumentare l’attenzione sul caso con incontri, dibattiti e varie iniziative informative e di sensibilizzazione.

 

E ricorderemo anche il più significativo risultato ottenuto: la votazione del Consiglio comunale della città lo scorso 31 gennaio (su sollecitazione degli attivisti di FreeAssange Napoli) di un Ordine del giorno che invita il sindaco Gaetano Manfredi a conferire la cittadinanza onoraria ad Julian Assange. Questo invito, che accoglie l’appello lanciato nel 2021 dal premio Nobel per la Pace Adolfo Pérez Esquivel, è l'ulteriore dimostrazione del grado di civiltà di Napoli nel difendere la libertà d’informazione, aggredita non soltanto nelle dittature, ma anche in molte nazioni che vantano di essere democratiche, come gli Stati Uniti, il Regno unito o la stessa Italia precipitata al 58° posto nell’annuale graduatoria riguardante la libertà di stampa.

Pur spronando tanti altri enti locali italiani ad agire per assegnare ad Assange la stessa onorificenza (molte città hanno seguito l’esempio di Napoli e hanno assegnato ad Assange la cittadinanza onoraria), quella votazione non ha ancora indotto la logica e conseguente risposta da parte del sindaco Gaetano Manfredi che non ha forse trovato il tempo, dopo oltre due mesi, per procedere nel conferimento ufficiale come richiesto dal Consiglio tutto.

Ci auguriamo che questa situazione di stallo possa essere sbloccata il 27 aprile  in occasione della consegna a Stella Moris del premio Fonseca al quale invitiamo find'ora il Sindaco in rappresentanza della città di Napoli.

 

#FreeAssangeNOW


i volantini del gruppo napoletano in favore della cittadinanza onoraria per l'hacktivista


 ultima modifica 23/04/2023 ore 11:58

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