3.8.22

L'editoria anarchica in Italia: i periodici

Per la rubrica "Esami Infiniti" di questa prima rovente settimana d'agosto 2022, pubblichiamo il terzo capitolo (e terza “puntata scritta”) di una tesi di laurea sull’editoria anarchica e libertaria in Italia.

Nella prima puntata si presentava un’iper-concisa storia del movimento anarchico in Italia intrecciata a uno stringatissimo viaggio in quella del panorama editoriale italiano; vi si trovano anche delle nozioni molto basilari su terrorismo e sull’uso politico della violenza (contestualizzato rispetto all’anarchismo e considerando che gran parte della “galassia anarchica” si configura, almeno sul versante delle pubblicazioni, in maniera “insurrezionale”).

Nella seconda si trattava delle case editrici e dei vari “editori, formali o meno, e più o meno autoprodotti, a partire dalla fine dell’800: queste pubblicazioni possono essere definite “di nicchia” e sono all’interno di un’altra nicchia, quella delle autorpoduzioni “pure” e degli editori semi-independenti che pubblicano “poco” dal punto di vista quantitativo…

Oggi ci occupiamo dei periodici cartacei, ma non mancano riferimenti alla storia del movimento anarchico, alle tensioni all’interno del mondo antagonista e alle diverse declinazioni dell’idea libertaria: partendo dal settimanale fondato da Errico Malatesta, “Umanità Nova”, si arriverà alle zine” del principale riferimento umano della galassia insurrezionale, Alfredo Maria Bonanno. Suo predecessore, dal punto di vista della cosiddetta “propaganda del fatto” oltre che editoriale, è stato sicuramente Luigi Galleani con la sua “Cronaca Sovversiva”. Insieme alle sue colonne veniva pubblicato un opuscolo, dal titolo “La salute è in voi”: altro non era che un manuale per confezionare “polpette anarchiche”, pietanze metaforiche farcite di reali esplosivi. Un refuso, poi corretto, consistente nella sostituzione del carattere “i” con quello della “l”, sarebbe anche costato la morte di diversi attentatori o il non funzionamento degli ordigni... Il titolo si ritrova anche nella frase conclusiva del testamento di Sacco e Vanzetti, i due noti italiani detenuti ingiustamente per sette anni prima di essere condannati a morte in un processo farsa, a seguito di un arresto il cui vero obiettivo sarebbe stato Mario Buda, sospettato di essere un infiltrato. Le ultime parole scritte del calzolaio pugliese e del pescivendolo piemontese ci restituiscono la loro dimensione e militanza politica, lontana da quella “agiografica”… E vicina all’insurrezionalismo! La loro morte ingiusta (e tale sarebbe stata anche se loro fossero stati colpevoli della rapina di cui venivano accusati) continua a generare una rabbia, un sentimento provocato anche dalla morte di altri due militanti molto più vicini a noi dal punto di vista cronologico: Maria Soledad Rosas ed Edoardo Massari, detti “Sole e Baleno” (morti  ufficialmente entrambi per suicidio, il primo in carcere di Baleno e poco tempo dopo quello di Sole presso la comunità cui era stata affidata).







3) I periodici anarco-libertari

Il punto di partenza imprescindibile per ogni studio sui periodici anarchici di lingua italiana sono i due tomi del primo volumi dall’imponente lavoro di catalogazione di Leonardo Bettini[1], un prontuario bibliografico che raccoglie un secolo di periodici e numeri unici anarchici, dal 1872 al 1971.

Partendo dal periodo iniziale qui in esame, mi preme di segnalare almeno alcuni giornali collegati alle prime realtà editoriali sopramenzionate: “L’Avvenire sociale” di De Francesco che, a differenza della maggiormente “personale” biblioteca omonima, rappresentava un luogo di discussione per i diversi orientamenti del movimento;

c’è poi il settimanale “Il Pensiero”, diretto da Di Sciullo, che segue <<una pratica tipica delle pubblicazioni anarchiche>> e cioè quella di riportare <<articoli presi da altri giornali con l’intento di aumentare la diffusione e la propaganda delle idee liberarie>>[2]. Finirà di uscire con l’arresto del chietino nel 1894. Sempre Di Sciullo appoggerà la proposta di un giornale di movimento unitario[3]. La proposta, emersa nel congresso anarchico di Roma del 1907, si concretizza nella pubblicazione del settimanale “L’Alleanza libertaria” dal 1908 al 1911.

C’è poi “Il Libertario” edito da Binazzi e dalla sua compagna, Zelmina Peroni, il <<più longevo, glorioso e diffuso periodico anarchico del periodo giolittiano>>, che si spegne a venti anni di età con la distruzione da parte delle camicie nere della tipografia La Sociale nel 1922[4].

Nell’anno della marcia su Roma viene distrutta anche la tipografia di “Umanità Nova”, fondato nel 1920 da Malatesta, inizialmente quotidiano e poi settimanale. Alcuni numeri usciranno clandestinamente durante la Resistenza per poi re-iniziare regolarmente le pubblicazioni dopo il congresso fondativo della FAI del 1945. Pubblicato regolarmente fino a oggi per opera delle componenti FAI che gestiscono a rotazione <<la testata più antica della sinistra ancora esistente>>[5].

Ritengo inoltre necessario quantomeno nominare Luigi Fabbri, che ha collaborato e contribuito alla fondazione di diverse testate, tra le quali “Il Pensiero” (diversa da quella di Di Sciullo sulla quale aveva pure scritto)[6].

Spostandoci oltreoceano i tioli principali e più longevi sono quelli de “La Questione Sociale”, animata dal citato gruppo del Diritto all’esistenza, e la sua “erede” “L’Era nuova”. Un altro foglio, al quale dedico ampiamente spazio nel prossimo paragrafo, è “La Cronaca Sovversiva” del piemontese Galleani, insieme alla testata che ne rappresenta il prosieguo fino agli anni Settanta, cioè “L’Adunata dei refrattari”, e a “Il Martello” di Carlo Tresca, con cui la vicenda dei “galleanisti” si incrocia.

Giungendo al periodo del secondo dopoguerra e partendo dalla “sinistra” del movimento, l’organo dei GAAP era “L’Impulso”, di cui escono quasi ottanta numeri tra il 1949 e il 1957, mentre quello dei GIA era il quindicennale “L’Internazionale”. Un ex membro dei GIA, Ivan Guerrini, fa rivivere la testata il “Seme anarchico” (nata originariamente nel 1951, vicina alla FAI e su posizioni tendenzialmente individualiste) nel 1980, attiva ancora oggi e portavoce di un <<anarchismo senza “troppi” aggettivi>>[7].

Per quanto riguarda la feconda “famiglia dei GAF” e del centro propulsore dell’attività dell’ala di “destra” del movimento, spronata dalla riflessione culturale per ripensare l’anarchismo (e cioè il nucleo intorno al milanese Centro studi libertari e Archivio dedicato a Giuseppe Pinelli, nato nel 1976) bisogna sicuramente menzionare la citata Volontà: insieme alle Antistato passa sotto la loro guida sul finire degli anni Settanta, l’ultimo numero esce nel 1996 e già dai tempi della gestione Caleffi-Zaccaria si dedicava all’approfondimento teorico. C’è stata poi la breve esperienza di “Materialismo e libertà” nel 1963; la più feconda avventura editoriale del trimestrale quadrilingue “Interrogations” uscito tra il 1974 e il 1979; la rivista “Libertaria” fondata nel 1999 dal giornalista economico Luciano Lanza (che ha diretto anche Volontà) ancora attiva in forma di annuario pubblicato dalla Mimesis; il “Bollettino dell’archivio G. Pinelli semestrale nato nel 1992 e arrivato al cinquantaseiesimo numero; e infine “A rivista anarchica[8], probabilmente la rivista più nota anche al di fuori del movimento insieme a Umanità Nova, e diretta fino all’estate del 2020 da Paolo Finzi, quando ha deciso di terminare la sua vita gettandosi sotto un treno.

Dopo il tragico evento sul sito di “A” è apparso un comunicato, intitolato <<è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati>>, in cui si spiega che la rivista viene chiusa anche perché è l'ultima volontà di Finzi.

Si annuncia inoltre il rimborso agli abbonati con materiale alternativo, oltre alla richiesta fiduciosa di inviare i ricavi per chi li avesse ottenuti dai materiali in conto vendita[9].

Questa presunta ultima volontà di Finzi è stata veemente negata dal fratello Enrico, che rincalza dicendo che se pure fosse stata quella di chiudere “A”, Paolo avrebbe voluto in realtà essere contraddetto, considerando il suo punto di vista anarchico e quindi "aperto"[10]. 

È necessario ricordare anche i ventidue numeri della semestrale “Rivista Storica dell’anarchismo”, pubblicati tra il 1994 e il 2004 dalla BFS.

Da citare sono anche “Lotta di Classe”, organo dell’Unione Sindacale Italiana, “Autogestione” dei Comitati d’Azione Diretta distaccatisi dall’USI nel 1978 e, sempre nell’ambito del sindacalismo, “Collegamenti per l’organizzazione diretta di classe”, poi “Collegamenti Wobbly”.

Infine mi sono imbattuto anche in “ApArte”, dedicata all’arte, con il sottotitolo “materiali irregolari di cultura libertaria”, diretta da Claudio Jaccarino ed edita dall’Associazione Culturale Fuoriposto.

3.1) I “galleanisti” di ieri e di oggi

Inserire un excursus su alcune vicende connesse alla vita di Luigi Galleani in questa tesi è una scelta obbligata per vari motivi. In primo luogo considerando il fatto che questa figura è tra le più note e influenti dell’anarchismo italiano, al pari di Malatesta e Merlino, con i quali ci furono anche dei contrasti. Di conseguenza la sua storia non è semplicemente quella di uno dei maggiori esponenti dell’anarchismo delle origini, ma è anche quella della diatriba sempre in auge sul tipo di organizzazione che gli anarchici dovrebbero darsi (o non darsi affatto), di quella sui mezzi e fini per giungere a una società anarchica e quindi dell’uso della violenza, delle pratiche legalitarie, della partecipazione alle elezioni e del rapporto con formazioni politiche esterne al movimento. È quindi anche la storia dei rapporti conflittuali, o comunque problematici, tra le varie “entità” della sinistra, come i partiti ma anche i raggruppamenti e le individualità cosiddetti “antagonisti”. Si pensi al contrasto e alle reciproche accuse di delazione documentati in questo scritto tra gli insurrezionali di Finimondo e il movimento No-Tav e, rivolgendoci a tempi più lontani da noi, alle accuse del medesimo tenore tra Galleani e il socialista Giacinto Menotti Serrati[11]. In maniera simile il rimprovero di “cittadinismo”[12] che viene oggi mosso dall’ala dura delle correnti insurrezionali è paragonabile a quello che molti anarchici e “massimalisti” rivolgevano ai socialisti legalitari, minimalisti e riformisti in tempi più remoti. E ancora si considerino i contrasti tra anarchici e socialisti a Barre nel Vermont e alla morte del tagliapietre libertario, Elia Corti, per mano di un socialista[13]. Oppure allo scontro “interno” all’anarchismo, sfociato nella gambizzazione di Errico Malatesta e a Gaetano Bresci che ne disarma l’attentatore[14], durante un convegno che lo vedeva ideologicamente contrapposto a Giuseppe Ciancabilla, non presente fisicamente in quel momento. Contrasto per il quale, a proposito dell’ambito pubblicistico, vedrà il maggiore esponente dei cosiddetti antiorganizzatori lasciare il periodico “La Questione Sociale” nelle mani dell’anarchico campano per poi fondare “L’Aurora”. Questi eventi sono per altro anche esemplificativi della frammentazione delle diverse correnti di pensiero anarchiche. In più, cercare di ripercorre alcuni punti della vita di Galleani porta a occuparsi anche di altri anarchici come Vanzetti e Sacco tra i più noti, ma anche dell’accademico libertario Ettore Molinari, del presunto inventore dell’autobomba Mario Buda, del “Pinelli ante-litteram” Andrea Salsedo, di Gabriella Antolini detta “dynamite girl”, di Raffaele Schiavina che dirigerà “L’Adunata dei refrattari”, e ancora di Carlo Abate, Carlo Valdinoci, Maria Rallo e molti altri…

Ma il motivo principale che mi spinge a cercare di approfondire la sua vicenda biografica (e quella di chi si rifaceva e si rifà tutt’oggi al carismatico anarchico piemontese) in questo contesto è quello riguardante le iniziative editoriali portate avanti da Galleani, inquadrate in una specifica prospettiva insurrezionale-rivoluzionaria. Prospettiva che lo rende un precursore di altri sovversivi di oggi (ai quali si dedica ampio spazio in questo lavoro essendo la componente insurrezionale, oggi come allora, una parte costitutiva del movimento anarchico che si esprime tramite svariate pubblicazioni, soprattutto informali). Non è un caso che una testata “informale-insurrezionale” odierna, Finimondo (il già citato sito che come si spiega nella sezione di questa tesi dedicata al web, sarebbe espressione di una fazione della galassia insurrezionale di cui l’editore e propagandista del fatto Alfredo Maria Bonanno è il più noto esponente), oltre a ripubblicare molti contenuti della sua antesignana “Cronaca Sovversiva”, dia una lettura del fenomeno “galleanista” e , in particolare, della vicenda di Sacco e Vanzetti e del pamphlet “La Salute è in voi” condivisa da molti. Una lettura che ritengo sia tanto cruda quanto aderente alla realtà storica dei fatti, oltre che tanto sincera quanto non condivisibile dal punto di vista ideologico in cui viene inquadrata … Infatti le parole finali del “testamento” di Sacco e Vanzetti non sarebbero altro che un convinto invito all’insurrezione armata, cosa che li pone in una prospettiva diversa da quella per così dire “agiografica”. Una visione probabilmente originata e alimentata dall’ingiusto e plateale calvario giudiziario subito, durato sette anni e per il quale moltissime persone, incluse quelle contrarie all’anarchismo e alla propaganda radicale, erano (o lo sono ancora di più oggi) convinte che il processo non sia stato imparziale[15]. Per avere un’idea della risonanza che ha avuto l’evento basta pensare che perfino Albert Einstein e Anna Eleanor Roosvelt, a distanza di venti anni dall’esecuzione sulla sedia elettrica, regalarono un bassorilievo del pescivendolo piemontese e del calzolaio pugliese allo stato del Massachusetts, scultura però rifiutato dal governatore di allora[16]. Alcuni sostengono che addirittura Mussolini si sarebbe interessato alla vicenda dei due anarchici. Tutto ciò si connette con i temi delle migrazioni, dei due pesi e due misure nei rapporti con “lo straniero”, della repressione di chi propaganda idee radicali e violente e che non dovrebbe andare oltre i limiti imposti alla legge che guida la risposta punitiva. Questioni che trascendono quella della loro colpevolezza o innocenza e che ancora <<aspetta di essere chiarita definitivamente, ma, ahimè, potrebbe non essere mai risolta[17]>>.

3.1.1) Da Vercelli a Paterson, da “La Boje” a “Cronaca Sovversiva”

Luigi Galleani nasce a Vercelli nel primo anno del Regno d’Italia da genitori monarchici, mentre suo fratello maggiore è un democratico radicale[18]. Approda progressivamente all’internazionalismo mentre studia legge a Torino, transitando per il repubblicanesimo e ispirato dai protagonisti del Risorgimento (non è un caso che tra i suoi pseudonimi si annovera anche “Mentana”). Iscritto al Partito Operaio Italiano, la sua forte personalità carismatica comincia a emergere durante le lotte operaie e contadine in Piemonte e Liguria. Collabora per vari giornali e fonda nel 1885 “La Boje”, prendendo il nome dall’omonimo moto contadino conclusosi in quell’anno[19].

Costretto a scappare per l’attività politica si rifugia a Parigi dove incontra compatrioti anarchici, come lui, protagonisti noti del movimento, tra cui Malatesta e Merlino, entrando in contrasto soprattutto con il secondo (come si spiegherà meglio tra poche righe). Molti di questi li incontrerà di nuovo al congresso di Capolago nel 1891. Arrestato ed espulso in Francia, transita per il Lussemburgo e giunge in Svizzera[20] dove si lega ai fratelli Reclus, in particolare al geofrafo Elisée che oltre a ospitarlo influisce particolarmente sul suo pensiero[21]. Al congresso circa ottanta rappresentanti delle delegazioni delle regioni italiane e di quelle estere con presenze di immigrati italiani, approvano un programma contrario al parlamentarismo e al riformismo. Galleani viene incaricato, insieme ad Amilcare Cipriani, di propagandare oralmente “l’Idea” in Italia, tenendo conto della sua abilità oratoria. Dopo svariati incontri, conferenze e la rottura con l’ala riformista e legalitaria (e quindi la fine del POI e la fondazione del Partito dei Lavoratori Italiani) viene arrestato, processato e condannato a tre anni di reclusione e cinque di confinamento in colonia penale nel 1894[22]. Dopo la reclusione a Parma inizia il domicilio coatto sull’isola di Pantelleria. Qui conoscerà Maria Rallo[23], sua futura compagna, e il piccolo Andrea Salsedo[24] che frequenta la scuola popolare dove Galleani e altri confinati impartiscono lezioni. Rifiuta veemente una “candidatura-protesta”[25] nelle file socialiste, proposta nonostante la sua palese contrarietà. È il 1899 e fugge da Pantelleria, seguendo un <<tragitto risorgimentale>>[26]: dalla Tunisia passa per Malta e poi a il Cairo in Egitto, dove rimane per un anno. Da qui sbarca a New York, nel 1901, transitando per Londra[27]. Stabilitosi a Paterson, dove risiede una folta comunità di anarchici italiani, per lo più lavoratori tessili e dove aveva vissuto anche Gaetano Bresci, inizia a guidare la redazione de “La Questione sociale” di Paterson. In precedenza il medesimo ruolo era stato svolto prima da Giuseppe Ciancabilla[28], predecessore “anti-organizzatore” di Galleani, e poi da Malatesta. Inizia quindi una propaganda mediatica che raggiunge il culmine nel 1902, quando nella cittadina del New Jersey scoppiano moti violenti, attuati dagli operai del settore tessile. Rivolte che per il suo pensiero sono dei momenti preparatori per la rivoluzione vera e propria, ossia lo <<sciopero generale insurrezionale>>[29]. È in questo periodo che si va delineando la sua visione di un anarchismo comunista, per così dire, antiorganizzatore, cioè contrario a organizzazioni formali come quelle partitiche o di cui ne ricalcano il modello, e non all’organizzazione in sé[30]. Ferito durante degli scontri con la polizia, per i quali è ricercato, si sposta in Canada, a Montreal, per poi tornare da fuggitivo a Barre nello stato del Vermont, sotto la protezione di lavoratori delle cave carraresi[31]. È il 1903 e fonda “Cronaca Sovversiva”, organo di propaganda e strumento di organizzazione fondamentale del movimento: oltre ai temi tipici del pensiero libertario, come l’antimilitarismo e l’anticlericalismo, e alla pubblicazione di “classici” come gli scritti di Kropotkin, si relazionano le lotte operaie e degli attivisti negli USA. La rete di distribuzione travalica i confini statunitensi raggiungendo le comunità italiane sparse per il mondo, ed è efficiente così come quella di sottoscrittori e lettori: nei vari momenti “politici-conviviali”, cioè gli spettacoli teatrali, i pic-nic e i comizi, si pubblicizza il settimanale e si raccolgono fondi. È dalle pagine del periodico che si annuncia per la prima volta nel 1905, in maniera criptica, <<un semplice opuscolo per tutti quei compagni che desiderano educarsi>> dal titolo “La salute è in voi”[32]: è un manuale per fabbricare bombe. Questo perché la rivoluzione per Galleani doveva essere in prima istanza un percorso di autoeducazione, una <<rivoluzione in sé stesso>>[33], e poi una preparazione degli atti di propaganda del fatto da programmare sul lungo termine nella maniera più generalizzata possibile. Non erano sufficienti dunque solo le teorie idee di un Kropotkin o un Reclus, ma servivano conoscenze tecniche di guerriglia e, in questo caso particolare, quelle relative agli esplosivi. Conoscenze possedute solo da chi usava sul luogo di lavoro gli esplosivi, come i lavoratori delle cave…Galleani, mentre vive sotto mentite spoglie, continua a pubblicare articoli e a tenere conferenze interrotte dal suo arresto per i fatti di Paterson. È il 1906 quando viene rintracciato dalla polizia. Viene processato nel 1907 dopo che, come fa anche l’anarchico Mario Buda, si rifiuta di giurare sulla Bibbia, ed è rilasciato perché la giuria non raggiunge a una decisione unanime. In quell’anno si consuma anche la polemica a mezzo stampa con Francesco Saverio Merlino, che aveva rilasciato un’intervista intitolata “La fine dell’anarchismo”[34]. L’intervista consisteva nella <<riproposizione di un atteggiamento scisso tra una versione “riformista” e una “rivoluzionaria”: verso gli anarchici assume un’ottica realistica e moderata, con le altre forze politiche di sinistra mantiene invece una critica inclinante al radicalismo[35]>>. Galleani risponde con una serie di articoli in favore dell’anarco-comunismo con un titolo quasi uguale: “La fine dell’anarchismo?”, con un eloquente punto interrogativo alla fine. Negli anni a venire le pagine del settimanale non risparmiano critiche ai rivoluzionari messicani e intraprendono campagne antimilitariste in occasione dell’invasione italiana della Libia e dell’entrata nella prima guerra mondiale degli Stati Uniti. Di conseguenza vengono attirate le ire sia del governo della madrepatria che di quello guidato da Wilson. All’entrata in guerra degli americani viene pubblicato l’articolo intitolato “Matricolati”, un invito a disertare la chiamata alle armi che costa la soppressione formale del giornale, oltre a essere un ulteriore motivo che influisce sulla decisione del parlamento americano di espellere i migranti sovversivi[36]. In questa occasione molti fedeli a Galleani residenti negli Stati Uniti si spostano in Messico sia per non assolvere agli obblighi di leva (anche se in realtà non tutti avevano il dovere di partire per la guerra, imposizione che valeva solo per chi aveva ottenuto o richiesto la cittadinanza come Vanzetti e non Sacco. Forse per la scarsa conoscenza della legge questo fatto è ignorato[37]), sia per dare il proprio apporto alla causa messicana ed eventualmente tornare in Europa in vista di un imminente rivoluzione che però non si realizza. È in questo frangente che molti galleanisti si incontrano per la prima volta, inclusi i due libertari che a distanza di dieci anni saranno condannati a morte sulla sedia elettrica.

 

3.1.2) “La salute è in voi”, “Plain words” e il testamento di Sacco e Vanzetti

“La Salute è in voi”[38] è un opuscolo, venduto per 25 centesimi di dollaro[39] e riportante i prezzi degli ingredienti “esplosivi” in lire, con la copertina rossa e il volto di Ravachol. Così come il suo precursore “Revolutionäre kriegswissenschaft” di Johann Most, era destinato <<a fornire tecnologia militare alla gente>> e diretto <<a tutti i lettori che non avevano le conoscenze pratiche degli ingegneri, chimici e lavoratori del settore estrattivo, di quello delle costruzioni e agricolo>>[40]. Questi tipi di lavoratori sapevano già come costruire un ordigno e fabbricare esplodenti, a differenza degli altri ai quali era rivolto il manuale e il cui contenuto tecnico in sé non era una novità in quanto apparso su libri settoriali ed enciclopedie[41]. Ma oltre a un poema introduttivo e ai consigli sugli usi alternativi e casalinghi dei vari ingredienti[42], che potevano sempre servire da giustificazioni in caso di controlli della polizia, c’era un errore di stampa: la sostituzione del carattere “i” con “l” nei dosaggi degli ingredienti per la nitroglicerina, errore poi corretto. Errore che sarebbe costata anche la morte di alcuni anarchici mentre confezionavano o posizionavano le bombe e che sarebbe addebitabile a Ettore Molinari …  Il condizionale è doppiamente obbligatorio: in primis perché la paternità del testo attribuita al chimico anarchico Molinari non è sicura al cento per cento, nonostante sia certo che conoscesse Galleani[43]. Quindi è anche possibile che degli eventuali autori alternativi, diversi da Molinari, avessero incluso dei suoi brani pubblicati altrove[44]. Poi perché, a differenza di quanto sostengono alcuni, l’errore non avrebbe reso gli ordigni più pericolosi ma, al contrario, semplicemente non funzionanti[45].  Si tratterebbe quindi solo di leggende urbane che circondano questo tipo di scritti, aventi per altro la funzione sociale di far desistere dal loro uso gli insorgenti più o meno sprovveduti[46] e sarebbe dunque non fondato il fatto che l’errore di stampa sia alla base di alcune esplosioni accidentali con conseguente morte degli attentatori. Ciò era avvenuto agli anarchici che avevano sete di vendetta per il massacro di Ludlow[47], dopo il fallito tentativo di colpire John D. Rockefeller, e che finirono per saltare in aria nel loro laboratorio a New York nel 1914.

L’evento che per la prima volta porta il libretto all’attenzione dell’opinione pubblica e degli investigatori statunitensi, dopo circa dieci anni dalla sua prima e criptica comparsa, è il fallito attentato alla cattedrale di St. Patrick il due Marzo 1915. Indirettamente l’opuscolo punta anche i riflettori sulla testata in cui si pubblicizzavano le pubblicazioni del “Circolo di studi sociali” e i suoi circa cinquemila sottoscrittori “straccioni”[48]. Frank Abarno e Carmine Carbone, appartenenti all’associazione denominata “Bresci’s Circle”, sono arrestati mentre tentano di innescare un ordigno durante una funzione religiosa, ordigno che in realtà aveva però l’efficacia di un banale petardo. La “finta” bomba era stata realizzata con l’aiuto di un “finto” attentatore, il giovane investigatore infiltrato Amedeo Polignani. I due anarchici affermeranno poi che sarebbero stati istigati dall’agente sotto copertura che, viceversa, addebiterà a Carbone l’intenzione di attaccare la chiesa. Di certo si sa che è Carbone a fornire l’opuscolo al poliziotto, il quale a sua volta lo gira ai suoi colleghi artificieri, e anche che la bomba è realizzata seguendo le istruzioni di Polignani e non quelle del libretto “esplosivo”. La versione della polizia è opposta a quella fornita dai falliti attentatori e su di essa viene imbastita una campagna mediatica sulla pericolosità delle ricette contenute nell’opuscolo. Inoltre Carbone, riconosciuto come complice, non si era recato fisicamente sul luogo dell’attentato, dove invece Abarno viene arrestato da un poliziotto travestito da inserviente delle pulizie[49].

Anche un altro anarchico, attivista e propagandatore di Cronaca Sovversiva, Carlo Valdinoci[50], finisce letteralmente disintegrato il due Giugno 1919 mentre cerca di colpire l’allora procuratore A. Mitchell Palmer, che di lì a poco avrebbe condotto i cosiddetti “Palmer Raids”[51]. Retate che si svolgono in un clima da caccia alle streghe caratterizzato da xenofobia e paura di complotti e insurrezioni di matrice bolscevica o, più genericamente, “radicale”: è il periodo che sarebbe passato alla storia come la “prima Paura Rossa” (in inglese “First Red Scare”). Quello stesso giorno, oltre all’ordigno che spaventa a Washington anche la giovane coppia Roosvelt, altre sette potenti bombe esplodono quasi simultaneamente in altrettante città della parte nordorientale degli Stati Uniti. Gli obiettivi sono uomini di legge, politici e funzionari, la maggior parte dei quali aveva preso provvedimenti contro la testata diretta da Galleani[52]. è la seconda ondata di attentati dinamitardi che seguiva la soppressione di Cronaca Sovversiva nel 1918 e la deportazione del carismatico vercellese nel 1919. Nella primavera di quell’anno si era usata la strategia dei pacchi bomba: più di trenta attentati falliti, così come falliscono quasi tutti gli altri attentati (incluso un tentato avvelenamento a una cena di notabili) perpetrati dai galleanisti o a loro addebitati, anche se l’attribuzione a questo specifico gruppo di cospiratori non è stata sempre accertata “al di là di ogni ragionevole dubbio” (per dirla con la massima e l’analogo principio giuridico). Per una nefasta ironia della sorte le uniche persona a farne le spese in questa serie di attentati (fatta eccezione dunque per gli attentatori esplosi per errore, per la bomba che sarebbe dovuta scoppiare in una chiesa ma che invece uccise dieci poliziotti e una passante a Milwaukee nel 1917, e non considerando l’attentato di Wall Street nel 1920[53] e gli altri successivi) non sono “padroni” o repressori conservatori, bensì la domestica di un senatore georgiano che perse l’uso delle mani[54] e un ex poliziotto che faceva il guardiano notturno per una compagnia elettrica che perse la vita[55].

Sui luoghi delle esplosioni si ritrovano dei volantini rosa, scritti in un inglese sgrammaticato ma il cui messaggio è comunque chiaro, dal titolo “Plain words” (letteralmente “parole semplici”[56]). Siglato “The anarchist fighters”, in poche battute annuncia vendetta per la repressione tradotta in censura mediatica e deportazioni nei paesi d’origine dei militanti <<proletari>>. Le indagini sul volantino, grazie anche all’ausilio dell’infiltrato Ravarini[57], conducono gli investigatori prima alla tipografia di Goffredo Canzani e poi all’arresto di Roberto Elia[58] e del citato Salsedo che la dirige. Poco tempo dopo vola verso la morte dal quattordicesimo piano di un ufficio del BOI a New York. I due erano attivi promotori e partecipanti al progetto di Cronaca Sovversiva e, dopo la soppressione della testata, ne daranno vita ad altre due tra il Marzo del 1919 e il febbraio 1920, intitolate “Domani” e “L’Ordine”[59]. Un mese dopo avviene il loro arresto che precede di una settimana la rapina per la quale furono incriminati Vanzetti e Sacco. Come si è detto quella di Salsedo anticipò quasi mezzo secolo prima la fine simile di Pinelli. C’è chi afferma che di suicidio non si trattò e, usando l’espressione tanto triste quanto peculiare di casi simili, si dice che quel tre Maggio del 1920 “fu suicidato”, probabilmente per nascondere i segni lasciati dalle percosse subite, testimoniate da sua moglie e da Elia[60]. Una delle argomentazione a favore di questa tesi è che Salsedo stava per essere deportato in Italia, così come Elia, senza avere nessuna accusa formale nei suoi riguardi e perciò senza dover subire processi e incarcerazioni negli USA: questa situazione “giuridica” favorevole non avrebbe dovuto favorire una scelta così drastica come quella di porre fine alla propria vita. In più anche il tipo di fermo a cui erano sottoposti, seppure non legittimo, non sarebbe stato tale da generare istinti suicidi, tanto è vero che ai due anarchici viene dato anche il permesso di andare a fare delle passeggiate sotto scorta. All’opposto si colloca la convinzione dello storico Paul Avrich: la tesi del suicidio è credibile in quanto i duri interrogatori, se non anche illegali e inumani, a cui era stato sottoposto il tipografo, editore e sindacalista pantesco, lo avrebbero indotto a tradire due suoi compagni e quindi il rimorso sarebbe stato troppo da sopportare[61]. C’è poi anche la versione della polizia secondo cui si sarebbe suicidato proprio per non tradire i suoi compagni[62]. Comunque siano andate le cose c’è una sostanziale differenza con il caso del ferroviere milanese morto nel 1969: presumibilmente Salsedo, come tutti i “galleanisti”, aveva perlomeno una responsabilità morale e ideologica negli attentati, mentre Pinelli non aveva nulla a che vedere con la strage di Piazza Fontana … È quasi superfluo notare che comunque ciò non giustifica il fermo illegale, gli interrogatori che sconfinano nella tortura e ancor di più un eventuale suicidio inscenato.

Due giorni dopo Vanzetti e Sacco vengono arrestati in maniera, per così dire, incidentale, dato che l’obiettivo principale degli investigatori era in realtà Mario Buda[63] che, insieme a Riccardo Orciani, dovevano incontrarsi per liberarsi di materiale compromettente. Carlo Tresca[64], all’epoca direttore de “Il Martello”, si era incontrato con Vanzetti che, per conto de “Il Gruppo Autonomo di East Boston” si trovava a New York. Scopo del viaggio era avere maggiori notizie di Salsedo ed Elia ai quali era vietato di comunicare con l’esterno. Tresca ordinò al suo compagno di avvisare il resto del gruppo che nuovi blitz erano imminenti e quindi ogni tipo di materiale compromettente, a partire da quello di propaganda, doveva essere distrutto o nascosto[65]. Un invito che verrà ripetuto anche in due lettere inviate dopo la morte di Salsedo, aperte durante una perquisizione dalla polizia[66].

Adesso, tralasciando le svariate e intricate vicende dei galleanisti e quelle del calvario giudiziario durato sette anni per un processo politico pretestuosamente mascherato da procedimento per un reato comune dei due più noti di questo gruppo (vicende sulle quali sono stati versati fiumi di inchiostro e che ancora sono oggetto di numerosi studi nel tentativo di chiarirle) occorre sottolineare due concetti connessi a “La Salute è in voi”. Il primo è che entrambi le parti nel processo non avevano menzionato l’opuscolo[67] che, probabilmente, insieme a degli esplosivi faceva parte del materiale di cui i quattro anarchici dovevano disfarsi, oltre alle due pistole trovate addosso a Vanzetti e Sacco (da notare che nelle tasche di Vanzetti fu ritrovato pure un volantino di un comizio che avrebbe dovuto tenere sulla vicenda di Salsedo). L’accusa infatti, se avesse menzionato l’opuscolo, avrebbe palesato ancora di più il suo intento principale, ossia liberarsi definitivamente del gruppo che vedeva la sua punta di diamante in Galleani. Un obiettivo politico dunque, mentre il processo riguardava un reato comune (tuttavia resta comunque il fatto che una rapina, in teoria, potrebbe servire a finanziare attività sovversive e non sarebbe certo l’unica volta che criminalità “comune” e “politica” si uniscono per la consumazione di un delitto con scopi ultimi diversi). Inoltre l’accusa doveva anche difendersi dall’accusa formale di collusione con le autorità federali inquirenti che, come si è fatto cenno, avevano diretto le loro attenzioni ed escogitato una trappola per arrestare Buda e non i due che finiranno invece sulla sedie elettrica. La difesa invece aveva l’interesse a non menzionare il pamphlet perché avrebbe sporcato ancora di più l’immagine degli imputati davanti alla giuria i quali, comunque, erano “rei” di essere degli “straccioni” italiani dalle idee radicali … Forse anche per questa omissione si è consolidata la narrazione agiografica dei due, narrazione che sembra preminente più nell’immaginario popolare oltre che nelle rappresentazioni filmiche e artistiche, invece che negli studi che si susseguono tutt’oggi. Ma ciò che è ancora più rilevante è l’esplicito riferimento alla pubblicazione contenuto nel “testamento” scritto da Vanzetti e firmato da entrambi, pubblicato circa un anno prima della loro esecuzione sul bollettino del comitato dedicato alla loro difesa, che si concludeva con la frase: <<La Salute è in voi>>.

3.1.3) Finimondo e l’eredità del “galleanismo”

Questo riferimento al manuale del “bombarolo fai da te” aiuta a inquadrare il contesto politico e ideologico dei propagandisti del fatto vicini a Galleani e contrasta con il ritratto “romantico-innocentista” del “povero pescivendolo” e del “buon calzolaio”. Non a caso la lettura che il sito Finimondo dà di quegli eventi di quasi un secolo fa (così come quella di vari storici anche se da una prospettiva diversa), trascende la questione dell’innocenza o della colpevolezza per la rapina di South Braintree, ed è inquadrata in una cornice rivoluzionaria-insurrezionale, seppure con i toni incendiari e decadenti che, come si noterà meglio più avanti, caratterizzano questo tipo di pubblicazioni. I “finimondisti”[68] infatti scrivono che <<Ad arrostire sulla sedia elettrica non furono due vittime innocenti di uno Stato male amministrato (…) furono due nemici acerrimi e dichiarati dello Stato, il quale proprio per questo decise di eliminarli. Bisogna proprio essere dei sinistri civilitici (sic) per non capirlo>>. E ancora, con un volo pindarico che connette il terrorismo contemporaneo a un concetto di libertà guerrafondaio, gli autori del post si chiedono: <<come si può giustificare nel presente arresti ed espulsioni di immigrati sospettati di avere legami col «terrorismo», ed indignarsi per l’arresto e la condanna nel passato di due immigrati con palesi legami col «terrorismo»? Inutile girarci troppo attorno, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti erano sì colpevoli, magari non del crimine di rapina a mano armata e duplice omicidio, di certo del crimine chiamato libertà — sotto la sua forma più intollerabile per ogni potere costituito>>. Il post continua richiamando ancora la questione, ritenuta futile, della colpevolezza dei due, menzionando il fatto che anche tra chi difendeva i due anarchici italiani c’era chi li riteneva colpevoli (in particolare Sacco[69]) dato che non <<ha molto senso aggrapparsi alla differenza che intercorre fra una azione diretta rivoluzionaria ed una rapina criminale: la storia del movimento rivoluzionario è piena di rapinatori, ladri, truffatori … >>. Nell’articolo si citano tutta una serie di attentati, partendo da quello di Wall Street, che sarebbero stati attuati prima in occasione del loro arresto al fine di fare pressione per il loro rilascio e poi come vendetta per la loro condanna. Nella fine del post, dopo aver menzionato l’opuscolo e le parole del loro testamento che lo richiamano, si nomina la scritta che campeggiava su una corona di fiori del corteo funebre, che recita come il titolo del post: <<Aspettando l’ora della vendetta>>. Ritornando infine sul tema “innocenza-colpevolezza” si conclude affermando: <<Non ci sono innocenti, non ci sono colpevoli. Non c’è nessuna giustizia da esigere, da chiedere, da aspettare. C’è la guerra sociale, con le sue parti che si fronteggiano. E i suoi caduti da vendicare>>.

In conclusione mi permetto di esprimere che, per quanto personalmente ritengo che la strategia insurrezionale sia controproducente e anacronistica oltre che eticamente non condivisibile, ritengo che la lettura degli eventi fornita dal sito sul caso Sacco e Vanzetti sia sostanzialmente aderente alla realtà storica dei fatti o, quantomeno, più vicina a essa rispetto a quella agiografica e “innocentista tout court”… Nonostante sia espressa in maniera truce e orientata a tirare l’acqua verso il mulino “guerrafondaio-insurrezionale”, invece che scritta per amore della verità e con un interesse spassionato per la storia.

3.2) Anarchismo, Provocazione e Negazine: le riviste “bonanniane”

 

La rivista bimestrale “Anarchismo” dell’editore siciliano Bonanno, fino al 1977 edita da “La Fiaccola” e poi (dopo la rottura con Franco Leggio) dalle edizioni omonime, di cui è “embrione”, nasce nel 1975 come continuazione del progetto iniziato con il numero unico “Sicilia Libertaria”, stroncato dalla prima condanna del redattore responsabile. Sarà pubblicata fino al 1994 e la maggior parte dei numeri sono digitalizzati sul sito delle omonime edizioni[70]. Il primo numero del 1978 con la “nuova” gestione si trasferirà dall’isola a Bologna. Lo scopo principale della rivista, come spiega Bonanno, era di contribuire <<attraverso articoli analitici, documenti e recensioni (…) teoricamente e praticamente al dibattito di quegli anni, anni in cui si pensava con logica certezza imminente uno sbocco rivoluzionario>>. Secondo il teorico insurrezionale catanese <<Il capitalismo e lo Stato sono invece usciti indenni dalle forti contraddizioni economiche sviluppatesi alla fine degli anni Settanta e agli inizi degli anni Ottanta, e ciò è stato possibile grazie l’avvento della telematica. Questo tipo particolare di ristrutturazione economica, basato sulle nuove forme di robotizzazione, ha fatto sì che il settore produttivo terziario assorbisse la manodopera licenziata dai settori primario e secondario dove le lotte aggressive, guidate dalle strutture rivoluzionarie di classe, avevano reso troppo alto il costo del lavoro.>>[71]. Da ciò sembra nascere anche il più recente interesse per l’oppressione “tecnologica”, al centro dell’ultima “impresa” editoriale delle Anarchismo, ossia “Nega-zine”. Sulle colonne della rivista si parla anche delle strategie e delle tattiche per la lotta insurrezionale, in questo senso è da notare la pubblicazione di un documento di Azione Rivoluzionaria intitolato “Contributo per un progetto rivoluzionario libertario”[72]. Riguardo alla prima rivista di queste edizioni nel 1980 Paolo Finzi scriveva sulla più nota “A”, in occasione di <<una retata antianarchica>> della Digos di Bologna che coinvolgeva una ventina di persone tra l’Emilia Romagna e Catania, quanto segue: <<Gran parte dei compagni arrestati sono tra i promotori ed i collaboratori della rivista Anarchismo, fondata a Catania nel '75 e due anni dopo trasferitasi in Emilia-Romagna (prima a Bologna, poi a Forlì). Bonanno, Vandini e Lombardi ne sono stati i tre successivi recapiti postali; Lombardi ne è attualmente anche il responsabile legale. Sempre a Catania, invece, sono curate le Edizioni della rivista Anarchismo (...) La rivista Anarchismo si è occupata con particolare attenzione delle lotte nelle carceri, della repressione poliziesco-militare (soprattutto al Sud), della lotta armata in Italia e all'estero, ecc. La sua opera di controinformazione e di agitazione non poteva non disturbare i piani di pacificazione nazionale e di tregua sociale del regime: arrestandone redattori e collaboratori si vuole mettere a tacere una voce scomoda, irriducibilmente d'opposizione. Contro questa operazione anti-anarchica il nostro movimento si è schierato compatto>>[73].

Queste righe, oltre ad aiutarci nella ricostruzione della storia della rivista, delle omonime edizioni e dei problemi giudiziari che evolveranno nel caso “il Ros è Nudo” e quindi nel cosiddetto “processo Marini”, sono importanti anche per capire l’evoluzione del rapporto intellettualmente ostile tra il movimento anarchico in generale e, in questo caso particolare, tra gli “ex GAF” e il gruppo di Bonanno. Finzi infatti, nel medesimo articolo, muove delle critiche riguardo alla questione del lottarmatismo clandestino e della “farneticante” oltre che illusoria prospettiva insurrezionale nel contesto italiano, che finisce per rafforzare il consenso intorno alle istituzioni e non agli anarchici. Al tempo stesso esprime contrarietà verso i <<signori della repressione e della criminalizzazione>> e del loro <<tentativo di mettere a tacere una rivista anarchica, arrestandone redattori e collaboratori>>. Tentativo di fronte al quale <<tutto il movimento anarchico è unito e solidale. La liberazione dei compagni di Anarchismo è un impegno di lotta che coinvolge tutto il nostro movimento, perché il loro arresto ci colpisce tutti >>[74].

Per quanto riguarda “Provocazione”, <<nata dall’esigenza di affiancare alla rivista “Anarchismo” un giornale agile, in grado di sviluppare analisi “circoscritte e condensate”, idoneo alla pubblicazione di documenti che necessitano di una certa tempestività>>[75], sul sito delle edizioni Anarchismo si trovano gli indici completi a cura di Giulia Gintoli[76] (la quale ha anche redatto una tesi di laurea in bibliografia sulla casa editrice insurrezionale). A corredo degli indici si trova il primo editoriale della testata, firmato da Bonanno, che riporto in quanto indicativo del rapporto con il resto del movimento e che si riallaccia a quanto scritto nella parte introduttiva di questa tesi: <<Siamo decisamente per l’attacco contro il nemico di classe e contro le strutture del dominio. Riteniamo che oggi le strade del semplice dissenso e del platonico pacifismo perbenista vadano a sboccare nel palazzo degli orrori. Ognuno può illudersi come vuole o può anche manifestare la chiara coscienza di rifiutare l’attacco, sia per paura o per opportunismo. Che questo appaia chiaramente. Che i ciarlieri mestatori e le cornacchie del malaugurio la smettano di fare sentire le loro lamentevoli voci. Se si sono convertiti alla collaborazione lo dicano apertamente e non cerchino di gettare fumo negli occhi, parlando di una presunta impossibilità di fare altrimenti. Noi vogliamo fare altrimenti.>>[77].

Infine c’è la rivista annuale “Nega-zine”: circa settanta pagine per numero incentrate sui temi della tecnologia e della depersonalizzazione, condite da illustrazioni minimaliste rappresentanti gli ingranaggi e i macchinari che irrompono nella dimensione umana, al prezzo di cinque euro (i primi due numeri, del 2017 e 2018, sono già digitalizzati e disponibili gratuitamente).

Concludendo, nel pamphlet citato più volte in questa tesi,“Il Ros è Nudo”[78], si trova un passo riferito alle riviste di Bonanno che può essere utile a ricostruire la rete di relazioni dell’area insurrezionale, e in cui si ritrovano personaggi e progetti editoriali citati in questa sede: <<Si è pervenuti di fronte ad una progettualità eversiva realizzata attraverso azioni delittuose e sostenuta da una radicalizzazione dei contenuti sovversivi della produzione editoriale di propaganda, che si manifesta mediante la stampa di volantini, documenti, e periodici alternativi, a circolazione interna tra cui la rivista "ANARCHISMO" diretta dal predetto BONANNO, il giornale "PROVOCAZIONE" a cui collaboravano attivamente anche RUBERTO Paolo, PORCU Pierleone, SCOPPETTA Maria Grazia e GIZZO Antonio, il settimanale "CANENERO" che risulta stampato come supplemento alla rivista "ANARKIVIU", il cui direttore responsabile si identifica in CAVALLERI Costantino, presso l’abitazione del MOREALE Stefano, coredattore unitamente alla SCOPPETTA, al BONANNO, al PASSAMANI Massimo di Rovereto e alla RANERI Rosa Gabriella, e il periodico "GAS - Gruppo Anarchici Spaziali", il cui direttore responsabile è il DI GIOVANNI Severino (in via di identificazione)[79] e la cui distribuzione viene curata dal MANTELLI Guido. Per ciò che attiene la pubblicistica dell’area, bisogna notare che non c’è il ben che minimo accenno al dialogo con le istituzioni, anzi vi si rileva un inasprimento del carattere irriducibilista dell’ideologia che si estrinseca con una pericolosa attività di istigazione e di apologia dei reati strumentali al conseguimento del fine di eversione dell’Ordinamento Costituzionale.>>

3.3) Altre riviste “clandestine” ed “esplosive” dell’area insurrezionale odierna: da “KNO3” a “Vetriolo”, passando per “Pagine in Rivolta”

In maniera simile a quanto accadeva in passato anche oggi fogli, riviste, pamphlet dal nome intrepido e durata incerta, oltre che dagli ambiziosi obiettivi di scatenare insurrezioni e formare guerriglieri nichilisti pronti a tutto e per niente preoccupati dei possibili “collateral damages” di attacchi terroristici, proliferano sia online che offline. Tra le svariate pubblicazioni del genere, ritengo che almeno tre siano le più importanti in quanto connesse a eventi di stretta attualità oltre che di pericolo sociale.

KNO3, oltre a essere la sigla chimica del nitrato di potassio è anche il nome di un pamphlet clandestino usato dal terrorista Cospito, dalla sua compagna Anna Beniamino[80] e da altri insurrezionalisti condannati anche per istigazione a delinquere (secondo quanto appurato nell’ambito dell’Operazione Scripta Manent e del relativo processo arrivato al giudizio di secondo grado nel Novembre del 2020, oltre che da quella denominata “Shadow”, un filone investigativo derivato dalla prima) per veicolare i contenuti della “cellula” torinese e incitare alla lotta sovversiva. Oltre a KNO3 ci sono altre due pubblicazioni, “Pagine in Rivolta” e quelle sia cartacee che digitali della CNA[81], che costituiscono le principali vie di comunicazione e rivendicazione evidenziate sempre nell’inchiesta “Scripta Manent” (e di altre inchieste poi confluite in essa). Uno dei condannati ed esponente della CNA, Bisesti Marco, ha accusato gli attivisti di Radioblackout e di un centro sociale torinese chiamato “l’Asilo” affermando: <<Croce Nera non vuole intrattenere rapporti con quei cani di RadioBlackout che continuano a mantenere i delatori di Askatasuna>> (che è un altro centro sociale), salvo poi gridare in un’altra occasione: <<tutti liberi>>. Infatti, con quest’ultima dichiarazione epigrafica e urlata manifestava solidarietà alla protesta degli stessi attivisti dell’asilo. Questi si erano recati a protestare nelle aule del tribunale, mentre Bisesti era giudicato, poiché alcuni dei loro compagni erano stati arrestati e sgomberati, soggetti che non erano però connessi col gruppo FAI-FRI sotto udienza in quel momento[82].

Tra gli svariati nomi di testate in cui chi scrive si è imbattuto durante questa ricerca ci sono: “Beznachalie”, parola russa traducibile come “senza autorità” e che è stata citata in quanto riporta l’articolo di Paolo Schicchi in cui si afferma che donne, vecchi e bambini devono affogare nel sangue, se borghesi.

Di un’altra dal titolo Invecece ne è traccia almeno nelle cronache giudiziarie. Se ne viene a conoscenza tramite le missive, riprodotte da alcuni siti già menzionati, del trentino Luca Dolce detto “Stecco” (condannato anche nell’ambito dell’inchiesta del 2019, “Renata”, per produzione di documenti falsi[83]): è lui a spiegare che tra le sue condanne una è stata inflitta per avere istigato alla violenza in un articolo in cui menzionava un carabiniere, con il quale inizierà un tafferuglio e durante il quale sarà arrestato.

Segnalo poi l’aperiodico “Stramonio” che si trova sul sito di “malacoda”[84] e “La Miccia” (citata nell’introduzione) che aveva chiuso i battenti ed è poi riapparsa nel 2018 in occasione di un’inchiesta giudiziaria che coinvolgeva soprattutto gli ambienti anarchici napoletani (inchiesta che non avrebbe superato la fase delle indagini preliminari). Infine merita un approfondimento particolare “Vetriolo”, non tanto per il valore “letterario” o “editoriale” della rivista ma per il contesto “rabbioso” in cui si inserisce un suo trafiletto.






3.3.1) Da “Vetriolo” a “Sole e Baleno”, ritornando a “Pagine in rivolta”

Un altro aperiodico clandestino, che come altri si occupa dell’inchiesta più volte menzionata (Scripta manent), si chiama “Vetriolo” e reca il sottotitolo: <<un giornale di denuncia o un giornale da denuncia>>. Ne esisterebbe un’edizione murale che è stata annunciata sui vari siti dell’area e sui social, e per il quale online sono rimaste delle “tracce” di incontri con gli autori per la presentazione del numero “0”[85].

In quel numero si parla di un comunicato diffuso da “Libera Piemonte”, sezione dell’associazione fondata da Don Luigi Ciotti. L’articoletto di poche righe, intitolato “La fogna dell’antimafia” usa parole al “vetriolo”, per l’appunto, in quanto nel comunicato si prendono le difese del procuratore Roberto Sparagna, dato che <<Fino ad oggi era la ‘ndrangheta a minacciarlo, oggi sono gli anarchici>>[86]. Gli autori di Vetriolo rispondono descrivendo Libera come l’associazione <<tanto amata a sinistra e presente spesso nei cortei di sindacati e cess* sociali>>, rea dell’<<ardito paragone>> tra anarchici e mafiosi. Nella conclusione esprimono solidarietà <<a chi nelle galere della Democrazia ci vive e ci muore>>. Forse gli autori non si rendono conto o tralasciano il fatto che la logica dell’omertà, delle accuse di delazione, è un tratto in comune tra la criminalità politica e quella organizzata, oltre alla collaborazione per commettere dei crimini specifici tra questi due tipi di entità criminali. Ma pare strano che gli autori di Vetriolo, riferendosi alla regione piemontese, ignorino o non abbiano menzionato il fatto che Ciotti in persona si era espresso in favore dell’anarchico Silvano Pelissero, dicendo: <<Ho rispetto per i magistrati, il loro lavoro è difficile, tuttavia nella ricerca della verità bisogna scavare, andare più a fondo. Il grido di Pelissero va ascoltato come bisogna ascoltare quello dei giovani che hanno manifestato a Davos e di chi protesta contro i centri di accoglienza temporanea che in realtà sono luoghi di detenzione. Certe modalità di protesta sono discutibili, ma i giovani chiedono giustizia per i più poveri, i più fragili. Le loro grida possono essere scomode, ma devono trasformarsi in dialogo: la società finora si è preoccupata molto dei giovani, ma non se ne è occupata abbastanza. E tutti questi giovani ci chiedono di scavare alla ricerca della verità, di non fermarci alla superficie, ma di andare in profondità[87]>>. Pelissero era imputato di alcuni attentati e atti eversivi insieme a “Sole e Baleno” (cioè Maria Soledad Rosas ed Edoardo Massari) contro l’alta velocità in Val di Susa. Alla fine verrà assolto dall’accusa più grave di associazione sovversiva e condannato per reati minori[88], mentre “Baleno e Sole” non arriveranno alla sentenza finale essendo morti suicidi uno in carcere e l’altra in una comunità, sempre di Don Ciotti. Seguiranno in poco tempo il suicidio del fondatore della comunità “Sotto i ponti”, Enrico De Simone, e del politico dei Verdi, Pasquale Cavaliere, mentre era in Argentina. Suicidi sui quali sono stati mossi sospetti[89], ma soprattutto accuse verso il sistema detentivo italiano nei primi due casi. In realtà anche la stessa militanza anarchica di Pelissero, viene messa in dubbio[90], ed è accusato di essere un militante leghista e di destra. Accusa smentita da un altro anarchico, Tobia Imperato[91], nel citato libro autoprodotto delle “Fenix” intitolato “Le scarpe dei suicidi”.

Tutto ciò cambierebbe poco per i nichilisti di Vetriolo che, se sapessero che a Don Ciotti nel 2015 è stato assegnato anche il premio “Sacco e Vanzetti”, inorridirebbero e vomiterebbero altri fiumi di acido inchiostro. Certo è che le morti di Baleno e Sole hanno causato molta rabbia negli ambienti antagonisti e nei vari “compagni” coinvolti in Scripta Manent: oltre alle varie sommosse che sfociarono anche nel pestaggio e ferimento di un giornalista al funerale di Massari[92], è da notare anche che nel succitato “Pagine in rivolta” si spiegava che <<solamente l’azione diretta avrebbe potuto parlare>>[93]. La propaganda del fatto acquista ancora una volta la preminenza nei metodi di lotta, la punizione che fa da esempio alla massa, e che si è concretizzata nella gambizzazione attuata da Cospito. È la rabbia che animava anche chi cercava rivalsa per Sacco e Vanzetti.



[1]Per un profilo biografico del bibliografo e traduttore si rimanda all’apposita voce del DBAI a questo indirizzo bfscollezionidigitali.org/entita/13071-bettini-leonardo. Il primo volume, edito dalla “Crescita P olitica editrice” di Firenze tra il 1972 e il 1976, è disponibile in formato pdf sul sito della Biblioteca Libertaria Armando Borghi alle seguenti url bibliotecaborghi.org/wp/wp-content/uploads/2015/12/Leonardo-Bettini-Bibliografia-dellanarchismo.-Volume-1-tomo-1.-Periodici-e-numeri-unici-anarchici-in-lingua-italiana-pubblicati-in-Italia.-1872-1971.pdf;

bibliotecaborghi.org/wp/wp-content/uploads/2015/12/Leonardo-Bettini-Bibliografia-dellanarchismo.-Volume-1-tomo-2.-Periodici-e-numeri-unici-anarchici-in-lingua-italiana-pubblicati-allestero.-1872-1971.pdf ; infine il catalogo è consultabile in ambiente web sul sito della Fédération internationale des centres d’études et de documentation libertaires”, nata nel 1979 a Marsiglia, organismo di coordinamento degli istituti dedicati alla documentazione dell’anarchismo bettini.ficedl.info. (url consultate il 08/03/2021).

[2]F. Palombo, Camillo di Sciullo editore…, cit. p. 123; a proposito della pratica della “ri-pubblicazione”, penso che oggi contribuisce a creare una certa omologazione editoriale e influisce sulla diffusione di contenuti nell’ambiente del web e in particolare sul posizionamento nei motori di ricerca (come provo ad argomentare nelle sezioni di questa tesi dedicate alle pubblicazioni insurrezionali odierne e in particolare quelle online).

[3]Cfr. ivi, p. 124.

[4]Cfr. A. Mameli, Breve storia …, e cit. p. 136.

[5]Cfr. G. Sacchetti, Umanità Nova: 100 anni di giornalismo anarchico, in <<Umanità Nova>>, 19 Gennaio 2020, reperibile all’indirizzo umanitanova.org/?p=11388 (ultima consultazione 08/03/2021) e cit. Per approfondire la vicenda di UN, oltre al citato G. Sacchetti, Con l’amore…, segnalo anche il capitolo dello stesso autore in AA. VV. La Resistenza sconosciuta. Gli anarchici e la lotta contro il fascismo, ZIC, Reggio Emilia 2005, dal titolo Anarchici e pubblica sicurezza (1921-1943). Sempre nello stesso volume, in riferimento a questo periodo storico e a proposito delle pubblicazioni anarchiche segnalo F. Schirone, La stampa anarchica clandestina nella Resistenza (1943-1945).

[6]Si rimanda alla voce del DBAI, firmata da S. Fedele, per la sua biografia bfscollezionidigitali.org/en/entita/13318-fabbri-luigi (url consultata il 08/03/2021).

[7] Cfr. le voci di Anarcopedia realizzate dalla redazione della rivista e disponibili alle url:

anarcopedia.org/index.php/Ivan_Guerrini; anarcopedia.org/index.php/Seme_Anarchico; la citazione sull’anarchismo senza “troppi” aggettivi si riferisce alla definizione di “anarchismo senza aggettivi”, ossia a quella tendenza a unire le diverse componenti del movimento in base alla comune avversione verso l’autoritarietà e all’anelito di libertà.

[8]Per approfondire le vicende degli “ex” GAF oltre al più volte citato Contro la storia … di “Nico” Berti si può consultare il sito del Centro studi e archivio Pinelli, centrostudilibertari.it

[9]Il comunicato è stato leggermente modificata a oggi (08/03/2021) cfr.  arivista.org/comunicato. La versione precedente alla quale mi riferisco è archiviata sul Web Archive:

web.archive.org/web/20201026091416/http://www.arivista.org/comunicato.

[10]Cfr. enricofinzi.it/uninfamia/; inoltre Enrico Finzi spiega che il testamento è diventato pubblico (ultima consultazione 08/03/2021).

 

[11]Come riportato nella voce del DBAI dedicata a Galleani e realizzata da M. Scavino bfscollezionidigitali.org/entita/13495-galleani-luigi url consultata il 02/02/2021), <<Serrati, nel clima di repressione seguito ai disordini del giugno 1902, era stato accusato di aver fornito alla polizia (attraverso un articolo del suo giornale) indicazioni che avrebbero potuto portare all’arresto di Galleani>>.

[12]Il termine “cittadinismo” è usato in maniera spregiativa per tutti quelli che intraprendono esclusivamente o principalmente strategie di lotta politica legalitarie come manifestazioni pacifiche e petizioni. È curioso e interessante notare che alla fine di questo capitoletto si incontrerà un termine usato con un senso simile, ossia “civilitici”.

[13]Cfr M. De Agostini Vita e morte di uno scalpellino anarchico in <<Umanità Nova>>, 10 Febbraio 2019 umanitanova.org/?p=9199 (url consultata io 01/02/2021).

[14]Nella voce del DBAI dedicata a Bresci si riporta quanto segue riguardo all’avvenimento: <<Ha modo di conoscere Ciancabilla e Malatesta, durante la permanenza di quest’ultimo a Paterson. Si vuole sia stato B. a disarmare Domenico Pazzaglia, il feritore di Malatesta durante il famoso contraddittorio con Ciancabilla del novembre 1899 a Paterson>>.  bfscollezionidigitali.org/entita/13231-bresci-gaetano-carlo-salvatore/ (ultima consultazione 09/03/2021).

[15]Cfr P. Avrich Sacco and Vanzetti: The Anarchist Background (1991), Princeton University Press, Princeton, New Jersey 2020 p. 4.

[16]Ivi, cfr. p. 5.

[17]Ivi Cit. p. 6 (trad. mia) si riporta qui il frammento di testo originale citato: <<The issue of guilt or innocence awaits definitive treatment, but, alas, it may never receive it>>.

[18]Cfr. DBAI Luigi Galleani, ad vocem. È interessante notare come in questo caso si ripresenta, anche se in maniera atipica, il tema del rapporto e della continuità tra l’etica e gli ideali liberali-democratici dei “padri” risorgimentali e quelli socialisti-anarchici dei “figli” internazionalisti. Per approfondire questa tematica si rimanda a E. Papadia, La forza dei sentimenti, Anarchici e socialisti in Italia (1870-1900), Bologna, Il Mulino, 2019, cap. “In famiglia”.

[19] A. Senta Luigi Galleani e l’anarchismo antiorganizzatore Edizioni Bruno Alpini 2013 (2012) cfr. pp. 2-3 reperibile all’url bibliotecaborghi.org/wp/wp-content/uploads/2016/02/LUIGI-GALLEANI-di-Antoni-Senta.pdf   ; della “transizione” verso l’anarchismo e, più nel dettaglio, delle prime attività editoriali di Galleani  se ne parla anche nella voce a lui dedicata del DBAI, dove si legge che <<Attorno alla metà degli anni Ottanta le sue posizioni divengono comunque più nette e definite, passando dalla democrazia radicale alle idee libertarie e operaiste che caratterizzano allora molti gruppi e associazioni, sospesi fra l’eredità internazionalista e la partecipazione alle lotte operaie e contadine. Verosimilmente collabora con alcune corrispondenze al periodico socialista-operaista torinese «Proximus tuus» e nel 1885 fonda e dirige a Vercelli il giornale «La boje!», simile nell’impostazione al foglio anarchico torinese «La Questione sociale (…) nel 1887-88 è tra gli animatori de «La Gazzetta operaia» (poi trasformatasi in «La Nuova Gazzetta operaia»), foglio anarco-socialista torinese molto attivo nelle lotte operaie (sue, con ogni probabilità, alcune corrispondenze da Vercelli, firmate “Raoul”). In quel periodo scrive anche per il “Fascio operaio” di Milano, organo del POI>>; a proposito del foglio “La Boje” in Bettini alla voce omonima si spiega che <<L’inserimento di questo foglio in una bibliografia storica del giornalismo anarchico, ha una sua ragion d’essere solo in quanto testimonianza della prima attività politica del suo direttore Luigi Galleani, più tardi figura di primo piano dell’anarchismo internazionale. Diversamente l’orientamento politico e teorico del giornale vercellese, non può dirsi molto definito>>. (url consultate il 01/01/2021).

[20]Più precisamente, stando a quanto riportato nella voce del DBAI, in Francia viene tenuto in carcere per quattro mesi e in Svizzera è di nuovo tratto in arresto e consegnato alle autorità italiane, tornando però libero in poco tempo per un’amnistia.

[21]Cfr.  A. Senta Luigi… pp. 3-4. A proposito dell’influenza di Reclus si spiega che essa <<rafforza l'idea per cui la distruzione è il primo passo necessario per liberarsi di tutte quelle costruzioni innaturali che opprimono l'umanità e per aprire la via all'anarchia; in secondo luogo suggerisce che gli uomini – e gli anarchici – non hanno bisogno di strutture artificiali per organizzarsi in quanto essi sono naturalmente in grado di cooperare tra loro>> cit. p. 6.

[22]Ivi, cfr. pp. 4-5. Si noti anche che, oltre a portare avanti un progetto di costituire una federazione di gruppi libertari, collabora con diverse testate tra cui “Il Carbonaio”. Inoltre l’operazione giudiziaria che lo condanna e che coinvolge altri trentacinque anarchici viene definita <<una gigantesca montatura della Questura genovese>> cfr. e cit. DBAI, Luigi Galleani, ad vocem.

[23]Cfr. N. Musarra, Storia d’amore e d’anarchia, in <<Sicilia Libertaria>>, 261, Aprile 2007, p.5.

[24]Cfr. G. Giannini, 100 anni fa la strana morte dell’anarchico Andrea Salsedo a New York, in <<www.lincontro.news>>, 17 Giugno 2020 lincontro.news/100-anni-fa-la-strana-morte-dellanarchico-andrea-salsedo-a-new-york/ (url consultata il 02/02/2021). Nell’articolo di Giannini, oltre alla cronaca della morte di Salsedo, si parla del suo rapporto con Galleani, prima ai tempi del “Circolo Sociale” a Pantelleria e poi negli USA quando collabora a “Cronaca Sovversiva” e lavora, insieme a Roberto Elia (altro anarchico che verrà arrestato con lui per una serie di attentati dinamitardi) presso la Tipografia di Goffredo Canzani. Si menziona anche la rivista “Il Domani” che avrebbe dovuto prendere il posto di Cronaca Sovversiva, che intanto era stata dichiarata illegale.

In M. Nese, Andrea Salsedo vita e morte di un anarchico italiano a New York, in <<www.corriere.it>>, 3 Aprile 2020 (reperibile all’indirizzo corriere.it/sette/attualita/20_aprile_03/andrea-salsedo-vita-morte-un-anarchico-italiano-new-york-e89cbcaa-7430-11ea-b181-d5820c4838fa.shtml , url consultata il 02/02/2021) viene inquadrato maggiormente il contesto dei “Palmer Raids” e del volantino “plain words”, oltre a quello che sarà ritrovato poco dopo in tasca a Vanzetti, nel momento del suo arresto, che annunciava un comizio per la morte dell’anarchico di Pantelleria. 

[25]Nell’articolo Gli anarchici e le candidature di protesta, in <<A rivista anarchica>>, 12, Aprile-Maggio 1972, consultabile all’indirizzo www.arivista.org/?nr=012&pag=12_04.htm (url consultata il 02/02/2021) si parla delle candidature di protesta in generale ed è menzionata anche quella di Galleani.

[26]Convegno organizzato da Nova Delphi Libri dal titolo Sacco e Vanzetti. Storia di due anarchici. Giornata di Studi a 90 anni dall’esecuzione Cit. di A. Senta al minuto 54 e 40 secondi sul sito di Radio Radicale all’indirizzo radioradicale.it/scheda/521566/sacco-vanzetti-storia-di-due-anarchici-giornata-di-studi-a-90-anni-dallesecuzione.

[27]Cfr A. Senta Luigi… cfr pp. 6-8.

[28]A proposito delle vicende “pubblicistiche” di Ciancabilla si noti che aveva scritto per “L’Avanti” nell’anno della sua fondazione, cioè il 1896. Sulle pagine del quotidiano socialista sono pure pubblicate, l’anno successivo, le sue corrispondenze dal fronte della guerra Greco-Turca, dove combatteva sotto il comando del patriota anarchico Amilcare Cipriani. Sull’esperienza della guerra si basa anche la sua novella “Verso la morte”, pubblicata negli USA l’anno dopo. La sua adesione all’anarchismo si concretizza con uno scritto su “L’Agitazione” di Ancona, preceduta da una sua intervista a Malatesta sempre su “L’Avanti” nel 1897. Da Parigi collabora come corrispondente a “Il Messaggero” e a “Il Caffaro”, oltre a scrivere per la testata anarchica francese “Les Temps nouveaux”. In questo contesto comincia a distaccarsi ideologicamente dalle posizioni malatestiane. Espulso dalla Francia fonda a Neûchatel “L’Agitatore” insieme ad altri italiani libertari nel 1898. Negli Stati Uniti dirigerà poi “La Questione sociale” fino allo scontro con Malatesta e alla fondazione de “L’Aurora” nel 1900, e poi, dopo la chiusura forzata della rivista e un periodo di detenzione, a quella de “La Protesta umana” nel 1902. Cfr M. Mapelli, Ciancabilla Giuseppe, DBAI ad nomen bfscollezionidigitali.org/entita/13820-ciancabilla-giuseppe (url consultata il 01/01/2021).

[29]Cfr Senta Luigi…  p. 8.  A proposito dell’obiettivo rivoluzionario di Galleani si spiega che <<La valenza positiva degli scioperi non è per lui quella di ottenere riforme o miglioramenti salariali, ma di essere passaggi necessari in cui è possibile sperimentare il boicottaggio, il sabotaggio e la rivolta, in vista dello sciopero generale insurrezionale, vero obiettivo della sua attività rivoluzionaria>> cit. p. 8.

[30]Sempre nella voce del DBAi si spiega che il “periodo americano” di Galleani segna una nuova fase del suo percorso politico che si delinea <<su posizioni “anti-organizzazione”>>. Cronaca Sovversiva è definito <<fedele ai principi del comunismo anarchico e nettamente contrario a qualunque forma strutturata di organizzazione>> e che il periodico dà risalto <<tanto allo sviluppo delle lotte operaie e delle vicende politiche internazionali >>. Per approfondire la visione politica “positivista” di Galleani, ossia quella di un anarchismo che concilia individualismo e comunismo, si rimanda a F.M. Nicosia, Il “comunismo libertario” di Luigi Galleani, in <<A rivista anarchica>>, 388, Aprile 2014, consultabile all’indirizzo www.arivista.org/riviste/Arivista/388/63.htm (url consultata il 02/02/2021), oltre che ad A. Senta, Ut redeat miseris, abeat fortuna superbis. I primi anni del settimanale <<Cronaca Sovversiva>>, in <<Il Presente e la storia>>, 91, Giugno 2017, paragrafo “Programma?” pp. 22-26. Qui si sottolinea la differenza tra l’individualismo di marca stirneriana e nichilista e quello concepito da Galleani, inscritto appunto in una cornice comunista che garantisce l’autonomia individuale.

[31]I lavoratori toscani e italiani, insieme a quelli scozzesi, erano molto presenti in zona anche per il know-how relativo al settore estrattivo, come si spiega in P. Battaglia, Gli Italiani che fecero l’America a colpi di martello e scalpello, in << lavocedinewyork.com>>, 16 Novembre 2014, consultabile qui lavocedinewyork.com/people/nuovo-mondo/2014/11/16/gli-italiani-che-fecero-lamerica-a-colpi-di-martello-e-scalpello/ (url consultata il 02/02/2021).

[32]Cfr A. Senta Luigi… pp. 9-11.

[33]Cfr. A. Senta, Ut redeat … 91, Giugno 2017 p. 27.

[34]Cfr Ivi p. 12 e DBAI ad nomen.

[35]Cit. G. Berti, Francesco Saverio Merlino, in DBAI bfscollezionidigitali.org/entita/14193-%E2%80%8Bmerlino-francesco-saverio.

[36]Cfr A. Senta Luigi… pp. 12-14 e DBAI, Luigi Galleani, ad nomen.

[37]Cfr. A. Laronga, Giustizia crocifissa Le ferite, mai rimarginate, del processo a Sacco e Vanzetti, in <<questione giustizia.it>>, reperibile all’indirizzo questionegiustizia.it/data/doc/1394/giustizia_crocifissa_le_ferite_mai_rimarginate_del_processo_a_sacco_e_vanzetti_laronga.pdf, p. 3 (url consultate il 03/02/2021).

[38]Il titolo richiamerebbe quello dell’opera “Il regno di Dio è in voi” di Tolstoj, come riporta A. Larabee, The Wrong HandsPopular Weapons Manuals and Their Historic Challenges to a Democratic Society, Oxford University Press, New York, 2015 cfr p. 37;

il testo è integralmente riprodotto in “Parole Chiare” (reperibile all’indirizzo anarcotraffico.org/sites/default/files/2019-01/Parole%20chiare.%20La%20_buona%20guerra_%20degli%20ana%20-%20Autori%20Vari.pdf, ultima consultazione 02/02/2021) volume che nasce dalla co-produzione “informale” delle sigle editoriali “Gratis” e “Indesiderabili” (di cui si parla in questa tesi nella sezione apposita) che raccoglie scritti (per lo più anonimi, fatta eccezione per stralci di testi di Cronaca Sovversiva, materiali come volantini e brevi citazioni), dedicato alle vicende del milieu galleanista. Il titolo è un chiaro rimando al volantino “Plain words”, di cui si parla in questi paragrafi. Il libro, si spiega in un articolo di presentazione su Finimondo finimondo.org/node/2120, è stato realizzato principalmente <<saccheggiando le ricerche di Avrich e di altri storici>> e rielaborandole in un’ottica “contro-storica” e “partigiana”.

[39] L’opuscolo è <<Il più costoso stampato da Cronoca sovversiva>> come riporta R. D’attilio La Salute é(sic) in voi: The Anarchist Dimension, Sacco-Vanzetti: Devolpments and Reconsiderations-1979, Conference Proceedings, Boston, cit. p. 17 reperibile all’indirizzo (academia.edu/3128741/Sacco_Vanzetti_Developments_and_Reconsiderations) (url consultata il 01/01/2021).

[40]A. Larabee … cit p. 38.

[41]Ivi cfr p. 39.

[42]Ivi cfr p. 41.

[43]Nella voce del DBAI reperibile all’indirizzo bfscollezionidigitali.org/entita/14243-molinari-ettore dedicata a Molinari e firmata G. Mangini è infatti riportato che i due si erano conosciuti al congresso del POI del 1887 e che il professore universitario aveva testimoniato a favore del vercellese nel 1894 nel processo succitato. Inoltre anche nel periodo di esilio parigino i due si sono incontrati, come testimonia anche la voce dedicata a Galleani del Dizionario Biografico degli italiani reperibile all’indirizzo treccani.it/enciclopedia/luigi-galleani_(Dizionario-Biografico) (url consultate il 14/01/2021).

[44]Come esposto in A. Senta Luigi… il manuale era stato <<compilato anni addietro da Ettore Molinari e riadattato da Galleani>> cit. p. 11.

[45]A. Larabee …, cit. p. 41.

[46]Ivi p. 40.

[47]Per avere una conoscenza sintetica della vicenda si può consultare la voce dell’enciclopedia Britannica all’indirizzo britannica.com/event/Ludlow-Massacre.

[48]Secondo quanto riportato in R. D’Attilio, La Salute …, Cronaca Sovversiva è stata definita dal suo fondatore come <<un pezzo di carta che vive di “briciole” e con il sostegno e i penny di cinquemila mendicanti>> cit. p. 16 (trad.mia). Nella stessa pagina si spiega anche che la stima sulla tiratura del foglio è basata su una lista di sottoscrittori con circa tremila e duecento nomi e relativi indirizzi, tra i quali anche quelli di Vanzetti e Sacco, oltre alla questione dei riflettori puntati dall’opuscolo sui seguaci di Galleani.

[49]Cfr A. Larabee The wrong…, pp.41-44.

[50]L’errore è inoltre attribuito a diversi storici nel testo di Larabee. Lo si ritrova in quanto affermato nella voce di Cronaca Sovversiva di Anarcopedia a questo indirizzo anarcopedia.org/index.php/Cronaca_Sovversiva dove si legge: << Nella sua prima stesura, Molinari sbagliò il dosaggio della nitroglicerina e questo fu probabilmente all'origine della morte di alcuni anarchici a causa della prematura esplosione degli ordigni che stavano preparando (vedi Carlo Valdinoci) >>.

Analoga affermazione si trova anche in una articolo pubblicato sul sito “chicagotribune.com”che ha per oggetto principale il tentato avvelenamento a una cena di Chicago nel 1916 da parte di Nestor Dondoglio, al seguente indirizzo chicagotribune.com/news/ct-poison-soup-anniversary-met-20160209-story.html , dove si legge: <<come il fallito avvelenatore di zuppa, Galleani era frustrato come terrorista. Una volta pubblicò un manuale per fare bombe con un errore che fece saltare in aria i suoi compagni mentre seguivano le istruzioni in esso contenute>> (trad. mia). Il testo originale riporta: << Like the failed soup poisoner, Galleani suffered frustrations as a terrorist. He once published a bomb-making guide that contained an error, causing his comrades to blow up when they followed his instructions.>>. (Url consultate il 14/10/21).

[51]Per avere una conoscenza basilare dell’evento si può consultare la voce dell’enciclopedia Britannica britannica.com/topic/Palmer-Raids; oltre alla voce enciclopedica anche il sito del “Federal Bureau of Investigation” riporta un conciso articolo sui blitz condotti dal predecessore “Bureau of Investigation” e gli attentati dinamitardi che li precedettero. Si ammette che le operazioni repressive <<diventarono un incubo, connotate da scarse comunicazioni, pianificazione e intelligence su chi fossero gli obiettivi e su quanti mandati d’arrestato fossero necessari >> oltre a fornire una lezione <<sul bisogno di proteggere le libertà civili e i diritti sanciti dalla costituzione>> (trad. mia). L’articolo in lingua inglese è reperibile all’indirizzo fbi.gov/history/famous-cases/palmer-raids (url consultata il 02/02/2021) Il testo originale riporta: <<But the ensuing “Palmer Raids” turned into a nightmare, marked by poor communications, planning, and intelligence about who should be targeted and how many arrest warrants would be needed. The constitutionality of the entire operation was questioned, and Palmer and Hoover were roundly criticized for the plan and for their overzealous domestic security efforts. The “Palmer Raids” were certainly not a bright spot for the young Bureau. But it did gain valuable experience in terrorism investigations and intelligence work and learn important lessons about the need to protect civil liberties and constitutional rights>>.

[52]Cfr. R. D’Attilio La Salute…, p. 24.

[53] A proposito dell’attentato di Wall Street e del suo probabile autore, cfr. quivi nota 323

[54]D. C. Rapoport, Terrorism, Critical Concepts in Political Science, Vol I The First or Anarchist Wave, Routledge, Londra e New York, 2006 cfr. p. 204.

[55]Il necrologio del guardiano notturno si trova qui findagrave.com/memorial/42079691/william-boehner (url consultata il 02/02/2021).

[56]Cfr. P. Avrich, The Anarchist…, p.170.

[57]D. C. Rapoport, Terrorism …, cfr pp. 204-205.

[58]In N. Musarra, Roberto Elia, un anarchico di Calabria, in <<Umanità Nova>>, 34, 26 Ottobre 2008 (reperibile all’indirizzo www.ecn.org/uenne/archivio/archivio2008/un34/art5502.html) si ripercorre brevemente la vicenda biografica ed “editoriale” di Elia. La vicenda di Elia è descritta anche in A. Orlando, Dizionario della Calabria Contemporanea, ad nomen, reperibile all’indirizzo icsaicstoria.it/elia-roberto/. In particolare si legge che << Data la sua esperienza di tipografo non ebbe difficoltà a inserirsi nella redazione di «Cronaca Sovversiva» di Luigi Galleani, il più importante giornale anarchico di lingua italiana, ma collaborò pure con «Il Novatore», «La Plebe» di Carlo Tresca e «L’Era nuova» di Ludovico Caminita>> (url consultate il 02/02/2021).

[59]Le schede dei due periodici censite in Bettini sono consultabili qui: bettini.ficedl.info/article835.html e bettini.ficedl.info/article838.html. Degna di nota è la posizione filosovietica espressa dalle colonne del “Domani”. Si noti inoltre che Salsedo, sindacalista, tipografo ed editore, era già attivo nella pubblicistica anarchica in Sicilia. Infatti sempre in Bettini, nella scheda del periodico “La Falange” bettini.ficedl.info/article244.html è riportato che un numero è stato sequestrato per due articoli, di cui uno firmato da Salsedo e intitolato “Chiesa, stato, ateismo e anarchia”. Inoltre, come indicato nella voce a lui dedicata del DBAI redatta da G. Gurrieri bfscollezionidigitali.org/entita/14546-salsedo-andrea, aveva avuto già avuto dei problemi legali per delle pubblicazioni apparse su un altro periodico anarchico, ossia “L’Avvenire Sociale” messinese. Ancora prima aveva perso l’impiego di scrivano in pretura per la sua militanza libertaria.

[60]Cfr. M. D’Anna, L’anarchico dimenticato, in <<istitutoeuroarabo.it/>>, 1 Novembre 2019 www.istitutoeuroarabo.it/DM/lanarchico-dimenticato/; (url consultata il 02/02/2021). 

[61]Cfr T. Imperato, Ribelli in paradiso. Sacco, Vanzetti e il movimento anarchico negli Stati Uniti, in <<Umanità Nova>>, 25 Marzo 2015, reperibile all’indirizzo umanitanova.org/?p=620 (url consultata il 03/02/2021).

[62]Cfr. Andrea Salsedo, l’anarchico di Pantelleria, in <<attpt.siciliambiente.it>>, reperibile all’indirizzo:

attpt.siciliambiente.it/?file=kop337.php (url consultata il 03/02/2021) . Nella parte conclusiva di questo articolo si parla specificamente del comunicato della polizia statunitense che sarebbe servito da copertura per l’omicidio “mascherato” da suicidio.

[63]Per approfondire le vicende di Buda si segnalano: M. Presutto <<L’uomo che fece esplodere Wall Street>>. La Storia di Mario Buda, Centro Altreitaliae, Globus et Locus, Gennaio-Giugno 2010; A. Soto MARIO BUDA ALIAS MIKE BODA, MARIO RUSCA, NASONE, BIG NOSE, MICHAEL WOLF ROMAGNA… in <<Malamente>>, 19, Ottobre 2020  reperibile all’indirizzo malamente.info/archivio/Malamente-19_10-A-Soto-Mario-Buda.pdf ; Basso“Un italiano  in America : Mario Buda, l’uomo che fece saltare Wall Street”Italies, 5, 2001,  reperibile all’indirizzo journals.openedition.org/italies/2048; è opportuno ricordare che al Buda sono stati attribuiti vari attentati, in particolare quello del 1920 a WallStreet. Tuttavia quest’attribuzione non è certa, come indica anche l’FBI nell’articolo Wall Street Bombing 1920, reperibile all’indirizzo fbi.gov/history/famous-cases/wall-street-bombing-1920 (url consultata il 03/02/2021): <<Le analisi e prove più attendibili da quel fatidico 16 Settembre 1920 indicato che i primi sospetti del BOI erano corretti, ossia che un piccolo gruppo di anarchici italiani erano i responsabili. Ma il mistero rimane>> (trad. mia) Il testo originale riporta: << best evidence and analysis since that fateful day of September 16, 1920, suggests that the Bureau’s initial thought was correct—that a small group of Italian Anarchists were to blame. But the mystery remains>>.

[64] È bene tenere presente che i rapporti tra il direttore de “Il Martello” e quelli di “Cronaca Sovversiva” e del successore “L’Adunata dei refrattari” non furono rosei e riflettevano diverse tendenze e scelte sulle concezioni dell’anarchismo e della politica. Per avere un’idea, seppur sintetica, di queste diverse tendenze libertarie si può leggere O. Veronesi Un movimento delle differenze: Galleani e Tresca nella storia degli anarchici, in <<Bollettino dell’archivio Pinelli>>, 48, Febbraio 2016, pp.22-25 reperibile all’indirizzo:

docs.google.com/viewerng/viewer?url=https://centrostudilibertari.it/sites/default/files/materiali/bollettino_48.pdf (url consultata il 03/02/2021). Invece per i contrasti con “L’Adunata” può essere utile consultare il nono paragrafo della voce dedicata a “Il Martello” in Bettini reperibile all’indirizzo bettini.ficedl.info/article828.html . Un’ulteriore frizione avvenne durante il processo a Sacco e Vanzetti quando Tresca fornì una foto di Mario Buda al loro legale, su richiesta di quest’ultimo, come spiegato in M. Presutto L’uomo che… p. 88; a episodi come questo si riferisce anche la critica degli autori di Finimondo quando accusano l’avvocato di voler <<scagionare Sacco e Vanzetti consegnando al boia qualcun altro>> cit. Parole Chiare, Finimondo, finimondo.org/node/2120. Infine, in questo contesto, è utile ricordare gli avvenimenti editoriali della vita del Sulmonese, sintetizzati nella voce del DBAI a lui dedicata e firmata M. Antonioli e S. Cicolani www.bfscollezionidigitali.org/entita/14836-%E2%80%8Btresca-carlo: nel 1901 è redattore del foglio socialista “Il Germe” e nel 1903 ne diventa gerente. Per questa sua attività, similmente a Galleani, viene condannato a più di tre anni di reclusione e indotto a partire per gli USA. In America diventa direttore de “Il Proletario”, testata che fa capo alla Federazione Socialista Italiana e che abbandonerà dopo la transizione verso l’anarchismo. Oltre a essere redattore de “La Voce del popolo” fonda poi “La Plebe” nel 1908 e “L’Avvenire” nel 1910, collezionando altre due condanne. Dopo la chiusura di quest’ultima testata acquista e trasforma “Il Martello”. Sarà condannato ancora una volta per un testo sul controllo delle nascite (url consultate il 03/02/2021).

[65]Cfr. R. D’Attilio La Salute…  p. 26.

[66]Ivi pp .29-30.

[67]Ivi La Salute… da pp. 32-p.36.

[68]Finimondo, Aspettando l’ora della vendetta 22 Agosto 2017 finimondo.org/node/2062 Come si è detto nell’introduzione di questo breve capitolo e come si spiega anche più avanti a proposito del sito web rivoluzionario-insurrezionale, sono vari i contenuti che questo riprende da Cronaca Sovversiva o che riguardano eventi di quel periodo. A titolo esemplificativo se ne segnala uno in cui si richiama il tentato avvelenamento perpetrato da Nestor Dondoglio citato sopra e collegato a un’intossicazione alimentare che ha coinvolto a Gennaio 2019 circa cinquanta esponenti della Lega Nord a Treviso, forse per del lassativo versato nei piatti. Il post, intitolato Buon appetito, leghisti, finimondo.org/node/2272, usa lo stile della rivendicazione indiretta che si descriverà anche più avanti in questo lavoro, consistente nel riprendere degli eventi di cronaca con allusioni poste in una posizione ambigua, intermedia tra la rivendicazione e la mera cronaca di un fatto che potrebbe essere un incidente casuale. (url consultate il 01/02/2021).

[69]Per quanto riguarda i presunti sospetti di colpevolezza di Sacco si veda G. Galzerano Aria Fritta, in <<A Rivista anarchica>>, 315, Marzo 2006 reperibile all’indirizzo arivista.org/riviste/Arivista/315/42.htm (url consultata il 01/02/2021). Questo articolo è anche indicativo della prospettiva opposta a quella espressa da Finimondo, ossia quella per così dire “apologetica tout court”. Si legge infatti che la testimonianza del gangster Vincent Teresa <<è chiarissima e ribadisce ancora una volta l'innocenza del povero pescivendolo piemontese e del povero calzolaio pugliese>>. Anche la conclusione conferma il punto di vista “agiografico” di Galzerano che afferma lapidariamente: <<Per me erano e sono anche due compagni. Due compagni da sempre innocenti.>>.

[70]Si trovano all’indirizzo edizionianarchismo.net/library/anarchismo-1975-1994 (ultima consultazione 24/02/2021).

[71]Le citazioni di Bonanno sono riprese dagli indici della rivista all’indirizzo edizionianarchismo.net/library/anarchismo-1975-1994-indici-completi (ultima consultazione 24/02/2021).

[72]Per approfondimenti sul contesto storico e sulla repressione che si abbatte sull’intero movimento, oltre che sui risvolti giudiziari di Azione Rivoluzionaria si rimanda a G. Sacchetti, Con l’amore nel pugno Federazione Anarchica Italiana (1945-2012), Zero in condotta, Milano, 2018, cfr. pp. 86-87; per quanto riguarda invece le strategie che si prefiggevano gli esponenti di “AR” si può consultare il par. “L’organizzazione clandestina” nell’articolo A come anarchia in tutte le sue anime , in <<Gnosis>>, 1, 2004, reperibile all’indirizzo gnosis.aisi.gov.it/Gnosis/Rivista1.nsf/servnavig/6 (ultima consultazione 24/02/2021).

[73]P. Finzi, Una retata antianatchica, in <<A rivista anarchica>>, 83, Maggio 1980, cit., articolo digitalizzato all’url arivista.org/?nr=083&pag=83_01.htm (ultima consultazione 24/02/2021).

[74] Ibidem, cit. In quest’altro passo dell’articolo si attacca la prospettiva insurrezionale: <<Farneticare di uno scontro generale di classe che sarebbe giunto alla sua fase risolutiva, illudersi che il mitico proletariato sia all'attacco, dedurne che l'unica soluzione sia quella di tapparsi in nella clandestinità armata, significa lasciare campo aperto al potere, e soprattutto alle sue componenti "progressiste", nella realizzazione del suo progetto>>.  Delle critiche più organiche dalle colonne di “A” nei confronti di Bonanno si trovano in altri due articoli della rivista, il primo di Amedeo Bertolo, intitolato Émile Henry e il senso della misura, apparso sul numero 72 del 1979 (ripubblicato al cap. undicesimo del volume di Bertolo “Anarchici e orgoglio si esserlo” e accessibile all’indirizzo:

eleuthera.it/files/materiali/Anarchici%20e%20orgogliosi%20di%20esserlo_testo%20completo.pdf ) Invece nel numero successivo della stessa rivista Paolo Finzi ritorna a occuparsi del tema nell’articolo “Violentismo ed etica”, reperibile all’indirizzo arivista.org/?nr=073&pag=73_01.htm . Le risposte di Bonanno ai <<caca-inchiostro>> Bertolo e Finzi, oltre ad alcune missive tra questi sono invece contenute nel citato “Carteggio” di corrispondenze con Gianfranco Bertoli.

[75]G. Gintoli (a cura di), “Provocazione”. Indici completi 1987-1991, Anarchismo, 2000, cit., disponibile all’indirizzo edizionianarchismo.net/library/provocazione-indici-completi-1987-1991 (url consultata il 24/02/2021).

[76]Il nome della Gintoli si trova in un articolo del 2005 de <<La Repubblica>> (firmato N. Zancan e intitolato Cinque nomi e un pacco-bomba) insieme a quelli di altri anarchici del centro di documentazione “Il Porfido” ricorrenti nelle cronache giudiziarie.

[77]G. Gintoli (a cura di), “Provocazione”…

[78]Ricordo che riporterebbe dei documenti scritti dal reparto dei Carabinieri e che a detta dell’Arma sarebbero stati forgiati.

[79]Si noti che Severino Di Giovanni, salvo un bizzarro caso di omonimia, è in realtà un anarchico “novatoriano”, noto anche per aver fatto esplodere un ordigno contro un tabacchificio in Argentina che stava usando i nomi di Sacco e Vanzetti come marca di sigarette. Cfr. DBAI, ad nomen, voce disponibile all’indirizzo bfscollezionidigitali.org/entita/14119-di-giovanni-severino (voce consultata il 24/02/2021).

[80]In un articolo de <<La Repubblica>>, di C. Rocci, intitolato Anarchici, tre torinesi tra i "bombaroli" arrestati dalla Digos, e risalente al 2016 si spiega che Anna Beniamino e Alfredo Cospito si sarebbero conosciuti tramite la prima “edizione” di Pagine in Rivolta. L’articolo è reperibile all’indirizzo:

ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2016/09/07/anarchici-tre-torinesi-tra-i-bombaroli-arrestati-dalla-digosTorino02.html; l’evento è riportato anche a p. 22 della più volte citata ordinanza del Gip Ricci del 2016; di KNO3 se ne parla anche in un altro articolo dello stesso quotidiano del 15 Settembre 2012, firmato C. Bonini e intitolato Dalle bombe alle Tokarev e dopo l'attentato dissero: Se trovano il pistolone... Si spiega che i due avrebbero usato le firme “compagno Pitokos” ed “ebrea errante”. L’articolo si trova all’indirizzo:

ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/09/15/dalle-bombe-alle-tokarev-dopo-attentato-dissero.html (ultima consultazione 24/02/2021).

[81]Cfr. G. Bianconi, «Azioni in ordine sparse in qualsiasi momento» L’invito ai gesti individuali, in <<corriere.it>> 06 Settembre 2016, disponibile all’indirizzo:

corriere.it/cronache/16_settembre_07/azioni-ordine-sparso-anarchici-be6a7266-7474-11e6-b267-7b6340139127.shtml (url consultata il 24/02/2021); si noti che CNA si riferisce a Croce Nera Anarchica, di cui si parla nella sezione dedicata al web di questa tesi.

[82]Cfr. O. Giustetti, Gli anarchici irrompono al processo per terrorismo "Solidarietà" tra ex nemici, in <<La Repubblica>>, 12 Febbraio 2019; cit. dallo stesso articolo disponibile all’indirizzo:

 ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2019/02/12/gli-anarchici-irrompono-al-processo-per-terrorismo-nemiciTorino02.html (url consultata il 24/02/2021).

[83]Cfr. Processo anarchici a Trento, condanne lievi ed un’assoluzione, in <<altoadige.it>> disponibile all’url:

altoadige.it/cronaca/processo-anarchici-a-trento-condanne-lievi-ed-un-assoluzione-1.2201533 (ultima consultazione 24/02/2021).

[84]Cfr. malacoda.noblogs.org/post/tag/stramonio/ (url consultata il 24/02/2021).

[85]Sul sito “325.nostate” si annuncia l’edizione muraria nel Settembre del 2020 325.nostate.net/2020/09/24/e-in-uscita-il-numero-5-del-giornale-anarchico-vetriolo-speciale-edizione-murale-italia/. Nelle seguenti url invece si parla delle presentazioni avvenute tra il 2017 e il 2019:

insuscettibilediravvedimento.noblogs.org/post/2019/05/15/lucca-19-05-19-presentazione-del-giornale-anarchico-vetriolo-e-dibattito/;

velena.noblogs.org/cosenza-presentazione-di-vetrioloallo-spazio-anarchico-lunanera/;

it-contrainfo.espiv.net/2017/05/28/cosenza-presentazione-del-giornale-anarchico-vetriolo/;

facebook.com/events/il-cosmonauta/presentazione-rivista-vetriolo/269084706860015/ (url consultate il 24/02/2021).

[86]Il comunicato di solidarietà del 2016 si trova al seguente indirizzo liberapiemonte.it/2016/09/10/solidarieta-e-vicinanza-a-roberto-sparagna/ (url consultata il 24/02/2021).

[87]Lancio dell’agenzia <<Ansa>>, Attentati Val Susa. Don Ciotti, Scavare più a fondo, 31 Gennaio 2000.

[88]Cfr. F. Balocco, Tav: in ricordo di Sole e Baleno, in <<Il Fatto quotidiano>>, 28 Novembre 2011, reperibile all’indirizzo ilfattoquotidiano.it/2011/11/28/ricordo-sole-baleno/173614/ (url consultata il 24/02/2021).

[89]Cfr. M. Ponte, Sconto a Pelissero ‘non fu sovversione’, in <<La Repubblica>>, 21 Novembre 2002, reperibile all’indirizzo ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/11/21/sconto-pelissero-non-fu-sovversione.html (url consultata il 24/02/2021).

[90]Cfr. M. Travaglio, Silvano Pelissero eversore politico, in <<La Repubblica>>, 14 Luglio 2000, reperibile all’indirizzo ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/07/14/silvano-pelissero-eversore-politico.html (url consultata il 24/02/2021).

[91]Cfr. p. 26; il libro è fruibile online all’url notavtorino.org/documenti-05/le_scarpe_dei_suicidi.pdf (url consultata il 24/02/2021).

[92]Cfr. Giornalisti aggrediti ai funerali dell’anarchico, in <<La Repubblica>>, 2 Aprile 1998, articolo reperibile all’indirizzo repubblica.it/online/fatti/squatters/aggressione/aggressione.html (url consultata il 24/02/2021).

[93]Cit. riportata in L. La Mattina, TORINO. Arrestati 7 anarchici. Tutto era cominciato con “Sole” e “Baleno”, in <<giornalelavoce.it>>, 07 Settembre 2016, articolo all’indirizzo giornalelavoce.it/torino-arrestati-7-anarchici-cominciato-sole-baleno-228082 (url consultata il 24/02/2021).

Nessun commento:

Posta un commento