Per la rubrica "Esami Infiniti" di questa prima rovente settimana d'agosto 2022, pubblichiamo il terzo capitolo (e terza “puntata scritta”) di una tesi di laurea sull’editoria anarchica e libertaria in Italia.
Nella prima puntata si presentava un’iper-concisa storia del movimento anarchico in Italia intrecciata a uno
stringatissimo viaggio in quella del panorama editoriale italiano; vi si
trovano anche delle nozioni molto basilari su terrorismo e sull’uso politico della violenza (contestualizzato rispetto all’anarchismo e considerando
che gran parte della “galassia anarchica” si configura, almeno sul versante
delle pubblicazioni, in maniera “insurrezionale”).
Nella seconda si trattava delle case editrici e dei vari “editori”, formali o meno, e più o meno autoprodotti, a partire dalla fine dell’800: queste
pubblicazioni possono essere definite “di nicchia” e sono all’interno di
un’altra nicchia, quella delle autorpoduzioni “pure” e degli editori semi-independenti che pubblicano “poco” dal punto di vista
quantitativo…
Oggi ci occupiamo dei periodici cartacei, ma non mancano riferimenti alla storia del movimento anarchico, alle tensioni all’interno del mondo antagonista e alle diverse declinazioni dell’idea libertaria: partendo dal settimanale fondato da Errico Malatesta, “Umanità Nova”, si arriverà alle “zine” del principale riferimento umano della galassia insurrezionale, Alfredo Maria Bonanno. Suo predecessore, dal punto di vista della cosiddetta “propaganda del fatto” oltre che editoriale, è stato sicuramente Luigi Galleani con la sua “Cronaca Sovversiva”. Insieme alle sue colonne veniva pubblicato un opuscolo, dal titolo “La salute è in voi”: altro non era che un manuale per confezionare “polpette anarchiche”, pietanze metaforiche farcite di reali esplosivi. Un refuso, poi corretto, consistente nella sostituzione del carattere “i” con quello della “l”, sarebbe anche costato la morte di diversi attentatori o il non funzionamento degli ordigni... Il titolo si ritrova anche nella frase conclusiva del testamento di Sacco e Vanzetti, i due noti italiani detenuti ingiustamente per sette anni prima di essere condannati a morte in un processo farsa, a seguito di un arresto il cui vero obiettivo sarebbe stato Mario Buda, sospettato di essere un infiltrato. Le ultime parole scritte del calzolaio pugliese e del pescivendolo piemontese ci restituiscono la loro dimensione e militanza politica, lontana da quella “agiografica”… E vicina all’insurrezionalismo! La loro morte ingiusta (e tale sarebbe stata anche se loro fossero stati colpevoli della rapina di cui venivano accusati) continua a generare una rabbia, un sentimento provocato anche dalla morte di altri due militanti molto più vicini a noi dal punto di vista cronologico: Maria Soledad Rosas ed Edoardo Massari, detti “Sole e Baleno” (morti ufficialmente entrambi per suicidio, il primo in carcere di Baleno e poco tempo dopo quello di Sole presso la comunità cui era stata affidata).
3) I periodici
anarco-libertari
Il punto di partenza imprescindibile
per ogni studio sui periodici anarchici di lingua italiana sono i due tomi del
primo volumi dall’imponente lavoro di catalogazione di Leonardo Bettini[1],
un prontuario bibliografico che raccoglie un secolo di periodici e numeri unici
anarchici, dal 1872 al 1971.
Partendo dal periodo iniziale qui in esame, mi preme di segnalare
almeno alcuni giornali collegati alle prime realtà editoriali sopramenzionate:
“L’Avvenire sociale” di De Francesco
che, a differenza della maggiormente “personale” biblioteca omonima,
rappresentava un luogo di discussione per i diversi orientamenti del movimento;
c’è poi il settimanale “Il
Pensiero”, diretto da Di Sciullo, che segue <<una pratica tipica
delle pubblicazioni anarchiche>> e cioè quella di riportare <<articoli
presi da altri giornali con l’intento di aumentare la diffusione e la
propaganda delle idee liberarie>>[2]. Finirà di
uscire con l’arresto del chietino nel 1894. Sempre Di Sciullo appoggerà la
proposta di un giornale di movimento unitario[3]. La proposta,
emersa nel congresso anarchico di Roma del 1907, si concretizza nella
pubblicazione del settimanale “L’Alleanza
libertaria” dal 1908 al 1911.
C’è poi “Il Libertario”
edito da Binazzi e dalla sua compagna, Zelmina Peroni, il <<più longevo,
glorioso e diffuso periodico anarchico del periodo giolittiano>>, che si spegne a venti anni di
età con la distruzione da parte delle camicie nere della tipografia La Sociale
nel 1922[4].
Nell’anno della marcia su Roma viene distrutta anche la tipografia
di “Umanità Nova”, fondato nel 1920
da Malatesta, inizialmente quotidiano e poi settimanale. Alcuni numeri
usciranno clandestinamente durante la Resistenza per poi re-iniziare
regolarmente le pubblicazioni dopo il congresso fondativo della FAI del 1945. Pubblicato
regolarmente fino a oggi per opera delle componenti FAI che gestiscono a
rotazione <<la testata più antica della sinistra ancora esistente>>[5].
Ritengo inoltre necessario quantomeno nominare Luigi Fabbri, che
ha collaborato e contribuito alla fondazione di diverse testate, tra le quali “Il Pensiero” (diversa da quella di Di
Sciullo sulla quale aveva pure scritto)[6].
Spostandoci oltreoceano i tioli principali e più longevi sono
quelli de “La Questione Sociale”,
animata dal citato gruppo del Diritto all’esistenza, e la sua “erede” “L’Era nuova”. Un altro foglio, al quale
dedico ampiamente spazio nel prossimo paragrafo, è “La Cronaca Sovversiva” del piemontese Galleani, insieme alla
testata che ne rappresenta il prosieguo fino agli anni Settanta, cioè “L’Adunata dei refrattari”, e a “Il Martello” di Carlo Tresca, con cui
la vicenda dei “galleanisti” si incrocia.
Giungendo al periodo del secondo dopoguerra e partendo dalla
“sinistra” del movimento, l’organo dei GAAP era “L’Impulso”, di cui escono quasi ottanta numeri tra il 1949 e il
1957, mentre quello dei GIA era il quindicennale “L’Internazionale”. Un ex membro dei GIA, Ivan Guerrini, fa
rivivere la testata il “Seme anarchico”
(nata originariamente nel 1951, vicina alla FAI e su posizioni tendenzialmente individualiste)
nel 1980, attiva ancora oggi e portavoce di un <<anarchismo senza
“troppi” aggettivi>>[7].
Per quanto riguarda la feconda “famiglia dei GAF” e del centro
propulsore dell’attività dell’ala di “destra” del movimento, spronata dalla
riflessione culturale per ripensare l’anarchismo (e cioè il nucleo intorno al
milanese Centro studi libertari e Archivio dedicato a Giuseppe Pinelli, nato
nel 1976) bisogna sicuramente menzionare la citata Volontà: insieme alle Antistato passa sotto la loro guida sul finire
degli anni Settanta, l’ultimo numero esce nel 1996 e già dai tempi della
gestione Caleffi-Zaccaria si dedicava all’approfondimento teorico. C’è stata
poi la breve esperienza di “Materialismo
e libertà” nel 1963; la più feconda avventura editoriale del trimestrale
quadrilingue “Interrogations” uscito
tra il 1974 e il 1979; la rivista “Libertaria”
fondata nel 1999 dal giornalista economico Luciano Lanza (che ha diretto anche
Volontà) ancora attiva in forma di annuario pubblicato dalla Mimesis; il “Bollettino dell’archivio G. Pinelli” semestrale nato nel 1992 e arrivato al
cinquantaseiesimo numero; e infine “A
rivista anarchica”[8],
probabilmente la rivista più nota anche al di fuori del movimento insieme a
Umanità Nova, e diretta fino all’estate del 2020 da Paolo Finzi, quando ha
deciso di terminare la sua vita gettandosi sotto un treno.
Dopo il tragico evento sul sito di “A” è apparso
un comunicato, intitolato <<è stato meglio lasciarci che non esserci mai
incontrati>>, in cui si spiega che la rivista viene chiusa anche perché è
l'ultima volontà di Finzi.
Si annuncia inoltre il rimborso agli abbonati con
materiale alternativo, oltre alla richiesta fiduciosa di inviare i ricavi per
chi li avesse ottenuti dai materiali in conto vendita[9].
Questa presunta ultima volontà di Finzi è stata
veemente negata dal fratello Enrico, che rincalza dicendo che se pure fosse
stata quella di chiudere “A”, Paolo avrebbe voluto in realtà essere
contraddetto, considerando il suo punto di vista anarchico e quindi "aperto"[10].
È necessario ricordare anche i
ventidue numeri della semestrale “Rivista
Storica dell’anarchismo”, pubblicati tra il 1994 e il 2004 dalla BFS.
Da citare sono anche “Lotta di Classe”, organo dell’Unione
Sindacale Italiana, “Autogestione”
dei Comitati d’Azione Diretta distaccatisi dall’USI nel 1978 e, sempre
nell’ambito del sindacalismo, “Collegamenti
per l’organizzazione diretta di classe”, poi “Collegamenti Wobbly”.
Infine mi sono imbattuto anche in “ApArte”, dedicata all’arte, con il
sottotitolo “materiali irregolari di cultura libertaria”, diretta da Claudio
Jaccarino ed edita dall’Associazione Culturale Fuoriposto.
3.1) I “galleanisti” di ieri e di oggi
Inserire un excursus su alcune vicende
connesse alla vita di Luigi Galleani in questa tesi è una scelta obbligata per
vari motivi. In primo luogo considerando il fatto che questa figura è tra le
più note e influenti dell’anarchismo italiano, al pari di Malatesta e Merlino,
con i quali ci furono anche dei contrasti. Di conseguenza la sua storia non è semplicemente
quella di uno dei maggiori esponenti dell’anarchismo delle origini, ma è anche
quella della diatriba sempre in auge sul tipo di organizzazione che gli
anarchici dovrebbero darsi (o non darsi affatto), di quella sui mezzi e fini
per giungere a una società anarchica e quindi dell’uso della violenza, delle
pratiche legalitarie, della partecipazione alle elezioni e del rapporto con
formazioni politiche esterne al movimento. È quindi anche la storia dei
rapporti conflittuali, o comunque problematici, tra le varie “entità” della
sinistra, come i partiti ma anche i raggruppamenti e le individualità
cosiddetti “antagonisti”. Si pensi al contrasto e alle reciproche accuse di
delazione documentati in questo scritto tra gli insurrezionali di Finimondo e il
movimento No-Tav e, rivolgendoci a tempi più lontani da noi, alle accuse del
medesimo tenore tra Galleani e il socialista Giacinto Menotti Serrati[11].
In maniera simile il rimprovero di “cittadinismo”[12]
che viene oggi mosso dall’ala dura delle correnti insurrezionali è paragonabile
a quello che molti anarchici e “massimalisti” rivolgevano ai socialisti
legalitari, minimalisti e riformisti in tempi più remoti. E ancora si
considerino i contrasti tra anarchici e socialisti a Barre nel Vermont e alla
morte del tagliapietre libertario, Elia Corti, per mano di un socialista[13].
Oppure allo scontro “interno” all’anarchismo, sfociato nella gambizzazione di
Errico Malatesta e a Gaetano Bresci che ne disarma l’attentatore[14],
durante un convegno che lo vedeva ideologicamente contrapposto a Giuseppe
Ciancabilla, non presente fisicamente in quel momento. Contrasto per il quale,
a proposito dell’ambito pubblicistico, vedrà il maggiore esponente dei
cosiddetti antiorganizzatori lasciare il periodico “La Questione Sociale” nelle
mani dell’anarchico campano per poi fondare “L’Aurora”. Questi eventi sono per
altro anche esemplificativi della frammentazione delle diverse correnti di
pensiero anarchiche. In più, cercare di ripercorre alcuni punti della vita di
Galleani porta a occuparsi anche di altri anarchici come Vanzetti e Sacco tra i
più noti, ma anche dell’accademico libertario Ettore Molinari, del presunto
inventore dell’autobomba Mario Buda, del “Pinelli ante-litteram” Andrea
Salsedo, di Gabriella Antolini detta “dynamite girl”, di Raffaele Schiavina che
dirigerà “L’Adunata dei refrattari”, e ancora di Carlo Abate, Carlo Valdinoci,
Maria Rallo e molti altri…
Ma il motivo principale che mi spinge
a cercare di approfondire la sua vicenda biografica (e quella di chi si
rifaceva e si rifà tutt’oggi al carismatico anarchico piemontese) in questo
contesto è quello riguardante le iniziative editoriali portate avanti da
Galleani, inquadrate in una specifica prospettiva insurrezionale-rivoluzionaria.
Prospettiva che lo rende un precursore di altri sovversivi di oggi (ai quali si
dedica ampio spazio in questo lavoro essendo la componente insurrezionale, oggi
come allora, una parte costitutiva del movimento anarchico che si esprime tramite
svariate pubblicazioni, soprattutto informali). Non è un caso che una testata
“informale-insurrezionale” odierna, Finimondo (il già citato sito che come si
spiega nella sezione di questa tesi dedicata al web, sarebbe espressione di una
fazione della galassia insurrezionale di cui l’editore e propagandista del
fatto Alfredo Maria Bonanno è il più noto esponente), oltre a ripubblicare
molti contenuti della sua antesignana “Cronaca Sovversiva”, dia una lettura del
fenomeno “galleanista” e , in particolare, della vicenda di Sacco e Vanzetti e
del pamphlet “La Salute è in voi” condivisa da molti. Una lettura che ritengo
sia tanto cruda quanto aderente alla realtà storica dei fatti, oltre che tanto
sincera quanto non condivisibile dal punto di vista ideologico in cui viene
inquadrata … Infatti le parole finali del “testamento” di Sacco e Vanzetti non
sarebbero altro che un convinto invito all’insurrezione armata, cosa che li
pone in una prospettiva diversa da quella per così dire “agiografica”. Una
visione probabilmente originata e alimentata dall’ingiusto e plateale calvario
giudiziario subito, durato sette anni e per il quale moltissime persone,
incluse quelle contrarie all’anarchismo e alla propaganda radicale, erano (o lo
sono ancora di più oggi) convinte che il processo non sia stato imparziale[15].
Per avere un’idea della risonanza che ha avuto l’evento basta pensare che
perfino Albert Einstein e Anna Eleanor Roosvelt, a distanza di venti anni
dall’esecuzione sulla sedia elettrica, regalarono un bassorilievo del
pescivendolo piemontese e del calzolaio pugliese allo stato del Massachusetts,
scultura però rifiutato dal governatore di allora[16].
Alcuni sostengono che addirittura Mussolini si sarebbe interessato alla vicenda
dei due anarchici. Tutto ciò si connette con i temi delle migrazioni, dei due
pesi e due misure nei rapporti con “lo straniero”, della repressione di chi
propaganda idee radicali e violente e che non dovrebbe andare oltre i limiti
imposti alla legge che guida la risposta punitiva. Questioni che trascendono
quella della loro colpevolezza o innocenza e che ancora <<aspetta di
essere chiarita definitivamente, ma, ahimè, potrebbe non essere mai risolta[17]>>.
3.1.1)
Da Vercelli a Paterson, da “La Boje” a “Cronaca Sovversiva”
Luigi Galleani nasce a Vercelli nel
primo anno del Regno d’Italia da genitori monarchici, mentre suo fratello
maggiore è un democratico radicale[18].
Approda progressivamente all’internazionalismo mentre studia legge a Torino,
transitando per il repubblicanesimo e ispirato dai protagonisti del
Risorgimento (non è un caso che tra i suoi pseudonimi si annovera anche
“Mentana”). Iscritto al Partito Operaio Italiano, la sua forte personalità
carismatica comincia a emergere durante le lotte operaie e contadine in
Piemonte e Liguria. Collabora per vari giornali e fonda nel 1885 “La Boje”,
prendendo il nome dall’omonimo moto contadino conclusosi in quell’anno[19].
Costretto a scappare per l’attività
politica si rifugia a Parigi dove incontra compatrioti anarchici, come lui,
protagonisti noti del movimento, tra cui Malatesta e Merlino, entrando in
contrasto soprattutto con il secondo (come si spiegherà meglio tra poche
righe). Molti di questi li incontrerà di nuovo al congresso di Capolago nel
1891. Arrestato ed espulso in Francia, transita per il Lussemburgo e giunge in
Svizzera[20]
dove si lega ai fratelli Reclus, in particolare al geofrafo Elisée che oltre a
ospitarlo influisce particolarmente sul suo pensiero[21].
Al congresso circa ottanta rappresentanti delle delegazioni delle regioni
italiane e di quelle estere con presenze di immigrati italiani, approvano un
programma contrario al parlamentarismo e al riformismo. Galleani viene
incaricato, insieme ad Amilcare Cipriani, di propagandare oralmente “l’Idea” in
Italia, tenendo conto della sua abilità oratoria. Dopo svariati incontri,
conferenze e la rottura con l’ala riformista e legalitaria (e quindi la fine
del POI e la fondazione del Partito dei Lavoratori Italiani) viene arrestato,
processato e condannato a tre anni di reclusione e cinque di confinamento in
colonia penale nel 1894[22].
Dopo la reclusione a Parma inizia il domicilio coatto sull’isola di
Pantelleria. Qui conoscerà Maria Rallo[23],
sua futura compagna, e il piccolo Andrea Salsedo[24]
che frequenta la scuola popolare dove Galleani e altri confinati impartiscono
lezioni. Rifiuta veemente una “candidatura-protesta”[25]
nelle file socialiste, proposta nonostante la sua palese contrarietà. È il 1899
e fugge da Pantelleria, seguendo un <<tragitto risorgimentale>>[26]:
dalla Tunisia passa per Malta e poi a il Cairo in Egitto, dove rimane per un
anno. Da qui sbarca a New York, nel 1901, transitando per Londra[27].
Stabilitosi a Paterson, dove risiede una folta comunità di anarchici italiani,
per lo più lavoratori tessili e dove aveva vissuto anche Gaetano Bresci, inizia
a guidare la redazione de “La Questione sociale” di Paterson. In precedenza il
medesimo ruolo era stato svolto prima da Giuseppe Ciancabilla[28],
predecessore “anti-organizzatore” di Galleani, e poi da Malatesta. Inizia
quindi una propaganda mediatica che raggiunge il culmine nel 1902, quando nella
cittadina del New Jersey scoppiano moti violenti, attuati dagli operai del settore
tessile. Rivolte che per il suo pensiero sono dei momenti preparatori per la
rivoluzione vera e propria, ossia lo <<sciopero generale insurrezionale>>[29].
È in questo periodo che si va delineando la sua visione di un anarchismo
comunista, per così dire, antiorganizzatore, cioè contrario a organizzazioni
formali come quelle partitiche o di cui ne ricalcano il modello, e non
all’organizzazione in sé[30].
Ferito durante degli scontri con la polizia, per i quali è ricercato, si sposta
in Canada, a Montreal, per poi tornare da fuggitivo a Barre nello stato del
Vermont, sotto la protezione di lavoratori delle cave carraresi[31].
È il 1903 e fonda “Cronaca Sovversiva”, organo di propaganda e strumento di
organizzazione fondamentale del movimento: oltre ai temi tipici del pensiero
libertario, come l’antimilitarismo e l’anticlericalismo, e alla pubblicazione
di “classici” come gli scritti di Kropotkin, si relazionano le lotte operaie e
degli attivisti negli USA. La rete di distribuzione travalica i confini
statunitensi raggiungendo le comunità italiane sparse per il mondo, ed è
efficiente così come quella di sottoscrittori e lettori: nei vari momenti
“politici-conviviali”, cioè gli spettacoli teatrali, i pic-nic e i comizi, si
pubblicizza il settimanale e si raccolgono fondi. È dalle pagine del periodico
che si annuncia per la prima volta nel 1905, in maniera criptica, <<un
semplice opuscolo per tutti quei compagni che desiderano educarsi>> dal
titolo “La salute è in voi”[32]:
è un manuale per fabbricare bombe. Questo perché la rivoluzione per Galleani
doveva essere in prima istanza un percorso di autoeducazione, una
<<rivoluzione in sé stesso>>[33],
e poi una preparazione degli atti di propaganda del fatto da programmare sul
lungo termine nella maniera più generalizzata possibile. Non erano sufficienti
dunque solo le teorie idee di un Kropotkin o un Reclus, ma servivano conoscenze
tecniche di guerriglia e, in questo caso particolare, quelle relative agli
esplosivi. Conoscenze possedute solo da chi usava sul luogo di lavoro gli
esplosivi, come i lavoratori delle cave…Galleani, mentre vive sotto mentite
spoglie, continua a pubblicare articoli e a tenere conferenze interrotte dal
suo arresto per i fatti di Paterson. È il 1906 quando viene rintracciato dalla
polizia. Viene processato nel 1907 dopo che, come fa anche l’anarchico Mario
Buda, si rifiuta di giurare sulla Bibbia, ed è rilasciato perché la giuria non
raggiunge a una decisione unanime. In quell’anno si consuma anche la polemica a
mezzo stampa con Francesco Saverio Merlino, che aveva rilasciato un’intervista
intitolata “La fine dell’anarchismo”[34].
L’intervista consisteva nella <<riproposizione
di un atteggiamento scisso tra una versione “riformista” e una
“rivoluzionaria”: verso gli anarchici assume un’ottica realistica e moderata,
con le altre forze politiche di sinistra mantiene invece una critica inclinante
al radicalismo[35]>>.
Galleani risponde con una serie di articoli in favore dell’anarco-comunismo con
un titolo quasi uguale: “La fine dell’anarchismo?”, con un eloquente punto
interrogativo alla fine. Negli anni a venire le pagine del settimanale non
risparmiano critiche ai rivoluzionari messicani e intraprendono campagne
antimilitariste in occasione dell’invasione italiana della Libia e dell’entrata
nella prima guerra mondiale degli Stati Uniti. Di conseguenza vengono attirate
le ire sia del governo della madrepatria che di quello guidato da Wilson.
All’entrata in guerra degli americani viene pubblicato l’articolo intitolato
“Matricolati”, un invito a disertare la chiamata alle armi che costa la
soppressione formale del giornale, oltre a essere un ulteriore motivo che
influisce sulla decisione del parlamento americano di espellere i migranti
sovversivi[36].
In questa occasione molti fedeli a Galleani residenti negli Stati Uniti si
spostano in Messico sia per non assolvere agli obblighi di leva (anche se in
realtà non tutti avevano il dovere di partire per la guerra, imposizione che
valeva solo per chi aveva ottenuto o richiesto la cittadinanza come Vanzetti e
non Sacco. Forse per la scarsa conoscenza della legge questo fatto è ignorato[37]),
sia per dare il proprio apporto alla causa messicana ed eventualmente tornare
in Europa in vista di un imminente rivoluzione che però non si realizza. È in
questo frangente che molti galleanisti si incontrano per la prima volta,
inclusi i due libertari che a distanza di dieci anni saranno condannati a morte
sulla sedia elettrica.
3.1.2) “La salute
è in voi”, “Plain words” e il testamento di Sacco e Vanzetti
“La Salute è in voi”[38]
è un opuscolo, venduto per 25 centesimi di dollaro[39]
e riportante i prezzi degli ingredienti “esplosivi” in lire, con la copertina
rossa e il volto di Ravachol. Così come il suo precursore “Revolutionäre
kriegswissenschaft” di Johann Most, era destinato <<a fornire tecnologia
militare alla gente>> e diretto <<a tutti i lettori che non avevano
le conoscenze pratiche degli ingegneri, chimici e lavoratori del settore
estrattivo, di quello delle costruzioni e agricolo>>[40].
Questi tipi di lavoratori sapevano già come costruire un ordigno e fabbricare
esplodenti, a differenza degli altri ai quali era rivolto il manuale e il cui
contenuto tecnico in sé non era una novità in quanto apparso su libri
settoriali ed enciclopedie[41].
Ma oltre a un poema introduttivo e ai consigli sugli usi alternativi e
casalinghi dei vari ingredienti[42],
che potevano sempre servire da giustificazioni in caso di controlli della
polizia, c’era un errore di stampa: la sostituzione del carattere “i” con “l”
nei dosaggi degli ingredienti per la nitroglicerina, errore poi corretto.
Errore che sarebbe costata anche la morte di alcuni anarchici mentre
confezionavano o posizionavano le bombe e che sarebbe addebitabile a Ettore
Molinari … Il condizionale è doppiamente
obbligatorio: in primis perché la paternità del testo attribuita al chimico
anarchico Molinari non è sicura al cento per cento, nonostante sia certo che
conoscesse Galleani[43].
Quindi è anche possibile che degli eventuali autori alternativi, diversi da
Molinari, avessero incluso dei suoi brani pubblicati altrove[44].
Poi perché, a differenza di quanto sostengono alcuni, l’errore non avrebbe reso
gli ordigni più pericolosi ma, al contrario, semplicemente non funzionanti[45]. Si tratterebbe quindi solo di leggende urbane
che circondano questo tipo di scritti, aventi per altro la funzione sociale di
far desistere dal loro uso gli insorgenti più o meno sprovveduti[46]
e sarebbe dunque non fondato il fatto che l’errore di stampa sia alla base di
alcune esplosioni accidentali con conseguente morte degli attentatori. Ciò era
avvenuto agli anarchici che avevano sete di vendetta per il massacro di Ludlow[47],
dopo il fallito tentativo di colpire John D. Rockefeller, e che finirono per
saltare in aria nel loro laboratorio a New York nel 1914.
L’evento che per la prima volta porta
il libretto all’attenzione dell’opinione pubblica e degli investigatori
statunitensi, dopo circa dieci anni dalla sua prima e criptica comparsa, è il
fallito attentato alla cattedrale di St. Patrick il due Marzo 1915.
Indirettamente l’opuscolo punta anche i riflettori sulla testata in cui si
pubblicizzavano le pubblicazioni del “Circolo di studi sociali” e i suoi circa
cinquemila sottoscrittori “straccioni”[48].
Frank Abarno e Carmine Carbone, appartenenti all’associazione denominata
“Bresci’s Circle”, sono arrestati mentre tentano di innescare un ordigno
durante una funzione religiosa, ordigno che in realtà aveva però l’efficacia di
un banale petardo. La “finta” bomba era stata realizzata con l’aiuto di un
“finto” attentatore, il giovane investigatore infiltrato Amedeo Polignani. I
due anarchici affermeranno poi che sarebbero stati istigati dall’agente sotto
copertura che, viceversa, addebiterà a Carbone l’intenzione di attaccare la
chiesa. Di certo si sa che è Carbone a fornire l’opuscolo al poliziotto, il
quale a sua volta lo gira ai suoi colleghi artificieri, e anche che la bomba è
realizzata seguendo le istruzioni di Polignani e non quelle del libretto
“esplosivo”. La versione della polizia è opposta a quella fornita dai falliti
attentatori e su di essa viene imbastita una campagna mediatica sulla
pericolosità delle ricette contenute nell’opuscolo. Inoltre Carbone,
riconosciuto come complice, non si era recato fisicamente sul luogo
dell’attentato, dove invece Abarno viene arrestato da un poliziotto travestito
da inserviente delle pulizie[49].
Anche un altro anarchico, attivista e
propagandatore di Cronaca Sovversiva, Carlo Valdinoci[50],
finisce letteralmente disintegrato il due Giugno 1919 mentre cerca di colpire
l’allora procuratore A. Mitchell Palmer, che di lì a poco avrebbe condotto i
cosiddetti “Palmer Raids”[51].
Retate che si svolgono in un clima da caccia alle streghe caratterizzato da
xenofobia e paura di complotti e insurrezioni di matrice bolscevica o, più
genericamente, “radicale”: è il periodo che sarebbe passato alla storia come la
“prima Paura Rossa” (in inglese “First Red Scare”). Quello stesso giorno, oltre
all’ordigno che spaventa a Washington anche la giovane coppia Roosvelt, altre
sette potenti bombe esplodono quasi simultaneamente in altrettante città della
parte nordorientale degli Stati Uniti. Gli obiettivi sono uomini di legge,
politici e funzionari, la maggior parte dei quali aveva preso provvedimenti
contro la testata diretta da Galleani[52].
è la seconda ondata di attentati
dinamitardi che seguiva la soppressione di Cronaca Sovversiva nel 1918 e la
deportazione del carismatico vercellese nel 1919. Nella primavera di quell’anno
si era usata la strategia dei pacchi bomba: più di trenta attentati falliti,
così come falliscono quasi tutti gli altri attentati (incluso un tentato
avvelenamento a una cena di notabili) perpetrati dai galleanisti o a loro
addebitati, anche se l’attribuzione a questo specifico gruppo di cospiratori
non è stata sempre accertata “al di là di ogni ragionevole dubbio” (per dirla
con la massima e l’analogo principio giuridico). Per una nefasta ironia della
sorte le uniche persona a farne le spese in questa serie di attentati (fatta
eccezione dunque per gli attentatori esplosi per errore, per la bomba che
sarebbe dovuta scoppiare in una chiesa ma che invece uccise dieci poliziotti e
una passante a Milwaukee nel 1917, e non considerando l’attentato di Wall
Street nel 1920[53] e
gli altri successivi) non sono “padroni” o repressori conservatori, bensì la
domestica di un senatore georgiano che perse l’uso delle mani[54]
e un ex poliziotto che faceva il guardiano notturno per una compagnia elettrica
che perse la vita[55].
Sui luoghi delle esplosioni si ritrovano
dei volantini rosa, scritti in un inglese sgrammaticato ma il cui messaggio è
comunque chiaro, dal titolo “Plain words” (letteralmente “parole semplici”[56]).
Siglato “The anarchist fighters”, in poche battute annuncia vendetta per la
repressione tradotta in censura mediatica e deportazioni nei paesi d’origine
dei militanti <<proletari>>. Le indagini sul volantino, grazie
anche all’ausilio dell’infiltrato Ravarini[57],
conducono gli investigatori prima alla tipografia di Goffredo Canzani e poi
all’arresto di Roberto Elia[58]
e del citato Salsedo che la dirige. Poco tempo dopo vola verso la morte dal
quattordicesimo piano di un ufficio del BOI a New York. I due erano attivi
promotori e partecipanti al progetto di Cronaca Sovversiva e, dopo la
soppressione della testata, ne daranno vita ad altre due tra il Marzo del 1919
e il febbraio 1920, intitolate “Domani” e “L’Ordine”[59].
Un mese dopo avviene il loro arresto che precede di una settimana la rapina per
la quale furono incriminati Vanzetti e Sacco. Come si è detto quella di Salsedo
anticipò quasi mezzo secolo prima la fine simile di Pinelli. C’è chi afferma
che di suicidio non si trattò e, usando l’espressione tanto triste quanto
peculiare di casi simili, si dice che quel tre Maggio del 1920 “fu suicidato”,
probabilmente per nascondere i segni lasciati dalle percosse subite,
testimoniate da sua moglie e da Elia[60].
Una delle argomentazione a favore di questa tesi è che Salsedo stava per essere
deportato in Italia, così come Elia, senza avere nessuna accusa formale nei suoi
riguardi e perciò senza dover subire processi e incarcerazioni negli USA:
questa situazione “giuridica” favorevole non avrebbe dovuto favorire una scelta
così drastica come quella di porre fine alla propria vita. In più anche il tipo
di fermo a cui erano sottoposti, seppure non legittimo, non sarebbe stato tale
da generare istinti suicidi, tanto è vero che ai due anarchici viene dato anche
il permesso di andare a fare delle passeggiate sotto scorta. All’opposto si
colloca la convinzione dello storico Paul Avrich: la tesi del suicidio è
credibile in quanto i duri interrogatori, se non anche illegali e inumani, a
cui era stato sottoposto il tipografo, editore e sindacalista pantesco, lo
avrebbero indotto a tradire due suoi compagni e quindi il rimorso sarebbe stato
troppo da sopportare[61].
C’è poi anche la versione della polizia secondo cui si sarebbe suicidato
proprio per non tradire i suoi compagni[62].
Comunque siano andate le cose c’è una sostanziale differenza con il caso del
ferroviere milanese morto nel 1969: presumibilmente Salsedo, come tutti i
“galleanisti”, aveva perlomeno una responsabilità morale e ideologica negli
attentati, mentre Pinelli non aveva nulla a che vedere con la strage di Piazza
Fontana … È quasi superfluo notare che comunque ciò non giustifica il fermo
illegale, gli interrogatori che sconfinano nella tortura e ancor di più un
eventuale suicidio inscenato.
Due giorni dopo Vanzetti e Sacco
vengono arrestati in maniera, per così dire, incidentale, dato che l’obiettivo
principale degli investigatori era in realtà Mario Buda[63]
che, insieme a Riccardo Orciani, dovevano incontrarsi per liberarsi di
materiale compromettente. Carlo Tresca[64],
all’epoca direttore de “Il Martello”, si era incontrato con Vanzetti che, per
conto de “Il Gruppo Autonomo di East Boston” si trovava a New York. Scopo del
viaggio era avere maggiori notizie di Salsedo ed Elia ai quali era vietato di
comunicare con l’esterno. Tresca ordinò al suo compagno di avvisare il resto
del gruppo che nuovi blitz erano imminenti e quindi ogni tipo di materiale
compromettente, a partire da quello di propaganda, doveva essere distrutto o
nascosto[65].
Un invito che verrà ripetuto anche in due lettere inviate dopo la morte di
Salsedo, aperte durante una perquisizione dalla polizia[66].
Adesso, tralasciando le svariate e
intricate vicende dei galleanisti e quelle del calvario giudiziario durato
sette anni per un processo politico pretestuosamente mascherato da procedimento
per un reato comune dei due più noti di questo gruppo (vicende sulle quali sono
stati versati fiumi di inchiostro e che ancora sono oggetto di numerosi studi
nel tentativo di chiarirle) occorre sottolineare due concetti connessi a “La
Salute è in voi”. Il primo è che entrambi le parti nel processo non avevano
menzionato l’opuscolo[67]
che, probabilmente, insieme a degli esplosivi faceva parte del materiale di cui
i quattro anarchici dovevano disfarsi, oltre alle due pistole trovate addosso a
Vanzetti e Sacco (da notare che nelle tasche di Vanzetti fu ritrovato pure un
volantino di un comizio che avrebbe dovuto tenere sulla vicenda di Salsedo).
L’accusa infatti, se avesse menzionato l’opuscolo, avrebbe palesato ancora di
più il suo intento principale, ossia liberarsi definitivamente del gruppo che
vedeva la sua punta di diamante in Galleani. Un obiettivo politico dunque,
mentre il processo riguardava un reato comune (tuttavia resta comunque il fatto
che una rapina, in teoria, potrebbe servire a finanziare attività sovversive e
non sarebbe certo l’unica volta che criminalità “comune” e “politica” si
uniscono per la consumazione di un delitto con scopi ultimi diversi). Inoltre
l’accusa doveva anche difendersi dall’accusa formale di collusione con le
autorità federali inquirenti che, come si è fatto cenno, avevano diretto le
loro attenzioni ed escogitato una trappola per arrestare Buda e non i due che
finiranno invece sulla sedie elettrica. La difesa invece aveva l’interesse a
non menzionare il pamphlet perché avrebbe sporcato ancora di più l’immagine
degli imputati davanti alla giuria i quali, comunque, erano “rei” di essere
degli “straccioni” italiani dalle idee radicali … Forse anche per questa
omissione si è consolidata la narrazione agiografica dei due, narrazione che
sembra preminente più nell’immaginario popolare oltre che nelle rappresentazioni
filmiche e artistiche, invece che negli studi che si susseguono tutt’oggi. Ma
ciò che è ancora più rilevante è l’esplicito riferimento alla pubblicazione
contenuto nel “testamento” scritto da Vanzetti e firmato da entrambi,
pubblicato circa un anno prima della loro esecuzione sul bollettino del
comitato dedicato alla loro difesa, che si concludeva con la frase: <<La
Salute è in voi>>.
3.1.3)
Finimondo e l’eredità del “galleanismo”
Questo riferimento al manuale del
“bombarolo fai da te” aiuta a inquadrare il contesto politico e ideologico dei
propagandisti del fatto vicini a Galleani e contrasta con il ritratto
“romantico-innocentista” del “povero pescivendolo” e del “buon calzolaio”. Non
a caso la lettura che il sito Finimondo dà di quegli eventi di quasi un secolo
fa (così come quella di vari storici anche se da una prospettiva diversa),
trascende la questione dell’innocenza o della colpevolezza per la rapina di
South Braintree, ed è inquadrata in una cornice rivoluzionaria-insurrezionale,
seppure con i toni incendiari e decadenti che, come si noterà meglio più
avanti, caratterizzano questo tipo di pubblicazioni. I “finimondisti”[68]
infatti scrivono che <<Ad arrostire sulla sedia elettrica non furono due
vittime innocenti di uno Stato male amministrato (…) furono due nemici acerrimi
e dichiarati dello Stato, il quale proprio per questo decise di eliminarli.
Bisogna proprio essere dei sinistri civilitici (sic) per non capirlo>>. E
ancora, con un volo pindarico che connette il terrorismo contemporaneo a un
concetto di libertà guerrafondaio, gli autori del post si chiedono: <<come si può giustificare nel presente
arresti ed espulsioni di immigrati sospettati di avere legami col «terrorismo»,
ed indignarsi per l’arresto e la condanna nel passato di due immigrati con
palesi legami col «terrorismo»? Inutile girarci troppo attorno, Nicola Sacco e
Bartolomeo Vanzetti erano sì colpevoli, magari non del crimine di rapina a mano
armata e duplice omicidio, di certo del crimine chiamato libertà — sotto la sua
forma più intollerabile per ogni potere costituito>>. Il post continua
richiamando ancora la questione, ritenuta futile, della colpevolezza dei due,
menzionando il fatto che anche tra chi difendeva i due anarchici italiani c’era
chi li riteneva colpevoli (in particolare Sacco[69])
dato che non <<ha
molto senso aggrapparsi alla differenza che intercorre fra una azione diretta
rivoluzionaria ed una rapina criminale: la storia del movimento rivoluzionario
è piena di rapinatori, ladri, truffatori … >>.
Nell’articolo si citano tutta una serie di attentati, partendo da quello di
Wall Street, che sarebbero stati attuati prima in occasione del loro arresto al
fine di fare pressione per il loro rilascio e poi come vendetta per la loro
condanna. Nella fine del post, dopo aver menzionato l’opuscolo e le parole del
loro testamento che lo richiamano, si nomina la scritta che campeggiava su una
corona di fiori del corteo funebre, che recita come il titolo del post:
<<Aspettando l’ora della vendetta>>. Ritornando infine sul tema “innocenza-colpevolezza”
si conclude affermando:
<<Non ci sono innocenti,
non ci sono colpevoli. Non c’è nessuna giustizia da esigere, da chiedere, da
aspettare. C’è la guerra sociale, con le sue parti che si fronteggiano. E i
suoi caduti da vendicare>>.
In conclusione mi permetto di
esprimere che, per quanto personalmente ritengo che la strategia insurrezionale
sia controproducente e anacronistica oltre che eticamente non condivisibile,
ritengo che la lettura degli eventi fornita dal sito sul caso Sacco e Vanzetti
sia sostanzialmente aderente alla realtà storica dei fatti o, quantomeno, più
vicina a essa rispetto a quella agiografica e “innocentista tout court”…
Nonostante sia espressa in maniera truce e orientata a tirare l’acqua verso il
mulino “guerrafondaio-insurrezionale”, invece che scritta per amore della
verità e con un interesse spassionato per la storia.
3.2) Anarchismo, Provocazione e Negazine: le riviste
“bonanniane”
La rivista bimestrale “Anarchismo”
dell’editore siciliano Bonanno, fino al 1977 edita da “La Fiaccola” e poi (dopo
la rottura con Franco Leggio) dalle edizioni omonime, di cui è “embrione”,
nasce nel 1975 come continuazione del progetto iniziato con il numero unico
“Sicilia Libertaria”, stroncato dalla prima condanna del redattore
responsabile. Sarà pubblicata fino al 1994 e la maggior parte dei numeri sono
digitalizzati sul sito delle omonime edizioni[70]. Il primo
numero del 1978 con la “nuova” gestione si trasferirà dall’isola a Bologna. Lo
scopo principale della rivista, come spiega Bonanno, era di contribuire
<<attraverso articoli analitici, documenti e recensioni (…) teoricamente
e praticamente al dibattito di quegli anni, anni in cui si pensava con logica
certezza imminente uno sbocco rivoluzionario>>. Secondo il teorico
insurrezionale catanese <<Il capitalismo e lo Stato sono invece usciti
indenni dalle forti contraddizioni economiche sviluppatesi alla fine degli anni
Settanta e agli inizi degli anni Ottanta, e ciò è stato possibile grazie
l’avvento della telematica. Questo tipo particolare di ristrutturazione
economica, basato sulle nuove forme di robotizzazione, ha fatto sì che il
settore produttivo terziario assorbisse la manodopera licenziata dai settori
primario e secondario dove le lotte aggressive, guidate dalle strutture
rivoluzionarie di classe, avevano reso troppo alto il costo del lavoro.>>[71]. Da ciò
sembra nascere anche il più recente interesse per l’oppressione “tecnologica”,
al centro dell’ultima “impresa” editoriale delle Anarchismo, ossia “Nega-zine”.
Sulle colonne della rivista si parla anche delle strategie e delle tattiche per
la lotta insurrezionale, in questo senso è da notare la pubblicazione di un
documento di Azione Rivoluzionaria intitolato “Contributo per un progetto
rivoluzionario libertario”[72]. Riguardo
alla prima rivista di queste edizioni nel 1980 Paolo Finzi scriveva sulla più
nota “A”, in occasione di <<una retata antianarchica>> della Digos
di Bologna che coinvolgeva una ventina di persone tra l’Emilia Romagna e
Catania, quanto segue: <<Gran parte dei
compagni arrestati sono tra i promotori ed i collaboratori della rivista Anarchismo, fondata a Catania nel '75 e due anni dopo
trasferitasi in Emilia-Romagna (prima a Bologna, poi a Forlì). Bonanno, Vandini
e Lombardi ne sono stati i tre successivi recapiti postali; Lombardi ne è
attualmente anche il responsabile legale. Sempre a Catania, invece, sono curate
le Edizioni della rivista
Anarchismo (...) La rivista Anarchismo si è occupata con
particolare attenzione delle lotte nelle carceri, della repressione
poliziesco-militare (soprattutto al Sud), della lotta armata in Italia e
all'estero, ecc. La sua opera di controinformazione e di agitazione non poteva
non disturbare i piani di pacificazione nazionale e di tregua sociale del
regime: arrestandone redattori e collaboratori si vuole mettere a tacere una
voce scomoda, irriducibilmente d'opposizione. Contro questa operazione
anti-anarchica il nostro movimento si è schierato compatto>>[73].
Queste
righe, oltre ad aiutarci nella ricostruzione della
storia della rivista, delle omonime edizioni e dei problemi giudiziari che
evolveranno nel caso “il Ros è Nudo” e quindi nel cosiddetto “processo Marini”,
sono importanti anche per capire l’evoluzione del rapporto intellettualmente
ostile tra il movimento anarchico in generale e, in questo caso particolare,
tra gli “ex GAF” e il gruppo di Bonanno. Finzi infatti, nel medesimo articolo,
muove delle critiche riguardo alla questione del lottarmatismo clandestino e
della “farneticante” oltre che illusoria prospettiva insurrezionale nel
contesto italiano, che finisce per rafforzare il consenso intorno alle
istituzioni e non agli anarchici. Al tempo stesso esprime contrarietà verso i
<<signori della repressione e della
criminalizzazione>> e del loro <<tentativo di mettere a tacere una
rivista anarchica, arrestandone redattori e collaboratori>>. Tentativo di
fronte al quale <<tutto il movimento anarchico è unito e solidale. La
liberazione dei compagni di Anarchismo è un impegno di lotta che coinvolge
tutto il nostro movimento, perché il loro arresto ci colpisce tutti
>>[74].
Per
quanto riguarda “Provocazione”, <<nata dall’esigenza
di affiancare alla rivista “Anarchismo” un giornale agile, in grado di
sviluppare analisi “circoscritte e condensate”, idoneo alla pubblicazione di
documenti che necessitano di una certa tempestività>>[75], sul sito delle edizioni Anarchismo si
trovano gli indici completi a cura di Giulia Gintoli[76]
(la quale ha anche redatto una tesi di laurea in bibliografia sulla casa
editrice insurrezionale). A corredo degli indici si trova il primo editoriale
della testata, firmato da Bonanno, che riporto in quanto indicativo del
rapporto con il resto del movimento e che si riallaccia a quanto scritto nella
parte introduttiva di questa tesi: <<Siamo decisamente per
l’attacco contro il nemico di classe e contro le strutture del dominio.
Riteniamo che oggi le strade del semplice dissenso e del platonico pacifismo perbenista
vadano a sboccare nel palazzo degli orrori. Ognuno può illudersi come vuole o
può anche manifestare la chiara coscienza di rifiutare l’attacco, sia per paura
o per opportunismo. Che questo appaia chiaramente. Che i ciarlieri mestatori e
le cornacchie del malaugurio la smettano di fare sentire le loro lamentevoli
voci. Se si sono convertiti alla collaborazione lo dicano apertamente e non
cerchino di gettare fumo negli occhi, parlando di una presunta impossibilità di
fare altrimenti. Noi vogliamo fare altrimenti.>>[77].
Infine
c’è la rivista annuale “Nega-zine”: circa settanta pagine per numero incentrate
sui temi della tecnologia e della depersonalizzazione, condite da illustrazioni
minimaliste rappresentanti gli ingranaggi e i macchinari che irrompono nella
dimensione umana, al prezzo di cinque euro (i primi due numeri, del 2017 e
2018, sono già digitalizzati e disponibili gratuitamente).
Concludendo, nel pamphlet citato più volte in questa tesi,“Il Ros
è Nudo”[78], si trova
un passo riferito alle riviste di Bonanno che può essere utile a ricostruire la
rete di relazioni dell’area insurrezionale, e in cui si ritrovano personaggi e
progetti editoriali citati in questa sede: <<Si è pervenuti di fronte ad
una progettualità eversiva realizzata attraverso azioni delittuose e sostenuta
da una radicalizzazione dei contenuti sovversivi della produzione editoriale di
propaganda, che si manifesta mediante la stampa di volantini, documenti, e
periodici alternativi, a circolazione interna tra cui la rivista "ANARCHISMO"
diretta dal predetto BONANNO, il giornale "PROVOCAZIONE" a cui
collaboravano attivamente anche RUBERTO Paolo, PORCU Pierleone, SCOPPETTA Maria
Grazia e GIZZO Antonio, il settimanale "CANENERO" che risulta
stampato come supplemento alla rivista "ANARKIVIU", il cui direttore
responsabile si identifica in CAVALLERI Costantino, presso l’abitazione del
MOREALE Stefano, coredattore unitamente alla SCOPPETTA, al BONANNO, al
PASSAMANI Massimo di Rovereto e alla RANERI Rosa Gabriella, e il periodico
"GAS - Gruppo Anarchici Spaziali", il cui direttore responsabile è il
DI GIOVANNI Severino (in via di identificazione)[79] e la cui
distribuzione viene curata dal MANTELLI Guido. Per ciò che attiene la
pubblicistica dell’area, bisogna notare che non c’è il ben che minimo accenno
al dialogo con le istituzioni, anzi vi si rileva un inasprimento del carattere
irriducibilista dell’ideologia che si estrinseca con una pericolosa attività di
istigazione e di apologia dei reati strumentali al conseguimento del fine di
eversione dell’Ordinamento Costituzionale.>>
3.3) Altre riviste “clandestine” ed “esplosive” dell’area
insurrezionale odierna: da “KNO3” a “Vetriolo”, passando per “Pagine in
Rivolta”
In maniera simile a quanto accadeva in
passato anche oggi fogli, riviste, pamphlet dal nome intrepido e durata
incerta, oltre che dagli ambiziosi obiettivi di scatenare insurrezioni e
formare guerriglieri nichilisti pronti a tutto e per niente preoccupati dei
possibili “collateral damages” di attacchi terroristici, proliferano sia online
che offline. Tra le svariate pubblicazioni del genere, ritengo che almeno tre
siano le più importanti in quanto connesse a eventi di stretta attualità oltre
che di pericolo sociale.
KNO3, oltre a essere la sigla chimica
del nitrato di potassio è anche il nome di un pamphlet clandestino usato dal
terrorista Cospito, dalla sua compagna Anna Beniamino[80] e da altri
insurrezionalisti condannati anche per istigazione a delinquere (secondo quanto
appurato nell’ambito dell’Operazione Scripta Manent e del relativo processo
arrivato al giudizio di secondo grado nel Novembre del 2020, oltre che da
quella denominata “Shadow”, un filone investigativo derivato dalla prima) per
veicolare i contenuti della “cellula” torinese e incitare alla lotta
sovversiva. Oltre a KNO3 ci sono altre due pubblicazioni, “Pagine in Rivolta” e
quelle sia cartacee che digitali della CNA[81],
che costituiscono le principali vie di comunicazione e rivendicazione
evidenziate sempre nell’inchiesta “Scripta Manent” (e di altre inchieste poi
confluite in essa). Uno dei condannati ed esponente della CNA, Bisesti Marco,
ha accusato gli attivisti di Radioblackout e di un centro sociale torinese
chiamato “l’Asilo” affermando: <<Croce Nera non vuole intrattenere
rapporti con quei cani di RadioBlackout che continuano a mantenere i delatori
di Askatasuna>> (che è un altro centro sociale), salvo poi gridare in
un’altra occasione: <<tutti liberi>>. Infatti, con quest’ultima
dichiarazione epigrafica e urlata manifestava solidarietà alla protesta degli
stessi attivisti dell’asilo. Questi si erano recati a protestare nelle aule del
tribunale, mentre Bisesti era giudicato, poiché alcuni dei loro compagni erano
stati arrestati e sgomberati, soggetti che non erano però connessi col gruppo
FAI-FRI sotto udienza in quel momento[82].
Tra gli svariati
nomi di testate in cui chi scrive si è imbattuto durante questa ricerca ci
sono: “Beznachalie”, parola russa traducibile come “senza autorità” e che è
stata citata in quanto riporta l’articolo di Paolo Schicchi in cui si afferma
che donne, vecchi e bambini devono affogare nel sangue, se borghesi.
Di un’altra dal
titolo “Invece” ce ne è traccia almeno nelle cronache giudiziarie. Se ne viene a conoscenza tramite le
missive, riprodotte da alcuni siti già menzionati, del trentino Luca Dolce
detto “Stecco” (condannato anche nell’ambito dell’inchiesta del 2019, “Renata”,
per produzione di documenti falsi[83]):
è lui a spiegare che tra le sue condanne una è stata inflitta per avere
istigato alla violenza in un articolo in cui menzionava un carabiniere, con il
quale inizierà un tafferuglio e durante il quale sarà arrestato.
Segnalo poi l’aperiodico
“Stramonio” che si trova sul sito di “malacoda”[84]
e “La Miccia” (citata nell’introduzione) che aveva chiuso i battenti ed è poi
riapparsa nel 2018 in occasione di un’inchiesta giudiziaria che coinvolgeva
soprattutto gli ambienti anarchici napoletani (inchiesta che non avrebbe
superato la fase delle indagini preliminari). Infine merita un approfondimento
particolare “Vetriolo”, non tanto per il valore “letterario” o “editoriale”
della rivista ma per il contesto “rabbioso” in cui si inserisce un suo
trafiletto.
3.3.1)
Da “Vetriolo” a “Sole e Baleno”, ritornando a “Pagine in rivolta”
Un altro
aperiodico clandestino, che come altri si occupa dell’inchiesta più volte
menzionata (Scripta manent), si chiama “Vetriolo”
e reca il sottotitolo: <<un giornale di denuncia o un giornale da
denuncia>>. Ne esisterebbe un’edizione murale che è stata annunciata sui
vari siti dell’area e sui social, e per il quale online sono rimaste delle
“tracce” di incontri con gli autori per la presentazione del numero “0”[85].
In quel numero si
parla di un comunicato diffuso da “Libera Piemonte”, sezione dell’associazione
fondata da Don Luigi Ciotti. L’articoletto di poche righe, intitolato “La fogna
dell’antimafia” usa parole al “vetriolo”, per l’appunto, in quanto nel comunicato
si prendono le difese del procuratore Roberto Sparagna, dato che <<Fino
ad oggi era la ‘ndrangheta a minacciarlo, oggi sono gli anarchici>>[86].
Gli autori di Vetriolo rispondono descrivendo Libera come l’associazione
<<tanto amata a sinistra e presente spesso nei cortei di sindacati e
cess* sociali>>, rea dell’<<ardito paragone>> tra anarchici e
mafiosi. Nella conclusione esprimono solidarietà <<a chi nelle galere
della Democrazia ci vive e ci muore>>. Forse gli autori non si rendono
conto o tralasciano il fatto che la logica dell’omertà, delle accuse di
delazione, è un tratto in comune tra la criminalità politica e quella
organizzata, oltre alla collaborazione per commettere dei crimini specifici tra
questi due tipi di entità criminali. Ma pare strano che gli autori di Vetriolo,
riferendosi alla regione piemontese, ignorino o non abbiano menzionato il fatto
che Ciotti in persona si era espresso in favore dell’anarchico Silvano
Pelissero, dicendo: <<Ho rispetto per i magistrati, il loro lavoro è
difficile, tuttavia nella ricerca della verità bisogna scavare, andare più a
fondo. Il grido di Pelissero va ascoltato come bisogna ascoltare quello dei
giovani che hanno manifestato a Davos e di chi protesta contro i centri di
accoglienza temporanea che in realtà sono luoghi di detenzione. Certe modalità
di protesta sono discutibili, ma i giovani chiedono giustizia per i più poveri,
i più fragili. Le loro grida possono essere scomode, ma devono trasformarsi in
dialogo: la società finora si è preoccupata molto dei giovani, ma non se ne è
occupata abbastanza. E tutti questi giovani ci chiedono di scavare alla ricerca
della verità, di non fermarci alla superficie, ma di andare in profondità[87]>>.
Pelissero era imputato di alcuni attentati e atti eversivi insieme a “Sole e
Baleno” (cioè Maria Soledad Rosas ed Edoardo Massari) contro l’alta velocità in
Val di Susa. Alla fine verrà assolto dall’accusa più grave di associazione
sovversiva e condannato per reati minori[88],
mentre “Baleno e Sole” non arriveranno alla sentenza finale essendo morti
suicidi uno in carcere e l’altra in una comunità, sempre di Don Ciotti.
Seguiranno in poco tempo il suicidio del fondatore della comunità “Sotto i
ponti”, Enrico De Simone, e del politico dei Verdi, Pasquale Cavaliere, mentre
era in Argentina. Suicidi sui quali sono stati mossi sospetti[89],
ma soprattutto accuse verso il sistema detentivo italiano nei primi due casi.
In realtà anche la stessa militanza anarchica di Pelissero, viene messa in
dubbio[90],
ed è accusato di essere un militante leghista e di destra. Accusa smentita da
un altro anarchico, Tobia Imperato[91],
nel citato libro autoprodotto delle “Fenix” intitolato “Le scarpe dei suicidi”.
Tutto ciò
cambierebbe poco per i nichilisti di Vetriolo che, se sapessero che a Don
Ciotti nel 2015 è stato assegnato anche il premio “Sacco e Vanzetti”,
inorridirebbero e vomiterebbero altri fiumi di acido inchiostro. Certo è che le
morti di Baleno e Sole hanno causato molta rabbia negli ambienti antagonisti e
nei vari “compagni” coinvolti in Scripta Manent: oltre alle varie sommosse che
sfociarono anche nel pestaggio e ferimento di un giornalista al funerale di
Massari[92],
è da notare anche che nel succitato “Pagine in rivolta” si spiegava che
<<solamente l’azione diretta avrebbe potuto parlare>>[93].
La propaganda del fatto acquista ancora una volta la preminenza nei metodi di
lotta, la punizione che fa da esempio alla massa, e che si è concretizzata
nella gambizzazione attuata da Cospito. È la rabbia che animava anche chi
cercava rivalsa per Sacco e Vanzetti.
[1]Per un profilo biografico del
bibliografo e traduttore si rimanda all’apposita voce del DBAI a questo
indirizzo bfscollezionidigitali.org/entita/13071-bettini-leonardo. Il primo
volume, edito dalla “Crescita P olitica editrice” di Firenze tra il 1972 e il
1976, è disponibile in formato pdf sul sito della Biblioteca Libertaria Armando
Borghi alle seguenti url
bibliotecaborghi.org/wp/wp-content/uploads/2015/12/Leonardo-Bettini-Bibliografia-dellanarchismo.-Volume-1-tomo-1.-Periodici-e-numeri-unici-anarchici-in-lingua-italiana-pubblicati-in-Italia.-1872-1971.pdf;
bibliotecaborghi.org/wp/wp-content/uploads/2015/12/Leonardo-Bettini-Bibliografia-dellanarchismo.-Volume-1-tomo-2.-Periodici-e-numeri-unici-anarchici-in-lingua-italiana-pubblicati-allestero.-1872-1971.pdf
; infine il catalogo è consultabile in ambiente web sul sito della “Fédération internationale des centres d’études et de documentation
libertaires”, nata nel 1979 a Marsiglia, organismo di coordinamento degli
istituti dedicati alla documentazione dell’anarchismo bettini.ficedl.info. (url
consultate il 08/03/2021).
[2]F. Palombo, Camillo di Sciullo editore…, cit. p. 123; a proposito della pratica
della “ri-pubblicazione”, penso che oggi contribuisce a creare una certa
omologazione editoriale e influisce sulla diffusione di contenuti nell’ambiente
del web e in particolare sul posizionamento nei motori di ricerca (come provo
ad argomentare nelle sezioni di questa tesi dedicate alle pubblicazioni
insurrezionali odierne e in particolare quelle online).
[3]Cfr. ivi, p. 124.
[4]Cfr. A. Mameli, Breve storia …, e cit. p. 136.
[5]Cfr. G. Sacchetti, Umanità Nova: 100 anni di giornalismo
anarchico, in <<Umanità Nova>>, 19 Gennaio 2020, reperibile
all’indirizzo umanitanova.org/?p=11388 (ultima consultazione 08/03/2021) e cit.
Per approfondire la vicenda di UN, oltre al citato G. Sacchetti, Con l’amore…, segnalo anche il capitolo
dello stesso autore in AA. VV. La
Resistenza sconosciuta. Gli anarchici e la lotta contro il fascismo, ZIC,
Reggio Emilia 2005, dal titolo Anarchici
e pubblica sicurezza (1921-1943). Sempre nello stesso volume, in
riferimento a questo periodo storico e a proposito delle pubblicazioni
anarchiche segnalo F. Schirone, La stampa
anarchica clandestina nella Resistenza (1943-1945).
[6]Si rimanda alla voce del DBAI, firmata
da S. Fedele, per la sua biografia bfscollezionidigitali.org/en/entita/13318-fabbri-luigi
(url consultata il 08/03/2021).
[7] Cfr. le voci di Anarcopedia
realizzate dalla redazione della rivista e disponibili alle url:
anarcopedia.org/index.php/Ivan_Guerrini;
anarcopedia.org/index.php/Seme_Anarchico; la citazione sull’anarchismo senza
“troppi” aggettivi si riferisce alla definizione di “anarchismo senza
aggettivi”, ossia a quella tendenza a unire le diverse componenti del movimento
in base alla comune avversione verso l’autoritarietà e all’anelito di libertà.
[8]Per approfondire le vicende degli “ex”
GAF oltre al più volte citato Contro la
storia … di “Nico” Berti si può consultare il sito del Centro studi e
archivio Pinelli, centrostudilibertari.it
[9]Il comunicato è stato leggermente
modificata a oggi (08/03/2021) cfr. arivista.org/comunicato. La versione precedente alla
quale mi riferisco è archiviata sul Web Archive:
web.archive.org/web/20201026091416/http://www.arivista.org/comunicato.
[10]Cfr. enricofinzi.it/uninfamia/; inoltre Enrico Finzi spiega
che il testamento è diventato pubblico (ultima consultazione 08/03/2021).
[11]Come riportato nella voce del DBAI
dedicata a Galleani e realizzata da M. Scavino
bfscollezionidigitali.org/entita/13495-galleani-luigi url consultata il
02/02/2021), <<Serrati, nel clima di
repressione seguito ai disordini del giugno 1902, era stato accusato di aver
fornito alla polizia (attraverso un articolo del suo giornale) indicazioni che
avrebbero potuto portare all’arresto di Galleani>>.
[12]Il termine “cittadinismo” è usato in
maniera spregiativa per tutti quelli che intraprendono esclusivamente o
principalmente strategie di lotta politica legalitarie come manifestazioni
pacifiche e petizioni. È curioso e interessante notare che alla fine di questo
capitoletto si incontrerà un termine usato con un senso simile, ossia
“civilitici”.
[13]Cfr M. De Agostini Vita e morte di uno scalpellino anarchico
in <<Umanità Nova>>, 10 Febbraio 2019 umanitanova.org/?p=9199 (url
consultata io 01/02/2021).
[14]Nella voce del DBAI dedicata a Bresci
si riporta quanto segue riguardo all’avvenimento: <<Ha modo di conoscere Ciancabilla e Malatesta, durante
la permanenza di quest’ultimo a Paterson. Si vuole sia stato B. a disarmare
Domenico Pazzaglia, il feritore di Malatesta durante il famoso contraddittorio
con Ciancabilla del novembre 1899 a Paterson>>.
bfscollezionidigitali.org/entita/13231-bresci-gaetano-carlo-salvatore/
(ultima consultazione 09/03/2021).
[15]Cfr P. Avrich Sacco and Vanzetti: The Anarchist Background (1991), Princeton
University Press, Princeton, New Jersey 2020 p. 4.
[16]Ivi, cfr. p. 5.
[17]Ivi Cit. p. 6 (trad. mia) si riporta qui il frammento di testo originale
citato: <<The issue of guilt or innocence awaits definitive treatment,
but, alas, it may never receive it>>.
[18]Cfr. DBAI Luigi Galleani, ad vocem. È interessante notare come in questo caso
si ripresenta, anche se in maniera atipica, il tema del rapporto e della
continuità tra l’etica e gli ideali liberali-democratici dei “padri”
risorgimentali e quelli socialisti-anarchici dei “figli” internazionalisti. Per
approfondire questa tematica si rimanda a E. Papadia, La forza dei sentimenti, Anarchici e socialisti in Italia (1870-1900),
Bologna, Il Mulino, 2019, cap. “In famiglia”.
[19] A. Senta Luigi Galleani e l’anarchismo
antiorganizzatore Edizioni Bruno Alpini 2013 (2012) cfr. pp. 2-3 reperibile
all’url
bibliotecaborghi.org/wp/wp-content/uploads/2016/02/LUIGI-GALLEANI-di-Antoni-Senta.pdf ; della “transizione” verso l’anarchismo e,
più nel dettaglio, delle prime attività editoriali di Galleani se ne parla anche nella voce a lui dedicata
del DBAI, dove si legge che <<Attorno alla metà degli anni Ottanta le sue
posizioni divengono comunque più nette e definite, passando dalla democrazia
radicale alle idee libertarie e operaiste che caratterizzano allora molti
gruppi e associazioni, sospesi fra l’eredità internazionalista e la
partecipazione alle lotte operaie e contadine. Verosimilmente collabora con
alcune corrispondenze al periodico socialista-operaista torinese «Proximus
tuus» e nel 1885 fonda e dirige a Vercelli il giornale «La boje!», simile
nell’impostazione al foglio anarchico torinese «La Questione sociale (…) nel
1887-88 è tra gli animatori de «La Gazzetta operaia» (poi trasformatasi in «La
Nuova Gazzetta operaia»), foglio anarco-socialista torinese molto attivo nelle
lotte operaie (sue, con ogni probabilità, alcune corrispondenze da Vercelli,
firmate “Raoul”). In quel periodo scrive anche per il “Fascio operaio” di
Milano, organo del POI>>; a proposito del foglio “La Boje” in Bettini
alla voce omonima si spiega che <<L’inserimento di questo foglio in una
bibliografia storica del giornalismo anarchico, ha una sua ragion d’essere solo
in quanto testimonianza della prima attività politica del suo direttore Luigi
Galleani, più tardi figura di primo piano dell’anarchismo internazionale.
Diversamente l’orientamento politico e teorico del giornale vercellese, non può
dirsi molto definito>>. (url consultate il 01/01/2021).
[20]Più precisamente, stando a quanto
riportato nella voce del DBAI, in Francia viene tenuto in carcere per quattro
mesi e in Svizzera è di nuovo tratto in arresto e consegnato alle autorità
italiane, tornando però libero in poco tempo per un’amnistia.
[21]Cfr.
A. Senta Luigi… pp. 3-4. A
proposito dell’influenza di Reclus si spiega che essa <<rafforza l'idea
per cui la distruzione è il primo passo necessario per liberarsi di tutte
quelle costruzioni innaturali che opprimono l'umanità e per aprire la via
all'anarchia; in secondo luogo suggerisce che gli uomini – e gli anarchici – non
hanno bisogno di strutture artificiali per organizzarsi in quanto essi sono
naturalmente in grado di cooperare tra loro>> cit. p. 6.
[22]Ivi, cfr. pp. 4-5. Si noti anche che,
oltre a portare avanti un progetto di costituire una federazione di gruppi
libertari, collabora con diverse testate tra cui “Il Carbonaio”. Inoltre
l’operazione giudiziaria che lo condanna e che coinvolge altri trentacinque
anarchici viene definita <<una gigantesca montatura della Questura
genovese>> cfr. e cit. DBAI, Luigi
Galleani, ad vocem.
[23]Cfr. N. Musarra, Storia d’amore e d’anarchia, in <<Sicilia Libertaria>>,
261, Aprile 2007, p.5.
[24]Cfr. G. Giannini, 100 anni fa la strana morte dell’anarchico Andrea Salsedo a New York,
in <<www.lincontro.news>>, 17 Giugno 2020
lincontro.news/100-anni-fa-la-strana-morte-dellanarchico-andrea-salsedo-a-new-york/
(url consultata il 02/02/2021). Nell’articolo di Giannini, oltre alla cronaca
della morte di Salsedo, si parla del suo rapporto con Galleani, prima ai tempi
del “Circolo Sociale” a Pantelleria e poi negli USA quando collabora a “Cronaca
Sovversiva” e lavora, insieme a Roberto Elia (altro anarchico che verrà
arrestato con lui per una serie di attentati dinamitardi) presso la Tipografia
di Goffredo Canzani. Si menziona anche la rivista “Il Domani” che avrebbe
dovuto prendere il posto di Cronaca Sovversiva, che intanto era stata
dichiarata illegale.
In M. Nese, Andrea Salsedo vita e morte di un anarchico italiano a New York, in
<<www.corriere.it>>, 3 Aprile 2020 (reperibile all’indirizzo
corriere.it/sette/attualita/20_aprile_03/andrea-salsedo-vita-morte-un-anarchico-italiano-new-york-e89cbcaa-7430-11ea-b181-d5820c4838fa.shtml
, url consultata il 02/02/2021) viene inquadrato maggiormente il contesto dei
“Palmer Raids” e del volantino “plain words”, oltre a quello che sarà ritrovato
poco dopo in tasca a Vanzetti, nel momento del suo arresto, che annunciava un
comizio per la morte dell’anarchico di Pantelleria.
[25]Nell’articolo Gli anarchici e le candidature di protesta, in <<A rivista
anarchica>>, 12, Aprile-Maggio 1972, consultabile all’indirizzo
www.arivista.org/?nr=012&pag=12_04.htm (url consultata il 02/02/2021) si
parla delle candidature di protesta in generale ed è menzionata anche quella di
Galleani.
[26]Convegno organizzato da Nova Delphi
Libri dal titolo Sacco e Vanzetti. Storia
di due anarchici. Giornata di Studi a 90 anni dall’esecuzione Cit. di A.
Senta al minuto 54 e 40 secondi sul sito di Radio Radicale all’indirizzo
radioradicale.it/scheda/521566/sacco-vanzetti-storia-di-due-anarchici-giornata-di-studi-a-90-anni-dallesecuzione.
[27]Cfr A. Senta Luigi… cfr pp. 6-8.
[28]A proposito delle vicende
“pubblicistiche” di Ciancabilla si noti che aveva scritto per “L’Avanti”
nell’anno della sua fondazione, cioè il 1896. Sulle pagine del quotidiano
socialista sono pure pubblicate, l’anno successivo, le sue corrispondenze dal
fronte della guerra Greco-Turca, dove combatteva sotto il comando del patriota
anarchico Amilcare Cipriani. Sull’esperienza della guerra si basa anche la sua
novella “Verso la morte”, pubblicata negli USA l’anno dopo. La sua adesione
all’anarchismo si concretizza con uno scritto su “L’Agitazione” di Ancona,
preceduta da una sua intervista a Malatesta sempre su “L’Avanti” nel 1897. Da
Parigi collabora come corrispondente a “Il Messaggero” e a “Il Caffaro”, oltre
a scrivere per la testata anarchica francese “Les Temps nouveaux”. In questo
contesto comincia a distaccarsi ideologicamente dalle posizioni malatestiane.
Espulso dalla Francia fonda a Neûchatel
“L’Agitatore” insieme ad altri italiani libertari nel 1898. Negli Stati Uniti
dirigerà poi “La Questione sociale” fino allo scontro con Malatesta e alla
fondazione de “L’Aurora” nel 1900, e poi, dopo la chiusura forzata della
rivista e un periodo di detenzione, a quella de “La Protesta umana” nel 1902.
Cfr M. Mapelli, Ciancabilla Giuseppe,
DBAI ad nomen
bfscollezionidigitali.org/entita/13820-ciancabilla-giuseppe (url consultata il
01/01/2021).
[29]Cfr Senta Luigi… p. 8. A proposito dell’obiettivo rivoluzionario di
Galleani si spiega che <<La valenza positiva degli scioperi non è per lui
quella di ottenere riforme o miglioramenti salariali, ma di essere passaggi
necessari in cui è possibile sperimentare il boicottaggio, il sabotaggio e la
rivolta, in vista dello sciopero generale insurrezionale, vero obiettivo della
sua attività rivoluzionaria>> cit. p. 8.
[30]Sempre nella voce del DBAi si spiega
che il “periodo americano” di Galleani segna una nuova fase del suo percorso
politico che si delinea <<su posizioni
“anti-organizzazione”>>. Cronaca Sovversiva è definito <<fedele ai principi del comunismo anarchico e nettamente
contrario a qualunque forma strutturata di organizzazione>> e che il
periodico dà risalto <<tanto allo sviluppo delle lotte operaie e delle
vicende politiche internazionali >>. Per approfondire la
visione politica “positivista” di Galleani, ossia quella di un anarchismo che
concilia individualismo e comunismo, si rimanda a F.M. Nicosia, Il “comunismo libertario” di Luigi Galleani,
in <<A rivista anarchica>>, 388, Aprile 2014, consultabile
all’indirizzo www.arivista.org/riviste/Arivista/388/63.htm (url consultata il
02/02/2021), oltre che ad A. Senta, Ut
redeat miseris, abeat fortuna superbis. I primi anni del settimanale
<<Cronaca Sovversiva>>, in <<Il Presente e la
storia>>, 91, Giugno 2017, paragrafo “Programma?” pp. 22-26. Qui si
sottolinea la differenza tra l’individualismo di marca stirneriana e nichilista
e quello concepito da Galleani, inscritto appunto in una cornice comunista che
garantisce l’autonomia individuale.
[31]I lavoratori toscani e italiani,
insieme a quelli scozzesi, erano molto presenti in zona anche per il know-how
relativo al settore estrattivo, come si spiega in P. Battaglia, Gli Italiani che fecero l’America a colpi di
martello e scalpello, in << lavocedinewyork.com>>, 16 Novembre
2014, consultabile qui
lavocedinewyork.com/people/nuovo-mondo/2014/11/16/gli-italiani-che-fecero-lamerica-a-colpi-di-martello-e-scalpello/
(url consultata il 02/02/2021).
[32]Cfr A. Senta Luigi… pp. 9-11.
[33]Cfr. A. Senta, Ut redeat … 91, Giugno 2017 p. 27.
[34]Cfr Ivi p. 12 e DBAI ad nomen.
[35]Cit. G. Berti, Francesco Saverio Merlino, in DBAI bfscollezionidigitali.org/entita/14193-%E2%80%8Bmerlino-francesco-saverio.
[36]Cfr A. Senta Luigi… pp. 12-14 e DBAI,
Luigi Galleani, ad nomen.
[37]Cfr. A. Laronga, Giustizia crocifissa Le ferite, mai rimarginate, del processo a Sacco e
Vanzetti, in <<questione giustizia.it>>, reperibile
all’indirizzo
questionegiustizia.it/data/doc/1394/giustizia_crocifissa_le_ferite_mai_rimarginate_del_processo_a_sacco_e_vanzetti_laronga.pdf,
p. 3 (url consultate il 03/02/2021).
[38]Il titolo richiamerebbe quello dell’opera “Il regno di
Dio è in voi” di Tolstoj, come riporta A. Larabee, The Wrong Hands: Popular Weapons
Manuals and Their Historic Challenges to a Democratic Society, Oxford University
Press, New York, 2015 cfr p. 37;
il testo è
integralmente riprodotto in “Parole Chiare” (reperibile all’indirizzo
anarcotraffico.org/sites/default/files/2019-01/Parole%20chiare.%20La%20_buona%20guerra_%20degli%20ana%20-%20Autori%20Vari.pdf,
ultima consultazione 02/02/2021) volume che nasce dalla
co-produzione “informale” delle sigle editoriali “Gratis” e “Indesiderabili”
(di cui si parla in questa tesi nella sezione apposita) che raccoglie scritti
(per lo più anonimi, fatta eccezione per stralci di testi di Cronaca
Sovversiva, materiali come volantini e brevi citazioni), dedicato alle vicende
del milieu galleanista. Il titolo è un chiaro rimando al volantino “Plain
words”, di cui si parla in questi paragrafi. Il libro, si spiega in un articolo
di presentazione su Finimondo finimondo.org/node/2120, è
stato realizzato principalmente <<saccheggiando le ricerche di Avrich e
di altri storici>> e rielaborandole in un’ottica “contro-storica” e
“partigiana”.
[39] L’opuscolo è <<Il più costoso
stampato da Cronoca sovversiva>> come riporta R. D’attilio La Salute é(sic) in voi: The Anarchist Dimension, Sacco-Vanzetti: Devolpments and Reconsiderations-1979, Conference
Proceedings, Boston, cit. p. 17 reperibile all’indirizzo
(academia.edu/3128741/Sacco_Vanzetti_Developments_and_Reconsiderations) (url
consultata il 01/01/2021).
[40]A. Larabee … cit p. 38.
[41]Ivi cfr p. 39.
[42]Ivi cfr p. 41.
[43]Nella voce del DBAI reperibile
all’indirizzo bfscollezionidigitali.org/entita/14243-molinari-ettore dedicata a
Molinari e firmata G. Mangini è infatti riportato che i due si erano conosciuti
al congresso del POI del 1887 e che il professore universitario aveva
testimoniato a favore del vercellese nel 1894 nel processo succitato. Inoltre
anche nel periodo di esilio parigino i due si sono incontrati, come testimonia
anche la voce dedicata a Galleani del Dizionario Biografico degli italiani
reperibile all’indirizzo
treccani.it/enciclopedia/luigi-galleani_(Dizionario-Biografico) (url consultate
il 14/01/2021).
[44]Come esposto in A. Senta Luigi… il manuale era stato
<<compilato anni addietro da Ettore Molinari e riadattato da
Galleani>> cit. p. 11.
[45]A. Larabee …, cit. p. 41.
[46]Ivi p. 40.
[47]Per avere una conoscenza sintetica
della vicenda si può consultare la voce dell’enciclopedia Britannica
all’indirizzo britannica.com/event/Ludlow-Massacre.
[48]Secondo quanto riportato in R.
D’Attilio, La Salute …, Cronaca
Sovversiva è stata definita dal suo fondatore come <<un pezzo di carta
che vive di “briciole” e con il sostegno e i penny di cinquemila
mendicanti>> cit. p. 16 (trad.mia). Nella stessa pagina si spiega anche
che la stima sulla tiratura del foglio è basata su una lista di sottoscrittori
con circa tremila e duecento nomi e relativi indirizzi, tra i quali anche
quelli di Vanzetti e Sacco, oltre alla questione dei riflettori puntati dall’opuscolo
sui seguaci di Galleani.
[49]Cfr A. Larabee The wrong…,
pp.41-44.
[50]L’errore è inoltre attribuito a
diversi storici nel testo di Larabee. Lo si ritrova in quanto affermato nella
voce di Cronaca Sovversiva di Anarcopedia a questo indirizzo
anarcopedia.org/index.php/Cronaca_Sovversiva dove si legge: << Nella sua
prima stesura, Molinari sbagliò il dosaggio della nitroglicerina e
questo fu probabilmente all'origine della morte di alcuni anarchici a
causa della prematura esplosione degli ordigni che stavano preparando
(vedi Carlo Valdinoci) >>.
Analoga affermazione si trova anche in
una articolo pubblicato sul sito “chicagotribune.com”che ha per oggetto
principale il tentato avvelenamento a una cena di Chicago nel 1916 da parte di
Nestor Dondoglio, al seguente indirizzo
chicagotribune.com/news/ct-poison-soup-anniversary-met-20160209-story.html ,
dove si legge: <<come il fallito avvelenatore di zuppa, Galleani era
frustrato come terrorista. Una volta pubblicò un manuale per fare bombe con un
errore che fece saltare in aria i suoi compagni mentre seguivano le istruzioni
in esso contenute>> (trad. mia). Il testo
originale riporta: << Like the failed soup
poisoner, Galleani suffered frustrations as a terrorist. He once published a
bomb-making guide that contained an error, causing his comrades to blow up when
they followed his instructions.>>. (Url consultate il 14/10/21).
[51]Per avere una conoscenza basilare dell’evento si può
consultare la voce dell’enciclopedia Britannica
britannica.com/topic/Palmer-Raids; oltre alla voce enciclopedica anche il sito
del “Federal Bureau of Investigation” riporta un conciso articolo sui blitz
condotti dal predecessore “Bureau of Investigation” e gli attentati dinamitardi
che li precedettero. Si ammette che le operazioni repressive
<<diventarono un incubo, connotate da scarse comunicazioni, pianificazione
e intelligence su chi fossero gli obiettivi e su quanti mandati d’arrestato
fossero necessari >> oltre a fornire una lezione <<sul bisogno di
proteggere le libertà civili e i diritti sanciti dalla costituzione>>
(trad. mia). L’articolo in lingua inglese è reperibile all’indirizzo
fbi.gov/history/famous-cases/palmer-raids (url consultata il 02/02/2021) Il
testo originale riporta: <<But the ensuing “Palmer Raids” turned into a
nightmare, marked by poor communications, planning, and intelligence about who
should be targeted and how many arrest warrants would be needed. The
constitutionality of the entire operation was questioned, and Palmer and Hoover
were roundly criticized for the plan and for their overzealous domestic
security efforts. The “Palmer Raids” were certainly not a bright spot for the
young Bureau. But it did gain valuable experience in terrorism investigations
and intelligence work and learn important lessons about the need to protect
civil liberties and constitutional rights>>.
[52]Cfr. R. D’Attilio La Salute…, p. 24.
[53] A proposito dell’attentato di Wall Street e del suo
probabile autore, cfr. quivi nota 323
[54]D. C. Rapoport, Terrorism, Critical Concepts in Political Science, Vol
I The First or Anarchist Wave, Routledge, Londra e New York, 2006 cfr. p.
204.
[55]Il necrologio del guardiano notturno
si trova qui findagrave.com/memorial/42079691/william-boehner (url consultata
il 02/02/2021).
[56]Cfr. P. Avrich, The Anarchist…,
p.170.
[57]D. C. Rapoport, Terrorism …, cfr pp. 204-205.
[58]In N. Musarra, Roberto Elia, un anarchico di Calabria, in <<Umanità
Nova>>, 34, 26 Ottobre 2008 (reperibile all’indirizzo
www.ecn.org/uenne/archivio/archivio2008/un34/art5502.html) si ripercorre
brevemente la vicenda biografica ed “editoriale” di Elia. La vicenda di Elia è
descritta anche in A. Orlando, Dizionario
della Calabria Contemporanea, ad nomen, reperibile all’indirizzo icsaicstoria.it/elia-roberto/. In particolare si legge che << Data la sua esperienza di tipografo non ebbe
difficoltà a inserirsi nella redazione di «Cronaca Sovversiva» di Luigi
Galleani, il più importante giornale anarchico di lingua italiana, ma collaborò
pure con «Il Novatore», «La Plebe» di Carlo Tresca e «L’Era nuova» di Ludovico
Caminita>> (url consultate il 02/02/2021).
[59]Le schede dei due periodici censite in
Bettini sono consultabili qui: bettini.ficedl.info/article835.html e
bettini.ficedl.info/article838.html. Degna di nota è la posizione filosovietica
espressa dalle colonne del “Domani”. Si noti inoltre che Salsedo, sindacalista,
tipografo ed editore, era già attivo nella pubblicistica anarchica in Sicilia.
Infatti sempre in Bettini, nella scheda del periodico “La Falange”
bettini.ficedl.info/article244.html è riportato che un numero è stato sequestrato
per due articoli, di cui uno firmato da Salsedo e intitolato “Chiesa, stato,
ateismo e anarchia”. Inoltre, come indicato nella voce a lui dedicata del DBAI
redatta da G. Gurrieri bfscollezionidigitali.org/entita/14546-salsedo-andrea,
aveva avuto già avuto dei problemi legali per delle pubblicazioni apparse su un
altro periodico anarchico, ossia “L’Avvenire Sociale” messinese. Ancora prima
aveva perso l’impiego di scrivano in pretura per la sua militanza libertaria.
[60]Cfr. M. D’Anna, L’anarchico dimenticato, in <<istitutoeuroarabo.it/>>,
1 Novembre 2019 www.istitutoeuroarabo.it/DM/lanarchico-dimenticato/; (url
consultata il 02/02/2021).
[61]Cfr T. Imperato, Ribelli in paradiso. Sacco, Vanzetti e il movimento anarchico negli
Stati Uniti, in <<Umanità Nova>>, 25 Marzo 2015, reperibile
all’indirizzo umanitanova.org/?p=620 (url consultata il 03/02/2021).
[62]Cfr. Andrea Salsedo, l’anarchico di Pantelleria, in
<<attpt.siciliambiente.it>>, reperibile all’indirizzo:
attpt.siciliambiente.it/?file=kop337.php (url consultata il 03/02/2021) .
Nella parte conclusiva di questo articolo si parla specificamente del
comunicato della polizia statunitense che sarebbe servito da copertura per
l’omicidio “mascherato” da suicidio.
[63]Per approfondire le vicende di Buda si
segnalano: M. Presutto <<L’uomo che
fece esplodere Wall Street>>. La Storia di Mario Buda, Centro
Altreitaliae, Globus et Locus, Gennaio-Giugno 2010; A. Soto MARIO BUDA ALIAS MIKE BODA, MARIO RUSCA,
NASONE, BIG NOSE, MICHAEL WOLF ROMAGNA… in <<Malamente>>, 19,
Ottobre 2020 reperibile all’indirizzo
malamente.info/archivio/Malamente-19_10-A-Soto-Mario-Buda.pdf ; C Basso, “Un italiano in America : Mario
Buda, l’uomo che fece saltare Wall Street”, Italies, 5,
2001, reperibile all’indirizzo
journals.openedition.org/italies/2048; è opportuno ricordare che al Buda sono
stati attribuiti vari attentati, in particolare quello del 1920 a WallStreet.
Tuttavia quest’attribuzione non è certa, come indica anche l’FBI nell’articolo Wall Street Bombing 1920, reperibile
all’indirizzo fbi.gov/history/famous-cases/wall-street-bombing-1920 (url
consultata il 03/02/2021): <<Le analisi e
prove più attendibili da quel fatidico 16 Settembre 1920 indicato che i primi
sospetti del BOI erano corretti, ossia che un piccolo gruppo di anarchici
italiani erano i responsabili. Ma il mistero rimane>> (trad. mia) Il testo originale riporta:
<< best evidence and analysis since that fateful day of September 16,
1920, suggests that the Bureau’s initial thought was correct—that a small group
of Italian Anarchists were to blame. But the mystery
remains>>.
[64] È bene tenere presente che i rapporti tra il direttore
de “Il Martello” e quelli di “Cronaca Sovversiva” e del successore “L’Adunata
dei refrattari” non furono rosei e riflettevano diverse tendenze e scelte sulle
concezioni dell’anarchismo e della politica. Per avere un’idea, seppur
sintetica, di queste diverse tendenze libertarie si può leggere O. Veronesi Un
movimento delle differenze: Galleani e Tresca nella storia degli anarchici, in
<<Bollettino dell’archivio Pinelli>>, 48, Febbraio 2016, pp.22-25
reperibile all’indirizzo:
docs.google.com/viewerng/viewer?url=https://centrostudilibertari.it/sites/default/files/materiali/bollettino_48.pdf
(url consultata il 03/02/2021). Invece per i contrasti con “L’Adunata” può
essere utile consultare il nono paragrafo della voce dedicata a “Il Martello”
in Bettini reperibile all’indirizzo bettini.ficedl.info/article828.html .
Un’ulteriore frizione avvenne durante il processo a Sacco e Vanzetti quando
Tresca fornì una foto di Mario Buda al loro legale, su richiesta di
quest’ultimo, come spiegato in M. Presutto L’uomo che… p. 88; a episodi come
questo si riferisce anche la critica degli autori di Finimondo quando accusano
l’avvocato di voler <<scagionare Sacco e Vanzetti consegnando al boia
qualcun altro>> cit. Parole Chiare, Finimondo, finimondo.org/node/2120.
Infine, in questo contesto, è utile ricordare gli avvenimenti editoriali della
vita del Sulmonese, sintetizzati nella voce del DBAI a lui dedicata e firmata
M. Antonioli e S. Cicolani
www.bfscollezionidigitali.org/entita/14836-%E2%80%8Btresca-carlo: nel 1901 è
redattore del foglio socialista “Il Germe” e nel 1903 ne diventa gerente. Per
questa sua attività, similmente a Galleani, viene condannato a più di tre anni
di reclusione e indotto a partire per gli USA. In America diventa direttore de
“Il Proletario”, testata che fa capo alla Federazione Socialista Italiana e che
abbandonerà dopo la transizione verso l’anarchismo. Oltre a essere redattore de
“La Voce del popolo” fonda poi “La Plebe” nel 1908 e “L’Avvenire” nel 1910,
collezionando altre due condanne. Dopo la chiusura di quest’ultima testata
acquista e trasforma “Il Martello”. Sarà condannato ancora una volta per un
testo sul controllo delle nascite (url consultate il 03/02/2021).
[65]Cfr. R. D’Attilio La Salute… p. 26.
[66]Ivi pp .29-30.
[67]Ivi La Salute… da pp. 32-p.36.
[68]Finimondo, Aspettando l’ora della vendetta 22 Agosto 2017
finimondo.org/node/2062 Come si è detto nell’introduzione di questo breve
capitolo e come si spiega anche più avanti a proposito del sito web
rivoluzionario-insurrezionale, sono vari i contenuti che questo riprende da
Cronaca Sovversiva o che riguardano eventi di quel periodo. A titolo
esemplificativo se ne segnala uno in cui si richiama il tentato avvelenamento
perpetrato da Nestor Dondoglio citato sopra e collegato a un’intossicazione
alimentare che ha coinvolto a Gennaio 2019 circa cinquanta esponenti della Lega
Nord a Treviso, forse per del lassativo versato nei piatti. Il post, intitolato
Buon appetito, leghisti,
finimondo.org/node/2272, usa lo stile della rivendicazione indiretta che si
descriverà anche più avanti in questo lavoro, consistente nel riprendere degli
eventi di cronaca con allusioni poste in una posizione ambigua, intermedia tra
la rivendicazione e la mera cronaca di un fatto che potrebbe essere un incidente
casuale. (url consultate il 01/02/2021).
[69]Per quanto riguarda i presunti
sospetti di colpevolezza di Sacco si veda G. Galzerano Aria Fritta, in <<A
Rivista anarchica>>, 315, Marzo 2006 reperibile all’indirizzo
arivista.org/riviste/Arivista/315/42.htm (url consultata il 01/02/2021). Questo
articolo è anche indicativo della prospettiva opposta a quella espressa da
Finimondo, ossia quella per così dire “apologetica tout court”. Si legge
infatti che la testimonianza del gangster Vincent Teresa <<è chiarissima e ribadisce ancora una volta l'innocenza
del povero pescivendolo piemontese e del povero calzolaio pugliese>>.
Anche la conclusione conferma il punto di vista “agiografico” di Galzerano che
afferma lapidariamente: <<Per me erano e
sono anche due compagni. Due compagni da sempre innocenti.>>.
[70]Si trovano all’indirizzo
edizionianarchismo.net/library/anarchismo-1975-1994 (ultima consultazione
24/02/2021).
[71]Le citazioni di Bonanno sono riprese
dagli indici della rivista all’indirizzo edizionianarchismo.net/library/anarchismo-1975-1994-indici-completi
(ultima consultazione 24/02/2021).
[72]Per approfondimenti sul contesto
storico e sulla repressione che si abbatte sull’intero movimento, oltre che sui
risvolti giudiziari di Azione Rivoluzionaria si rimanda a G. Sacchetti, Con l’amore nel pugno Federazione Anarchica
Italiana (1945-2012), Zero in condotta, Milano, 2018, cfr. pp. 86-87; per
quanto riguarda invece le strategie che si prefiggevano gli esponenti di “AR”
si può consultare il par. “L’organizzazione
clandestina” nell’articolo A come
anarchia in tutte le sue anime , in <<Gnosis>>, 1, 2004,
reperibile all’indirizzo gnosis.aisi.gov.it/Gnosis/Rivista1.nsf/servnavig/6
(ultima consultazione 24/02/2021).
[73]P. Finzi, Una retata antianatchica, in <<A rivista anarchica>>,
83, Maggio 1980, cit., articolo digitalizzato all’url
arivista.org/?nr=083&pag=83_01.htm (ultima consultazione 24/02/2021).
[74] Ibidem,
cit. In quest’altro passo dell’articolo si attacca la prospettiva
insurrezionale: <<Farneticare di uno
scontro generale di classe che sarebbe giunto alla sua fase risolutiva,
illudersi che il mitico proletariato sia all'attacco, dedurne che l'unica
soluzione sia quella di tapparsi in nella clandestinità armata, significa
lasciare campo aperto al potere, e soprattutto alle sue componenti
"progressiste", nella realizzazione del suo progetto>>. Delle
critiche più organiche dalle colonne di “A” nei confronti di Bonanno si trovano
in altri due articoli della rivista, il primo di Amedeo Bertolo, intitolato Émile Henry e il senso della misura, apparso sul numero 72 del
1979 (ripubblicato al cap. undicesimo del volume di Bertolo “Anarchici e orgoglio si esserlo” e
accessibile all’indirizzo:
eleuthera.it/files/materiali/Anarchici%20e%20orgogliosi%20di%20esserlo_testo%20completo.pdf
) Invece nel numero successivo della stessa rivista Paolo Finzi ritorna a occuparsi del tema
nell’articolo “Violentismo ed etica”,
reperibile all’indirizzo arivista.org/?nr=073&pag=73_01.htm . Le risposte
di Bonanno ai <<caca-inchiostro>> Bertolo e Finzi, oltre ad alcune
missive tra questi sono invece contenute nel citato “Carteggio” di
corrispondenze con Gianfranco Bertoli.
[75]G. Gintoli (a cura di), “Provocazione”. Indici completi 1987-1991, Anarchismo,
2000, cit., disponibile all’indirizzo edizionianarchismo.net/library/provocazione-indici-completi-1987-1991
(url consultata il 24/02/2021).
[76]Il nome della Gintoli si trova in un
articolo del 2005 de <<La Repubblica>> (firmato N. Zancan e
intitolato Cinque nomi e un pacco-bomba)
insieme a quelli di altri anarchici del centro di documentazione “Il Porfido”
ricorrenti nelle cronache giudiziarie.
[77]G. Gintoli (a cura di), “Provocazione”…
[78]Ricordo che riporterebbe dei documenti
scritti dal reparto dei Carabinieri e che a detta dell’Arma sarebbero stati forgiati.
[79]Si noti che Severino Di Giovanni,
salvo un bizzarro caso di omonimia, è in realtà un anarchico “novatoriano”,
noto anche per aver fatto esplodere un ordigno contro un tabacchificio in
Argentina che stava usando i nomi di Sacco e Vanzetti come marca di sigarette.
Cfr. DBAI, ad nomen, voce disponibile
all’indirizzo bfscollezionidigitali.org/entita/14119-di-giovanni-severino (voce
consultata il 24/02/2021).
[80]In un articolo de <<La
Repubblica>>, di C. Rocci, intitolato Anarchici,
tre torinesi tra i "bombaroli" arrestati dalla Digos, e risalente
al 2016 si spiega che Anna Beniamino e Alfredo Cospito si sarebbero conosciuti
tramite la prima “edizione” di Pagine in Rivolta. L’articolo è reperibile
all’indirizzo:
ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2016/09/07/anarchici-tre-torinesi-tra-i-bombaroli-arrestati-dalla-digosTorino02.html;
l’evento è riportato anche a p. 22 della più volte citata ordinanza del Gip
Ricci del 2016; di KNO3 se ne parla anche in un altro articolo dello stesso
quotidiano del 15 Settembre 2012, firmato C. Bonini e intitolato Dalle bombe alle Tokarev e dopo l'attentato
dissero: Se trovano il pistolone... Si spiega che i due avrebbero usato le
firme “compagno Pitokos” ed “ebrea errante”. L’articolo si trova all’indirizzo:
ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/09/15/dalle-bombe-alle-tokarev-dopo-attentato-dissero.html
(ultima consultazione 24/02/2021).
[81]Cfr. G. Bianconi, «Azioni in ordine sparse in qualsiasi momento» L’invito ai gesti
individuali, in <<corriere.it>> 06 Settembre 2016, disponibile
all’indirizzo:
corriere.it/cronache/16_settembre_07/azioni-ordine-sparso-anarchici-be6a7266-7474-11e6-b267-7b6340139127.shtml
(url consultata il 24/02/2021); si noti che CNA si riferisce a Croce Nera
Anarchica, di cui si parla nella sezione dedicata al web di questa tesi.
[82]Cfr. O. Giustetti, Gli anarchici irrompono al processo per
terrorismo "Solidarietà" tra ex nemici, in <<La
Repubblica>>, 12 Febbraio 2019; cit. dallo stesso articolo disponibile
all’indirizzo:
ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2019/02/12/gli-anarchici-irrompono-al-processo-per-terrorismo-nemiciTorino02.html
(url consultata il 24/02/2021).
[83]Cfr. Processo anarchici a Trento, condanne lievi ed un’assoluzione, in
<<altoadige.it>> disponibile all’url:
altoadige.it/cronaca/processo-anarchici-a-trento-condanne-lievi-ed-un-assoluzione-1.2201533
(ultima consultazione 24/02/2021).
[84]Cfr.
malacoda.noblogs.org/post/tag/stramonio/ (url consultata il 24/02/2021).
[85]Sul sito “325.nostate” si annuncia
l’edizione muraria nel Settembre del 2020
325.nostate.net/2020/09/24/e-in-uscita-il-numero-5-del-giornale-anarchico-vetriolo-speciale-edizione-murale-italia/.
Nelle seguenti url invece si parla delle presentazioni avvenute tra il 2017 e
il 2019:
insuscettibilediravvedimento.noblogs.org/post/2019/05/15/lucca-19-05-19-presentazione-del-giornale-anarchico-vetriolo-e-dibattito/;
velena.noblogs.org/cosenza-presentazione-di-vetrioloallo-spazio-anarchico-lunanera/;
it-contrainfo.espiv.net/2017/05/28/cosenza-presentazione-del-giornale-anarchico-vetriolo/;
facebook.com/events/il-cosmonauta/presentazione-rivista-vetriolo/269084706860015/
(url consultate il 24/02/2021).
[86]Il comunicato di solidarietà del 2016
si trova al seguente indirizzo liberapiemonte.it/2016/09/10/solidarieta-e-vicinanza-a-roberto-sparagna/
(url consultata il 24/02/2021).
[87]Lancio dell’agenzia
<<Ansa>>, Attentati Val Susa.
Don Ciotti, Scavare più a fondo, 31 Gennaio 2000.
[88]Cfr. F. Balocco, Tav: in ricordo di Sole e Baleno, in <<Il Fatto quotidiano>>,
28 Novembre 2011, reperibile all’indirizzo
ilfattoquotidiano.it/2011/11/28/ricordo-sole-baleno/173614/ (url consultata il
24/02/2021).
[89]Cfr. M. Ponte, Sconto a Pelissero ‘non fu sovversione’, in <<La
Repubblica>>, 21 Novembre 2002, reperibile all’indirizzo
ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/11/21/sconto-pelissero-non-fu-sovversione.html
(url consultata il 24/02/2021).
[90]Cfr. M. Travaglio, Silvano Pelissero eversore politico, in
<<La Repubblica>>, 14 Luglio 2000, reperibile all’indirizzo
ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/07/14/silvano-pelissero-eversore-politico.html
(url consultata il 24/02/2021).
[91]Cfr. p. 26; il libro è fruibile online
all’url notavtorino.org/documenti-05/le_scarpe_dei_suicidi.pdf (url consultata
il 24/02/2021).
[92]Cfr. Giornalisti aggrediti ai funerali dell’anarchico, in <<La
Repubblica>>, 2 Aprile 1998, articolo reperibile all’indirizzo
repubblica.it/online/fatti/squatters/aggressione/aggressione.html (url
consultata il 24/02/2021).
[93]Cit. riportata in L. La Mattina, TORINO. Arrestati 7 anarchici. Tutto era
cominciato con “Sole” e “Baleno”, in <<giornalelavoce.it>>, 07
Settembre 2016, articolo all’indirizzo
giornalelavoce.it/torino-arrestati-7-anarchici-cominciato-sole-baleno-228082 (url
consultata il 24/02/2021).
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