Dati Parziali



Dati Parziali è la sezione di questa fanza/testata dedicata al Data Journalism, alle statistiche e ai “numeri” in generale (quindi “diamo anche i numeri”)…

I dati, da soli, non esprimono giudizi o mentono, e quindi sono imparziali. Invece chi quei dati li raccoglie, analizza e interpreta, insieme  al “perché” e al “come” esegue codesti compiti, può essere parziale, prevenuto, fazioso… Non tutte le rappresentazioni di dati corrispondono a “dati di fatto” ma, anzi, possono essere  sfruttate per  rendere vere le menzogne (nella peggiore delle ipotesi), grazie a distorsioni e omissioni per nascondere parti di verità o enfatizzare parti di altre verità, anche in “buona fede” e con un certo grado di consapevolezza o in maniera totalmente inconscia. Quindi, se è vero che i “numeri non mentono mai”, non si può dire lo stesso di chi raccoglie, interpreta e diffonde quelle “cifre”.

Molto spesso i “macro-numeri” con cui si descrivono dei fenomeni non riescono ad abbracciarne la complessità (nei casi in cui le intensioni sono oneste e non quando volutamente si attuano delle consce manipolazioni), ma comunque possono essere indicativi dell’impatto e della ricorrenza di certi eventi, comprendendone la loro portata generale… Ovviamente sempre ammesso che i “numeri” siano stati raccolti rigorosamente e che non ci siano delle preferenze nella mente di chi si pone un tema o una domanda di ricerca da approfondire (l’atto stesso della formulazione di una domanda di ricerca potrebbe essere mosso da preconcetti). Per quanto possiamo sforzarci di afferrare la complessità della realtà, per quanto può essere a volte utile analizzarla “matematicamente”, essa è sempre più complessa di una situazione ideale o facilmente rappresentabile o riproducibile. Quindi i “numeri” che utilizziamo, per quanto siano ottenuti con il massimo rigore e nonostante quanto possano tornarci comunque utili, non possono spiegare completamente i molteplici fenomeni interdipendenti della multi-sfaccettata realtà, e saranno sempre “parziali”, incompleti…

In questa sezione, DATI PARZIALI, troverete quindi delle ricerche in cui ci si sforza di riportare “numeri” e statistiche, interrogandosi su esse e sulla loro produzione, oltre ad alcuni articoli “numerici” più scarni, meno rigorosi dal punto di vista formale, ma con una maggiore carica provocatoria: lo si farà cercando di riportare tutto nella maniera più oggettiva possibile e non nascondendo la propria opinione –e di conseguenza palesando anche le proprie influenze e i propri pareri (della questione riguardante la ricerca dell’obiettività, in relazione all’espressione della propria opinione, se ne parla nel paragrafo "Giornalismo indipendente o militante" della presentazione di questo progetto).






18.9.22

 







Spesso viene riportata la statistica della percentuale delle vittime civili delle guerre, quantificata nel 90%. In questo post si cerca di verificarla. Spieghiamo infatti che la diffusione di questo dato, stando agli studi che citiamo di seguito, sembra essere una cosiddetta “fake news a fin di bene”. Infine, dopo aver chiarito alcune questioni metodologiche come la definizione stessa di civile e di conflitto, chi scrive quest'articolo spiega perché conoscere la percentuale esatta delle vittime civili non è la principale questione da un punto di vista etico-teorico

Questo è il primo post della rubrica “Dati Parziali”, ma è incluso anche in quella denominata “Chekka il Fatto”, dato che proviamo a verificare l’esattezza di questo dato, e in quella pseudo-enciclopedica “Define”, siccome proviamo a spiegare (seppur sbrigativamente) chi è considerato “civile” in una guerra (prossimamente ci dedicheremo anche alla definizione stessa di “guerra”, per quest’ultima rubrica).

 LA PERCENTUALE MEDIA DELLE VITTIME CIVILI NEGLI SCORSI TRE SECOLI SI AGGIREREBBE INTORNO AL 50%

Spesso, quando ci si occupa di guerre e conflitti, si sente parlare di un dato: il 90 percento delle vittime delle guerre sono civili, sono persone che non indossano una divisa e non collaborano direttamente alle operazioni militari imbracciando delle armi.

Il dato si ritrova, per esempio, nella trascrizione di un incontro dell’ONU dello scorso Maggio, dove si specifica che questa percentuale si raggiunge <<quando si usano armi esplosive in aree popolate>>.

Gino Strada, fondatore di Emergency  ha ripetuto più volte questo dato, e nel 2015 scriveva: <<Alcuni anni fa, a Kabul, ho esaminato le cartelle cliniche di circa 1200 pazienti per scoprire che meno del 10% erano presumibilmente dei militari. Nel secolo scorso, la percentuale di civili morti aveva fatto registrare un forte incremento passando dal 15% circa nella prima guerra mondiale a oltre il 60% nella seconda. E nei 160 e più “conflitti rilevanti” che il pianeta ha vissuto dopo la fine della seconda guerra mondiale, con un costo di oltre 25 milioni di vite umane, la percentuale di vittime civili si aggirava costantemente intorno al 90% del totale, livello del tutto simile a quello riscontrato nel conflitto afgano.>>

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