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15.3.24
4.6.23
LA FINLANDIA NELLA NATO, E LA SVEZIA?!
LE ESTRADIZIONI RICHIESTE E QUELLE NON CONCESSE DALLA TURCHIA
ERDOGAN CHIEDE LA CONSEGNA DI DISSIDENTI (BOLLATI COME “TERRORISTI”) ORMAI DA UN ANNO, MA FORSE PUNTA SOLO AD AVERE CAMPO LIBERO CONTRO I CURDI E PIÙ ARMI
Dopo la ri-elezione del Sultano Erdogan (virtualmente al potere fino al 2028), profondamente viziata da arresti di dissidenti, brogli “fisici” e “mediatici”, la Svezia e il segretario Jens Stoltenberg continuano a prodigarsi per la ratifica dell’entrata nell’alleanza atlantica da parte del parlamento ungherese e di quello turco (gli unici mancanti all’appello).
La Finlandia invece è già entrata a far parte della
NATO dal 5 Aprile 2023, divenendo il 31esimo stato dell’alleanza
militare che negli ultimi 30 anni ha avviato una serie di guerre illegali
(dato che, come sostengono molti, le regole stabilite dell’ONU vengono puntualmente violate, in un tombale e
globale silenzio massmediatico) e che servirebbero ad “esportare la
democrazia”...
Si pone così fine alla storica neutralità dei due paesi
che sono anche due delle mete principali della diaspora curda (i/le
curde/i sarbbero almeno circa 80 mila in Svezia e 15 mila in Finalndia): la
NATO è una di quelle istituzioni che considera il PKK (il Partito dei
Lavoratori del Kurdistan il cui leader recluso, Ocalan, ha compiuto un
salto ideologico dal nazionalismo e dal marxismo-leninismo al modello
confederalista-democratico libertario e che ultimamente ha dichiarato un
cessate il fuoco unilaterale) un’organizzazione terroristica, nonostante molti
ne chiedano la cancellazione dalle apposite liste, e che a partire dal memorandum
siglato la scorsa estate a Madrid anche i due paesi scandinavi considerano tale.
La Svezia in questi ultimi giorni, in base a quanto
sottoscritto nel memorandum e con lo scopo di soddisfare le richieste turche, ha
anche approvato una nuova legge-antiterrorismo che prevede
esplicitamente la proibizione del supporto a organizzazioni terroristiche,
mentre molti mettono in guardia del pericolo che queste nuove norme potrebbero
rappresentare per diversi diritti umani, in primis per quello alla libertà
di espressione.
La scorsa estate, quando Erdogan pose come condizione la consegna di dissidenti (prevalentemente tra i curdi di sinistra e tra i “seguaci” del movimento islamico di Fetullah Gulen, l’ “Imam” ex amico del Sultano) abbiamo cominciato a seguire la vicenda, domandandoci “come sarebbe andata a finire”? I due paesi sarebbero entrati nella NATO? I dissidenti sarebbero stati consegnati nelle grinfie di uno “stato-canaglia”-nel senso di “canaglia palese” perché nel mondo occidentale siamo delle “canaglie più subdole”- che ha anche il secondo esercito più numeroso dell’alleanza militare atlantica?
Per questo abbiamo pensato di costruire un “format”, intitolato “Come Va A Finire”, in cui sostanzialmente seguiamo l’“evoluzione” di una specifica vicenda, in questo caso quella delle estradizioni di dissidenti politici (in gran parte curdi ma non solo) verso la Turchia e dell’entrata di Svezia e Finlandia nella NATO.
Nelle righe che seguono trovate una sintesi dettagliata di vari eventi relativi alla vicenda accaduti negli ultimi mesi, insieme ai probabili obiettivi politici e militari di Turchia e Ungheria che probabilmente si nascondono dietro il “temporeggiamento” delle pseudodemocrazie governate da Orban ed Erdogan.
Il senso e l’obiettivo di questo di articolo riflette il tipo di approccio sperimentale alle notizie che portiamo avanti tra le righe di questa ZINA/RIVISTA: più che andare dietro le notizie “breaking” e veloci da consumare voracemente, preferiamo puntare all’approfondimento di un argomento, raccogliendo quante più fonti possibile e cercando di “fotografare” un “momento” preciso della contemporaneità, e quindi realizzando dei contenuti che saranno “a lunga scadenza”, e cioè utili da leggere (e dunque criticare) anche molto tempo dopo l’immediatezza della pubblicazione.
L’ESTRADIZIONE CHE LA SVEZIA CHIEDE ALLA TURCHIA (E ALTRI CASI GIUDIZIARI AFFINI): LE PARTI SI INVERTONO
Prima di entrare nel merito delle estradizioni richieste dalla Turchia ai due paesi nord-europei, partiamo con un’inversione delle parti: la Svezia e l’Interpol hanno chiesto alla Turchia la consegna dello svedese di origine curda-irachena Rawa Majid, detto la “volpe curda”, vertice di una gang svedese e accusato di diversi reati legati al narcotraffico. Secondo il ministro degli esteri, Tobias Millstrom, e un diplomatico svedese, Oscar Stenstrom, il trafficante sarebbe legato al PKK (il partito comunista curdo represso dalla Turchia, insieme ad altri partiti a maggioranza curda più moderati, di cui Erdogan chiede l’estradizione) che invece smentisce categoricamente ogni legame.
La Turchia ha negato l’estradizione in quanto la “volpe” nel 2020 ha acquistato il cosiddetto “Passaporto Dorato”, e cioè è diventato formalmente un cittadino turco grazie a un investimento di quasi mezzo milione di dollari. In base alla leggi di Ankara una persona che è diventata da poco cittadina turca non può essere estradata. Come spiega un articolo di Mitchell Prothero di Vice, pubblicato ad Aprile e intitolato “I gangsters hanno una nuova possibilità di sfuggire alla cattura”, anche un trafficante olandese ha acquistato la cittadinanza turca usufruendo quindi dell’impunità.
È curiosamente tragico notare come un paese guidato da un autocrate che sfrutta i flussi migratori e le inadeguate e inumane politiche sulle migrazioni europee, garantisce invece l’impunità a chi può comprarsela mentre al contempo reprime, incarcera e tortura dissidenti politici.
Intanto Cipro, storicamente “vicina” al Kurdistan, un mese fa ha avviato l’estradizione in Germania di Kenan Ayaz, dove è accusato di aver supportato il PKK. Dopo aver speso dodici anni nelle galere turche aveva riparato nella parte greca dell’isola venendo riconosciuto come rifugiato: secondo chi lo difende aveva continuato l’attività politica dall’esilio, pubblicamente e in maniera legale, e nelle proteste in suo favore ci sono stati almeno tre arresti, incluso suo fratello.
A Marzo del 2023 le YPJ, sezione femminile delle Unità di protezione popolare del Rojava, ritenevano insufficiente la condanna a 3 mesi, da parte di una corte svedese, a una donna che si era unita all’ISIS nel 2014.
Nello stesso periodo l’Italia negava l’estradizione di Baris Boyun verso la Turchia, considerato un boss della mafia locale che si sarebbe macchiato di svariati crimini, incluso l’omicidio, ma che a sua detta è perseguitato in quanto curdo: era stato catturato dalla polizia a Rimini nel 2022, dove sarebbe arrivato dalla Svizzera mentre pendeva su di lui un mandato di cattura internazionale emesso dalla Turchia, e aveva con se una pistola, facendo scattare l’arresto in flagranza per detenzione di armi.
L’estradizione è stata però negata anche per le argomentazioni depositate dal suo difensore alla Corte bolognese: in Turchia i parametri sullo spazio minimo individuale nelle prigioni non vengono rispettati, e questo vale anche per altri esseri umani meno “fortunati” da un punto di vista formale/legale, e i diritti di quegli esseri umani andrebbero rispettati a prescindere, anche se fossero davvero “terroristi” o esponenti della criminalità organizzata...
18.2.23
HA VINTO (DI NUOVO) IL PARTITO DELL'ASTENSIONE!
LA DECADENZA DELLA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA
Le ultime votazioni amministrative in Lazio e Lombardia confermano il trend di quelle politiche, dove si è raggiunto il massimo storico di persone che non si sono presentate alle urne (alle ultime elezioni nazionali hanno votato circa 6 italiani su 10, a quelle regionali solo 4 su 10, nemmeno la metà degli aventi diritto): il "partito" più grande è quello dell'astensione, quello del non voto! È un sintomo della crisi e della disaffezione verso il modello democratico rappresentativo-liberale: un modello meno brutale di molti regimi "apertamente autoritari", ma per definizione prossimo al concetto di "democratura" oligarchica ed aristocratica, tipologie di derive democratiche conosciute e concepite fin dai tempi antichi. In parole povere, esprimibili nel concetto dell'altra possibile deriva democratica: se democraticamente si eleggesse un dittatore (non come le elezioni truccate a suon di botte del fascismo, per capirci...) quella forma di governo sarebbe ancora una democrazia?!
Il modello democratico rappresentativo è più libero delle "dittature palesi" e meno "subdole", ma il grado di libertà aumenta insieme a quello del potere economico e "politico" (intendendo politico non in senso lato, non nel senso dei poteri individuali e collettivi -che non sono una deterministica somma- ma nel senso ristretto della sua deriva oligarchica): per i "poveracci" che nascono con un passaporto "sfigato", oppure per chi non riesce a soddisfare bisogni primari come quello del tetto e del cibo e che soffre gravi disagi, quel grado di libertà formale e garantita è a quota zero: in quei casi puoi anche morire di freddo e fame ai margini di città-vetrine oppure in fondo al mare, nel mezzo di confini ghiacciati o roventi, in balia di trafficanti illegali conniventi con certi membri delle istituzioni legali, mentre cerchi di fuggire da una dittatura "subdola" o mentre fuggi da condizioni aggravate dal saccheggio secolare di quelle stesse democrazie liberali che ti vogliono respingere a ogni costo, che ti faranno lavorare solo se accetterai le condizioni della schiavitù contemporanea, e che ti daranno il permesso di entrare solo se sei funzionale in qualche maniera al “mercato del lavoro”.