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18.4.25

LORO CAPITANI

  • CRONACA DI UN PROCESSO EMBLEMATICO A TRE PRESUNTI "SCAFISTI", UNO DELLE CENTINAIA NEGLI ULTIMI ANNI
  • SECONDO LA DIFESA C’È STATA UNA SVISTA DURANTE LE INDAGINI, CHE ANALIZZIAMO IN QUESTO RESOCONTO ESCLUSIVO DI FANRIVISTA
  • IN UN VIDEO SI SENTE IL PRINCIPALE ACCUSATORE DEI TRE "CAPITANI" MENTRE PARLA AL TELEFONO DIRETTAMENTE CON UN TRAFFICANTE, L'ORGANIZZATORE DEL VIAGGIO, MA VIENE LASCIATO ANDARE. IN UN ALTRO VIDEO PUBBLICIZZA LE PRESUNTE QUALITÀ DEL MOTORE DEL BARCHINO


Con l’assegnazione dei cosiddetti “porti sicuri”, il decreto Piantedosi non ha allungato solo i viaggi della speranza. A Salerno, Napoli, Ancona e Ravenna sono stati spostati anche alcuni delle decine di processi per violazione del Testo Unico sull’Immigrazione. A essere indagati e giudicati sono migranti appena sbarcati dalle navi delle ONG, accusati di aver facilitato l’ingresso illegale in Italia di altre persone in movimento.

Mentre personaggi come Almasri, Al-Kikli e “Bija” (rispettivamente il capo della polizia giudiziaria libica, il capo di una potente milizia governativa libica e il fu capo della guardia costiera libica) hanno la possibilità di girare indisturbati in Italia o addirittura di essere accolti nei ministeri, chi scappa da guerre e miseria rischia fino a 5 anni di carcere e fino a 15mila euro di multa per persona trasportata, anche se dal viaggio non si è tratto profitto alcuno. Sempre escludendo eventuali aggravanti, le accuse di omicidio colposo, di lesioni e di morte in seguito ad altri delitti, che si possono configurare quando durante le traversate succede l’irreparabile.

In questo articolo si parla di uno dei tanti processi dove sul banco degli imputati siedono quelli che alcuni chiamano “scafisti” e altri “capitani”.


Quattro immagini, in senso orario: due foto di un viaggio dalla Libia, una di uno sbarco e una del Tribunale di Napoli. Prima immagine dell’imbarcazione in alto mare: nella parte superiore si intravede quello che sembra H.A. con un oggetto in mano, presumibilmente un telefono satellitare di cui si intravede l'antenna. Al centro uno degli accusati. Si intravedono anche un signore anziano e una bimba. Seconda immagine del viaggio: una persona a prua dell'imbarcazione, in piedi, mentre invita i passeggeri a mantenere la calma allargando le braccia. Si vedono all’incirca 25 persone, uomini, donne e bambini, ammassati in pochi metri. Sullo sfondo il mare aperto. Quasi tutti indossano giubbotti di salvataggio e salvagenti. Terza immagine: sulla destra dell’immagine una grande nave vicino la banchina del molo Pisacane di Napoli. Si nota il simbolo di Emergency, la scritta “Life Support” e si intravede una citazione di Gino Strada. Dalla barca, tramite una passerella, le sagome di 4 migranti mentre scendono. Sulla banchina mezzi di soccorso e operatori di polizia e protezione civile. Quarta immagine: l’entrata del Tribunale di Napoli. Sullo sfondo si intravedono delle strutture molto alte.
Le due immagini sopra riguardano il processo di cui si parla in questo resoconto e sono state scattate durante un "viaggio della speranza" dalla Libia. Le due immagini sotto sono foto d'archivio de Lo Skietto: immortalano uno sbarco dalla nave di una ONG a Napoli e l'ingresso del Palazzo di Giustizia di Napoli. Simboleggiano quello che il noto film di Garrone non racconta, ciò che avviene dopo il salvataggio in mare.



CAPITANI SOTTO COSTRIZIONE O SCAFISTI PER NECESSITÀ?

Nel solo 2024, secondo i dati dell’Arci Porco Rosso, sono state almeno 106 le persone indagate dal momento dello sbarco in Italia e processate con l’accusa di essere “scafisti”, ossia di aver supportato a qualunque titolo l’ingresso illegale di migranti. Tecnicamente parlando, sono state incriminate per la violazione dell’art. 12 del Testo Unico sull’immigrazione e del 12 bis, quest’ultimo introdotto con il “decreto Cutro”. A partire dal 2013, le persone accusate di essere scafisti, basisti e organizzatori sono state più di 2500. Tra queste ci sono anche minorenni, come Seydou, il giovane protagonista di “Io Capitano”. Il film di Matteo Garrone ha il merito di essere basato su vicende reali, ma la storia si ferma all’arrivo in Italia. Un proseguimento tipico di quello che può accadere a un “capitano”, una volta sbarcato, è andato in scena durante un processo al palazzo di giustizia di Napoli, iniziato il 14 febbraio 2024.