CARBON CREDIT E OFFSET: COSA SONO E PERCHÉ SONO CONTROPRODUCENTI
In questo post per la rubrica "Define" parliamo di "Carbon Credit" e "Carbon Offset", dei sistemi che dovrebbero servire a rendere le aziende più "green", tramite lo scambio di permessi a inquinare e l'adozione di misure che dovrebbero ridurre l'impronta ambientale di un'azienda.

Foto di Chris_LeBouttillier

Secondo l'opinione di chi scrive, l'essenza di questo sistema è per sua stessa natura inadeguata a ridurre l'impatto dei gas climalteranti. Si rischia di commercializzare la possibilità di inquinare, non diminuendola, e si aprono le porte a nuove possibilità di marketing scorretto e "greenwashing", ossia delle aziende che si spacciano come "green" continuando a inquinare, forse anche più di prima. Nella conclusione invece proponiamo uno dei peggiori scenari sociali e ambientali verso cui ci stiamo pericolosamente dirigendo, anticipando un altro progetto che prenderà forma tra queste righe digitali e che si chiamerà "Trame". Lo facciamo in accordo con la filosofia di giornalismo sperimentale e con la linea editoriale di questa fanzina/rivista, che si sforza di essere obiettiva e schierata al tempo stesso.
COMPENSAZIONI E CREDITI DI CARBONIO
Con l'espressione "carbon offset" (letteralmente "compensazione di carbonio") si intendono delle attività che un'azienda, un privato o un'istituzione pubblica, mettono in campo per compensare delle emissioni di anidride carbonica o di altri gas serra che hanno emesso.
Detta in soldoni: le aziende, specialmente quelle che immettono tanta CO2 e dunque molto inquinanti, possono continuare a farlo comprando o generando dei crediti "verdi" da altre aziende, finanziando progetti e attività che dovrebbero ridurre l'impatto ambientale complessivo.
Si può acquisire un credito di carbonio per ogni tonnellata di anidride carbonica che si riesce a compensare "assorbendola", per esempio piantando degli alberi, o non emettendola, vale a dire evitando sprechi su una linea di produzione con l'efficientamento energetico. Anche riducendo l'impiego o l'impatto di altri gas serra si possono avere dei "carbon credit", che vanno però calcolati sempre in rapporto all'impatto della CO2: il biossido di carbonio è infatti il gas climalterante che impatta di più in termini quantitativi, ma in termini qualitativi un gas come il metano inquina decine di volte di più della CO2. In altre parole: anche se la CO2 non è la più inquinante in assoluto, è quella maggiormente presente nella nostra atmosfera, e che quindi ha un impatto maggiore per l'effetto serra.
Il fine ultimo dovrebbe essere bilanciare l'impronta ambientale o, addirittura, di compensare più emissioni di gas di quelle generate. I motivi che portano un'azienda o un ente pubblico a produrre o accumulare questi crediti sono diversi. Possono servire a rispettare delle leggi in materia ambientale, ottenendo dei permessi o evitando delle sanzioni. Potrebbero aiutare a comprendere quanto si incide sull'ambiente. Investendo in strategie del genere si potrebbe fare innovazione e ridurre dei costi, perlomeno sul lungo termine, ed essere più avanti rispetto ad altri concorrenti. Qualcuno magari ha veramente a cuore la salvaguardia dell'ambiente, mentre per altri si tratta solo di ripulire l'immagine di un'azienda tramite il "green washing", ossia lo spacciarsi come un'azienda "verde". Infine, questi crediti, concepiti come un incentivo economico per ridurre l'inquinamento, possono essere utilizzati per delle speculazioni finanziarie invece che per salvare il pianeta.
I CARBON MARKET: OBBLIGATORI E VOLONTARI
Esistono infatti dei veri e propri mercati dei crediti di carbonio, dei "carbon market" in cui chi ne ha in eccesso può venderli, metterli all'asta o scambiarli al pari di altri strumenti finanziari, dopo che sono stati certificati da enti appositi, che dovrebbero essere imparziali, e commerciati principalmente tramite degli intermediari specializzati, i cosiddetti "carbon brokers".