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11.3.23

DARWINIAN TRAFFICKER DILEMMA E BALLOON EFFECT

GLI SFORZI VANI DEL PROIBIZIONISMO E IL FALLIMENTO SISTEMICO DELLA GUERRA ALLA DROGA

 



Tra le righe digitali della rubrica “Define” parliamo della definizione di due espressioni legate alle politiche sugli stupefacenti illegali, da una prospettiva principalmente “materialista” e basata largamente sulle dichiarazioni di un ex poliziotto infiltrato e sull’ultimo documento delle Nazioni Unite che sancisce, anche per i più conservatori e benpensanti, il fallimento della cosiddetta “guerra alla droga”.



 



 

 

 

LA TEORIA DI DARWIN APPLICATA AL MERCATO DELLA DROGA


Avete presente quando sui Tg, sui giornali e sui media in generale vengono strillati titoli e notizie che suonano più o meno così: <<super-mega operazione porta al maxi sequestro di quintali di droga>>. Analoga enfasi, di solito ripresa pedissequamente dalle veline poliziesche, viene usata anche quando i quantitativi di stupefacenti sequestrati sono più irrisori: <<arrestato spacciatore che nascondeva un etto di droga tra marijuana, cocaina ed eroina>>.

 

Quello che di solito i media mainstream non dicono è che, al di là di come la pensiate, quei sequestri e quegli arresti favoriscono trafficanti e spacciatori più forti (e in questo caso parliamo della legge “darwiniana” del più forte applicata al mercato della droga) oppure stanno semplicemente spostando o “delocalizzando” il problema (in questo caso si può parlare di effetto palloncino).


Quando si parla di “Darwinian Trafficker Dilemma” (“il dilemma darwiniano del trafficante”) ci si riferisce a un fenomeno amplificato o facilitato dalla repressione del traffico degli stupefacenti illegali: le operazioni di polizia, soprattutto quelle che tendono a reprimere i “pesci piccoli” (ma non solo), non fanno altro che spazzare via una parte della concorrenza, favorendo l’ascesa di “pesci più grossi” e culminando nel consolidamento di oligopoli e monopoli nel mercato della droga.


In parole povere si tratta della “legge del più forte”, del “più adatto” che, riduttivamente e materialisticamente, è anche “legge” economica di mercato (legale o illegale che sia).

8.7.22

Come abolire il carcere?

O come tendere il più possibile verso l’abolizione/riduzione della detenzione in una società ideale (partendo dalle politiche sugli stupefacenti)?

A nessuna richiesta dal pubblico di Fanrivista, per la rubrica Valvola oggi proponiamo questo pezzo in cui scriviamo di restrizione fisica/carcere/privazione della libertà, di abolizionismo, riduzionismo e di tentativi o tensioni di avvicinamento a una società ideale, dedicandoci alla teorizzazione della detenzione (o non-detenzione) in essa, un tema tra tanti da immaginare per un mondo che pensiamo sarebbe migliore.



Non lo facciamo tramite la discussione di visioni complesse o studi accademici, principalmente perché non li abbiamo svolti e non abbiamo competenze formali, ma partendo da esempi, eventi e dati concreti… Tuttavia questo post penso sia definibile come di socio-antropologia, politica e filosofia morale “spicciole”. Cerca di rispondere alla tipica domanda, posta a quelli che si definiscono “abolizionisti”, ossia a quelle persone che lottano per abolire l’istituzione carceraria, credendo in una completa eliminazione del sistema carcerario (in questo caso potremmo parlare di “abolizionisti puri”) o in una sua riduzione radicale (e quindi dei cosiddetti “riduzionisti” che vedono nel carcere una extrema ratio cui ricorrere in pochi casi)  : <<ma se non ci sono le carceri, dove mettiamo assassini e stupratori, per esempio?!>>.

Partendo da uno spunto scaturito da un episodio di una serie Netflix arriveremo a parlare di cosa potremmo/dovremmo fare da subito per avvicinarci a una visione “Ideale”, e in questo frangente anche “Concreta”, di un pianeta senza carcere, arrivando a toccare il tema-tabù degli stupefacenti visto da “sinistra”.

UNA SERIE DOCUMENTARISTICA/REALITY SHOW SULLE PEGGIORI CARCERI DEL GLOBO