Partendo da un aforisma sul giornalismo (e dalle sue “varianti”) arriviamo a riflettere sui “massimi sistemi” della comunicazione e sul perché “scriviamo quello che non vorremmo leggere”!
<<La vera libertà di stampa è dire alle persone quello che non vorrebbero sentirsi dire>>
<<Giornalismo è parlare di qualcosa che qualcuno non vuole
sia scritto. Il resto è fare pubbliche relazioni>>
<<Dire una verità che qualcuno
vuole non che sia pubblica è giornalismo, il resto è marketing>>
<<Le notizie sono cose che
qualcuno non vuole siano pubblicate. Il resto è pubblicità>>
<<Qualunque cosa gli sponsor e la
proprietà vogliono pubblicare è pubblicità, il resto sono notizie>>
<<Se qualcuno ti chiama
dicendo che ha una storia da raccontare è pubblicità. Il resto è una notizia>>
<<Giornalismo è diffondere
quello che qualcuno non vuole che tu conosca. Il resto è propaganda>>
Per la rubrica “Valvola” pubblichiamo un
commento di un aforisma e delle sue “varianti”, la cui attribuzione è incerta:
la paternità della prima
“versione” di questa “frase-concetto” (tra quelle scritte sopra) , viene fatta
risalire da molti a George Orwell, così
come le tre versioni successive
che alcuni invece attribuiscono rispettivamente a Oscar Wilde, Alfred
Harmsworth, William Randolph Earst, Katharine
Graham e Harold Harmsworth . La quinta e la sesta
sembrano essere anonime. Secondo altri queste attribuzioni sarebbero apocrife
(e cioè ascritte agli autori menzionati in maniera errata) mentre la settima pare l’unica
di attribuzione certa: l’autore è Horacio
Verbitsky[1].
Nel titolo c’è la “rivisitazione”
di queste massime pensata da Cronissa
Nolletta, autrice di questo post, che la fa “propria” rileggendola e
aggiungendo un’interpretazione meno immediata e diversa da quella che sarà già
balzata alla vostra attenzione... Cominciamo, come di consueto tra le righe digitali
di questa rubrica, a “svalvolare” facendo un po’ di filosofia e psicologia “spicciola”!
E diciamo spicciola per il tono informale con cui l’affrontiamo ma, a nostra
detta, profonda e intensa…
LA COMUNICAZIONE
UMANA E IL COMPITO PIÙ IMPORTANTE DEL GIORNALISMO
La capacità di comunicare e di tramandare conoscenze è probabilmente quello che ci distingue di più dagli altri animali, nel bene e nel male! La nostra società, la tecnologia e la complessità delle nostre relazioni ci hanno fatto “avanzare” a tal punto che siamo “talmente intelligenti da essere stupidi/e”, talmente complicati/e e articolati/e da non riuscire più a essere compatibili con l’ambiente circostante, essendo l’unico animale che inquina e modifica il suo habitat con una tale incisività e consapevolezza (forse quest’ultima non è comunque sufficiente). Il giornalismo fa parte della dimensione comunicativa moderna: chiunque si occupa di informazione ha il compito di raccontare “le cose” che non sono “finzione” e non sono classificabili come “narrativa pura”, dopo averle “selezionate” tra una marea di vicende -in prima istanza- e sforzandosi di essere il più accurati/e e onesti/e possibile…