Chekka il fatto

La verifica di fonti e informazioni e il controllo delle notizie sono (o dovrebbero essere) un qualcosa di connaturato e "automatico" nel giornalismo (e anche in altri campi del sapere e della divulgazione come la ricerca storica o quella investigativa): in un'era in cui le fakenews e gli errori nel riportare fatti e dati vengono moltiplicati esponenzialmente dai contemporanei mezzi di comunicazione, con l'ostacolo aggiuntivo dell'overloading informativo, questa pratica ha assunto un particolare rilievo, tanto da far nascere testate e siti specializzati oltre che apposite rubriche. L'ambizione di Fanrivista non è solo quella di cimentarsi nelle operazioni di verifica, ma anche quella di trattare i processi informativi.



BUFALE - FANDONIE - DECOSTRUZIONE - ACCURATEZZA - MEZZE VERITà - MEZZE BUGIE

La cristallina consapevolezza che errare è umano, la cognizione che non si finisce mai di imparare così come, potenzialmente, anche di sbagliare, la modestia di quando siamo corretti e accurati, il rammarico per quando sbagliamo o crediamo di saperne abbastanza: questi sono i fari che guidano la sezione de La Fanzina Generalista dedicata al fact checking, e Chekka il fatto è la piroga che naviga nelle acque reticolari delle reti informative online e offline.

Con la nota espressione anglofona si intende sostanzialmente la verifica di fatti e della precisione delle fonti: Fanrivista non aspira solo a fare debunking (altra espressione inglese indicante lo smontare affermazioni o notizie false e il destrutturare miti e credenze) segnalando errori che vanno dagli strafalcioni gravi alle veniali sviste…

L’obiettivo ideale (oltre a stimolare il ragionamento critico sui più disparati accadimenti, da chi vengono narrati e come) è quello di analizzare anche i processi (giornalistici, mediali e non) che portano alla diffusione di notizie e di visioni che possono essere sfumate in uno spettro ai cui estremi si colloca il totalmente falso e l’esattamente preciso, e che in mezzo racchiude le tonalità di parziali o molteplici verità.

Abbiamo fame ambiziosa di emancipare mediaticamente i “fruitori” di notizie e contenuti, verso una convergenza più compiuta e consapevole di chi fa informazione e di chi la “subisce”, tendendo verso il compimento di quei fenomeni affini al “citizen journalism”, in una società dove i due ruoli diventano uno, quello del “consu-produttore” di sapere (o prosumer, all’inglese): non dobbiamo solo mettercela tutta per essere corretti e autorevoli, ma facciamo il possibile per rendere ogni singolo (come parte della collettività) tale, costruendo consapevolezza e conoscenza collettive in un processo vicendevole e dialettico.





24/04/2022 

La Russia fuori dal’ONU?!

La svista di un utente anonimo di Wikipedia, 

oltre a farci sbirciare il funzionamento dell’enciclopedia 

no-profit, offre spunti di riflessione sulla permanenza 

della Russia nel Consiglio di Sicurezza ONU e nell’ONU stessa, 

oltre che sul funzionamento delle Nazioni Unite.

In foto il momento inall’ONU di rimuovere la Russia dal Consiglio di Sicurezza o di dissolversi









Come si vede nella foto seguente, a oggi 24 Aprile 2022, 

la pagina in italiano di Wikipedia

 dedicata al Consiglio di sicurezza ONU indica che la Russia 

è stata sospesa come membro permanente

 nel corrente mese, a seguito 

<<dell’aggressione militare nei confronti dell’Ucraina>>: è falso.

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23/05/2022 

#CHEKKAILFATTONE PUNTATA 1
Errori grossolani della stampa 

sullo status legale della cannabis








Sono molte le mutazioni della condizione 
giuridica della cannabis, a livello globale,
in controtendenza con le politiche proibizioniste che
 si vanno affermando negli ultimi 
tempi. 
Diverse sono le politiche per i differenti impieghi 
della pianta da cui si ricava anche la 
droga illegale più diffusa al mondo, e quindi l’uso medico, 
ricreativo e quello industriale. 
La Cannabis Sativa Linnaeus accresce sempre più 
le opportunità di business “verdi” e, 
almeno potenzialmente, di nuovi “sfruttamenti verdi".

Aumenta anche l’attenzione della stampa, 

che però non sembra proporzionata al grado di

 accuratezza dei contenuti: 

in questo primo articolo di factchecking sulla cannabis

 si segnalano alcuni errori della stampa riguardo 

lo status legale della pianta

in alcuni casi vengono analizzate delle imprecisioni

spesso derivanti da semplificazioni su una materia 

oggettivamente complessa per noi 

“non addetti” ai lavori “legali”. 

Nei casi peggiori ci troviamo di fronte a delle 

notizie completamente errate

bufale e cantonate pazzesche 

“riprodotte in serie” su diversi siti... 

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23/05/2022 

APPENDICE DI #CHEKKAILFATTONE PUNTATA 1

APPENDICE DI FILOLOGIA APPLICATA: 

plagio, content syndication, 

“copia e incolla” e 

traduttori automatici





26/05/2022 

#ChekkailFattone puntata 2
Lancio ANSA tradotto a metà 

sulla Cannabis in Tailandia:

titoli “strillati”, 

articoli al limite del clickbait



















16.6.22

“Il” Buddha grasso e sorridente 
oppure “un” “semplice” budda?!











Nel post della rubrica di fact-checking 

di  quest'oggi ci occupiamo del cosiddetto 

"Buddha grasso" o "Buddha felice".



sovrappeso e sorridente, mentre altre volte è magro?!

In estrema sintesi: perché l’uomo sorridente e grasso non è il” buddha storico 

(personaggio storico, fondatore del buddismo, con il nome “all’anagrafe” di 

Siddhārtha Gautama). 

Trattasi invece di Budai (in cinese) o Hotei (in giapponese) (nome che significa “bisaccia”), 

figura databile circa 15 secoli dopo la vita del fondatore del buddhismo.

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18.9.22

 











Spesso viene riportata la statistica della percentuale delle vittime 

civili delle guerre

quantificata nel 90%. In questo post si cerca di verificarla. 

Spieghiamo infatti che la 

diffusione di questo dato, stando agli studi che citiamo di seguito, 

sembra essere una 

cosiddetta “fake news a fin di bene”. Infine, dopo aver chiarito alcune questioni 

metodologiche come la definizione stessa di civile e di conflitto

chi scrive quest'articolo 

spiega perché conoscere la percentuale esatta delle vittime 

civili non è la principale 

questione da un punto di vista etico-teorico

Questo è il primo post della rubrica “Dati Parziali”, 

ma è incluso anche in quella denominata 

Chekka il Fatto”, 

dato che proviamo a verificare l’esattezza di questo dato, 

e in quella pseudo-enciclopedica “Define”, 

siccome proviamo a spiegare (seppur sbrigativamente) chi è considerato 

“civile” in una guerra (prossimamente ci dedicheremo anche alla definizione stessa 

di “guerra”, per quest’ultima rubrica).


(...)

LA PERCENTUALE MEDIA DELLE VITTIME

 CIVILI NEGLI SCORSI TRE SECOLI 

SI AGGIREREBBE INTORNO AL 50%

Spesso, quando ci si occupa di guerre e conflitti,

 si sente parlare di un dato: 

il 90 percento delle vittime delle guerre sono civili,

 sono persone che non 

indossano una divisa e non collaborano

 direttamente alle operazioni militari 

imbracciando delle armi.

Il dato si ritrova, per esempio, 

nella trascrizione di un incontro dell’ONU dello 

scorso Maggio, dove si specifica che 

questa percentuale si raggiunge 

<<quando si usano armi esplosive i

n aree popolate>>.

(...)

LA GENERALIZZAZIONE DEL 

“9 SU 10” (OSSIA DEL 90% DI VITTIME CIVILI) 

E LA FAKE NEWS "A FIN DI BENE"

Facendo una ricerca su Google Scholar tra i

 primi risultati si trova uno studio 

del 2010 dello storico e professore emerito 

di relazioni internazionali ad 

Oxford Adam Roberts, usato come 

fonte anche nella pagina citata 

dell’enciclopedia partecipativa 

e intitolato “Lives and statistics: 

Are 90%of war victims civilians? 

(Vite e statistiche: il 90% delle vittime 

di guerre sono civili?).

Nello studio si citano diversi casi in 

cui la percentuale viene menzionata, 

a partire dal 1991, come quando nel 

2003 il Consiglio Europeo affermava: 

<<dal 1990, quasi 4 milioni di persone

 sono morte nelle guerre, 90% 

di queste erano civili>>. Nel saggio 

si spiega che, effettivamente, 

in alcune guerre ci si è avvicinati a 

una tale allarmante proporzione

ma anche che generalizzare questo 

dato porta al consolidamento di 

<<una ‘leggenda urbana’ della 

guerra contemporanea>>

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26.11.22

IL PAPA HA DETTO CHE MINNITI È UN CRIMINALE DI GUERRA?

 In questo fact-checking “lampo” parliamo di una frase su Minniti attribuita al Papa:

 l’abbiamo sentita poco fa mentre guardavamo distrattamente il programma di La7 

“Propaganda Live”, ma la prima volta che questa news è apparsa risale a Giugno.










Sabina Guzzanti, nel monologo satirico andato in onda poche ore fa a “Propaganda Live”, 

afferma che il Papa avrebbe detto che Marco Minniti è <<un criminale di guerra>>.

Ricordiamo che Minniti è l’ex Ministro dell’Interno del primo governo Gentiloni, fautore 

dello scellerato Memorandum Italia-Libia e dunque “degno” predecessore di Salvini, 

nonché presidente di una fondazione di Leonardo (avete mai sentito parlare di 

porte girevoli”?!).

L’attrice poi specifica che i “giornaloni”, in quanto vicini al PD, non hanno riportato 

la notizia. In effetti un tale affermazione ci sembra tanto “provocatoria” quanto 

“sensazionale” se proferita davvero da Papa Francesco  (provocatoria nel senso che, 

ovviamente, tecnicamente Minniti non è certo un criminale di guerra, e certamente non 

verrà processato dalla Corte penale internazionale dell’Aja...). 

Allora proviamo a fare un fact-checking “lampo” di questa notizia…

Tra i primi degli svariati risultati che il motore di ricerca ci propone c’è un articolo de 

Il Fatto Quotidiano”, del due Giugno. Si spiega che la frase sarebbe stata detta quando

 il sovrano del Vaticano ha spiegato ad altri prelati, in maniera informale, la sua mancata 

partecipazione a un convegno di Firenze sul Mediterraneo. L'assenza era dovuta 

principalmente alla partecipazione di Minniti all'incontro, insieme a quella di altri 

industriali nel settore delle armi (la Leonardo Spa è attiva nel settore della difesa 

e lo Stato italiano ne possiede il 30%): <<mi hanno fatto vedere quando erano 

al ministero che leggi hanno fatto. Sono dei criminali di guerra. Ho visto anche 

campi di concentramento in Libia dove tenevano questa gente>>.

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