3.8.24

LA STRUMENTALIZZAZIONE DELL'ATTACCO DI MAJDAL SHAMS

L'ENNESIMA PROVOCAZIONE DELLA TEOCRAZIA ISRAELIANA A QUELLA SCIITA


Torniamo a parlare dell'attacco di Majdal Shams per le rubriche "Chekka Il Fatto" e "Come va a finire?". 

Il luogo dell'attacco: la recinzione del campo da calcio è divelta. Sul cratere provocato dal razzo o dal missile le corone di fiori. Sulla sinistra si intravede il rifugio antibombardamento.
Immagine del luogo dell'attacco di Nizzan Cohen da Wikimedia rilasciata con licenza CC


La tragedia della morte di almeno 12 tra bambini e adolescenti drusi mentre giocavano a calcio è stata strumentalizzata dalle autorità di occupazione israeliane, rappresentata in maniera non corretta dalla stampa mainstream, la "scorta mediatica" che con la sua disinformazione e propaganda sta contribuendo al genocidio palestinese e ci sta portando sull'orlo di una guerra totale. 

Infatti le vittime erano siriane, non avevano la cittadinanza israeliana (a differenza di quanto affermato dal portavoce delle forze di occupazione israeliane) e quel villaggio non si trova in Israele, ma nei territori da cui Israele dovrebbe ritirarsi secondo quanto sancito dal diritto internazionale.

Infine la versione israeliana, secondo cui il razzo sarebbe stato lanciato da Hezbollah, non è stata confermata dall'UNIFIL, come è stato detto più volte in questi giorni.



NON È STATO COLPITO IL TERRITORIO ISRAELIANO, MA UN'AREA CHE ISRAELE HA ANNESSO ILLEGALMENTE

Intorno alle 18 del 27 Luglio un razzo si è abbattuto su un campo da calcio nel villaggio di Majdal Shams, territorio delle alture del Golan occupato da Israele e che apparterrebbe alla Siria. Sono morti almeno dodici tra bambini e adolescenti e altre decine i feriti

La prima fake-news della stampa mainstream (deliberatamente o accidentalmente errata) consiste nel riportare che sarebbe stato colpito il territorio israeliano: quella parte di Golan apparterrebbe alla Siria, è stata occupata nel '67 da Israele e poi annessa illegalmente nell'81 a mezzo voto parlamentare. La risoluzione 242 del '67 dell'ONU afferma che Israele dovrebbe ritirarsi da tutti i territori occupati (Gaza e Cisgiordania inclusi). La 497 dell'81 considera nullo il provvedimento della <<forza occupante (...) riaffermando che l'acquisizione di territorio tramite l'impiego della forza è inammissibile>>. Sicuramente è ben più che accettabile per le leggi coloniali del mercato, per accaparrarsi risorse preziose come acqua e petrolio... Come spiega il Palestine Chronicle anche in questi territori occupati ci sono insediamenti coloniali, anche qui le risorse come l'acqua vengono rubate alla popolazione indigena e rivendute a essa stessa, naturalmente a prezzo maggiorato rispetto a quello che pagano i coloni. E, infatti, proprio la popolazione di Majdal Shams è stata alla testa di diverse rivolte e azioni di disobbedienza civile nell'area. È significativo notare che il nome di una vittima, il cui corpo è stato smembrato e riconosciuto solo dopo specifici accertamenti, era "Guevara", come "il Che".


mappa delle alture del Golan, con in evidenza la parte di territorio annessa e occupata da Israele

LE VITTIME NON ERANO ISRAELIANE

La seconda fake-news (o notizia errata) degli organi stampa più potenti riguarda la nazionalità delle vittime: nell'immediatezza Daniel Hagari, portavoce dell'esercito di occupazione israeliano, rilasciava un'intervista alle televisioni locali ed esprimeva solidarietà <<ai cittadini israeliani della comunità drusa>> che erano stati colpiti. Nel video dell'intervista si sente uno dei giornalisti sussurrare: <<non sono cittadini israeliani>>, come verrà confermato in seguito alla CNN.

I drusi sono un gruppo etnico e religioso composto da arabi che credono in una religione monoteista sincretica, in quanto fonde elementi di diversi culti. In Israele vivono circa 150 mila drusi. Nei territori occupati del Golan circa 20 mila. Molti di loro hanno la cittadinanza israeliana, raggiungono posti di spicco nelle forze armate e hanno l'obbligo di servire nell'esercito (mentre è vietato per le donne druse, a differenza di quelle israeliane che invece sono obbligate come gli uomini). La stessa cosa non si può dire dei drusi che vivono vicini al confine siriano: da quando è iniziata l'occupazione israeliana la stragrande maggioranza di loro si è sempre identificata come siriana e ha rifiutato la cittadinanza della potenza occupante, anche se molti hanno cominciato a richiederla dopo l'inizio della guerra civile siriana, come spiega Middle East Eye. Secondo un attivista del posto, intervistato da Il Manifesto, solo il 6,5% dei drusi del Golan sono cittadini israeliani. Alcuni sono politicamente vicini sia al regime siriano di Assad che ad Hezbollah, due perni del cosiddetto "asse della resistenza" o "asse del male", a seconda dei punti di vista. A tutti viene comunque concesso un permesso di residenza israeliano.

Il ministro delle finanze Smotrich (quello che diceva che Hamas era una <<risorsa>>, e cioè un "nemico di comodo" per evitare la formazione di uno stato palestinese) e il primo ministro, nonché prossimo ricercato internazionale, Benjamin Netanyahu, sono stati respinti ai funerali. Li hanno chiamati <<assassini>>, hanno gridato e dichiarato: <<via i sionisti dalle terre degli arabi>>, <<siete qui per usare il sangue dei nostri bambini e apparire in TV>>.




LE VERSIONE CONTRASTANTI DI HEZBOLLAH E ISRAELE

L'esercito israeliano ha accusato il "Partito di Dio", Hezbollah, dell'attacco che, invece, ha sempre negato ma ha rivendicato altri attacchi nell'area nella stessa giornata condotti in risposta a delle incursioni israeliane nel sud del Libano. La versione delle forze occupanti, corroborata dagli USA, parla di un razzo (non un missile) del tipo "Falaq-1", prodotto in Iran e lanciato dall'area di Shebaa. Invece, secondo la versione di Hezbollah, a colpire il campo da calcio sarebbe stato un missile israeliano dell'"Iron Dome", il sistema anti-bombardamento che con dei radar intercetta droni, razzi e missili per poi distruggerli in aria con altri missili. È molto costoso, non è infallibile, e in passato ha colpito obiettivi che avrebbe dovuto proteggere.

Alcune testimonianze, raccolte da giornalisti sul campo, indicano che non c'è stato abbastanza tempo per raggiungere il rifugio antiaereo, situato a circa cinque metri dall'entrata del campetto (come si nota da questo video della BBC e dalla foto in cima a questo post): le sirene d'allarme hanno suonato troppo tardi e pochi secondi non sono bastati a mettersi in salvo.

Secondo una testata vicina al regime siriano e ad Hezbollah, Al Mayadeen, il cratere che avrebbe creato sul campetto sarebbe troppo piccolo rispetto a quello che lascerebbe il razzo di fabbricazione israeliana. Anche le testimonianze raccolte da una reporter di al-Araby, emittente con sede in Qatar, confermerebbero questa versione: un paramedico della croce rossa israeliana e altri testimoni, che sarebbero voluti rimanere anonimi per paura di essere imprigionati, avrebbero dichiarato che il missile sarebbe venuto da un'altra direzione (dal Monte Hermon) e che i suoi frammenti sarebbero riconducibili all'Iron Dome. Altri aspetti "tecnici" come il suono emesso, la presenza di buchi riconducibili a proiettili più piccoli tipici dell'Iron Dome, le immagini "de-contestualizzate" fornite dalle IDF, oltre alla dimensione del solco provocato dall'impatto, sono stati vagliati dalla testata The Cradle e sembrano indicare che il colpevole sia proprio il sistema di difesa israeliano.

Molti giornali hanno riportato la notizia che l'UNIFIL avrebbe corroborato la versione israeliana: la notizia è stata smentita, almeno per adesso, sempre da The Cradle che ha raggiunto il portavoce dei "caschi blu", Andrea Tenenti: <<l'UNIFIL non è nella posizione di riuscire a risalire alla paternità del tragico incidente. Il villaggio di Majdal Shams è fuori dall'area operativa UNIFIL>>.

Una delle varie possibilità, che avevamo già ipotizzato una settimana fa ed è tra le meno "complottiste", potrebbe essere che l'errore è stato prima commesso e poi strumentalizzato da Israele. 

Hezbollah non avrebbe nessun interesse a colpire intenzionalmente una comunità che si identifica come siriana, mentre è più probabile pensare che si sia trattato di un errore: forse volevano colpire una postazione militare israeliana nelle vicinanze ma qualcosa potrebbe essere andato storto. Anche in questo caso appare strano che non abbia ammesso l'errore, come avvenuto in passato. La prospettiva di una guerra molto più vasta non sembra allettare né gli USA né l'Iran. La stampa di regime sionista, e a ruota tutte quelle che la sostengono, hanno diffuso le immagini delle 12 vittime e hanno dipinto l'evento come una sorta di "secondo 7 Ottobre". Sarebbe più difficile mettere in prima pagina le foto dei civili libanesi morti nei raid israeliani, e sarebbe ancora più complicato pubblicare i volti delle migliaia di bambini palestinesi e raccontare quanti "7 Ottobre" hanno vissuto prima del sesto e dopo l'ottavo giorno dello stesso mese del 2023...

Al di là di chi sia il colpevole è significativo ricordare, come ha notato il giornalista israeliano Gideon Levy, che la comunità drusa non ha chiesto vendetta, diversamente da quanto avviene quando le vittime fanno parte <<dell'Israele ebraico. Di solito il sentimento che va per la maggiore è quello della vendetta>>. Invece i fanatici sionisti e i suprematisti ebraici attualmente al governo di Israele lo hanno annunciato e fatto! Lo stato vassallo della NATO sembra fare di tutto per arrivare a un escalation con l'Iran e coinvolgere nelle ostilità in maniera più aperta il loro "Signore", gli USA: prima hanno ucciso il comandante di Hezbollah, Fuad Shukr, in un quartiere alla periferia di Beirut, e poi hanno assassinato in territorio iraniano il capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh (anche se questo secondo attentato sarebbe stato preparato da settimane).



"MOSTRARE I MUSCOLI" O GUERRA TOTALE?

Le varie parti in conflitto devono "mostrare i muscoli", hanno cioè ancora bisogno di mostrare la loro capacità di deterrenza, come Israele sta facendo goffamente e sadicamente a Gaza attuando la vendetta e la punizione collettiva della popolazione civile per lo smacco subito dal movimento nazionalista islamico, che sta riuscendo a far impantanare il "Golia israeliano" con le sue tattiche di guerriglia. 

Già ad Aprile la teocrazia ed etnocrazia israeliana aveva provocato la teocrazia sciita colpendo l'ambasciata iraniana a Damasco, una violazione enorme delle leggi di guerra, seconda solo al bombardamento di ospedali, scuole, luoghi di culto, operatori umanitari e civili inermi. L'Iran rispose due settimane dopo con un attacco di "avvertimento", lanciando centinaia di missili, razzi e droni, che è costato allo stato sionista e ai suoi alleati molte risorse: si stima che per intercettare i bombardamenti, provenienti dall'Iran, dal Libano e dallo Yemen, Israele e i suoi alleati abbiano speso quasi un miliardo e mezzo di dollari, mentre al regime degli Ayatollah sarebbe costato meno di cento milioni. 

L'omicidio di Ismail Haniyeh, durante la cerimonia di insediamento del neo-presidente Pezeshkian, con la presenza sul suolo iraniano di diversi leader mondiali, costituisce l'ennesima dichiarazione di guerra, come tale era la dichiarazione unilaterale della nascita dello "stato ebraico" (sarebbe più corretto dire "stato sionista") nel '48. Sicuramente l'Iran e i suoi "proxies" dovranno rispondere. L'entità della risposta iraniana, che sarebbe ancora più pesante in termini economici e di vite umane se gli attacchi partissero anche da Siria e Iraq, la conosceremo solo nelle prossime ore o nei prossimi giorni. Così come capiremo se il conflitto si allargherà fino a diventare una "guerra totale" (che potrebbe condurci verso il baratro di una nuova guerra mondiale) o se continuerà a un'intensità più bassa, ma comunque mortifera. Le prospettive di una soluzione negoziale sono state allontanate uccidendo il capo politico di Hamas, dato che era anche il principale negoziatore delle infruttuose trattative, Ismail Haniyeh.

Il suo omicidio, un successo tattico ma un fallimento strategico annunciato, testimonia sicuramente la forza dell'infiltrazione del loro spionaggio e la capacità di colpire "chirurgicamente" dei nemici anche all'estero, una "specialità" delle forze militari israeliane. Peccato che la stessa capacità non la stiano mostrando a Gaza, oramai ridotta in macerie. La stessa capacità "chirurgica" non l'hanno mostrata nemmeno in un'altra operazione, svolta con il supporto dell'intelligence statunitense, quando per salvare 4 ostaggi hanno massacrato quasi 300 civili. E dopo aver ucciso il principale mediatore dei negoziati le possibilità di salvare gli altri ostaggi in mano ai gruppi armati palestinesi, di liberare anche gli ostaggi detenuti illegalmente nelle galere israeliane, di porre fine a una decennale e illegale occupazione e di intravedere una qualche flebile prospettiva di pace appaiono sempre più lontane.



CHE FARE?!

Sta quindi anche a noi, società civile globale, impegnarci affinché il recente parere della Corte Internazionale di Giustizia venga implementato: l'occupazione deve finire, i teppisti paramilitari e coloni illegali se ne devono andare e le nostre aziende e le nostre amministrazioni pubbliche non devono più fare affari con un regime coloniale, una dittatura militare che applica da decenni l'apartheid.

Infine, senza verità non ci può essere giustizia e senza quest'ultima, sotto un regime militare di occupazione, non ci può essere pace: dobbiamo esigere un immediato cessate il fuoco anche per avviare al più presto indagini indipendenti su questi crimini e impedire che ne vengano commessi altri. Per questo servirebbe far arrivare giornalisti internazionali sul campo, per documentare e ricercare la verità. Questo sterminio non deve proseguire un giorno di più e, come cittadini "occidentali", abbiamo il dovere di fare qualunque cosa per fermare questa guerra condotta con regole medioevali e armi iper-tecnologiche, comprate con i nostri soldi e impiegate dai nostri "alleati". Ogni azione, per quanto piccola possa essere, avrà sempre delle conseguenze.

Basta alla pulizia etnica "dal fiume al mare"!

Cronista Autoprodotto





APPROFONDIMENTO METAMEDIALE

Uno degli intenti di "Fanrivista, La Fanzina Generalista" è quello di essere un media metamediatico, un media che analizza altri media. Per questo forniamo ulteriori dettagli sulle narrazioni e sulle fake-news legate a questa tragedia.

Iniziamo dal quotidiano diretto da Maurizio Molinari. Sotto un video pubblicato da "La Repubblica" si legge: <<Un razzo che piomba nel pomeriggio tra un edificio scolastico, un campetto da calcio e un piccolo parco giochi. È accaduto ieri pomeriggio a Majdal Shams, piccolo villaggio druso-israeliano sulle alture del Golan (...) Secondo il portavoce dell'Idf, Daniel Hagari, citato dal Times of Israel, il missile che ha colpito il campo da calcio è stato identificato come un "Falaq-1" fabbricato in Iran, con una testata di oltre 50 chilogrammi di esplosivo". Assicura Hagari: "Viene utilizzato solo dal gruppo terroristico Hezbollah">>. E se lo assicura lui! Non sarà mica di parte...

Video di questo genere, che indugiano sulle schegge del razzo, non mi pare si vedano sulla stessa testata quando a essere colpiti sono stati la quasi totalità di scuole e ospedali a Gaza. Scatti che potrebbero essere anche utili a indagare questi crimini: peccato che i giornalisti non possono entrare lì! E se lo fanno, devono essere accompagnati dall'esercito israeliano e raccontare solo ciò che viene consentito...

Sulla testata Linkiesta nel titolo di un articolo del si fa cenno alla <<visita di Netanyahu a Majdal>> nella <<cittadina drusa>>: nell'articolo non c'è nessun riferimento né all'"accoglienza" della popolazione locale all'indagato per crimini di guerra e contro l'umanità, né all'occupazione illegale di quel territorio.

Di questa testata ne avevamo parlato in un altro post metamediale (sul massacro di Nuseirat) e abbiamo osservato attentamente su Youtube un incontro organizzato dall' "Associazione 7 Ottobre", moderato proprio dal direttore della testata. Vi ha preso parte Hillel Neuer, presidente di una ONG ginevrina la cui missione principale sembra essere quella di delegittimare l'UNRWA, come abbiamo documentato tra queste pagine digitali.


Infine, nelle immagini qui sotto, alcuni titoli di giornali come appaiono nei motori di ricerca, con le notizie errate di cui abbiamo parlato all'inizio di questo post: è stato colpito un territorio occupato illegalmente da Israele (e non "Israele") e la verifica della paternità del razzo da parte dell'UNIFIL riproposta più volte in questi giorni è stata smentita dal suo portavoce alla testata The Cradle.


In cima nella "buca di ricerca" la frase "Hezbollah colpisce un campo di calcio in Israele". Nei risultati da "L'Unità", "La Repubblica" e "Affari italiani" si nota la stessa identica frase. Una "X" rossa di fianco indica che non è corretto. In fondo un'immagine del portavoce dell'IDF, ripresa anche da "Middle East Eye", mentre viene intervistato: dal sottotitolo in inglese si nota che un giornalista sussurra "Non sono cittadini dello Stato di Israele". In basso a destra una didascalia: <Majdal Shams si trova in dei territori illegalmente annessi da Israele e le piccole vittime non erano cittadini israeliani, a differenza di quanto affermato dal portavoce delle forze occupanti israeliane>.



I risultati nei motori di ricerca che riportano la notizia secondo cui l'UNIFIL avrebbe accertato la paternità del razzo <secondo Sky News Arabia>. La prima, in ordine cronologico, è "The Times of Israel", poi seguono "La Repubblica", "TG La 7" e "Il Corriere della Sera". Di fianco ai risultati quattro "X" rosse, a indicare l'errore. In fondo il titolo di "The Cradle" che smentisce la notizia.




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ultima modifica 06/08/2024 16:31

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