11.6.24

QUASI 300 UCCISI PER LIBERARE 4 OSTAGGI A GAZA

LE NARRAZIONI A SENSO UNICO DEL MASSACRO DI NUSEIRAT ("OPERAZIONE ARNON" O "SEMI D'ESTATE")

L'UNICA CHANCE DI NETANYAHU È LA PULIZIA ETNICA "DAL FIUME AL MARE" E RI-COLONIZZARE GAZA


Sullo sfondo i grigi scheletri degli edifici di una Gaza in rovine, avvolti da fumo e fiamme. Al centro uno "strillone" (ragazzo che vende giornali agli angoli delle strade, in inglese "newsboy") che strilla: <edizione straordinaria: è tutta colpa di Hamas! La vita di un palestinese non vale quanto quella di un israeliano>.
Dettaglio dell'mmagine sullo sfondo della Tasnim News Agency tratta da Wikimedia, rilasciata con licenza Creative Commons


Al campo profughi di Nuseirat l'8 Giugno, a tre giorni di distanza dall'ennesimo bombardamento di una struttura dell'UNRWA nella stessa zona, sono stati liberati 4 ostaggi di Hamas in un sanguinoso raid di due ore. L'esercito israeliano, con il supporto anglo-americano, ha causato almeno 274 morti palestinesi nell'operazione di salvataggio che è diventata un massacro (il secondo di questo tipo). 

Mentre ci fanno vedere le immagini e le storie degli ostaggi che si trovavano al rave "Supernova", il prossimo imputato per crimini di guerra Netanyahu che li va a salutare con il favore delle telecamere, l'euforia manifestata per il loro ritorno, non si tiene conto del fatto che la salvezza di quattro persone è costata la morte e il ferimento di un altro migliaio. Ciò conferma che una vita palestinese vale molto meno di quella di un israeliano, che i primi non sono completamente umani, che andrebbe bene sterminare l'intera popolazione di Gaza per salvare tutti gli ostaggi.

Si vedono i video dell'arrivo degli elicotteri e di Noa Argamani , definita "simbolo" del 7 Ottobre, ma su principali giornali e televisioni raramente hanno fatto vedere le devastazioni inflitte per l'"eroica" operazione.

Intanto la ONG Euro-Med Monitor denuncia che l'operazione ha violato svariati aspetti del diritto umanitario internazionale e chiede indagini per capire se gli USA hanno contribuito non solo fornendo intelligence, ma anche supporto logistico, tramite il molo temporaneo che dovrebbe servire solo a trasportare aiuti umanitari (e che, strana coincidenza, per alcuni giorni non ha funzionato).

Oltre a ricostruire nella maniera più approfondita possibile la dinamica degli eventi analizziamo anche la narrazione della stampa mainstream e le implicazioni giuridiche dell'azione militare.

La principale "scusante" per un costo di vite civili e di distruzione così alto risiederebbe nel fatto che Hamas si "mimetizza" tra la gente e usa la popolazione civile come "scudi umani": ciò, dal punto di vista del diritto internazionale (oltre che da quello morale, secondo l'opinione di chi scrive) non giustifica assolutamente questo genere di attacchi e la furia vendicativa-genocida. Si sta conducendo una guerra iper-tecnologica seguendo delle regole medioevali (con un uso massiccio delle più economiche e devastanti "bombe stupide"). Siamo tornati indietro di secoli in quanto a conquiste giuridiche, si stanno stabilendo dei pericolosissimi standard, ancora più mortiferi di quelli a cui ci eravamo "comodamente" abituati, ed è in pericolo l'intera umanità.

Dopo aver parlato di questi aspetti, nella seconda parte di questo post si trova un editoriale "incollato" all'articolo di cronaca: ricordiamo che anche Israele tiene in ostaggio migliaia di prigionieri in un sistema di apartheid giudiziario, e parliamo degli infausti scenari politici che dovrebbero portare a un cessate il fuoco, ostacolato dalla "vera" e confusa strategia di Netanyahu, più che da quella di Hamas, che probabilmente ripone le sue speranze in un intervento "divino" e che avrebbe comunque accettato, da tempo, le condizioni che USA e Israele dicono che continua a rifiutare. 

La strategia di chi crede nella libertà per tuttə, dal fiume al mare, dovrebbe essere un'altra: cercare verità, giustizia, far assumere a ognuno le sue responsabilità, unire le forze di quelle persone che hanno subito le conseguenza della guerra e che, nonostante ciò, hanno il coraggio di non volerla continuare.




PER I MEDIA MAINSTREAM SOLO I QUATTRO ISRAELIANI HANNO UN NOME, UN VOLTO E UNA STORIA

I media mainstream ci mostrano i dettagli delle vite dei liberati mentre vengono oscurate le esistenze spezzate di almeno 274 palestinesi, uccisi durante l'operazione di "salvataggio", secondo il Ministero della salute di Gaza. Per le forze di offesa israeliane sarebbero "soltanto" 100, al massimo, le "vittime collaterali": non è chiaro, dichiara il portavoce delle IDF, quanti siano i civili e i <<terroristi>>, ma tanto anche i bambini in procinto di nascere sono tali secondo la retorica dei fanatici messianici e dei fascio-sionisti.

Ai morti vanno aggiunti circa 700 feriti che non potranno essere curati per il sistema sanitario, di fatto, collassato.

Mohammad Mustafa, primo ministro palestinese, ha richiesto una riunione di emergenza al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, mentre Josep Borrell lo ha definito un <<bagno di sangue>>.

Per il "ministro dell'offesa" israeliano Yoav Gallant (quello che dice che si stanno combattendo <<animali umani>>) si tratta di <<una delle più straordinarie ed eroiche operazioni>> della storia israeliana, una storia battezzata col sangue.



LA DINAMICA DELL'OPERAZIONE DI "SALVATAGGIO", MEGLIO DETTA "MASSACRO", E LA DENUNCIA DI EURO-MED MODNITOR

Sono diverse le ricostruzioni apparse sugli organi di stampa, derivanti in larga parte dalle dichiarazioni (riportate dal sito Axios) di Daniel Hagari, portavoce dell'esercito israeliano, da cui si evincono vari particolari che in parte coincidono con testimonianze raccolte sul campo dalla ONG Euro-Med Monitor e da giornalisti di Gaza.

Per prima cosa, britannici e statunitensi avrebbero fornito informazioni all'esercito israeliano sugli ostaggi, alcuni dei quali con doppia cittadinanza, raccolte anche tramite immagini aeree e strumenti informatici. Un funzionario nord-americano, secondo il suddetto sito, ha spiegato che uno speciale <<nucleo per gli ostaggi statunitense ha supportato il salvataggio dei quattro>>.

In totale i militari impiegati sarebbero stati centinaia tra cui vari appartenenti a forze speciali dell'esercito, al servizio di sicurezza interno, lo Shin Bet, e allo Yama, unità speciale della polizia israeliana, e si sarebbero esercitati per settimane nell'operazione, nome in codice "Semi d'estate", poi ribattezzata con il nome di un ufficiale israeliano, Arnon Zmora, unico ferito e morto tra le forze israeliane nell'attacco.

Sabato mattina, intorno alle 11, diversi soldati (donne incluse) sono arrivati al campo profughi di Nuseirat, dove si trovano migliaia di persone, su due veicoli con targhe palestinesi, camuffati come dei rifugiati con i loro averi al seguito e, secondo alcune versioni, anche come personale addetto a trasportare aiuti. La storia di "copertura" dei finti rifugiati sarebbe stata quella di essere appena scampati a un bombardamento a Rafah.

Il raid, che ha visto impiegati mezzi aerei (inclusi droni), terrestri (inclusi carri armati) e marittimi ha avuto luogo nell'affollata area del mercato locale ed è durato all'incirca due ore con intense raffiche di armi da fuoco ma anche bombardamenti, utilizzati sia in combattimento diretto che per creare diversivi durante l'operazione e la ritirata. I militari di Hamas avrebbero risposto al fuoco con mitragliatori, lanciarazzi e missili anti-aerei.

Alcuni soldati israeliani si sono introdotti nei due diversi edifici in cui erano prigionieri, rispettivamente, Noa Argamani (il cui video del rapimento è diventato tristemente virale, oltre che strumentalizzato rispetto alla catastrofe vissuta dai palestinesi) e almeno altri tre ostaggi uomini (secondo il portavoce di Hamas altri ostaggi avrebbero perso la vita durante il massacro, inclusi cittadini nord-americani). Lo hanno fatto contemporaneamente per evitare che i rapiti fossero uccisi. Il veicolo con a bordo i tre uomini sarebbe stato colpito dal fuoco di Hamas o, secondo un'altra versione, sarebbe andato in avaria. Alla fine gli ostaggi, in buone condizioni di salute nonostante la detenzione, sono stati infine trasportati in Israele in elicottero. Condizioni di salute che, dopo la "brillante" operazione, potrebbero peggiorare per quelli ancora nelle mani dell'ala militare di Hamas (che è quella che conta di pIù, evidentemente), così come è a maggior rischio la loro incolumità: ammesso che la linea dei carcerieri jihadisti sia sempre quella di non torcere nemmeno un capello (ricordiamo che la Corte Penale Internazionale indaga anche su possibili abusi del genere a carico dei leader di Hamas), in una potenziale nuova operazione del genere ci sarebbero ancora più probabilità che gli ostaggi vengano uccisi.

Dopo la "conclusione" dell'operazione l'area è stata colpita ancora da altri bombardamenti infliggendo ulteriori ed evitabili danni.



Un comunicato stampa di Euro-Med Monitor chiede indagini per investigare l'ennesimo crimine di guerra e denuncia che l'azione militare <<ha comportato un numero eccessivo di morti civili ed ingenti danni alle loro proprietà, e sono stati violati diversi principi del diritto umanitario internazionale, ossia quelli di umanità, distinzione, necessità militare, proporzionalità e dovuta diligenza>>. Si specifica che <<massicci e indiscriminati attacchi aerei e di artiglieria sono stati lanciati per coprire la ritirata>>. Un testimone, che si era recato nell'area del mercato per cercare del cibo, ha raccontato <<che i colpi d'arma da fuoco esplosi erano straordinariamente pesanti e casuali>>. Mentre abbandonava il posto <<ha visto tantissimi corpi sdraiati per le strade, alcuni smembrati e pure bambini>>. Di spari indiscriminati parla anche un altro testimone in un'intervista alla NBC.

Inoltre, la maniera in cui i militari israeliani si sono finti civili costituirebbe un altro atto illegale ai sensi dello Statuto di Roma, quello che regola la Corte Penale Internazionale: le leggi di guerra vietano <<di tradire e ottenere la fiducia di un avversario tramite azioni che gli fanno credere di essere persone bisognose di protezione quando ne conseguono danni o morte. Ciò include simulare di avere lo status di civile, usare veicoli civili o atti a trasportare aiuti umanitari, indossare abiti civili o di lavoratori umanitari>>, circostanze ufficialmente negate da Israele.

In più si esprime <<grave preoccupazione sulle notizie che Israele possa aver usato per fini militari il molo statunitense per trasportare aiuti umanitari a Gaza>>. Alcuni sospettano che i soldati statunitensi (sospetto anticipato da mesi, come avevamo già detto) abbiano anche messo per la prima volta i proverbiali "scarponi sul terreno" tramite il molo temporaneo, ufficialmente destinato a portare aiuti umanitari, e ciò implicherebbe un'entrata in guerra a tutti gli effetti degli USA, che smentiscono. Ma, fa notare sempre la ONG, sembra strano che <<Washington aveva annunciato che era pronta a portare aiuti umanitari nella Striscia di Gaza il 17 Maggio tramite il molo, prima di annunciare successivamente che non avrebbe funzionato per qualche altro giorno>>. Questo dato potrebbe essere correlato con il fatto che anche l'operazione israeliana sarebbe stata annullata in precedenza, forse per aspettare qualche "aiuto americano". Sta di fatto che il molo, che al momento in cui stiamo scrivendo questo post risulta ancora inutilizzabile per il cattivo tempo, è sostanzialmente inutile: servono urgentemente cibo, medicine e integratori alimentari per scongiurare il rischio che anche le persone tecnicamente "sane" comincino a morire letteralmente di fame, dato che i decessi per denutrizione di soggetti a rischio sono altissimi, e serve che questi aiuti entrino via terra, subito! Infine, c'è anche un video che circola sui social israeliani, di cui non è ancora stata confermata l'autenticità, in cui si vede uno degli elicotteri che avrebbe portato a casa gli ostaggi prendere il volo proprio nelle vicinanze del molo temporaneo.

Le forze armate israeliane hanno diffuso la notizia che un fotoreporter palestinese ucciso nel blitz, Abdullah Jamal, sarebbe stato un combattente di Hamas e uno dei carcerieri insieme alla sua famiglia. Muhammad Shehada, analista, giornalista e capo della comunicazione di Euro-Med Human Rights Monitor, ha pubblicato diversi "tweet" per smentire questa versione: <<nessuna evidenza di una connessione tra lui e l'ostaggio è stata mai fornita dalle IDF. L'edificio dove viveva era una delle 7 case al centro del blitz, stando a quanto si dice (...) era un appartamento di un edificio a più piani dove non necessariamente si sa cosa succede nell'altro (...) Abdallah, sua moglie e suo padre sono stati uccisi dalle IDF davanti ai loro figli, che sono stati feriti o sono fuggiti prima che l'edificio fosse bombardato. La famiglia insiste che non hanno mai visto combattenti od ostaggi>>. In più, ha pubblicato delle foto da cui emergerebbero incongruenze tra l'esatta posizione degli ostaggi (che, ricordiamo, erano in due edifici diversi) e la casa del reporter ucciso. E ancora, specifica che Abdallah, a differenza di quanto riportato, non lavorava per Al Jazeera, ma aveva solo pubblicato alcuni articoli da free-lance. Ciò si presterebbe a <<diffamare>> l'emittente qatariota, recentemente resa illegale in Israele. Intanto l'esercito israeliano ha diffuso alcune immagini del "salvataggio": si mostrano, in meno di due minuti di filmato, solo gli ostaggi impauriti nella stanza in cui erano detenuti, alcuni spari, ma non il momento in cui sarebbe stato trucidato Jamal, mentre si indugia sui dialoghi tra i militari e gli ostaggi in elicottero a operazione conclusa.

Secondo questa ricostruzione la "velina" diffusa dalle IOF appare, a chi scrive, potenzialmente atta a coprire l'ennesima uccisione di civili innocenti, "colpevoli" di vivere vicino a uno dei tanti luoghi scelti dai carcerieri, luoghi che presumibilmente vengono cambiati spesso, proprio per eludere bombardamenti, l'attenzione di informatori e controlli vari. Inoltre ricordiamo (anche alle persone che si dicono di sinistra e affermano che il Movimento di resistenza islamico sia un "nobile" alfiere dell'anti-imperialismo) che, oltre a essere uno dei prodotti della colonizzazione, il perfetto "nemico di comodo" per i fanatici sionistidefinito per questo dal ministro delle finanze Smotrich come una <<risorsa>> affinché uno stato palestinese non veda mai la luce, governa la Striscia con il pugno di ferro: bisognerebbe ricordare questo a quelli che dicono che i civili sono tutti "complici" o pagati da Hamas, senza nemmeno pensare che forse il governo di Gaza (o meglio, l'ala militare di Hamas che di fatto governa Gaza) ha tutto il potere di fare delle offerte che non si possono rifiutare.

Sempre su "X" (ex Twitter) Ramy Abdu, presidente della stessa ONG, fornisce altri dettagli sul massacro, accusa una testata israeliana di aver distorto delle sue dichiarazioni, proprio per avvalorare la tesi del "giornalista-carceriere di Al Jazeera".



IL "DUEPESISMO" E UNA NARRAZIONE A SENSO UNICO: LE VITE DEI PALESTINESI NON CONTANO COME QUELLE DEGLI ISRAELIANI E ANCHE I BAMBINI MERITANO UNA BIBLICA PUNIZIONE PER LE MALEFATTE DI HAMAS

Una delle caratteristiche della filosofia e linea editoriale di Fanrivista consiste nell'essere "meta-mediale", ossia di essere una testata che si sforza di analizzare i vari media.

Iniziamo allora con i classici titoli de La Repubblica, in cui i palestinesi sono semplicemente <<morti>> nel raid, quasi come fosse un evento fortuito o necessario: non è una novità sul quotidiano diretto da Molinari che non riesce a usare il participio passato del verbo "uccidere" o "ammazzare".






Passiamo poi al Corriere della Sera, con un articolo di Guido Olimpio pubblicato il giorno dell'attacco, in cui già dell'inizio del titolo ritroviamo il tema della "condanna" di collusione con Hamas, che sembra perlomeno implicita, da estendere almeno a parte della popolazione civile: "I civili carcerieri, l'intelligence, i rischi, il camuffamento: quattro punti sul blitz delle forze speciali a Nuseirat". 

Nel paragrafo sull'intelligence si approfondiscono i metodi utilizzati negli ultimi mesi per ricercare gli ostaggi, inclusi informatori e infiltrati. 

Nel paragrafo dedicato ai "rischi" si parla di possibili trappole e del "fuoco amico": <<tre ostaggi sono stati uccisi per errore dai soldati, altri sarebbero morti sotto i bombardamenti>>. Un particolare che ridimensionerebbe di molto il "successo" dell'operazione, se venisse confermata la versione di Hamas e se non fosse solo parte della guerra psicologica e di propaganda. 

Tra i rischi, ovviamente, non si parla dei cosiddetti "danni collaterali", che però sono menzionati nel paragrafo "L'azione": <<Pesante il fuoco usato in copertura dall’Idf, con dozzine di vittime. Un bilancio che potrebbe aggravarsi>>. 

Nella parte dell'articolo intitolata "Le prigioni", la prima messa in risalto nel titolo, si dice che i carcerieri <<erano anche dei civili e non solo dei combattenti>>.

Probabilmente non sarà il principale campo di interesse di un'analista di intelligence, ma mi meraviglia che un'analisi così tempestiva e accurata non tenga conto di un "piccolissimo" particolare: il già citato diritto umanitario internazionale, e cioè le leggi che dovrebbero distinguere un conflitto armato dalla pura barbarie. Posso anche supporre che il collega non conoscesse ancora l'entità della strage.

Una dimensione tragicomica e grottesca viene raggiunta da un articolo del 9 Giugno di Stefano Piazza intitolato "Israele libera 4 ostaggi; i dettagli dell'Operazione Arnon": la testata Panorama sposa completamente la retorica bellicista israeliana parlando di <<una delle operazioni più importanti e ad alto rischio, coronata da successo, della guerra contro Hamas>>. Ad "alto rischio" per la popolazione civile e per le leggi di guerra che sono state completamente stracciate. 

L'articolo parla delle due recenti operazioni precedenti in cui sono stati salvati altri tre ostaggi (al "modico" prezzo di un altro centinaio di palestinesi uccisi), menziona quella in cui è morto il fratello di Netanyahu nel 1976, ma dimentica degli ostaggi colpiti per errore dalle stesse forze israeliane mentre, non armati e in mutande, sventolavano bandiera bianca pochi mesi fa. "Incidente" che getta luce su come l'esercito che si autodefinisce "il più morale al Mondo", nonché quello dell'"unica democrazia del Medio Oriente": due degli ostaggi sono stati uccisi dal "fuoco amico" subito. Un terzo, ferito, si era rifugiato in un edificio per poi essere di nuovo colpito dopo aver implorato salvezza in ebraico. Lo abbiamo detto più volte tra queste pagine impalpabili: i civili, di qualunque popolo, non si toccano, ma la conclusione dell'articolo (che ricalca le parole di Itamar Ben-Gvir, quello che dice <<Hamas e i civili sono responsabili alla stessa maniera>>) ci lascia basiti, e lasciamo a voi, alla storia, e a quelle eterogenee parti della società israeliana che protestano contro il loro stesso governo per ragioni diverse (incluse le vite degli ostaggi che oramai sono morti insieme a circa 40mila palestinesi) giudicarla: <<Gli sforzi di Israele per liberare i suoi rapiti mettono in evidenza tutta la debolezza dell'Occidente che chiede di porre fine alla guerra (...) è stato solo l'uso della forza a riportali a casa, solo questo, perché Hamas non li liberà [sic] mai e prova ne è il fatto che il gruppo jihadista da mesi rifiuta qualsiasi accordo. L'Occidente deve evitare di riconoscere uno Stato palestinese in questo momento perché questo non fa altro che ritardare il ritorno a casa dei rapiti e l'eliminazione di Hamas>>.

La retorica della parte più retriva della società israeliana, quella guidata dagli estremisti fanatici e stretti alleati di Netanyahu, si ritrova anche nelle parole di un "corsivo" di ieri pubblicato su Linkiesta da Iuri Maria Prado, dal titolo "Questo non è un articolo sugli ostaggi liberati da Israele, altrimenti l’avremmo censurato". Si arriva a sostenere, addirittura, che <<i quattro ebrei liberati l’altro ieri dalle forze del bene, rappresentate dai soldati israeliani, erano tenuti in ostaggio dalle forze del male rappresentate non solo da Hamas, ma, per stare in Italia, anche da Elly Schlein e da buona parte del suo partito, anche da Guido Crosetto e da buona parte del suo partito, anche da Antonio Tajani e da buona parte del suo partito, anche da Giuseppe Conte e dal centodieci per cento del suo partito, anche da Emma Bonino e dai suoi saluti alla giustizia internazionale che va bene stare dalla parte di Israele, però c’è anche la questione morale del genocidio ed è giusto dare a Karim Ahmad Khan la possibilità di farci sognare>>.



I "DOPPI STANDARD", L'ACCORDO CHE NETANYAHU NON PUÒ ACCETTARE E CHE BIDEN FA FINTA DI IMPORRE AD AMBO LE PARTI (E CHE ISRAELE AVREBBE ACCETTATO, SECONDO GLI USA)

Oltre a questi esempi specifici, la narrazione complessiva dell'evento costituisce l'ennesimo caso di "doppio standard" mediatico, un "duepesismo" che abbiamo analizzato più volte e che molti definiscono come una "scorta mediatica" che non può o non vuole riconoscere la barbarie del primo genocidio documentato "in diretta" della storia umana.

L'ultima volta ne abbiamo parlato in occasione del Massacro di Tel al-Sultan, passato alla storia strettamente contemporanea come il -primo- "massacro della tendopoli di Rafah": oltre alle immagini infernali di corpi carbonizzati, di decine di persone arse vive, "vittime collaterali" di un'operazione per colpire solo due membri di Hamas, né l'immagine né il racconto di un bambino decapitato nei bombardamenti hanno fatto "notizia" sui media che vanno per la maggiore. Ora quel corpicino ha anche un nome: si chiama Ahmad Al-Najar e il futuro gli è stato negato. Come è stata negata anche solo la menzione della sua vicenda, a differenza di quella degli ostaggi salvati a uno sproporzionato e insano prezzo, e della fake news dei bambini decapitati nei kibbutz per giustificare il genocidio, inizialmente avallata anche dal presidente degli USA.

Presidente felice per il <<sicuro>> ritorno dei quattro ostaggi (sicuro solo per loro, dato che le vite dei palestinesi non valgono mica come quelle degli israeliani), che avrebbe il dovere di non contribuire al genocidio con le armi statunitensi, che ha tentato, ipocritamente e timidamente, di fermare la furia genocidia di Netanyahu, il quale ha bisogno della guerra per scampare alle accuse di corruzione e a quelle delle due corti con sede all'Aja. Lo stesso che, se avesse voluto, avrebbe potuto riportare a casa molti più ostaggi vivi. Se si potesse sterminare tutta Gaza con una bomba atomica -ipotesi suggerita da un senatore americano e da un ministro israeliano- e riportarli a casa il problema non si porrebbe...


Il problema principale per cui tutte le trattative per il rilascio degli ostaggi e il cessate il fuoco -inclusa l'ultima fasulla mediazione preparata da Biden e approvata dall'Assemblea Generale ONU- non sono mai andate a buon fine è uno: oltre agli scambi di prigionieri, Hamas chiede un cessate il fuoco permanente, mentre Netanyahu ne garantirebbe solo uno temporaneo. Anche l'ultima "trattativa" nasconde lo stesso problema: dovrebbero esserci due fasi con un primo scambio di ostaggi e dopo l'avvio di più specifiche trattative, solo nella seconda, verrebbero fermate le ostilità permanentemente, prima di avviare la terza fase con la ricostruzione di Gaza. Ma, visto lo scarso potere di controllo del "Signore USA" sul "Vassallo Israele" dimostrato in questi mesi, chi assicura che quest'ultimo rispetterebbe i patti, ammesso che li accetti davvero? Netanyahu ha sempre detto di volere l'<<eradicazione di Hamas>>, un obiettivo irraggiungibile se si semina guerra, distruzione e odio. Più plausibile, e orribile, è sterminare, fare pulizia etnica e cacciare quanti più gazawi possibile per rioccupare, o per meglio dire, ri-colonizzare completamente Gaza ed espandere le colonie "dal fiume al mare": questo è uno dei pochi, se non l'unico, plausibile piano che lo scriteriato presidente dello stato etno-teocratico sta portando avanti, dopo che è stato abbandonato anche da Gantz che lo accusa di porre i suoi interessi davanti a una qualunque prospettiva, seppur cinica e israelocentrica, "vittoria" politica-militare. Non riuscendo a esercitare la benché minima influenza l'impotente "Genocide Joe" sta cercando di fare pressioni sul Quatar per espellere la leadership di Hamas, e di attribuire solo a quest'ultima la mancata accettazione. Al contempo starebbe anche trattando il rilascio di ostaggi statunitensi direttamente con il Movimento di resistenza islamico, mentre l'operazione di "salvataggio" da lui appoggiata potrebbe finire con aggiungere caos alla distruzione invece che "persuadere" Hamas di accettare la sua ambigua offerta. Proposta che dovrebbe essere accettata realmente da Netanyahu o da chi, dopo altri interminabili mesi di guerra, gli dovrebbe succedere. E intanto le migliaia di bambini senza più famiglia, le migliaia di persone mutilate nel corpo e nell'animo che faranno? Come continueranno a vivere?



ULTIME SPERANZE

Forse c'è ancora una flebile possibilità di assicurare pace e giustizia per tutte le persone "dal fiume al mare".


Gli scheletri degli edifici di Gaza avvolti da fumo e fiamme
Immagine della Tasnim News Agency da Wikimedia, rilasciata con licenza Creative Commons


Per prima cosa serve un cessate il fuoco permanente e il soccorso della popolazione che definire stremata è un eufemismo, un'interruzione del conflitto richiesta a gran voce anche dalla parte della comunità internazionale non collusa con il genocidio. E forse, faticosamente, si comincerebbe anche a ripulire parzialmente la macchia indelebile sulla coscienza dell'intera umanità e a porre un freno al terrorismo di stato israeliano, una vendetta collettiva attuata in risposta a un atto orribile e criminale (come qualunque azione militare che colpisca, intenzionalmente, degli obiettivi civili) che, legalmente, non può invalidare il diritto alla resistenza, sia quella pacifica che armata, dei palestinesi.


Nel medio-lungo termine servono altre due cose fondamentali: il riconoscimento delle responsabilità dei crimini commessi, non negli ultimi 8 mesi ma negli ultimi 76 anni, e un radicale cambiamento della società israeliana, profondamente imbevuta di un lavaggio nel cervello militarista basato sul trauma. Anche la società palestinese, a cui il diritto di resistere in armi è garantito per legge (ovviamente non nelle modalità attuate il 7 Ottobre, lo ripeto per l'ennesima volta altrimenti il cialtrone di turno mi taccerà di essere un agente dell'Iran e di Hamas) deve interrogarsi sul valore strategico della lotta armata. Ricorso alla violenza che è indotto da uno stato di apartheid che è anche un regime di separazione legislativa, perché le leggi vigenti per un colono-occupante israeliano non sono le stesse di quelle per i palestinesi.


Non è di secondaria importanza ricordare che anche Israele trattiene degli ostaggi: sono più di 9000 prigionieri politici di cui moltissimi arrestati negli ultimi mesi. Quasi la metà sono detenuti in detenzione amministrativa in base ad accuse segrete e senza processo, in un limbo giuridico estendibile all'infinito. La popolazione occupata è soggetta a leggi di guerra, stabilite da centinaia di ordini militari e applicate da corti militari. Sono leggi che, tralasciando il tutt'altro che trascurabile fatto che non viene rispettato il diritti a un equo processo, vengono impiegate "temporaneamente" da decenni da una potenza occupante a tutti gli effetti (e cioè non solo politicamente e "moralmente", ma anche legalmente almeno a partire dal 1967).


Infine, un'ultima considerazione che i sinceri "liberali" della stampa mainstream omettono o stravolgono, e che ribadiamo l'ennesima volta: il fatto che Hamas si "mescoli" con la popolazione civile non giustifica gli omicidi indiscriminati di decine di migliaia di vittime innocenti accertate, senza contare i dispersi in 8 mesi di massacri, presumibilmente in larga parte decomposti sotto le macerie o finiti in fosse comuni dopo esecuzioni extragiudiziali.


Il diritto alla difesa lo hanno anche i palestinesi, mentre quello alla vendetta non lo ha nessuno!



Paolo Maria Addabbo


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ultima modifica 02:38 12/06/2024


2 commenti:

  1. Testimonianze specifiche su cosa è successo effettivamente in quelle due ore da Al Jazeera: così hanno "interrogato/torturato" una famiglia https://www.instagram.com/p/C8FoiKbgTZy/

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  2. Il portavoce del Consiglio per i diritti umani dell'ONU ha detto che anche tenere degli ostaggi in aree ad alta densità abitativa viola la Convenzione di Ginevra https://abcnews.go.com/US/wireStory/human-rights-office-israeli-forces-palestinian-armed-groups-111009582

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