15.1.24

GENOCIDIO, RESISTENZA, STAMPA ASSERVITA, BOICOTAGGIO E CESSATE IL FUOCO

In foto Francesca Albanese. Nella didascalia si vede una sua dichiarazione: <<Il diritto internazionale, in particolare il protocollo aggiuntivo alla convenzione di Ginevra, riconosce il diritto di un popolo oppresso, un popolo sotto occupazione straniera, alla resistenza. (...) Questo diritto è riconosciuto anche ai palestinesi attraverso risoluzioni dell'Assemblea generale ma nei limiti del diritto internazionale, quindi i civili non si toccano, non si ammazzano, non si brutalizzano, non si prendono in ostaggio.  Però c’è una cosa sulla quale insisto: un atto illegittimo della resistenza va investigato, va giudicato, i responsabili vanno assicurati alla giustizia ma quest'atto illegittimo non invalida la resistenza tutta.>>


In 7 minuti la Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967, Francesca Albanese, ci parla del massacro del popolo palestinese in corso e le chiediamo di:

1) Diritto a resistere di un popolo oppresso con le armi

2) La differenza e le connessioni tra i concetti di “genocidio” e “pulizia etnica”.

3) La strage di personale sanitario, di operatori dell’ONU e giornalisti che si somma a quella dei civili a Gaza e nei territori occupati.

4) Cosa possiamo fare, adesso, per fermare il genocidio?

5) Boicottaggio economico

Francesca Albanese, la settimana scorsa, al margine di un’intensa presentazione del libro “J’Accuse” (edizioni “Fuori Scena”) di circa due ore a Napoli (sala pienissima, mentre non sembravano presenti organi mediali “mainstream”), ha dedicato un po’ del suo preziosissimo tempo alla nostra umile “fanzina/rivista”, aiutandoci a chiarire alcuni concetti che riteniamo fondamentali per comprendere meglio il “conflitto” (o forse sarebbe meglio dire la strage di civili) con un tasso di <<mortalità senza precedenti>>, la cui ultima fase è stata innescata da <<un atto illegittimo della resistenza>> che però non può invalidare <<tutta la resistenza>>, considerando anche la prospettiva del diritto internazionale.
Un “conflitto” narrato da una <<stampa totalmente connivente, come nei peggiori genocidi>>, che <<sembra completamente imbastardita, nel senso che non riporta più i fatti, non permette alla gente di acquisire consapevolezza, e che continua a fornire una visione parziale e alterata>>, e che quindi è complice...

Di seguito la trascrizione integrale dell’intervista. Qui invece il link per vedere il video su Youtube.




DOMANDA: Un popolo oppresso ha diritto a resistere con le armi?

RISPOSTA: Il diritto internazionale, in particolare il protocollo aggiuntivo alla convenzione di Ginevra, riconosce il diritto di un popolo oppresso, un popolo sotto occupazione straniera, alla resistenza. Durante l'epoca della lotta anti-coloniale, quindi tra gli anni 60 e gli anni 70, anche l'Assemblea generale ha riconosciuto il diritto alla resistenza, diritto alla resistenza anche armata. Questo diritto è riconosciuto anche ai palestinesi attraverso risoluzioni dell'Assemblea generale ma nei limiti del diritto internazionale, quindi i civili non si toccano, non si ammazzano, non si brutalizzano, non si prendono in ostaggio.
Però c’è una cosa sulla quale insisto: un atto illegittimo della resistenza va investigato, va giudicato, i responsabili vanno assicurati alla giustizia ma quest'atto illegittimo non invalida la resistenza tutta.

DOMANDA: Ci può spiegare qual è la differenza tra genocidio e pulizia etnica e se ci sono delle relazioni tra questa prima parola e l'altra espressione?

RISPOSTA: Uno è un crimine, il genocidio è “il crimine dei crimini”. La pulizia etnica non è un crimine in sé ma, come si evince per esempio dal lavoro della Commissione indipendente che ha lavorato sui crimini nella ex-Jugoslavia del 1993-94, la pulizia etnica è una politica che mira all'eliminazione di una determinata etnia, o di un determinato gruppo, da un determinato territorio per sostituirla con altra etnia o con altra parte di popolo, finalizzata all’omogeneizzazione o alla omologazione etnica. La pulizia etnica si può accompagnare a dei crimini, come lo sfollamento forzato, che costituisce un crimine contro l'umanità, o anche al genocidio (questo lo riconosce lo studio della Commissione indipendente).
Il genocidio è il crimine dei crimini, è il crimine più grave di tutti, il più grave dei crimini di guerra, il più grave dei crimini contro l'umanità. Per provarlo serve un dolo specifico, serve cioè dimostrare l'intento di voler distruggere un popolo in tutto o in parte.

DOMANDA: In questo conflitto stiamo vedendo oltre a un numero di vittime civili enorme anche tantissimi morti tra il personale dei media, i giornalisti, ma anche tra il personale delle Nazioni Unite quindi i membri dell'UNRWA (l'Agenzia ONU per il soccorso dei rifugiati in Palestina). C'è un precedente simile nella storia delle Nazioni Unite?!

RISPOSTA: Questo è un conflitto dalla mortalità senza precedenti. Sono stati uccisi 140 funzionari delle Nazioni Unite, che lavorano per l'UNRWA, che è l'agenzia più grande in Medio Oriente che si occupa di sostegno ai rifugiati palestinesi. Questo perché il 75% dei palestinesi che vivono Gaza non sono neanche di Gaza, ma sono sfollati e discendenti degli sfollati dall'attuale Israele nel 1947-49. Poi sono stati ammazzati credo ormai un centinaio di giornalisti. Va detto che ai giornalisti stranieri o ai giornalisti israeliani non è concesso di entrare a Gaza. Nessuno deve andare a vedere che cosa sta succedendo e i giornalisti che ci sono lì sono palestinesi: si pensi alla storia di Wael Al-Dahdouh, giornalista principale di Al Jazeera a Gaza, che ha continuato a riportare e a fare il proprio lavoro quando gli hanno ammazzato la moglie e i due figli. In seconda battuta è stato ferito lui stesso, la prima cosa che ha fatto appena si è rimesso in piedi è tornare a tornare a fare informazione e ieri Israele con un drone ha ammazzato l'ultimo figlio, anche lui giornalista. Quindi non solo è morto un altro giornalista, un'altra voce narrante di questo orrore, ma io non so cosa sarà la vita di Wael Al-Dahdouh a questo punto, con tutta la famiglia sterminata e con questo cinismo. E poi anche il personale medico: sono stati ammazzati centinaia di medici, paramedici, infermieri e infermiere negli attacchi contro ospedali e ambulanze.

DOMANDA: Cosa dobbiamo fare noi persone della società civile, noi “comuni mortali”?

RISPOSTA: Innanzitutto c'è la necessità di un cessate il fuoco immediato una cosa che bisogna fare, che bisogna chiedere a gran voce. il nostro governo, e questo paese, tradendo la sua tradizione diplomatica di grande principio e di grande rispetto del diritto internazionale che nel nostro ordinamento costituzionale ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie, questo governo si è astenuto dalla risoluzione delle Nazioni Unite sul cessate il fuoco: è necessario che la gente esprima la propria opinione rispetto al governo, e questo alla fine risponde al popolo delle proprie azioni. E quindi è necessario che ci si faccia sentire con il nostro governo e poi anche con la stampa che è totalmente connivente che, come nei peggiori genocidi (quello in Ruanda e quello in ex-Jugoslavia, solo considerando gli ultimi anni) sembra completamente imbastardita, nel senso che non riporta più i fatti, non permette alla gente di acquisire consapevolezza e continua a fornire una visione parziale e alterata.

DOMANDA: mi permetto di aggiungere una cosa: un'altra arma molto potente potrebbe essere quella del boicottaggio economico...

RISPOSTA: Allora, il discorso è questo: il sistema dell'apartheid in Sudafrica non è finito perché gli stati un bel giorno si sono svegliati e hanno deciso di sospendere le relazioni con lo stato di apartheid del Sudafrica, ma è partita dalla società civile la protesta, il boicottaggio e la pressione per sospendere gli accordi commerciali e far sentire il peso dei propri crimini al Sudafrica. La stessa cosa certamente deve succedere con Israele, ma qui siamo oltre, nel senso che siamo veramente in area di genocidio ed è necessario che ci sia proprio una riconsiderazione delle relazioni, soprattutto dei paesi occidentali, con Israele, richiedendo anche l'applicazione della giustizia internazionale, e cioè che chi ha commesso crimini paghi.

Gli ospiti dell'incontro da sinistra: Luigi Daniele, Luisa Morgantini, Luigi de Magistris, Francesca Albanese e il moderatore Maurizio del Bufalo
Gli ospiti dell'incontro da sinistra: Luigi Daniele, Luisa Morgantini, Luigi de Magistris, Francesca Albanese e il moderatore Maurizio del Bufalo


 
Nuovi contenuti sull’ “emergenza umana” e umanitaria in corso sono in cantiere, intanto riproponiamo tutti quelli pubblicati tra le nostre pagine virtuali sulla questione palestinese, a partire dallo scorso Aprile, e in cui parliamo di:






6) Un commento di diversi appelli per un cessate il fuoco immediato e un invito a firmarli (meno del minimo di quello che possiamo e dobbiamo fare)






Qui invece la registrazione completa dell'evento organizzato dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e dal Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli.



La sala gremita


Diverse copie del libro esposte sul banchetto



Non ci può essere pace sotto l’occupazione...  Esigiamo un cessate il fuoco immediato!



ultima modifica 22/01/2024 20:12

Nessun commento:

Posta un commento