DIRITTI LGBTQ+ E PEDOFILIA NELLA CHIESA: DA WOJTYLA A BERGOGLIO PASSANDO PER RATZINGER
Muore un papa e un altro è stato “già fatto”: per la prima volta dopo secoli la carica di sovrano della teocrazia vaticana è stata ricoperta contemporaneamente da un “Papa Papa” e un “Papa Emerito”. In questo post parliamo di due temi legati alla sessualità, molte volte confusi da chi crede, in maniera totalmente irrazionale, che siano legati: la posizione della chiesa nei confronti della comunità LGBTQ+ e gli insabbiamenti degli scandali della pedofilia nel clero, all’insegna del detto “i panni sporchi si lavano in famiglia”.
DUE PAPI “CONTEMPORANEI”
Si è soliti considerare Joseph Aloisius Ratzinger, “delfino” di Karol Jozef Wojtyla, più conservatore rispetto a Mario Bergolio, e a pochi giorni di distanza dalla morte del primo viene naturale interrogarsi sul grado di “conservatorismo” di Benedetto XVI rispetto all’ipotetico tasso “rivoluzionario” di Francesco I.
Non è un caso che Francesco, gesuita, abbia scelto il nome del santo povero per eccellenza e che sia ideologicamente riconducibile alla “Teologia del Popolo”, corrente di pensiero legata alla “Teologia della Liberazione” ma epurata degli elementi dottrinali marxisti. Tralasciando tutta una serie di eventi più simbolici (come la scelta di non usare gioielli sfarzosi o di accogliere alcuni senzatetto nelle mura vaticane) e politico-finanziari (come la riforma dello IOR, la banca vaticana, annunciata dall’ultimo papa o il sostegno di Wojtyla a Solidarnosc durante la guerra fredda contro il comunismo di stampo stalinista) oltre che di attualità e storici (come le stesse ragioni che hanno spinto Ratzinger a dimettersi, tra cui ci sarebbe anche una presunta “lobby gay” che lo avrebbe ostacolato) iniziamo a concentrarci su come gli ultimi tre papi hanno affrontato la “questione LGBTQ+”.