5.1.23

MORTO UN PAPA CE NE STA UN ALTRO...

DIRITTI LGBTQ+ E PEDOFILIA NELLA CHIESA: DA WOJTYLA A BERGOGLIO PASSANDO PER RATZINGER

 



Muore un papa e un altro è stato “già fatto”: per la prima volta dopo secoli la carica di sovrano della teocrazia vaticana è stata ricoperta contemporaneamente da un “Papa Papa” e un “Papa Emerito”. In questo post parliamo di due temi legati alla sessualità, molte volte confusi da chi crede, in maniera totalmente irrazionale, che siano legati: la posizione della chiesa nei confronti della comunità LGBTQ+ e gli insabbiamenti degli scandali della pedofilia nel clero, all’insegna del detto “i panni sporchi si lavano in famiglia”.


DUE PAPI “CONTEMPORANEI”

Si è soliti considerare Joseph Aloisius Ratzinger, “delfino” di Karol Jozef Wojtyla, più conservatore rispetto a Mario Bergolio, e a pochi giorni di distanza dalla morte del primo viene naturale interrogarsi sul grado di “conservatorismo” di Benedetto XVI rispetto all’ipotetico tasso “rivoluzionario” di Francesco I.

Non è un caso che Francesco, gesuita, abbia scelto il nome del santo povero per eccellenza e che sia ideologicamente riconducibile alla “Teologia del Popolo”, corrente di pensiero legata alla “Teologia della Liberazione” ma epurata degli elementi dottrinali marxisti. Tralasciando tutta una serie di eventi più simbolici (come la scelta di non usare gioielli sfarzosi o di accogliere alcuni senzatetto nelle mura vaticane) e politico-finanziari (come la riforma dello IOR, la banca vaticana, annunciata dall’ultimo papa o il sostegno di Wojtyla a Solidarnosc durante la guerra fredda contro il comunismo di stampo stalinista) oltre che di attualità e storici (come le stesse ragioni che hanno spinto Ratzinger a dimettersi, tra cui ci sarebbe anche una presunta “lobby gay” che lo avrebbe ostacolato) iniziamo a concentrarci su come gli ultimi tre papi hanno affrontato la “questione LGBTQ+”.

 

 

OMOSESSUALITÀ “AL ROGO”: L’ABOMINIO DEL PENSIERO DOMINANTE E PATRIARCALE. DAL GIUBILEO DEL 2000 AL RICORSO ALLA PSICHIATRIA IN ETÀ INFANTILE AUSPICATO DA BERGOGLIO



Sul tema dell’omosessualità (sarebbe più preciso parlare di preferenze sessuali e di identità di genere, ma la questione viene semplificata, erroneamente, dalla stampa e dall’opinione pubblica, con il termine che designa l’attrazione per persone dello stesso sesso) ci sono sicuramente delle differenze di vedute che emergono dalle parole degli ultimi due papi “contemporanei”, mentre una ferrea continuità dogmatica e totalmente fuori dal tempo si è delineata tra Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.


Nell’estate del 2000, anno del giubileo, il papa polacco si scagliava contro il Gay Pride: <<non posso esprimere amarezza per l’affronto recato al grande Giubileo e ai valori cristiani di una città che ha tanto a cuore tutti i cattolici del mondo: la Chiesa non può tacere la verità, perché verrebbe meno alla fedeltà verso Dio Creatore e non aiuterebbe a discernere ciò che è bene da ciò che è male>>. Recita poi alcuni passi del catechismo sugli atti omossessuali: <<un numero non trascurabile di uomini e donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione oggettivamente disordinata costituisce per la maggiorparte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione e delicatezza. A loro si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare>>: insomma, dopo aver parlato di “affronto”, dopo un’ingerenza negli affari di uno stato sovrano che concede una manifestazione libera e gioiosa e dopo aver definito, sostanzialmente, l’omosessualità come una malattia (l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha cancellato l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali solo nel ‘90, ma sull’argomento ci torniamo sopra a proposito di Papa Francesco fra poco) dice anche che gli omosessuali non devono essere discriminati: meno male! Almeno non ha detto che devono andare sul rogo come nel medioevo (in molti paesi l’omosessualità è ancora illegale e in alcuni casi punita, con la pena di morte). Questa linea di pensiero che sostiene "la prova" che i cristiani dovrebbero affrontare verrà riconfermata dal suo successore...

Dopo la morte di Ratzinger, avvenuta lo scorso 31 Dicembre, una delle prime voci “fuori dal coro” che si è alzata è stata quella di Vladimir Luxuria, prima deputata transgender in uno stato europeo eletta con Rifondazione Comunista nel 2006: <<mi dispiace per la perdita della persona e per la sua sofferenza, però non posso ipocritamente tacere i grandi contrasti che ha avuto con la comunità LGBTQ+, contrasti affievoliti con Papa Francesco>> ha detto in un’intervista, ricordando quando il defunto papa emerito ha definito le nozze gay <<il “potere antispirituale dell’Anticristo" e l’ “autodistruzione della società”>>.




Nel 2006, di ritorno da Valencia esprimeva contrarietà per le “coppie di fatto” e per le tutele legali per queste (non sancite da una legge specifica ma affidate a precedenti giurisprudenziali), sia etero che omosessuali: <<non posso tacere la mia preoccupazione per le leggi sulle coppie di fatto (…) non si sentono di accettare la convivenza giuridicamente ordinata e vincolante del matrimonio (...) Quando vengono create nuove forme giuridiche che relativizzano il matrimonio e la rinuncia a legami definitivi si riceve un suicidio giuridico. In tal caso decidere per chi già fa fatica diventa ancora più difficile. Si aggiunge poi, per altre forme di coppie, la relativizzazione della differenza dei sessi. Diventa così uguale il mettersi insieme di un uomo e una donna con quello di persone dello stesso sesso. Con ciò vengono tacitamente confermate quelle teorie funeste che tolgono ogni rilevanza alla mascolinità o alla femminilità umana, come se si trattasse di un fatto puramente biologico. Teorie secondo cui l’uomo, cioè il suo intelletto o la volontà, decide liberamente cosa egli sia o non sia: c’è in questo un deprezzamento della corporeità da cui consegue che l’uomo volendo emanciparsi dal suo corpo, dalla sfera biologica, finisce per distruggere sé stesso. Se si dice che la chiesa non dovrebbe inserirsi in questi affari, allora possiamo solo rispondere: forse che l’uomo non ci interessa?! I credenti, in virtù della grande cultura della loro fede, non hanno forse il diritto di pronunciarsi in tutto questo?! Non è piuttosto il loro, il nostro dovere, alzare la voce per difendere l’uomo, quella creatura che proprio nell’unità inseparabile di corpo e anima è immagine di Dio?>>.

Insomma, oltre alle solite ingerenze negli affari di uno stato sovrano, che dovrebbe tutelare tutte le “famiglie” (e non solo quelle unite in un matrimonio “burocratico” tra uomo e donna), e non discriminare in base al tipo di relazione, oltre al non voler riconoscere l’“amore” in quanto tale, Ratzinger non accettava chi nasce sentendo di appartenere a un genere diverso e, probabilmente, non si rendeva nemmeno conto (ma non avrebbe accettato comunque) che ci sono anche delle persone che scelgono di non essere “etichettate” né come maschi né come donne (e cioè delle “identità non binarie”) oppure che “spaziano” da un’identità di genere all’altra in maniera “fluida”, o che si sentono incluse in diverse identità contemporaneamente oppure, ancora, che le escludono tutte (e quindi si parla di genderqueer, pangender, genderfluid, demigender, agender e di tutte quelle definizioni che rientrano nella “Q” di “Queer” o di “Questioning” e nel simbolo “+” alla fine dell’acronimo LGBTQ+, acronimo che non a caso può essere più lungo e di cui esistono diverse varianti come LGBTQUIAPK+): identità che prescindono dall’orientamento sessuale, o meglio, possono “combinarsi” con l’attrazione fisica verso persone con le stesse o altre identità di genere, “canoniche” o meno (per esempio una persona può sentirsi contemporaneamente parte uomo e parte donna ma essere attratta solo dagli uomini, oppure una persona nasce uomo, si sente donna ma è attratta solo dalle donne). 

Quando poi si parla del “disegno di Dio” ci si dovrebbe chiedere, per esempio, perché l’ipotetico dio crea anche le persone intersessuali, che presentano caratteristiche non riconducibili Al discorso binario “uomo-donna”… Sono forse creature del demonio, punizione contro lo spirito dell’anticristo che ci perseguita da quando quella stupida di Eva ha assaggiato il frutto proibito?!

Rosario Coco di Gaynet.it è stata un’altra voce “che stona” con le condoglianze e il dolore che, ovviamente, dovrebbe essere provato verso ogni sofferenza, ma che non dovrebbe “offuscare” ciò che di negativo si è fatto o detto in vita: oltre all’opposizione alla legge sulle coppie di fatto succitata (che poi non andò in porto) ricorda in un tweet che Ratzinger è stato  <<autore della “pastorale delle persone omosessuali” del 1986, che indirizza ancora oggi la chiesa e definisce la “condizione” omosessuale come un “disordine morale”, a prescindere degli atti omosessuali>>; si è anche battuto <<contro l’uso del preservativo in Africa per contrastare l’HIV>>, contro il testamento biologico, l’aborto (che, a detta di chi scrive, potrebbe essere “sconfitto”, e relegato a casi eccezionali come una gravidanza conseguente a uno stupro, con la prevenzione, l’educazione sessuale e l’uso di precauzioni come il preservativo -fondamentale anche contro le malattie sessualmente trasmissibili- e la pillola anti-concenzionale, entrambe ritenute peccaminose dai dogmi cattolici e che stentano a entrare nelle nostre scuole a differenza del crocifisso e dell’ora di religione) e ha definito <<il ‘68 una concausa della pedofilia>> (sulla questione della pedofilia nella chiesa ci torniamo fra poche righe!).

Al contrario di quanto si possa pensare, nemmeno il monarca vaticano ancora vivente ha iniziato una vera e propria “rivoluzione” per l’inclusione della comunità LGBTQ+, nonostante abbia manifestato delle timide aperture che comunque sono in netto contrasto con le posizioni del defunto Benedetto XVI. La prima “apertura” di Francesco arriva nel 2013: <<se una persona è gay e cerca il signore, chi sono io per giudicarla>> diceva ai giornalisti. 




Cinque anni dopo arrivano altre dichiarazioni sull’omosessualità che stridono con le precedenti, anche se non “logicamente” incompatibili (dal suo obsoleto punto di vista): <<una cosa è quando si manifesta da bambino: ci sono tante cose che si possono fare con la psichiatria, ecc… Per vedere come sono le cose. Un’altra cosa è quando si manifesta da grande, dopo i venti anni circa>>.




Insomma: i gay non sono più la manifestazione dell’anticristo ma bisognerebbe intervenire subito, quando si è piccoli, è una questione meramente “medica” (anche se abbiamo già ricordato che per l’OMS non è una malattia, ma la teoria a-scentifica della patologia è ancora molto in voga tra gli “omofobi” meno radicali, anche se comunque discriminatoria e grave!), viene propinata la logica della “medicalizzazione” del “deviante” che comunque va “tollerato”: ricordiamo che ancora oggi esistono nel mondo e in Italia le “terapie di conversione”, basate sull’assunto che l’omosessualità sia anormale, una patologia da guarire con l’abuso di strumenti psichiatrici e la coercizione fatta anche di pratiche pseudo-psicoterapeutiche ed esorcistiche.

 


Almeno questa volta il papa vagamente “socialisteggiante” non si è “impicciato” degli affari dello stato in cui è situato l’enclave vaticana e degli altri stati a maggioranza cattolica, esprimendosi anzi a favore delle unioni civili. Ha poi chiarito (nuovamente) che la chiesa non rifiuta la comunità LGBT, <<altrimenti sarebbe una setta>> e ci sono stati una serie di episodi, in netta discontinuità col suo predecessore, come l’incontro in Vaticano con alcune persone trans e con credent@ della comunità LGBT cristian@, la benedizione di Francesco Lepore, (omosessuale ed ex-prete che ha denunciato altri prelati con comportamenti “disinvolti” e meno coerenti del suo), l’invito ai genitori di figli gay a rispettarli, un battesimo di una bimba di una coppia sposata solo civilmente (senza violare il diritto canonico che prevede che almeno un genitore si impegni a educare il battezzato secondo i dettami religiosi) e un altro battesimo, non fatto direttamente da lui ma comunque avvenuto durante il suo pontificato, delle figlie di una coppia omogenitoriale.

 

 

L’ACCUSA DI “INSABBIAMENTO” DEI CASI DI PEDOFILIA: I PANNI SPORCHI SI LAVANO IN FAMIGLIA





Sulla questione della pedofilia tutti e tre i papi (e svariati prelati) sono stati accusati  di aver “avallato” in qualche maniera l’ “insabbiamento” dei tremendi abusi sessuali su minori, in alcuni casi non prevenendo il compiersi di tali orribili atti, disponendo soltanto i trasferimenti dei presunti, o veri, colpevoli e quindi "coprendoli” e “riparandoli” dalle conseguenze penali delle loro responsabilità. Specularmente sono stati anche difesi da queste accuse, affermando che sono stati invece promotori di un processo volto “a fare chiarezza” sul tema delle violenze sessuali ed enfatizzando le -ovvie, ma forse non sufficienti- prese di posizione contro il fenomeno.

 




All’inizio dello scorso mese si è diffusa la notizia che un giornalista di origine polacca ha condotto una ricerca su fonti aperte, come dei documenti dei servizi segreti de-secretati e altri “non distrutti” negli archivi ecclesiastici, spiegando che Wojtyla, quando era arcivescovo di Cracovia avrebbe trasferito preti e diaconi colpevoli di abusi su minori lasciandoli impuniti e con il rischio concreto che tali violenze si ripetessero, come avvenuto nel caso del violentatore seriale Eugeniusz Surgent che dopo essere stato in prigione per aver abusato di sei bambini avrebbe addirittura insegnato anche catechismo. 

Invece nella versione “a difesa” di Giovanni Paolo II si afferma che sarebbe venuto a conoscenza delle violenze solo decenni dopo, e si è aperta una polemica sulla sua canonizzazione da parte di Francesco che, a sua volta, sarebbe stato a conoscenza di queste vicende. Mentre l’autore si appresta a pubblicare un volume in merito e aspetta risposte da Oltretevere, il Vaticano ha annunciato un’indagine. 

Analoghe accuse di occultamento di casi del genere, in diverse parti del Mondo, sono state mosse ad altri alti prelati vicini al papa polacco, come l’allora segretario di Stato-teocratico Angelo Sodano che tra le varie cose parlò, a torto, di <<chiacchiericcio mediatico>> riferendosi a Marcial Maciel Degollado: il fondatore dei Legionari di Cristo, sospettato di essere un pedofilo già dal 1948, fu condannato solo nel 2006 durante il pontificato di Ratzinger (e a seguito di un’indagine approvata da lui quando era ancora cardinale) alla pena di <<una vita riservata di preghiera>>, risparmiandogli un processo più grave per età e condizioni di salute; simile accuse furono rivolte anche al suo segretario personale Stanislaw Dziwisz (il Vaticano ha archiviato un’inchiesta a suo carico per le presunte coperture) e al vertice del Dicastero per il clero Darìo Castrillon Hoyos che in una lettera si congratulò per la sua “lealtà” con il monsignore francese Pican: quest’ultimo venne condannato a tre mesi con pena sospesa per non aver denunciato gli abusi di padre René Bissey che invece fu condannato a 18 anni, trincerandosi dietro il segreto confessionale e professionale. Hoyos ebbe dei contrasti con altri uomini di chiesa Irlandesi sempre riguardo all’opportunità di segnalare gli orrendi atti, e un altro contrasto ci sarebbe stato anche con Ratzinger che sollecitava Wojtyla a rendere obbligatorio questo tipo di segnalazioni.

 

NON COMMETTERE ATTI IMPURI: QUANDO IL PECCATO È ANCHE REATO E VIENE COPERTO DAL “SISTEMA DEL SILENZIO”

 




Ma anche Benedetto XVI, prima dell’elezione a sommo pontefice nel 2005, e prima di essere il primo monarca a parlare pubblicamente del problema, è stato coinvolto in una vicenda ancora poco chiara e in corso giudiziario, risalente a quando era ancora arcivescovo di Monaco negli anni ‘80: nella diocesi giunse un chierico, Peter Hullermann, sospettato di abusi su minori che doveva “curarsi”. In maniera sconsiderata gli fu affidato un incarico a contatto con i fedeli e abusò ancora della loro anime e del loro corpo. Stando a chi lo difende ciò avvenne all’insaputa di Ratzinger e per opera di un suo sottoposto, ma lo studio di avvocati che curano gli interessi di uno degli abusati, che ora ha 38 anni e che inizialmente non era creduto nemmeno nella sua famiglia, ritengono che Ratzinger possa aver commesso degli errori nella valutazione di altri tre casi simili. A tal proposito anche lo stesso papa emerito aveva dichiarato che la stessa chiesa era colpevole di non aver sufficientemente contrastato questa sua <<grandissima colpa>>.

Quando il papa tedesco era prefetto del Dicastero per la dottrina della fede (e quindi nello stesso periodo delle “schermaglie” con Hoyos, considerando che ha ricoperto la carica dall’81 al 2005) raccomandava a un vescovo californiano di essere molto <<prudente>> nella valutazione di <<incidenti>> per <<il bene della chiesa universale>>: il caso da trattare con <<cura paterna>> era quello di Stephen Kiesle, che aveva molestato un bambino nel ‘78 e una bambina nel ‘95 ma che era accusato di più di dieci casi di molestie (e che pochi mesi fa, dopo 10 anni di carcere, ha investito due persone con l’auto, uccidendone una, mentre era al volante ubriaco).

Un'altra sua lettera sulla <<violazione del Sesto Comandamento di un membro del clero con un minore>> e dal titolo <<Crimen Sollicitationis>> fu inviata a tutti i vescovi del globo nel 2001, ed è emersa durante un procedimento giudiziario in Texas quattro anni dopo: bisognava condurre le indagini a porte chiuse e mantenere segrete le evidenze fino a 10 anni dopo che la vittima avesse raggiunto l’età adulta, e cioè nel periodo in cui la chiesa poteva rivendicare la giurisdizione del caso e in cui potevano essere applicate sanzioni, come la scomunica, a chi avesse rotto il segreto pontificio, riportava il The Observer nel 2005, una settimana dopo la sua elezione al soglio pontificio. La lettera sarebbe stata firmata anche da Tarcisio Bertone, lo stesso che affermava che omosessualità e pedofilia erano legate (a essere maliziosi e cadendo in precipitose quanto intellettualmente disoneste conclusioni affrettate, si potrebbe invece affermare che la sessualità “repressa” potrebbe sfociare nella pedofilia, ma stando alle statistiche pare che la percentuale di preti pedofili rispecchi quella nella società laica). Per questo il neo-papa venne accusato di intralcio alla giustizia e chiese l’immunità in quanto capo di Stato, immunità concessa sotto la presidenza di George W. Bush (un altro esempio di come il potere temporale si sovrappone a quello spirituale).

Delle lettere quasi identiche e simili alle succitate furono scritte dal cardinale Luis Francisco Ladaria Ferrer, stando a quanto riporta l’autore di Lussuria (edito da Feltrinelli) e vicedirettore de Il Domani Emiliano Fittipaldi che definisce questo modus operandi come <<sistema del silenzio>>: la prima consiste in un documento del 2012 in cui viene condannato allo stato laicale un sacerdote, Giovanni Trotta, <<colpevole di delitti con minori contro il sesto comandamento>>. Nel documento si raccomanda che il provvedimento non generi <<scandalo tra i fedeli>>. La vicenda emerge però quando l' "orco" Trotta diventa, da uomo laico, allenatore di una squadra di calcio giovanile: abusa di altri minori, scatta loro foto in atteggiamenti intimi per poi divulgarle mentre dava loro “lezioni private” e nessuno conosceva i suoi precedenti perché non bisognava creare scandalo tra i fedeli!…

L’altra lettera “fotocopia” fu inviata a un vescovo francese che aveva ricevuto delle denunce riguardo un altro abusatore seriale, quello di Bernard Preynat: l’arcivescovo Philippe Barbarin verrà condannato a 6 mesi per omessa denuncia e poi assolto perché giudicato come non obbligato a denunciare, essendo venuto a conoscenza degli abusi molti anni dopo. Presenterà due volte le sue dimissioni da arcivescovo a Francesco, rispettivamente in occasione della prima e della seconda sentenza, e il papa argentino le accetterà solo la seconda volta.

Ladaria ricopriva la stessa carica di Ratzinger prima che diventasse papa, e da lui era stato designato per il compito. Sotto il pontificato di Francesco viene opposta l’immunità diplomatica al suo invito a comparire nel tribunale francese: anche se non ha commesso alcun reato, ha <<certamente promosso una cultura dell’omertà che mal ci concilia con la carica che ricopre e con le promesse di Francesco sulla trasparenza del suo pontificato rispetto alla vicenda della pedofilia ecclesiastica>>, nota il giornalista Fittipaldi, che definisce Ladaria “fedelissimo” di Bergoglio.

 

GLI SFORZI DI FRANCESCO E UNA PROMESSA ANCORA NON MANTENUTA


 


Siamo giunti al periodo del pontificato di Francesco, e quindi al fardello lasciato da Benedetto XVI al suo successore. Iniziamo proprio dalla promessa ancora non mantenuta di istituire un tribunale speciale per processare i vescovi insabbiatori, promessa annunciata nel 2015.

Sempre il giornalista Fittipaldi, però questa volta sull’ Espresso a Gennaio 2018, nell'articolo dal titolo "Pedofilia, ecco come papa Francesco ha promosso chi ha insabbiato lo scandalo", notava poca coerenza nell’operato del santo Padre  per due promozioni nel cosiddetto “C9”, il Consiglio dei Cardinali: quella dell’australiano George Pell, accusato di abusi su dei chierichetti a Melbourne, condannato a 6 anni iniziati a scontare in un carcere di massima sicurezza e poi assolto, perché la colpevolezza non era stata provata oltre ogni ragionevole dubbio, dopo il ricorso. Pell ha anche affermato che l’omosessualità è sbagliata e che <<per il bene dell’umanità non deve essere incoraggiata>>; l’altra promozione “discussa”, menzionata nell’articolo dell’Espresso, è quella di Oscar Rodriguez Maradiaga, nel cui arcivescovato <<trovò rifugio un prete pedofilo inseguito da anni dall’Interpol>>; inoltre si spiegava che il Papa veniva anche fischiato dai fedeli durante una visita in Cile, dove si erano verificate delle <<gravissime vicende di pedofilia>>: ci si riferisce alla vicenda del “prete-santone” Miguel Salvador Fernando Karadima Farina che, pochi mesi dopo la pubblicazione dell’articolo, verrà “spretato” e per cui verrà iniziata una nuova inchiesta in Cile, dopo che aveva ricevuto un altra condanna da una corte cilena sette anni prima (prescritta, ma che accertò le violenze e anche un giro di soldi per “comprare” il silenzio di alcuni abusati, secondo la chiesa invece elargiti come atti di beneficienza) e anche un’altra canonica sempre <<a una vita ritirata di penitenza>>. In quel frangente Fittipaldi si concentrava su <<tre eminenze assai chiacchierate>>, gerarchicamente promosse dal Papa: Juan Barros Madrid (per più di vent’anni a fianco di Karadima, celebrò anche i funerali del dittatore Pinochet), Ricardo Ezzati e Francisco Javier Errazuriz. Quest’ultimo in particolare, anche lui promosso nel “C9”, quando gli erano state presentate delle denunce su Karadima le aveva definite insufficienti e si era limitato, come troppo spesso avviene, a trasferirlo. In seguito chiese perdono precisando che <<al termine di una prima indagine ho lasciato in sospeso la causa perché in attesa di nuove informazioni e per approfondire quelle già ottenute>> ed esprimendo il concetto di presunzione d’innocenza in favore di Karadima.

C’è da dire però che Francesco negli ultimi anni ha fatto pubblicare un vademecum con una linea operativa unica che i vescovi (i quali troppo spesso hanno teso a non credere alle vittime -come ricorda lo stesso Papa- nella migliore delle ipotesi, o a insabbiare volutamente, nella peggiore) devono seguire quando gli vengono presentate delle denunce; ha abolito il segreto di stato pontificio sui procedimenti canonici per abusi; ha riformato il codice di diritto canonico prevedendo che le violenze sessuali e la pedofilia non saranno più reati contro gli obblighi dei consacrati ma reati contro la persona e la sua dignità; ha stabilito che le immagini pornografiche di minori fino a 18 anni, e non più fino a 14, saranno considerate materiale pedopornografico; ha fatto pubblicare il primo rapporto della CEI sulle violenze denunciate negli scorsi due anni insieme al trasmissione verso il dicastero della Dottrina della fede (sempre quello al cui vertice c’era prima Ratzinger e poi Ladaria) di fascicoli con più di 600 denunce di presunti abusi degli ultimi decenni.

 

In conclusione: chi scrive questo articolo, che auspica un ritorno del cristianesimo alla sua radice “primitiva” in senso egalitario (lo stesso Gesù può essere visto come un proto-comunista, oltre che un “esaltato” in senso positivo e una persona che ha avuto il coraggio di sfidare le autorità dominanti del suo tempo), non vuole di certo offendere o criticare la libera adesione a un credo o a una fede (che sia politica o spirituale), ma crede che non si possa tollerare l’ingerenza nelle questioni “temporali” che riguardano la sovranità di uno stato (sono favorevole ovviamente all’abolizione dei patti lateranensi e a maggiori imposte per i costi sostenuti per garantire l’esistenza “materiale” dei vari luoghi di culto, in proporzione a quanto posseduto dalle rispettive organizzazioni religiose) e la libertà dell’individuo.

E soprattutto: si è liberi di considerare l’omosessualità una malattia così come si è liberi di credere alle vergini che restano incinta e magari non porre un minimo di attenzione ai messaggi davvero rivoluzionari di Gesù (“ama il tuo nemico” in primis), però non si è liberi di interferire e di discriminare qualcuno per l’identità di genere o per l’orientamento sessuale, ed è ora di fare definitivamente chiarezza sugli abusi e sulle violenze commesse dai religiosi -così come su quelli commessi da chiunque altro- assumendosi le responsabilità morali e penali che ne conseguono, incluso i risarcimenti alle vittime: fate un “mea culpa” e costituitevi alle autorità civili e divine!

 

Pruno Lignostico 

 

 

Come di consueto concludiamo il post con 2 citazioni musicali correlate a quanto scritto.

La prima è eufemisticamente radicale, a tratti gratuitamente e banalmente scurrile (come del resto gran parte della musica rap), ma tocca comunque dei temi citati nel post (il giubileo, l’enclave vaticana “buona solo a svoltare le sigarette”, l’omosessualità ecc.) e la riteniamo musicalmente gradevole: per questo abbiamo deciso di includerla: si intitola “Strozzapreti alla Romana” e gli autori sono Danno (Colle Der Fomento), Suarez e Chef Ragoo.

 


La seconda è invece molto più raffinata da un punto di vista melodico e testuale e si intitola “Tu lo chiami Dio”, dei 99 Posse e dei Bisca.




ultima modifica 8/11/23 18:40

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