7.1.23

MANUALE DI GUERRA PSICHICA

UN LIBRO DITATTICO-INFORMALE PER PREPARARSI AL CONFLITTO SOCIALE E A <<UN NUOVO TIPO DI GUERRA PSICHICA E MEMETICA, CON L’OBIETTIVO CHE È  SEMPRE LA PACE>>

Tra le righe della rubrica RecenTips recensiamo e facciamo un conciso “riassuntazzo” del “Manuale di guerra psichica”, un trattatello che riteniamo il punto di arrivo, “ideale” per chi si definisce attivista o intraprende un percorso di militanza politica, di una traiettoria che inizia dal plurisecolare “L’arte della guerra” passando per il “Manuale del guerriero della luce”.




UN TRATTATELLO SU GUERRA PSICHICA E CONFLITTO SOCIALE

Il libro è un “trattato informale” dove si trovano alcune istruzioni sulle strategie di combattimento e consigli tattici per le “guerre” –perlopiù in senso lato- ascrivibili allo stesso filone di testi come l’antichissimo “L’arte della guerra” di Sun Tsu: la differenza principale con questi scritti sta nel fatto che non è un “vero e proprio” trattato militare, non insegna a sparare, a intercettare le comunicazioni di una milizia nemica fornendo nozioni di crittografia o ad assaltare fortezze, e nemmeno specifiche tecniche di psywar (guerra psicologica) per seminare il panico in una popolazione avversa, dato che il “campo di battaglia” non è quello militare tout court o delle rivolte “fisiche” contro delle istituzioni (anche se non mancano dei richiami alla guerra vera e propria) ma quello del conflitto sociale in un’ottica di militanza politica, finalizzata principalmente ad azioni di critica e protesta.

Del resto anche lo storico scritto di Sun Tsu (anche se l’attribuzione a un unico autore del testo, risalente a più di venti secoli fa, è “filologicamente” incerta), e alcune delle “verità” che lo contraddistinguono come quella sulla gestione non distruttiva della conflittualità (in parole povere: “il conflitto più vittorioso è quello che si combatte senza combattere, senza impugnare le armi”) ha influenzato fortemente la cultura orientale e non solo, permeando eterogenei ambiti formativi e, di certo, non usato soltanto nelle accademie militari, anche se fornisce dei consigli pratici e generici sulla strategia delle ostilità…

Questo filo conduttore “strategico” è fuso con lo stile ricercato e con i consigli pratici ed etici di un altro “manuale informale”, di cui molti avvertiranno il richiamo sin dalle prime righe, e cioè con il “Manuale del guerriero della luce” di Paulo Coelho. Gli elementi spirituali e cristiani che si trovano nell’opera dello scrittore brasiliano vengono però depurati e sostituiti dai principi morali dell’attivismo politico, spesso con tratti edonistici e leggermente esoterici.

La prospettiva “politico-spirituale” antagonista da cui il “Manuale di Guerra Psichica” osserva il conflitto sociale (e questo altro <<non è che la continuazione della Guerra Psichica con altri mezzi>>) è principalmente quella di una <<guerra delle ombre>>, cioè di un conflitto portato avanti tramite trappole psicologiche, insidie comportamentali e manovre di propaganda: <<quando il nemico non può offendere il vostro corpo nell’ordinamento democratico, offenderà la vostra ombra>> e perciò, incitano gli autori dalla quarta di copertina, <<sarà cosa utile che vi prepariate sin da subito>>!

L’obiettivo dichiarato del “trattatello” contiene un riferimento specifico al contesto italiano: <<saper affrontare il conflitto sociale in tempi di pace o meglio di guerra sospesa nella notte della Repubblica>>: quest’ultima espressione evoca le trame degli anni di piombo, delle stragi di mafia e di stato, e degli intrighi “istituzionali” portati avanti a partire dal periodo della “prima repubblica” fino alla “terza” (nel gergo storico-giornalistico il primo periodo va dal dopoguerra fino alla caduta di Craxi; la seconda dall’ascesa di Berlusconi alla “tecnocrazia” inaugurata con il governo Monti).

Nelle centoquarantasei pagine che scorrono con leggerezza, seppure dense di spunti teorici imprescindibili e connaturati –forse a volte un po’ “prevedibili”- nella personalità di chi si fa carico di un impegno sociale e attivistico, si <<insegna a combattere oltre ogni disciplina o gerarchia, il sabotaggio, la propaganda, lo schieramento in battaglia dell’arte e della poesia, l’uso antagonista dello spionaggio e degli affari. Invita a far festa nella guerra, a gestire i doppiogiochismi, i ricatti, gli scandali, gli infiltrati, il dissenso, la vita mondana, la perversione, la delazione, il furto, la delinquenza, la prigionia, il tradimento, l’amore e l’alleanza>>


“RIASSUNTAZZO” DEI “CONSIGLI PRATICI” PER IL/LA GUERRIER# PSICHIC#

I venti capitoletti in cui si articola l’opera sono intramezzati dalle grafiche raffiguranti movimenti delle arti marziali (un po’ ripetitive e ripetute, ma comunque gradevoli e tanto semplici quanto efficaci) e da brevi citazioni che spaziano da autori come Karl Marx fino ai rapper anglofoni Skepta e Asap Rocky.

Passiamo ora a leggere e commentare alcuni dei passi che chi scrive ritiene più significativi, che sono divisi in duecentoventotto massime e riflessioni, ricalcando l’impostazione strutturale dei testi succitati: probabilmente nell’introduzione si trova quella più importante, oltre che la più prossima all’ethos dell’opera di Coelho e parafrasata in altri punti del libro, e anche quella più “generica” sulla “guerra”, una guerra che volenti o nolenti ci si appresta a combattere o subire: <<non è importante vincere o perdere, ma che sappiate condurla da giusti e dritti, allora anche in caso perdiate avrete insegnato qualcosa a quelli che verranno dopo>>.

Nella seconda parte dell’introduzione, intitolata “Individuare il nemico”, si spiega che questo deve essere convinto <<a diventare vostro amico contro la nuova circostanza del nemico tecnologico della vita naturale>> (un concetto in qualche modo affine a un altro spiegato su queste pagine, a proposito della  “tematica 1312nel post dedicato alla manifestazione "Assembramentah", dove abbiamo preso parte come pseudo-redazione).

Nel secondo capitoletto, “Una comune idea di Mondo”, si chiarisce che essa <<non è solo una fede o un’idea, è la vostra arma più potente>>, concetto riassumibile nella nozione gramsciana di “contro-egemonia”. Quando si afferma che <<la guerra psichica in corso non deve seguire il modello della sfida né deve cadere nella trappola della competizione (...) non per sfida o per competere, ma solo e soltanto a protezione di ciò che vi rende felici fin d’ora>> si richiama la differenza tra “antagonismo” e “agonismo” in politica: il primo termine prevede ostilità senza quartiere, mentre l’accezione del secondo si focalizza su contrasti, anche durissimi, ma condotti rispettando sempre l’altro.

Infatti, entrando nel merito della questione dei “Nemici psichici” si precisa come non si debba mai dimenticare <<che gli onesti non mancano tra le truppe del nemico>> e quindi, nel momento in cui questi finiscono in ostaggio <<avrete il dovere morale>> di salvarli. In più è un bene avere qualche amico tra le fila nemiche perché <<torneranno utili per entrambe le parti nelle relazioni diplomatiche>>.

Dopo aver parlato di due tipologie di nemico, quello “narcisista” e quello “silenzioso”, si ritorna poi al concetto portante, quello di una guerra portata avanti con rettitudine e coerenza, collegandolo a quello dell’importanza della sincerità e della ricerca del “vero”: <<se il nemico ha usato colpi bassi e abbietti fate in modo che questi diventino chiari (…) la sua eventuale vittoria sarà cancellata dalla storia (…) Nel momento in cui falsificate la sua memoria falsificate la vostra>>.

Sempre nella sezione dedicata al nemico si tocca l’argomento della detenzione e della prigionia, che ritornerà più avanti, palesando come paradossalmente il carcere diventa una scuola di criminalità: <<il nemico usa le prigioni, in tempo di pace, per punire i delinquenti invece che per rieducarli (…) alla vita mondana. Le prigioni per il nemico sono veri e propri campi di addestramento e di formazione alla delinquenza>>.

Parlando della “Trincea psichica” ritroviamo il concetto di “agonismo” su espresso, con una frase che fa venire in mente momenti storici come la “Tregua di Natale” nel 1914  quando alcuni soldati britannici e tedeschi, usciti dai lati opposti della trincea, fraternizzarono organizzando una festicciola e una partita di pallone, un esempio del fenomeno della fraternizzazione con le forze nemiche: <<nelle trincee della guerra psichica vi sono da sempre momenti di tregua informale in cui è lecito il godimento, il piacere, il desiderio e la festa, anche con il nemico>>

Più che degno di nota è anche il chiarimento sulle convenzioni linguistiche di genere, espresso nella sezione “Nel campo”: si usa “grammaticalmente” il maschile universale per praticità, ma si ipotizza anche un’altra <<stesura>> del manuale con il femminile universale, in rotta con gli schemi delle convenzioni “linguistiche-patriarcali” e per <<provvedere a questa mancanza che abbiamo considerato fin dall’inizio una lacuna necessaria>> .

Poi si espongono una serie di consigli pratici: alla provocazione bisogna rispondere con un raggiro, senza cedervi, per non far passere il nemico come vittima; “comprare” il nemico corrompendolo è <<tecnica odiosa ma efficace>>, mentre l’uso del sabotaggio deve essere limitato e mai da usare per infierire colpi bassi e dunque attuando una <<sopraffazione disonorevole che non porta alcuna gioia>>. Infine si parla della fallibilità umana e di chi pensa di essere un “mai vinto”, e cioè una persona che nega i suoi errori e non impara da essi.

Il sesto capitolo (il mio preferito per le “dritte” sul funzionamento dei media), si intitola “Fuori dal campo”: dopo aver ricordato il già citato concetto di Sun Tsu  (<<la diplomazia non è arte della pace, è arte di vincere una guerra psichica senza muovere le truppe, senza arrivare al campo di battaglia>>) si comincia a trattare il tema della comunicazione: la propaganda nemica è infatti preludio dell’inizio di una battaglia, e quella dei guerrieri psichici deve essere completamente  <<esplicita, diretta, comprensibile, senza le ambiguità che quello ha utilizzato>>.

Le tipologie di propaganda da attuare sono quattro, basate sul tipo di media e sul messaggio: usare ogni mezzo di comunicazione convenzionale per veicolare contenuti sia convenzionali che non convenzionali. Oppure usare mezzi di comunicazione non convenzionali con contenuti sia convenzionali che non convenzionali. Obiettivo della prima è informare le proprie truppe; la seconda serve a immaginare l’“idea di mondo” tramite un <<falso mondo di immagini, parole e voci>> con una comunicazione <<non comprensibile immediatamente dalle proprie truppe, non riconoscibile come orchestrata da un’unita operativa appartenente alla propria parte>>; la terza è più “indiretta” ma comunque comprensibile, è finalizzata a <<portare dalla propria parte e fare diventare amiche quante più forze possibile>> “seducendole”, comunicando al contempo con quelle già inquadrate e usando <<narrazioni realistiche e, allo stesso tempo  fantasiose sulle proprie stirpi>>: <<l’insieme stesso dei mezzi utilizzati saranno il messaggio e non tanto il contenuto, sarà questo insieme a produrre l’effetto desiderato>>; infine la quarta sarà comprensibile solo dal nemico gettandolo nel panico, e richiederà <<astuzia e intelligenza ché potrebbe creare disappunto anche tra le proprie truppe>>.

Si allude poi all’indipendenza di <<artisti e poeti>> da chi fa specificamente “marketing” (designati come <<chi promuove di solito le mercanzie>>) e dal condizionamento delle <<truppe>>. E ancora, si mette in guardia dalla manipolazione dei contenuti da parte del nemico suggerendo di mettere <<tre trappole linguistiche nelle vostre comunicazioni. Siano tre frasi volutamente difficili che si riferiscano tra le righe a eventi di guerra di cui avete notizia soltanto voi. Oltre a quella ufficiale abbiate una registrazione di queste comunicazioni vostra di modo che possiate al momento opportuno confrontarle>> per verificare eventuali manipolazioni.

Infine c’è un consiglio prezioso sulla “mondanità” che <<non è momento frivolo, è via non soltanto per le passioni dell’amore e per la festa, essa è luogo di relazioni diplomatiche e di affari economici informali, è luogo dove si incontrano i guerrieri psichici maggiormente prestigiosi>>. Tuttavia anche non partecipare agli eventi ludici e mondani è estremamente utile, praticando invece l’“ascetismo” per dedicarsi alla riflessione, alla <<comprensione e studio più profondi dell’accadimento di tutti gli eventi in corso>> e quindi ideando <<un piano più grande e ambizioso che prepara la futura mondanità al termine delle ostilità>>.

Nel capitolo “Doppio gioco” si affronta il tema delle spie nemiche e del controspionaggio. L’ottavo capitolo “Strategia e tattica tra unità operative” si apre con una citazione di Sun Tzu e avverte del pericolo di una metaforica <<compagnia teatrale>> inviata come un cavallo di troia nella “fortezza” del lettore: si tratta di un’“arma di distrazione di massa”. Le due pagine del nono capitoletto, “Il Dissenso”, invitano a essere sempre aperti alla <<critica intelligente>> sottolineando con tono libertario <<che la vostra guerra psichica non ammette capi al suo interno>>. 

Nella sezione dedicata alla “Difesa psichica” c’è un criptico riferimento alle sostanze stupefacenti e ad altre forme di vita (o forse a esseri umani con qualità specifiche): <<qualora foste umani usereste mai le pozioni dei vostri alleati elfi?>>; in “Accanto al guerriero” si parla dell’amore inquadrato nella cornice delle differenze di genere, oltre che del tema del “diversamente abile”; nella tredicesima parte, dedicata alle “Alleanze”, si trova quello che pare un altro riferimento al tema del proibizionismo e alle droghe, a proposito di una delle “forze in campo”, precisamente la sesta, che viene descritta come quella <<costituita dalle truppe dei vostri rifornitori di spezie. Esse passeranno a consegnare la loro mercanzia: non combatteranno al vostro fianco ma nel loro passaggio veloce vi informeranno di aver visto il nemico preparare un attacco psichico contro di voi concertato con i suoi alleati al calar del sole>>. Si precisa anche che la strategia della resistenza a oltranza presuppone il soccorso di almeno un alleato, <<altrimenti è la forma più idiota di combattere in difesa>>.

Nel capitolo “Tradimento e trasgressione” troviamo di nuovo riferimenti al concetto di “vittoria” collegato a quello di coerenza nel “lottare” e non all’effettiva sconfitta nemica, oltre ad altri già espressi nelle sezione sulle spie nemiche, come quello di chi tradisce perché sotto minaccia o per il proprio tornaconto.

Nei successivi due capitoletti sull’ “Amore” e su “Arte magia e bellezza” si ritorna su concetti come quelli del rapporto con appartenenti alle forze nemiche e dell’arte come <<arma più sublime>>.

Nelle ventotto massime del diciassettesimo capitolo si descrivono le nozioni di “Psiche e Spirito”: la prima <<si forma a partire da tutte le vostre percezioni>> mentre la seconda ricorda il concetto buddhista di “impronta” (cioè di quelle propensioni trasmesse nel momento della trasmigrazione dell’anima) dato che <<è in voi a prescindere da ogni percezione>>.

Troviamo poi, nel penultimo capitolo, un riferimento alla guerra di classe e alla guerra “vera e propria”: quando si <<alza il livello>> di questi conflitti più “fisici” <<la guerra psichica va messa immediatamente in second’ordine>>.

Nella parte finale, gli “Ultimi consigli ai guerrieri psichici”, prima di ribadire che una “retta” guerra psichica è quella fatta “a protezione” di qualcosa, si riaffronta il tema del proibizionismo e della dipendenza dagli stupefacenti, questa volta in maniera più esplicita: <<l’uso di spezie che potenzino la psiche (…) è sconsigliato (…) sulla lunga durata, diventando dipendenti dalle spezie per l’ordinaria attività della psiche e non solo per il suo potenziamento si diventa dipendenti eventualmente dai nemici che in campo le distribuiscono con le loro mercanzie (…) di affari si tratta e non di amicizia qualora si presenti come tale chi le offre>>.

 

GLI AUTORI DEL LIBRO E COME L’HO ABBIAMO SCOPERTO: DAL SITUAZIONISMO ALL’UFO-CICLISMO

La prima edizione del volume si trova nelle librerie dallo scorso Maggio, pubblicato dalla cooperativa e casa editrice indipendente “Ortica” -nel cui catalogo si nota una forte ascendenza libertaria- per la collana “Le Erbacce, scritti per aspiranti refrattari e malfattori”.






Il libro è siglato da Daniele Vazquez e dal nome del collettivo Associazione Psicogeografica Romana. Il primo è stato tra gli iniziatori del progetto “sovversivo-comunicativo” Luther Blisset, nonché antropologo urbano e ricercatore di urbanistica. Oltre a questo anima anche l’altro progetto che sigla il libro (nella sua biografia si spiega che nel 2000 ha partecipato al suo “seppuku” –suicidio simbolico ispirato al rituale giapponese dei samurai- producendo un album musicale sotto lo pseudonimo del collettivo citato) e ha fatto parte anche di altri progetti “anti-artistici”, neoisti e di attivisti come il movimento dell’“ufo-ciclismo” (movimento al quale prende parte sotto lo pseudonimo di “xain ‘d sleena”) e il collettivo di “ufologia radicale” e l’omonima rivista “Men in Red”: già dal nome si intuisce la parodia del titolo del film del ’97 “Men in Black”, la cui trama vede come protagonisti degli agenti statunitensi vestiti di nero alle prese con gli alieni.

Invece gli “uomini in rosso” erano un collettivo di persone che mirava a “strappare” all’ambito istituzionale la discussione e la ricerca su altre forme di vita e sugli oggetti volanti non identificati, per restituirle alle persone “comuni” seguendo un’ottica più “marxista-materialista” (da qui discende lo slogan <<ufo al popolo>> e l’azione politica culminata con “l’irruzione”dimostrativa in una conferenza degli ufologi “ufficiali” a San Marino nel ’98): gli alieni non vengono attesi come dei “magici” e messianici liberatori della specie umana ma, piuttosto, si pensa che se riuscissero a giungere sul nostro pianeta da un altro sistema solare, sarebbe perché avrebbero risolto le contraddizioni sociali nel loro mondo e dunque più evoluti politicamente e socialmente.


Un'immagine dell'irruzione degli "ufologi radicali" a un convegno degli "ufologi ufficiali" nel '98 a San Marino

                                                                      Un video sull'ufo-ciclismo

Copertine e alcune pagine dei due numeri della rivista "Men in Red"




La determinante influenza del “Situazionismo”, e cioè di quel movimento artistico-politico che mirava a costruire “situazioni” in cui far riunire la collettività criticando l’arte “mainstream”, si ritrova nella stessa nozione di “Psicogeografia”, mutuata per l’appunto dal “vocabolario dei situazionisti”: è lo <<studio degli effetti precisi dell’ambiente geografico, disposto coscientemente o meno, che agisce direttamente sul comportamento affettivo degli individui>>.

Chi scrive questo post è riuscito a mettere le mani sul volumetto all’ultima edizione del festival underground di autoproduzioni grafiche, visive, sonore, performative ed editoriali più travolgente di tutti i pianeti e di tutte le dimensioni parallele e fuori asse spazio-temporale conosciute, il CRACK! 2022, e precisamente sullo stand allestito da un militante ufo-ciclista, Cobol Pongide.

Siamo giunti alla conclusione di questa recensione/rassunto: più che “sollevare pollici” le pagine di questa rubrica mirano a “indicare con gli indici” per cui, se non avete mai letto nessuno dei testi citati vi consigliamo di leggerli tutti e tre (anche perché tutti molto “fluidi”, tanto brevi quanto stimolanti e piacevoli, oltre che facilmente reperibili), seguendo la “traiettoria” cronologica e filosofica cui abbiamo fatto cenno all’inizio (e se ne conoscete altri “affini”, per favore, segnalatelo nei commenti, sui social, via mail, tramite piccioni viaggiatori ecc.): l’ideale sarebbe iniziare con “L’arte della guerra”, che fornisce una conoscenza dei conflitti tanto “basilare” quanto utile nella vita “civile”; si potrebbe continuare con “Il Manuale del guerriero della luce”, con i consigli “etici”

Infine si potrebbe concludere leggendo il più che degno coronamento di questo percorso di lettura, “Il Manuale di guerra psichica” che non solo non ha nulla da invidiare al testo precedente in quanto a stile e lessico, ma di cui ci pare una versione “situazionista” e militante imprescindibile per chi ha già apprezzato il testo di Coelho, o comunque per chi si interroga sulle strategie e sull’etica della militanza politica.

 

Binje Rìder


Come di consueto vi lasciamo alcune suggestioni musicali “armonizzate” con quanto scritto






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