27.1.23

AMNESTY AL GOVERNO DI ASSAD: BASTA CON L’ASSEDIO IN ROJAVA

IN UN COMUNICATO (DIFFUSO TRE GIORNI FA) SI SPIEGA CHE LA POPOLAZIONE NON HA ACCESSO AI BENI ESSENZIALI: È UNA TATTICA DI GUERRA VIETATA DAL DIRITTO INTERNAZIONALE!


NEL RAPPORTO DELLA ONG (PUBBLICATO LO SCORSO MARZO) VENGONO CONTESTATE ANCHE DELLE VIOLAZIONI ALLE FORZE DEMOCRATICHE SIRIANE (FDS), LE FORZE ARMATE DEL ROJAVA


Al centro dell'immagine un post su Telegram diffuso dalle YPJ, componente principale delle FDS: spiega che l’assedio del regime di Damasco impedisce il rifornimento di beni essenziali, inclusi quelli utili al riscaldamento, e ha causato la morte di due bambini, uno di pochi giorni e uno di 4 anni.

A sinistra la nota diffusa da Amnesty in cui chiede al governo siriano di porre fine all’isolamento illegale conseguente all’assedio.

A destra il capitolo dedicato alla Siria dell’ultimo rapporto pubblicato dalla ONG lo scorso Marzo.


AMNESTY AMMONISCE LA SIRIA: TERMINARE L’ASSEDIO ALLE ZONE CURDE DI ALEPPO

Il 24 Gennaio Amnesty International ha diffuso un comunicato: afferma che ha richiesto al governo siriano di porre fine al <<brutale assedio delle aree a maggioranza curda della parte settentrionale della regione di Aleppo>> che impedisce il rifornimento di beni essenziali.

Nella nota si spiega che la strategia per isolare centri abitati è stata usata più volte dall’inizio della guerra civile siriana, impedendo a civili (di cui molti profughi) di ricevere beni di prima necessità che non vengono più inviati dalla Croce rossa locale -affiliata al governo- e di carburante che viene contrabbandato dalla Quarta divisione dell’esercito siriano a prezzi smisurati da mercato nero: <<le scorte di medicinali sono in via di esaurimento. In questi mesi invernali le persone sono costrette a bruciare suppellettili e materiali di plastica per difendersi dal gelo>>. <<Le parti coinvolte in un conflitto devono permettere e agevolare il passaggio, veloce e privo di ostacoli, dell’assistenza umanitaria imparziale a tutti i civili che ne necessitano>>e quindi il regime di Assad sta impiegando una tattica di guerra che viola il diritto bellico.

Le aree interessate dal blocco, controllate dall’Amministrazione Autonoma del Nord e dell’Est della Siria (AANES), <<comprendono i quartieri di Shelih Maqsoud e di Ashrafieh nella zona nord della città di Aleppo e una cinquantina di villaggi nella zona di Shahba>>.

 

L’ANNUNCIO DEL RITIRO DELLE TRUPPE TURCHE DI FINE ANNO E I NUOVI ATTACCHI

In foto alcuni titoli della stampa in occasione dell'incontro tra le delegazioni di Turchia, Siria e Russia avvenuto un mese fa

Nel dispaccio della ONG si legge che l’assedio è stato <<imposto dall’agosto 2022 in coincidenza con l’inizio dei colloqui per normalizzare le relazioni diplomatiche tra Siria e Turchia, entrambe contrarie all’Aanes>>.

In questo post del 31 Dicembre parlavamo di un possibile riavvicinamento della Turchia alla Siria e di un ritiro delle truppe di Ankara dal Nord della Siria che secondo alcuni organi di stampa era imminente. Non è stato così: circa due settimane fa giungevano le notizie di bombardamenti turchi che coinvolgevano militari lealisti siriani; parallelamente alla notizia di un possibile nuovo incontro (che non ci risulta sia avvenuto) e di un prossimo riavvicinamento, alcuni invece definivano lo scenario riconciliatorio come improbabile (scenario avversato dagli USA).

Anche se nell’incontro della fine del 2022 sia la Siria che la Turchia sembravano pronte a schierarsi contro il popolo curdo e le altre popolazioni dell’AANES, negli ultimi anni si è parlato spesso di una sorta di “patto di non aggressione” tra le FDS e il regime siriano, un avvicinamento che pare una scelta obbligata del “male minore” per il Rojava, stretto tra due fuochi. In una conferenza stampa online registrata su YouTube a dieci giorni dall’inizio dell’offensiva militare turca denominata “Spada Artiglio”, la comandante delle YPJ Newroz Ahmed spiegava (a partire dal minuto 32 del video) che le forze del regime siriano erano già <<sul campo a fianco delle nostre al fronte e al confine con la Turchia>>.

Dopo l’annuncio del possibile riavvicinamento tra i due regimi, le tragiche notizie legate all’intensificazione di raid turchi sembravano essere diminuite così come sembrava almeno temporaneamente sventata la minaccia di un incombente attacco via terra, annunciato dalla Sublime porta. Gli attacchi erano drasticamente aumentati a Novembre con la citata operazione “Spada Artiglio”, a seguito della pretestuosa accusa della Turchia secondo cui le YPG/YPJ e il PKK sarebbero state dietro l’attentato di Istanbul nello stesso mese.

A passo spedito sono sempre continuate le operazioni contro l’ISIS supportate dalla coalizione internazionale a guida USA, un grattacapo ulteriore per le forze dell’AANES che indicano il governo di Erdogan come colpevole di fomentare i jihadisti nell’area per destabilizzarli.

Tra il 2 e il 4 Gennaio sui canali pubblici delle YPJ si annunciava che i bombardamenti turchi coincidevano con l’assedio del governo siriano, assedio che comportava scarsità di carburante nel periodo invernale e che aveva causato la morte di due bimbi (uno di 17 giorni e uno di 4 anni). Tre giorni dopo si riportava la notizia dell’ennesimo attacco con un drone che ha ferito un altro bimbo di 10 anni. Un altro attacco con un drone turco è stato riportato il 18 Gennaio (causando diversi feriti), e lo stesso giorno in cui Amnesty ha diramato il comunicato sui canali delle YPJ si diffondeva il video di quell’attacco comunicando che un civile era morto a seguito delle ferite riportate. Il giorno dopo veniva annunciato il martirio di Rojhat Haseke, militare impegnato nella lotta contro l’ISIS ucciso da un drone turco. Il 22 Gennaio arriva la notizia della morte di un altro bimbo a seguito delle ferite riportate sempre dopo l’attacco di un drone. Nella stessa giornata si pubblicava un altro dispaccio-social in cui si ricordava la morte avvenuta ad Agosto di cinque bambine, colpite mentre giocavano a pallavolo sempre da un drone turco.

Infine pochi giorni fa il comandante delle FDS, Mazloum Abdi, ha dichiarato che un attacco via terra da parte della Turchia è previsto a Febbraio con molta probabilità nella zona di Kobane, città dal forte valore simbolico e teatro dell’epica battaglia contro il califfato.

Dopo il primo colloquio tra le delegazioni turche, siriane e russe, il “sultano” Erdogan e il “dittatore per caso” Assad si accusano vicendevolmente di supportare i terroristi e di impedire il “disgelo” e la normalizzazione dei rapporti tra i due regimi: il primo accusa la Siria di appoggiare le YPG/YPJ, il secondo accusa la Turchia di sostenere i ribelli siriani e di occupare i suoi territori.

 


LE CRITICITÁ RILEVATE DALLE ONG NEI CONFRONTI DELLE FDS: LA GESTIONE DEI PRIGIONIERI DELL’ISIS E DELLE LORO FAMIGLIE; I MORTI DURANTE ALCUNE PROTESTE CONTRO LA COSCRIZIONE OBBLIGATORIA E GLI AUMENTI DEI PREZZI DEL CARBURANTE; LA QUESTIONE DEI BAMBINI SOLDATO

 

In passato Amnesty non ha risparmiato critiche nemmeno all’AANES e in particolare alle FDS.

Nell’ultimo rapporto relativo al biennio 2021-2022, nella sezione dedicata all’Africa del nord e al Medio Oriente, si parla della delicata e tragica questione della detenzione di prigionieri legati all’ISIS (vicenda che abbiamo approfondito in un post intitolato “I cuccioli del Califatto”, titolo che si riferisce ai figli dei miliziani del sedicente Stato Islamico, con mogli e schiave sessuali al seguito, detenuti in diverse strutture tra la Siria e l’Iraq).

Nel rapporto si legge, a proposito delle criticità riguardanti il tema della detenzione, che <<nel nord-est, l’Amministrazione autonoma guidata dal Partito dell’unione democratica (Democratic Union Party – Pyd) ha detenuto arbitrariamente minorenni nel campo di al-Hol, per poi trasferirli in penitenziari dove sono stati tenuti insieme agli adulti (…) L’Amministrazione autonoma ha continuato a trattenere decine di migliaia di persone sospettate di affiliazione allo Stato islamico, anche bambini, nel campo di al-Hol, in condizioni squallide e senza possibilità di ricorso giudiziario. Donne e bambini ospitati nella cosiddetta “aggiunta” del campo di al-Hol, ovvero la sezione separata dal campo principale dove erano tenuti i cittadini di altri paesi, non avevano libertà di movimento. Questo condizionava la loro capacità di accesso all’assistenza medica all’interno del campo, a causa dei molteplici posti di blocco e dei controlli di sicurezza da parte dell’asayish, il corpo di polizia dell’Amministrazione autonoma.

L’asayish -la forza di polizia del Rojava NDR- ha arbitrariamente detenuto nell’“aggiunta” anche ragazzi di appena 12 anni, separandoli dalle loro madri o da chi ne aveva la tutela, solo perché erano ritenuti a rischio di futura “radicalizzazione” e senza alcuna prova che avessero fatto qualcosa di male. L’asayish spostava poi i ragazzi in centri di detenzione descritti come “centri di riabilitazione” al di fuori del campo di al-Hol, dove mancava un adeguato accesso a cibo, acqua e assistenza medica e dove malattie come tubercolosi e scabbia erano dilaganti>>.

 

Un’altra criticità è stata rilevata relativamente al tema della libertà d’espressione e riunione: <<Il 18 maggio, le Forze democratiche siriane (Syrian Democratic Forces – Sdf), il braccio militare dell’Amministrazione autonoma, hanno ucciso almeno sette persone durante un’operazione per disperdere una protesta contro l’aumento delle tariffe del carburante, nel governatorato di al-Hasakeh.

Il 31 maggio, le Sdf hanno aperto il fuoco su una protesta a Menbij per disperdere i manifestanti che chiedevano all’Amministrazione autonoma di cessare l’arruolamento militare forzato degli uomini di età compresa tra 18 e 21 anni. Un manifestante è rimasto ucciso>>. Le cronache di quei mesi del 2021 riportano che l’arruolamento forzato venne sospeso a seguito delle proteste.


Diversi anni fa anche la componente principale delle FDS era finita sotto la lente di ingrandimento delle ONG: come riportava Human Rights Watch le Unità di Protezione Popolare (le YPG/YPJ) avevano impiegato minori in combattimento o gli fornivano un’educazione militare al di fuori del campo di battaglia prima del raggiungimento dei 18 anni. Nel 2016 anche il co-leader del PYD (il Partito dell’Unione Democratica siriano legato ideologicamente al leader del PKK Abdullah Ocalan), Salih Muslim, precisò che le YPG/YPJ non erano definibili come “l’ala militare” del suo partito e che la loro amministrazione e il loro comando erano indipendenti, aggiungendo che nel passato  il suo partito le aveva anche criticate per alcuni casi di reclutamento di bambini soldato. Analoghe accuse sono state mosse anche nei confronti del PKK.

 

Dato che la linea editoriale di FanRivista prevede l’esporre le proprie idee come segno di obiettività, separandole dai fatti e “schierandosi”, è necessario fare una precisazione: chi scrive è un simpatizzante della causa curda e di tutti i popoli Rojava, ed è da questa prospettiva che si ritiene essenziale affrontare anche i punti critici che si verificano nello sviluppo di un processo rivoluzionario e nel contesto caotico e tragico di una guerra civile, senza idealizzare nessuna delle parti in campo, anche quella più vicina alle proprie idee.

 

Paolo Maria Addabbo



ultima modifica 27/01/2023 ore 17:36

1 commento:

  1. ci furono anche altre due denunce di Amnesty nel 2015, nel pieno della guerra contro l'ISIS: una riguardava la distruzione di alcune case e dei trasferimenti forzati, un'altra invece ingiuste detenzioni e processi parziali. https://www.amnesty.org/en/latest/news/2015/10/syria-us-allys-razing-of-villages-amounts-to-war-crimes/ https://www.amnesty.org/en/latest/press-release/2015/09/syria-abuses-mar-pyd-fight-against-terrorism/ https://www.reuters.com/article/us-mideast-crisis-syria-kurds-idUSKCN0S62A620151012

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