TUTTI PAZZI PER NAVALNY, QUASI TUTTI CONTRO ASSANGE
L'udienza per l'estradizione verso gli USA di Julian Assange, prigioniero politico del sedicente democratico occidente, si è sovrapposta alla scomparsa del dissidente ultra-nazionalista russo Alexei Navalny, morto in un gulag siberiano contemporaneo e rinchiuso dall'autocrate Putin.
Lo spazio e le energie impiegate da politici e media, per ricordare la vicenda del "martire" Navalny, sono stati smisurati rispetto a quelli riservati al visionario giornalista e "attivista-hacker" australiano, la cui vicenda è passata sostanzialmente in sordina sui media dominanti.
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A sinistra Julian Assange che si affaccia dal balcone dell'Ambasciata dell'Ecuador, dove aveva ottenuto asilo politico. A destra Alexei Navalny, in un video di propaganda nazionalista citato nell'articolo. Giornale e candele alludono alla fiaccolata e all'attenzione mediatica dedicatagli. Il megafono vicino ad Assange simboleggia le tante mobilitazioni popolari in suo favore. Foto originale di Assange di "Snapperjack", rilasciata con licenza Creative Commons. |
Ciò è un riflesso dell'ipocrisia e della debolezza del modello liberale-liberista della nostra democrazia: tutti ricordano, giustamente, l'avvelenamento di Navalny nel 2020, ma quasi nessuno ricorda, colpevolmente, del piano elaborato sotto l'amministrazione di Trump per rapire o avvelenare Assange. Un esempio perfetto del detto "due pesi e due misure"...
LA RUSSIA NON
DEVE INCARCERARE O AVVELENARE I DISSIDENTI!
GLI USA
POSSONO... IL "DUEPESISMO" DI NOI OCCIDENTALI
Si possono stabilire svariate analogie e differenze tra la vicenda di Assange e quella di Navalny. Una similarità risiede nei tentativi di "sbarazzarsi" degli oppositori tramite l'omicidio e l'incarcerazione.
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Attivista di Free Assange Napoli. Foto de "Lo Skietto". |
Navalny ha subito un avvelenamento nel 2020 orchestrato da Putin, salito alla ribalta delle cronache per le modalità con cui avvenuto, smascherate dallo stesso oppositore e da alcuni giornalisti: gli hanno piazzato un agente nervino nelle mutande, indumento che avrebbe indossato solo lui, in modo da non coinvolgere terzi. Non sappiamo come e perché è morto: l'ipotesi principale sarebbe quella di un pestaggio finito male. Quella ufficiale consisterebbe in un banale malore nel carcere siberiano in cui era stato esiliato.
Non siamo così ingenui -o, a pensar male, ipocriti- come Salvini nell'aspettare che la magistratura russa faccia i dovuti accertamenti, come ha ufficialmente dichiarato. Evidentemente il ministro non ha familiarità con il concetto della separazione dei poteri, non comprendendo che, se la magistratura di un paese non è indipendente dal potere esecutivo, non potrà fare indagini indipendenti.