ADESSO ESIGIAMO VERTIÀ E GIUSTIZIA PER GIULIO REGENI!
Mentre il dibattito dei media mainstream si focalizza sull’aereo di stato rifiutato da Patrick Zaki, che come difensore dei diritti umani si mantiene indipendente da ogni governo (e in particolare da questo che vorrebbe farsi le foto con lui “in passerella”, e cioè sfruttare il suo caso per ottenere un vantaggio mediatico) e mentre la stampa destrorsa lo bolla per questo come “ingrato”, noi continuiamo a fare pressione sul governo italiano e sul regime egiziano perché adesso si ottenga giustizia e si faccia piena luce sulla torbida vicenda di Giulio Regeni, rapito nel 2016 nel giorno dell'anniversario delle proteste di piazza Tahrir al Cairo, e trovato morto circa dieci giorni dopo vicino a una struttura detentiva dei servizi egiziani.
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CLICCA O SCHIACCIA L'IMMAGINE PER VEDERLA IN MANIERA NITIDA In basso a sinistra i titoli dei giornali in una ricerca su Google che parlano dell'attacco a Patrick Zaki, definito "ingrato" per aver rifiutato il volo di stato offerto dal governo (in fondo all'articolo trovate l'immagine originale). In alto a sinistra l'immagine di Patrick Zaki dell'Egyptian Initiative for Personal Rights (l'originale a questo link). In alto a destra l'immagine di Giulio Regeni di Asiaecica (l'originale a questo link). In basso a destra un banner in cui si chiede verità per Giulio Regeni fotografato da Camelia.boban (l'originale a questo link). Licenza delle tre foto "CC BY-SA 4.0 DEED" |
Il governo "post-fascista" prova ad appropriarsi di una battaglia portata avanti da un largo settore della “società civile”, oltre che da movimenti e individualità più “politicizzati”. Il giornale Libero attacca lo studioso definendolo "ingrato" per l'ovvio rifiuto del volo di stato, mentre il ministro Crosetto sfodera un pessimo umorismo dicendo: <<meglio, così risparmiamo>>.
Siamo contenti che Patrick non dovrà essere rinchiuso per un ulteriore anno nelle prigioni e luoghi di tortura egiziani (dato che ne ha comunque già scontati quasi due), ma riteniamo che l’ottenimento della sua libertà sia diplomaticamente molto più complesso e di difficile realizzazione rispetto alla consegna di alcuni membri dell’élite militare egiziana alla giustizia italiana (gli imputati si chiamano: Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abedal Sharif e sono attualmente irreperibili), perché in sostanza di questo si tratta.