ANALISI ESCLUSIVA DI FANRIVISTA SULLA RICHIESTA DI PATTEGGIAMENTO, SMENTITA PIÙ VOLTE
GLI INTRECCI DELLA PIÙ NOTA PIATTAFORMA DI WHISTLEBLOWING CON ALTRE STORIE DI "GOLE PROFONDE" E HACKTIVISTI
Aggiornamento e approfondimento sull'estradizione di Julian Assange: dopo la smentita delle voci su un patteggiamento degli scorsi giorni, voce veicolata per la
seconda volta in pochi mesi, gli USA dovranno fornire
alla Corte britannica ulteriori garanzie per permettere
l'estradizione. Niente pena di morte e possibilità di appellarsi al
Primo Emendamento anche se non cittadino statunitense, non
compromettendo processo e sentenza in base alla sua nazionalità.
Eppure il processo sarebbe comunque pregiudicato: tutte le
conversazioni con i suoi avvocati nell'ambasciata ecuadoregna sono state intercettate illegalmente,
senza considerare il piano dell'amministrazione Trump per rapirlo o
avvelenarlo...
Oltre a questo
parliamo anche delle storie di vari "leaks", fughe di
notizie che si sono intrecciate con la vicenda di Wikileaks, e di
altre condanne in base alla vetusta legge anti-spionaggio
statunitense che penalizza la pubblicazione di informazioni "scomode"
sui media. Tra le varie sentenze e vicende giudiziarie le più significative in questo
contesto, in quanto collegate direttamente alla storia
di Wikileaks, sono quelle di Reality Winner
e Barrett Brown.
LE RASSICURAZIONI RICHIESTE DALL'ALTA CORTE DI GIUSTIZIA BRITANNICA
L'Alta Corte di Giustizia prende ancora tempo per decidere se Assange avrà esaurito o meno tutte le possibilità di ricorso, nella cornice legale del sistema giudiziario britannico, all'estradizione verso gli Stati Uniti, dove rischia un processo per spionaggio.
La Corte ha stabilito Martedì che entro tre settimane, e cioè entro Martedì 16 Aprile, gli Stati Uniti dovranno fornire delle rassicurazioni per permetterne l'estradizione: non dovrà rischiare la pena di morte, ipotesi ancora più estrema della pena massima di 175 anni che potrebbe essergli comminata. Questa garanzia non era stata assicurata già nelle udienze del "Day X", lo scorso 20 e 21 Febbraio. La possibilità di essere soggetti alla pena capitale non consentirebbe infatti l'estradizione. Nel 2019, quando Julian fu arrestato, le autorità statunitensi assicurarono che non avrebbe rischiato la pena di morte. Invece, stranamente, Claire Dobbin, procuratrice britannica che fa le veci del Dipartimento di Giustizia americano ha dichiarato, nell'ultima udienza, che ciò non potrebbe essere garantito (cosa che appare curiosa e che forse potrebbe comportare la liberazione di Assange dopo un ulteriore appello, in uno dei migliori scenari).
Inoltre Assange non dovrà essere discriminato in base alla cittadinanza australiana e, quindi, potrebbe appellarsi al Primo Emendamento della Costituzione USA, che garantisce la libertà di parola.
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Attivista di Free Assange Napoli. Foto de "Lo Skietto" |
Anche se fossero assicurate queste garanzie, secondo quanto espresso da tempo dal suo team legale, il processo non potrebbe definirsi comunque equo: quando Assange aveva trovato asilo nell'ambasciata dell'Ecuador tutte le sue conversazioni furono intercettate illegalmente, incluse quelle avute con i suoi avvocati. Inoltre, come abbiamo già spiegato approfonditamente tra queste righe, fu anche al centro di un piano per essere avvelenato o rapito sotto l'amministrazione di Trump.
Lo stesso Trump che si era dichiarato favorevole alla pena di morte per il caso Assange nel 2010.