28.3.24

DESTINO DI ASSANGE IN BILICO: CASO STRATFOR, PATTEGGIAMENTO, EMAIL-GATE ED ESTRADIZIONE

ANALISI ESCLUSIVA DI FANRIVISTA SULLA RICHIESTA DI PATTEGGIAMENTO, SMENTITA PIÙ VOLTE

Manifestante con un cartello in favore di Assange. Si intravede anche il disegno di una maschera che fonde i tratti di quella del film "V per Vendetta" e la casa di carta, oltre al simbolo della clessidra di Wikileaks

GLI INTRECCI DELLA PIÙ NOTA PIATTAFORMA DI WHISTLEBLOWING CON ALTRE STORIE DI "GOLE PROFONDE" E HACKTIVISTI


Aggiornamento e approfondimento sull'estradizione di Julian Assange: dopo la smentita delle voci su un patteggiamento degli scorsi giorni, voce veicolata per la seconda volta in pochi mesi, gli USA dovranno fornire alla Corte britannica ulteriori garanzie per permettere l'estradizione. Niente pena di morte e possibilità di appellarsi al Primo Emendamento anche se non cittadino statunitense, non compromettendo processo e sentenza in base alla sua nazionalità.
Eppure il processo sarebbe comunque pregiudicato: tutte le conversazioni con i suoi avvocati nell'ambasciata ecuadoregna sono state intercettate illegalmente, senza considerare il piano dell'amministrazione Trump per rapirlo o avvelenarlo...


Oltre a questo parliamo anche delle storie di vari "leaks", fughe di notizie che si sono intrecciate con la vicenda di Wikileaks, e di altre condanne in base alla vetusta legge anti-spionaggio statunitense che penalizza la pubblicazione di informazioni "scomode" sui media. Tra le varie sentenze e 
vicende giudiziarie le più significative in questo contesto, in quanto collegate direttamente alla storia di Wikileaks, sono quelle di Reality Winner e Barrett Brown.



LE RASSICURAZIONI RICHIESTE DALL'ALTA CORTE DI GIUSTIZIA BRITANNICA

L'Alta Corte di Giustizia prende ancora tempo per decidere se Assange avrà esaurito o meno tutte le possibilità di ricorso, nella cornice legale del sistema giudiziario britannico, all'estradizione verso gli Stati Uniti, dove rischia un processo per spionaggio.

La Corte ha stabilito Martedì che entro tre settimane, e cioè entro Martedì 16 Aprile, gli Stati Uniti dovranno fornire delle rassicurazioni per permetterne l'estradizione: non dovrà rischiare la pena di morte, ipotesi ancora più estrema della pena massima di 175 anni che potrebbe essergli comminata. Questa garanzia non era stata assicurata già nelle udienze del "Day X", lo scorso 20 e 21 Febbraio. La possibilità di essere soggetti alla pena capitale non consentirebbe infatti l'estradizione. Nel 2019, quando Julian fu arrestato, le autorità statunitensi assicurarono che non avrebbe rischiato la pena di morte. Invece, stranamente, Claire Dobbin, procuratrice britannica che fa le veci del Dipartimento di Giustizia americano ha dichiarato, nell'ultima udienza, che ciò non potrebbe essere garantito (cosa che appare curiosa e che forse potrebbe comportare la liberazione di Assange dopo un ulteriore appello, in uno dei migliori scenari).

Inoltre Assange non dovrà essere discriminato in base alla cittadinanza australiana e, quindi, potrebbe appellarsi al Primo Emendamento della Costituzione USA, che garantisce la libertà di parola.



Un uomo, in tuta arancione da detenuto, indossa una maschera con il volto di Assange imbavagliato da una bandiera USA. Le mani sono legate da catene. Sullo sfondo si intravede il Vesuvio: è un'attivista di Free Assange Napoli.
Attivista di Free Assange Napoli. Foto de "Lo Skietto"



Anche se fossero assicurate queste garanzie, secondo quanto espresso da tempo dal suo team legale, il processo non potrebbe definirsi comunque equo: quando Assange aveva trovato asilo nell'ambasciata dell'Ecuador tutte le sue conversazioni furono intercettate illegalmente, incluse quelle avute con i suoi avvocati. Inoltre, come abbiamo già spiegato approfonditamente tra queste righe, fu anche al centro di un piano per essere avvelenato o rapito sotto l'amministrazione di Trump.

Lo stesso Trump che si era dichiarato favorevole alla pena di morte per il caso Assange nel 2010.

Salvo poi dichiarare, nel pieno della campagna elettorale per le presidenziali del 2016, di <<amare Wikileaks>>. Quell'anno la piattaforma fondata da Assange aveva diffuso migliaia di mail e allegati che mettevano in imbarazzo il Partito Democratico e Hillary Clinton, all'epoca segretaria di Stato. Lo scandalo fu chiamato "email-gate" e le tematiche salite alla ribalta delle cronache furono svariate: dalla negligente leggerezza nell'usare account privati per comunicazioni ufficiali, mettendo a rischio la sicurezza nazionale, alle controversie sui finanziatori delle attività filantropiche e di consulenza della famiglia Clinton, passando per gli interventi pubblici a pagamento, i rapporti con il mondo della finanza, l'apologia del libero mercato, l'uso di termini offensivi, questioni diplomatiche, dissidi interni ai democratici e tanto altro...

Secondo alcuni ciò sarebbe indice di un'occulta cooperazione di Assange con hacker della Russia di Putin, in combutta per fare eleggere Trump. Secondo altri è semplicemente evidenza del fatto che Wikileaks non ha fatto sconti a nessun potentato politico-economico e a nessun paese.

Fatto sta che nel 2019, lo stesso Trump, dichiarò di non <<sapere nulla di Wikileaks. So che c'è qualcosa che riguarda Julian Assange. Se ne occuperà principalmente la procura che dovrà prendere una decisione. Non è un affare che mi interessa>. Sulla questione delle elezioni presidenziali del 2016 ci ritorneremo su verso la fine di quest'articolo...



L'IPOTESI DEL PATTEGGIAMENTO DI POCHI GIORNI FA E DELLA SCORSA ESTATE: SECONDO UN PROCURATORE STATUNITENSE NON SCONTEREBBE PIÚ DI 63 MESI IN CARCERE

Pochi giorni fa era stata diffusa la notizia di un possibile patteggiamento dal The Wall Street Journal. Si affermava che c'erano in corso trattative con gli avvocati di Assange per raggiungere un accordo: il giornalista, "hacktivista" ed editore australiano avrebbe dovuto ammettere la commissione di un reato minore, la "mala-gestione di informazioni riservate". La notizia è stata subito smentita dal team legale di Assange, ma non è la prima volta...

L'ipotesi è stata presentata dagli organi di stampa come una possibile "exit strategy" dell'amministrazione Biden per liberarsi, in piena campagna elettorale, dalla "gatta da pelare": il processo a una persona che ha denunciato dei crimini di guerra commessi dagli USA, tutt'ora impuniti. Anche l'amministrazione Obama sembrava aver lasciato perdere il processo ad Assange mentre alla sua coimputata, Chelsea Manning, aveva concesso la grazia dopo 7 anni di carcere (ne avrebbe dovuti scontare 35).

Già a Maggio del 2023, stando a quanto riportano le cronache, il team legale di Assange era aperto a una soluzione politica del caso tramite un possibile accordo. Ad Agosto del 2023 Caroline Kennedy, ambasciatrice statunitense in Australia, si è detta favorevole a una soluzione del genere e circolavano diverse voci di un patteggiamento sulla stampa. Voci smentite dall'ex diplomatico e attivista per i diritti umani Craig Murray. Le ha definite teoricamente possibili ma, in pratica, solo <<spazzatura>> per calmare gli animi dell'opinione pubblica australiana, dato che <<non c'è stato nessun tipo di indicazione in tal senso dal Dipartimento di giustizia americano>>.

Quando abbiamo intervistato per la seconda volta Stella Assange, in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria di Napoli a suo marito e assistito, le avevamo chiesto qualcosa in merito. Ci rispose che <<per prima cosa gli Stati Uniti non avrebbero mai dovuto iniziare questo caso giudiziario, assolutamente grottesco (...) la priorità è di liberare Julian, non importa... -a questo punto, mentre sembrava dire "non importa come liberarlo", continua dicendo ndr-: Il sistema legale ha fallito in maniera catastrofica. Speriamo che la Corte britannica prenda la giusta decisione e ponga fine a tutto ciò>>.

Insieme a queste "voci" sul patteggiamento in queste ultime ore circola, nuovamente, un'altra dichiarazione della procura statunitense: se Assange fosse giudicato colpevole negli USA non sconterebbe più di <<63 mesi>> in carcere

Facendo alcune ricerche abbiamo trovato una dichiarazione del 2021 di James Lewis, altro legale che ha rappresentato gli USA, rilasciata al The Guardian: <<la sentenza più lunga mai comminata per questa accusa è di 63 mesi>>. Stesso dato menzionato nella scorsa udienza da un altro legale che rappresenta gli Stati Uniti, Joel Smith.

Abbiamo continuato a ricercare trovando uno studio del 2017 di Larry W. Perkins dal titolo: "Responsabilità per accesso a informazioni classificate: Gli Stati Uniti non possono permettersi di ignorare le violazioni della sicurezza". A pagina 122 si trova una tabella con le linee guida per la durata delle sentenze da comminare, dettate da un'agenzia indipendente degli Stati Uniti, la United States Sentencing Commission. Abbiamo confrontato i capi di imputazione di Assange, ai sensi della sezione "793" dell'Espionage Act contenuto nel "Titolo 18" (l'equivalente del nostro codice penale), con la durata delle sentenze riportate nella tabella (come si vede nella foto che segue):


La tabella con le indicazioni sulla durata delle sentenze e gli specifici capi di imputazione a carico di Assange
Clicca o fai "tap" sull'immagine per vederla in maniera più nitida


17 dei campi di imputazione di Assange riguardano quanto indicato nelle lettere "B", "C", "D", "E", e "G". Quelli alle lettere "D", "E" e "G" possono essere punite ciascuna, a seconda dei casi, con una pena che va dai 51 ai 63 mesi oppure, come tutte, dai 97 a un massimo di 121 mesi. Il 18esimo capo di imputazione riguarda invece l'intrusione in sistema informatico. Quindi, in conclusione di questo breve "fact-checking", possiamo dire che il dato dei 63 mesi tirato fuori dal legale già tre anni fa, e ripreso in questo ore, riguarderebbe solo alcune delle imputazioni, e non la somma di esse. Ovviamente al netto di un ipotetico accordo di patteggiamento, al momento solo "fantomatico", che includerebbe la caduta di altre accuse a carico di Assange.

E, in effetti, c'è almeno un'altra "whistleblower" condannata a 63 mesi negli USA per spionaggio dopo aver patteggiato: Reality Winner, ex traduttrice dell'agenzia dei servizi di sicurezza interni, la NSA. La giovane aveva inviato una "soffiata" alla testata The Intercept. Nell'articolo, pubblicato nel 2017, si mostrava come hacker russi avrebbero provato a "bucare" i sistemi informatici nelle elezioni del 2016, quelle menzionate all'inizio di questo post. Sarebbe stata arrestata proprio grazie ai dati forniti da qualcuno della redazione alla polizia. Wikileaks e Assange la difesero pubblicamente e offrirono una ricompensa di 10mila dollari a chi avesse fornito informazioni utili a identificare il giornalista che non avrebbe protetto la sua fonte.

La sua è stata la sentenza più lunga comminata in base all'Espionage Act, relativamente ai casi di documenti "girati" alla stampa. Daniel Hale, che fece pubblicare documenti sull'uso di droni e l'assassinio di vittime civili, sempre sul quotidiano The Intercept, ha patteggiato 30 mesi. Stessa pena per Henry Kyle Frees, ex analista anti-terrorismo alla Defense Intelligence Agency, agenzia alle dirette dipendenze del segretario della Difesa. Aveva passato ad almeno due giornalisti informazioni su armi usate da paesi esteri. Una delle croniste era la sua fidanzata e, secondo la difesa, le aveva girato informazioni per tentare di aiutarla nel fare carriera e per salvare la loro relazione sentimentale.

Intanto Assange ha già speso 7 anni di "auto-reclusione" nell'ambasciata ecuadoregna, dove aveva chiesto e ottenuto asilo a seguito delle accuse infondate di violenza sessuale in Svezia. E ha passato 5 anni di reclusione in regime di carcere duro nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh, a Londra, in attesa della possibile estradizione.



BARRETT BROWN E LA ROTTURA "PARZIALE" CON ASSANGE

Barrett Brown è un giornalista nordamericano, vicino ad Anonymous quando il "fluido" collettivo di hacker era in contrasto con i cartelli messicani e in fibrillazione per le primavere arabe. Dopo aver rischiato 105 anni di reclusione ha patteggiato, nel 2015, una condanna a 63 mesi per tre diversi reati: intralcio alla giustizia per aver tentato di nascondere informazioni contenute nei suoi pc; minacce a un agente dell'FBI in un video pubblicato su YouTube in cui denunciava diverse cose, inclusa una presunta cospirazione per incastrare sua madre, sempre legata all'occultamento dei computer, spiegando che era anche pronto a sparare per difendersi dai poteri occulti; infine, dei 63 mesi totali, secondo le cronache, 15 sono stati scontati per favoreggiamento nel "caso Stratfor" a Jeremy Hammond, membro di Anonymous condannato a sua volta a 10 anni di prigione. Secondo l'accusa lo aveva aiutato a celare la sua identità. Ed è stato accusato anche di furto di identità e accesso a credenziali non autorizzato per aver "ri-postato" un link da una chat pubblica in un'altra, al fine di fare delle ricerche collettive su quel collegamento ipertestuale: conteneva mail, numeri di carte di credito e altri documenti sottratti alla Stratfor dagli indefinibili hacker di Anonymous. Questa specifica incriminazione ha costituito un pericolosissimo precedente per chiunque si limitasse a far girare dei link già pubblici, anche non conoscendo esattamente il loro contenuto, giornalisti inclusi.



Il giovane Barret Brown che si scaglia contro un agente dell'FBI su Youtube
Il giovane Barret Brown che si scaglia contro un agente dell'FBI su Youtube


Il nome completo dell'azienda editoriale che raccoglie informazioni è Strategic Forecasting Inc., definita anche come un'"altra CIA", privata. Quei documenti sono stati poi diffusi su Wikileaks nella sezione "Global Intelligence Files": parliamo di magagne finanziarie, spionaggio e progetti contro la stessa Wikileaks e i giornalisti che supportavano la piattaformadossieraggi contro attivisti e ambientalisti, il ruolo destabilizzante del PdL di Berlusconi che avrebbe favorito la Lega, i legami tra la russa Gazprom ed Eni, e così via...



Uno screenshot della pagina contente i "Global Intelligence Files" sul sito di Wikileaks
Uno screenshot della pagina contente i "Global Intelligence Files" sul sito di Wikileaks



Nel 2018 Brown è entrato in collisione con Wikileaks. La principale accusa mossa ad Assange è quella di essere stato troppo "pro-Trump" e di aver <<collaborato con entità palesemente fasciste, di aver mentito sfacciatamente sul suo ruolo nelle ultime elezioni americane e dell'intenzione di far dire simili bugie ad altri per conto suo. Ho continuato a sostenere i suoi diritti contro lo stato e le organizzazioni private che lo hanno ricercato sin dall'inizio, quando la sua missione originale di trasparenza etica era ancora in atto>>. Al The Daily Beast ha anche dichiarato che si sentiva comunque <<in qualche maniera obbligato a difendere i diritti di Assange, come sono contento di fare, ma anche dall'astenermi nel parlare dei problemi di un movimento per il quale ho rischiato cento anni di prigione (...) la prima indagine contro di me derivava direttamente dal mio coinvolgimento nel difendere Wikileaks da aziende come HBGary, Booz Allen Hamilton, e Palantir (...) Wikileaks è una stronzata, è finita (...) non ero contrario alla pubblicazione delle mail del Partito Democratico, ma ha collaborato con veri e propri fascisti. Ha pronunciato menzogne assolutamente dimostrabili più e più volte... è stato difficile criticare apertamente Wikileaks per la prima volta. Ho appena scontato quattro anni di prigione principalmente perché ero ispirato da Wikileaks. Non è stato divertente, ma era una cosa necessaria da fare per mantenere la mia onestà intellettuale>>.

Le accuse di Brown si riferiscono a uno scambio di messaggi privati su Twitter tra Wikileaks e il figlio di Trump in cui, tra le varie cose, sarebbe stato richiesto di nominare Assange ambasciatore: per chi attacca la piattaforma di whistleblowing si tratterebbe della prova della corruzione degli intenti originali di Wikileaks. Per quest'ultima si tratta invece di una presa in giro di Trump finalizzata a ingannarlo per ottenere informazioni.

Brown, a sua volta accusato di essere un agente provocatore e fondatore del "Project PM", non ha comunque smesso di difendere Assange su questioni di principio comuni. Anche lui ha richiesto asilo in Gran Bretagna, dove si è trasferito a sentenza scontata dopo essere passato per Antigua. Dichiara di rischiare di essere estradato negli USA, dove verrebbe nuovamente arrestato dall'FBI, dopo che era stato incarcerato una seconda volta, per pochi giorni, a causa di alcune interviste che non avrebbe potuto rilasciare mentre era in libertà vigilata. In un'altra intervista, sempre del 2018, all'emittente televisiva Russia Today, oltre a menzionare la <<cleptocrazia di Trump e Putin>> si diceva d'accordo con lo scenario distopico cypher-punk di uno "stato di polizia digitale" fondato su controllo e manipolazione, immaginato in un libro di Assange. Dichiarava inoltre che il processo a carico di Assange costituirebbe un pericolosissimo precedente: sarebbe <<un potente strumento legale per gestire (...) questo tipo di editoria e giornalismo non convenzionali. Dal loro punto di vista è assolutamente cruciale: è come un "genio nella bottiglia" che è stato aperto, qualcosa che quando le persone iniziano a fare>> non vogliono più smettere di sperimentare. Il potenziale moltiplicarsi di "gole profonde" che denunciano, dall'interno, gli abusi di potentati pubblici e privati, insieme al supporto di ricerche collettive, sfuggono dal controllo dei potenti e costituiscono una minaccia per i loro interessi.



RIFORMARE L'ESPIONAGE ACT PER TUTELARE CHI DIFFONDE MATERIALI DI INTERESSE PUBBLICO

Le principali argomentazioni della difesa dell'hactivista ed editore australiano sono semplici: Assange non avrebbe aiutato Chelsea Manning a "rubare" o "hackerare" i documenti, dato che erano già a sua disposizione. Assange, ha spiegato anche suo fratello, l'avrebbe soltanto aiutata a proteggere la sua identità, tramite dei consigli per "crackare" una password, in modo da non mostrare il suo user-name (tentativo fallito, a quanto pare) dopo che erano già stati pubblicati altri documenti su Wikileaks. Sia i suoi avvocati che suo fratello ci tengono a ribadire che Julian è un editore e un giornalista che ha fatto il suo dovere, insieme ad altri giornalisti e membri dell'organizzazione pro-trasparenza e contro la segretezza da lui fondata. Segretezza che troppe volte viene usata per occultare crimini di stato... E che, invece, dovrebbe essere usata in favore di chi è più debole.

Anche ammettendo che Assange sia reo di aver messo a rischio la sicurezza di svariate persone e paesi, e che Wikileaks sia solo una "buca delle lettere" in cui chiunque può inviare informazioni senza vaglio alcuno, resta comunque un fatto: Wikileaks ha denunciato svariati crimini di guerra e i criminali che li hanno commessi non sono mai stati assicurati alla giustizia. E non vengono nemmeno presi in considerazione dalla maggioranza dei media mainstream.

Infine, va fatta una riflessione sull'Espionage Act, una legge vetusta, promulgata durante la prima guerra mondiale, ideata per contrastare lo spionaggio vero e proprio in tempi di guerra. Oggi è usata contro chi (come Assange, ma non solo lui) ha diffuso informazioni di chiara rilevanza pubblica, notizie che devono essere portate all'attenzione dell'opinione pubblica.

Tulsi Gabbard è una soldatessa statunitense che ha preso parte alla guerra in Irak. È stata anche membro della Camera dei Rappresentanti, eletta con il Partito Democratico. Ha recentemente lasciato il partito accusandolo di essere una <<cabala elitaria di guerrafondai>>, dopo che nelle primarie del 2016 si era schierata a favore di Bernie Sanders, avversario dichiaratamente "socialista" della "progressista" Clinton. Nel 2020 portò in parlamento tre proposte di legge: due per far cadere le accuse nei confronti di Assange e di Edward Snowden, noto whistleblower che si è rifugiato in Russia dopo aver rivelato come la NSA poteva controllare praticamente ogni dispositivo informatico esistente, similmente a quanto ha fatto Wikileaks con la CIA nell'ambito delle fughe di notizie note come "Vault 7". La terza proposta riguardava invece proprio una riforma della legge sullo spionaggio: l'intento sarebbe stato quello di proteggere le "gole profonde" (o "talpe") governative se agiscono in nome dell'interesse pubblico.

Come società dobbiamo cominciare a ragionare e ad attivarci per comprendere e modificare le regole sui segreti di stato, ma anche sul potere che deriva da altri tipi di informazioni riservate, come i brevetti industriali. Se esistono davvero delle "bugie bianche" queste devono essere effettivamente limitate nel tempo o da altri fattori. Altrimenti quel tipo di segreti, quelle conoscenze riservate, diventano soltanto strumento di potere, di dominio e di manipolazione. Senza verità non ci può essere giustizia, e senza una diffusione equa della conoscenza non ci può essere una società giusta.


Scribha Chino



Se ti interessa saperne di più sulla vicenda di Wikileaks e Assange abbiamo pubblicato tra queste pagine virtuali un approfondimento. È un articolo "a lunga scadenza", uscito in occasione del "Day X", ideato per restare sempre attuale utile da leggere: si sforza di analizzare anche gli aspetti ritenuti più controversi di Assange e della piattaforma di whistleblowing di cui è co-fondatore.


Tutti gli altri articoli dedicati alla sua vicenda li trovi al seguente e link.



APPENDICE "FILOLOGICA"

Una delle caratteristiche alla base della filosofia editoriale de "La Fanzina Generalista" consiste nell'essere un medium "meta-mediatico", e cioè una testata online che analizza altri media e, in generale, i processi alla base della redazione di notizie. Per questo, per chi fosse interessato, proponiamo in quest'appendice alcuni esempi di come si ricercano e verificano le notizie online.




In questo video pubblicato su Instagram (se non lo vedete nel riquadro qui sopra lo trovate a questo link), chi ha scritto quest'articolo descrive come si è imbattuto nel dato dei "63 mesi" e come ha cominciato a verificarlo, cercando di risalire all'origine della fonte di quel numero, e scoprendo molte altre cose che sono confluite in questo post. Oltre a diverse ricerche su Google ho usato il sito Archive.is per verificare uno specifico link in un articolo di Reuteurs, che attualmente rimanda a un altro articolo posteriore al primo. Ma a questo punto ero ancora all'inizio della ricerca...


Nella foto si mostra la "richiesta" fatta al motore di ricerca Usando l'"operatore" delle virgolette, queste "", ho chiesto al motore di ricerca di fornirmi risultati con quanto scritto esattamente all'interno di esse: "mishandling classified information" (cattiva gestione di informazioni riservate) e "63 months" (63 mesi). Nei risultati uscivano una serie di articoli riguardanti Assange che già conoscevo, e che quindi non mi interessavano. Per questo ho usato un altro "operatore", il trattino: questo -, che intuitivamente è meglio indicare come "meno". E infatti, scrivendo -Assange, ho escluso dai risultati le pagine che contengono il cognome di Julian: così ho trovato lo studio dell'università statunitense citato nell'articolo


Nella foto sopra si mostra la conclusione di quella ricerca, e in particolare la "query" fatta a Google, ossia la domanda posta al motore di ricerca. Usando l'"operatore" delle virgolette, queste "", ho chiesto al motore di ricerca di fornirmi risultati con quanto scritto esattamente all'interno di esse: "mishandling classified information" (cattiva gestione di informazioni riservate) e "63 months" (63 mesi). Nei risultati uscivano una serie di articoli riguardanti Assange che già conoscevo, e che quindi non mi interessavano. Per questo ho usato un altro "operatore", il trattino: questo -, che intuitivamente è meglio indicare come "meno". E infatti, scrivendo -Assange, ho escluso dai risultati le pagine che contengono il cognome di Julian: così ho trovato lo studio dell'università statunitense che spiega, in generale, quanto si rischia per le singole violazioni della legge sullo spionaggio. Nell'immagine qui sotto, invece, i risultati che apparivano senza scrivere "-assange", relativi alle notizie circolate negli ultimi giorni.

I risultati che apparivano su Google senza aggiungere: "-Assange"





Grazie di essere arrivat@ fin qui! Se hai trovato in qualche maniera utili i contenuti tra queste righe digitali facci un grandissimo favore: seguici e aiutaci a condividerli sui "social asociali", meglio ancora sul Fediverso, la principale alternativa a questi, tramite il passaparola e quant'altro

Se hai delle domande, critiche o proposte puoi anche usare il modulo dei commenti qui sotto, contattarci via mail o via messaggio privato sui profili social. Il modello di giornalismo indipendente e sperimentale che portiamo avanti tende a essere penalizzato dagli algoritmi, da chi li programma, e dal modello socio-economico vigente: per questo il tuo supporto è fondamentale! Grazie 1000!



ultima modifica 05/04/2024 ore 23:17

Nessun commento:

Posta un commento