24.3.24

OTTANT'ANNI DALL'ECCIDIO DELLE FOSSE ARDEATINE

UN ANNO DALLE SPARATE "POST-FASCISTE" DI MELONI E LA RUSSA


Riproponiamo due articoli sull'Eccidio delle Fosse Ardeatine, avvenuto 80 anni fa. Un anno fa la Presidente del Consiglio e il Presidente del Senato provarono a riscrivere la storia con dichiarazioni parziali e fake-news.



I sacelli in fila nel Mausoleo
Il Mausoleo delle Fosse Ardeatine. Immagine di Formkurve92 da Wikimedia rilasciata con licenza Creative Commons


Il 23 Marzo 1944 un gruppo di partigiani comunisti portarono a segno un attacco a un reggimento nazista nel cuore di Roma, in via Rasella, uccidendo 33 soldati tedeschi. Un attacco che verrà riconosciuto come un legittimo atto di guerra, anche se negli anni qualcuno ha provato a distorcere la storia definendolo un atto terroristico.

Per rappresaglia le autorità nazifasciste rastrellarono e uccisero barbaramente almeno 335 persone nelle cave di pozzolana sulla via Ardeatina, dove oggi sorge un mausoleo.

L'anno scorso, nel 79simo anniversario, Meloni disse che quei ragazzi e uomini erano stati <<uccisi solo perché italiani>>, non certo per altre ragioni! La premier raccomandava di <<ricordare quei martiri e raccontare, in particolare alle giovani generazioni, cosa è successo in quel terribile 24 marzo 1944. La memoria non sia mai un puro esercizio di stile, ma un dovere civico da esercitare ogni giorno>>. La parzialità con cui la Meloni, che ha giurato sulla Costituzione antifascista senza mai dichiararsi antifascista, omise di dire che la quasi totalità di loro furono uccisi perché antifascisti ed ebrei con la collaborazione di altri italiani e fascisti, è raccapricciante. Tra l'altro va ricordato che almeno 7 di quelle vittime non erano italiane. Più che un "esercizio di stile" la Presidente del Consiglio si esercitò a riscrivere la storia.

Per questo abbiamo fatto diverse ricerche e pubblicato un articolo di fact-checking storico, dal titolo :"Uccisi perché antifascisti ed ebrei italiani da tedeschi ed altri italiani nazifascisiti". Abbiamo visionato tutte le 335 schede presenti nell'archivio del Mausoleo delle Fosse Ardeatine per verificare direttamente l'ampiezza delle baggianate post-fasciste della presidente Meloni.

Sul sito del Mausoleo sono 337 i nominativi dei martiri: 2 sono stati tra gli ultimi riconosciuti grazie ad analisi del DNA, indagini forensi e ricerche storiche negli archivi, mentre altre 7 schede riportano la dicitura "ignoto". Come ha spiegato in un documentario Francesco Albertelli, Presidente dell'Associazione Nazionale Famiglie Italiane Martiri, ci sono <<altri nomi nella lista, ma non sono letti nell'appello>>, in occasione delle commemorazioni annuali, <<perché non è stato possibile ufficializzare la loro identificazione>>.

Consultando quelle schede abbiamo anche scoperto un altro dettaglio che ci risulta inedito e che forse meriterebbe ulteriori studi e approfondimenti: tre delle vittime sono presenti sia nella lista dei martiri anarchici, pubblicata sul giornale Umanità Nova, che in quella dei "fratelli" martiri diffusa dal Grande Oriente d'Italia, la principale obbedienza massonica italiana (si tratta di Mario Tapparelli, Umberto Scattoni e Manlio Gelsomini).

Dopo la sparata della Meloni, il presidente "post-fascista" del Senato Ignazio La Russa la sparò ancora più grossa tentando di difenderla. Diffuse una delle tante storiche fake-news che si sono succedute nei decenni: l'attacco dei "sanguinari" partigiani rossi non era stato commesso contro un battaglione delle SS durante la tremenda occupazione di Roma, ma a danno di una <<banda musicale di semi-pensionati, non biechi nazisti>>. Ricordiamo che La Russa è lo stesso che ha cimeli di Mussolini a casa. Lo stesso che dice che nella Costituzione non c'è la parola "antifascismo"... Ci sarà qualche ragione se la dodicesima delle disposizioni transitorie e finali recita: <<È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista>>.

Oltre ad analizzare diversi aspetti del 23 e del 24 Marzo 1944, riportando diverse fonti primarie (come la testimonianza del gappista Rosario Bentivenga) e fonti secondarie (in particolare un monologo del 2017 di Alessandro Barbero con un "debunking" del divulgatore e storico), nel "saggio informale" sui fatti di via Rasella e dell'Eccidio delle Fosse Ardeatine abbiamo parlato anche del variegato fronte della Resistenza.



Sopra una targa commemorativa e il momento di un'intervista di Enzo Antonio Cicchino (pubblicata su Erodoto Tv) in cui il Gappista Rosario Bentivenga ricorda che c'erano perfino dei fascisti nella Resistenza. Sotto i risultati delle reazioni alle parole della Meloni immortalati nei risultati di Google e Ignazio La Russa a LibertoTv.
Sopra una targa commemorativa e il momento di un'intervista di Enzo Antonio Cicchino (pubblicata su Erodoto Tv) in cui il Gappista Rosario Bentivenga ricorda che c'erano perfino dei fascisti nella Resistenza. Sotto i risultati delle reazioni alle parole della Meloni immortalati nei risultati di Google e Ignazio La Russa a LibertoTv.


In alto a sinistra e sullo sfondo le immagini del luogo dell'attentato. Al centro in alto e sulla destra l'intervento di Alessandro Barbero al Festival della Mente nel 2017. In basso a sinistra Sallusti alla trasmissione DiMartedì. Al centro una targa commemorativa e di fianco La Russa intervistato da LiberoTv
In alto a sinistra e sullo sfondo le immagini del luogo dell'attentato. Al centro in alto e sulla destra l'intervento di Alessandro Barbero al Festival della Mente nel 2017. In basso a sinistra Sallusti alla trasmissione DiMartedì. Al centro una targa commemorativa e di fianco La Russa intervistato da LiberoTv 



Abbiamo pubblicato anche un secondo articolo in merito, sempre per la rubrica di fact-checking, "Chekka Il Fatto". Riguardava le dichiarazioni rilasciate in quei giorni al giornale Libero da Liana Gigliozzi, figlia di Romolo Gigliozzi. Il padre è una delle vittime dell'eccidio ardeatino. Fu rastrellato nei pressi di via Rasella dove gestiva un bar. Proprio in quei concitati momenti, subito dopo l'esplosione, all'interno della latteria paterna c'erano altri partigiani del Movimento Comunista d'Italia, da non confondere con il Partito Comunista Italiano. Sua figlia, all'epoca una bambina di tre anni, è stata candidata nel 2016 alle amministrative di Roma nella lista di Meloni, verso cui non nasconde ammirazione politica e personale. Romolo Gigliozzi era affiliato al Partito Socialista Italiano, ma lei ha cercato di smentire l'appartenenza politica paterna, confermata invece dalla madre e come attestato da diversi documenti e da almeno una ricerca storica, citati nel nostro articolo. Nell'intervista cercava di difendere l'affermazione della Meloni, quella che identificava le vittime <<solo>> come italiani. Eppure nell'intervista del quotidiano diretto da Sallusti dichiarava anche: <<mio papà stava al bar, era socialista ma è morto con la giacca bianca da lavoro>>, smentendo quindi sé stessa.


In foto gli screenshot dei "titoloni" del quotidiano Libero, Sallusti mentre sostiene che l'attacco di via Rasella è stata la "strage più stupida della resistenza, il documento su Romolo Gigliozzi archiviato dall'ANFIM e i resti delle vittime dell'eccidio delle Fosse Ardeatine
In foto gli screenshot dei "titoloni" del quotidiano Libero, Sallusti mentre sostiene che l'attacco di via Rasella è stata la "strage più stupida della resistenza, il documento su Romolo Gigliozzi archiviato dall'ANFIM e i resti delle vittime dell'eccidio delle Fosse Ardeatine


C'è ancora tanto da ricercare e da dire su quelle due giornate, e tante cose sono state già dette, alcune ripetute anche troppe volte: a partire dall'opportunità strategica di quell'attentato per arrivare alla condivisione dell'attacco da parte dei vertici del Comitato di Liberazione Nazionale e del Comando USA, passando per varie fake-news e teorie "complottiste". Nel nostro piccolo abbiamo provato a farlo negli articoli sopra-linkati, e per questo vi invitiamo a leggerli se non lo avete già fatto.



De Chiaro Antifa



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