IN ITALIA ZIGOTI, FETI ED EMBRIONI CONTANO PIÙ DELLE DONNE
Questa settimana la Francia è diventata il primo paese del pianeta a inserire il diritto all'aborto in Costituzione. Un provvedimento appoggiato dalla stragrande maggioranza del paese e approvato con il voto favorevole di 852 parlamentari su 902, superando ampiamente i tre quinti dei voti richiesti per le modifiche costituzionali.
Foto di Jasmine da Unsplash. Il cartello recita: "Il mio corpo, la mia scelta" |
Invece, nel resto del Mondo, il diritto all'interruzione volontaria di gravidanza è minato da un maxi-fronte che riunisce gli estremisti cristiani "pro-vita" e i fondamentalisti islamici di varie teocrazie. Un fronte fanatico-monoteista interessato più alla tutela di feti, e persino degli embrioni, che alla salute di donne e identità gestanti.
Va necessariamente ricordato che la Chiesa Cattolica e la teocrazia vaticana considerano "peccato" tutti i sistemi di contraccezione "artificiali", dalla pillola anticoncezionale al preservativo: le uniche vie "legalmente religiose" per controllare le nascite sarebbero quelle legate all'osservazione dei cicli di fertilità e all'astinenza sessuale. Tuttavia, in ambito ecclesiastico, alcuni sostengono la liceità della pillola, da usare però con "saggezza", e dichiarando come pronunciamento <<non infallibile>> l'enciclica "Humanae vitae" del '68, che vietava la contraccezione. Enciclica che sarebbe potuta essere rivisitata dal successore di Paolo VI, Giovanni Paolo I. Papa Luciani, al contrario di Montini, era favorevole all'uso della pillola, contestando il carattere "artificiale" di questa, mentre altri la ritenevano strumento del demonio, ma il suo "regno" durò solo pochi giorni...
Papa Giovanni Paolo II intervenne invece in senso più restrittivo. Volendo andare ancora più a ritroso nel tempo, si può ricordare che solo dal 1869, nel diritto canonico, è stata abolita la distinzione di derivazione aristotelica tra "feto animato e inanimato", considerando quindi una persona vivente anche la cellula uovo fecondata (o zigote), fin dal primo attimo del concepimento: prima di quella data l'aborto era comunque ritenuto peccato, ma era considerato vero e proprio "assassinio" solo a distanza di un paio di mesi dal concepimento.
Chi scrive ritiene che questi "divieti morali", insieme alla mancanza di un'efficace educazione affettiva e sessuale, e all'abbondanza di ore scolastiche dedicate all'insegnamento della religione cattolica, sono espressione di una cultura reazionaria che conduce proprio all'incremento delle gravidanze non desiderate, oltre che alla diffusione di malattie sessualmente trasmissibili. Costituiscono poi l'ennesima, e indebita, ingerenza in affari laici che non dovrebbero spettare alla Chiesa. Nel 2015 l'attuale monarca vaticano, Papa Francesco, sembrò aprirsi timidamente alla possibilità dell'uso del preservativo per alleviare la piaga dell'HIV/AIDS in Africa. In quel frangente disse di non considerarlo come il problema principale del continente, afflitto da secoli di sfruttamento coloniale. Eppure, è ancora tra le prime quattro cause di morte (insieme a malattie neonatali, infezioni respiratorie e malattie diarroiche).
L'IPOCRISIA DEI MOVIMENTI "PRO-LIFE"
I vari movimenti "pro-vita" si prodigano tanto per le "vite" di embrioni e feti, mentre dimenticano altre vite spezzate immoralmente e illegalmente, a partire dalle persone in movimento che crepano in mare, fino ad arrivare a quelle di migliaia di bambini palestinesi massacrati impunemente. I diritti dei bambini nei territori illegalmente occupati da Israele, che muoiono perché non ci sono strutture sanitarie, perché non c'è corrente elettrica per le incubatrici, che subiscono mutilazioni grazie alle armi da noi foraggiate, non sembrano interessare agli esponenti dei "pro-life". Forse il diritto a partorire delle donne palestinesi importa solo a una minoranza di loro. Non immaginano che circa settecentomila donne a Gaza con le mestruazioni non hanno accesso ad acqua pulita, devono condividere un unico bagno con una media di cinquecento persone e non hanno nemmeno gli assorbenti.
Cartello esposto a una manifestazione dei "Sanitari per Gaza" a Napoli. L'opera è di Fuad Alymani. |
Probabilmente non sanno (o non si pongono il problema) che impedire la nascita di infanti è una delle caratteristiche giuridiche che configura il "crimine dei crimini", il genocidio.
Perché non vanno a protestare contro il genocidio incrementale avviato decenni fa e giunto al suo culmine?! Perché chi cavalca il loro conservatore dissenso non lo farebbe nemmeno lontanamente?!
Nel cartella l'opera di Othman Selmi. |
Negli Stati Uniti i fanatici cristiani si sono spinti ad attaccare e ad ammazzare donne in procinto di abortire, ma se protestassero contro le industrie mortifere delle armi quante vite vere riuscirebbero a salvare?! È più comodo, e porta più voti, scagliarsi contro i diritti delle donne, cercando di imporre con una violenza psicologica enorme i propri principi etico-religiosi.
Esempio di questa violenza culturale, nonché vera e propria tortura psicologica, è la proposta di legge di iniziativa polare intitolata "Un cuore che batte": si vuole imporre a donne, che hanno liberamente scelto di abortire, di sentire il battito cardiaco fetale, modificando la già insufficiente legge 194. Sul sito dei promotori si legge la modifica che verrebbe apportata, inserendo: <<Il medico che effettua la visita che precede l’interruzione volontaria di gravidanza ai sensi della presente legge, è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso>>.
Tutto ciò viene proposto da estremisti cattolici mentre centri anti-violenza e consultori sono sotto-finanzianati o chiudono.
Questi i fatti in breve. Ci sarebbe ancora tanto da dire, partendo da certi figuri "postfascisti" e neofascisti che stanno strumentalizzando le istanze dei "pro-vita", ma per adesso ci fermiamo qui. Tuttavia, siccome tra le righe di questa fanza/rivista tendiamo ad approfondire e sviscerare degli argomenti, riproponiamo un articolo di Flora Molettieri: si intitola "Aborto, il personale è politico". Prende spunto da una presentazione dell'omonimo libro per parlare della stigmatizzazione che genera sensi di colpa e vergogna, di "pornografia del dolore" e di giustizia riproduttiva multi-specie.
Proto-Redazione
ultima modifica 11/03/2024 14:26
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