29.3.24

ALFREDO COSPITO RESTA AL 41 BIS

IL SUO AVVOCATO: DECISIONE INFLUENZATA DALLA POLITICA


La Cassazione, la scorsa settimana, ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dagli avvocati di Cospito contro il 41 bis, dopo che a Giugno la sua pena era stata rideterminata in 23 anni invece che il carcere a vita.


In questo aggiornamento ripercorriamo le ultime fasi delle vicende giudiziarie dell'anarco-insurrezionalista e riproponiamo altri approfondimenti pubblicati negli scorsi mesi in cui si parla anche di questioni politiche. In sostanza, delle diverse anime dell'anarchismo.


Lo scorso anno abbiamo anche pubblicato un altro articolo che ripercorre l'intera storia giudiziaria di Cospito, da quando fu arrestato in quanto obiettore "totale" alla leva fino all'applicazione del 41 bis.


A sinistra e al centro le immagini di Cospito che viene allontanato da un'udienza, riprese da siti dell'area insurrezionalista e usate per pubblicizzare degli eventi in suo favore. A destra la stessa immagine diventa un'icona, viene stilizzata e usata per analoghe iniziative.
A sinistra e al centro le immagini di Cospito che viene allontanato da un'udienza, riprese da siti dell'area insurrezionalista e usate per pubblicizzare degli eventi in suo favore. A destra la stessa immagine diventa un'icona, viene stilizzata e usata per analoghe iniziative.


LA CONDANNA A 23 ANNI INVECE CHE ALL'ERGASTOLO

L’anarco-insurrezionalista Alfredo Cospito, detenuto a Sassari, è stato condannato a quasi 11 anni di carcere per la gambizzazione dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare nel 2012, Roberto Adinolfi, ma è stato condannato in via definitiva anche per un altro evento: le esplosioni di due ordigni davanti la caserma per allievi carabinieri di Fossano, nel 2006.

Nel 2022 la Corte di Cassazione riqualificava il reato commesso in "strage politica", il reato più grave previsto dall'ordinamento italiano. In un primo momento era stato condannato per "strage semplice". Va ricordato che per “strage” si intende anche il solo tentativo di uccidere più persone, dato che l’attentato non ha fatto né vittime né feriti. Cospito ha sempre definito quell'esplosione come un atto “dimostrativo”, pur non rivendicandone mai la paternità e spiegando che <<gli anarchici non fanno stragi indiscriminate perché non sono lo stato>>.

In quel frangente la Cassazione aveva rinviato gli atti alla Corte d’assise di Torino per calcolare la pena in base al nuovo reato ascritto.

La Corte torinese si rivolse allora alla Corte Costituzionale per capire se nel suo caso potevano essere concesse le attenuanti che lo avrebbero salvato dalla pena dell’ergastolo, anche se era recidivo. La Consulta dichiarò quindi incostituzionale la parte dell'art. 69 C.P. che vietava di considerare le circostanze attenuanti come prevalenti sull’aggravante della recidiva.

Intanto Cospito sospendeva lo sciopero della fame di sei mesi, dopo aver perso 40 chili, contro il regime del 41 bis. Regime carcerario originariamente pensato per interrompere le comunicazioni tra detenuti e i gruppi della criminalità organizzata o eversivi di riferimento. Di fatto si è trasformato in una forma di tortura, tanto che a Marzo del 2023 l'Italia è stata richiamata dalla Comitato ONU per i diritti umani proprio sul caso dell'anarchico pescarese: ha richiesto all'Italia di rispettare le leggi internazionali che vietano trattamenti degradanti, torture ed esigono il rispetto della dignità di chi è ristretto.

A Giugno del 2023 Alfredo Cospito è stato perciò condannato a 23 anni di carcere dopo il ricalcolo della pena. Pena ricalcolata anche per la sua compagna e co-imputata, Anna Beniamino, condannata a 17 anni e 9 mesi. 

Il 24 Aprile 2024 ci sarà una nuova udienza in Cassazione per quel processo, denominato "Scripta Manent", dato che la Procura non vuole che sia concessa l'attenuante e la difesa proporrà altre argomentazioni contro la sentenza della Corte d'Assise di Torino.

Inoltre è stato anche presentato un ricorso alla CEDU contro il 41 bis per Cospito.



LA DECISIONE DEL TRIBUNALE DI SORVEGLIANZA DI ROMA

Il 23 Ottobre del 2023 il Tribunale di Sorveglianza di Roma conferma la detenzione di Cospito in regime di 41 bis, rigettando il ricorso dei suoi legali. In un'udienza di otto giorni prima la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo insieme ad altri organismi di polizia avevano dato parere favorevole alla revoca del cosiddetto "carcere duro", dopo il diniego di Nordio, che aveva rigettato altre istanze della difesa.

Secondo il Tribunale di Sorveglianza Cospito restava <<estremamente pericoloso>>, dopo che aveva <<infuocato gli animi>> del movimento anarchico tramite lo sciopero della fame guadagnando un <<ancora maggior carisma all'interno del sodalizio>>, definito come un <<ambito associativo che propugna espressamente il metodo della lotta armata>>. Pertanto, scrivevano i giudici, <<ad avviso del tribunale non appaiono coerenti le conclusioni a cui è pervenuta la Direzione nazionale antimafia ed antiterrorismo secondo cui dalla molteplicità dei canali decisionali si evincerebbe una ridotta pericolosità del Cospito, che invece è descritto come figura di vertice del movimento come desunto dalla stessa Dnaa attraverso il richiamo testuale della nota Direttore centrale della Polizia di prevenzione>>.

Per questo a Giungo la difesa di Cospito aveva fatto ricorso in Cassazione per revocare il 41 bis, che lo ha dichiarato inammissibile una settimana fa.

L'avvocato Flavio Rossi Albertini, raggiunto dai microfoni di Radio Onda D'Urto, ha definito la decisione <<assolutamente prevedibile>>. Ha spiegato le questioni per cui tecnicamente il ricorso era destinato a fallire come nel <<99,9% periodico>> dei casi: <<il legislatore ha inteso eliminare tutte le punte alle frecce presenti nella faretra delle difese dal 41 bis. Ovvero, è possibile impugnare la decisione del Tribunale di Sorveglianza esclusivamente per violazioni di legge, non per vizio di motivazione (...) per esserci violazione di legge dovrebbe mancare completamente la motivazione. Ovvero, il Tribunale di Sorveglianza non dovrebbe fornire alcun apparato argomentativo alla sua decisione o alle risposte alle doglianze difensive espresse nei motivi del reclamo>>, ed è praticamente impossibile che un tribunale <<non scriva nulla in proposito>>. Se invece la motivazione è <<illogica, incoerente o contraddittoria>> non è possibile ricorrere in Cassazione, e quindi la difesa ha provato, senza successo, ha <<inserire i propri argomenti in questo strettissimo imbuto della violazione di legge>>.

Dopo la pronuncia della Cassazione quasi tutti gli organi di stampa mainstream hanno ripreso una nota del sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari diffusa dall'ANSA: <<La Cassazione ha confermato quanto noi sosteniamo da tempo: l'anarchico Alfredo Cospito deve rimanere in carcere e scontare la sua pena secondo il regime previsto dall'articolo 41 bis dell'ordinamento penitenziario. Niente sconti o premi per i nemici dello Stato. Niente passi indietro di fronte al ricatto dei violenti>>.

Per Albertini ciò è indice del <<contesto politico assolutamente sfavorevole e avverso>>, come confermava già la succitata <<decisione del Ministro Nordio contro la nostra prima istanza di revoca della misura, di sollecitare un parere alla Procura Generale di Torino quando non aveva alcuna voce in capitolo, unica voce tenuta in considerazione dal Ministro per rigettare la richiesta difensiva, nonostante tutti gli altri pareri andassero invece a confermare la bontà delle valutazioni e dei ragionamenti proposti dalla difesa>>. Le dichiarazioni sulla decisione -praticamente "annunciata"- della Cassazione sono state tra l'altro rilasciate mentre l'altro sottosegretario, Delmastro, è <<imputato in un processo penale per aver reso possibile la gogna e la mostrificazione di Alfredo durante lo sciopero della fame>>. 

Secondo il legale si tratta per questo di una <<vicenda connotata da un fortissimo pregiudizio politico>>: poco dopo l'insediamento del Governo Meloni si disse che Cospito aveva iniziato lo sciopero della fame per dare fastidio al governo di destra. In realtà, ricorda l'avvocato, la data coincideva semplicemente con un'udienza in cui aveva la possibilità di parlare.

È paradossale, sostiene il legale, che si sia <<voluto ampliare l'orizzonte applicativo del 41 bis fino a comprendere anche la vicenda di un anarchico individualista>>, e quindi di quelle individualità spontaneiste dell'anarchismo che tendenzialmente rifuggono dalle organizzazioni, dette per l'appunto "anti-organizzatrici". 

Di solito le tendenze dell'anarchismo individualiste e antiorganizzatrici coincidono e sono più inclini a legittimare l'uso della violenza politica, talvolta addirittura propugnando un certo gusto estetico della violenza, più che un mezzo estremo cui ricorrere in casi limite. È necessario ricordare che non tutte e tutti gli anarchici e le anarchiche si riconoscono nelle correnti facilmente inclini all'uso delle violenza politica, e che esistono svariate declinazioni del pensiero anarchico. Perciò, per recidere i "legami" di Cospito con le magmatiche frange anarchiche di riferimento, con le quali ha comunicato per anni tramite le sue lettere, pubblicate in diverse occasioni, e che avrebbe incitato a compiere altri attentati, sarebbe bastato applicare più restrizioni alla sua corrispondenza nel regime di alta sicurezza, dove era già ristretto. Invece è rinchiuso come se fosse un capo-mafia. E, secondo chi scrive, anche le persone che si macchiano delle peggiori colpe immaginabili hanno comunque dei diritti! Questi diritti non vengono rispettati al 41 bis. All'anarco-nichilista è stato vietato di tenere foto dei suoi cari in cella. Non gli è stato permesso di leggere la stampa locale perché sarebbe stata utile per mantenere contatti con la sua presunta "organizzazione". E alla dottoressa che lo aveva in cura, durante lo sciopero della fame, l'amministrazione penitenziaria ha vietato di rilasciare dichiarazioni a Radio Onda D'Urto. Nelle stesse ore i sanitari che avevano in cura Matteo Messina Denaro facevano trapelare sulla stampa dichiarazioni del boss, che avrebbe detto all'incirca: <<ho letto molti libri (...) vorrei curarmi in Israele>>. Uno come Messina Denaro sicuramente non manderebbe mai messaggi in codice dopo 3 decenni di latitanza: a chi avrebbe potuto comunicare qualcosa?! Invece una singola ed "esoterica" parola sullo stato di salute dell'anarco-individualista e spontaneista avrebbe potuto indicare con estrema precisione un obiettivo da colpire, uno di quelli che nemmeno gli agenti infiltrati riescono a conoscere in anticipo... Pericolosissimo!

Sempre a proposito di 41 bis Albertini spiega che da decenni <<i provvedimenti legislativi emergenziali hanno questa storia: vengono introdotti dietro un'"emergenza", dietro un pericolo, particolarmente enfatizzato dagli organi di stampa, come misure eccezionali>, che dovrebbero essere temporanee. Invece quelle norme <<vengono stabilizzate e vengono anche ampliati i soggetti a cui applicarle. Questa è la storia del 41 bis. Prima di Alfredo ci sono passati tre compagne e compagni delle Brigate Rosse: si pensava che dovesse ricorrere una struttura organizzativa "classica", piramidale, con capi, vertici e gregari. Nel 2022 abbiamo appreso che era possibile applicarla anche a una struttura orizzontale. O meglio, a una realtà priva di reali strutture, fatta solo di una comunanza di intenti e pertanto applicabile a una forma politica come l'anarchismo d'azione, l'anarchismo individualista e l'anarchismo nichilista>>. 

Altro paradosso è che <<la tortura bianca>> del 41 bis, e cioè una tortura che non si attua con le percosse o con una violenza fisica "diretta", dovrebbe spingere alla collaborazione: come potrebbe un anarchico individualista "collaborare" denunciando un'organizzazione se l'organizzazione non esiste? Se chiunque può fare un attentato e firmarsi "FAI" (acronimo di Federazione Anarchica Informale)?

Del 41 bis e dell'ergastolo ostativo, oltre che della spinosa questione della costrizione alla collaborazione, che potrebbe essere anche infondata e strumentale all'ottenimento di un beneficio, ne abbiamo già parlato in un post dal titolo "Perché sto con Cospito, perché non sto con Cospito - Parte 1". 

Nella seconda parte di quel post chi scrive ha invece spiegato "perché non sta con Cospito", e cioè perché si sente distante anni luce dall'anarco-nichilismo.

Al di là di questa distanza politica abissale resta un fatto: la lotta non violenta di Cospito, quella condotta da dietro le sbarre, ha il merito di aver portato all'attenzione dell'opinione pubblica la tematica del "carcere duro" e della "pena di morte perpetua", l'ergastolo, obbligandoci a riflettere sul rispetto dei diritti umani e sulle discariche sociali che chiamiamo "carceri". Invece, per adesso, lo Stato e il governo italiano non hanno accolto le indicazioni provenienti dalle Nazioni Unite utili a non commettere quella "tortura di stato". Addirittura qualcuno vorrebbe proprio abolire il reato di tortura, recentemente introdotto nel nostro ordinamento, perché colpirebbe soprattutto quelle persone in divisa che commettono le torture, quelle "extralegali".



Striscione con scritto: solidarietà ad Alfredo Cospito, abolire ergastolo e 41 bis. I colori della scritta sono il rosso e il nero, gli stessi usati nelle bandiere anarco-comuniste.


Purtroppo c'è poco da meravigliarsi se, restando sempre in tema di diritti umani, qualcuno continua a fornire armi a un paese che ha occupato militarmente da decenni una terra che non gli apparteneva, rendendosi complice di un genocidio incrementale che è arrivato al suo apice. Molto poco per meravigliarsi, ma una ragione in più per impegnarsi!



Anarco Pacifista


ultima modifica 29/03/2024 21:34

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