4.2.23

ALFREDO COSPITO: TEORIE DEL COMPLOTTO O FRAMMENTI DI VERITÀ?!

LE ACCUSE INFODATE ALLA PSEUDO-SINISTRA (PD) E I TIPI DI PROTESTE CHE POSSONO FAVORIRE LA NORMALIZZAZIONE DELLA REPRESSIONE DEMOCRATICA E POTENZIALMENTE A BENEFICIO DELLA “STRATEGIA DELLA TENSIONE”






Prendendo spunto da un commento a un nostro articolo e dalle accuse infondate mosse da Giovanni Donzelli (Fratelli d’Italia) al Partito Democratico (sotto il video dell’intervento alla Camera pubblicato da La Repubblica), “disegniamo” alcuni scenari che potrebbero essere puri “deliri complottisti” senza fondamento così come dei frammenti “di e delle” verità legate al caso umano e giudiziario dell’anarchico insurrezionalista Alfredo Cospito




MAFIE E PRIGIONIERI POLITICI UNITI NELLA LOTTA PER CONDIZIONI PIÙ UMANE NELLE CARCERI DISUMANE: TEORIA COMPLOTTISTICA O SEMPLICE REALTÀ…

Partiamo dal commento di “Tin Hat (espressione gergale per definire i “complottisti”, e in particolare per quelle persone che creano un “cappello” con la carta argentata per impedire fantomatiche intercettazioni “telepatiche”, isolando il cervello con una barriera metallica) pubblicato in calce a un nostro articolo qualche giorno prima dell’intervento di Donzelli, commento che in un certo senso anticipava la teoria complottista “anarco-mafiosa”:

<<Mi dicono spesso che sono un complottista, e allora provo a immaginare uno scenario che può essere sia iper-complottista che realista: se ci fosse stata veramente una trattativa con Matteo Messina Denaro per abolire il 41 bis e l'ergastolo ostativo, il governo (incluso quello passato che ha firmato il 41 bis per Cospito o comunque alcuni settori istituzionali) potrebbe "trattare malissimo" l'anarchico per innescare un'ondata popolare per abolire o riformare in senso favorevole ai mafiosi i due istituti.

Uno scenario più realista è più semplice da disegnare: i governi "trattano malissimo" Cospito perché anarchico, per "punirne uno per educarne 100" e gli interessi dei prigionieri politici con quelli della criminalità organizzata semplicemente convergono...>>. Insomma, secondo Tin Hat, la lotta contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo(lotta portata avanti anche per vie legali come abbiamo già spiegato in questo post) potrebbe trattarsi di una semplice convergenza di interessi tra detenuti, mentre invece Donzelli arriva addirittura a definire Cospito <<un influencer della mafia>>!

Il parlamentare di destra (che è anche vice-presidente del Copasir) ha superato l’immaginazione del commentatore Tin Hat in una maniera poco raffinata e intellettualmente volgare, tanto banale quanto infondata, perché così come è stata raccontata è una pura congettura infamante, una cosa che se fosse stata detta da un comune cittadino, e non da un parlamentare, sarebbe stata denunciata per diffamazione: è arrivato addirittura ad alludere a un collegamento con la mafia dei parlamentari del PD che erano andati a visitare Cospito il 12 Gennaio.

L’accusa si basa sulla coincidenza della data della visita (ricordiamo che i parlamentari sono tra i pochi a poter entrare nelle carceri liberamente) nello stesso giorno in cui è stata “captata” (non si è ben capito se tramite un’intercettazione o una semplice trascrizione basata sulla testimonianza di una guardia) una comunicazione tra due appartenenti a organizzazioni mafiose (uno ‘ndranghetista e un camorrista) in cui sostanzialmente questi incoraggiavano Cospito a continuare nello sciopero della fame e a continuare la battaglia per tutti i detenuti, mafiosi e non mafiosi, terroristi brigatisti e fascisti, estremisti islamici ecc.

Giustamente il partito di centro-presunta-sinistra, oltre a rivendicare la legittimità della visita a Cospito e l’estraneità con il fenomeno mafioso, ha chiesto le dimissioni di Donzelli facendo notare che si sarebbe reso complice di un’irregolarità, che in una certa misura pareva essere stata confermata dal ministro Nordio quando è andato a riferire sul caso in parlamento: il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove ha “confessato” di aver riferito oralmente a Donzelli il contenuto del documento in cui era trascritta l’incitazione all’anarchico.

Il documento era del DAP (il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, l’organismo che gestisce le carceri),e Delmastro ha dichiarato di non aver previsto che Donzelli lo avrebbe riportato e ”spifferato” in parlamento. I due sostengono che si tratta di un documento pubblico, al quale almeno teoricamente potrebbe essere richiesto l’accesso (come avrebbe poi confermato Nordio). Peccato che è un documento che riguarda dei detenuti al 41 bis, e cioè di un regime studiato, in teoria, per impedire che gli appartenenti ad organizzazioni criminali comunichino con l’esterno. In pratica, purtroppo, il cosiddetto “carcere duro” si può trasformare in un’ulteriore afflizione, incostituzionale, per costringere il ristretto a una collaborazione (di tutta una serie di implicazioni legate al 41 bis ne parliamo nel post sopralinkato, collegato al caso Copsito e che tocca anche l’argomento dell’ergastolo ostativo, una cosa diversa ma che può essere collegata al 41 bis).

Al di là di quello che è successo veramente non mi sorprenderebbe se nelle carceri dei “mondi” criminali diversi si incontrassero (inclusi quelli statali “deviati”, che forse potrebbero avere un certo spazio anche nelle carceri militari e che hanno accesso a tutte le carceri): uno dei pochi “mondi” che probabilmente è sostanzialmente isolato, se non anche privilegiato, è quello dei “colletti bianchi” (o anche della “borghesia mafiosa” per usare un’altra espressione in voga dopo l’arresto di Messina Denaro, ma si potrebbe parlare anche delle “menti raffinatissime” cui si riferiva Falcone), quando ci entrano in carcere…

ALTRI SCENARI E QUESTIONI "COMPLOTTISTICHE" LEGATE AL CASO COSPITO

Un’altra questione “complottistica” e relativa alla riservatezza del “carcere duro” riguarda le dichiarazioni dei medici di Matteo Messina Denaro e di Cospito: ci pare che siano stati usati “due pesi e due misure” e ne parliamo più nello specifico in un altro breve post.

Un’altra questione “complottista” riguarda invece l’innalzarsi del livello dello scontro “fisico”, e cioè di alcuni tipi di manifestazioni e azioni in favore dell’anarco-nichilista Cospito: per fortuna questo tipo di azioni è diretto principalmente contro “oggetti”, e quindi parliamo di scritte sui muri ma anche incendi di automobili di diplomatici in diversi paesi europei, eventi questi ultimi che potrebbero comunque avere “effetti collaterali” e ferire persone che con la detenzione di Cospito non c’entrano nulla, dato che si gioca letteralmente con il fuoco.

Una utente di Twitter, Angela Bernardini, ha scritto pochi giorni fa, quando è arrivata una telefonata alla redazione di un giornale in cui si annunciava un attentato importante a Bologna: <<Gli anarchici annunciano un attentato a Bologna, città martire della strage del 2 agosto 1980. Non posso pensare che arrivino a tanto. Mi sto facendo un film che ha come trama una nuova strategia della tensione. Quanto conviene a un governo di destra?>>.



Il punto è proprio questo: che ci sia una strategia della tensione o meno, innalzare il livello dello scontro fisico avvantaggia la destra (mentre ci si aliena il consenso delle “masse”, sia quelle “politicizzate” che non), spinge verso una normalizzazione della repressione “democratica”, fornisce il pretesto per ulteriori spinte repressive verso tutti i movimenti “di rottura con il sistema” e antagonisti… Ovviamente dico questo tralasciando la questione, tutt’altro che marginale ma su cui mi sono già ampiamente espresso, dell’uso politico della violenza e del terrorismo.

Non è un caso che sembrava che ci fosse stata un’apertura a un possibile provvedimento di grazia per ragioni umanitarie da parte del Ministro della giustizia quando, intorno al 90esimo giorno di sciopero della fame di Cospito, comunicò che non era arrivata nessuna istanza ufficiale, seguita subito dopo dalla richiesta formale dai suoi legali. Tuttavia l’intensificarsi delle proteste sostanzialmente “violente contro le cose” (auto incendiate, lancio di una molotov, un poliziotto ferito per sbaglio dai manganelli dei suoi stessi colleghi, ecc.) ha fornito l’argomentazione al governo che ha cominciato a dire, sintetizzando brutalmente e parafrasando le parole dei suoi membri:  “non si tratta con i terroristi”, “non si tratta con i violenti” ecc.

Chissà se quelle proteste sono animate più dalla rabbia genuina di alcun# militanti, oppure sono anche il prodotto di “finimondisti” e “ravacholisti” travestiti da anarchici che hanno tutto l’interesse a spostare il campo dello scontro: dal merito e dalla pacifica persuasione (anche pacificamente si possono ottenere delle cose, forse con dei processi molto più lunghi delle false scorciatoie riottose ma più genuini e duraturi!) a quello fisico, giustificando ulteriori strette repressive dopo aver facilmente “persuaso” la maggioranza dell’opinione pubblica, come si faceva ai tempi della “Red Scare” con Sacco e Vanzetti (che come abbiamo spiegato appoggiavano anch'essi, quantomeno ideologicamente, una prospettiva insurrezionale ma in un contesto molto diverso da quello di più di cento anni dopo dal loro arresto). E ovviamente c’è anche un altro problema: se pure si accettasse come eticamente condivisibile e politicamente fruttuoso lo scontro “fisico”, bisogna essere strategicamente miopi per non capire che la violenza concentrata dello stato, la sua potenza di fuoco, sono molto più vaste (oltre che appoggiate dalla maggioranza della popolazione) e schiacceranno con poco sforzo la violenza minoritaria di anarchic@ più o meno nichilist@ (che portano avanti, in realtà, una strategia avanguardista-leninista confusa in quanto "informale").

Chiusa questa parentesi sulle violenze statali e minoritarie che si scontrano, enuncio un’altra teoria che potrebbe essere puro complottismo, ed è dunque da prendere con le pinze: nella storia della FAI-FRI (la Federazione Anarchica Informale, da non confondere cono la Federazione Anarchica Italiana di ispirazione malatestiana) moltissime bombe sono esplose ma non hanno fatto “danni”, incluse quelle per cui Cospito rischia l’ergastolo, ed eccetto almeno una che ha fatto saltare le dita a un carabiniere per cui, ci risulta dalle cronache come abbiamo spiegato tra queste pagine virtuali, non si sono trovati i colpevoli.

Potrebbe essere che la maggioranza, se non quasi tutte quelle bombe erano solo “a scopo dimostrativo”: in particolare quelle per cui Cospito e la sua compagna Anna Beniamino sono stati condannati vengono descritte su molti organi della stampa come “a basso potenziale”, ma nella richiesta della Corte torinese alla Consulta c’è invece scritto “ad alto potenziale” (resta comunque da capire perché per il concorso nella strage di Capaci Matteo Messina Denaro è stato condannato per “strage comune”, mentre a Cospito e Beniamino è contestata la “strage politica”, il reato più grave dell’ordinamento italiano).

Potrebbe anche essere che alcune di quelle bombe sono esplose senza fare danni perché qualcuno ha “adescato” degli anarchic+ assicurandosi che non ci fossero vittime ma solo arresti. In questo caso mi riferisco all’uso di agenti undercover e provocatori, che costituiscono strumenti di indagine e prevenzione che devono seguire delle specifiche regole per non sforare nell’illegalità (o che potrebbero essere svolte da settori deviati e infedeli dello stato nella più totale illegalità) e che possono essere usati solo per alcuni reati, come quelli di terrorismo. D’altro canto l’accusa di terrorismo ed eversione potrebbe essere usata anche strumentalmente per “tenere d’occhio” delle persone semplicemente “scomode” che terroriste non sono, magari intercettandole a vita, in una cornice legale o pseudo-legale.

 

NON FATEVI STRUMENTALIZZARE, L’USO DELLA VIOLENZA DEVE ESSERE UNA ESTREMA RATIO, OGNI GIORNO “UCCIDIAMO” GIÀ ANCHE SENZA LE ARMI, NON ABBIAMO BISOGNO DI ALTRO SANGUE, MA DI NUOVI METODI DI LOTTA! NON SI PUÒ IMPORRE LA LIBERTÀ!

Qualche giorno fa ho assistito alla proiezione di un documentario sul movimento No Tav in cui si intervistava Davide Grasso, giornalista italiano che è andato a combattere contro l’ISIS in Siria. Per prima cosa, combattere armi in pugno contro gli estremisti islamici è un esempio di un uso della violenza necessario, di una guerra che si combatte a protezione di qualcosa. Nel documentario Grasso spiega che, comunque, quello della guerra è un contesto in cui la scelta sia di combattere sia di non combattere è sbagliata. Un contesto in cui tutte le difficoltà della vita vengono amplificate al limite. Oltre a questo, in merito alla questione di uccidere altri umani, spiega anche che in un certo senso lo facciamo già anche quando mettiamo la benzina, per esempio, alimentando un sistema socio-economico fondato sulla sopraffazione e sull’omicidio, diretto e indiretto. 

E per questo credo fermamente che il sangue non deve chiamare altro sangue (replicando il paradigma retributivo dell’occhio per occhio dente per dente) se non per legittima ed estrema difesa. Per questo rivolgo un appello, già pubblicato tra queste pagine, ai “ravacholisti” (espressione che mutuo da Errico Malatesta che si vantava di aver contribuito alla loro “distruzione” ideologica, e che credeva in uso limitato della violenza paragonandola a un <<chirurgo che taglia quando è necessario, ma evita di infliggere inutili sofferenze>>; va detto pure che lo stesso Malatesta si scagliava anche contro i “tolstoisti” e cioè gli appartenenti al <<partito della resistenza passiva, il quale ha per principio che bisogna lasciare opprimere e vilipendere se stesso piuttosto che far male all’aggressore. È quello che è stato chiamato l’anarchia passiva>>): 

non fatevi manipolare da chi ha tutto l’interesse ad aumentare il livello di scontro (fisico più che intellettuale e ideologico) in modo da “giustificare” ulteriori derive repressive! Non fatevi strumentalizzare dal vostro nemico numero uno, non scadete nella lotta sul suo stesso campo di battaglia perché strategicamente inutile, perché i suoi mezzi “armati” sono molto più forti e perché, seppure si ammettesse l’eufemisticamente remota possibilità di una “vittoria” militare tout court, sareste scesi al suo infimo livello perdendo la vostra credibilità e perdendo d’occhio l’obiettivo stesso per cui avete scelto certi metodi incongruenti, e cioè quello di una società più giusta dove un umano non domina un altro umano, dove un umano non risponde alla violenza con altrettanta o maggiore violenza, non la usa a sproposito… ma prova a convincere l’altro umano, lo persuade con la forza dei “fatti”, quei fatti che costruiscono “qualcosa” e non si limitano a distruggere!

Convincere, non vincere” “proporre, non imporre” “costruire non distruggere” “rappresentare, non soppiantare recitano alcuni “comandamenti” zapatisti…

 

Anarco Pacifista

 

Come di consueto vi lasciamo con due citazioni musicali in armonia sinestetica con quanto scritto:

Quando l’anarchia verrà” è un canto anarchico di autore anonimo, proiettato verso una visione utopistica della società (forse non raggiungibile in quanto tale ma verso cui si può comunque tendere); 



Anche il titolo della canzone del rapper “J Hus” parla da solo: “Big Conspiracy” 




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