4.2.23

ETICHETTE SUGLI ALCOLICI COME SULLE SIGARETTE

DALLE SIGARETTE AL CIBO SPAZZATURA


Per la rubrica “RecenTips” pubblichiamo una provocazione tanto breve quanto intellettualmente densa della nostra penna d’assalto e polemista ufficiale di FanRivista, consigliando due video dello YouTubber e medico Valerio Rosso e richiamando brevemente alcune questioni economiche e sociali.

Il collage de "Lo Skietto" realizzato con diverse immagini da "Pixabay": un grazie a lui e alla comunità della piattaforma!

In questi giorni sta facendo scalpore il piano del governo irlandese di porre delle etichette sugli alcolici, similmente a quanto già avviene per le sigarette, al fine di informare i consumatori sui rischi dell’alcol per la salute, decisione che potrebbe costituire un “precedente” per l’intera UE: il governo italiano si è subito ribellato contro il provvedimento che danneggerebbe anche le vendite del vino “made in Italy” e sottolineando la <<differenza tra consumo moderato e abuso di alcol>>, una considerazione a mia detta ingiusta dato che il consumo “moderato” crea dei problemi “soltanto moderati” (come l’aumento del rischio di cancro), ma li crea comunque!

Io sono tendenzialmente a favore, e anzi rilancio: perché non metterle anche sulle confezioni di snack come patatine super-unte, bibite con un contenuto di zuccheri che basterebbe per diversi giorni e per tutto il junk-food? Perché non implementare misure come la “Fat Tax” (chiarisco che ho scritto “fat” che sta per “grassi” non “flat”) ossia una tassa sul cibo spazzatura per scoraggiarne vendita e consumo?!

Forse potrebbe essere un flebile freno alla voglia di consumo di “sostanze” favorita dallo spirito del capitalismo

Ma potrebbe anche stimolare un’attrazione pericolosamente consumistica in base al meccanismo dell’attrazione verso “il proibito”, nascosta dalla vana intenzione di iper-regolamentare formalmente e burocraticamente dei comportamenti umani, senza agire dialetticamente sulla sostanza dei problemi.

Forse dovrei rassegnarmi al fatto che i sapienti dell’oscura magia del marketing sapranno comunque sfruttare entrambe le possibilità...

Oppure perché non rendere illegali gli alcolici come ai tempi di Al Capone e fare un favore alle mafie, dando le “briciole” dei proventi dello spaccio al “proletariato” criminale (un sistema di welfare che fa “concorrenza” al reddito di cittadinanza) e incrementando ulteriormente i profitti delle classi sociali più alte della criminalità organizzata (oltre al numero di persone che finiscono nella discarica sociale chiamata "carcere")? Oppure perché non rendere illegali i grassi insaturi come ironicamente avviene nella puntata “Grasso a spasso” della serie animata “American Dad”, in cui si comincia a trafficare e spacciare cibo spazzatura?

Oltre a questa stringata “polemica”, che credo sia pure efficace, concludo consigliando due video dello Iutubber e medico Valerio Rosso sull’argomento, dove si parla più nello specifico di questioni “scientifiche”, e non mancano dei riferimenti a problemi socio-economici: proprio all’inizio del primo video -l’ultimo che ha dedicato all’alcol sul suo canale- se ne trova uno vagamente “polemico” ma assolutamente non paternalistico.





Nel secondo video, dedicato al cibo spazzatura, viene attaccata senza mezzi termini l’industria del cibo e la vera e propria dipendenza indotta per aumentare i profitti, oltre a malattie cardiovascolari e diabete: <<sostengo da molto tempo, insieme a molti altri medici, che il mercato del food si sta muovendo come un’associazione criminale spietata che mira solo al profitto a danno della salute della gente di tutto il Mondo>> dice il medico, che specifica come alcuni settori dell'industria alimentare da decenni stanno <<investendo molte risorse in ricerca e sviluppo per produrre alimenti che stimolino i centri del piacere per produrre dopamina>>, e dunque per creare dipendenza come avviene con sostanze d’abuso, legali e illegali, e anche con altri comportamenti come il gioco d’azzardo.





Missa Pole Provototore

Nessun commento:

Posta un commento